lunedì 31 dicembre 2007

il 2007 mi è proprio piaciuto :)

Per quanto riguarda il 2008, ho una lunga lista di buoni propositi.
Il più importante lo tengo per me.
In secondo luogo, vorrei impegnarmi il più possibile nel campo delle amicizie. Vorrei dedicare molta attenzione a quelle che ho già e coltivarne di nuove, se possibile.
Vorrei imparare a essere un po' meno emotiva, più controllata (mi dicono anche più furba, ma non sono del tutto convinta).
Vorrei essere meno distratta.
Vorrei riprendere in mano un'idea a cui avevo iniziato a lavorare tempo fa.
Vorrei dedicare più tempo al disegno.
Vorrei imparare a cucinare bene.
Vorrei imparare a non far morire tutte le mie piante e se ci riesco, vorrei anche piantare degli alberi da frutto in giardino.
E poi vorrei prendere un altro cane.
E molto altro.

E voi?

sabato 29 dicembre 2007

milano cha fa male, ma si fa amare

Dopo le malinconie iniziali, sono entrata nel vortice della vita milanese e mi è piaciuto parecchio come al solito. E' tutto così familiare e informale qui. Siamo andati in banca a chiudere il conto italiano, ad esempio, e abbiamo fatto una lunghissima chiaccherata con il signor Gentili, il nostro bancario di fiducia. Sembrava sinceramente dispiaciuto di non rivederci più, tanto che si è trattenuto dopo la chiusura e ci fatto un bellissimo regalo
- E mi raccomando la prossima volta che tornate, passate dentro un attimo a salutare. E datemi anche del tu, capito?
Siamo andati a vedere un paio di mostre e mi sono resa conto che anche nei musei conosco ancora diverse persone. Alla mostra di David Linch ci sono stati raccontati, per esempio, un po' di retroscena. Dice che quando lui, il grandissimo artista, è venuto a seguire l'istallazione della mostra non faceva altro che bere cappuccini e fumare, era molto cordiale e sorridente con tutti, ma si rabbuiava quando vedeva gli estintori. Li odiava tanto che ci ha costruito all'ultimo minuto un pezzo come sempre piuttosto inquietante, Evolution of an estintore.
Noto un fenomeno molto particolare: a Dallas faccio cose praticamente da quarantenne e qui da ventenne. Laggiù i miei amici più o meno coetanei sono quasi tutti oramai sposati e qualcuno anche con un figlio o due. Qui invece, sono tutti ancora estremamente giovani, anzi ggiovani, soprattutto dentro. E così succede che ti ritrovi a fare tardissimo in un piccolo locale del centro ascoltando un gruppo che si fa chiamare Grandi Animali Marini [la canzone qua sotto è stata l'unica che ho ascoltato e come molti, suppongo, ho avuto la netta sensazione che fosse tutta per me], commentando con le tue amiche quanto è fico il cantante e quanto ti piace la nebbia sui navigli con le lucine. Oppure succede che per puro caso vai a fare un aperitivo dalla Lina, e scopri che c'è ancora un locale a Milano, almeno uno, e ne sei felice, dove tutto, ma proprio tutto è rimasto fermo agli anni Sessanta o Cinquanta, compresi gli acquisti dei generi alimentari, ma il barbera no, quello ce l'ha, e buono. E poi passi da una casa all'altra e sono tutte sempre piccole e coloratissime e soprattutto etniche, con cibo etnico dell'Altromercato e lampade etniche della fiera dell'artigianato. E poi magari succede che ti ritrovi a mangiare in splendida compagnia a casa di qualcuno che possiede un'enorme mucca di cartapesta, ma sedie neanche a parlarne. Ed è bello, proprio bello. Che ti sembra di essere tornata indietro nel tempo.
Milano mi piace perchè è caotica, ma è facile incontrare le persone e perchè succedono tante cose, perchè anche fare un giro in metrò è pittoresco dopo un po' di mesi e per non parlare poi delle baraccopoli che si vedono dai treni delle ferrovie nord.
Tutto è grigio, sì, ma come mi ha insegnato mr. Johnson che con i colori ci lavora tutti i giorni, il grigio è indispensabile per poter apprezzare al meglio gli altri colori.

giovedì 27 dicembre 2007

del fuso orario (o della stranezza della vita)

Io non lo so se è il fuso orario o solo la stranezza della vita che non mi fa dormire stasera, ma sono qui. E mi faccio tante domande. E pretenderei di trovare perfino delle risposte.
Ma poi ci penso meglio e dico che importanza ha, se si ha la fantasia dalla propria? Se in fondo si può sempre scegliere di vedere quello che più ci piace di una situazione? Un'alternativa c'è sempre nella vita. E poi la verità in fondo cos'è? La nostra consapevolezza, almeno per quanto mi riguarda. E allora chi dice che ci sia un solo modo per interpretare la realtà?
Il ricordo si confonde con il sogno a volte e la realtà con il sogno.

E buonanotte.

mercoledì 26 dicembre 2007

prime impressioni

- Uno si fa il culo per andare in vacanza e voi gli perdete le valigie!

Il viaggio e' stato anzi è stato piuttosto faticoso. C'era una brutta tempesta durante il secondo volo, l'aereo è arrivato in ritardo, sono stata male e per di più mi hanno distrutto una valigia, ma non ho nemmeno preso in considerazione l'idea di farmela ripagare perchè la fila era infinita. All'aereoporto mi sono resa conto che faceva freddo perche' mi usciva il fumo dalla bocca, era da tanto che non mi succedeva. Aspettavamo le valigie proprio accanto alla coda interminabile di quelli che volevano denunciare lo smarrimento della loro e le nostre non arrivavano mai. Dopo poco, alcuni viaggiatori hanno cominciato ad agitarsi e ad assalire verbalmente una povera impiegata che casualmente passava di lì e la frase riportata sopra è quella che mi ha definitivamente svegliato dal torpore del viaggio per darmi il benvenuto a casa.
Poi è stato un susseguirsi di eventi. Tutto mi sembrava piccolo e appiccicato, ma loro non capivano. Mia madre mi ha portata in panificio come prima cosa. C'era una coda allucinante, un sacco di gente, ma buon profumo alla vigilia di Natale. E spingevano. E lei mi ha lasciata lì e se n'è andata. Dopo un po' è tornata con il pane e tutto: glielo aveva dato la sua amica panettiera sul retro, mentre io ero ancora a metà della fila regolare, già superata da due uomini arrivati dopo di me per niente gentili che pensavano seriamente che non mi fossi accorta di nulla. Buon Natale.
Poi è stato tutto un mangiare e parlare e mangiare e parlare. A Dallas pranzi e cene così non ci sono. Punto. Nemmeno nel migliore dei ristoranti. Sarebbe semplicemente impossibile. Sto cercando di memorizzare tutto quello che ho mangiato, per cercare di rifarlo laggiù, ma sarà molto difficile, non ci sono proprio gli stessi ingredienti. Due persone, dico due, mi hanno già chiesto se anche in America è Natale il 25 dicembre No perchè a volte fanno vedere al telegiornale che tipo in Australia è Natale d'estate. Sono un po' frastornata. Mi sembra di avere perso troppe cose della vita di quelli che sono rimasti qui, di non capire bene alcune situazioni. E poi anche viceversa. E' davvero difficile spiegare che non ci sono più abituata a tutto questo: dal parcheggio creativo, alla vicinanza fisica, ai babbinatali che si arrampicano alle finestre. Però ho preso la nebbia di questi giorni come dono. In Texas nessuno ti tocca, mai, e nemmeno ti si avvicina troppo. Non so, è un altro pianeta, il mio pianeta. E poi sono tutti impegnati qui. E corrono da una parte all'altra e hanno finito i soldi sul cellulare e non possono chiamare e mandano i messaggini. Qualcuno dovrà spiegarmi perchè faccio i salti mortali per venire qui e poi ho sempre questa pietra nel cuore.

sabato 22 dicembre 2007

e' natale...

E cosi' e' arrivato anche l'ultimo giorno di scuola. E' stata una giornata fantastica, ho avuto questo sorrisetto stampato in faccia per tutto il giorno e piu' ci penso piu' sorrido. Non ho fatto altro che ridere e sorridere e ridere per ore. Che vitaccia, gia'. C'e' stata finalmente l'improbabile recita di Natale con un paio dei miei bimbetti che hanno cercato di calarsi dal palco: ci credo li travestono da pecore e li costringono a cantare 'there is noooo business like sheeeep business', come potevano reggere all'umiliazione? Per il resto era un tripudio di vestiti bianchi, rossi e verdi e accessori, soprattutto fra le mamme e le maestre, a dir poco eccentrici. Gilet sberluccicanti, palline di Natale come orecchini, spille a forma di gingerbread man o pupazzo di neve... ma la mamma che si e' presentata con la collana fatta come le lucine dell'albero che si illuminavano davvero ha superato tutti.
Eppure e' stato bello, un'armonia, una quantita' spaventosa di amore, e' cosi' che dovrebbe essere sempre. Ho ancora negli occhi l'immagine di Murphy, che a tre anni viene parcheggiato a scuola tutto il giorno, per la prima volta davvero sereno con la sua mamma e il suo papa' vicini. E poi li chiamano bambini problematici.
Che dire dei regali? Io non lo sapevo, ma qui le maestre ricevono moltissimi regali da tutti! Non riuscivo a credere, dopo tutto quello che avevo gia' ricevuto nei giorni scorsi, di dovermi trascinare alla macchina con un carrello della mensa a 3 piani pieno di regali. Ho ricevuto di tutto, ma l'unica cosa che di sicuro finira' nella spazzatura, e' un cibo misterioso, una specie di poltiglia strana al cioccolato regalatami dalla mamma del bambino lumaca, vi lascio immaginare il perche' di questo soprannome. Secondo me regalare qualcosa che si e' cucicanto personalmente vale molto di piu' di qualunque altro regalo, ma non cose cosi' elaborate, e poi non a una persona che passa le giornate in compagnia di tuo figlio di tre anni che fa le peggiori porcherie e poi mette le manacce sporche ovunque. Ho avuto anche qualche istante in piu' per chiaccherare con alcune persone che normalmente vedo solo di sfuggita. Una e' stata la mamma di una bimba che tengo solo una mezz'oretta ogni tanto prima dell'inizio delle lezioni. Mi ha quasi fatto commuovere, non tanto per il regalino, ma per le sue parole You make my child morning a joy...che bello...
E poi, Mrs. Timberlake che dopo un po' che chiaccheravamo mi ha detto:
You know what? You should write! Seriously! Your life seems so interesting!



Insomma, prima di immergermi nella follia nevrotica dei preparativi per il volo di domani, vi lascio i miei migliori auguri per un Natale felice e sereno. Lo so, lo so, molti di voi non amano queste ricorrenze e neanch'io prima, pero' poi ieri ho pensato che in fondo una scusa vale l'altra per festeggiare, per stare insieme, per scriversi un biglietto carino, per dire vabbe' lasciamo perdere che e' Natale...

Un abbraccio e a presto...

giovedì 20 dicembre 2007

ci riprovo

Il post precedente voleva semplicemente essere un po' ironico, ma forse mi avete preso un po' troppo sul serio.
L'unica vera richiesta di aiuto era: qualcuno sa dirmi come far capire a uno straniero quando un verbo e' transitivo e quando no?
Perche' banalmente ti insegnano a scuola che se un verbo risponde alla domandina cosa? (cioe' se puo' avere un complemento oggetto), e' transitivo. Io ho provato a spiegarlo in questo modo a mr. Johnson ma, come quel suo errore dimostra, per lui la cosa messa cosi' non e' chiara per nulla.
Figuriamoci se mi fossi addentrata nei meandri dell'accusativo e del dativo.

dubbio atroce. grammaticale

- Cosi' GLI torturi!

[niente paura ! in senso figurato]

Mi dice poco fa mr. Johnson e io scoppio a ridere perche' di questi tempi mi da
[da e' corretto sia con che senza accento, giusto?]
una felicita' notevole non essere l'unica a fare errori grossolani in una lingua straniera. Soprattutto perche' lui e' un genio (seriamente, he!) e parla italiano benissimo. Pero' lui si e' schermito questa volta e mi ha risposto:

- Invece di prendermi in giro spiegami perche' bisogna dire GLI voglio bene e poi invece LO torturi...?

Vuoto. Non so se sono confusa da tutte queste lingue o cosa

[Stamattina presto ho parlato con un francese e per i primi minuti della conversazione ho creduto mi stesse parlando in francese]

ma ho bisogno di aiuto. C'e' qualcuno che sa spiegarmi questa cosa a livello grammaticale?



p.s. E' un'associazione un tantino ardita, ma mi e' venuta in mente questa canzone. Lui e' Christy Moore, un cantante irlandese che mi piace molto. Se avete voglia di qualche minuto di folk, ascoltatela e se vi va fatemi sapere cosa ne pensate. Dice
For all of our languages, we can't communicate

martedì 18 dicembre 2007

updating

La settimana scorsa avevo chiesto alla direttrice se posso usare i miei giorni di malattia quando vado in Italia per le feste. [Attenzione, non ho chiesto di violare la legge, dove lavoro io e' normale] Lei stessa aveva mandato un avviso dicendo che la cosa era fattibile, ma a sua discrezione, che avrebbe valutato caso per caso.

- Sinceramente non mi sembra il caso, tanto sicuramente avrai bisogno dei giorni di malattia, se non altro in primavera...

Io ho abbozzato senza problemi, ho pensato vedrai che ti sbagli, sprizzo salute da tutti i pori...
E infatti, ieri ero di nuovo a letto malata, esattamente come un mese fa. A quel punto mi e' scattato come un sentimento di rivalsa e in sostanza, me la sono fatta passare. Non lo faccio mai, ma questa volta ho preso tutte le medicine possibili e non so domani, ma ora come ora, mi sento di nuovo benissimo. E' che sono stata ammalata ininterrottamente da Halloween a Thanksgiving, non posso passare anche Natale a letto, in Italia poi, e che diamine. Tra laltro e' stranissimo: ieri era inverno, ero malata a letto con l'influenza e oggi sono in forma smagliante ed e' di nuovo primavera. La temperatura si e' alzata di qualcosa tipo 20 gradi nelle ultime 24 ore, magari e' stato tutto un sogno o magari vivo in Texas.
Ad ogni modo, la cosa fondamentale e' che in questi giorni a scuola c'e' Secret Santa e non posso mancare. Cos'e'. Siccome come mi e' gia' capitato di ribadire lavoro con degli angeli (senza sarcasmo, he), hanno deciso di organizzare questa cosa: a partire da ieri tutti i giorni ognuno deve fare di nascosto un regalino a un collega pescato a caso. Io ho aderito entusista e mi sto divertendo un sacco sia a cercare regali che comincino con L- I- G-H-T (luce, si lo so e' tremendamente stucchevole) sia a indagare su chi sia il mio babbonatale segreto. Comunque, c'e' poco da fare, quello che adoro e' trovare una sorpresa ogni giorno. Io quelli che dicono che preferiscono farli che riceverli i regali, non li capisco proprio, sono un po' egoista lo so (ved. foto in alto).
Le altre novita' sono che non sono affatto sicura che l'acchiappaconiglietti abbia capito che la casetta di legno bellissima che mr. Johnson ha costruito in un battibaleno [oddio che emozione, sono riuscita a usare anche questa parola finalmente...] e' per lui e che sono gia' in ansia per il ritorno a casa di domenica. Ripasso a memoria cosa mettere in valigia (ma quello da mesi), anche se so gia' che per il mio bene aspettero' fino all'ultimo giorno: non c'e' nulla, ma proprio nulla, che mi provochi nevrosi ed emicranee come fare quel tipo di bagagli intercontinentali. Per di piu' sono gia' preoccupata per il bracchetto e per la mia casa che sara' abbandonata per un po' e poi perche' mi sono finalmente decisa a tagliare radicalmente i capelli e mi sento molto molto diversa, chissa' cosa dira' la mia mamma, io non so ancora se mi piace o no.

sabato 15 dicembre 2007

a me fa male il cuore

Ho appena letto l'articolo In a Funk, Italy sings an Aria of Disappointment pubblicato ieri dal New York Times e questo e' quello che sento (e non credo di essere l'unica). Mi immagino che molti in Italia (se la notizia verra' messa in risalto dai nostri media) si infurieranno con Grillo perche' e' colpa sua se l'Italia viene vista come triste e delusa nel resto del mondo, ma io non credo sia questo il punto. Le linee generali del discorso di Grillo le trovo sacrosante ed e' per questo che all'estero vengono prese molto piu' seriamente che da noi dove vale sempre l'adagio nemo propheta in patria. Vi invito se non avete voglia di leggere il lunghissimo articolo in inglese almeno a dare un'occhiata al video correlato all'articolo sul sito del NYT dove si spiega un po' tutto, anche per esempio di quando Grillo fu epurato dalla televisione pubblica italiana per una profetica battuta su Craxi. Imbarazzante.
Che poi lui sia spesso irritante, che poi lui non faccia altro che metterci di fronte in maniera affatto simpatica alle nostre debolezze e non faccia piu' minimamente ridere quello e' un altro paio di maniche. Da quando vivo qui, raramente leggo il suo blog ad esempio, non perche' non lo apprezzi, ma perche' mi fa male appunto al cuore. Proprio io che patriottica non lo sono mai stata. Pero' le cose cambiano e vivendo all'estero, e' importante oltre a integrarsi anche conservare una propria identita' culturale e la mia e' orgogliosamente italiana in tutto e per tutto. Il cuore fa male perche' c'e' tanto affetto e tanta passione per il nostro paese ad esempio qui negli Stati Uniti ed e' terribile quando invece lo si vede rappresentato in questo modo. Proprio perche' in quelle parole io lo riconosco in modo distinto il mio paese.
I miei amici e familiari si lamentano in continuazione: per lo stipendio, la pensione, le tasse, la burocrazia, il costo delle case ...un po' per tutto. Ed e' vero che l'impressione che danno e' proprio quella di un popolo depresso, che non riesce piu' a guardare al futuro. Poi d'altra parte pero', almeno per quanto riguarda molte delle mie amicizie ogni weekend e' buono per partire, ad agosto sono almeno due settimane, a Natale poco meno, non si fanno mancare il telefono piu' costoso e la cena fuori quando capita. Tutte cose che altrove persone ben piu' abbienti spesso si negano. E cosi' qui ci guardano stupiti.
- Come? Non hanno i soldi per comprare la casa, ma spendono 30000 euro per il matrimonio?

- Come? Vivono ancora in famiglia e vanno in ferie?
Queste e altre simili sono le domande che mi vengono fatte qui. Io non voglio giudicare, ci provo almeno perche' anch'io fino a poco tempo fa ero in una situazione identica, ma ora che la guardo dall'esterno non posso non soffermarmi a rifletterci. Visto dal di fuori questo modo di vivere ha qualcosa di profondamente inquietante. Io spero solo che le cose cambino in fretta.

“Il modello di vita low-tech (a bassa tecnologia) può ammaliare i turisti, ma l’utilizzo di Internet e del commercio elettronico sono tra i più bassi di Europa, così come gli stipendi, gli investimenti dall’estero e la crescita. Le pensioni, il debito pubblico e il costo dell’amministrazione pubblica sono invece tra i più alti.
Gli ultimi dati fanno riferimento una nazione più vecchia e più povera, a tal punto che il suo vescovo più importante ha proposto di incrementare i pacchi cibo per i poveri.
Il 70% degli italiani tra i 20 e i 30 anni vive a casa dei genitori, condannato a una adolescenza sempre più lunga e poco produttiva. Molti dei più brillanti, come i più poveri un secolo fa, lasciano l’Italia.
Ronald Spogli, l’ambasciatore americano che conosce l’Italia da quaranta anni, avverte che l’Italia rischia una diminuzione del suo ruolo internazionale e delle relazioni con Washington. I migliori amici dell’America sono i business partner e l’Italia non è tra i più importanti. La burocrazia e regole poco chiare hanno portato gli investimenti USA in Italia a soli 16,9 miliardi di dollari nel 2004 mentre in Spagna erano 49,3 miliardi.
In Danimarca il 64% delle persone ha fiducia nel Parlamento, in Italia il 36%. Le statistiche indicano che l’11% delle famiglie italiane vive sotto il livello di povertà e che il 15% ha difficoltà ad arrivare a fine mese con il proprio stipendio”.

venerdì 14 dicembre 2007

questo blog ha l'idiosincrasia per le armi

Visto il dibattito che si e' sviluppato intorno al post precedente, ho pensato di dire anch'io chiaro e tondo come la penso.
Certo, vivendo qui si vedono molto meglio le sfumature della questione. Proprio poco tempo fa, un carissimo amico e' rimasto piuttosto male quando gli ho detto come la pensavo e non e' certo un cowboy o un esaltato. Abbiamo eta' e idee politiche molto vicine, ma lui dice le armi fanno parte della nostra cultura. Io lo rispetto, non condivido assolutamente, ma rispetto. Il Giorno del Ringraziamento dai nonni, al ranch, ho notato un fucile appoggiato per terra vicino alla porta. Loro lo sanno che mi sento molto a disagio in presenza di armi e in tutti questi anni e' la prima volta che succede una cosa del genere. Anche se mi ha dato fastidio, l'ho preso quasi come un segno di confidenza e familiarita' nei miei confronti. Non me la sono sentita di indagare, chiedere se era carico o cosa ci facesse li'. Se vado a casa di qualcuno sono io che devo adattarmi, io la penso cosi'. Quando il nonno era giovane la gente andava in giro con la pistola in bella vista e non c'era nulla di strano. Ora che ha ottant'anni suonati e vive da solo con la moglie in mezzo al nulla per lui e' naturale avere un fucile sempre a portata di mano. Per noi il far west e' cinema, qui invece l'old west e' storia recente. Ho massima tolleranza, ma non mi convinceranno mai dell'utilita' di armarsi.
Perfino con mr. Johnson che e' di qui, ma la pensa piu' o meno come me si discute da anni su questo argomento. Ha ricevuto in eredita' da suo padre dei preziosi fucili antichi. Lui li vorrebbe a casa e io no. E andiamo avanti a discutere. Mi danno fastidio anche scarichi, non riesco a farci nulla. E' inutile perdersi in spiegazioni, tanto non devo convincere nessuno, ma vi racconto per la seconda volta questa storia accaduta a una persona una persona che mi e' molto vicina e forse intuirete in parte i miei motivi.

Erano gli anni Ottanta, lei era una giovane mamma divorziata che doveva lavorare tantissimo per mantenere i suoi due figli. Un giorno uno dei due, il piu' grande di dodici anni, la chiama al lavoro.
-Mamma, ci sono dei rumori, qualcuno vuole entrare a casa, ma non ti preoccupare: ho la pistola!

Lei pensava che i figli non sapessero nemmeno ci fosse una pistola in casa.

mercoledì 12 dicembre 2007

lo spray al peperoncino

Ebbene si', ho comprato lo spray al peperoncino, anzi in realta' e' un gel perche' dice che lo spray e' piu' facile che ti ritorni addosso con il vento, e' garantito contro persone, cani e orsi. Anzi in realta', me lo sono fatto comprare perche' non ho nemmeno avuto il fegato di andar li' e dire con nonchalance Excuse-me I'm looking for a weapon...
Ho pensato di averne bisogno a settembre quando mi sono trasferita qui. Di fronte a casa c'e' un parco naturale molto grande e un paio di volte passeggiando con il bracchetto mi e' sembrato di essere totalmente sola. E' che qui in teoria ci sono i coyote, le linci, le puzzole impazzite, gli orsetti lavatori rabbiosi, i serpenti a sonagli...gli alligatori perfino...!
Insomma, questa e' la mia scusa per aver pensato di armarmi. Solo ora mi rendo conto che devo essermi sentita davvero disorientata e impaurita per aver comprato una cosa del genere. La sola idea di fare del male a una persona o a un animale mi atterrisce e poi sono talmente imbranata che non riuscirei mai a spruzzare quella roba tempestivamente, molto piu' semplice scagliare il sacchetto con la cacca del cane, si' si' senza dubbio. E comunque avrei il classico dubbio dell'ultimo minuto, ci scommetto, qualcosa tipo: e se e' allergico e muore?
Solo ora mi rendo conto di quanto i continui cambiamenti poi abbiano il loro peso. Ho sempre preso tutto con grande entusiamo ed allegria, non mi sono praticamente mai concessa un momento di sconforto dall'inizio di questa avventura, pero' in questi ultimi due anni di punti di riferimento ne ho avuti davvero pochi e sono cambiati in continuazione. Il fatto e' che mentre le vivi le cose non ti soffermi a pensare a te stesso in questo modo. Eppure non ci voleva molto ammettere che e' bello, e' interessantissimo, ma e' anche tremendamente complicato.
E' difficilissimo perdonarsi eppure andrebbe fatto ogni tanto.

Ad ogni modo, non lo trovo piu', non ho la piu' pallida idea di dove sia finito.

lunedì 10 dicembre 2007

consiglio per il lunedi mattina

Non contenta, poi ho mandato il post precedente sotto forma di lettera ad Aldo Grasso e lui l'ha pubblicata sul suo forum senza nemmeno una replica. Bisogna dargli atto di aver dato molto spazio oggi a chi non e' d'accordo con lui.
Comiciare la settimana con una (garbata) lettera di protesta mi da una marcia in piu'.

domenica 9 dicembre 2007

luttazzi

Sono rimasta molto colpita dall'ultimo risvolto della vicenda di Daniele Luttazzi. A me lui a volte fa ridere e altre volte per niente, ma gli riconosco l'anticonformismo di un'intelligenza vivace e grande cultura.
Ho letto varie opinioni negative fra cui quella di Aldo Grasso che l'ha massacrato sul Corriere, ma io non sono d'accordo. E' vero, la frase incriminata e' tutto sommato rivoltante, ma sinceramente non piu' di quello che si vede e si sente tutti i giorni in questo paese, che avra' tanti problemi, tantissimi, ma i comici almeno li lascia lavorare in pace. Di sera qui, tutte le sere, si sentono battute sulla pedofilia, sull'incesto, sul terrorismo e praticamente su tutto quello che di piu' schifoso esiste al mondo, ma nessuno si sogna di chiudere nulla. Guardatevi questo per farvi un'idea di quello che arriva, credo, anche in Italia e se avete voglia navigate un po' qui per dare un'occhiata al resto. Non dico che si debbano amare per forza certe provocazioni, anzi, ma lasciare che esistano si'. L'immaginazione deve essere lasciata correre libera altrimenti lavora a meta' e non produce nulla di originale. Proprio non capisco. Cosa significa dare a un personaggio del genere tutta la liberta' possibile (in tarda serata su una rete minore) e poi cacciarlo appena va fuori dal seminato? L'Italia a volte sembra proprio piccola piccola vista da lontano. Tutti i giorni arrivano notizie tremende. Ci sono tante cose serie, come dice la Reggiani, su cui bisognerebbe indignarsi, ma appena un comico famoso appunto per la sua estrema irriverenza fa una battutaccia sgradita, tutti si stracciano le vesti. Ascoltare questa testimonianza mette i brividi, ma c'e' qualcuno che dara' una risposta a questo giornalista? Personalmente non credo, si continuera' a parlare del cattivo gusto di Luttazzi e magari si dira' che ci aveva visto giusto Berlusconi cacciando lui e gli altri.

Alla fine la cosa piu' ridicola della faccenda e' che se l'idea era quella di difendere Ferrara e il buon gusto (ma che cos'e' il buon gusto?), ora c'e' mezza Italia che parla di coprofagia e completi sadomaso.

sabato 8 dicembre 2007

sogni ricorrenti

Sognavo sempre che cadeva, ma riuscivo a prenderlo al volo all'ultimo momento, stanotte
ho sognato che mi sfuggiva dalle mani.


Quando ti muore un vecchio cane non e' una tragedia, dopo un po' non ci pensi tutti i giorni e vai avanti con la tua vita, ma il senso di perdita ti rimane dentro, nascosto da qualche parte e salta fuori quando meno te lo aspetti.

venerdì 7 dicembre 2007

natale e' alle porte

Qualche giorno fa e’ arrivato a casa un grosso pacco che mr. Johnson aveva ordinato su internet. Era un pacco davvero enorme e sospetto, senza il minimo indizio di cosa potesse contenere. Io non ne sapevo nulla, cosi' l’ho chiamato a lavoro per scoprire di cosa si trattasse. Lui mi ha detto aprilo cosi’ lo scopri da sola. Ma io ho fatto 2 + 2:

Natale + pacco= sorpresa!

E cosi' mi sono autoconvinta per tutto il giorno che fosse un regalo per me e non volendogli rovinare la sorpresa (avrebbe potuto perdersi la mia espressione rapita…) non l’ho aperto.
Una tentazione continua, una fatica sovrumana.
Quando e’ tornato non poteva credere avessi resistito tutte quelle ore senza aprirlo.

Era la nuova tagliaerba.

giovedì 6 dicembre 2007

mal comune...

Ok, ma se invece di limitarvi a scherzarmi mi consolaste raccontandomi le gaffe che avete fatto voi nelle altre lingue? Daiiiiiiiiiiiiii :)

mercoledì 5 dicembre 2007

the cat is on the table

Ovvero come sbagliare la pronuncia di una sola parola e ritrovarsi in una situazione poco invidiabile.



- E' il ristorante africano? Buonasera, stavo pensando di venire da voi domani a pranzo, ma mi chiedevo se avete quel cibo etiopico che assomiglia alla cacca, con cui si arrotolano le verdure, la carne, il pesce e tutto il resto. L'ho mangiato una volta ma non ricordo il nome, ha presente di cosa sto parlando?


E' bastato confondere la pronuncia del francese crêpe con l'inglese crap (cacca) per combinare questo capolavoro.
Cinque vocali non bastavano, no.

martedì 4 dicembre 2007

un tornado a wisteria lane

Ieri sera c'e' stato l'episodio piu' importante della stagione di Desperate Housewives. Non so quando lo daranno in Italia, ma e' quello in base al successo del quale ogni anno viene deciso il destino del programma. Si tratta insomma di una puntata particolarmente ricca di colpi di scena e questa volta per di piu' riguarda l'arrivo di un tornado a Wisteria Lane.
Visto che vivo qui da un anno e sono gia' stata evaquata una volta, l'argomento mi ha piuttosto intrigato di per se'. Mi interessava soprattutto vedere la ricostruzione della catastrofe. Mr. Johnson guardandolo era scetticissimo. Secondo lui stavano rappresentando un uragano piu' che un tornado, tutt'altra storia. Cosi' ho tirato un ingenuo sospiro di sollievo pensando bene allora non e' cosi' tremendo quando sta per arrivare un tornado.
A un certo punto si vedeva un barbecue che dal nulla si schiantava al suolo cadendo, pareva, direttamente dal cielo e subito dopo un'automobile. Ho riso di gusto.

- Ma guarda che sceneggiatori da quattro soldi!

- No questa e' la parte realistica.

lunedì 3 dicembre 2007

e poi magari

Cosa c'e' di meglio che prendersi cura di se stessi, delle persone che si amano e della propria casa? E poi magari parlare del futuro, mille progetti, e poi magari fare una passeggiata in una giornata insensatamente assolata, e profumata anche, e poi magari incontrare qualcuno che ti racconta una storia, che ti prende per mano e ti fa vivere un altro tempo, un altro spazio, una passione e un coraggio che si possono solo intuire. Ci sono delle persone che brillano piu' delle altre, averle intorno o anche solo incontrarle per un attimo e' una fortuna. Ci sono periodi in cui sembra che tutto abbia senso e bellezza e vorresti solo che rimanesse cosi' com'e'.

sabato 1 dicembre 2007

il premio nobel

All'asilo c'e' una bambina di 3 anni che si chiama Lily. Lily ha i boccoli dorati e somiglia molto a Shirley Temple, la bambina prodigio protagonista di una miriade di vecchi film che in Italia quando ero piccola, davano sempre nel periodo di Natale. A differenza di Shirley, Lily pero' non e' mai stata considerata un grande talento. Ha addirittura rischiato di essere sospesa all'asilo.
Quanti problemi con Lily. L'incapacita' di esprimere le proprie emozioni e l'aggressivita', quel suo chiudersi in se' stessa di fronte a qualunque richiesta, tutti quei 'no' che nascondono una creativita' fuori dal comune, una grande musicalita', coordinazione nei movimenti, senso del ritmo e notevoli doti artistiche nel dipingere e nel disegnare. Ultimamente, pero' ha fatto grandi progressi. La nostra strategia, l'unica che abbia funzionato, e' stata quella di evitare lo scontro, il momento della rabbia cieca in cui non si puo' piu' proporle nulla, in cui si butta per terra e strilla finche' non ne puo' piu'. In altre parole, abbiamo provato a usare la dolcezza, anche piu' che con gli altri bambini, a ricompensarla per ogni piccolo progresso e sembra stia funzionando.
Cosi' l'altro giorno quando a una mia richiesta ha risposto attaccandomi fisicamente, ho avuto un attimo di sconforto. Da quel momento, mi e' sembrato che fosse tornata indietro, che avesse dimenticato tutti i progressi delle ultime settimane. Poi, a pranzo, ha buttato il suo cibo per terra e quando le ho chiesto di raccoglierlo, mi ha versato dell'acqua addosso. Da parte mia, in quel momento ho avuto il primo vero scatto di nervi da quando lavoro li', un senso di frustrazione inimmaginabile.
Allora mi sono allontanata un attimo e mi sono ripresa. Poi sono tornata indietro e le ho detto con calma, molto lentamente, di riflettere su quello che aveva fatto e di raccogliere il cibo per terra quando se la fosse sentita, che avrei aspettato. Le altre maestre mi hanno consigliato di lasciare perdere, che non era il caso di aspettarsi nulla da Lily e invece all'ultimo momento, proprio quando ce ne stavamo andando, ha raccolto tutto di sua spontanea volonta' ed e' venuta da me per farmi vedere.
Ho avuto un attimo di gioia, di pura autentica gioia. La bambina cattiva, ha capito cosa e' giusto e cosa e' sbagliato, ha capito che mi ha ferito e per questo credo, ha avuto un momento di crisi quel giorno.

Mi guarda, sorride e dice: - I hate you!
- You mean you love me...?
- Yes!

Tornando a casa, avevo la sensazione di avere vinto il premio Nobel.

giovedì 29 novembre 2007

la loggia del leopardo 2

Su questo blog si e' parlato in questi mesi un po' di tutto, ma sicuramente il filo conduttore e' sempre stato lo shock culturale, il punto di vista e le osservazioni di un'italiana che, siccome non si sa mai nella vita, un giorno si trasferisce in un remoto angolo degli Stati Uniti, fino a quel momento conosciuto soprattutto attraverso i film di cow boy e un paio di altri beceri stereotipi.
Quando ho cominciato a scrivere, non pensavo che mi sarei mai sentita in dovere di dare una spiegazione o una giustificazione rispetto a quello che pubblicavo, ma visto che mi e' stata esplicitamente richiesta ci provo. Con parole mie, come al solito.
Insomma, il fatto e' questo: piu' vivo qui e piu' le osservazioni e i paragoni con l'Italia si approfondiscono. Ovviamente all'inizio si parlava di come tutto sembrasse piu' grande e spazioso e altre cose che chiunque credo, anche in vacanza qui possa notare. Ora, dopo un anno, sono in grado di notare anche le sfumature e credo che per forza di cose saranno sfumature via via piu' sfuggenti. La storia che avete letto nel post precedente e che a molti e' sembrata un'invenzione letteraria, altro non e' che la pura verita'. Mi e' stata raccontata, questa storia misteriosissima, diverso tempo fa da un amico. A me e' sembrata una roba pazzesca quest'idea del bar nascosto fra gli uffici e tutto il resto e cosi' mi e' parsa una buona idea raccontarla proprio come un piccolo giallo. Dato che come oramai e' noto la curiosita' non mi fa difetto, mi sono anche un po' informata in giro. Non entro nei dettagli perche' non e' un argomento che sento di conoscere particolarmente bene, ma grosso modo e' venuto fuori che da queste parti dichiararsi 'massoni' non e' nulla di strano o imbarazzante come da noi (in realta' l'avevo vista anche in Spagna questa stessa cosa qua). Ho visto macchine con l'adesivo della massoneria, tanto per dire. Al punto che la 'loggia del leopardo' di cui si parlava sempre nel famosissimo telefilm Happy Days sarebbe una palese, mi hanno detto, presa in giro delle societa' cosiddette segrete e della massoneria. Va bene cosi'?
Pero' non mi piacciono le spiegazioni, forse e' piu' bello che ognuno immagini cio' che vuole.
O no?

mercoledì 28 novembre 2007

la loggia del leopardo

Alex non riusciva a dormire quella notte, troppi pensieri per la testa. Il divorzio, i figli da andare a vedere, i debiti e quel senso di provvisorieta' duro da mandare giu'.
Fumava una sigaretta cercando di non badare alla musica alta proveniente dalla stanza del vecchio amico che lo ospitava. Cercava di fare un po' di vuoto nella mente per poter pensare con calma, ma era oramai rassegnato. Tutto intorno lo disburbava: la musica, il fatto stesso di trovarsi in quella casa che non era la sua e soprattutto la noia.
Per questo quando il telefono squillo', sebbene fosse oramai veramente tardi, una fievole speranza di salvezza illumino' i suoi occhi. Ma chi chiama all'una di mattina?
Era Graham, che cosa curiosa. Graham era un ragazzo simpatico, ma Alex lo aveva conosciuto solo poco tempo prima, non erano poi cosi' in confidenza da chiamarsi a quell'ora. Ad Alex pero' questo non importava, era sveglio e decise di rispondere. Una birra a quest'ora? Ok, magari poi riesco a farmi una dormita. Come? Il vestito elegante? Ma dove si va? Senti guarda, me lo spieghi dopo, va bene lo stesso, arrivo.
Parcheggiarono la macchina ai piedi di un grattacielo giu' a downtown. Alex non vide insegne di bar, ma immagino' che Graham lo stesse portando a una festa o qualcosa del genere. Graham sull'ascensore premette il tasto numero 14. I due arrivarono fin lassu', ma Alex non vide nessun movimento, c'erano solo degli uffici. Graham lo guidava con disinvoltura come se conoscesse a memoria ogni angolo di quell'edificio. Attraverso l'ingresso di uno di questi uffici si ritrovarono effettivamente in un bar. Uno piuttosto elegante, rivestimenti in pelle e barman in livrea. Non c'era molta gente, giusto cinque o sei avventori. Un paio di uomini di una certa eta' parlavano fitto fitto al bancone e anche loro ordinarono da bere. Alex si guardo' intorno e si chiese dove fosse capitato, era tutto cosi' surreale, ma decise rapidamente che i suoi dubbi quella sera era meglio che se li tenesse per se', buon viso a cattivo gioco si dice no? Dopo un po' Graham decise di presentargli uno dei due signori distinti seduti all'altro lato del bancone e se ne ando', lasciandolo solo con lo sconosciuto.
L'uomo si presento' come un ricco imprenditore della zona. Si parlo' della famiglia, del lavoro, una conversazione senz'altro piacevole, ma chi e'? si chiedeva Alex e cosa vuole da me?

- Sei un bravo ragazzo e noi aiutiamo proprio quelli come te. Ti starai chiedendo chi siamo noi. Bene, sappi che siamo solo delle persone che si stimano e che che si aiutano fra loro a migliorare. Questo e' il mio biglietto da visita, chiamami

martedì 27 novembre 2007

meo incontra il gusto

Con il tempo intorno a questo blog si e' creata una sorta di piccola combriccola di persone che si leggono e si stimano. Raramente ci si conosce di persona, ma con alcuni di loro e' nata una certa simpatia, una voglia seguirsi a distanza per vedere cosa succede. Una di queste e' Meo, sicuramente uno dei personaggi piu' egocentrici della blogosfera, ma credo anche fra i piu' ricchi di idee, sogni e talento. La sua ultima trovata e' Meo incontra il gusto uno street blog dove propone gli abbinamenti di vestiti piu' interessanti che vede in giro. Ce ne sono molti altri di siti simili, ma secondo me il suo se non altro e' piu' simpatico. Prima di tutto perche' si vede che c'e' il suo zampino ed e' divertente vedere cosa sceglie. Poi perche' gli si puo' dare un'occhiata velocissima senza dover leggere molto, ma viene aggiornato frequentemente e non ci si annoia. E infine perche' e' possibile contribuire, mandando foto di se stessi o altri (a un concerto, in treno, per strada, all'estero...) il cui look sembra interessante per qualche motivo e ci si puo' scambiare impressioni. Insomma, volevo dirvi di passare a darci un'occhiata se vi capita.

lunedì 26 novembre 2007

i piccoli smemorati

La vacanza e' finita purtroppo, pero' e' stata una gran bella vacanza e devo ammettere che a questo punto i marmocchietti mi mancano proprio. Tra l'altro pensavo una cosa. Sicuramente io non li dimentichero' mai, ma loro con tutta probabilita', si dimenticheranno di me. Dico non e' incredibile questa cosa che intorno ai tre anni si perda la memoria? Insomma, loro ce l'hanno la memoria ora come ora. Sanno cosa hanno fatto ieri o la settimana scorsa, come e' possibile che poi un bel giorno tutto scompaia?
Nessuno sembra badarci, ma viviamo tutti in uno stato di oblio, almeno per quanto riguarda i primi anni della nostra vita, che poi sono proprio quelli in cui i nostri sensi e la nostra immaginazione sono al massimo.
Hai dimenticato com'era essere un bambino?
La domanda retorica, di retorico ha ben poco.
Mi viene in mente Picasso, quando diceva che imparare a dipingere come Raffaello non era stato poi cosi' difficile e ora gli restava da imparare a disegnare come un bambino.
Come al solito lui aveva capito tutto.

sabato 24 novembre 2007

l'oggetto dei miei desideri

Ieri poi, inspiegabilmente la sveglia non e' suonata e il black friday e' saltato. Mi sembrava ci fosse qualcosa di strano, pero' mi andava benissimo essermi evitata quella bolgia infernale e non mi sono fatta tante domande. La giornata e' stata pienissima ugualmente.
Il fatto e' che mi ero completamente dimenticata un dettaglio: che dopo il tacchino non solo la zia dell'Arkansas ma anche qualcun'altro stava studiando le guide ai saldi del black friday, mr. Johnson. Non ci avevo dato peso perche' se c'e' qualcuno che odia andare per negozi e' proprio lui. E invece questa volta mi ha proprio stupito. E' scivolato giu' dal letto prestissimo ed e' andato ad accaparrarsi l'oggetto dei miei desideri. Non ci posso ancora credere. Lui che ha sempre detto che e' una cosa inutile, che posso superare questa insana paura di perdermi da sola, ha fatto un gesto come questo. Forse l'ha fatto perche' ha visto che recentemente almeno in parte l'ho superata questa paura paralizzante, pero' che uomo. Sorpresa delle sorprese. Anche perche' per di piu' si era deciso che quest'anno visto che si va in Italia, non ci saremmo fatti altri regali per Natale.
E la vita con lui, con TomTom dico, e' iniziata poche ore fa ma e' gia' idilliaca, ho gia' dimenticato tutto quello che c'e' stato prima. Mi sto muovendo perfettamente in una citta' completamente nuova. Se sbaglio, lui mi riporta sempre sulla retta via. Premo il tastino home e lui mi riporta a casa.
Ma come ho fatto a vivere senza di lui tutto questo tempo?

venerdì 23 novembre 2007

ringrazio perche' quest'anno ci capivo

Il mio secondo Giorno del Ringraziamento.
Viaggio.
Cielo prato.
Cielo prato mucca.
Cielo prato.
Tacchino.
Cielo prato.

Questa e' stata all'incirca la mia giornata di oggi. Il menu' era lo stesso dell'anno scorso: tacchino, patate dolci, insalata di frutta, marmellata di cramberries, torta di pecan (che e' una specie di noce che c'e' qui), torta alla zucca, gravy (che e' una salsa)....e altre cose che non ricordo, ma ho mangiato con piacere. La grossa differenza rispetto all'anno scorso, e' che quest'anno ci capivo. Capivo tutti gli accenti, tutto quello che dicevano. Era proprio tutta un'altra cosa!
Il problema sara' domani. Forse non sapete che il giorno dopo Thanksgiving e' il cosiddetto Black Friday. Il 'venerdi' nero' e' un giorno di shopping folle con i negozi che applicano sconti speciali e aprono alle 4 del mattino. L'anno scorso non avevo idea di cosa fosse e quando la zia del Kansas mi ha chiesto se ci volevo andare ho risposto sure, why not? curiosa come sono. Grandissimo errore. Ho scoperto a mie spese che il venerdi nero e' follia pura con donne che si mettono in coda davanti ai negozi chiusi nel cuore della notte e poi si accapigliano per principio sull'acquisto di qualunque oggetto gli capiti sotto mano. Se non lo si vede non ci si puo' credere. Ovviamente nella confusione piu' totale alle 4 del mattino, io non riesco a comprare assolutamente nulla.
Oggi la zia del Kansas dopo pranzo si studiava tutte le guide al Black Friday per trovare lo sconto migliore, io la tenevo d'occhio, ero preparata, avevo in mente una mezza scusa o una fuga, eppure non si e' mai preparati abbastanza per certe situazioni. Appena mi sono distratta un attimo, e' venuta da me e mi ha detto con quel suo sorriso disarmante di ragazza di campagna Allora domattina alle 4 ti va bene? L'anno scorso ci siamo divertite cosi' tanto! e sono crollata ancora una volta miseramente.

mercoledì 21 novembre 2007

la settimana del tacchino

Non so cosa mi stia succedendo, ma e' da una settimana piu' o meno che sono quasi costantemente euforica. E' disumano, me ne rendo conto. La mia macchina ha un problema piuttosto serio? Non mi scompongo. Mi devo svegliare all'alba anche in vacanza? Metto su il mio cd preferito e mi avvio pimpante all'appuntamento. Questa non sono io! Perche' non mi lamento un po'? All'inizio pensavo fosse l'idea di un'intera settimana di vacanza, poi pensavo fosse perche' finalmente e' nata la mia nipotina giapponese e sono a dir poco entusiasta di essere diventata zia e poi anche perche' domani si parte e perche' mr. Johnson mi fa sempre ridere. E poi perche' ho finalmente i biglietti per tornare in Italia a Natale. In effetti, pensandoci, di motivi ce ne sono, pero' non mi fido delle mie euforie soprattutto se prolungate, non sono il tipo. Vediamo cosa succede. Intanto sono talmente rilassata che mi va bene anche che arrivi il freddo e la pioggia e la neve e il vento, tanto qui non dura mai. Questi giorni sono stati talmente tiepidi, pieni di luce e sole e foglie secche da calpestare e queste sere di cene e vino buono e amici che mi va bene anche un po' di grigiore. Ma si.
Forse ho trovato la cura alla mia meteoropatia: trasferirmi in un posto ad altezza-Sahara. Finora e' l'unica cosa che ha funzionato.

Comunque, volevo soprattutto ringraziare chi ha spedito delle email e raccontato i suoi incontri migliori nei commenti al post precedente arricchendo la mia collezione personale di casualita'.
Grazie grazie. E grazie.

martedì 20 novembre 2007

cuentame como paso'...

Ho l'impressione che la storia di Bush abbia sviato dalla teoria in se', che come scriveva nei commenti anche Miko che si occupa di matematica, oltre a essere estremamente suggestiva non e' proprio campata per aria. Vi faccio un esempio pratico che e' capitato a me anni fa.

Ero in Spagna e per la prima volta in vita mia mi e' stato presentato un finlandese.

- Piacere! Da dove vieni?
- Sono italiana
- Ma dai, io ho un carissimo amico italiano! Che citta'?
- Milano
- Ma dai, anche il mio amico e' di Milano! E cosa fai di bello a Milano?
- Studio...
- Ma dai, anche il mio amico! Magari lo conosci?
- Non credo l'universita' e' grandissima....
- E cosa studi?
- Storia dell'arte
- Ma dai, anche il mio amico studia storia dell'arte!
-Ok allora forse lo conosco...come si chiama?
- Andrea, capelli ricci, alto...
- E' lui, e' anche mio amico non ci posso credere....

Ecco, non c'e' bisogno che la persona sia famosa. Queste cose succedono spessissimo credo, e' solo difficile riuscire a scoprirle.
Insomma: io italiana ho solo un grado di separazione da un perfetto sconosciuto in Finlandia. Non e' fantastico? Un'infinita catena di coincidenze e di gusti comuni ci ha portato fino a quel baretto spagnolo a parlare del nostro amico Andrea. Tutto ha giocato affinche' quel particolare momento avesse luogo.

In fondo, io ho sempre creduto che tutto nell'universo e' collegato in qualche modo e che il caso e' un'invenzione umana per sopperire all'incapacita' di comprendere i legami profondi che intercorrono fra gli accadimenti e le persone.

Se vi e' capitato un incontro di questo tipo e se ne avete voglia, mi piacerebbe tanto ascoltare le vostre storie. Potete come sempre scrivere un commento o mandarmi un'email a

lunedì 19 novembre 2007

e chi c'e' fra voi e bush?

Da Wikipedia:

"Sei gradi di separazione è un'ipotesi secondo cui qualunque persona può essere collegata a qualunque altra persona attraverso una catena di conoscenze con non più di 5 intermediari"

E l'esempio piu' classico che si cita sempre e' quello secondo cui in teoria chiunque potrebbe essere separato dal presidente degli Stati Uniti da solo 6 persone.
Ebbene, sempre siccome non si sa mai nella vita, la sottoscritta cittadina italiana proveniente da un ameno (si fa per dire) borgo alle porte di Milano ha appena scoperto di essere collegata al (ahime') presidente di questo paese George W. Bush da appena 3 gradi di separazione.
Questo e' quello che succede a invitare l'alta borghesia dallasiana a cena.
Si chiaccherava di una signora che all'asilo sta facendo letteralmente carte false per poter mandare l'anno prossimo la figlia nell'esclusivissima scuola dove sono andate le gemelle Bush. Al che' la mia amabile ospite sussurra Sai, mia figlia Laura e' andata in quella scuola.
Io conosco Laura, Laura conosce le gemelle e le gemelle ovviamente conoscono Bush: proprio 3 gradi. Questa teoria mi ha sempre affascinato perche' sembra impossibile e invece gli incontri poi succedono, eccome. Non che sia una delle mie massime aspirazioni, ma se un giorno dovessi incontrare Bush, ve lo faccio sapere. Devo dire, ad ogni modo, che gia' a sentirne parlare da chi l'ha quasi conosciuto sembra che la sua fama di grande cervello se la sia costruita negli anni con grande dedizione.
Mi viene raccontato, per esempio, che all'epoca Bush non era ancora nemmeno governatore del Texas, ma dato che il padre era gia' presidente, la sua famiglia e la sua casa godevano di protezione speciale 24 ore su 24 . Spesso la sera tornava a casa, si dimenticava di disinserire l'allarme e istantaneamente scattava l'imminente piano di emergenza dei servizi segreti.
Le figlie piccole cosi' venivano sovente svegliate dagli elicotteri sulla casa.

- Torniamo a dormire, e' solo papa' che si e' dimenticato un'altra volta l'allarme

venerdì 16 novembre 2007

l'omicidio di perugia

Lo ammetto, questa storia di Perugia ha incuriosito anche me e parecchio. E' una storia davvero folle, inimmaginabile e soprattutto mi fa uno strano effetto perche' riporta alla mente i tempi del mio Erasmus. Non so, forse affascina perche' e' proprio come un incubo. Anche le mie compagne di casa portavano a casa gente strana e anch'io vivevo in una piccola citta' simile a Perugia e tornavo a casa tutte le notti all'alba e spesso da sola. Anche quella come Perugia era una citta' giudicata estremamente tranquilla, infatti in un anno non e' successo mai nulla pero', chi lo sa, puo' darsi che sia stata solo molto fortunata. Pensando alla felicita' e alla bellezza di quel periodo, mi viene ora anche in mente col senno di poi, quanti pericoli ho schivato. Quel falo' sulla spiaggia di notte con i trafficanti che facevano i segnali luminosi in codice ai loro complici a due passi da noi, feste dove letteralmente il pavimento tremava per il sovraccarico di gente, birre che cadevano dai tavoli da sole, locali come caverne fumose con porte piccolissime, amici che ti offrivano i biscotti al cioccolato che poi scoprivi il giorno dopo che proprio al cioccolato non erano. Eppure non e' che fossi una pazza drogata come dipingono i giornali ora gli studenti di Perugia. Quello che ho letto mi sembra talmente esagerato. Parlano di 'cupa trasgressione', mentre in realta' almeno per me e tutti quelli che conosco e' stata solo un po' di trasgressione e basta, tutto sommato sana direi, se questo non suonasse eretico alle orecchie puritane che potrebbero ascoltare questi discorsi. Ma si perche' trasgredire fa anche bene, serve a prendere le misure dei propri limimi e perfino a crescere in certi momenti particolari della vita. Sono i famosi riti di passaggio. Esiste al mondo un bambino che non ha mai fatto i capricci? Che non ha mai disobbedito per vedere cosa succede?
Insomma, mi sembra che in tutta questa storia, ci sia poco buon senso, almeno e' quello che percepisco dall'esterno. Mi sembra che sia successa una cosa tremenda e ora stiano cercando di incolpare un'intera categoria di persone, un'intera citta', trovare spiegazioni forzate solo per mettere il cuore dell'opinione pubblica in pace. Ma puo' darsi anche che io la veda cosi' perche' giudico la mia esperienza personale di Erasmus positiva e fondamentale per la mia crescita, sicuramente non sono obiettiva e non conosco la realta' di cui si parla nello specifico (e non e' che sto tutto il giorno a leggere quello che scrivono, che' davvero fa paura e certi dettagli preferisco risparmiarmeli). Certo che pero' anche l'atteggiamento della stampa e degli avvocati che continuano a dare informazioni imprecise e a smentirle il giorno dopo, lascia perplessi.
Ad ogni modo, devo ammettere che c'e' stato un momento anche nella mia bellissima esperienza dove ho avvertito un minimo l'atmosfera di cui parlano i giornali. E' stato verso la fine. Dopo un anno al massimo, c'era una sorta di disperazione profonda in tutte quelle feste d'addio a cui andavamo e non era probabilmente solo per la tristezza dei saluti, ma forse qualcosa di piu' intimo. La paura di dover tornare a casa e fare i conti con la realta', il futuro che faceva una paura tremenda, questo si' lo riconosco. Ricordo scherzi e bravate di alcuni che si spingevano ogni volta un po' piu' in la', ma poi alla fine la logica ha sempre prevalso.
Io mi sento fortunata ad avere avuto un periodo cosi', un periodo in cui pensare solo a me stessa, in cui imparare a cavarmela da sola, in cui conoscere persone da ogni dove, un periodo in cui fare magari anche degli errori prendendomi tutte le responsabilita' del caso. Quell'anno e' come uno scrigno segreto che apro ogni volta che ho delle difficolta', ogni volta che non va bene niente perche' in quello scrigno c'e' una vita perfetta in potenza, li' dentro ritrovo una me stessa forte, coraggiosa e piena di entusiasmo e cosi' credo facciano un sacco di altre persone in giro per il mondo.

mercoledì 14 novembre 2007

il gioco dei nomi

Ho iniziato la mia lista di nomi e credo proprio che continuero'. Voglio dedicare a questa cosa una decina di minuti al giorno quando posso ed e' un'attivita' che voglio fare sempre appena sveglia.
Ho iniziato a scrivere i nomi a caso, poi e' stato spontaneo dividerli per categorie 'le elementari', 'il liceo', i 'vicini di casa', 'la famiglia', ecc. Mi piace scrivere a mano e poi scoperchiare la scatola dei ricordi, mi apre la mente.
Questa cosa e' simile alla meditazione per certi versi e il risultato e' stato strabiliante. Ieri notte ho fatto un sogno che non era semplicemente reale, era quotidiano. Rivivevo un giorno qualsiasi di tanti anni fa. Forse ho trovato quello che cercavo.
Sul vecchio quaderno di carta di riso che sto usando c'era scritto che non esiste separazione definitiva fino a quando c'e' il ricordo. Forse per questo colleziono addii.

lunedì 12 novembre 2007

virtuale

L'altro giorno ascoltavo su NPR l'intervista a una scrittrice che ha cercato su google il nome del suo ex e ha scoperto una trama da film di spionaggio. La storia era appassionante, cosi' ho cominciato per gioco a 'googlare' i nomi dei miei compagni di scuola, dei vecchi amici, di tutti quelli che mi sono venuti in mente per vedere che fine avessero fatto tutte quelle persone che un giorno hanno incrociato il mio cammino. E' stata una ricerca estremamente veloce e non ho scoperto nulla di nuovo o interessante, tranne il fatto che facevo fatica a ricordare alcuni nomi. Proprio questa cosa mi ha impressionato e sorpreso molto. Nomi di persone con cui ho condiviso momenti importanti, nomi che ho pronunciato spesso a volte faticano a tornarmi in mente. Suppongo che parte di questo sia dovuto agli effetti dello shock culturale, al fatto che ci sono troppe cose 'nuove' a cui pensare in questo periodo, pero' mi e' spiaciuto. Cosi' ho deciso di fare una lista, ogni volta che mi torna in mente un nome, giusto per essere sicura di averlo li'. Nella mia lista voglio tutti i nomi delle persone che ho conosciuto o che ho incrociato. Voglio vederli scritti e pensare per un momento a quei visi a cui non penso piu' ma che un giorno valevano qualcosa nella mia vita. E' sciocco forse, ma ho bisogno di aggrapparmi alla memoria, al suono di un nome, ho bisogno di perdere il meno possibile per strada.
Mi ricordo che una decina di anni fa avevo un amico che aveva cominciato a frequentare le chat room su internet. Erano davvero i primi tempi in cui la rete entrava un minimo nel nostro quotidiano. Mi ricordo che si era innamorato di tale Venus conosciuta in chat, ma non l'aveva mai incontrata perche' aveva una ragazza e diceva che tanto questa Venus era virtuale. Virtuale. Mi ricordo che usavamo molto quella parola, ma io non capivo bene. Prima di tutto forse perche' non ho mai frequentato le chat e poi perche' io vedevo che lui ci soffriva davvero se lei non si connetteva. Mi sembrava una cosa molto piu' vera di quanto lui fosse disposto ad ammettere. Di anni ne sono passati e tutto e' cambiato. Quella parola, virtuale, non si usa piu' tanto e mi sembra un bene perche', non mi sbagliavo, quello che succede qui non e' per niente virtuale, al contrario. E' vero come una chiaccherata o una telefonata, ci si conosce, ci si scopre un po' pian piano. Chi sarebbe capace di fingere guardandoti in faccia, probabilmente e' capace di fingere anche qui. In questi giorni ho un problema, ne ho scritto su queste pagine e voi mi avete dato dei consigli, mi avete aiutato a decidere, magari confrontandomi con voi ho modificato anche la mia percezione originaria dei fatti. Magari agiro' diversamente da come avrei fatto anche in virtu' delle riflessioni che mi avete stimolato a fare, magari no, ma non e' questo il punto. Ieri ho passato una bellissima serata con persone conosciute proprio qui. Proprio io che ho sempre avuto il terrore di conoscere 'le persone via internet', mi sono fidata dell'istinto, di questa persona che mi ha ispirato fiducia dal primo momento e non ho sbagliato. E non c'e' niente di virtuale.
Siamo noi quando affidiamo al web i nostri pensieri e siamo noi quando conversiamo guardandoci negli occhi.

sabato 10 novembre 2007

un dubbio che non vorrei avere

Com'e' andata a finire

Ieri mattina sono arrivata a scuola e ho trovato una brutta sorpresa. Nell'atrio c'era un cartellone alto come l'intera parete con i nomi di tutti quelli che hanno donato soldi alla scuola due settimane fa. Il mio nome c'era perche' alla fine, dopo una settimana, sentendomi estremamente a disagio avevo dato anch'io qualcosa. Quel gesto mi era costato moltissimo, ma era diventato davvero difficile affrontare il lavoro con quel peso, mi sentivo trattata in modo diverso essendo l'unica (o cosi' mi avevano fatto credere) a non aver partecipato. Cosi' ho donato anch'io, cedendo all'intimidazione che mi e' stata fatta, ma sperando di lasciarmi questa brutta storia alle spalle.
Invece, quello che e' successo ieri riporta tutto a galla. Ma come si fa a comportarsi cosi'? Costringere i propri stessi impiegati a donare dei soldi e poi pubblicare a lettere cubitali i loro nomi (e soprattutto non pubblicare i nomi di chi non ha pagato). Tra l'altro i nomi non erano nemmeno in ordine alfabetico, quindi mi chiedo se addirittura non andassero da chi ha donato di piu' a chi ha donato di meno. Che cattivo gusto! Sono stupita, perche' lo ripeto ancora, io credo di lavorare con persone veramente per bene. E' evidente che pero' ci sono delle forti divergenze di pensiero.
Cosa dovrei fare? A me il mio lavoro piace e vorrei arrivare alla fine dell'anno. Persone competenti auspicano a questo punto una vera e propria causa con la certezza di vincerla. Io sarei portata semplicemente a far presente la cosa a voce, ma mi dicono che questo molto probabilmente avrebbe delle ripercussioni negative sulla mia vita sul posto di lavoro e che sarei a quel punto senza nessuna difesa. Insomma a quanto pare la scelta sarebbe fra il silenzio e la causa. Che situazione squallida.
Ma perche' nessuno si lamenta? Mi dicono persone esterne che non e' una cosa normale qui che succede in tutte le scuole.
C'e' qualcosa che mi sfugge.

giovedì 8 novembre 2007

paura di perdersi

Una delle mie piu' grandi paure e' sempre stata quella di perdermi, per questo ho sempre avuto la fobia di guidare da sola sulle autostrade texane. La foto che vedete accanto l'ho scattata, credo, il primo giorno a Dallas. Queste autostrade sospese nel cielo sono una delle cose che hanno colpito di piu' la mia immaginazione all'inizio. Mi affascinano dal punto estetico e mi inquietano, mi fanno sentire piccola piccola, mi danno le vertigini.
Per andare al lavoro dovrei fare un paio di queste sopraelevate e altre due autostrade a tipo sei corsie oppure una sola autostrada normale, ma a pagamento, una delle pochissime.
Insomma fino a pochi giorni fa prendevo l'autostrada a pagamento, che oltretutto e' anche piu' lenta. Un giorno avevo deciso che era ridicolo e che non sarebbe successo nulla di male, che questa paura non aveva senso. Provai e mi persi. Fu come un incubo. Si va talmente veloci e gli spazi sono talmente grandi qui che basto' confondere un'uscita per finire - non ho mai capito dove perche' ampiamente fuori dai margini della cartina che avevo in macchina al momento. Ricordo che mi fermai ad un'uscita in mezzo ai pascoli nel parcheggio di una chiesa chiamata significativamente Calvary. Era surreale, non c'era nessuno, solo mucche e ho avuto una specie di attacco di panico. Per quanto ne sapevo avrei potuto essere in Messico o in Nuovo Messico o in una fessura spazio temporale a cavallo fra mondi diversi. Senso dell'orientamento: zero.
Dopo questo episodio su cui giustamente io stessa ho riso molto (a posteriori!), la sola vista di un'indicazione autostradale mi dava l'orticaria.

Quello che e' successo e' che dopo un anno ce l'ho fatta, ho superato la paura. Ora tutti i giorni prendo le mie autostrade e i miei ponti e non ho piu' il nodo allo stomaco, anzi mi godo il panorama mozzafiato. Sembrera' ridicolo, ma fra tutti cambiamenti che ho dovuto affrontare, anche questo ha avuto la sua parte.

Tra l'altro ho notato una cosa interessante. Dalle sopraelevate vicino a casa mia si vedono distintamente i grattacieli del centro. Ci metto una mezz'oretta scarsa ad arrivare da quelle parti, ma ho realizzato che faccio circa 30 km. Insomma, a Milano vivevo a circa 10 km dal centro e ci mettevo un'ora ad andare al lavoro! E' tutto sempre cosi' diverso.
E sono talmente tante le cose che ho dovuto e che devo ancora imparare o reimparare.

mercoledì 7 novembre 2007

un polpo dice a una polpa 'facciamo polpette?'

Ho comprato un libro di cucina italiana in inglese.

I nomi dei piatti sono scritti in italiano.

"Risotto con polpette"

La foto non mi convince.

Poi c'e' la traduzione:

"Rice with baby octopus"

martedì 6 novembre 2007

I'm fine...

Mi sono ripresa dalla terribile esperienza del pink eye e mi sento piena di energia, come qualcuno a cui sembra di aver perso un sacco di tempo prezioso. 8 giorni sono davvero troppi. Il week end fuori e' andato, pazienza, ma si puo' ancora recuperare. Per di piu' la mia vita si e' arricchita notevolmente. Innanzitutto ora posseggo un termometro, pero' mi sa che quelli con il mercurio non li fanno piu', peccato. Poi ho scoperto che le caramelle balsamiche non sono tutte cattive, ma esistono anche quelle buone, per esempio alla ciliegia, e creano dipendenza. Inoltre, ho scoperto anche tutta una gamma di prodotti disinfettanti che non pensavo. Quando ero contagiosa dovevo spruzzare tutto quello che usavo e oramai mi sono perfino dotata di un fantastico spry igenizzante per le mani a forma di penna, da tenere sempre in tasca: cosi' li frego io quei marmocchietti pestiferi e vediamo se riescono a infettarmi ancora. E che dire delle pastiglie balsamiche per la doccia? Mai piu' senza.
Insomma, anche questa e' andata. Mi sono ritrovata piuttosto fragile in questa situazione. A volte pensi di avere tutto sotto controllo, poi basta un niente e caschi giu'. Mi e' spiaciuto non trovare l'appoggio di qualcuno che non dubitavo mi sarebbe stato 'vicino', ma mi sono soprattutto riscoperta molto piu' riconoscente in generale. Questo e' difficile da spiegare, ma ci provo. Quando vivevo in Italia e stavo male, mi sembrava scontato che qualcuno mi desse una mano e di mani ce ne erano sempre diverse. Qui invece, sono immensamente riconoscente quando ne spunta anche solo una. Ho scoperto questo sentimento. La gente mi conosce talmente poco che se qualcuno decide di fare qualcosa per me, prima di tutto di solito mi da un aiuto molto maggiore rispetto al gesto in se' e poi lo apprezzo davvero. Riconosco che io a casa mia, mi concentravo su chi conoscevo da molto, amici e familiari, e non pensavo molto ai problemi degli ultimi arrivati, delle ultime conoscenze, per questo ringrazio di cuore chi pensa a me. Siccome come e' risaputo, lavoro con dei santi, la direttrice mi ha mandato un'email per assicurarsi che bevessi molti liquidi e che mi riposassi e per dirmi che sperano che torni presto perche' gli manco molto e mi sono quasi commossa, ma sul serio. Cercavo modi per sdebitarmi, ma c'e' solo da dire grazie. Grazie. Anche a Mr. Johnson che e' quel tipo di persona che quando si preoccupa e si spaventa diventa scontrosa, ma in questo caso ha fatto uno sforzo grandissimo per semplificarmi la vita e all'acchiappaconiglietti che non mi ha lasciato un secondo. Anche a voi che passate spesso di qui. Non sto a dire chi come e quando, ma siete in tanti e lo sapete quanto mi avete tirato su il morale in questi giorni.
Una cosa che non ho capito di tutta questa storia e' il certificato medico: qui non esiste. Ma come? Mi prendo una roba contagiosissima, mettono in allerta tutto l'edificio e poi mi lasciano tornare senza il parere di un medico? Strana questa cosa, magari la mia amica Fragile sapra' come al solito illuminarmi.
Un'ultima scoperta di questi giorni "rosa": google reader! Ma come avevo fatto a vivere senza? Mi sono imbattuta in questo video e finalmente ho capito tutto perfino io che sono imbranatissima con il computer (si, e' di una semplicita' elementare!). Ve lo consiglio.

sabato 3 novembre 2007

senza titolo

Ieri sera, ho fatto la foto per il rinnovo del passaporto. A Natale vorrei tornare in Italia e devo mandarla al Consolato di Houston il piu' presto possibile. Forse sono gia' in ritardo. E' per questo che non ho potuto fare tanto la difficile quando ho visto la foto, carina tutto sommato, ma c'e' un problema: un occhio sembra piu' aperto dell'altro. La stanchezza, ho pensato, magari la rifaccio domattina al volo prima di spedire tutti i documenti. Dopo la foto, sono andata a dormire e dopo un po' ho fatto uno strano sogno. Di avere un uovo spalmato in faccia, una strana sensazione, e mi sono svegliata. Mi sono guardata allo specchio e mi sono spaventata. Un occhio troppo gonfio per aprirsi. Entro in crisi. Paura. Bacillofobia. Tra l'altro oggi c'era la festa dell'asilo e venivano i cow boys e avevo un sacco di altre cose da fare. E questo week end dovevamo finalmente partire. Mi lavo la faccia, torno a dormire e mi autoconvinco (?) che l'indomani mattina staro' bene.
Ovviamente questa mattina non stavo bene, anzi non sto per niente bene neanche ora. Quando mi sono rivista cosi' ho cominciato a piangere e ho dovuto chiedere a Mr. Johnson di chiamare per me al lavoro per dire che non andavo. La direttrice gli fa Sara' mica 'pink eye'? Se ha preso il 'pink eye' dovete avvertirmi immediatamente, bisogna spedire subito una lettera a tutti i genitori.
Allora a quel punto, immaginate, mi ritrovo assente dal lavoro nell'unico giorno 'importante' dell'anno, con un'occhio deforme, con una foto sul passaporto per almeno altri 5 anni che e' meglio non parlarne neanche e forse con una strana malattia estremamente infettiva che non so bene cos'e', ma appena la gente la sente fa yuu che schifo. Mr. Johnson si prende la mattinata libera e mi accompagna dal dottore. La diagnosi parla chiaro: ho il 'pink eye', che credo di aver capito sia una forma di congiuntivite piuttosto comune da queste parti, probabilmente l'avro' presa all'asilo. Oltre ovviamente a una brutta influenza e alla tosse.
Ma e' solo ora che arriva la parte davvero patetica. Dopo aver saccheggiato la piu' vicina farmacia Mr. Johnson torna al lavoro e io mi ritrovo da sola, ammalata, buttata nel letto in stato semi incosciente immaginando la mamma che arriva con la minestrina del Mulino Bianco in mano. Per fortuna avevo almeno l'acchiappaconiglietti raggomitolato a fagiolino accanto a me. Dopo numerose ore mi dico Ma si' io una mamma ce l'ho anche se e' lontana, la chiamo cosi' mi tira un po' su.

La telefonata.

- Parla piu' forte che non ti sento, ma che voce hai? Ma sei tu?
- Si sono io! Sono ammalata...
- E cos'hai? Influenza?
- Si, per di piu' ho preso una specie di congiuntivite e ho un'occhio mezzo chiuso, guarda non ti dico...
- Ma non sara' mica una puntura d'insetto?
- No, sono stata dal medico.
- No, ma sai tante volte ci sono degli insetti che ti fanno proprio cosi'...
- No. Il medico ha detto che e' congiuntivite.
- Sai cosa puoi fare? Prendi una bustina di camomilla la bagni e te la metti sull'occhio, vedrai come ti fa bene...
- Si lo so che mi fa bene, ma devo prendere gli antibiotici...
- Ma si dai che non e' niente, tanto lo sappiamo che se hai un raffreddore fai una tragedia, figuriamoci se stai un po' male davvero...

E ride. Lei.

- Scusa ma mi scoppia la testa, ci sentiamo, he? Ciao.

Ecco, sono passate un po' di ore e ora mi sento meglio, riesco anche a scrivere, ma l'umore e' pessimo. Quelle giornate dove sembra che tutto quello che possa andare storto va storto, e per di piu' si e' soli e non c'e' proprio uno straccio di nessuno che si prenda cura di te, che ti prepari, che ne so, una spremuta non dico tanto.

Uffa.

giovedì 1 novembre 2007

il vero mistero di halloween

Serata di Halloween passata sotto compertina a guardare Poltergeist e ad aspettare la cena cinese e soprattutto i trick or treaters. E sono arrivati in tanti. E' vero, allora. Esistono, non e' solo una di quelle cose che fanno vedere nei telefilm americani. La prima bambina di 5 o 6 anni, vestita da uomo ragno, era molto timida e ha preso un solo dolcetto, i bambini piu' grandicelli invece bussavano e aprivano direttamente una grande borsa guardandoti con sufficienza, della serie prova a dire scherzetto e vedi cosa ti combino. Tra l'altro, ho visto che anche i genitori spesso si travestono. Molti ne hanno approfittato per darci il benvenuto nel quartiere e presentarsi. Niente smashing pumpkins (zucche rotte) pero', almeno non qui. Insomma, devo dire che Halloween si e' rivelata una ricorrenza piuttosto simpatica, vedremo come sara' Thanksgiving (il Giorno del Ringraziamento) fra poco. Non vedo l'ora perche' a quel punto faremo anche noi un po' di vacanza finalmente.
Non mi sento ancora benissimo, ma molto meglio cosi' oggi sono tornata al lavoro e ho trovato un sacco di regali che mi sono stati portati ieri da alcuni bimbi per Halloween. Mi sono commossa perche' a questo punto direi che si', volente o nolente, sono una maestra.

Ad ogni modo, il vero mistero di Halloween che mi ha fatto scervellare, era nel mio dolcetto della fortuna ed e' ancora tutto da decifrare. Se qualcuno capisse cosa significa, me lo faccia sapere per piacere, cosi' smetto di pensarci.

If the shoe fits, it's probably your size
(Se la scarpa ti sta, e' probabilmente della tua misura)

martedì 30 ottobre 2007

halloween in texas

Il week end di Halloween e' andato molto bene. Sabato sera sono stata a una festa cosi' cosi' e poi a vedere il Rocky Horror Picture Show a Victory Park, che e' una specie di piccola Piccadilly Circus dallasiana. La citta' era piena di musica e colori e la situazione del cinema all'aperto fra i grattacieli mi e' piaciuta molto con i nostalgici che ballavano e urlavano le battute a memoria. L'anno scorso, invece, ero stata a una festa a casa di un amico che aveva trasformato la sua casa in una haunted house, la casa dei fantasmi. Mi ero divertita tantissimo. Era tutto talmente surreale che aveva addirittura allestito un piccolo cimitero in giardino e tutti gli invitati erano in costume. Peccato che quest'anno lui sia nel mezzo di un divorzio. Ho pochissimi amici sposati e lui e' il primo a divorziare a 27 anni, l'ho saputo proprio in questi giorni, ma questa e' un'altra storia. Mi e' rimasta ancora una zucca da intagliare, ma credo che per Halloween quest'anno sia quasi tutto dato che domani lo festeggeranno soprattutto i bambini. L'anno scorso me ne sono dimenticata e sono uscita, ma quest'anno ho comprato un sacco di caramelle e spero bussino anche da me che sono troppo curiosa di vedere se e' vera questa cosa del 'dolcetto o scherzetto'.
Un'ultima cosa che potrebbe succedere e' lo smashing pumpkins: pare che i ragazzini piu' grandi invece vadano nei giardini del quartiere a rubare le zucche e spiaccicarle per strada, vedremo se anche questo e' legenda o realta'.

Sono giorni vorticosi e ho preso un raffreddore noiosissimo, ma non avrei voluto trascurare il blog (e tutte le altre cose che sto trascurando). Mi piacerebbe scrivere di piu', ma mi sa che se continuo fra poco comincio a delirare. Ammesso che non lo abbia gia' fatto visto che stavolta non riesco nemmeno a rileggere.

Buon Halloween a tutti.

venerdì 26 ottobre 2007

la scatola nera

Stavo pensando che la maggior parte delle conversazioni durante la giornata riguardano cose superficiali e inutili. Credo che tutti, anche quelli che sembrano piu' seri e razionali, apparentemente noiosi, abbiano dentro di se' qualcosa di brillante ed intenso, ma mi fa un po' di tristezza che poi quando questo qualcosa si manifesta in qualche modo siamo sempre pronti a sminuirlo o a riderci sopra. Sembra che esprimere le proprie idee piu' profonde faccia paura, che indebolisca, tanto che c'e' qualcuno che addirittura cerca di chiudere questo qualcosa di prezioso in una scatola nera, insieme a tutte le sue emozioni piu' controverse e difficili da spiegare solo perche' se le tirasse fuori rischierebbe di uscire dai contorni di quel disegnino che gli altri hanno catalogato in testa e che corrisponde al suo nome. Forse e' per questo che spesso fingiamo con gli altri, fingiamo di stare sempre bene, di avere un mucchio di certezze. Perche' la realta' e' complessa, ma bisogna sempre dare l'idea di avere tutto sotto controllo.
C'e' perfino chi si giustifica quando si lascia un po' andare: si ma ora non pensare che sia triste o che sia matto. Perche' mai? Non siamo tutti anche un po' tristi e matti a volte? Anzi no, continuiamo sempre a sbandierare questa idea di efficienza che rassicura noi e gli altri.
Pero' e' anche bello ogni tanto uscire allo scoperto, farsi cogliere impreparati ma sinceri.
Non si puo' essere nella stessa giornata disperati e poi scoppiare di felicita', annoiati e subito dopo pieni di progetti e impazienti?

E' bello a volte lanciare un sassolino sulla superficie delle cose e vedere cosa capita, vedere se qualcosa si smuove.

martedì 23 ottobre 2007

ci siamo arrivati: il sesso

Si chiaccherava tempo fa con un'amica tedesca che vive qui da anni di come sia diverso il senso del pudore degli americani da quello degli europei. In Europa in moltissimi Paesi, e' piuttosto comune imbattersi in programmi molto spinti di notte e agli americani in viaggio questa cosa colpisce molto perche' qui da loro non esiste. Pero' vivendo qui noto che per molti altri versi si fanno molti meno problemi. Magari non avranno tutte le letterine e le veline che ci sono in Italia, ma ci sono programmi che a me sembrano molto piu' spinti. Sono rimasta un po' perplessa proprio qualche sera fa, per esempio, quando mi sono imbattuta in questo programma di mtv. La trama e' questa: una supersexy minidonna sta cercando l'anima gemella, ma non ha ancora ben capito se si trattera' di un uomo o di una donna. Allora, nel dubbio, invita tutti i corteggiatori e le corteggiatrici, una trentina, a vivere a casa sua. Qui e' un continuo scambio di baci di tutti con tutti e corpi unti e svestiti che si sfiorano voluttuosamente. Ecco, una cosa del genere viene trasmessa alle 10 di sera e non fa nessuno scandalo da queste parti, poi pero' censurano Sex and the City per i canali generalisti e lo trasmettono comunque in seconda serata. I don't understand.
Anche nella vita reale ho avuto un'impressione contraddittoria.
Non ho nulla contro la nudita', ma frequentando la palestra, per esempio, ho notato l'assenza totale, almeno nella mia, di spogliatoi singoli in cui cambiarsi per conto proprio. Mi e' capitato di incontrare ogni tanto qualche signora completamente nuda intenta a spalmarsi creme o nella sauna magari. Quest'ultima situazione l'ho sempre evitata perche' poi sei li' a tu per tu e che fai? Ciao, come va? Caldo, eh? Lasciamo perdere.
Ma la cosa che mi ha piu' stupito e' un'altra. Probabilmente questa cosa che sto per scrivere sconvolgera' chi non ha nessuna esperienza in materia, siete avvertiti. Come sapete sto lavorando in un asilo e insomma, succede che esista anche una sorta di masturbazione infantile.

[Se state dicendo NO NO e' impossibile e poi comunque io no, tenete presente che e' piuttosto probabile che lo abbiate dimenticato visto che succede, se succede, in genere fra i 3 e i 4 anni]

Alcune insegnanti italiane che ho conosciuto me ne avevano parlato come il male supremo, indice di problemi familiari, fenomeno da impedire e punire. Qui, proprio qualche giorno fa a un corso sull'educazione infantile, organizzato da una scuola protestante per di piu', appare una slide a caratteri cubitali che dice "La masturbazione infantile". Spiegazione: e' una cosa normalissima, stanno solo imparando a conoscere il loro corpo. Se vi capita, comportatevi come se si fossero messi le dita nel naso. Queste cose non si fanno davanti alle altre persone, vai a lavare le mani e torna indietro.

Siamo piu' puritani noi o loro?

lunedì 22 ottobre 2007

altri cambiamenti

Prima vivevo in un appartamento in affitto e ora vivo in una casa mia quindi ci sono stati vari cambiamenti in queste poche settimane. L'appartamento in affitto qui in Texas mi sembra sia visto in genere come una soluzione piuttosto provvisoria. Ci sono dei grandi complessi di appartamenti con una direzione che provvede sia ad affittarli che alla manutenzione. L'ufficio della direzione e' aperto tutti i giorni, per cui quando si cerca una casa in affitto qui non c'e' bisogno di chiamare un agente e fissare appuntamenti anche perche' hanno quasi sempre degli appartamenti disabitati che usano solo come modello di quelli reali da affittare. Si va li' e si chiede di vedere cosa hanno a disposizione. Vivere in appartamento dopo un po' non mi piaceva piu' molto, soprattutto perche' la gente va e viene e non sai mai chi e' il tuo vicino. Non mi sentivo a mio agio.
Ora che abbiamo comprato questa casa e' tutta un'altra storia invece e dopo tanto tempo ogni tanto ho ancora quella sensazione di vivere in un film che avevo appena arrivata. Nessuno purtroppo ha ancora bussato alla porta con il cestino di biscotti, ma i vicini che si presentano appena ti incrociano, il modo in cui ogni casa e' curata, i bambini che giocano fuori... e' tutto molto tipico della provincia americana come te la immagini prima di arrivarci.
Faccio una passeggiata con l'acchiappaconiglietti e ci sono davvero i coniglietti e gli scoiattoli dispettosi che lo fanno impazzire. Le diaboliche formiche del fuoco e verso sera i gechi appiccicati ai muri. I cani che abbaiano dietro ai recinti di legno fanno paura perche' a volte emettono rumori da branco di lupi inferocito, ma non li puoi vedere da fuori. La cosa che mi piace di piu' e' osservare le casette, tutte una diversa dall'altra e i giardini. Ora che ho una casa ho scoperto che quei bei praticelli in realta' andrebbero tagliati tipo due volte a settimana, non fanno altro che crescere alla velocita' della luce. Dopo un po' facendo una passeggiata si imparano a riconoscere i diversi tipi di erba, perche' non sono assolutamente tutte uguali e le piu' lussuose sono appunto quelle che crescono piu' lentamente. Si incontrano i vicini quasi sempre proprio mentre tagliano l'erba. Quelli che la mettono nuova invece la comprano gia' cresciuta e la srotolano nel loro giardino come un tappeto. Credo nessuno la semini. Poi ci sono tantissimi garage sale ogni fine settimana: la gente fa dei piccoli mercatini nei loro garage per vendere le cose vecchie che non usa piu'. Spesso si possono fare buoni affari, ma e' comunque divertente vedere anche le assurdita' che finiscono nelle case degli americani.
Ogni giorno faccio una passeggiata un po' piu' lunga e ogni tanto mi perdo perche' il quartiere e' piuttosto grande. Mi piace perche' ci sono molti alberi e animaletti, sono felice di vivere finalmente nel verde. Mi piace la luce del tramondo che filtra dalle finestre e dalla porta con il vetro a forma di stella. E tornare a casa e trovare Mr. Johnson che mi cucina una delle sue famose bistecche alla brace e bere quel vino speciale che ha comprato per farmi una sorpresa e che ci ricorda tutte le cose migliori della vita.

venerdì 19 ottobre 2007

ecco come va il mondo

E no che non era possibile!
Mi dicevate nei commenti Guarda lo spirito aziendale di questi americani! Guarda che correttezza che in Italia ce la sognamo! ma io sotto sotto lo sapevo che anche qua c'era qualcosa di strano in tutta quella gentilezza ostentata.
Cosa e' successo.
Qualche tempo fa avevo ricevuto dalla scuola una strana lettera, dove mi si invitava a fare una donazione in occasione della campagna annuale di raccolta fondi. Io avevo cestinato immediatamente la lettera e il relativo modulo di pagamento (su cui avrei in teoria dovuto apporre nome, cognome, somma di denaro che avrei inteso versare e data entro cui avrei completato il mio pagamento), pensando a un clamoroso errore della segreteria.
Io ci lavoro in quella scuola, sono loro che devono pagare me, no?
Ebbene, ieri vengo raggiunta dalla direttrice in persona, la stessa che mi ha abbracciata lunedi quando sono arrivata in ritardo perche' era preoccupata, che mi dice Carissima, hai ricevuto una certa lettera recentemente? Le dico Si', ma pensavo fosse un errore dato che io qui ci lavoro e poi non c'era scritto a cosa servono i soldi.
Farfugliando velocemente qualcosa tipo nuovi computer, (quelli che abbiamo sono gia' piu' che dignitosi) e nuovo parco giochi (ne abbiamo due), schiarisce la voce e mi dice dolcemente Sai, non ti voglio obbligare, ma sei l'unica che non ha fatto nessuna donazione, potresti dare qualcosa, anche poco, cosi' che possiamo dire ai genitori che tutti gli insegnanti supportano la causa?
Io allibita, imbarazzata e per di piu' circondata da bimbi non potevo certo mettermi a discutere in quel momento. Finito il lavoro ho cercato di riprendere il discorso, ma non ho trovato la direttrice, troppo occupata com'era a organizzare questa famosa colazione di beneficienza. Mi sono sentita in una certa misura minacciata da una richiesta di quel tipo. Tornata a casa, mille cattivi pensieri mi hanno assalito. Si, perche' se il suo scopo era farmi sentire in colpa lo aveva raggiunto in pieno. Mi sono immaginata la lista dei donatori con un unico nome mancante, il mio. E poi io lo vedo che santi lavorano in quel posto. La direttrice stessa sa a memoria i nomi di tutti i bambini di tutte le classi dai 2 ai 12 anni. Si dedicano tutti al lavoro con una passione fuori dal comune. Non ho mai sentito un pettegolezzo o una lamentela, si pensa solo a dare il massimo e si parla solo dei bambini. Una cosa splendida certo, ma per quanto mi sia affezionata ai marmocchietti, per me quello resta semplicemente un posto di lavoro. Se era volontariato me lo dovevano dire al colloquio, che tra l'altro sono anche iperqualificata. Lo faccio soprattutto perche' ho bisogno di migliorare il mio inglese visto che l'altro giorno Mrs. Guorton mi ha chiesto di portarle la glue stick e io invece della colla nel tubetto le ho portato quella vinilica con il bastoncino dentro. Fa ridere, ma se devo dirla tutta la cosa mi pesa anche un po'. Nessuno sembra far caso ai miei strafalcioni anzi mi consolano quando mi sbaglio e mi incoraggiano in tutti i modi. Umanamente, lavorare in quella scuola e' un'esperienza fantastica, ma professionalmente ho fatto dei passi indietro, e' inutile negarlo. A volte penso che ne so molto piu' di loro su alcune cose, ma me ne sto nell'angolino perche' ancora non mi sento completamente sicura della forma da dare ai miei pensieri in questa lingua. E dire che adesso capisco quasi sempre le canzoni al primo ascolto, ma la vita vera e' sempre molto piu' rapida e complicata di una canzone.
Insomma, io l'offerta oggi non l'ho portata e che pensassero quello che gli pare. Con quello che guadagno preferisco aiutare i bambini poveri piuttosto che quelli delle scuole private del quartiere fico di Dallas, e' una questione di principio. No way. E poi segnare il nome e la cifra della donazione e renderlo pubblico e' a dir poco volgare, probabilmente anche illegale mi dicono. E' una forzatura bella e buona. Io la penso cosi' e credo sia un punto di vista ragionevole, eppure sono l'unica la' dentro, mi sento un'aliena, e' questo il brutto. Sembra che si butterebbero tutti nel fuoco in nome di quella scuola, ma per me e' un tantino da esaltati. Sara' che in Italia una cosa del genere e' inimmaginabile, almeno nella mia esperienza, ma forse anche qui e' piuttosto rara.

Oggi c'e' stata la famosa colazione di beneficienza.
Hanno raccolto 88, 000 dollari.
Dubito serviranno per il mio aumento.