martedì 31 marzo 2009

perche' io ci credo ancora

L'altro giorno ho scritto un post sostanzialmente per raccontare quanto mi metta di buon umore ascoltare le notizie che riguardano Obama perche' mi sembra che stia facendo il possibile per mantenere le promesse elettorali o almeno i segnali che arrivano ogni giorno vanno dal mio punto di vista nella giusta direzione. Tutti i commenti condividevano abbastanza questo mio ottimismo, tranne uno, l'ultimo arrivato. Elfonora, che tra l'altro vive negli Stati Uniti come me, ma in Ohio, tutto questo entusiasmo non lo sente proprio e mi chiede in qualche modo di spiegarle da dove arriva il mio. Qualcosa tipo Nonsisamai sii piu' specifica, cosa ha fatto Obama di buono? A parlare son buoni tutti.
La discussione mi sembra interessante e mi spiaceva relegarla al commento a un vecchio post dove probabilmente nessun altro avrebbe potuto dire la sua. Penso che questo dubbio sia condiviso da molte altre persone e allora parliamone, ditemi cosa ne pensate.
Ma prima rispondo alla domanda. Perche' credo nel cambiamento di Obama.
Forse bisognerebbe tralasciare tutti i triti discorsi sull'elezione del primo presidente afroamericano. Obama recentemente ha detto che quell'emozione e' durata solo un giorno e che c'e' da lavorare. Certo, non ci si puo' cullare su questo aspetto, pero' vi assicuro: a me ancora oggi ogni tanto emoziona vederlo alla presidenza. Fino a pochissimo tempo fa l'elezione di un presidente di colore era impensabile e ora invece eccolo la'. Gli americani lo hanno votato, si sono affidati a un giovane uomo di colore, questo rimane un immenso cambiamento.
Poi tante altre cose. Mi chiedete di quelle concrete e allora eccone qui qualcuna.
Politica estera. Si nota innanzitutto un cambiamento di tono. I learder di quei paesi che precedentemente erano stati addirittura definiti "canaglia" ora sono trattati da interlocutori politici. C'e' una predisposizione al dialogo e anche questo e' un grande cambiamento rispetto al passato recente. Durante il suo primo giorno di presidenza Barak Obama, ha ordinato ai vertici militari di mettere responsabilmente fine alla guerra in Iraq. Ha disposto che la base militare di Guantanamo sia chiusa il prima possibile e comunque non piu' tardi di un anno. Ha ordinato ufficialmente che venga rispettata la convenzione di Ginevra e che venga bandito l'uso della tortura. Bei cambiamenti mi pare. Si e' attivato per i Diritti civili. Ha firmato tra le altre cose, un documento, il Lilly Ledbetter Fair Pay Restoration Act of 2009, per assicurare che le donne vengano pagate quanto gli uomini a parita' di lavoro. Per quanto riguarda le misure economiche per alleggerire la crisi ha creato un fondo di 10 miliardi per aiutare i proprietari a vendere o a rifinanziare i mutui come aveva promesso in campagna elettorale. Sta riorganizzando l'intero sistema finanziario partendo proprio dagli stipendi dei vertici aziendali. Per quanto riguarda la riforma del sistema sanitario, ha gia' firmato per estendere l'assicurazione sanitaria a milioni di bambini poco abbienti. A favore della ricerca scientifica ha gia' rilasciato un ordine esecutivo per liberalizzare la ricerca sulle cellule staminali. E per l'ambiente, sta investendo molti dei soldi del suo badget, il famoso stimulus package, in diverse fonti di energia alternativa. Alcuni dei suoi primi atti da presidente, hanno riguardato proprio il miglioramento della comunicazione con la Casa Bianca, che e' stata in piu' occasioni simbolicamente aperta ai cittadini. L'uso di internet che questo presidente sta facendo non ha nessun precedente ed e' volto oltre all'ascolto della gente, anche a mettere i cittadini stessi in comunicazione fra loro. Ascoltando con attenzione i suoi discorsi vi renderete conto che parla di noi non di se stesso, ripete in continuazione this is not about me, this is about you. Ha scelto il suo staff con grandissima cautela, da' l'impressione di uno che ascolta il piu' possibile gli altri prima di decidere e anche questa umilta' mi sembra parte del cambiamento.
Insomma, io i fatti, i primi, li vedo, ma per concludere vorrei ricordare una cosa fondamentale e cioe' che Obama si e' insediato alla Casa Bianca solo tre mesi fa. Non si cambia il mondo in cosi' poco tempo. E' l'unico leader da cui tutti si aspettano dei miracoli e con una certa serieta' anche, non a caso e' gia' stato trasformato in un supereroe dei fumetti. Ma i problemi sono enormi, bisogna pensare prima di agire. Leonardo da Vinci impiego' quattro anni per finire il Cenacolo: passava interi pomeriggi a fissare il muro del refettorio di Santa Maria delle Grazie senza alzare un dito, eppure ne e' venuto fuori un capolavoro, lasciamo lavorare un attimo anche Obama e vediamo cosa sa combinare, no? Non sono nemmeno una grande ottimista, credetemi, ma davvero mi sembra che i tempi non siano maturi per tutto questo scoramento. Se mi deludera' cambiero' opinione su di lui, ve lo assicuro, ma non ora.
Voi che ne dite?

domenica 29 marzo 2009

ancora di cene e lingue

Con la coppia di amici che parlano un sacco di lingue ci sono state poi un altro paio di belle cene.
La cosa stranissima e' che ogni volta si comunica in modo diverso. Ieri sera, per esempio, lo schema era inglese - italiano - francese, che non e' nemmeno una lingua comune.
Le email solo in spagnolo pero'.

Boh?

Buona domenica ( con un po' di resaca per me)

venerdì 27 marzo 2009

meat e milk

Sono in fila per il mio pranzo. Quando arriva il mio turno dico No milk please.
La cameriera dopo un po' arriva con un panino completamente diverso da quello che avevo ordinato. Ma come?
Fa spalllucce - Tu mi hai detto niente carne...
- No milk not no meat :(
Dopo due anni posso parlare di tutto in inglese, ma la parola milk, latte, come mille altre tra l'altro, non la so dire bene. Non c'e' verso. Una parola banalissima che uso tutti i giorni, eppure non mi viene, cosa ci posso fare? E' che per me una 'i' rimane una 'i', non quel suono astruso che sembra una specie di 'e' che fanno loro. Ma quante vocali e' moralmente giusto infliggere a un povero straniero?
Pero' e' la prima volta che non mi capiscono cosi'.
Uffa.

giovedì 26 marzo 2009

obama tutti i giorni

La verita' e' che e' un piacere ascoltare ogni giorno le notizie su Obama. Ovvio, i problemi sono ancora la', ma io vedo la buona fede nelle azioni che ha intrapreso da quando e' diventato presidente, vedo la volonta' di tenere fede alle promesse e soprattutto vedo il famoso cambiamento di cui ha parlato per mesi un po' su tutti i fronti.
Oggi, per esempio, ha tenuto il suo primo Town Hall Meeting interattivo, aprendo alle domande provenienti dalla rete. Ne sono arrivate 104.000 e sono state tutte pubblicate istantaneamente in modo che gli utenti potessero vedere le domande degli altri e fossero incoraggiati anche a interagire fra loro.

"Quando correvo per la Presidenza, ho promesso che avrei aperto la Casa Bianca agli americani. [...] E non vedo l'ora di ricevere le vostre domande e ascoltare i vostri pensieri e le vostre preoccupazioni perche' quello che e' importante per voi e le vostre famiglie, e cio' su cui ci si concentra qui a Whashington non sono sempre la stessa cosa."

Dov'e' un altro politico che si rivolge alla gente in questo modo? Che, senza nessun giro di parole, dice come stanno le cose riguardo la politica stessa e i suoi giochi di potere?

N.B. Qui trovate un po' di riferimenti alla notizia (CNN, NYT, sito della Casa Bianca) . La breve traduzione del discorso l'ho fatta io perche' non ho trovato nulla a proposito sui giornali italiani, spero vada bene, qui c'e' il transcript completo in inglese.

mercoledì 25 marzo 2009

il piccolo genio del male

A scuola dopo lo spring break, tutto e' sempre uguale, tranne un dettaglio. Al posto della signora Juanita a fare le pulizie c'e' una persona nuova. Prima delle vacanze, qualcuno bisbigliava che sarebbe andata via, cosi' quel giorno io ingenuamente, andai a chiederle se era vero, ci tenevo a salutarla almeno visto che non parla inglese e sono l'unica che comunica con lei. Mi rispose che non ne sapeva nulla e i suoi occhi si fecero improvvisamente lucidi e preoccupati. Provai a convincerla che era solo una voce, che sicuramente non sarebbe successo niente. E lo pensavo davvero! Ero convinta che fosse lei magari a volersene andare. Mi sembrava impossibile che potessero licenziare una lavoratrice instancabile come lei. Noi insegnanti spontaneamente, le avevamo anche fatto un bel regalo a Natale per ringraziarla per il suo impegno. Poi figuriamoci, in quella scuola di perfettini dove e' tutto uno sfoggio di buoni sentimenti e valori cristiani, mica licenziano una madre di famiglia cosi' su due piedi, ma no stia tranquilla che non le succede nulla.
Eh gia', mi faccio i complimenti da sola per l'intuito: licenziata in tronco un'ora dopo.
Mi e' stato spiegato che qui si viene messi alla porta cosi' senza giri di parole, in modo che la gente non abbia nemmeno il tempo di protestare. La cosa piu' allucinante pero' e' che il nuovo signore delle pulizie e', ammesso che sia umanamente possibile, ancora piu' bravo. Mi piacerebbe tanto fargli le pulci, cosi' giusto per solidarieta' con la signora che e' stata licenziata ingiustamente, ma e' davvero impossibile. La scuola per la prima volta quasi quasi profuma, e vi assicuro che mi costa ammetterlo. Lei si spaccava la schiena per renderla diciamo decente, il suo rimpiazzo addirittura la fa brillare. Raccoglie le schifezze al volo prima ancora che tocchino terra. Nei corridoi, a poco a poco sta pulendo i muri, si' proprio i muri.
In tutto cio' il direttore o chi per lui deve essere un genio. E' riuscito a assegnare a queste persone il doppio del lavoro che qualunque essere umano potrebbe portare a termine e le ha indotte perfino a farsi le scarpe a vicenda, il tutto senza nemmeno un fiato di lamento.
Non sono direttamente affari miei, ma a me questa cosa fa infuriare.

martedì 24 marzo 2009

cara nonsisamai...

"Cara Nonsisamai,

Cattive notizie dall'Italia a questo proposito.

Un bambino ieri mattina ha sbranato un cane. Immediate le reazioni dei politici. Maroni dice che è colpa dei rom che hanno insegnato al bambino a dare morsi. Gasparri dice che il cane era rom, e dopotutto lo meritava. Il comitato in difesa dei bambini randagi dice che è diritto dei bambini mordere i cani, ma non viceversa. Veltroni dice che è anche colpa della sinistra che non ha saputo cogliere l'emergenza bambini aggressivi.
E si dimette."

Eccemarco

staremo a vedere

Il primo gesto ufficiale dei nuovi vicini di casa dopo il trasloco, e' stato inchiodare una croce di legno alla porta.


Io comunque gli porto i biscottini come si vede nei film che voglio proprio vedere che effetto che fa.

sabato 21 marzo 2009

sui randagi

Mi sembra che sui media italiani, in questi giorni, uno dei filoni principali sia quello dei cani aggressivi. Per puro caso mi e' capitato di vedere una puntata di Blob e ascoltare un programma su Radio 24, oltre a leggere un po' le notizie. Non ho sicuramente una visione completa da qui, ma per quello che ho visto e sentito, sono rimasta molto male. Mi sembra si tenda pericolosamente a criminalizzare il cane invece di chi non e' in grado di organizzare una forma di convivenza civile con questi animali. Il cane fa il cane. Se lasciato a se stesso, sta in branco e vaga in cerca di cibo. Perche' nessuno parla di sterilizzazione? O almeno non in modo chiaro?
La parola chiave come sempre e' prevenzione. Qui di cani randagi cosi' non se ne vedono. Se prendi un cane dal canile le cose sono due: o te lo sterilizzano loro prima di dartelo o ti obbligano a farlo entro un mese. Ti danno anche un buono sconto, ma se non lo fai rischi di prendere una multa salatissima.
Ho amici italiani che sono molto scettici sulla sterilizzazione, qui invece e' una cosa data per scontata su cui non si discute nemmeno. A nessuno piace l'idea, ma cerchiamo di essere pratici: qual e' l'alternativa vera? Ho un amico a cui sono scappati e presumibilmente morti due gatti non sterilizzati. Ha sofferto moltissimo a suo tempo, ora pero' ha preso un terzo gatto e mi dice che l'idea di sterilizzarlo lo fa stare male. Io non capisco.
Anzi capivo. Il mio vecchio cane, Charlie, venne sterilizzato dopo i dieci anni proprio perche' nessuno a casa era riuscito a prendere quella decisione prima. Lo facemmo per motivi di salute, pero' la qualita' della sua vita miglioro' a livello globale. Prima scappava in continuazione, era agitato, attaccava gli altri cani, poi si e' calmato ovviamente, sembrava piu' sereno. E' giusto? Non e' giusto? E' un gesto contro natura? La domanda vera e': vuoi che questo animale, cane o gatto, si riproduca? Pensi di poter trovare cinque o sei persone in grado di dare una vita decente a altrettanti bastardini? Se la risposta e' no, ti tocca agire di conseguenza.
Il problema e' sempre che si lanciano messaggi non chiari, che non si spiegano le cose bene, che in fondo le istituzioni italiane su questo problema (come su tanti altri) non hanno delle politiche chiare e lasciano quasi tutto in mano alle associazioni di volontariato. Qui, in questo campo, non c'e' la perfezione magari, ma mi sembra siano molto piu' avanti [credo sia la prima volta che uso quest'espresione dell'essere piu' avanti che non mi piace per niente, ma e' quello che penso]. Le associazioni di volontariato sono molto attive, sia per quanto riguarda le adozioni, sia per quanto riguarda gli affidi temporanei e il recupero di cani di razza comprati e poi passati per cosi' dire, di moda. Le citta' fanno la loro parte, non tutte le strutture sono buone, ma almeno si vede lo sforzo. Chiami e rispondono, arrivano. Ci sono una serie di personaggi molto popolari (qui, qui, qui e qui per esempio) che possono avere a volte visioni opposte a livello etologico, ma che sui temi importanti fanno un lavoro di informazione chiarissimo.
Scusate la foga, ma le immagini che ho visto su Blob, di questo povero cane randagio preso per il collo, mi hanno veramente riempito di rabbia. E poi c'era questo tipo che che spiegava che se un branco di cani ti sta per attaccare devi appallottolarti per terra e resistere, diceva, anche a un eventuale morso. Aspettando che ti spolpino per bene, aggiungerei io. Ma che discorsi ci tocca sentire?

venerdì 20 marzo 2009

una voce da buenos aires

Con gli studenti stranieri parlo molto lentamente. L'altra sera erano solo un paio e raccontavo una cosa piuttosto lunga, a voce bassa scegliendo bene le parole. Di fronte a me sedeva Ernesto, un vecchio medico argentino che ha addirittura studiato nella stessa scuola di Che Guevara, ma che da lui non potrebbe essere piu' diverso.
Mi guardava assorto, con un'espressione particolare. Dico mi segui?
E lui Non solo ti seguo ma sono profondamente commosso. Si leva gli occhiali, si stropiccia un secondo gli occhi. Qualcuno abbassa lo sguardo imbarazzato. Io sono soprattutto sorpresa e lui continua, solo per un secondo.

-Quando ero bambino, a Buenos Aires si trasferi' vicino a noi una famiglia di Milano e la madre aveva la tua voce, proprio la tua voce. Conosco tanti italiani, ma non ho piu' sentito quella voce, cosi' quando ti ascoltavo...

Fa una pausa, gli occhi rossi.

- Lei parlava come parli tu.

Fa un'altra pausa. Cerca una spiegazione forse, un modo semplice per uscire da quella situazione. Nel silenzio, tutto quello che riesce a dire in italiano e' e mi piaceva. Fa ancora una pausa, guarda in su' e ripete mi piaceva.

Ci sono delle persone che davanti a un'emozione vera come questa, scapperebbero, io farei l'esatto contrario invece. E' cosi' raro catturare un istante di verita', un istante che non ti viene regalato perche' sei speciale, ma che esce fuori da solo, all'improvviso, come un fiore. Avrei tanto voluto capire cosa era successo cinquant'anni prima a Buenos Aires. Ma poi mi sono ricordata il motivo per cui eravamo li' e allora, ho fatto quello che fanno tutti, ho fatto finta di non capire e sono andata avanti.

giovedì 19 marzo 2009

grande tempismo come sempre

Ieri, mentre gironzolavo mi e' arrivata un'offerta di lavoro. E' solo una breve collaborazione la settimana prossima, ma sembra sia interessante che molto ben pagata.
Il problema e': come faccio con l'asilo? Dico io, sono in vacanza da una settimana per lo spring break, non ho nulla da fare, non sono nemmeno partita, non potevano chiamarmi prima?
Ho deciso di provare a spiegare la situazione onestamente alla direttrice, in fondo lo sa che faccio anche altre cose. Magari capisce.
Magari no.
Un'ansia.

perche' la paura

Forse e' solo che a un certo punto ci si rende conto che il pericolo e' davvero dietro l'angolo nella vita. E allora quando ci si sente troppo scoperti, con ancora addosso il brivido di un qualche pericolo scampato si fa di tutto per mettersi al riparo. Anche se poi non ci si puo' mai veramente mettere al riparo dal dolore perche' il pericolo spesso non viene da fuori, ma da dentro e ti frega lo stesso. Quindi tanto vale andare, uscire, avventurarsi. Anche lontano, anche da soli.
Quando trovi il coraggio per andare fuori, non ti ferma piu' nessuno.

mercoledì 18 marzo 2009

lanciarsi negli spazi texani

E cosi' e' arrivato il gran giorno. Oggi me ne vado lontano (nemmeno poi cosi' tanto) a fare un po' di cose da sola. E' stupido, ma ieri sera non riuscivo a dormire per questo motivo. E' l'idea di andare in un'altra citta' da sola e guidare a lungo che non mi fa impazzire. Non ho nemmeno provato a invitare nessuno perche' devo farlo da sola, devo superare questa paura senza senso che mi porto dietro da due anni. E poi insomma, come dicevo un'altra volta, al limite mi ritrovo in mezzo alle mucche o ai cavalli, accendo il gps e in qualche modo torno a casa. Posso farcela, dai.
E' un periodo che sto facendo la brava, ho deciso di impegnarmi al massimo. Impegnarmi per migliorare, per diventare piu' forte, per superare le mie piccole paralisi mentali.

Come? Se sto temporeggiando in attesa che sia troppo tardi anche questa volta?

Va bene, va bene, stavolta vado davvero.

martedì 17 marzo 2009

allegrezza altro veramente non sia che...

Volevo rispondere ai commenti al post precedente, ma poi ho pensato fosse piu' semplice scrivere un altro post. Sulla definizione di allegria forse non siamo tutti d'accordo. Ho consultato qualche dizionario e in effetti, si parla anche di contentezza, gioia, pero' a me sembra che si possa benissimo essere allegri senza essere felici. Il dizionario etimologico infatti dice:

Qui si parla di un'abitudine al sorriso piu' che altro e anche gli americani sono allegri nella stessa maniera, solo che non hanno una parola uguale o piu' che altro un'idea uguale.
Specialmente qui al sud, la gente e' sempre sorridente e allegra appunto. Alla domanda come stai? si assiste a un tripudio di great, good, awsome, terrific. Insomma anche questa loro ingiustificata esaltazione, magari della cassiera al supermercato, potrebbe essere giudicata come ipocrisia ai nostri occhi in un primo momento. Noi che se si chiede come stai? lo si chiede davvero e non tanto per. Pero' ci tenevo a precisare che con queste osservazioni, non voglio assolutamente dare un giudizio negativo, sono solo piccolissime diversita' culturali e linguistiche. Punti di vista differenti che arricchiscono tutti perche' danno la possibilita' di riflettere meglio sulle cose e sulle parole.
Trovo piuttosto divertente e comprensibile in fondo, la reazione del mio studente. E' giusto che si sia un po' scombussolati da una lingua nuova e dalle differenze culturali che in essa si possono manifestare, a me succede tutti i giorni.
A volte fraintendo e giudico male, poi mi faccio spiegare e tutto ha un po' piu' senso.

e ora ti spiego l'allegria

L'altro giorno mi sono trovata a spiegare a uno studente americano il concetto di allegria. Eh gia' perche' loro questo concetto non ce l'hanno nella loro lingua. Uno puo' essere felice, happy, glad, content, joyful, e tante altre cose, ma a quanto pare allegro proprio no.
Allora dico l'allegria e' una disposizione positiva, un sorridere alla vita e agli altri che non implica necessariamente una vera serenita' o felicita' interiore...

- Ma allora e' una finzione, e' ipocrisia!

lunedì 16 marzo 2009

della pioggia e del sole

E cosi' finalmente ha piovuto.
Le previsioni lo annunciavano da settimane per poi rimangiarsi puntualmente la parola all'ultimo minuto. La gente parlava della pioggia e la attendeva sapendo bene che in questi casi poi magari comincia e non smette piu' facendo danni. Because everything is bigger in Texas, of course. A un certo punto infatti sembrava proprio non volesse smettere piu'. Ha piovuto a dirotto per tre giorni e siamo passati dalla sfiorata siccita' a un leggerissimo surplus. Per la prima volta in tutta la vita, io metereopatica quasi guarita, ho aspettato ansiosamente la pioggia. Per la prima volta, ne ho sentito davvero la mancanza. E quando e' arrivata, e' stato come una liberazione in fondo, e' stata pioggia vera, tuoni e lampi, goccioloni, nuvoloni, arcobaleni. E profumo di terra bagnata, soprattutto quello mi era mancato senza che nemmeno me ne fossi resa conto. Prima della pioggia era estate con ventilatori accessi e tutto, durante la pioggia inverno e oggi al parco sembrava il primo giorno di primavera con l'amore nell'aria e gli alberi che cominciano a fiorire. In primavera e estate Dallas e' piena di alberelli fioriti di tutti i colori, uno spettacolo.
Questo clima folle e' perfetto per tenere a bada la mia anima inquieta e il mio bisogno di cambiamento. Ed e' perfetto anche per l'inizio del mio spring break, una bella settimana di vacanza da scuola. Ci sono talmente tante cose che voglio fare, non vedo l'ora.
Per adesso, ho passato un bel weekend di S. Patrizio, chissa' cosa mi porteranno i prossimi giorni.
Le antenne sono alzate, le esplorazioni a lungo rimandate stanno finalmente per cominciare.

venerdì 13 marzo 2009

un'illuminazione

Qualche giorno fa, ho letto su un blog una cosa che e' stata davvero come una piccola illuminazione per me. Una di quelle tantissime cose della vita che purtroppo nessuno ti spiega e che quando le provi pensi di essere completamente impazzito, e solo anche. Non mi fate domande, per favore, non e' niente di che', una cosa comunissima, ma non mi va di parlarne. Leggendo il pensiero di una persona sconosciuta, mi sono accorta di non essere per niente pazza, almeno non in questo caso specifico, diciamo. E mi sono stupita. Quando leggo un blog, lo faccio per curiosita', per informarmi, per sapere come vivono gli altri magari, ma non ho mai pensato che un piccolo articolo come quello potesse davvero aprire una finestra su me stessa, prendermi alla sprovvista e toccarmi cosi' profondamente. E invece e' successo e a giudicare dalle decine di commenti seguiti al post suppongo di non essere stata l'unica a sentirsi in quel modo.
Qualche volta, mi e' capitato che qualcuno mi dicesse di aver provato qualcosa di simile riguardo a qualcosa che io avevo scritto qua sopra e solo ora capisco veramente quanto possa essere importante specchiarsi negli altri.
A volte il segreto sta tutto nella condivisione.

giovedì 12 marzo 2009

i retroscena

Bisogna dirlo: una delle cose piu' divertenti di vivere in questo paese all'inizio e' vedere che razza di fine hanno fatto i personaggi delle serie televisive che guardavamo da bambini. Tutti quelli che erano famosissimi per un breve periodo e che poi da noi sono stati come risucchiati da un gorgo di oblio e qui invece chiaramente continuano a vivere e a fare un mucchio di cose.
In alcuni casi, si preferirebbe non essere stati tanto curiosi e rimanere legati a quella vecchia immagine dei tempi andati. Altre volte conoscere i retroscena non fa altro che confermare atroci sospetti. Guardate questo video.

mercoledì 11 marzo 2009

gli indiani hanno tutto un altro stile pero'

In Italia da qualche anno avevo l'abitudine di trovarmi con un piccolo gruppo di meditazione, qui invece non ho mai fatto nulla di simile e un po' mi manca questa cosa. Cosi' quando l'altro giorno mi hanno dato un volantino per un seminario su una certa tecnica coreana, sono stata contentissima. Il problema e' che non ho capito bene. Mi presento li' sfatta dopo la palestra, perfino con i capelli bagnati -perche' banalmente penso non ci fara' caso nessuno, mica ci si guarda mentre si medita- e tutti gli altri invece sono vestiti decisamente bene. Vengo prontamente accolta da un gentile signore in giacca e cravatta che racconta un po' di questa loro scuola, mi fa accomodare in prima fila e mi invita pure a usufruire del ricco buffet. E cosi' faccio, stavo letteralmente morendo di fame visto che non si medita con la pancia piena.
Poi mi siedo e una signorina comincia il primo di una lunga serie di discorsi introduttivi. In coreano. Siamo in pochi a non avere gli occhi a mandorla. Mi danno degli auricolari, ma anche cosi' e' davvero difficile capirci qualcosa. A quel punto parte un video sempre in coreano dove si vede che tutti erano tristi, poi cominciano a meditare e sono felici. Messaggio chiarissimo. A quel punto, comincio a insospettirmi. Apro il plico che mi ha dato il signore e mi rendo conto dell'equivoco. Il corso si tiene dall'altra parte della citta' e a una cifra esorbitante per me. E menomale che e' un'associazione no-profit. E' tardi, sono stanchissima e voglio andarmene, ma come fare? Sono in prima fila! Allora resto, cerco di essere paziente. Finisce il video e arriva il vero esperto dalla Corea. Si scusa per dieci minuti di orologio perche' non parla inglese. Si scusa perfino in inglese, mandando in evidente stato confusionale la traduttrice. Poi comincia un'introduzione incredibile, in cui per venti minuti non fa altro che ripetere che sta per spiegare qualcosa, che la spieghera' tra poco, che dobbiamo avere la mente aperta, le orecchie aperte, che sta per introdurci all'introduzione del corso introduttivo. Ma io resisto. Decido che oramai voglio sapere questa cosa che ci vuole dire, pero' quando lui comincia finalmente a spiegare questa cosa mi sembra noiosissimo e strampalato, non ce la posso fare. Dopo un'ora, voglio solo andare via. Mi vergogno tantissimo di uscire nel mezzo del discorso, dopo avere anche scroccato una cena, ma non ne posso davvero piu'. Allora con un atto di coraggio che rasenta la temerarieta' mi alzo. Ho in mano il mio piatto vuoto, il plico, la borsa, la giacca, tutto. Cerco di buttare il piatto nel cestino della spazzatura, ma per qualche motivo e' bloccato. Vado in panico. Degli avanzi mi cadono per terra. Una signorina in tailleur grigio viene a aiutarmi. Silenzio. Voglio sprofondare. Il tipo ha smesso di parlare e tutti si sono girati a guardarmi. Nella loro cultura un gesto del genere deve essere terribile, me ne rendo conto, mi scuso, ma lasciatemi andare. Scappo e un'altra signorina cerca di recuperarmi e riportarmi dentro. Costa una cifra, e' a un'ora di strada, ma ne vale la pena, questo il suo argomento.
Svicolo, sorrido e finalmente sono fuori.

martedì 10 marzo 2009

quanto costa il mio numero di telefono

Quando abbiamo cambiato l'abbonamento internet e tv, ci hanno dato in omaggio un telefono fisso. Con questo telefono possiamo fare e ricevere tutte le chiamate che vogliamo in tutti gli Stati Uniti e perfino il Canada senza pagare un centesimo.
Ecco, non l'abbiamo mai usato.
A parte il fatto che non ci serviva, il problema e' che veniamo tempestati di telefonate pubblicitarie, quelle con la voce robot per di piu', mediamente cinque al giorno. Siamo iscritti alla National Do Not Call List, ma le associazioni di beneficienza sono autorizzate a chiamare ugualmente e come si e' visto, lo fanno senza paura di rompere le scatole perfino di sabato sera. Abbiamo allora provato un'ultima strada: chiedere gentilmente alla societa' telefonica che ci ha regalato il caspita di telefono almeno di togliere il numero dall'elenco telefonico per ridimensionare un po' il numero di chiamate.
Ebbene, ci hanno risposto che per fare questo dobbiamo pagare $1.50 al mese per sempre, evidentemente il prezzo del mio numero.
Ora togliere questo telefono costa di piu' che lasciarlo li'. Suoneria al minimo e via.
Morale: mai accettare caramelle dagli sconosciuti.

lunedì 9 marzo 2009

cosi' cosa'

Questa settimana avrei bisogno di un altro paio di domeniche si puo' fare?
E' che il weekend e' volato, come al solito. La cena di venerdi' e' stata deliziosa. La cosa triste e' che capita spesso di conoscere persone interessantissime qui che sono solo di passaggio. Si fermano qualche anno, fanno un'esperienza lavorativa importante e poi o decidono che e' troppo difficile vivere cosi' lontano da casa oppure gli scade il visto e devono partire per forza, di solito proprio quando hanno cominciato a costruire qualcosa per cui varrebbe la pena rimanere. E ci lasciano dei gran vuoti. Ma non divaghiamo troppo, volete sapere come e' andata a finire con le lingue. Allora. Un pizzico d'inglese ogni tanto, quando non veniva in mente una parola comune e poi il metodo e' stato piuttosto scientifico: la prima parte della serata si e' parlato in italiano, poi si e' passati allo spagnolo e poi si e' cominciato a mischiare tutto allegramente. La scena clou e' stata quella di noi poveri tre che cercavamo per dieci minuti di pronunciare la parola Atlanta come Mr. Johnson. Missione impossibile. No way. Pero' che belle storie. Mille avventure. Ci hanno raccontato di come si sono conosciuti e poi della loro vita a Tokio e subito dopo a Catania, di Lima e di Rennes, cambiamenti radicali veramente, altro che Milano-Dallas. Sembrava la sceneggiatura di un film. E la loro bimba di tre anni che parla in una lingua con la mamma in un'altra con il papa' e in inglese all'asilo, impressionante.
Il resto del tempo l'ho passato in gran parte in giardino. Finalmente ho anch'io come tutti da queste parti, oltre alle varie erbe per cucinare, la mia bella pianta di aloe vera. E poi abbiamo comprato tante altre piante. Quest'anno siamo stati attenti a comprare solo quelle adatte alla stranezza di questo clima e di questa terra argillosa, vista l'esperienza precedente (e la siccita'). La cosa incredibile per me e' stata scoprire che le piante che abbiamo comprato sono tutte garantite: se muoiono, presentando lo scontrino possiamo riportarle e essere rimborasti. Sono sicura che moriranno e perdero' lo scontrino, pero' che storia.
Un'ultima cosa: sono tornata al parco. Mi sono documentata bene e' ho deciso che non ho piu' paura dei coyote, anzi mi stanno anche un po' simpatici (con il fiume in mezzo).

Buona settimana!

venerdì 6 marzo 2009

cene, lingue e associazioni mentali

Stasera si va a mangiare una pizza con una coppia con cui in teoria potremmo parlare tranquillamente tre lingue, quasi quattro. E' la prima volta che ci succede. Tra l'altro, e' anche la prima volta che usciamo con loro e mi chiedo davvero in che lingua finiremo per parlare e che strafalcioni ne potranno venire fuori. Quattro persone quattro nazionalita' e quattro accenti. Con loro mi e' capitato di parlare lingue diverse e questo mi confonde tantissimo. Quando vedo una persona collego subito il suo viso alla lingua giusta e il mio cervello elimina per un momento le altre, invece quando con una persona ho parlato piu' lingue e non so in che modo mi si rivolgera' in quel momento, finisco per mischiare tutto. Scommetto che sara' divertente.

giovedì 5 marzo 2009

this is what you'll get

Ripensando al post precedente mi sono venute in mente anche un paio di altre cose.
Innanzitutto il concetto di kindness che non e' la nostra semplice gentilezza. Essere kind e' considerata un'altissima qualita' morale, intesa come una gentilezza interiore, una sorta di disposizione amorevole verso il prossimo. Un altro tratto che io noto tipico della mentalita' americana e' la filosofia dell'extra mile. L'idea che per sentirsi a posto con se stessi, non basta limitarsi a fare il proprio dovere, ma bisogna sempre fare qualcosa in piu', andare un miglio piu' avanti di quello che ci viene richiesto. Questo porta sia a estremo individualismo che a estrema generosita'.
[In ultima analisi, al fatto che gli americani non vanno mai in vacanza, che lo sappiate per tempo voi avventurieri che mi scrivete desiderosi di raggiungere questo remoto lido]
Un'ultima cosa a proposito del karma: a parte la serie televisiva, come ho potuto dimenticarmene? Ci sono anche due famosissime canzoni inglesi, questa e questa.

mercoledì 4 marzo 2009

what goes around, comes around

Sul fatto che la mentalita' americana sia piuttosto diversa da quella italiana, non ci sono dubbi per quanto mi riguarda. Il modo in cui questa diversita' si manifesta e' qualcosa di cui ho scritto spesso. Non si tratta di differenze sostanziali, parliamo pur sempre di un paese occidentale, ma di piccole cose che osservo quotidianamente e che sommate assumono un certo peso.
Un frase che sento spessissimo da chiunque, ad esempio, e' What goes around, comes around. Il senso e' quello del nostro raccogli quello che hai seminato. Insomma, e' il famoso discorso del karma che dice che tutto quello che fai nel bene o nel male a un certo punto ti ritorna indietro, pero' mi sembra molto piu' radicato nella mentalita' statunitense che nella nostra.
E infatti ne e' nata perfino una originalissima serie televisiva, My name is Earl. Non ho idea se venga trasmessa in Italia e se si' che effetto faccia doppiata, ma in inglese, e' molto divertente. E' la storia di un piccolo delinquente, Earl, un personaggio pessimo, che un giorno vince la lotteria e subito dopo viene investito da una macchina e perde anche il biglietto. Guardando un talk show dal letto dell'ospedale, scopre il concetto di karma e si convince cosi' di essere stato con la sua discutibile condotta passata, causa delle sue stesse disgrazie presenti. Decide allora di cambiare vita e che per tornare a stare in pace, deve cercare di riparare a tutto il male causato. Stila una lunghissima lista di tutte le sue malefatte e dopo avere rimediato alla prima ritrova il suo biglietto della lotteria, la 'prova' dell'esistenza del karma. In ogni episodio, Earl aiutato da personaggi esilaranti, cerca di cancellare un punto della sua lista e si ritrova nelle situazioni piu' surreali.
Personalmente al karma ci credo e ci credevo anche prima di venire qui. Mi piace
soprattutto l'idea che si faccia qualcosa di buono per il gusto di farlo e sentirsi un po' piu' in armonia con il mondo.

martedì 3 marzo 2009

giochiamo a mc donald?

In questo periodo vado a una miriade di corsi di aggiornamento. Alcuni sono interessanti e altri meno, ma mi ha colpito un consiglio su tutti. Dice che se vai da Mc Donald [non ci metto piede da anni, e poi qui in Texas se proprio devi farti un hamburger vai da Whataburger] e dici che sei un insegnante, loro ti danno tutto il loro campionario di bicchieri, scatoline, e gadget vari, cosi' poi all'asilo i bambini per un giorno possono "giocare a Mc Donald". Si divertono e imparano anche la matematica.
Sono perplessa.

lunedì 2 marzo 2009

non siamo tutti come willy il coyote

Questo weekend sono successe due cose.
La prima e' che sono stata invitata a un potluck. Ho detto subito certo, che bello! e poi mi sono resa conto che non sapevo cosa fosse. Cosi' mi sono informata e ora posso aggiungere un'altra parolina alle nostre pseudo lezioni di inglese. Un potluck e' una festa dove ogni invitato porta qualcosa da mangiare. Praticamente ci sono sempre andata ai potluck ma non sapevo come si diceva. Questo qui e' stato molto bello perche' questi amici sono di tanti paesi diversi e ognuno ha fatto qualcosa di abbastanza tipico dalla Cina, alla Francia, al Peru', ecc. Agli stranieri piace stare fra stranieri, ormai l'ho visto.
La seconda e' che ho fatto il solito giro al parco davanti a casa. Passeggiavo completamente da sola con i bracchetti quando ho sentito un rumore come di cani che si azzannano. Ho guardato verso il bosco al di la' del fiume, mezzo vuoto per via della scarsita' di pioggia degli ultimi mesi e mi sono trovata faccia a faccia (con il fiumicello in mezzo, eh) con un coyote. Lui immobile guardava me e io guardavo lui. In quel momento ho pensato mille cose, anche che fosse un lupo. Poi mi sono ricordata che una volta mi hanno detto che il coyote e' come una grossa volpe e allora ho pensato che si', doveva essere proprio un coyote quello li'. Per prima cosa, ho cominciato a indietreggiare continuando a tenerlo d'occhio, poi ho tirato fuori il mio famigerato spray al peperoncino cercando di immaginare come poterglielo spruzzare sul muso prima che ci mangiasse tutti e tre in un boccone e mi sono sentita molto cappuccetto rosso. Anche se avevo stabilito che non si trattava di un lupo, in fondo una grossa volpe in un certo senso e' un po' come piccolo lupo, no? Sono arrivata cosi', finalmente, vicino alla mia macchina, ma ho notato che una signora ignara del pericolo stava correndo proprio vicinissima al coyote che era sempre li' a controllare la situazione. Ho aspettato che arrivasse vicino a me e l'ho avvisata. Lei continuando a correre sul posto per non perdere il ritmo, si e' tolta un attimo gli auricolari, mi ha ringraziato sorridente e e' ripartita tranquilla alla volta del fiume, lasciandomi li' con le mie mille domande e preoccupazioni in testa. La spiegazione che ho ricevuto piu' tardi e' che a quanto pare il coyote non e' quasi mai pericoloso, cioe' lo potrebbe anche essere al limite, e molto, ma ha troppa paura per avvicinarsi alle persone e cosi' i texani non ci fanno nemmeno caso. Beati loro.