lunedì 30 aprile 2007

sempre a proposito di uova

E io pensai a quella vecchia barzelletta, sapete, quella dove uno va da uno psichiatra e dice ‘dottore, mio fratello è pazzo, crede di essere una gallina’, e il dottore gli dice ‘perchè non lo interna?’ e quello risponde ‘e poi a me le uova chi me le fa?’.
Beh, credo che corrisponda molto a quello che penso io dei rapporti uomo-donna, e cioè che sono assolutamente irrazionali, e pazzi, e assurdi, ma credo che continuino perchè la maggiorparte di noi… ha bisogno di uova!

W. Allen

sabato 28 aprile 2007

what?!

Mi viene a trovare un'amica e si decide di preparare una torta al cioccolato insieme.
Guardo in frigo.

- Porca miseria c'e' solo un uovo, secondo te viene bene uguale?

- Se c'e' una cosa che ho imparato vivendo con una vegana, e' che nelle ricette l'uovo si sostituisce con mezza banana.

- Sei sicura?

- Certo! Oppure con la salsa di mele.

- Salsa di mele? NO IDEA. Vada per la banana, visto che sei cosi' sicura.

Logicamente la torta al cioccolato sapeva di banana e a tutti e' sembrato normale.

Ricapitolando. L'uovo si sostituisce con la banana.

(Menomale che non dovevamo fare una frittata)

giovedì 26 aprile 2007

io un'opinione proprio non ce l'ho, o forse l'ho solo cambiata, non so

Trovo la televisione americana ben fatta per quello che ho visto e per quello che sono i miei gusti, pero' non la guardo tanto. Sono molto poco aggiornata, quindi, pero' vivendo qui qualcosa mi arriva ovviamente.
Tipo. Ieri sera accendiamo e c'era American Idol Gives Back, una puntata speciale di American Idol che e' una gara canora per nuovi talenti che esiste da qualche anno. Oramai mi sembra stia diventando una sorta di istituzione, quei programmi tipo Sanremo che tutti guardano, ma nessuno dice di guardare.

Divagazione: tra l'altro quest'anno c'e' stato un motivo di interesse in piu'. E' sbucato questo tal Sanjaya un tipo piuttosto improbabile -dicono perfino stonato, ho my god!- che un forte movimento di telespettatori voleva fare vincere per dimostrare l'inattendibilita' dei giudici del programma (che se non sbaglio avevano eliminato la tipa che quest'anno ha vinto l'Oscar per Dream Girl). Io non l'ho mai sentito cantare, ma e' su un sacco di giornali da un bel po' con questa storia. A me veramente fa simpatia con quei capelli.

Comunque, quando abbiamo acceso c'erano due dei protagonisti del programma in Africa, fra i poveri. Li' per li' ho avuto un moto di indignazione, quasi di schifo. Proprio l'immagine era brutta: mi veniva in mente qualcosa tipo ecco i due occidentali ricchi li' per farsi pubblicita', per mettersi a posto la coscienza. Poi la cosa e' andata avanti e sono apparse le piu' famose star di Hollywood tra cui Bono e Madonna e molti altri. Insomma, alla fine credo abbiano raccolto qualcosa come 30 milioni di dollari in due ore (articolo bbc qui).
E' li' che le mie certezze hanno cominciato a vacillare.

E se gli americani avessero bisogno di questo per aprire gli occhi? Ma non solo loro...
E' una cifra sconvolgente e probabilmente continuera' a salire: alle persone che verranno aiutate non gliene freghera' nulla da dove vengono i soldi, o no?
Io non lo so.

mercoledì 25 aprile 2007

si e' vero vivo nel far west - nonno gardner

Siccome non si sa mai nella vita, succede magari un giorno che hai un nonno di Cusano Milanino che ti racconta di quando era partigiano e uno dell'Oklahoma che ti racconta storie di indiani e cow-boy. Entrambi raccontano la loro vita, of course.
Ho sentito tanto parlare di far west in questi giorni ed e' stato strano questa volta dato che a quanto pare, ora ci vivo dentro. Come accennavo, il far west da qui non e' piu' tanto far, ma piu' correttamente old. Pensandoci un momento, mi rendo conto che per me in fondo il vero far west sono le storie di nonno Gardner.
La prima volta che l'ho visto, qualche anno fa, indossava un elmetto bianco e sorrideva in una pubblicita' degli anni Sessanta della Brown and Root, con i pozzi petroliferi sullo sfondo.
Tutti in famiglia ne hanno una copia incorniciata da qualche parte in casa.
Dopo anni di onorato servizio nel settore petrolifero, ha potuto dedicarsi completamente al suo ranch, realizzando il suo sogno di vita agreste.
Prima di presentarmelo, mr. Johnson mi avverti' della sua familiarita' con le armi ed io avvertii lui della mia idiosincrasia per le armi. Cosi' quando arrivai in quel luogo remoto nella prateria oklahomana, dove i vicini di casa sono a una mezz'ora di strada, per gentilezza, furono tolti fucili vari di torno. Non fu una partenza brillante, bisogna ammetterlo, ma la piccola italiana fu comunque presa in simpatia dal vecchio cow-boy e devo dire che la cosa e' stata reciproca (specialmente in tempi recenti quando ho finalmente cominciato a comprendere quello che dice).
Nonno Gardner e' un tipo duro, ma anche curioso del mondo e sentimentale. Ha messo in giardino una targa del 1935 in onore del suocero che stava per essere abbattuta insieme alla scuola di cui era stato a lungo direttore. Nonna Rose, sua moglie, ha chiare origini indiane, lo si capisce guardando il suo viso fiero e bello, segnato dall'eta' e dall'esperienza.
Anche le sue storie sono fantastiche, tra l'altro, ma non divaghiamo.
Nonno Gardner e' un cow-boy che ha sposato un'indiana e gia' questo me lo fa apparire, diciamo, 'esotico'. Il giorno del Ringraziamento, quando sono andata a trovarlo, mi ha mostrato molte foto di famiglia e una piu' delle altre ha colpito la mia immaginazione. E' stata fatta nel giorno del matrimonio dei suoi genitori. Le espressioni sono assenti, come spesso capita guardando foto molto antiche (bisognava stare immobili a lungo), ma il problema e' che la mano destra di sua madre e' nera. E nessuno sa perche'. Per di piu', la sposa non fa nulla per nasconderla. Si ipotizza che se la fosse bruciata o che avesse lavorato con qualche tipo di vegetale che macchia. Rimarra' un mistero. E da' i brividi come le storie di paura davanti al fuoco d'estate.
Dove vive nonno Gardner, di notte davvero non c'e' una luce e quando i cervi sono nella stagione dell'amore e corrono senza piu' paura di avvicinarsi all'uomo e alle strade, dopo il tramonto non si puo' uscire in auto come mi hanno detto succede anche in Canada.
Ma nonno Gardner non ha paura perche' e' nato nel far west.
Quando era piccolo lui, cioe', da quanto mi sembra di aver capito, la gente davvero sparava come niente e la polizia era poca come si vede nei film. Bonnie e Clide, i due celebri banditi vissuti ai tempi della Depressione, venivano proprio da queste zone. Anche solo attraversandola in macchina si capisce quanto dovesse essere semplice nascondersi in una regione tanto sconfinata.

Una delle storie preferite di nonno Gardner e' quella di una vecchia indiana che un giorno gli offri' una zuppa calda. Lui era un bambino e il pentolone era molto grande.

- Pesca bene in profondita', tesoro, che troverai i cuccioli (puppies) piu' saporiti.

Cuccioli di cane, si intende. Anche questo e' il far west.


Nella foto: Lady-Puppy l'adorato cane del nonno.

appello

Nell'era di second life, io ho appena iniziato a leggere i blog. Sono un po' indietro, lo so, ma ho scoperto che adoro leggere le cose che non finiscono sui giornali. Testimonianze dirette, opinioni di chi sta vivendo determinate esperienze. Si impara sempre qualcosa di nuovo. Mi piacerebbe avere una bella lista di blog veramente interessanti da leggere quotidianamente, ma ce ne sono talmente tanti che ci si perde. Mi aiutate a farla?
Quelli che mi sono piaciuti di piu' finora, piu' o meno li vedete alla vostra sinistra, dove c'e' scritto 'coazione a ripetere', si proprio li' in basso, ma vorrei conoscerne qualcuno nuovo.
Mi interessano:

- blog di altri italiani all'estero come me perche' e' fantastico confrontarsi
- blog di italiani in Italia cosi' rimango aggiornata ;)
- blog interessanti di qualunque tipo anche in spagnolo (specialmente se riguardano la Spagna)

Allora c'e' qualcuno che ha qualche consiglio da darmi?
Grazie 1000

martedì 24 aprile 2007

le cose che sappiamo ma non sappiamo di sapere

C'e' un cespuglio molto alto che sta fiorendo sotto le mie finestre, cosi' oggi c'era un profumo diverso, ma familiare.
(Qui quasi tutte le case sono circondate da cespugli perche' questo dovrebbe aiutare ad allontanare un po' il caldo d'estate)
Ho cercato per ore di ricordare dove ho sentito quel profumo. Poi all'improvviso, non so come, ho ricordato tutto. Quelle piante erano nel giardino dell'asilo. I bambini, la sabbia, l'altalena, quei grossi tubi di cemento colorato dove si giocava. Insomma, mi sono ricordata una cosa di quando avevo 3-5 anni che non pensavo minimamente di sapere grazie a un profumo. Allora mi sono messa a pensare che sicuramente ci sono un sacco di cose interessanti che in questo momento galleggiano allo stesso modo da qualche parte nel mio cervello e nella memoria, ma probabilmente non hanno nessuna occasione di venire fuori e magari finiro' per perderle.


Poi per caso, ma veramente per caso, mi sono imbattuta in questa canzone.

Quando ascolti una canzone e pensi che l'abbiano scritta per te, solo perche' tu potessi ascoltarla in quel preciso momento.
"Un pensiero improvviso m'illumina
Come una lanterna
Non so come si sia acceso
Ma un motivo di sicuro ci sarà
Mi dico che devo tenere
I piedi ben piantati a terra
Per far radicare desideri
Che nessuno mai nessuno estirperà
Sognando ad occhi aperti vedo il mondo che vorrei"

lunedì 23 aprile 2007

si e' vero, vivo nel far west - la pena di morte

Una delle cose che mi fanno piu' impressione del vivere in Texas e' il fatto che qui venga applicata la pena di morte.
La pena di morte e' qualcosa che credo non possa trovare nessun appiglio concettuale nelle menti di chi e' cresciuto in Italia leggendo Beccaria a scuola e andando, da piccolo, a catechismo. A prescindere dalla drammatica situazione delle carceri italiane, veniamo su con l'idea che la pena deve essere finalizzata al reinserimento nella societa' di chi ha sbagliato e non a eliminare la persona fisica dalla societa'. Il criminale e' sempre un essere umano pensante in questa mentalita' e non un mostro. Non sempre tutto fila liscio come sappiamo, ma almeno questo e' il principio e mi sembra sacrosanto.
Qui, invece, come sempre, bisogna fare i conti con un'altra realta'.
Quando ho visitato il parlamento del Texas ad Austin, la capitale, sono rimasta molto colpita. Mi hanno spiegato che ogni volta che e' prevista un'esecuzione, li' davanti si forma una piccola manifestazione.
Anzi due: una contro e una a favore della pena di morte.
La sola idea che si possa manifestare a favore della morte di qualcuno o qualcosa sinceramente mi ripugna, ma come sempre bisogna cercare di capire senza fermarsi alle apparenze. In questo caso capire che quello che noi chiamiamo far west qui e' esistito davvero fino a poco tempo fa e non e' colpa di nessuno, e' storia e ci serve per capire il presente.

In questo contesto esattamente una settimana fa il Dallas Morning News mi ha sorpreso con un editoriale contro la pena di morte dal titolo 'Death no more" in cui si diceva che 'noi non possiamo supportare un sistema che e' sia imperfetto che irreversibile'. Il messaggio era evidente e viasualizzato perfettamente da un'illustrazione di Michael Hogue. In quell'articolo si diceva che in Texas dal 1976, sono state eseguite 391 condanne a morte, al secondo posto la Virginia con 98 (!) e si dava anche notizia di vari casi di ingiustizia del passato.

Mi e' sembrato un segnale molto positivo, specialmente perche' dato da un giornale, praticamente l'unico di un certo peso qui, che solitamente tende a non cercare la polemica ma cavalca il pensiero popolare. Ad ogni modo, volevo aspettare di leggere oggi le lettere al direttore. La settimana dopo vengono pubblicate le lettere inerenti all'editoriale della settimana precedente. Insomma, sono contenta. Credo ce ne sia solo una, almeno fra quelle pubblicate che insiste sulla giustizia della pena di morte (uno degli argomenti e' che cosi' non ci puo' essere reiterazione del reato), per il resto grandi lodi alla posizione del giornale.

Magari non cambiera' nulla, ma mi sembrano dei buoni segnali, c'e' da sperare, credo.

sabato 21 aprile 2007

le stagioni

Sembrera' strano ma mi mancano le stagioni.
Inverno. Primavera. Estate. Autunno.
Niente di speciale, le stagioni. Invece, qui in Texas non ci sono. C'e' tutto e mancano le cose piu' semplici. Generalmente fa molto piu' caldo che a Milano e c'e' quasi sempre il sole, poi ogni tanto c'e' qualche variazione: tempeste di ghiaccio, tornado, siccita', cose cosi'.
E si finisce sempre a parlare del tempo come i vecchini. Anche se bisogna dire che in questa parte di mondo, l'argomento e' piuttosto interessante.
Non so perche', stamattina pensavo alla prima volta che sono venuta in questo paese. Era il 2002 e mi fermai qui per tre mesi. Una delle cose che piu' mi colpi' fu l'abbondanza di bandiere americane. Per effetto dell'11 settembre, erano ovunque, anche sulle automobili.
Poi tornai in Italia ed era primavera ed era pieno di bandiere della pace colorate.
Prima di allora non avevo mai pensato di poter apprezzare il suono delle campane.
Anche quello, qui manca.

l'amicizia uomo donna

Da tanto tempo ho un amico meraviglioso.
Penso a lui stasera mentre probabilmente e' in volo. E' venuto fin qui a trovarci ed e' stato il primo ospite italiano. Ha capito quasi subito tutto della nuova situazione e ci siamo divertiti molto senza bisogno di affannarci a raccontarci tutto subito, senza ansie di nessun tipo. Con lui non c'e' bisogno di fare tante scene, posso essere sincera sempre anche rischiando di sembrare scontrosa se mi dice che mi sono americanizzata o che il donut e' una schifezza e poi lo mangia. Mi ha fatto vedere i cerchioni delle ruote delle macchine con i cristalli dentro e tante altre cose che non avevo mai notato pur vivendo qui. Mi ha insegnato come schivare le commesse petulanti di questo paese, come non perdermi in autostrada e mi ha regalato un libro di racconti di Benni. Si e' anche messo alla ricerca del jackalope dimostrando un ben celato spirito di cow boy.
Bello avere un amico cosi'.

Se passi di qui voglio dirti ancora grazie per essere mio amico, anche se lo sai gia'.
A presto.

venerdì 20 aprile 2007

la casa fra i pini

Questa e' la casetta della nonna e il bimbo biondo nel quadro e' mr. Johnson.

c'e' ancora chi scrive le lettere, splendidamente

April 18, 2007
Dear ... and ...,

Help! I got tired of the ink on my Epson print costing so much so I bought a HP Photosmart and Duane helped me unpack it. When I went to install it in my computer I found my computer isn't enough . Now I need to buy a computer!
And I'm not sure what I'm doing.

Hope you are enjoying your company
Love and Prayers

Grandmother Johnson



I took a workshop from this artist and he has judged several of our shows.
Jake hurt his ankle in a car accident, he has been off work. Can't drive.

martedì 17 aprile 2007

virginia tech university

Per caso, questo pomeriggio ho sentito una notizia riguardante un pazzo di vent'anni che e' entrato in un campus e ha ucciso piu' di trenta persone.
Ho acceso la televisione con il cuore in gola.

Per la prima volta, ho avuto paura che fosse il mio campus.

domenica 15 aprile 2007

la costruzione di una nuova vita sociale n.3

Tutti hanno dei codici leggermente diversi, ma procediamo con ordine in questo terreno minato.

Gli americani bianchi: quando sono arrivata ero colpita perche' nessuno mi chiedeva nulla di personale per conoscere meglio me o magari il mio paese (qui gli italiani veri sono molto pochi e la gente adora l'Italia, da quello che ho potuto vedere). Grande cortesia, ma solo scambi di battute superficiali.

Esempio. A un pranzo, una persona di famiglia mi ha chiesto come stavano i miei in Italia. Io ho risposto o meglio stavo rispondendo raccontando un problema che era successo e li' si e' creato il gelo. La persona che ha chiesto ha cominciato a guardare da un'altra parte e cosi' tutti gli altri (alcuni nel piatto) finche' non ho cambiato discorso. Ci sono rimasta un po' male, ma ora so che probabilmente io ho messo in imbarazzo loro introducendoli troppo nel mio personale e nella situazione sbagliata. Quella era una tipica non-domanda a un livello un po' piu' raffinato del solito How are you doing? Ho ancora difficolta' a riconoscerle.

Raramente si parla di politica o di religione. Ora so che questo non avviene perche' le persone non hanno un'opinione, ma perche' non vogliono creare dei conflitti. Si puo' parlare di queste cose con chi si conosce molto bene, al limite ho visto che e' anche un segno di amicizia farlo. Ma soprattutto, si fa nella situazione appropriata: mai quando c'e' troppa gente, mai quando si sta bevendo alcol.

Gli afroamericani: se ne era gia' accennato. L'argomento e' delicatissimo. Al punto che non ho ancora ben capito in base a cosa uno e' considerato nero o bianco.
Ieri sera, per esempio, ero a una sorta di festa con mr. Johnson ed eravamo gli unici due bianchi. Secondo lui. Gia' perche' secondo me, invece, c'erano un paio di persone che erano piu' chiare di me, se sono bianca io, lo sono anche loro, no? Invece no. Non ho ancora ben chiaro come funzioni, ma uno puo' essere nero anche se sembra bianco. Un po' tipo Anthony Hopckins in "La macchia umana".

Gli asiatici (Cina, Giappone, Corea): loro ridono sempre, almeno quelli che conosco io. E a volte pensi Ma che ci sara' da ridere? Nulla, sono quasi sempre sorridenti per indole.
Poi varie differenze filosofiche.
Esempio. La prima volta che ho cucinato per Yukiko che e' giapponese, ho fatto una pasta con le verdure. Ecco, lei ha mangiato tutte le verdure da sola e mi ha lasciato la pasta. Poi ho capito che non era cattiva, solo non aveva ben capito come funziona con la pasta.

I messicani: se hai i capelli scuri e non hai gli occhi a mandorla, qui in Texas, loro ti si rivolgono in spagnolo. All'inizio ne ero contenta visto il mio inglese, ma ora ho capito che e' una piccola trappola linguistica. Per prima cosa, il loro spagnolo e' ben lontano dal castigliano che si insegna in Europa e poi per lo piu' ti parlano in spanglish. Appena cominci a capire, spunta una parola in inglese pronunciata cosi' cosi' e il mio cervello lavora a compartimenti stagni, non riesce a mischiare due cose insieme. La cosa bella e' che qui non ti chiedono mai di dove sei se parli in spagnolo. Mi ha spiegato un mio compagno di corso che e' una cosa che non importa, l'importante e' capirsi, non come in Spagna che ti inquadrano subito. E io che avevo pensato di parlare talmente bene da mescolarmi a loro!

Gli italiani o dallassiani: loro sono proprio interessanti. Il motivo principale di interesse e' che sono pochi, veramente pochi. Poi conoscendoli si capisce che sono interessanti di per se' indipendentemente dal contesto, almeno quelli che ho conosciuto io. Sono persone aperte, divertenti e spesso geniali. Nel senso che quasi tutti sono quei famosi cervelli in fuga di cui periodicamente si parla sui giornali italiani. Sono quasi sempre piuttosto giovani (nel senso italiano del termine, sui 35 anni circa) e realizzati professionalmente e personalmente. Ci sono quelli che pensano ancora che nei buchi sotto i marciapiedi ci siano i coyote e quelli che cercano di stabilire una qualche forma di contatto con la popolazione locale. Spesso raccontano impressioni simili a quelle che potete leggere in questa pagina, ma la sottoscritta e' una dallasiana un pochino atipica: sono qui per amour non per esubero di materia grigia.

Il discorso sarebbe ancora molto molto lungo, ma mi sembra di avere generalizzato abbastanza per oggi. Una cosa l'ho capita pero' dopo tutto questo tempo.
Non bisogna mai giudicare gli altri o meglio, bisogna giudicare perche' fa parte della natura umana, ma non criticare quello che non capiamo. La cosa bella di conoscere tante persone differenti e' mettersi in discussione e cercare sempre di capire.

In parole povere, puoi continuare ad andare da Starbucks e prendere un'acqua minerale S.Pellegrino piccola nella bottiglia di vetro o provare ed ammettere che si', il frappuccino e' proprio buono.

la costruzione di una nuova vita sociale n.2

1) Bisogna considerare le sfumature della lingua che spesso sfuggono.
Sara' uno scherzo o no? Qual e' la faccia giusta da fare per far capire che ho capito? Perche' trovano 'Ironic' di Alanis Morissette cosi' divertente?

2) Il back ground socio-culturale. Se si passa una serata a cantare le canzoni di Cristina D'Avena, ci posso anche stare, ma se si ripete a memoria quella serie che loro vedevano da bambini e che io non ho mai capito cosa ci fosse da ridere, allora no. E finisce che, mentre loro ridono io mi eclisso nel mio mondo, abbandonando ogni tentativo di comprensione. Alcuni post di questo blog sono nati in quei momenti.


3) Bisogna considerare le radici culturali. Fra europei, ci puo' essere qualche differenza, ma nulla di sostanziale, credo. Una stretta di mano e' una stretta di mano, il tu o il lei, il tono della voce, un sorriso. Qui invece e' tutto diverso. Non si tratta solo di capire gli statunitensi che sono nati e cresciuti qui, ma anche gli africani, i sudamericani, gli asiatici e tutti gli altri.
Esempio: a una festa di compleanno tanto tempo fa ho baciato il festeggiato sulle guance come si fa da noi. Sono rimasti tutti senza parole, imbarazzantissimo. Qui si da' un abbraccio in queste occasioni e uno un po' meno invasivo di quello che intendiamo noi, un abbraccio simbolico, direi io, dove ci si sfiora appena.


la costruzione di una nuova vita sociale n.1

La cosa piu' dificile in assoluto e' stata lasciare gli amici in Italia.
Per un po' di tempo sono stata proprio irritata da questo problema: uno ci mette una vita a trovare dei buoni amici e poi in un attimo nulla, ha il vuoto intorno. Tutto da rifare.
Avevo imparato a prevedere le loro battutacce, ci ho fatto dei viaggi insieme, innumerevoli serate, so dove vivono e con chi e perche', mi hanno vista ubriaca oppure piangere, ci siamo consolati e divertiti... insomma sono i miei amici e sempre lo saranno, ma ora sono dall'altra parte del mondo. La cosa piu' ragionevole e' fare i conti con questa realta' e trovarne degli altri da queste parti.
L'operazione, gia' di per se' delicata, implica in questo caso innumerevoli problematiche aggiuntive.

sabato 14 aprile 2007

venerdì 13 aprile 2007

semplice non e' mai

Suppongo che se una persona ti regala un classico dell'estetica antropo-psicologica pensa che tu sia intelligente, ma non sarebbe piu' facile fare una telefonata?

mercoledì 11 aprile 2007

always look on the bright side of life - vol. 3

Visitiamo una delle grotte piu' profonde del mondo. Esperienza che da sola vale il lungo viaggio. Passiamo la giornata sottoterra, dove la temperatura e' sempre la stessa e dove nulla cambia da millenni qualunque cosa possa sconvolgere la superficie delle cose. Siamo dove milioni di anni fa c'era il mare mediterraneo ed e' un altro mondo. Gli ambienti dove ci e' consentito inoltrarci sono estremamente grandi e inquietanti. L'aria si fa piu' rarefatta, ma non sembra che gli altri facciano fatica ad abituarcisi.
Abbiamo dimenticato il cavalletto della macchina fotografica e c'e' davvero troppa poca luce per riuscire a fare delle buone foto. Comunque, ci rendiamo conto che nessuna foto potrebbe mai dare l'idea di quello che abbiamo davanti e allora c'e' solo da tenere gli occhi aperti e cercare di fissare nella mente quest'atmosfera magica.
C'e' la citta' delle fate, la bocca della balena, la stanza dei giganti, il teatro delle bambole. E' facile dopo un po' intravedere delle fisionomie sulla roccia millenaria.
Mi stropiccio gli occhi piu' di una volta. - Ma anche voi vedete dei 'personaggi'?
Poi usciamo e li' cambia tutto. Dal monte su cui ci troviamo il deserto non ci racconta piu' nulla. Il paesaggio e' immerso nella nebbia e fa freddo. Comincia a piovere. Che si fa?

Cominciamo a girare in macchina e ci imbattiamo nel drive- in di Carlsbad. Ma allora esistono ancora i drive-in!

(Mr. Johnson ci spiega che quasi tutti i drive-in hanno chiuso soprattutto perche' possono funzionare solo quando e' buio e ci stanno molte meno persone che nei cinema. La bassa qualita' la sperimentiamo al momento)

Scegliamo di vedere 300, il film sulla battaglia delle Termopili, ma ci sono ben tre "sale" all'interno del drive-in. Dal nostro parcheggio, possiamo vedere benissimo anche il nuovo film sulle tartarughe ninja. Ma non sono tanto i film che ci interessano (tra l'altro chiunque in paese puo' almeno sentirli gratis sintonizzandosi sulla frequenza che tutti sanno).
Abbiamo trovato la ricetta vincente per far funzionare i drive-in: piazzarli in mezzo al deserto! Difatti, nonostante la pioggia, abbiamo dovuto fare la coda per entrare e si puo' immaginare che bello vedere il film attraverso il tergicristalli. Tuctuc ogni due secondi.
C'era gente di ogni eta', ma soprattutto facevano tenerezza i liceali con le felpe della squadra della scuola che finalmente avevano una buona scusa per abbracciarsi sotto le coperte sui loro pick-up parcheggiati al contrario.
Finiamo la serata in un bowling con tanto di sfere stroboscopiche degno del miglior Lebowski.

I guai cominciano la mattina dopo. Il piano prevede la visita al parco nazionale di Guadalupe, ma...nevica.

Non ci posso credere e questo e' normale. E' l'8 aprile, fino a ieri avevamo l'aria condizionata accesa e ora...nevica? A Dallas sarebbe quasi normale, ma in mezzo al deserto!? E le previsioni poi, che di solito qui sono cosi' precise... Certo, dopo non so quante ore a guardare la neve fra i cactus dovrei crederci, ma proprio mi risulta difficile.
La neve nel deserto, porca miseria! Ad aprile!
Fatto sta che di tornare a casa non se ne parla. Ghiaccio, neve, gelo, pioggia, troppo pericoloso. Cosi' ci ritroviamo a Midland ancora in Texas e li' va un po' meglio che a Pecos o Carlsbad, ma e' sempre una desolazione. Facciamo fatica anche a trovare un ristorante. Ci facciamo un giro in centro e sembra una citta' fantasma. Grattacieli degli anni sessanta abbandonati, desolazione, ma e' possibile? Con tutti i pozzi di petrolio che abbiamo visto da queste parti?
Ed ecco l'ultima sorpresa del nostro viaggio.
Girovagando senza meta ci ritroviamo davanti alla casa di bambino di George W. Bush .

Basta. Si torna diritti a casa.

Abbiamo cercato di tornare alla natura e la natura ci ha violentemente respinto indietro.
Piuttosto avvilente. Pero' in fondo non e' andata cosi' male.
Non era il Sahara, d'accordo, ma ABBIAMO VISTO LA NEVE NEL DESERTO, ripeto, e ancora non riesco a crederci fino in fondo.

Nonostante i quattro giorni passati a guidare, i giorni di ferie buttati e i soldi spesi per dormire a Midland con l'unico museo decente chiuso, ecc. ecc. sono quasi di buon umore.
Non so perche' mi viene in mente Monty Python.
Always look on the bright side of life
Cosi' e'.

anche il texas ha la sua stella alpina, piu' o meno

Da queste parti esiste una sorta di maniacalita' nella cura del verde.
In questi giorni, invece, ho notato che nel trionfo di colori primaverili, ci sono i soliti prati tagliati per benino e magari subito dopo degli altri praticamente lasciati a se stessi, che a me personalmente mettono allegria.
Tutto merito del bluebonnet, che' e' il fiore nazionale texano. Quest'anno, a causa di una nottata di pioggia torrenziale proprio in corrispondenza della sua fioritura c'e' stata un'abbondanza eccezionale.
Ed e' stupendo.
L'ho visto anche in viaggio, prati e ancora prati blu.

E nessuno li tocchi, altrimenti la scure della giustizia americana lo travolgera'.

lunedì 9 aprile 2007

always look on the bright side of life - vol. 2

Partiamo di mattina presto e viaggiamo per un'intera giornata. E' bello piu' di tutto vedere i paesaggi cambiare, dalla citta' fino ad arrivare al deserto. E li' ci stiamo parecchio. Scegliamo una strada particolarmente suggestiva, che in questo caso significa soprattutto lontana dalla civilta' cosi' come la conosciamo. Distese infinite di cielo, arbusti, fiorellini gialli, cactus, palme con grandi fiori bianchi che spuntano alti su tutto il resto. Quando, dopo ore, esclamiamo in coro - un albero!- capiamo che qualcosa nella nostra percezione della realta' sta cambiando.
Stiamo guardando 180 gradi di mondo.
Spostiamo gli orologi di un'ora.

Quando hai sonno ma ti rifiuti di dormire perche' non puoi perdere un solo secondo
Quando la luce e' accecante, ma non vuoi chiudere gli occhi perche' i colori sono finalmente vivi
Quando la vita finalmente ti sembra cosi' perfetta che ti viene da piangere

- Lo vedi anche tu?
- E' acqua?
- Si lo vedo...
- Non e' un miraggio...
- Guardate un po' sulla cartina...
- E' un lago salato! In mezzo al nulla...
- Il sale sembra ghiaccio...
- Strano, ma lo vedete tutti, no?
- Si, ma sulla cartina non c'e'...
- Eppure e' un lago, e' li'...

Poi arriviamo a Carlsbad, nel New Mexico.
A Carlsbad ho visto quello che piu' assomiglia a una piazza italiana da quando vivo in Texas: il locale supermercato Wall Mart.
Li' ci sono bambini che si rincorrono, panchine per riposarsi e ragazzine che passeggiano.
Per un raggio di circa 300 Km intorno a questa cittadina c'e' solo il deserto. Un senso di degrado e di poverta' che mi stupisce. Non sono gli Stati Uniti che ho conosciuto finora: quartieri di case mobili, sporcizia.
Poi un tramonto che lascia senza fiato e poi siamo davvero troppo stanchi.

always look on the bright side of life - vol. 1


Non si sa mai
perche' suona bene. Ma soprattutto non si sa mai perche' e' vero.

A volte succede perfino che prepari un viaggio per settimane, parti per il deserto con nella testa i versi di Pessoa e i discorsi di Dorfles sull'horror pleni e nelle orecchie le canzoni rock degli anni settanta per entrare ancora piu' nell'atmosfera. Ti trovi anche a passare per localita' da vecchio west come Pecos, ma finisce che tutto quello che puo' sembrare piu' assurdo e fuori dal tuo controllo succede.
E anche quello di per se' e' un'avventura, un po' diversa da quello che ti eri immaginato, ma sempre un'avventura.

giovedì 5 aprile 2007

nonsisamai nel deserto

Per viaggiare basta esistere [...]

Se immagino vedo [...]

E' in noi che i paesaggi hanno paesaggio. Percio' se li immagino li creo; se li creo esistono; se esistono li vedo. [...]

La vita e' cio' che facciamo di essa.
I viaggi sono i viaggiatori.
Cio' che vediamo non e' cio' che vediamo, ma cio' che siamo.
(Fernando Pessoa)



Non potevo partire senza salutare. Ci vediamo fra qualche giorno...

aggiornamento

Aggiornamento al post sul Sixth floor Museum :

L'amico italiano passeggia per il centro di Dallas da solo, quando due poliziotti enormi e cattivi lo bloccano mentre sta scattando una foto.
Lui non comprende ancora adesso cosa ha fatto di strano.
Passaporto dimenticato a casa ed evidente fisionomia sudamericana le sue colpe principali.
Mappe e guide della citta' nello zainetto.
I due energumeni si guardano.
Ha anche cerchiato sulla cartina il museo di Kennedy. 'Prendiamo appunti, he?'
Viene immediatamente interrogato.

mercoledì 4 aprile 2007

colori

A lezione ci e' stato chiesto di creare il blu. Quello che per noi e' il blu.
Adelia ha fatto un blu scurissimo quasi nero e ha spiazzato un po' tutti noi.
Poi Don le ha chiesto dove e' cresciuta. Costa Rica. Ah ecco!
Una volta ha avuto uno studente dell'Arabia Saudita che lo ha fatto diventare matto con i colori.
Avendo visto soprattutto sabbia e cielo, la sua percezione era piuttosto peculiare.
La percezione del colore dipende da dove si e' cresciuti.
Allora ho cercato di fare il mio blu italiano.

il crate training

Post dedicato esclusivamente agli amanti dei cani perche' chi ama il suo cane e' sempre felice quando parla di lui e risulta noiosissimo a tutti gli altri, ma e' giusto cosi'.

Quando abbiamo adottato l'acchiappaconiglietti, tutti qui ci hanno consigliato il crate training. Ai miei amici italiani a cui ne avevo parlato era sembrata una crudelta' inaudita (anche a me all'inizio), ma poi io e Mr. Johnson ci siamo informati e abbiamo cercato di metterlo in pratica adattandolo al nostro bracchetto.
Che cos'e' il crate training? E' un tipo di addestramento che si serve del crate, che e' una specie di gabbietta (le ho viste anche in Italia, sono quelle con cui si trasportano gli animali per esempio dal veterinario). Spiegare bene la tecnica sarebbe piuttosto complesso, ma in poche parole si tratta di abituare il cane a stare dentro a questa cosa, soprattutto la notte durante il primo anno di eta'. L'idea e' quella di dargli un luogo come una tana dove lui si senta sempre al sicuro anche nel caso debba essere temporaneamente lasciato solo. Serve anche ad abituarlo a fare i bisogni nei lughi appropriati e a trasportarlo in sicurezza. Abbiamo letto di tutto, abbiamo anche comprato un dvd e vari libri per cercare di applicarlo al meglio, in fondo si tratta sempre di chiudere una bestiolina in una gabbia, non si puo' essere leggeri.
Mr. Boomer era stato abbandonato e quando lo abbiamo portato a casa era anche malato, quindi sarebbe venuto spontaneo riempirlo di coccole e fargli fare qualunque cosa volesse, ma secondo (il mio eroe) the dog whisperer Cesar Millan, il guru messicano della psicologia canina, entrare direttamente a casa sarebbe stato per lui come entrare in un'altra gabbia, seppur piu' grande e confortevole. Allora gli abbiamo fatto fare una passeggiata introduttiva e la prima notte gliela abbiamo fatta passare nella gabbietta.
E in effetti, ha funzionato. Ha imparato a gestire i suoi bisogni e ad essere trasportato.
Poi, non so bene cosa sia scattato. Nel bel mezzo della notte, una volta, ha cominciato a strillare.
Li' abbiamo scoperto come abbaia un bracchetto. Credo che in inglese ci sia proprio un verbo a parte per definire quel tipo di rumore molesto.
Mr. Boomer aveva finalmente capito come dire la sua, era cresciuto. Ora ha circa un anno non dorme piu' nel crate, ma ha imparato tutto quello che volevamo imparasse, giusto un paio di cosine.
Insomma, ho capito che il cane ha bisogno di essere guidato, di avere delle regole per essere felice. E Mr. Boomer ha la faccia triste, ma e' un cane felice.

martedì 3 aprile 2007

sixth floor museum

Per che cosa di solito viene ricordata la citta' di Dallas in Texas?

Per quanto riguarda la mia esperienza direi:

- Molto: per J.R. e "Dallas"

- Poco: per la Texas Instruments (che ci ha regalato prodigi della tecnologia come il Grillo Parlante. Chi si ricorda di 'scrivi, premi e controlla?')

- Il giusto: per l'assassinio di J.F.Kennedy.

La fama tragica di questo evento ha sempre compromesso l'immagine di the Big D, ma nonostante siano passati decenni il fatto e' ancora grande fonte di interesse per turisti di ogni nazionalita', che rischiano la vita pur di farsi una foto nel punto esatto della tragedia, ancora oggi al centro di una strada trafficata, ma rimasta pressoche' identica.
In questi giorni ho visitato il Sixth Floor Museum, il museo che e' situato proprio nel deposito da cui si pensa siano partiti i colpi mortali. Da qualche parte avevo letto che avendo una sola giornata da trascorrere in citta' quello sarebbe dovuto essere un passaggio obbligatorio, ma non ci avevo dato peso. In effetti, ci sono cose migliori da vedere, ma ora che ci sono stata capisco quanto sia affascinante anche questo luogo.
Il museo e' pensato con grande intelligenza. Nonostante chiunque nel mondo conosca perfettamente quella storia e soprattutto come va a finire, si viene catapultati in un clima di pathos e sospetto.
Innanzitutto, c'e' un'accurata perquisizione iniziale e il divieto tassativo di tenere cellulari, macchine fotografiche o telecamere accesi all'interno dell'edificio (perfino le finestre del bagno sono fatte in modo che non si riesca a fotografare la scena del delitto). Ci si chiede perche' e io chiaramente non lo so. Questione di copyright per cartoline? C'e' anche chi avanza ipotesi piu' ardite. Fino a dieci anni fa il pericolo del terrorismo in America era sentito soprattutto come minaccia interna e quale luogo e' piu' emblematico dell'idea di complotto all'americana? Insomma, se ci fosse ancora qualcuno che volesse sovvertire il sistema dall'interno, quello potrebbe essere senza dubbio un luogo simbolo ideale, cosi' si spiegherebbe questo grande riserbo.
Poi si sale direttamente al sesto piano, quello da cui si pensa siano stati esplosi i colpi e inizia la visita vera e propria al museo. Luci soffuse, semplice ma efficace ricostruzione storica e filmati tagliati proprio in modo da creare una sorta di attesa, di suspense. E poi foto bellissime come quella dell'omicidio di Lee Harvey Oswald, ritenuto formalmente l'esecutore materiale dell'assassinio di J.F.K. Quella foto che mi piacerebbe linkarvi, ma che non ho il tempo di cercare, sembra davvero la scena di un film di gangster. Tutto avviene in modo talmente pacato da sembrare fittizio. Ed ecco che ci si improvvisa detective e si ragiona (o si sragiona) per ore delle ipotesi piu' fantasiose. Lyndon B. Johnson, allora vicepresidente era texano. Oswald all'epoca era uno dei pochi comunisti conosciuti negli States, piuttosto semplice coinvolgerlo.

Risvegliamo l'ispettore gadget che e' in ognuno di noi!

Foto: nella prima si vede il tratto di strada dove una crocetta dipinta per terra indica uno dei colpi sparati. Nella seconda: la famosa finestra del sesto piano.

lunedì 2 aprile 2007

dubbio

Ma se un italiano va a vivere in Tailandia, gli amci poi gli dicono che si e' tailandizzato?