lunedì 27 febbraio 2017

bless her heart

Ho incontrato per caso una conoscente che si e' trasferita. Mi raccontava del figlio che prima frequentava una scuola privata cristiana e adesso invece va in una scuola pubblica.
Quando le ho chiesto come andava mi ha risposto questo:
- Bene! E' strano perche' all'inizio eravamo un po' preoccupati visto che e' una scuola a maggioranza ebrea e invece ci siamo trovati subito bene. Abbiamo fatto tante amicizie, i rapporti sono proprio uguali!
Accidenti, esseri umani che si comportano in maniera simile, questo si' che e' sorprendente.
Mi sono accorta di essere rimasta un attimo a bocca aperta, ma non sapevo che faccia fare.
Mi sono immaginata l'effetto della frase se si se si fosse trasferita in un quartiere a maggioranza nera per esempio, ma suppongo intendesse dire una cosa buona, bless her heart.
E con questo uso perfetto della piu' insidiosa delle espressioni meridionali, direi che sono diventata ufficialmente texana.

venerdì 24 febbraio 2017

giudizi universali

Sto passando la serata a mettere a posto il mio archivio scolastico e all'improvviso mi viene in mente un articolo di The Onion, il giornale satirico:
Nuovo studio conferma che la maggior parte degli umani e' al picco della felicita' quando il resto della famiglia dorme.

Qualcosa di vero c'e' come al solito. Stare qui in silenzio a lavorare e' probabilmente la cosa piu' piacevole e rilassante che abbia fatto in tutta la mia interminabile giornata. Mentre catalogo progetti vecchissimi del mio primo anno di insegnamento qui in Texas, ogni tanto trovo appunti disperati. Uno dice che quella certa volta, si' alla fine era venuto fuori un bel lavoro, ma solo perche' la classe era piccola e la maestra era stata cosi' gentile da darmi una mano dato che per inesperienza non avevo pianificato bene la lezione.
Ecco pensavo a quella maestra. Non siamo amiche, ma mi ha sempre incoraggiato. Non avevo mai realizzato prima quanto mi abbia aiutato in questi anni. Mi ha costantemente riempito di complimenti. Ha ripetuto mille volte lei, dall'alto della sua carriera trentennale, di aver imparato da me. Probabilmente non ho mai dato peso a questa cosa perche' non l'ho mai presa sul serio, ma adesso che il tempo ha fatto il suo dovere ho capito di essere riuscita ad andare avanti in questo lavoro solo grazie alla fortuna di aver incontrato diverse persone di questo tipo.
Chissa' quante castronerie avro' detto in inglese i primi anni, quanti errori, non ci voglio neppure pensare, eppure lei ha sempre scelto di soffermarsi solo sulle mie abilita'.
Mi viene spontaneo paragonarla a quasi tutti gli insegnanti che ho avuto dalle elementari all'universita', con loro era tutta un'altra musica. Le lodi arrivavano con estremo pudore, l'analisi degli sbagli invece era precisissima e implacabile. Mi hanno aiutato? Certamente, pero' sono abbastanza convinta che con un atteggiamento meno rigido mi avrebbero aiutato di piu'.

Le critiche devono davvero essere costruttive per avere un senso altrimenti ti bloccano, soprattutto se fai qualcosa di creativo. A incoraggiare, invece, raramente si sbaglia.

p.s. Se vi interessa l'argomento, trovate alcuni dei miei lavori qui.

mercoledì 22 febbraio 2017

preferivo quando si nascondevano

Qui sono giorni e giorni che parlano di questo cosiddetto ideologo del movimento neonazista (mi rifiuto di nominarlo) che, fra le altre cose (difendere la pedofilia, odiare le donne e fondamentalmente tutto e tutti), e' dichiaratamente gay e omofobo allo stesso tempo.
Ho scoperto che una conoscente, molto simpatica, iraniana di seconda generazione, avrebbe votato per Trump quando il giorno del bando contro i musulmani (quello che poi e' stato bloccato dai giudici) ha dichiarato che trovava la cosa buffa e che questo atteggiamento di depressione generale non portava da nessuna parte.
Conosco una famiglia che ha detto, come tutti, che se vinceva Trump emigrava e pero' e' emigrata davvero in fretta e furia e siccome non sapevano dove andare, si sono licenziati e si sono trasferiti in un paese del terzo mondo. Uno di loro e' gravemente malato.
La cognata messicana di un mio amico ha votato per Trump anche se il marito non e' a posto con i documenti perche' e' contro l'aborto. Adesso probabilmente le deporteranno il marito, ma un sacco di donne americane non riceveranno le cure che necessitano (perche' le cliniche a cui vogliono tagliare fondi si occupano di salute femminile a tutto tondo, non solo di aborto).
Mi sveglio stranamente di buon umore, faccio piani per la giornata, poi pero' accompagno Joe a scuola. Sono tre minuti tre di macchina e ingenuamente accendo l'autoradio, sento le notizie e mi viene voglia di tornarmene sotto le coperte e non uscire piu'. Cosa devo fare? Chiudere le comunicazioni con il mondo esterno per quattro anni?
E' tutto cosi' assurdo ultimamente. Non capisco le persone, le logiche del potere, quello che sta succedendo, quelli che odiano cosi' tanto gli altri da andare contro se stessi e i propri cari per causare un danno a qualcun altro. Preferivo quando si nascondevano.

martedì 14 febbraio 2017

l'unica arma

In questo ultimo anno noi in questa parte di mondo, siamo stati bombardati da messaggi discriminatori di ogni tipo. E' stato detto e ribadito all'infinito oltre a tante altre cose ad esempio che i messicani sono criminali e cosi' anche i musulmani, ma due esempi su tutti sono stampati in maniera indelebile nella nostra memoria collettiva. Il video dell'attuale presidente che incoraggiato dai suoi, dal palco di un comizio imita gli spasmi di un giornalista portatore di handicap e la registrazione che in teoria avrebbe dovuto costargli la presidenza, quella in cui dice che le donne ti lasciano fare tutto quello che vuoi se sei una star. Non mi prendo la briga di tradurla, ma eccola qui, se vi interessa sapere quanto in basso siamo caduti.
"I moved on her like a bitch, but I couldn't get there, and she was married. Then all of a sudden I see her, she's now got the big phony tits and everything. I'm automatically attracted to beautiful [women]—I just start kissing them. It's like a magnet. Just kiss. I don't even wait. And when you're a star they let you do it. You can do anything ... Grab them by the pussy. You can do anything."
Mesi di questo e molto altro su tutti i media alla fine hanno creato dei grossi danni a livello sociale e culturale, danni che si sono palesati gia' il giorno successivo all'elezione dell'attuale presidente. Un episodio tipico, accaduto in modalita' simili in una quantita' di scuole, e' stato ad esempio quello di studenti che si sono messi a scrivere o a urlare soprattutto nel contesto di eventi sportivi in presenza di latinos, uno degli slogan preferiti di Trump durante la campagna elettorale Build that wall! Costruisci quel muro! alludendo al muro al confine con il Messico. Anch'io nel mio piccolo come insegnante, mi sono accorta che qualcosa di nuovo e non necessariamente positivo stava frullando nelle testoline dei piu' giovani. Negli ultimi mesi mi e' capitato di origliare in classe certi discorsi del tutto nuovi anche fra bambini piccoli, cosi' quest'anno ho deciso di prendere la situazione di petto dal punto di vista dell'insegnamento e di implementare tutti gli spunti e le lezioni relativi alla tolleranza. 
Adesso e' febbraio, e' il Black History Month, il mese specificamente dedicato allo studio della storia e del contributo degli afroamericani e ho letteralmente tappezzato la scuola di immagini adeguate a celebrare questa ricorrenza. Il valore della diversita' per me ora piu' che mai e' al primo posto. Cerco di mostrare diversi concetti di bellezza ai bambini perfino se parlo del Rinascimento e la risposta che ottengo da loro e' fenomenale. Hanno bisogno di vedersi rappresentati, tutti, e' fondamentale.
   
Stavo pensando che quando ho cominciato a fare questo lavoro, insegnare arte ai bambini, dieci anni fa, non sapevo nemmeno cosa fosse il Black History Month. Nessuno me lo aveva spiegato, non c'era nessuna aspettativa affinche' lo includessi nel mio programma. La mia prima reazione, quando ne venni a conoscenza, fu di rifiuto. Mi sembrava ci fosse qualcosa di fondamentalmente sbagliato nel separare la storia dei bianchi da quella dei neri e poi - adesso sembra assurdo dirlo ma...- non vedevo il razzismo. Ero stata accolta benissimo ovunque anche se con il mio accento e i miei colori avrei potuto essere scambiata per sudamericana o qualcos'altro. Appena arrivata, quando il mio inglese era davvero pessimo e facevo solo da assistente a Ms Guorton, la scuola mando' una lettera ai genitori per dire quanto fossero in un certo senso onorati di avere qualcuno che veniva da lontano, qualcuno diverso, come me. Non mi passo' nemmeno per l'anticamera della mente che forse se quel lontano fosse stato, che ne so, l'India o la Cina o l'Irak, non avrei ricevuto lo stesso omaggio. Forse si', ma forse no, chissa'. La mia opinione sul Black History Month, pero', cambio' drasticamente quando, con tutta l'umilta' possibile, andai a chiedere consiglio a vari colleghi sugli artisti piu' importanti o sui temi su cui avrei potuto concentrarmi e mi accorsi che non sapevano nulla, e non solo i bianchi, nemmeno i neri conoscevano bene la loro storia. A quel punto mi fu chiaro che il Black History Month era un'occasione preziosa e unica per divulgare certi concetti, per far passare il messaggio di uguaglianza che deve assolutamente esistere e consolidarsi in una scuola. 
In questi anni ho avuto modo di riflettere a lungo su tutto questo, gradualmente mi sono resa conto di tanti, tantissimi, piccoli dettagli. Ho constatato di recente che a scuola, in dieci anni, non abbiamo mai avuto personale delle pulizie bianco. Noi diamo del tu a loro, com'e' normale che sia fra adulti, ma loro danno sempre del lei a noi. Mille volte ho chiesto di essere chiamata per nome e non e' mai successo. Pur essendo io molto piu' giovane, a me viene dato del lei e credo sia un chiarissimo retaggio dell'educazione al rispetto o piu' che altro alla subalternita' che queste persone hanno ricevuto fin dall'infanzia. 

Quello che mi impressiona e' che i diritti civili sono una conquista cosi' recente in questo paese, eppure prima di Trump tutti facevano finta che fosse tutto a posto, che vivessimo in una cosiddetta societa' post-raziale o almeno questa era la mia fortissima impressione. Del resto, era stato eletto un presidente nero, chiaramente eravamo tutti sullo stesso piano o cosi' ci faceva comodo pensare. Negli ultimi due o tre anni sono cominciati o meglio sono stati portati all'attenzione delle masse, tutti quegli incidenti con la polizia, i morti ammazzati a favore di telecamera, le manifestazioni violente. Quello che nessuno ha visto e' stata la rabbia dei bianchi che montava silenziosa e si nutriva di notizie false spacciate per vere. 
La cosa piu' importante che ho imparato sul razzismo in tutti questi anni qui pero' e' molto semplice: che gli unici che non lo vedono, il razzismo, sono i razzisti e i razzisti non sono necessariamente quelli che ci si puo' immaginare, quelli con il coltello fra i denti, ma di solito sono piu' banalmente quelli che si girano dall'altra parte.