sabato 30 maggio 2020

oggi rifletto su questo

Stavo leggendo un articolo sul dolore delle madri di colore che convivono con la paura ogni giorno dal momento in cui diventano madri e in realtà anche da prima.
Vedono figli che potrebbero essere i propri, uccisi continuamente senza motivo da chi dovrebbe proteggerli. Ogni volta che ci scappa il morto e non è tuo figlio è come schivare un proiettile e i proiettili non si fermano mai. Immaginate di vivere con una paura simile tutta la vita, tutti i giorni. Un conto è perdere un figlio per una malattia o per un incidente, ma perderlo in questo modo è una tragedia di cui è impossibile farsi una ragione. Di più. E' un trauma che viene interiorizzato da tutta la comunità.
Un po' di tempo fa, ad esempio, un'amica di colore mi raccontava scherzando di avere supplicato il figlio ventenne che si era fatto una pettinatura un po' particolare di tagliarsi i capelli. Inizialmente non avevo capito perchè desse così importanza a una pettinatura, poi ha smesso di scherzare e mi ha spiegato bene. Regola n. 1: non dare nell'occhio. Per un altro genitore un taglio di capelli è una questione estetica, nella sua percezione invece, si tratta di sopravvivenza.
A un certo punto dell'articolo, una donna intervistata dice di provare quasi risentimento per il modo in cui i bianchi hanno reagito al lockdown.
Eravamo addolorati, anzi lo siamo ancora. Ci lamentavamo di non poter interagire con il prossimo, noi.
Per lei invece tenere i figli a casa è stata una sorta di tregua dalla preoccupazione che gli succedesse qualcosa di male, che uscissero nel mondo, a scuola o in qualunque luogo pubblico e non potesse proteggerli.
Oggi rifletto su questo.

venerdì 29 maggio 2020

giustizia e ingiustizia

All'inizio di questa settimana, a Central Park, a New York, un birdwatcher di nome Christian Cooper ha chiesto a una donna di legare il suo cane. I cani in quella zona devono essere tenuti al guinzaglio per preservare l'ambiente naturale.
Cosa c'è di straordinario?
In teoria nulla, solo che la donna invece di chiedere scusa e legare il cane, ha deciso di chiamare la polizia urlando che un uomo afroamericano la stava minacciando e "temeva per la propria vita".
"Temere per la propria vita" in un contesto simile, è un'espressione che oramai qui fa pensare solo a una cosa: la scusa che usano i poliziotti ogni volta che uccidono un nero disarmato. "L'ho fatto perchè ho temuto per la mia vita", un classico. E la maggior parte delle volte non vanno nemmeno a processo.
Lo sanno tutti qui che chiamare la polizia quando c'è di mezzo una persona di colore è pericoloso. Non importano le circostanze: perfino una banale lite come questa per un guinzaglio, può costare la vita a qualcuno.
Vediamo folle di bianchi che con la benedizione e l'incoraggiamento di Trump, se ne vanno tranquillamente a protestare contro il lockdown impugnando fucili semi-automatici davanti ai parlamenti dei vari stati, ma in un modo o nell'altro un nero anche disarmato, anche del tutto innocente, ci rimette quasi sempre la pelle con la polizia.

I neri ancora oggi hanno grosse difficoltà semplicemente a esistere negli Stati Uniti.
Ma non divaghiamo. Il birdwatcher del Central Park, è riuscito a mantenere la calma e a filmare la donna che mentiva alla polizia. Il video è diventato virale e la donna non solo ha perso il suo cane (pur di non mettergli il guinzaglio lo tirava per il collo), ma anche il posto di lavoro. Quale azienda vorrebbe mai essere associata a un personaggio simile?
Per una volta, siamo andati a dormire con un sospiro di sollievo. Per una volta una storia a lieto fine. Per una volta, la giustizia ha trionfato.
La mattina successiva ci siamo svegliati con le immagini terrificanti di un poliziotto bianco che soffocava George Floyd, un altro uomo di colore disarmato, inginocchiandosi sopra di lui mentre un altro poliziotto assisteva alla scena senza intervenire.

Pensavamo che i razzisti si prendessero una pausa durante la pandemia? Nemmeno per sogno. La pandemia stessa sta facendo strage di neri perchè quando il razzismo è sistematico da generazioni uccide in tanti modi diversi.

Non credo che la violenza sia aumentata, semplicemente oggi la tecnologia permette di documentarla di più. La speranza è che avere questi fatti sotto gli occhi crei finalmente un'ondata di sdegno che possa mettere chi compie certe azioni in un angolo.

lunedì 25 maggio 2020

adesso

In questo post affronterò argomenti difficili.
Gli argomenti difficili sono quelli che ci riguardano da vicino, quelle questioni che ci costringono a metterci in discussione, a scoprirci. Siamo tutti bravi ad analizzare i problemi una volta risolti (chiaramente in una luce a noi favorevole, eh), ma...adesso?
Adesso regna una grande confusione, almeno per quanto mi riguarda. L'istinto degli esseri umani è quello di cercare di capire il significato profondo di quello che vivono, ma in questo caso, nel mezzo di una pandemia, l'incertezza ha la meglio. Guardiamoci in faccia: potrebbe succedere ancora tutto e il suo contrario. Trarre conclusioni ora non avrebbe senso, anche se aiuterebbe a tollerare meglio la situazione, questo bisogna ammetterlo.  
Conosco tanti che se la stanno cavando egregiamente in questa incertezza e tanti altri che se la passano abbastanza male.
La settimana scorsa, in un giorno solo, due persone che mi sono molto vicine (da lontano) e che mi conoscono bene, mi hanno suggerito di "andare a parlare con qualcuno". Non ero in grandissima forma quel giorno evidentemente. 
Ecco, prima di tutto.
Se qualcuno vi consiglia di andare da uno psicologo, siate sempre riconoscenti. Ancora oggi, non credo sia una cosa che si dica a cuor leggero. Se ve lo consigliano si vede che tengono a voi e hanno ragionato bene sulla vostra situazione. Se ve lo consigliano in due lo stesso giorno poi, rifletteteci molto, molto, seriamente. Io l'ho fatto.
Per prima cosa mi sono chiesta: mi farebbe piacere parlare con qualcuno di quello che sta succedendo? Sì, decisamente, soprattutto in italiano. Mi farebbe sentire meglio aumentare le ore che passo davanti al computer? No, quello no. Mi sono accorta che anche durante le conversazioni più interessanti, dopo un po' stare davanti allo schermo, mi pesa, anche fisicamente. Non sono molto capace di stare ferma.  
Una piccola lista di cose che in questo momento mi solleverebbero il morale più che sedermi davanti a uno schermo:
- vedere degli amici (dal vivo!) 
- andare a una mostra
- andare al cinema
- fare un viaggio
- andare a cena fuori
- andare a un concerto
- andare a un festival
- andare al lavoro!
Queste sono solo alcune di quelle attività che da sempre mi rimettono al mondo, per così dire. E non posso farle. Ad alcune sto timidamente ricominciando almeno a pensare, altre non ho nemmeno la speranza di farle a breve o chissà per quanto tempo ancora, se mai.
Insomma, io mi sono interrogata su tutto questo e ho pensato che se hai vissuto tutta la tua vita in un certo modo e all'improvviso tutto crolla, come puoi rimanere indifferente? Soffrire in un momento come questo in cui poi mi sono trovata purtroppo anche di fronte ad alcuni lutti, mi pare del tutto normale. Ma soffrirne come?
Passare le giornate nella disperazione, non avere la forza di alzarsi dal letto sono un modo. Quel modo lì fortunatamente non mi appartiene. Anche nei giorni più complicati vivo momenti di felicità e gratitudine. Funziono, faccio cose, mi metto in moto, cerco, mi sento molto inquieta, ma viva. Certo, ogni giorno è un microcosmo in questo periodo. 
Come stai? Un momento prima disperazione, quello dopo mah, però in fondo ce la si fa e poi di nuovo a vedere tutto nero e poi di nuovo a ridere di tutto anche di te che vedi tutto nero.
Vivo in una società in cui deve sempre andare tutto bene. Qui negli Stati Uniti, l'ottimismo a tutti i costi è uno stile di vita vero e proprio. Rispondere con sincerità a una domanda ricorrente come how are you? (te lo chiedono mille volte al giorno, anche gli sconosciuti) può essere visto perfino come maleducazione. Si dice good, great in automatico così non si deve parlare, non si disturbano gli altri.
Una delle poche cose che mi danno grande sollievo in questo periodo, come sempre del resto, sono le passeggiate nella natura. E allora una persona l'altro giorno, siccome deve sempre per forza esserci un lato positivo, mi ha detto: "Guarda il lato positivo, non passeresti così tanto tempo nella natura se non fosse per il coronavirus". 
NO. 
Io rifiuto questo tipo di modo di pensare.
E' vero che bisogna guardare il lato positivo, quando c'è.
A volte semplicemente non c'è, facciamocene una ragione. Passavo del tempo nella natura anche prima. Mi godevo i miei bambini anche prima, grazie. 
[Tra l'altro quanto è offensivo dire a un genitore "così almeno ti godi i tuoi bambini?". Oramai è una frase fatta, io la trovo di pessimo gusto]
Non ringrazierò mai una pandemia, per la miseria. In questo caso anche in Italia, ho visto più o meno lo stesso atteggiamento, soprattutto all'inizio. Gli arcobaleni, gli andrà tutto bene, Milano non si ferma. E' un modo di farsi forza, lo capisco. Ma... poi no, non lo capisco.
Ogni giorno il gioco si fa più duro. Per chi come me all'estero vive due vite parallele, possiamo dire che si fa duro il doppio?
Con i miei amici italiani purtroppo o per fortuna si è perso quel senso di mal comune mezzo gaudio che c'è stato in questi mesi. Loro sono più o meno tornati alla loro vita di prima. I miei amici di qui, invece, si dividono in due gruppi: quelli che pensano che il peggio sia passato e sono tornati fuori da un pezzo e quelli che guardano i numeri dei contagi e stanno ancora molto attenti a quello che fanno. Io faccio parte del secondo gruppo, ma ci vuole tanta, tantissima autodisciplina.
Questa falsa ripresa psicologicamente è ancora più pesante. Hai sempre paura di fare la fine del famoso soldato giapponese nella giungla che non sapeva che la guerra era finita, ma vorresti anche evitare di beccarti stupidamente una bomba in testa perchè non hai saputo aspettare ancora un po'.
Si diceva che i rapporti personali sarebbero migliorati in tutta questa situazione, a me invece sembra che siamo sempre più lontani. Si è completamente persa la spontaneità. 
Per di più qui la pandemia è diventata molto presto una questione squisitamente politica più che sanitaria. Se vado in giro con la mascherina in Texas, significa soprattutto una cosa e non ha niente a che vedere con la salute: che credo che ci sia un virus, ergo probabilmente sono liberal. Qui capita relativamente spesso di trovare chi, senza mascherina, ti si piazza davanti con aria di sfida, giusto per fare capire da che parte sta.
Se il New York Times ieri ha fatto una prima pagina con i nomi delle vittime di sicuro uno dei motivi è proprio questo, c'è ancora chi non ci crede. E' vero, ci sono stati tantissimi morti, ma gli Stati Uniti sono un paese enorme. Finchè il presidente dice che è tutto sotto controllo e non conoscono nessuno che si sia ammalato o che sia morto, per molti il problema non esiste, è un'invenzione.
Io in tutto questo, sto qui e aspetto, vedo, cerco di capire. Non so quando potrò tornare in Italia, non so nemmeno se e come potrò tornare al mio lavoro. Non pretendete che stia "bene". Ci provo, quello sì. Sto cercando strumenti nuovi, sto cercando risorse dentro di me che al momento non sempre mi sembra di avere. Alcuni giorni la sfango, altri meno.
Penso che la cosa più importante adesso, come sempre del resto, sia guardarsi dentro, tenere se stessi e i propri cari sotto controllo e non lasciare che la situazione sfugga di mano.
Non bisogna fingere di avere  in tasca soluzioni che non esistono, semplicemente, nei m omenti bui, potrebbe essere sufficiente ascoltarsi con amore e pazienza.
Adesso più che mai, il talento vero sta nel sapere quando è il momento di chiedere aiuto e quando è il momento di tendere una mano.  

giovedì 21 maggio 2020

solitudini condivise via zoom

Ogni giorno, a una certa ora, sono a disposizione dei miei studenti su Zoom. Non faccio lezioni, è uno spazio libero. All'inizio pensavo che avremmo parlato di arte, dei compiti assegnati oppure che sarebbero venuti a farmi vedere i loro disegni. Presto mi sono accorta che più di tutto volevano vedermi. Più di una volta mi è capitato di proporre vari argomenti, giochi, attività, ma loro volevano soprattutto stare lì e guardarmi in faccia, come per rassicurarsi che ci fossi ancora.
La settimana scorsa c'erano un paio di bambine. Ho proposto di fare un gioco. A turno uno disegna e chi indovina per primo vince.
- Va bene, ma possiamo fare senza turni?
- Ok, come?
- Che tutti disegniamo quello che vogliamo.
Abbiamo passato un'ora a disegnare in silenzio ognuna per conto suo. Quando ho provato a chiudere, una di queste bambine mi ha chiesto se potevo non "spegnerla". Così io mi sono messa a lavorare alle mie cose con la finestrella accesa di lei che disegnava in silenzio.
Quando ha finito, mi ha chiamato, mi ha fatto vedere il disegno e ci siamo salutate.
Accidenti.
Se non è solitudine questa.

mercoledì 20 maggio 2020

il quinto compleanno di woody

Oggi è il compleanno di Woody. Si è svegliato di pessimo umore. Non sa ancora di tutti i regali e le sorprese che gli abbiamo preparato. Lui voleva solo una festa, poverino. Speravo di poter invitare almeno il suo amichetto preferito, ma mi sono accorta recentemente che io e la sua mamma abbiamo idee un po' diverse sulla gravità della situazione. Fino a un certo punto eravamo sulla stessa lunghezza d'onda. Poi quando hanno aperto tutto qui, loro hanno cominciato subito a andare nei ristoranti e vedere gente, noi no. Per me è ancora presto.
Stavano già riaprendo tutto anche se i contagi non diminuivano. Poi due giorni fa addirittura il picco di morti e il giorno dopo cosa fanno? All'improvviso riaprono tutto tutto, perfino le palestre, i negozi dei tatuatori e gli asili, anche i nidi.
Ragazzi, io ci provo eh, ma non capisco la logica, per me non ha senso. E finché non capisco, sto qui e aspetto con i miei due piccoli asmatici che passi il peggio.
Anche se siamo davvero stufi.
Sigh.

domenica 17 maggio 2020

cose da non chiedersi ora

Mi chiedevo sempre in questo periodo...chissà cosa sta facendo la psicologa della scuola. Immaginavo avrebbe fatto fuoco e fiamme in una situazione del genere, invece è sparita.
Poi oggi è finalmente riemersa con questa domanda:
"Proiettatevi 5 anni in avanti. Qual è la cosa più sorprendente che avete imparato durante la pandemia?"
Io vi dico la verità, non riesco a immaginare cosa succederà fra una settimana. Cinque anni, al momento, sono del tutto fuori dalla mia portata.

attenzione ai fagotti negli states

Solo io nella giornata mondiale contro l'omofobia potevo farmi guardare malissimo per aver proposto di cucinare un "fagotto".
Ebbene sì, è successo anche questo.
❤️🏳️‍🌈

giovedì 14 maggio 2020

i coronasogni

C'era Trump che faceva la sua conferenza stampa quotidiana per parlare del coronavirus, ma...attenzione.
- Sono qui per annunciarvi che abbiamo sconfitto il coronavirus. Potete uscire e riprendere tutte le vostre normali attività in sicurezza. Andate pure in vacanza. Viaggiate. L'economia ne ha bisogno. E se vedete in giro degli animali come questo - e indica una teca sigillata con dentro un serpente enorme, spaventoso, una sorta di un'anaconda-
non abbiate paura. Fate come me, vedete?
Si avvicina alla teca sigillata e tocca il serpente attraverso il vetro.
- Non c'è niente da avere paura, sono bravi animali, very fine animals. Voi andate avanti con la vostra vita come se niente fosse, non c'è niente di cui preoccuparsi. E' tutto sotto controllo.
E poi per fortuna mi sono svegliata.
Inconscio, potresti essere un po' più chiaro per favore?
Ecco i coronasogni sono una di quelle cose di cui probabilmente non sentirò troppo la mancanza.

venerdì 8 maggio 2020

conseguenze dell'isolamento sociale

E' da quasi due mesi che non vedo assolutamente nessuno tranne le tre persone (e il cane) con cui vivo. Per me, lo ammetto, è dura, anzi sempre più dura. La mente vaga. Mi sento in gabbia e non mi entusiasma nemmeno quello che vedo fuori dalla gabbia.
Qualche volta ho fantasticato su come sarebbe stato rivedere, non dico i miei migliori amici o la mia famiglia (al momento un sogno), ma magari anche solo le persone della mia quotidianità. Ho immaginato degli abbracci.
Abbraccerei anche la commessa al supermercato in questo momento (non fosse che non ci vado nemmeno più al supermercato).
E così. Ieri sono andata a scuola a ripulire la mia classe prima dell'estate. Il protocollo è piuttosto rigido. Sono ammesse giusto 4 o 5 persone alla volta su ogni piano. Arrivi lì, luci spente, tutto ancora come lo abbiamo lasciato a marzo. E' un'esperienza piuttosto alienante, impegnativa a livello emotivo. Una maestra ha scritto "Per aspera ad astra" sulla sua porta chiusa. Dopo un po' ho incrociato qualcuno. Mi sarei aspettata ovviamente non un abbraccio, ma almeno una chiacchiera, un che bello rivedersi, che hai fatto in questo tempo, che strano tutto. Invece niente. Come se ci fossimo lasciati il giorno prima, come se fosse tutto normale.
C'è stato un collega che mi ha visto da lontano e si è sbracciato per salutarmi. Stava per andare via. Quando ci siamo avvicinati, ho intuito il suo solito bel sorriso attraverso la maschera, è una persona sempre molto cordiale ma all'improvviso sembrava volesse scappare. Come se gli stesse per partire un treno. Che sarebbe un tipico comportamento texano a cui ormai non faccio più nemmeno caso, ma ora...ora è un po' diverso, ora. Ecco, lui vive da solo. Ci provo, ma non riesco davvero a immaginare due mesi di isolamento totale e non aver voglia di parlare cinque minuti con una persona, una persona qualunque.
Sono in una fase di grande pessimismo, ma continuo a essere convinta che non usciremo così tanto cambiati e migliorati da tutto questo. Forse semplicemente per un po' si ingigantiranno i tratti delle nostre personalità nel bene e nel male. Questo sì lo posso supporre.

per aspera ad astra

E' da quasi due mesi che non vedo assolutamente nessuno tranne le tre persone (e il cane) con cui vivo. Per me, lo ammetto, è dura, anzi sempre più dura. La mente vaga. Mi sento in gabbia e non mi entusiasma nemmeno quello che vedo fuori dalla gabbia.
Qualche volta ho fantasticato su come sarebbe stato rivedere, non dico i miei migliori amici o la mia famiglia (al momento un sogno), ma magari anche solo le persone della mia quotidianità. Ho immaginato degli abbracci.
Abbraccerei anche la commessa al supermercato in questo momento (non fosse che non ci vado nemmeno più al supermercato).
E così. Ieri sono andata a scuola a ripulire la mia classe prima dell'estate. Il protocollo è piuttosto rigido. Sono ammesse giusto 4 o 5 persone alla volta su ogni piano. Arrivi lì, luci spente, tutto ancora come lo abbiamo lasciato a marzo. E' un'esperienza piuttosto alienante, impegnativa a livello emotivo. Una maestra ha scritto "Per aspera ad astra" sulla sua porta chiusa. Dopo un po' ho incrociato qualcuno. Mi sarei aspettata ovviamente non un abbraccio, ma almeno una chiacchiera, un che bello rivedersi, che hai fatto in questo tempo, che strano tutto. Invece niente. Come se ci fossimo lasciati il giorno prima, come se fosse tutto normale.
C'è stato un collega che mi ha visto da lontano e si è sbracciato per salutarmi. Stava per andare via. Quando ci siamo avvicinati, ho intuito il suo solito bel sorriso attraverso la maschera, è una persona sempre molto cordiale ma all'improvviso sembrava volesse scappare. Come se gli stesse per partire un treno. Che sarebbe un tipico comportamento texano a cui ormai non faccio più nemmeno caso, ma ora...ora è un po' diverso, ora. Ecco, lui vive da solo. Ci provo, ma non riesco davvero a immaginare due mesi di isolamento totale e non aver voglia di parlare cinque minuti con una persona, una persona qualunque.
Sono in una fase di grande pessimismo, ma continuo a essere convinta che non usciremo così tanto cambiati e migliorati da tutto questo. Forse semplicemente per un po' si ingigantiranno i tratti delle nostre personalità nel bene e nel male. Questo sì lo posso supporre.

domenica 3 maggio 2020

pensieri alla vigilia della fase 2

Giovedi scorso, qui in Texas, è stata una giornata record per quanto riguarda i decessi associati al coronavirus. Nonostante ciò, il governatore Greg Abbott è andato avanti con il piano di riaprire più o meno tutto.
La maggior parte dei musei, ristoranti, cinema, hanno detto: no grazie, rimaniamo chiusi fino a quando non abbiamo chiaro come lavorare in sicurezza.
La maggior parte delle persone intorno a me, non hanno cambiato le proprie abitudini: continuano a starsene il più possibile a casa e ad usare ogni precauzione disponibile quando escono.
Nonostante ciò da venerdi primo maggio, il giorno della riapertura, i contagi stanno aumentando parecchio. Circa 1000 nuovi casi al giorno.
Conte (tanto quanto Abbott qui da noi) ha spiegato, tra le altre cose, quanti test saranno messi a disposizione? In che modo verranno tracciati i nuovi contagiati? All'interno di quali strutture potranno essere messi in quarantena per impedire nuovi focolai? Ha spiegato in modo preciso quali criteri scientifici, a parte il "buon senso" dei singoli, garantiranno il successo della fase 2? A me non sembra.
Insomma, mi preoccuperei di continuare a fare del mio meglio per limitare il contagio più che capire chi siano i "congiunti" e come intortare i vigili.

il texas che riapre

Giovedi scorso, qui in Texas, è stata una giornata record per quanto riguarda i decessi associati al coronavirus. Nonostante ciò, il governatore Greg Abbott è andato avanti con il piano di riaprire più o meno tutto.
La maggior parte dei musei, ristoranti, cinema, hanno detto: no grazie, rimaniamo chiusi fino a quando non abbiamo chiaro come lavorare in sicurezza.
La maggior parte delle persone intorno a me, non hanno cambiato le proprie abitudini: continuano a starsene il più possibile a casa e ad usare ogni precauzione disponibile quando escono.
Nonostante ciò da venerdi primo maggio, il giorno della riapertura, i contagi stanno aumentando parecchio. Circa 1000 nuovi casi al giorno.
Conte (tanto quanto Abbott qui da noi) ha spiegato, tra le altre cose, quanti test saranno messi a disposizione? In che modo verranno tracciati i nuovi contagiati? All'interno di quali strutture potranno essere messi in quarantena per impedire nuovi focolai? Ha spiegato in modo preciso quali criteri scientifici, a parte il "buon senso" dei singoli, garantiranno il successo della fase 2? A me non sembra.
Insomma, mi preoccuperei di continuare a fare del mio meglio per limitare il contagio più che capire chi siano i "congiunti" e come intortare i vigili.

sabato 2 maggio 2020

le feste di compleanno pandemiche

Le feste di compleanno "pandemiche" per i bambini texani di solito si svolgono così: si preparano dei cartelli, magari anche dei palloncini, si decorano le auto e si fa una sorta di piccola parata davanti alla casa del festeggiato. La gente spende anche 80 dollari per dei cartelli di buon compleanno da esporre davanti alle case. Lo so perché il compleanno di Woody si avvicina e sto cercando di inventarmi qualcosa.
Veniva da ridere i primi di marzo quando si preoccupava per la sua agognata festa di compleanno il 20 maggio, ora invece.
Dalle foto su FB queste feste pandemiche sembrano fantastiche. Una mia amica ha ordinato delle "palle di neve" (non sapevo nemmeno che esistesse questa cosa) e il festeggiato e i fratellini hanno fatto una battaglia di palle di neve mentre gli amichetti passavano a salutare dalle mecchine. Pazza gioia. O così sembrava dalle foto.
Ieri ho portato per la prima volta Joe e Woody a una di queste feste e...
Diciamo che l'aperitivo di ieri sera è stato eccezionalmente anticipato di almeno un'oretta.
Loro erano esaltati di uscire dopo due mesi a casa e andare alla festa del loro caro amico per di più. Io cercavo di spiegargli quello che avremmo fatto.
Guardate che non è una festa come le altre.
Ma è difficile immaginare una cosa che si è convinti di conoscere alla perfezione. Da che mondo e mondo una festa è una festa. Non più.
L'idea era spruzzare il festeggiato con le pistole ad acqua dalla macchina, ma lui appena ci ha visto, è corso verso di noi strillando "Adesso salto dentro e andiamo a giocare a casa vostra e rimango a dormire e facciamo il pigiama party!". L'ha dovuto frenare la sua mamma, piccolo.
Non ha neanche guardato il regalo, voleva solo stare con i suoi amici. Il tutto (carovana, auguri, spruzzi, regalo) è durato meno di dieci minuti e mi ha messo una tale tristezza che ho deciso di venire meno alla mia storica decisione di non partecipare mai alle feste di compleanno dei miei alunni. Questo pomeriggio armata di cartelli e palloncini, andrò a augurare buon compleanno a uno di loro. Speriamo che vada meglio. Joe e Woody che non hanno mai visto questo bambino, vogliono venire con me. A questo punto farebbero qualunque cosa per uscire.
Mi rendo conto che questo non sia il più grande problema al mondo, ma sono bambini. Aspettano queste feste tutto l'anno, è giusto che abbiano il loro momento anche ora in qualche modo, no?
Se qualcuno avesse consigli in proposito, qui abbiamo un paio di compleanni uno dietro l'altro nelle prossime due settimane e non so veramente che pesci pigliare.
Aiuto.