giovedì 31 maggio 2007

il medioevo fra noi

Ieri è stata la volta di Vigevano, ridente cittadina alle porte di Pavia. Sono stata lì per rivedere la mia amica Bocculus. Ho passato una splendida serata chiaccherando e passeggiando nelle stradine del centro e ho deciso che, se tornassi a vivere in Italia vorrei vivere a Vigevano. In realtà, è una cosa che ho pensato ogni volta che mi è capitato di andarci.
Si trova a 45 minuti da Milano, ma sembra di essere su un altro pianeta. Le risaie, il naviglio, la piazza, luoghi meravigliosi e costo della vita notevolmente ridotto: praticamente perfetta. Zanzare a parte. Ma tanto ora che mi sono (quasi) abituata ai serpenti a sonagli, che sarà mai?
E' che mi rendo conto che otto mesi più o meno nella natura, non mi sono bastati per rimpiangere la città. Stamattina, nel traffico delle 8, mi sono ritrovata a fare le stesse fantasie di qualche mese fa. Fantasie di altri luoghi, di altri modi di vivere.
E poi cosa abbiamo fatto di male per meritare queste polo con il bavero alzato e la scritta baci e abbracci sulle spalle?
Sono uscita da un sottopassaggio e mi sono trovata fra due treni appena arrivati, con un fiume di gente che mi veniva incontro e ho avuto un momento di ansia. Non lo credevo possibile, ma forse non ci sono davvero più abituata a tutta questa gente, al contatto fisico. Non voglio essere toccata, non voglio sentire l'odore di duecento persone contemporaneamente, è disgustoso. E' troppo per chiunque credo, ma cosa ci si può fare? Così è.
Avessi almeno i piedi lunghi per tenermi in equilibrio decentemente durante le frenate. Uffa.
La cosa più interessante del viaggio alla fine è stata cercare di uscire da quel treno. Le porte erano guaste: si aprivano e chiudevano a intermittenza. Un momento epico.
Pendolari in giacca e cravatta come cavalieri in una giostra medievale, studiavano il ritmo delle aperture prima del grande salto.
E alla fine ce l'ho fatta anch'io, ma non ho vinto nulla.

mercoledì 30 maggio 2007

non sarà il cielo del texas, però...

Questa foto l'ho fatta ieri sera tra corso di porta Ticinese e via De Amicis, a Milano. Giornata grigia e fredda, poi verso le nove, esco da un posto e trovo questa luce. Di fronte all'evidenza, la lamentela sul freddo, mostra un po' di cedimento e mi viene da sorridere.

- Però, quasi quasi Milano sembra bella stasera.

- Milano è bella stasera.

Ci sono delle persone che mi rendono felice solo guardando quanto sono belle, in tutti i sensi, ascoltando le loro voci. Pagherei per poterle portare via con me.

Questa canzone è per voi.
[Ragazze dovete cliccarci sopra per ascoltarla, un bacio!]


Here comes the sun
And I say it's all right
Little darlin' it's been a long cold lonely winter
Little darlin' it feels like years since it's been here

+ polemica

Questa cosa del clima (ved. post precedente)
- troppo caldo, troppo freddo, troppo tutto sempre -
è l'esempio più lampante, però sì, quello che mi ha colpito di più tornando in Italia, sono le lamentele. Lamentele di tutti su tutto.

Addirittura a un funerale, un parente stretto del deceduto:

- Cavolo! Peccato per questa pioggia!

Ma perchè? Io non capisco, cosa cambia? E' morto.
Il fatto è che poi, in effetti, di cose per cui lamentarsi ce ne sono in Italia, è inutile fare gli ipocriti. Però, è proprio l'atteggiamento che non porta da nessuna parte. Delle volte, sembra che ci si lamenti così, tanto per dire qualcosa, come per il tempo. Eppure non è divertente. Cioè.
A volte sì, ma quando è troppo si crea un'atmosfera asfissiante.

- Mi è venuto un po' di mal di testa

- Non me ne parlare, ho avuto un trauma cranico.

Capisco, però...
E' che non capisco del tutto, se devo essere sincera. Questo è quasi catastrofismo. O no?
E poi il bello è che chi non si lamenta, non viene considerato. Sembra che non abbia nessun problema e che quindi non sia adatto a capire quelli altrui e invece, magari vuole solo risparmiare le sue grane agli altri, cosa c'è di più generoso?

Mi lamento ergo esisto.

La situazione è seria, i problemi sono abbastanza gravi, soprattutto a livello politico ed economico, ma questo atteggiamento non aiuta nessuno. Diventa tutto terribilmente pesante in questo modo. E' come se in fondo, non ci fosse nessuna speranza di cambiare le cose. E' come se in fondo, la gente fosse fermamente convinta che sarà sempre così o peggio.
C'è una sorta di qualunquismo fastidioso in giro, una specie di senso tragico di destino ineluttabile. Un atteggiamento auto - punitivo tipico del nostro paese, chissà poi perchè.

Ecco, ora che mi sono lamentata per bene perchè gli altri si lamentano, ho compiuto il mio capolavoro e posso andare a dormire tranquilla. Buonanotte.

lunedì 28 maggio 2007

breve nota polemica

Dopo aver sentito per giorni e mesi gente lamentarsi del caldo in Italia, voglio vedere se qualcuno si rallegrerà di questa pioggia e di questo freddo improvvisi.

"ma allora? ti stai divertendo?"

Da quando sono tornata in Italia, quella che doveva essere una semplice vacanza si è trasformata in una delle esperienze più difficili della mia vita. Salutare Charlie, il mio cane da 18 anni, non è stato assolutamente il peggio. Anzi, sembrerà strano, ma mi sento tutto sommato contenta pensando a lui, alla sua vita, alla sua morte, al fatto che non è mai stato solo.
I problemi veri sono stati altri. Le persone sono il problema come sempre.
Il non sapere buona parte delle cose negative che sono successe in tutti questi mesi perchè ero lontana. Eh, già, perchè cosa pensavano? Che non sarei mai più tornata?
In realtà, non ce l'ho con nessuno. Sono la prima fra tutte le persone che conosco a trasferirsi così lontano e così a lungo, quindi è nell'ordine delle cose che si facciano degli errori da entrambe le parti, è una situazione nuova. Nonostante tutto poi, questa volta sono quasi orgogliosa di me, dello sforzo che sto facendo per aiutare gli altri, invece di farmi prendere dallo sconforto.
Questi giorni sono stati duri, ma ho imparato una cosa: il valore dell'esserci.
Prima di trasferirmi dall'altra parte del mondo, difficilmente me ne rendevo conto. In fondo, di solito non si può fare molto per aiutare gli altri, ma ora so che la presenza in sè conta, eccome. Una parola, un'abbraccio. Sono tutte cose importanti nel loro piccolo, quindi va bene così.
Anzi. Sapete che c'è di nuovo?
Che per me, tutto considerato, quasi è meglio che queste cose siano successe proprio in questi giorni, sono contenta di essere qui, fra le persone che amo.
Solo per esserci, anche se per ora, no, non mi sto divertendo.

venerdì 25 maggio 2007

charlie

La prima volta che ti ho visto io avevo solo dieci anni e tu appena un mese e mezzo. E' stato il giorno in cui ho imparato che si può piangere anche di gioia e non solo di tristezza. Avevo chiesto un cane per anni e finalmente eri arrivato, il mio cane.
Eri un cucciolo paffuto e un po' spaurito. Eri molto diverso da come ti avevo immaginato, ma ti ho voluto subito bene, come tutti del resto. Eppure avevi un caratteraccio, eppure creavi un sacco di problemi, eri irrequieto. Ma ti facevi amare perchè ci amavi anche tu a modo tuo ed eri vispo e soprattutto sorprendente. Trovavi sempre un modo speciale per comunicare con noi. Se avevi fame poi, arrivavi con la ciotola in bocca e non te ne andavi finchè non ottenevi almeno un boccone. Quanto ti abbiamo viziato, quanti errori abbiamo fatto, solo ora lo capisco, ma tu devi perdonarci perchè nessuno di noi aveva mai vissuto con un cane prima.
Ci adoravi, ma decidevi tu quando darci retta, un po' di coccole magari, e questo era fantastico. Non sei mai stato come gli altri si aspettavano che tu dovessi essere.
Sei sempre stato libero.
Nessun guinzaglio, nessuna catena, nessun cancello potevano fermarti, perchè tu trovavi sempre il modo per fare ciò che volevi.
Quando sei scappato il giorno prima di tornare a casa dalle vacanze, è stato davvero tremendo. Abbiamo tappezzato il paese di tue foto, ma la strada di casa l'hai trovata da solo e ancora una volta ci hai sorpreso. Dopo aver vagato per due settimane fra gli ulivi, hai percorso una decina di chilometri e hai trovato la casa di una zia dove eri stato una sola volta.
Un naso eccezionale e poi, credo, anche tanta voglia di tornare a casa.
Quante avventure con te. E poi mi hai salvato la vita. Come dimenticarlo?
Quando rischiavo di essere attaccata da un pastore tedesco inferocito, ti sei intromesso, tu così piccolo rispetto a lui, e hai corso e corso finchè qualcuno non è riuscito a fermarlo.
Hai rischiato la tua vita per me e ora sono io che devo fare qualcosa per te.
Devo accompagnarti per l'ultima volta e devo essere serena e forte mentre ti addormenterai.
Hai vissuto molto più a lungo e meglio della maggior parte dei cani, ma ora è arrivato davvero il momento di salutarci, perchè oramai il tempo è passato e al tuo male purtroppo non c'è rimedio.

Il pezzo di strada che abbiamo fatto insieme è stato lunghissimo e importante e pieno d'amore. E' questo ciò che domani, quando ti accompagnerò sulla soglia del tuo ultimo viaggio non dovrò dimenticare.
Anzi, non lo dimenticherò mai.

giovedì 24 maggio 2007

con lo spirito pieno di mondi, o di sassolini


E non già, badiamo, ch’io opponessi volontà a prendere la via per cui mio padre m'incamminava. Tutte le prendevo. Ma camminarci, non ci camminavo. Mi fermavo a ogni passo; mi mettevo prima alla lontana, poi sempre piú da vicino a girare attorno a ogni sassolino che incontravo, e mi maravigliavo assai che gli altri potessero passarmi avanti senza fare alcun caso di quel sassolino che per me intanto aveva assunto le proporzioni d'una montagna insormontabile, anzi d'un mondo in cui avrei potuto senz'altro domiciliarmi. Ero rimasto cosí, fermo ai primi passi di tante vie, con lo spirito pieno di mondi, o di sassolini, che fa lo stesso. Ma non mi pareva affatto che quelli che m'erano passati avanti e avevano percorso tutta la via, ne sapessero in sostanza piú di me. M'erano passati avanti, non si mette in dubbio, e tutti braveggiando come tanti cavallini; ma poi, in fondo alla via, avevano trovato un carro: il loro carro; vi erano stati attaccati con molta pazienza, e ora se lo tiravano dietro.
Non tiravo nessun carro, io; e non avevo perciò né briglie né paraocchi; vedevo certamente piú li loro; ma andare, non sapevo dove andare.

L.Pirandello

mercoledì 23 maggio 2007

un piccolo sollievo

Ho appena scoperto che quello che mi capita in questi giorni ha un nome.
Cioè.
Non sono l'unica deficiente ad attraversare il mondo per tornare a casa e stare ... così.
E' una roba conosciuta.
Insomma c'è un perchè. Almeno.
E' il reverse culture shock che mi frega l'allegria.
Maledetto.

martedì 22 maggio 2007

prime impressioni

Mi segno le prime impressioni perchè già lo so che fra poco tutto tornerà più o meno alla normalità. Alla realtà a cui sono abituata si sovrapporrà questa nuova e completamente diversa e poi viceversa ancora.
Il viaggio è stato piacevole. Il pilota della Swiss Air ha affermato Arriveremo a Milano fra 20 minuti, ovvero: siamo in pefetto orario. Che fenomeno. Accanto a me era seduta una signora svizzera che mi ha detto "Ah, sei di Milano! Che bella città e poi adoro quel piccolo aeroporto...come si chiama...Malpensa". Ovviamente vive da vent'anni in Florida, deve aver perso il senso delle proporzioni anche lei. Le ho consigliato di visitare quello di Linate, la farebbe impazzire. Il tragitto dall'aeroporto a casa, è stato molto più spaventoso della trasvolata atlantica devo dire. Le strade sono piccolissime e gli automobilisti guidano sulle linee, dopo tutti questi mesi non ci pensavo più. In Texas non si fa. Mai. E' che le strade sono grandi e ognuno sta dalla sua parte, si mette la freccia e si supera, non si sta in mezzo. Porca miseria. E poi anche le case erano piccole e il cielo era piccolo. Ora capisco quando mr. Johnson trasferitosi a Milano, mi diceva Mi manca il cielo. E' che a Dallas guardi il cielo sempre più o meno a 180 gradi. Al tramondo vedi tutti i colori, dal blu al rosso, qui lo guardi fra i palazzi il cielo. E poi il caldo. Ma che caldo fa? Meno che là, ma sempre più di quello che ricordavo qui a maggio. E poi è un caldo più secco, più piacevole e la sera fa fresco, a questo anche avevo smesso di pensare. In Texas l'ora più calda della giornata sono le 5 del pomeriggio, quindi alla mattina presto magari ci sono 21-22 gradi e poi la temperatura alla fine della giornata supera i 30 già in questi giorni. La gente poi lì di solito non va in giro mezza nuda, nemmeno se fa molto caldo e poca abbronzatura perchè dal sole ci si deve proteggere. Letteralmente, picchia.
La mia casetta è sempre bella, soprattutto il giardino, pieno di fiori colorati e avvolto dal profumo dolciastro del gelsomino. Nessuno si preoccupa se l'erba è un po' più alta del dovuto e soprattutto è stranissimo camminarci dentro con le scarpe aperte senza paura dei serpenti o delle formiche del fuoco. E poi le porte lasciate aperte perchè non ci sono i gechi qui, nè altre simpatiche creature che invece ci fanno compagnia dall'altra parte dell'oceano.
Per ora non ho ancora visto tutti, ieri ero un po' stravolta. I vicini a chiedermi tutti le stesse cose e io che ero stanca senza sapere di esserlo. La chiamano stanchezza da fuso orario. Comunque, sono qui, mi sono già ripresa credo. A parte questo computer piccolissimo e lento e questi accenti che mi fanno scrivere un po' piu' piano. Però che soddisfazione

òòòòòòèèèéééìììììùùùùùàààààùùùòàòààèìììììììèèèèèèàààààòòòòòìììùùùùùùùùàààòèèààùìììììììììììì

Insomma, in generale sono colpita dalle dimensioni perchè come tutti sanno Everything is bigger in Texas, ma dopo un po' che ci vivi lo dai quasi per scontato.
Anche dalle dimensioni delle tragedie successe in mia assenza, ma quella è un'altra storia.

domenica 20 maggio 2007

cada calle es tu país

No cuento más que fronteras
hacia cualquier dirección.
Mi estrella fue de tercera,
no mi sol.

Mi cuerpo choca con leyes
para cambiar de lugar.
Mi sueño, rey entre reyes,
echa a andar.

Cuento larga lista de todavías,
Marginado de un mundo que hago y no vivo.
Cada confín es un agravio a mi sudor,
mi verso, mi sangre.

Fronteras de tierra,
fronteras de mares,
fronteras de arena,
fronteras de aire.
Fronteras de sexo,
fronteras raciales,
fronteras de sueños
y de realidades.

Fronteras notorias,
fronteras quemantes,
fronteras famosas,
fronteras de hambre.
Fronteras de oprobio,
fronteras legales,
fronteras de odio,
fronteras infames.

Mi país es pobre, mi piel mejunje,
mi gobierno proscrito, mis huestes utópicas.
Soy candidato al inventario de la omisión,
por no ser globable.

Fronteras que rigen
Los sumos lugares,
fronteras tangibles
y siempre intocables.
Lo mismo perpetuas
que provisionales,
me envuelven fronteras
por todas mis partes.

Silvio Rodriguez - cantante cubano

venerdì 18 maggio 2007

azzurro

La verita' e' che riesco solo a pensare alla partenza, all'Italia, a quello che voglio assolutamente fare li', a quello che non avrei mai pensato mi sarebbe mancato e a quello di cui pensavo non poter fare a meno e invece, no, va benissimo anche senza.
Ho una voglia tremenda, oltre naturalmente di rivedere tutti e di fare interminabili chiaccherate notturne, di andare a passeggiare in certi posti, magari a Brera , al mare che da qui e' cosi' lontano...

Mi viene in mente che per me il vero inno nazionale e' Azzurro di Paolo Conte, ma resa famosa da Adriano Celentano. E' Azzurro la canzone che ricordo di aver cantato di piu' durante le gite, nei momenti felici dell'infanzia. E' questa la canzone che credo davvero tutti gli italiani sappiano piu' o meno a memoria. Ora che rifletto sulle parole poi trovo che


"e allora
io quasi quasi prendo il treno
e vengo, vengo da te,
ma il treno dei desideri,

nei miei pensieri all'incontrario va"




sia semplicemente geniale, sia come idea che come suono (fa sembrare melodiosa perfino la parola incontrario!). Ma come gli e' venuta in mente un'immagine cosi' semplice ma allo stesso tempo cosi' contorta?
Ascoltatela qui, se vi va.
La mia versione preferita e' un'altra, quella di un "The Best" di qualche anno fa, ma su you tube ho trovato questa, che comunque merita.
(Divagazione: il mio motto liberta' e perline colorate e' tratto da un'altra canzone di Conte)

E per voi qual e' l'inno nazionale? La canzone che vi fa pensare all'idea che avete voi dell'Italia?

giovedì 17 maggio 2007

io ho una sala d'attesa nel cervello

Sono sicura che la pausa italiana fara' bene al mio inglese. Io mi conosco, accumulo informazioni su informazioni e ho sempre quest'aria svampita. Poi magicamente tutte queste notizie riappaiono. Mi succede sempre. Ad esempio, quando vado in un grande museo: guardo tutto in silenzio, poi non ci penso piu' e dopo un paio di settimane mi ritorna tutto in mente. Insomma, il problema e' l'inconscio. Comanda lui. All'improvviso mi salta in testa una frase di due mesi fa o un profumo di quando avevo quattro anni. Ed e' come se fosse appena successo, mentre al momento magari non ci avevo nemmeno fatto caso.
In questo periodo c'e' qualcuno che ho deciso razionalmente: deve piacermi. Normalmente non sarei affatto una persona calcolatrice, ma in questo caso specifico ho fatto un po' di riflessioni pseudo - seriose e per una serie di motivi che concernono quella che viene definita da alcuni esperti come intelligenza sociale (ricordate la costruzione di una vita sociale? beh, ci sto ancora lavorando), dovrei uscirci e andarci molto d'accordo. Questa persona dovrebbe essere mia amica perche' ha qualcosa di davvero speciale per me ora (niente di materiale comunque). Bene, ho appuntamento con lei alle dieci e sogno che non ho sentito la sveglia e mi sono svegliata alle undici e non so come giustificarmi, ma sono felice, fe - li- ce.
Ma perche' deve comandare lui, l'inconscio dico?
Devo andare dal medico e lo rimando, lo rimando finche' non trovo piu' scuse e prendo appuntamento. La prima volta vengo affetta all'ultimo istante da un malessere psicosomatico, ma oggettivamente e' meglio che non guidi, ci sta. La seconda volta, io davvero volevo andarci e invece mi rendo conto la sera prima che ho sbagliato riga sull'elenco del telefono e ho preso un appuntamento con un dottore dall'altra parte dello stato.
Oddio un'altra volta!
Sono proprio stufa di essere cosi'. Ho fatto uno di quegli stupidi test di psicologia ed e' venuto fuori che la mia personalita' corrisponde a quella dell'artista benevolente. Ma - di grazia - che cos'e' un artista benevolente? Semplicemente non e' un artista e non e' nemmeno cosi' generoso, ditelo no, invece di girarci intorno.
Troppo artista per fare una vita regolare, troppo regolare per fare l'artista.
Sono sempre nel mio mondo perche' e' quello dove sto meglio, non mi ci sono mai annoiata, fin da bambina. E chi mi vuole stare vicino sta sempre sulle spine e s'ingelosisce anche perche' non ci riesce mai fino in fondo dato che salto di qua e di la' in continuazione.
Oggi adoro questo libro e penso solo a quello che ho letto per tutto il giorno, poi lo lascio li'. Domani adoro quella persona e vorrei solo parlare con lei, ascoltarla, poi dopo un po' mi stufo. Eh si', perche' mi stanco, a volte in fretta a volte meno, ma mi stanco di quasi tutto. L'unica cosa buona e' che nel caos generale ci sono dei punti fermi e cosi' non ho mai perso questo mio equilibrio, cioe' questo mio continuo bilico precario.

Ma com'e' possibile che alla mia eta' non abbia ancora capito cosa sono io per me e per gli altri?

mercoledì 16 maggio 2007

tre matrimoni in due continenti, anzi quasi tre





- Se una persona mi invita al suo matrimonio la prima volta che usciamo insieme significa che le sto proprio simpatica, no?

- No, solo che non ha amici.



Nella foto: effetti speciali del 1977, non l'ho scattata io, sono troppo giovane.







Siccome non si sa mai nella vita, succede che sono stata invitata quest'estate a tre matrimoni in due continenti, anzi quasi tre.

Il primo sara' probabilmente il piu' piacevole per me. Si sposa mia cugina, in Salento. Quindi, non so bene i dettagli, ma se tutto va come sempre, e' prevista una bella chiesa addobbata, una grande mangiata di pesce in un ristorante davanti al mare e un complesso che suona le canzoni dei Pooh fino a notte fonda.

Il secondo sara' tutto una continua sorpresa, credo, ed e' quello dei miei amici americani Eric e Monica di cui avevo parlato qui.

Il terzo e' quello di una compagna di studi messicana - americana che si sposa con un iraniano. Per di piu' dato che lei, Mary Lu, e' cattolica e lui e' mussulmano sono stata invitata addirittura a due differenti matrimoni in due giorni differenti e ovviamente in due luoghi differenti. Io, come al solito, ho voluto sapere tutto. Dunque, nessuno dei due si convertira', ma i figli avranno un'educazione cattolica (no way!). Lui ha vissuto negli Stati Uniti quasi tutta la vita e ha una visione molto aperta a livello religioso, anche piu' di lei, da quello che mi sembra di aver intuito. Poi e' scattata la domanda piu' importante: del matrimonio cattolico so tutto, ma come sara' quello islamico?

- Veramente non lo so. Lui ha dovuto fare un corso preparatorio in chiesa per 7 mesi, io un colloquio di 20 minuti, non mi hanno ancora spiegato come sara'.

E poi ha subito attaccato su come sara' il vestito, i fiori, la casa e tutto il resto. Sembra che per lei conti soprattutto il matrimonio in chiesa che descrive come il suo sogno di bambina che rischiava di rimanere tale visto che la fanciulla ha 33 nni e in casa pensavano tutti che non ce l'avrebbe piu' fatta (un po' di maschilismo?).

Ecco, oggi leggevo il Time, quello della settimana scorsa con la Time 100 list delle persone piu' influenti della terra (dove figura, mi pare, una sola italiana, Sonia Gandhi "The italian who became India's kingmaker") e mi sono imbattuta in questo articolo intitolato Postcard: Theheran.
Insomma, si evince tra le altre cose che siccome secondo la legge islamica iraniana gli uomini e le donne non sposati non possono ballare insieme, i banchetti spesso sono distinti: uno per sole donne con la sposa e uno per soli uomini con lo sposo.
Sicuramente il matrimonio persiano di Mary Lu non sara' cosi' ortodosso, pero' qualcuno non la dovrebbe informare?

Ovviamente non io.

Ad ogni modo mi aspetta un'estate piena d'amore!

martedì 15 maggio 2007

acido acida

- Ah! Cosi' sei italiana! Che bello! L'Italia, il Colosseo, la Torre di Pisa, Venezia... bla bla bla...

- He gia'...

- Sai che la mia bisnonna era italiana?

- Bello...

- Voglio fare un lungo viaggio in Italia, mi daresti lezioni private a casa mia dopo il lavoro?

- Certo!

- Qual e' il prezzo?

- 50 dollari all'ora.

- Quindi se porto 5 persone sono 10 a testa?

- Certo. Se ne porti 50, facciamo 1 dollaro a testa, oppure magari puoi affittare quel simpatico campo da football qui davanti e invitare mezza citta' a 1 centesimo, pensa che affare...

lunedì 14 maggio 2007

la crescita zero

Credo di essere una persona piuttosto tollerante. Cerco sempre di non metterla troppo sul personale con gli stranieri, perche' di solito si tratta solo di sensibilita' diverse, di non condivisione di determinati codici sociali non di cattiveria.
Ma in fondo e' facile essere tolleranti a parole. Ieri mi e' toccato fare un po' di pratica.
I vicini di casa sono sempre una scocciatura per me, lo ammetto, sono fatta male. Anche quando sono simpatici. E' che non riesco a farmi andare giu' questa cosa che possono sempre arrivare senza telefonare prima. Ad ogni modo, qui abbiamo dei fenomeni come vicini di casa.
C'e' la famiglia del mistero sul nostro stesso pianerottolo: sono orientali, li si nota solo perche' hanno un chihuahua rabbioso.
Al piano di sotto invece c'e' "il mormone". Il fatto che i primi tempi avessimo visto un bambino e piu' di una donna entrare e uscire dall'appartamento aveva alimentato le nostre fantasie perverse. Credo che oramai avessimo messo in piedi una vera e propria sceneggiatura: un mormone bigamo dello Utah (lo stato fondato dai mormoni) trasferitosi in Texas. Alla fine credo siano solo una famiglia molto strana con un bambino che ogni volta che vede il mio cane cerca di sollevarlo per la coda, un padre che non si sa cosa fa, e' sempre a casa, ma ha la macchina sempre piena di scatole e una madre che ha un ritratto del figlioletto tatuato su un'intera spalla.
Per finire c'e' una famiglia di messicani. Non abbiamo ancora capito quanti siano. Sono arrivati proprio quando una cittadina qui vicino ha cominciato a fare i controlli di immigrazione basandosi sui contratti d'affitto.

[E' stata una presa di posizione razzista e senza senso da quello che ho capito. Noi stiamo partecipando addirittura a un'iniziativa di boicottaggio economico di quel posto, ma qui le singole citta' hanno un sacco di potere]
[Nella foto: uno scorcio messicano di Dallas]

Hanno un numero imprecisato di bambini urlanti e feste di compleanno ogni settimana. E c'e' questa donna anziana che non parla inglese per niente, nemmeno una parola. Siccome mi spiace vederla sempre sola, quando passo le dico due parole di cortesia, tipo buongiorno come va oggi?
Invece, ieri la conversazione e' stata questa:

- Lei non ha figli?
- No [n.d.r. non so come avrei potuto nascondere un bambino per sei mesi...]
- Ah, ho capito, si sta curando...

Ho fatto un bel respiro, ho salutato e me ne sono andata. Ma come si permette? Ma non lo sa che nel mio paese c'e' la crescita zero e i figli li facciamo quando non abbiamo piu' nulla di piu' importante da fare (tipo studiare, lavorare, farci dare un mutuo...)!
Ma li facciamo poi? Quello e' un altro discorso.
Comunque, di sicuro non erano affari suoi, pero'...
Ok, questa sconosciuta e' entrata nella mia sfera piu' privata senza sapere nulla di me, pero' sto pensando che davvero forse non voleva offendermi. Forse e' solo che per la sua cultura cattolica una coppia della mia eta' senza figli e' inconcepibile, io non lo so. Ma l'Italia non sarebbe un paese cattolico, mooolto cattolico? Abbiamo anche il Family Day!
Tra l'altro ha detto: "asi' que se esta' cuidando". Il verbo cuidar potrebbe prestarsi a differenti interpretazioni, magari ho interpretato male? Magari.
Sto, come sempre, cercando di capire.

domenica 13 maggio 2007

e noi che ci affanniamo

Ieri sera ho visto la pubblicita' del metal detector, che in questo caso sarebbe una sorta di bastone che, come dice la parola stessa scova gli oggetti di metallo. Li' per li' sono rimasta un po' perplessa. Lo presentavano come un nuovo hobby: andare in giro a cercare tesori nel proprio giardino di casa.
Poi ho fatto un giro in internet ed e' davvero una cosa risaputa, almeno da queste parti.
Basta cliccare qui.
Gente che dice di aver trovato di tutto e da' consigli sul miglior metal detector da acquistare.
E' davvero assurdo anche perche' poi questo strumento non e' proprio a buon mercato, ma forse la cosa che mi piace degli americani e' proprio questa: che sono dei matti sognatori.
In genere, non si buttano giu' davanti a nessuna difficolta', pensano sempre al futuro e prendono tutto molto sul serio, anche le cose piu' improbabili come questa.
Davvero sembra che nulla sia impossibile, si puo' sempre ricominciare, rialzarsi dopo mille disavventure e magari trovare un tesoro nel giardino di casa.

venerdì 11 maggio 2007

Mi vedo in mezzo a una folla, ma non riesco a riconoscermi


- Mi vedo in mezzo a una folla, ma non riesco a riconoscermi

Non so perche' oggi mi e' venuta in mente questa frase che mi ha detto tempo fa un mio amico per spiegarmi come si sentiva.
Tra l'altro, me l'ha detta cosi', come se non ci fosse nulla di strano.
Per me, invece, non e' mica una cosa da niente.
Adesso che ci penso poi forse c'e' un motivo per cui la ricordo ancora e proprio adesso.
Ieri sera stavo guardando un film, The Prestige, anche un bel film devo dire, ed e' risuccesso. Cosa?
Cosa.
Una sensazione che avevo gli ultimi giorni in Italia prima di venire qui. E' difficile da spiegare. Magari ero li' a casa mia tranquillissima e poi all'improvviso, avevo come una tremenda vertigine, se cosi' si puo' dire. L'idea destabilizzante che da un momento all'altro tutta quella mia tranquillita', il mio divano, la mia bicicletta, tutto sarebbe scomparso fatalmente. Cosi' in effetti e' stato, giustamente.
Chiarisco che ero davvero molto felice di partire, pero' anche triste, pero' anche sottosopra. E ogni tanto si presentava quest'ansia.

A un certo punto qualcuno ha capito che per fare ritornare tutto tranquillo bastava un chupito di bayleys, ma quella e' un'altra storia.

Insomma, fra una decina di giorni torno in Italia e sono gia' agitata. E' proprio vero che gli aerei piu' li prendi e piu' ti innervosiscono. Non sono mai mancata cosi' a lungo. Ecco, si'.
Forse il fatto e' che in tutto questo tempo la situazione si e' capovolta.
Forse quella strana sensazione torna perche' ora e' qui la mia casa e mi fa impressione lasciarla per un po'. Non so.

Ricordo che alla mia festa di addio, verso la fine, i miei amici facevano un gioco. Uno comincia una storia o una canzone e ognuno a turno deve mandarla avanti. Chissa' se lo hanno piu' rifatto quel gioco.

Ricordo che qualche tempo fa qualcuno lascio' un commento in questo blog che mi ha lasciato di sasso. Diceva piu' o meno Dell'America ho capito che appena cominci a stare bene e a non sentire la mancanza dell'Europa, e' il momento di scappare.
Ma perche'? Che senso ha? Commentatore dove sei, spiegami!

Vi dico solo un'ultima cosa. Qui c'e' una persona vera che all'inizio non sapeva che ci foste, ma che ora davvero vi legge con interesse, quindi commentate con cautela, non mi lasciate con questi dubbi atroci.

mercoledì 9 maggio 2007

bob e il treno

Al dog park ho conosciuto una persona a cui sento di voler un gran bene. Non mi capita spesso di provare vero affetto per qualcuno che non conosco moltissimo, qualcuno che apparentemente e' cosi' lontano da me. Si chiama Bob, ha circa settant'anni ed e' il padrone di Stella (ma lui pronuncia 'Stela', con la 'e' apertissima, purtroppo su questa tastiera non ci sono gli accenti).
Stella e' una levrierina italiana vecchia piu' o meno come il suo padrone. E' un cane simpatico, ma decisamente asociale, odia gli altri cani o forse le fanno solo un po' schifo, e si vede che viene al parco solo per fare felice Bob.
Bob e' il tipo che ne sa sempre una piu' del diavolo, una vecchia volpe. Quando fai un po' amicizia con lui ti racconta tutto su tutti quelli che passano di li', ma non perche' sia ficcanaso, e' che vuole metterti al corrente. Lui adora sapere da dove vengono le persone e cosa hanno fatto prima di arrivare a cio' che sono oggi. Credo non abbia viaggiato molto, il suo piu' grande sogno e' proprio questo, lo dice spesso, quindi e' un po' come se viaggiasse ascoltando gli altri. E poi nessuno lo supera nel raccontare storie. Ha una storia su qualunque argomento. Qualche giorno fa mi ha raccontato di quando dopo cinquant'anni ha rivisto per caso la sua fidanzata del liceo. Dice che l'ha riconosciuta subito, ma nella sua mente non era piu' lei, ma la madre di lei perche' ora si assomigliavano come due gocce d'acqua. O meglio nel ricordo di lui. Ed e' qui che e' cominciato tutto un discorso su cosa e' la realta' veramente e cos'e' che noi percepiamo e crediamo di sapere della realta'. A un certo punto sono arrivata ad accennargli di un certo scrittore italiano chiamato Pirandello. Non ci potevo credere. A Dallas incontro un vecchio texano con cui discorrere del concetto di verita'. Tra l'altro, tra un po' e' il suo compleanno e credo proprio sia arrivato per lui il momento di conoscere Vitangelo Moscarda from Sicily, che non c'e' solo la mafia. Sono tornata a casa davvero contenta, quasi come quella volta che mi ha fatto tutta una tirata contro la guerra in Iraq (ammetto di aver tirato un sospiro di sollievo quella volta, non si puo' mai sapere con questi vecchi texani).
Poi l'altro giorno, mi ha detto che ha scritto una poesia e ha anche vinto un concorso letterario. Mi ha spiegato che ha tratto ispirazione da un'immagine che ha visto: si tratta di un treno che attraversa l'Australia correndo veloce senza incontrare nessun ostacolo che ne rallenti la corsa. Era orgoglioso giustamente, anche perche' grazie a quel treno e a quella poesia aveva ripensato alla sua vita.
Poi ha ricominciato come sempre

- I'll tell you a story about mosquitos down there in Pasadena...

Questa e' la sua poesia, s'intitola "The train". Io la trovo struggente, ma forse e' anche perche' conosco lui e leggendola ho pensato
Ho pensato. Punto. Non si scrivono queste cose, sono sempre un'italiana scaramantica io.

Like a train rushing

Across an endless plain,

With only barren landscape,

Nothing to catch your eye.

A straight track, stretching

Out to an empty horizon.

There’s no sense of movement,

Only of speed.

The days of my life stretching out to infinity.

Looking back, no sense of movement,

Nothing of import,

Nothing to remark

The endless weeks, months, years,

Nothing much to make note of,

Just the endless pages

Of an endless calendar.

But wait, there’s something ahead.

Suddenly the horizon

Is no longer there,

An abrupt cessation, a precipice, an end.

I should’ve paid more attention,

I would’ve paid more attention

If I’d only known

There was an end.

(Charles R. Reid)



martedì 8 maggio 2007

mr. johnson

Certe volte lo guardo in mezzo alle altre persone o quando sta facendo qualche lavoro banale. Penso come fa? come fa a sapere sempre cosa dire, a farsi amare cosi' dagli altri?
Ricordo che quando ci siamo conosciuti, in Spagna, dopo l'11 settembre abbiamo avuto i primi problemi sociali e ho cominciato davvero a capire chi e'. I miei "amici" europei, quando seppero che stavo con un americano, si allontanarono, almeno all'inizio e non fu simpatico. Ogni tanto capitava che fossimo in qualche locale e si passasse la serata con qualche genio locale che alla fine, quando capiva che lui non era irlandese, era capace di girarsi dall'altra parte e andarsene cosi'. E poi le bandiere bruciate, l'odio, come se lui non fosse solo lui ma rappresentasse la politica del suo paese che lui per primo non condivideva. Come si fa a odiare qualcuno che non si conosce? Ricordo che una volta una persona che frequentava da un po' quando scopri' da dove veniva gli disse di punto in bianco lo so che tu non c'entri ma sono contento per le Torri Gemelle. Era appena successo, ma come si fa a dire una cosa del genere dal nulla? Chiunque si sarebbe infuriato, non lui. Lui sa sempre quando parlare, quando stare zitto, chi e' importante e chi no. Tutti i nostri viaggi, tutte le nostre peripezie. Tutte le storie che mi ha raccontato, le cose che mi ha insegnato.
Una serie infinita di casualita' planetarie l'ha fatto arrivare fino a me. Non so come, ma e' la cosa migliore che mi sia successa.

Questa e' per te, Mr.Johnson

Yes, I'll admit I'm a fool for you
Because you're mine,
I walk the line

lunedì 7 maggio 2007

la verita'

La verita' riguardo al post precedente e' che, siccome non si sa mai nella vita, ci ho pensato sul serio.

domenica 6 maggio 2007

la cosa piu' preziosa

Mi sembra di avere capito che e' molto difficile immaginarsi tutta questa natura selvaggia, quindi forse e' venuto il momento di astrarre (era da tanto che volevo usare questa parola).

Allora, facciamo un gioco.
Siete a casa vostra e sta per arrivare il tornado, la cosa piu' importante e' salvare la pelle, ma potete prendere una cosa in mano nella fuga: cosa portereste con voi?

venerdì 4 maggio 2007

tornado story

Siccome non si sa mai nella vita, succede l'altro giorno che ci regalano due biglietti per vedere l'attesissima, almeno qui a Dallas, partita di baseball New York Yankees contro Texas Rangers. E' un po' come se una grande squadra di calcio di serie A si scontrasse contro una piccola squadra del sud, per darvi l'idea. Che fortuna o come dico io, what a luck.
Eravamo, quindi, diciamo piuttosto contenti all'idea, anche perche' io non ho mai visto una partita di baseball. Per di piu' si trattava di vederne una importante in una cosiddetta sky box, una specie di suite con cibo e bevande a volonta', aria condizionata e tutto, una roba divertente. Qui si usa molto per gli uomini d'affari organizzare questi incontri informali per conoscersi, creare contatti. Noi ci siamo arrivati perche' il capo di mr. Johnson non ci poteva andare, ma era una buonissima occasione per lui per conoscere alcune persone del suo campo. In macchina c'era traffico e abbiamo cominciato a vedere che il tempo cambiava. Abbiamo acceso la radio per sentire cosa stava succedendo: tornado warning. Che novita' o come dico io, what a new. E noi stavamo andando proprio in direzione del possibile tornado. D'altra parte, tornare indietro con tutto quel traffico non era piu' possibile. Quando siamo arrivati li' ha comiciato a piovere forte, ma niente di allarmante. Nella folla ci colpisce un ragazzo con la maglietta dell'Italia e il cappellino degli Yankees.

- Guarda sembra proprio il tipico italiano di New York!

- Hai visto le scarpe?

-He no, e' proprio italiano.

Nel frattempo la pioggia aumentava tanto da non vedersi piu' nulla fuori, nemmeno molto vicino. Tutto era semplicemente bianco. Si metteva male. Stavamo attenti a quello che stava succedendo. Mr. Johnson era sempre piu' nervoso mentre io ancora non capivo e mi divertivo.
Improvvisamente, la sicurezza con modi bruschi, faceva scendere tutti nei sotterranei. E li' devo dire che ho smesso di divertirmi. Tutti si affrettavano. Tantissima gente che aspettava di scendere le scale. Si era formato un buco nel tetto esattamente dove eravamo in coda. Era come se ci tirassero secchi d'acqua, eravamo fradici. Io, essendo nella mia fase ottimista, cominciavo a pensare che saremmo morti tutti. Poi, quando siamo arrivati nei sotterranei, mi sono guardata intorno. Tutti ridevano e scherzavano, ne approfittavano per attaccare bottone. Io pensavo solo sono tutti pazzi, con quello che sta succedendo! Invece no. Eravamo in uno dei posti piu' sicuri in assoluto, sotto terra. E poi loro sono abituati. La' sotto completamente bagnati fradici passava il tempo, non so quanto ma un bel po', e anche la tensione. Cominciavamo anche a chiederci se la partita fosse rimandata o no, avendo guidato un'ora per arrivare li'. La gente cominciava a risalire, si mormorava di un secondo tornado e i piani alti erano ancora chiusi. Quando finalmente siamo saliti nel nostro sky box pioveva ancora. La gente che abbiamo incontrato li' era stata li' quasi tutto il tempo e ci raccontava che a un certo punto c'era stata una 'circolazione' credo che si chiami. Cioe' la pioggia invece di cadere girava. Ottimo. Eravamo li' con queste persone che erano anche simpaticche, a naso direi che non eravamo i soli finiti li' un po' per caso, quando e' arrivato l'annuncio. La partita era rimandata a domani pomeriggio, cioe' oggi. Addio partita. Gia' che eravamo li' giustamente abbiamo cenato, oramai eravamo asciutti. Quando siamo usciti, sembrava tutto tranquillo, ma abbiamo notato qualcosa di diverso a parte gli alberi divelti e spazzini che professionalissimi tiravano su' resti di astronavi. O forse era la nostra macchina?
Questa cosa della natura selvaggia, ha dei risvolti davvero profondi e seri. E' una cosa che influenza le persone moltissimo nel loro essere e un giorno ne scrivero'. Ora devo andare perche' sta succedendo qualcosa di interessante. Diluvia con il sole, uno spettacolo bellissimo, pero' accendo wheather channel che non si sa mai.

- Che bellino, non avevo notato questo laghetto davanti allo stadio.

- Quello e' un parcheggio.

- Ah.

mercoledì 2 maggio 2007

la percezione delle cose

Ho notato che l'acchiappaconiglietti (foto a sinistra) e' privo della percezione del tempo.
Se esco per tre ore, quando torno e' talmente emozionato e felice che piagnucola e non riesce nemmeno a venirmi incontro. Se, pero', esco fuori dalla porta a innaffiare le piante un nanosecondo succede lo stesso.
E' strano.
Voglio dire, vivere senza sapere quanto tempo passa. Per lui non e' importante il tempo, ma la porta. E' la porta che gli spezza il cuore.
Chiude gli occhi, poi li riapre e non e' cambiato nulla. Magari sono passati due anni o magari due minuti. Affascinante.

Durante la mia nuotatina quotidiana, pensavo e ripensavo a questa cosa. Magari per tutti i cani e' cosi'. Ma io che ne so, ne ho avuti solo due. Mr. Boomer e Charlie (a destra) che e' in Italia (purtroppo). Io non me lo ricordo se Charlie, detto Rinti, da giovane avesse la stessa percezione del tempo. Pero' una cosa e' certa. Negli ultimi anni non sente piu' il dolore. Tipo: a volte d'inverno si appoggia sulla stufa bollente e non se ne accorge, cose cosi'. E' vero che e' molto vecchio, pero' che strano, anche questo. Vivere senza sentire il dolore.

Insomma, due cani: uno che non sa cos'e' il tempo e l'altro che non sa cos'e' il dolore.
Da un certo punto di vista, beati loro.

martedì 1 maggio 2007

del perche'

Delle difficolta' di lasciare amici e famiglia per andare a vivere dall'altra parte del mondo si e' gia' scritto a lungo. Ora forse e' il momento di affrontare il lato oscuro della cosa, quello meno piacevole da spiegare, anche a se stessi.
Si sa che piu' le relazioni sono importanti, piu' e' facile deludersi, farsi del male. La sensazione di non riuscire a spiegarmi, la paura di sbagliare e deludere, ce le ho solo con chi rappresenta molto nella mia vita, indipententemente dalle distanze.
Mi e' capitato in questi giorni di pensare a quello che era successo e di dirmi senza logica ma io non sono cosi', lo sanno tutti che io non sono cosi'. Certo, lo sanno tutti, ma se poi do il peggio con quelli il cui giudizio mi importa di piu', che senso ha?
Il fatto e' che piu' le relazioni sono profonde piu' attenzione e cura richiedono e cosi' diventano anche pesanti. Proprio cosi'. Diciamolo. Tutta questa ansia di fare funzionare le cose puo' soffocarle. Le persone che piu' ci amano ci rubano sempre un po' di liberta', e' giusto anche, ma a volte per questo motivo, verrebbe voglia solo di lasciare perdere, di non pensarci.
E poi c'e' il tempo. Il tempo che fortifica sempre, che ci fa affezionare perfino a una pianta grassa, ma che nel caso delle persone contribuisce anche a stratificare gli errori. E poi l'affetto. L'affetto che cresce insieme al tempo pero' i malintesi, le piccole cose non dette, le aspettative deluse, quelle cose li' anche crescono con il tempo. La vita di tutti i giorni e' piena di tutto questo.
E poi il lavoro, le cose che vorremmo fare ma non possiamo, le frustrazioni.
Andare via come ho fatto io e' doloroso, fa mancare letteralmente la terra sotto i piedi, qualcosa di indescrivibile, ma regala anche una leggerezza assoluta, e' una vera e propria rinascita sotto molti punti di vista.
Da lontano si vedono solo le cose importanti e positive di quello che si e' lasciato. I visi e i momenti ricordati sono quasi sempre accecanti di bellezza, magici, e si ha come l'illusione di poter costruire altre relazioni in maniera ugualmente solida ma stavolta meno complicata. Forse pero' e' proprio una stupida illusione. E' impossibile prendere solo il bello delle cose, dei posti e delle persone se si vogliono vivere esperienze vere, se ci si vuole appassionare, entusiasmare. Piu' ci si scopre, piu' si va in profondita', meno si e' al riparo dal dolore, dovunque e comunque.
Oppure si puo' non scoprirsi, farsi gli affari propri e rimanere dignitosamente nell'ambito della mediocrita', ma questo personalmente non mi interessa, a costo di continuare a sbattere la faccia contro tutto il casino interiore che da questo deriva. Forse bisogna solo pensarci bene prima di buttarsi nelle cose, o forse no.

- Perche' fai cosi' solo con me?

Silenzio.

- Perche' tu fai parte di me.