martedì 24 dicembre 2019

anche a natale

Vigilia di Natale. Siamo in macchina e c'è molta allegria, stiamo andando a incontrare nientemeno che Babbo Natale.
Woody: - Mamma, ti ricordi quando da piccolo Joe faceva finta di essere morto?
Io: - Veramente quello eri tu, ma non lo facevi apposta, svenivi.
Joe: - Guarda che lo fa ancora e lo fa apposta.
Io - Cosa? Woody fa finta di essere morto?
Joe: - Sì.
Io - Woody perché fai finta di essere morto??
Joe: - Perché sa che mi fa arrabbiare! Magari prima o poi qualcuno penserà che è morto davvero...
- Ma scusa, cosa fa quando fa finta di essere morto?
Joe imita Woody che si finge morto. Sostanzialmente guarda in su e tira fuori la lingua.
- Ma dai si vede che non è morto se fa così!
Joe: - Hai ragione, si capisce che non è morto. Quando si muore si fa la pipì e la cacca.
- ...
E parte la lunga spiegazione scientifica di Joe che vi risparmio e che francamente sto cercando di dimenticare.
Anche a Natale
#evvivajoe
#evvivawoody
#celasifa
Buon Natale!
🎄🎅

lunedì 23 dicembre 2019

benedizioni americane

Notizia di oggi, lunedi 23 dicembre 2019.
In una comunità rurale della Luisiana che si chiama Cow Island, Isola delle Mucche, un sacerdote cattolico doveva passare di casa in casa a fare le consuete benedizioni natalizie. Ha guardato un po' la mappa e si è reso conto che sarebbe stato un lavoraccio: una fattoria qua, una là, chissà quanto ci avrebbe messo.
Allora ha avuto un'idea geniale per ottimizzare i tempi. Pulire per bene un piccolo aereo di quelli che si usano per spruzzare i diserbanti sui campi, riempirlo di acqua benedetta e spruzzare tutti indiscriminatamente nel raggio di miglia e miglia.

"Così possiamo benedire un'area molto più grande in una quantità di tempo molto minore", ha spiegato l'uomo ai giornalisti.
L'iniziativa ha riscosso un tale successo fra i fedeli che già si pensa di trasformarla in una tradizione annuale. Altre chiese rurali, hanno sentito la notizia e si stanno mettendo in moto per seguire l'esempio di Cow Island.
Cose così.

ti tuffi?

Un pomeriggio mentre finivo di lavorare Joe e Woody giocavano in classe. Dopo un po' Woody ha trovato una gomma o qualcosa del genere e ha fatto per mettersela in bocca. La classe di arte è davvero un postaccio alla fine della giornata. No, meglio non mettere niente in bocca.
Lui accenna quel suo sorriso furbetto e Joe lo avverte:
- Don't do it, you don't want to get really sick and die (Non farlo, non vorrai mica ammalarti e morire).
- I don't want to dive (non voglio tuffarmi)! - e mette subito giù la gomma.
Woody dice "to dive", tuffarsi, invece di "to die", morire, e l'effetto è sempre notevole perchè immaginare la morte come un tuffo verso l'ignoto in un certo senso è acuto e anche molto poetico, a mio parere. E' un'immagine evocativa, onirica quasi.
Poi ha proseguito:
- Did Terry dive? (Terry si è tuffato?)
Terry, nonno Terry, era il papà di Mr J che purtroppo si è tuffato tanti anni fa. Nemmeno io l'ho mai conosciuto. Non parliamo spessissimo di lui, quindi sentirlo nominare così da Woody, come se facesse parte della nostra quotidianità, mi ha fatto un po' trasalire.
Joe, come sempre, si è incaricato delle spiegazioni.
- Sì, nonno Terry è morto.
- E dov'è adesso?
- Non c'è più, è morto.
- E dove abita?
- Woody... non c'è più.
- Sì ma dove abita? Dov'è la sua casa?
- Non ha una casa, non c'è più.
- Ah, non abita più in Texas?
Non ne siamo venuti a capo. Per lui, a quattro anni, che una persona non ci sia più, non ha nessun senso. E devo dire che posso capirlo: anch'io che di anni ne ho molti di più, faccio ancora fatica ad afferrare questo concetto.
Mentre tornavamo a casa, sono ricominciate le domande.
- Dove abita Terry?
Ho cercato di spiegargli che non abita da nessuna parte perchè il suo corpo non c'è più. Alcune persone credono che ci sia un paradiso dove vanno le persone come lui, ma non ne so molto, non ci sono delle prove scientifiche o delle fotografie del paradiso.
Lui riflette un attimo, poi guarda fuori dal finestrino e indica un tizio che cammina sul marciapiede:
- Well, good thing that guy didn't dive! (Menomale che quel tizio non si è tuffato!).
Ed è finita cosí, cioè non è finita per niente. La morte e il tempo che passa sono diventati - con molta serenità devo dire- gli argomenti preferiti di Woody. E' riuscito a intrattenerci per quattro ore di viaggio, una volta, parlandoci di tuffi, Terry e tutto il resto. Lo affascina la condizione umana, il mistero dell'esistenza. A chiunque capiti sul suo cammino per prima cosa chiarisce "Io ho quattro anni". Magari è a testa in giù al parco giochi, vede un bambino arrivare e mette subito in chiaro ancora dondolando: "Ho quattro anniiii". Gli adulti di solito si guardano alle spalle e quando realizzano che sta parlando proprio con loro, gli dicono qualcosa tipo bravo, anche se non ha molto senso oppure cercano di battere il cinque e lui li guarda stranito e glielo rispiega: "Ho quattro anni, tu quanti anni hai? Come ti fa sentire il fatto che l'anno prossimo avrai un anno di piú?".
A lui sembra una cosa entusiasmante e meravigliosa diventare sempre più grande. E' convinto che ogni anno diventerà sempre più grande e forte e a un certo punto, finalmente, andrà in terza come suo fratello. Dopo la terza, il futuro si fa più nebuloso.
Una volta stavamo giocando a farci il solletico e lui fra le risate ha urlato: "Mamma, tu non ti tufferai mai!".
Mi ha lasciato di stucco. Era completamente fuori contesto, non stavamo facendo un videogioco in cui si 'muore', nessuno stava parlando di 'morire' e a lui è venuta in mente questa cosa lo stesso.
A rafforzare le sue paure un piccolo incidente che è successo qualche settimana fa. Mentre ero con lui al parco, sono quasi stata investita da un automobilista molto distratto (spoiler alert: non mi sono fatta nulla - qui tutta la storia). Mentre io ero di spalle, lui ha visto questo macchinone dirigersi verso di me e fermarsi giusto un filo prima di toccarmi. Chiaramente si è spaventato tantissimo. Quando tutto è finito, si è raccomandato: non morire mai più mamma!

Come fanno i bambini a metterci di fronte a tutto il meglio e il peggio della vita ogni giorno, più volte al giorno? In un certo senso, tra l'altro, è buffissima questa cosa di Woody per la morte: è il bambino più allegro che abbia mai visto. Ride tutto il giorno. "Culetto! Puzzetta! e ride, ride come un matto. Poi magari all'improvviso, sempre col sorriso sulle labbra, torna al suo argomento preferito dopo i Pokemon: il mistero della condizione umana.

domenica 22 dicembre 2019

separare la vita dall'arte o no?

Pensieri della domenica mattina.
Si può dire che è invecchiato meglio Dirty Dancing di John Lennon?
Ho sempre considerato il mio grande affetto per un film come Dirty Dancing una specie di guilty pleasure e invece recentemente ho guardato un documentario sulla sua lavorazione e ho capito di averlo sempre sottovalutato. E' un film all'avanguardia sotto molti punti di vista. E' il progetto di due donne che riescono addirittura a metterci dentro il dibattito sull'aborto. Nell'87!
D'altro canto più conosco della vita di John Lennon, più faccio fatica ad apprezzarlo. E dire che l'ho sempre adorato come musicista. Però non sapevo, ad esempio, che maltrattasse la moglie (la prima di sicuro). Provate ad ascoltare Jealous Guy pensando a questo. E' una confessione:
"Stavo sognando il passato
E il mio cuore batteva velocemente
Ho iniziato a perdere il controllo
Ho iniziato a perdere il controllo
Non volevo ferirti
Mi spiace di averti fatto piangere
Oh no, non volevo ferirti
Sono solo un ragazzo geloso"
Ascoltavo una sua intervista con Yoko Ono che in teoria era stata postata per fare capire quanto si amassero e lui la azzittiva continuamente. A un certo punto la prendeva anche in giro, la trattava come una stupida o come una bambina. Mi ha messo tristezza perchè anche quelle sono 'botte' che rischiano di lasciare una donna in qualche modo 'zoppa', ma nessuno ci fa mai caso.
Tutta questa riflessione perchè prima ho ascoltato questa canzone che malgrado tutto per me è Natale, è bellezza, è poesia.
Per me non è giusto smettere di ascoltare John Lennon o Michael Jackson o tanti tanti altri, la lista sarebbe lunghissima. Sono per separare la vita dall'arte in generale però quando certe informazioni si possiedono, è inutile far finta di nulla e difendere l'indifendibile.
O no? Cosa ne pensate?

giovedì 19 dicembre 2019

il senso

C'è uno dei miei bambini che purtroppo è stato sospeso dalle lezioni di arte per un paio di mesi. Non so cosa sia successo e perché sia stata presa questa decisione, non ho mai avuto problemi particolari con lui. Forse doveva recuperare altre materie. Da quel poco che ho potuto vedere convive con una grande insicurezza, mancanza di autostima e soprattutto ha delle difficoltà di gestione della rabbia. La prima volta che questa sua rabbia è quasi esplosa in mia presenza si deve essere reso conto che con me quel meccanismo lì non funziona e non è mai più successo nulla. Mi è capitato varie volte di prenderlo in disparte e fargli fare dei bei respiri profondi, ma non è l'unico ad avere momenti di confusione o a sentirsi sopraffatto dalle emozioni. Queste cose capitano più o meno tutti i giorni in una scuola elementare. Magari ha combinato qualcosa di grosso altrove o ha una situazione complicata a casa. Ad ogni modo l'altro giorno è passato a trovarmi per dirmi che dopo le vacanze potrà tornare a fare arte. Ho cercato di trasmettergli il mio entusiasmo e di fargli capire che andrà tutto bene, che non deve preoccuparsi e che ci divertiremo. Lui mi ha raccontato solo che sta disegnando tanti Pokémon.
- Stai scherzando? - gli ho risposto- Sono un'esperta di Pokémon! Li disegno tutti i giorni per il mio bambino che va all'asilo!
Ci siamo messi a parlare un po' di Pokémon e poi timidamente mi ha chiesto se un giorno ne disegno uno anche a lui. Ho risposto di sì ma non ho dato molta importanza alla cosa. Invece lui, oggi mi ha rivisto e me lo ha richiesto.
Questo pomeriggio avevo una decina di minuti liberi e gli ho fatto il disegno che voleva. 
Gli ho scritto "non vedo l'ora di disegnare insieme l'anno prossimo".
Ecco, l'espressione che ha fatto quando gli ho portato quel disegnino è una di quelle cose che non vorrei dimenticare mai, senz'altro una delle cose più belle che mi siano successe quest'anno.
Sentirsi utile per qualcuno in difficoltà, specialmente uno studente, un bambino che per qualche motivo sta soffrendo e si vede, è una di quelle cose che danno senso alla vita.

un lavoro così

Che strano il lavoro dell'insegnante. Oggi ho proposto la stessa identica cosa a due classi diverse, stessa età, e ho ottenuto risultati diametralmente opposti.
I primi mi hanno chiesto di guardare un film visto che era l'ultimo giorno. Non ho mai guardato film in classe, ma odio stroncare qualunque tipo di entusiasmo. Così gli ho detto 'Un film no, ma un documentario sull'arte contemporanea molto volentieri'. Sono scoppiati a ridere. Ho detto 'Va bene, finite quello che stavate facendo la settimana scorsa allora'. E ho messo su lo stesso il documentario senza volume con i sottotitoli. È che era troppo interessante, adulto sì ma anche perfettamente nelle loro corde, e sapevo che non l'avrebbero mai guardato da soli. Ecco, sono rimasti in silenzio religioso per un'ora, non era mai successo. Alcuni ipnotizzati a guardare altri dipingendo e ascoltando. Mi è spiaciuto solo non avere avuto più tempo per discuterne. Si parlava di ispirazione, lo sviluppo di un'idea e poi anche di legami fra arte e scienza, l'architettura, lo spazio che ci circonda e l'ambiente, i cambiamenti climatici fino a come usare il linguaggio artistico per fare passare un messaggio ambientalista.
Visto il successo ottenuto, ho riproposto la stessa cosa alla classe successiva. Ed è stata l'ennesima delusione. Una persona ha ascoltato attentamente, tutti gli altri hanno perso tempo come fanno ogni settimana. E hanno anche lasciato la classe in condizioni pietose. C'è il pavimento coperto di vernice, nemmeno i piccoli di 5 anni hanno mai fatto un disastro simile. Con questa classe ho provato davvero qualunque cosa. La settimana scorsa per la prima volta li ho visti un minimo coinvolti quando abbiamo parlato di Banksy e street art, ma è stato un caso credo. Mezz'ora di attenzione in tre mesi di lezioni. Oggi era la nostra ultima lezione insieme. Da un lato mi spiace non vederli più. Avrei insistito e magari prima o poi sarei riuscita a colpire la loro curiosità. Dall'altra sono sollevata. Mi fanno quasi paura. Stanno sprecando tante di quelle occasioni per imparare e migliorare come esseri umani. Mi chiedo che tipo di persone diventeranno se non si danno una qualche regolata.
Ma forse dovrei solo essere contenta per quell'unico che si è fermato ad ascoltare.

lunedì 16 dicembre 2019

mentre guardiamo altrove

Mentre uscivamo dal supermercato prima è successa una cosa un po' bizzarra. Joe e Woody stavano mangiando tutti soddisfatti un bel pretzel appena sfornato. Un anziano, vestito in modo più che decoroso, se li è trovati davanti e ha esclamato con un bel sorriso qualcosa tipo:
- Mamma mia, quanto sembrano buoni quei pretzel! Quanto costano?
- Un dollaro - rispondo.
Adesso, io non so, forse ho frainteso tutto, ma ho avuto il dubbio che avesse dei problemi a mettere insieme un dollaro e che avesse fame.
- Posso offrirgliene uno? Mi fa piacere!
- Grazie mille, ma vede...-si fruga nelle tasche-
eccolo qua il dollaro!
Aveva tante monetine nel palmo della mano, sì forse tutte insieme avrebbero fatto un dollaro. Forse.
- Prenda questo, giusto per sicurezza, dovesse costare un po' di più - e gli ho dato l'unico dollaro che avevo.
Si è messo a ridere imbarazzato, ma ha accettato il mio dollaro.
E' un periodo che do da mangiare a tutti.
Ai corsi di formazione per insegnanti ho sempre sentito che ci sono bambini che soffrono la fame qui, ma non ho mai pensato proprio qui qui dove abito io. Questa è una zona abbastanza ricca o almeno normale mi pare, nè ricca nè povera. Eppure quando faccio qualche attività dopo scuola, mi capita spesso che qualche bambino mi dica che non ha la merenda. Una volta, due, tre. Potrebbero essere dimenticanze, anzi sicuramente saranno dimenticanze però nel dubbio, preferisco essere sicura che abbiano qualcosa nella pancia. Ora ho una specie di dispensa in classe.
Uno pensa sempre ai poveri come quelli seduti per terra a chiedere le monetine alla stazione, ma ci sono tanti tipi di povertà. Qui, ad esempio, costa tutto così poco che non ci vuole molto ad apparire curati, ma mangiare è un altro discorso...bisogna mettere qualcosa sotto i denti tutti i giorni.
Quante cose succedono intorno a noi mentre guardiamo altrove.

domenica 15 dicembre 2019

le conseguenze

L'altro giorno, durante la giornata Hawaiiana a scuola, guardavo la ghirlanda che era stata gentilmente offerta a me e a tutti i miei colleghi e notavo che i fiori sono tenuti insieme da tante piccolissime cannucce di plastica. Quanto inquinamento abbiamo prodotto per questa cavolata?

Certo, nella classe di arte si può 'riciclare' benissimo ogni parte di quelle collane.
All'inizio ingenuamente avevo pensato che avrebbero messo via tutte le collane per la prossima occasione, però per sicurezza, ho deciso di mandare un'email generale per chiedere a chi stava pensando di buttarle alla fine della giornata, di regalarle a me invece.
Ecco, me ne sono arrivate tantissime, 50, 100...non so bene perchè man mano che le ricevevo le smontavo.
E' tutto così eccessivo sempre. Gli americani vivono come se non ci fosse un domani letteralmente. Non hanno mai avuto un'educazione in questo senso.
A me ancora sembra di sentire la voce di mio padre che mi dice di spegnere la luce. Forse è anche una questione di prezzo degli oggetti e dei servizi...discorso lungo.

Per caso, stamattina ho ascoltato un bel podcast che spiega cosa succede agli oggetti che doniamo.
Discorso interessantissimo, ma la conclusione è una e una sola: comprare meno e cercare di usare qualunque cosa più a lungo possibile.

Questo è il link:

https://www.npr.org/2019/12/04/784702588/the-best-thing-you-can-do-is-not-buy-more-stuff-says-secondhand-expert

giovedì 12 dicembre 2019

il lato giusto del bivio

Oggi era la giornata Hawaii a scuola. Non è ancora finita la seconda settimana di dicembre e già non ne posso più con tutti questi costumi assurdi, così ho fatto la furba e mi sono presentata in borghese.
Indovinate chi c'era bella e pronta ad aspettarmi sulla maniglia della porta? Una collana di fiori hawaiiana.
Sigh.
Ci ho provato.
Passa con il solletico dei malefici fiorellini di stoffa sul collo, tutto il giovedi hawaiiano.
La notizia del giorno però è che l'altro motivo di martellamento continuo di questo dicembre, la raccolta di giocattoli per i bambini poveri, ha prodotto i suoi frutti. Abbiamo raggruppato più di mille giocattoli nuovi, che sono tantissimi ed è una cosa fantastica che ha fatto quasi resuscitare il mio defunto spirito natalizio.
Mentre finisco di mettere in ordine la classe, Joe spalanca la porta con un sorriso da orecchio a orecchio. E' un tipo serio lui. Che bello, penso, deve essergli successo qualcosa di speciale oggi a scuola. Dice solo una cosa:
- Perchè non mi hai dato la merenda oggi?
Forse sorrideva per non farmi sentire in colpa. Mi sono dimenticata di mettergli la merenda nella cartella, sono pessima lo so.
Mentre uscivamo abbiamo incontrato uno dei signori che dirigono il traffico all'entrata e all'uscita della scuola. Arriva tutti i giorni molto prima di me, con qualunque tipo di temperatura, è sempre lì: ero convinta che fosse un dipendente della scuola, invece è solo un papà. Di più: tutti quelli che dirigono il traffico, sono genitori. Sono rimasta senza parole di fronte a tale dedizione.
Mi ha raccontato come è arrivato alla nostra scuola e mi è piaciuto tanto il fatto che fosse così entusiasta.
Dice che la figlia nella scuola precedente, era sempre sotto stress "perchè gli insegnanti pensavano solo agli esami".
Qui in Texas ci sono degli esami standard a partire dalla terza elementare che sono fondamentali per la sopravvivenza stessa delle scuole visto che da quelli dipendono buona parte dei fondi che le scuole ricevono. Il buon nome della scuola si misura in un punteggio basato sui risultati di questi test. Gli insegnanti rischiano di perdere il posto se i loro studenti non passano i test e questo fa sì che spesso purtroppo l'ansia di tutti, fin dalle elementari, sia a mille.
Preoccupato per la serenità e l'educazione della figlia, si mise a cercare un'altra scuola e per caso trovò la nostra. La iscrisse ancora prima che esistesse un edificio scolastico vero e proprio. I primi tempi come mi hanno raccontato un po' tutti, furono pieni di inconvenienti logistici di ogni tipo, ma lui questo non me lo ha detto. Che non si è mai pentito della sua scelta, questo sì che me lo ha detto e ripetuto.
Mi è capitato qualche volta di chiedermi se questa scuola sia davvero quella giusta per Joe. Non ci sono compiti e ci sono materie che altrove non ho mai nemmeno sentito nominare. Funzionerà?
L'idea è che questi bambini stanno a scuola tutti i giorni fino alle tre del pomeriggio e queste ore se usate bene sono sufficienti a imparare tutto quello che serve. Dopo scuola devono pensare al gioco, ai rapporti sociali e allo sport.
Noi insegnanti non possiamo nemmeno nominarli questi esami standardizzati.
Gli esami vanno bene automaticamente seguendo questo metodo e le statistiche in effetti lo dimostrano.
Finalmente arriviamo alla macchina e Joe sorride di nuovo.
- Niente... stavo pensando alla medusa immortale.
E mi racconta vita, morte... cioè... vita e miracoli dell'unico animale attualmente conosciuto in grado di tornare bambino dopo essere diventato adulto. Interessante, non ne avevo mai sentito parlare.
- No guarda mamma che te ne ho già parlato, una volta ti ho anche fatto vedere un video.
Seconda figuraccia della giornata.
Dopo qualche ora, arriviamo a casa e mi racconta in tutta scioltezza:
- Lo sai che oggi la maestra quando ha corretto il mio esame mi ha detto una cosa bella?
_ Cosa ti ha detto?
- Che in quattro mesi sono migliorato quanto normalmente si migliora in un anno.
Non avevo idea che oggi avesse un test e probabilmente nemmeno lui.
Alla fine di una giornata come questa, al netto delle follie varie e della stravaganza del mio posto di lavoro e di un po' tutti quelli che ci lavorano dentro (inclusa la sottoscritta), mi sembra davvero di avere imboccato il lato giusto del bivio.

venerdì 6 dicembre 2019

il natale alla scuola wonka

Questo dicembre alla scuola Wonka, è incredibile. Feste di Natale, pranzi, cene, raccolte di cibo e giocattoli, cacce all'elfo... e tutto è così curato nei dettagli ed elaborato che mi lascia senza parole. Pensare, mentre io e tanti altri facciamo fatica a fare il minimo indispensabile, che qualcuno abbia la voglia e l'energia per pianificare e organizzare tutta questa roba mi sorprende.
In tanti posti di lavoro si fa quello che qui viene chiamato babbo Natale segreto, cioè si estraggono i nomi e ci si fa un regalino. Alla scuola Wonka, però questo semplice concetto viene portato alle estreme conseguenze. Ogni giorno un regalo a tema fino ad arrivare al grande regalo finale a piacere. Inutile dire che con il cuore di carbone che mi ritrovo, mi sono rifiutata di partecipare e so di non essere stata l'unica.
Ma non finisce qui.
Parliamo dell'abbigliamento.
Abbiamo un calendario in cui è segnato cosa dobbiamo metterci o g n i giorno.
Ci sono giorni relativamente semplici: quello in cui devi vestirti a strisce come gli aiutanti di Babbo Natale, metterti una sciarpa o vestirti di verde come il Grinch. Ma è come una corsa a ostacoli che si fa sempre più faticosa. Più sei stanco, più ti avvicini al traguardo delle vacanze e più é estenuante.
C'è un giorno in cui dobbiamo vestirci da pupazzi di neve: in bianco con la sciarpa.
Un altro in cui bisogna mettersi tutti gli accessori che si riescono a tollerare addosso e un altro in cui ci si deve vestire in stile Hawaiiano (boh).
E continua come un videogioco, passi un livello e quello dopo è sempre più ostico.
Il giorno degli scaldamuscoli. Va bene, si può fare.
Ma il 'giorno dei tuoi calzini natalizi preferiti' come me la sfango? Voglio dire... se ipoteticamente non avessi nemmeno un paio di calzini natalizi a casa sarebbe così scandaloso? Devo comprarli? Metterli sopra ai pantaloni per farli vedere?
Come vedete lo spirito gioioso delle feste è ancora ben lungi dalla sottoscritta.
Si sono inventati perfino il giorno della pelliccia ecologica. La pelliccia ecologica. Ma come gli è venuto in mente? Davvero tutti hanno una pelliccia ecologica nell'armadio?
Si va avanti così giorno dopo giorno fino ad arrivare alla bestia nera, allo scontro finale: la grande sfida a chi ha il maglione natalizio più kitsch della scuola. E chiaramente, che ve lo dico a fare... un maglione natalizio non ce l'ho.
Penso a questo mese di dicembre che già è faticoso di per sè, poi guardo questo calendario e no: noncelasifa.
Intorno ad Halloween c'erano state un altro paio di settimane di questo tipo, le ho ignorate. Il giorno del Ringraziamento idem, lo abbiamo festeggiato con mille iniziative per tutto il mese.
Mi pare di avere capito che in questa scuola le feste siano prese estremamente sul serio o forse è solo una questione di team building, non lo so.
E io che mi sono creata tutti gli scrupoli del mondo per non offendere o fare sentire esclusi gli studenti che non festeggiano il Natale. Non avevo capito niente. Il fatto è che non riesco a farmi trascinare da questo tipo di entusiasmo perchè non lo sento spontaneo oppure non lo capisco fino in fondo come quell'altra storia dei tacchini travestiti. Non ho mai lavorato in un posto così pieno di gente che ha voglia di giocare.
Da un lato è bello perchè facciamo un lavoro pesante, e bisogna pensare anche un po' al morale però a me ora, forse perchè è il primo anno, sembra di aggiungere lavoro al lavoro. Senza contare che è molto più difficile insegnare in un'atmosfera di festa continua.
Sapete cosa mi piacerebbe? Che noi insegnanti avessimo voglia di organizzare una semplice uscita fra di noi per farci gli auguri, fare due chiacchiere, un aperitivo... ma non funziona così, c'è tutto un protocollo che nessuno probabilmente se la sente di infrangere.
Avanti con tutti questi travestimenti e, ve lo dico: c'è il rischio concreto che diventi una persona seria.