mercoledì 26 giugno 2013

terra!

Siamo in Italia da qualche giorno ormai e ci sarebbero mille cose da dire, ma in fondo non importa, importa solo vivere, vivere tutto al massimo e gustare ogni istante prezioso.

Profumo di gelsomino. Famiglia. Casa. La mia vecchia stanza blu. Coccole. Nonni. Nonni dappertutto, non ci sono più abituata. La faccia del piccolo Joe quando gli presentano il suo primo cavalluccio a dondolo. Mio padre che chiama dal lavoro per chiedere se mi sono ricordata di dargli il kinder fetta al latte. Amici. Amici che ti aggiornano, che ti ascoltano, che ti abbracciano. Storie. Storie successe prima e che arrivano a me solo ora perchè è inutile raccontarsela, è dal vivo che si parla davvero. Passeggiate. Automobilisti che ti vedono sulle strisce e inchiodano all'ultimo momento. Musica dal vivo. Commessi cafoni. Un clima tutto sommato perfetto. La meraviglia dello svegliarsi e uscire a fare delle piccole commissioni o spese a piedi. I mille parchi. La bicicletta. La metropolitana. La pizzeria che aveva finito la pasta della pizza. Notare come fanno i turisti stranieri quanto sono eleganti gli italiani.

E poi altre mille cose da fare e vedere e paura che il tempo passi troppo in fretta.

mercoledì 19 giugno 2013

il merito degli zombie

Un po’ di tempo fa vi raccontavo le vicende molto alterne della mia migliore amica qui. Quello e’ stato un periodo molto difficile anche per me. E’ stato solo allora che ho capito davvero quanto spazio questa persona occupi nella mia vita e soprattutto mi sono resa conto del vuoto incolmabile che avrebbe potuto lasciare. La realta’ era che non ero pronta ad affrontare una perdita simile, ma nemmeno a fare quello che di fatto mi chiedeva, assistere alle sue scelte autodistruttive senza intervenire e limitandomi a starle vicino. Oltre a essere preoccupata per lei, non capivo minimamente le sue reazioni “all’americana” nei miei confronti. Mr. Johnson, il mio interprete sentimentale, in qualche modo, cercava di tradurmi la situazione, ma non riuscivo a darmi pace perche’ per me quel modo di fare, quel tenermi a distanza con il sorriso sulle labbra, fingendo che tutto fosse a posto, mentre chiaramente non lo era, era incomprensibile e dolorosissimo. Fosse dipeso da me, ne avrei semplicemente parlato, ma si vedeva che lei era determinata a evitarmi. Era cosi’ brava a svicolare che alla fine ho deciso di aspettare e vedere cosa succedeva. Ed e’ successo che pian piano, le cose sono tornate alla normalita’. A un certo punto, c’e’ stato anche un chiarimento e delle scuse da parte sua, non un mazzo di fiori, ma un cactus in ricordo di un vecchio scherzo fra di noi. La sua spiegazione e’ stata che avevo detto qualcosa che lei non era ancora pronta a sentire e invece di affrontare il suo problema se l’era presa con me che glielo avevo fatto notare, un po’ un classico in questi casi. Senz’altro e’ una grande felicita’ questo esserci ritrovate. Siamo tornate alle nostre meravigliose serate piene di chiacchere e risate a guardare film sul divano di casa mia fino a tardissimo. Era proprio come diceva il mio interprete, dovevo aspettare che gli eventi facessero il loro corso senza forzarli. Avevo molte perplessita’ a riguardo e ci ho sofferto anche, ma ora mi chiedo se poi non sia stato meglio cosi’. Magari se avessimo affrontato il discorso sul momento avremmo detto qualcosa di cui ci saremmo pentite. Probabilmente e’ proprio questo il punto dell’approccio ‘all’americana’ ai problemi: evitare di dire cose nella rabbia che potrebbero in qualche modo segnare i rapporti per sempre. Forse noi siamo piu’ bravi a dimenticare e a giustificare le cose dette nei momenti di rabbia o forse no, forse siamo solo piu’ diretti e impulsivi in generale.
La cosa piu’ importante e’ che lei stia meglio. Sta davvero meglio, sta risalendo, sta cercando di mettere a posto un po’ di cose che non vanno nella sua vita, ma che cosa la sta veramente aiutando? Il marito, i figli, io…?
Gli zombie!
Gli zombie sono la sua passione -ne ha tante di passioni interessanti lei…- cosi’ si e’ iscritta a una corsa ad ostacoli dove si viene inseguiti dagli zombie, una cosa un po’ strana, e ha preso questa cosa cosi’ seriamente che si e’ messa ad allenarsi per ore e ore quasi ogni giorno. E’ l’esercizio fisico che la sta salvando dalla depressione e da tutte quelle cose che stava scientificamente perseguendo per rovinarsi la vita. Sembra piu’ felice e che anche il suo pensiero sia piu’ cristallino.
Mens sana in corpore sano dunque e un grazie particolare agli zombie.

venerdì 14 giugno 2013

strane dipendenze

Il marito di una mia amica ha un dipendenza che mi sembra cosi’ stupida incomprensibile che non pensavo nemmeno esistesse.

E’ ossessionato da un certo gioco online. Non e’ un gioco d’azzardo, credo riguardi una sorta di conquista dello spazio e ci gioca con gente sparsa in giro per il mondo. Gli sta completamente rovinando la vita e non se ne rende nemmeno conto. Per giocarci usa ben due computer a cui e’ collegato in ogni momento in cui e’ a casa e anche quando non gioca riceve continue notifiche sul desktop che lo distraggono al punto da indurlo a interrompre qualunque cosa stia facendo per correre a controllare il gioco. Non esce piu’, non ha piu’ amici, non gioca piu’ con i suoi figli e non fa piu’ nemmeno sesso. Non e’ drogato, non e’ alcolizzato, e’ semplicemente assente e non e’ detto che sia meglio. Un giorno uno dei bambini si e’ tagliato e lui, quando se n’e’ accorto, gli ha messo un cerotto ed e’ tornato a giocare senza nemmeno pulire il sangue o avvertire la moglie. C’e’ fisicamente ma con la testa non c’e’. Tutto quello che vuole fare e’ giocare e parlare con questi qui.

Mentre la mia amica mi raccontava questa cosa mi venivano in mente tre cose.

La prima preferisco non dirla perche’ non trovo parole pacate per dirla.

La seconda e’ che e’ davvero un problema infido perche’ nessuno si rende conto che e’ un problema finche’ non e’ troppo grave e non si sa piu’ da che parte cominciare a risolverlo.

E la seconda e’…ma quanto e’ depresso? Ma quanto deve odiare la sua vita per preferirgli un giochetto di marziani? Anche perche’ io lo conosco bene lui, da molti anni e so che non e’ affatto uno stupido, anzi e’ un tipo in gamba, curioso, molto intelligente e colto, e’ questo il dramma vero. Proprio non capisco.

mercoledì 12 giugno 2013

ragazze madri nel cuore della bible belt

Ieri sera la mia amica Emme mi raccontava la sua esperienza di ‘ragazza madre’ qui, nel cuore del Texas. Ne abbiamo parlato diverse volte in passato, ma evidentemente e’ una cosa che dopo undici anni ancora le brucia parecchio e devo dire che ogni volta, anch’io, non riesco a non arrabbiarmi insieme a lei.

La cosa che mi urta di piu’ e’ il fatto che il suo liceo, di fatto l’abbia cacciata. Non appena la notizia divento’ di pubblico dominio, fu convocata dal preside con i suoi genitori e le fu spiegato che poteva rimanere a scuola fino a quando la gravidanza non fosse stata visibile, ma dopo avrebbe dovuto trovarsi un altro posto. Posso solo immaginare come si sia potuta sentire di fronte a un discorso del genere a quell’eta’, un discorso alla luce dei fatti avvallato dal comportamento dei suoi genitori che, senza battere ciglio, decisero di farle cambiare scuola immediatamente. E’ un vero peccato che non si siano ribellati e che chi ha preso una decisione simile l’abbia passata liscia.

Tanto e’ vero che la mia amica incinta, a diciassette anni, si ritrovo’ da un momento all’altro in questa tale charter school di un livello enormemente piu’ basso rispetto a quello di una normale scuola pubblica completamente da sola e per di piu’ piantata in asso dal padre del bambino, che inizialmente si era perfino risentito perche’ lei aveva rifiutato di sposarlo, a un paio di mesi dal lieto evento. D’altra parte cosa ci si sarebbe mai potuto aspettare da uno la cui madre, di fronte all’evidenza, affermava ‘Non puo’ essere lui il padre, io a mio figlio ho insegnato l’astinenza’?

Sembra una storia di altri tempi, epoche lontane. Io che sono anche qualche anno piu’ grande di lei, non ho mai conosciuto nessuna ragazza nella stessa situazione in Italia, nemmeno una conoscente alla lontana. Al contrario, ricordo come una cosa del tutto normale ai miei tempi, madri che a una certa eta’ decidevano di portare le figlie dal ginecologo per fare una bella chiaccherata, altro che insegnare l’astinenza. 

Lei odia il fatto che quando racconta alla gente di avere avuto un figlio cosi’ giovane, spesso la risposta immediata e idiota sia “oh, mi dispiace” mentre lei si sente tranquilla e serena con la sua esperienza. Beh, sono costretta ad ammettere che quando mi racconta queste cose e penso a tutto quello che si e’ persa, alla solitudine, ai sacrifici e, nonostante cio’, alla fatica che ancora oggi fa per non comportarsi da adolescente scapestrata si’, un po’ mi dispiace per lei. Certo, suo figlio e’ un angelo, il piu’ bravo della scuola, bellissimo, generosissimo, un ragazzino fuori dal comune in tutti i sensi e questa e’ la cosa piu’ importante. Quello che mi dispiace e’ che lei non abbia avuto quella possibilita’ che tutte le ragazzine dovrebbero avere di giocare, di viaggiare, di sognare, di capire chi era e cosa voleva fare nella vita. Non posso fare a meno di pensare che se quel tempo ce lo avesse avuto probabilmente sarebbe piu’ felice oggi. Oppure no, oppure e’ come dice lei che se non fosse arrivato quel bambino avrebbe fatto davvero qualcosa di stupido con la sua vita.

L’unica cosa certa e senza ipocrisia e’ che la maternita’ e’ un privilegio e un dono meraviglioso, ma le circostanze contano.

lunedì 10 giugno 2013

come si fa a non dimenticare i bambini in macchina?

Qualche giorno fa ho letto un titolo di giornale che parlava di un bambino di due anni dimenticato in macchina dal padre. Una sensazione terribile. Non ho nemmeno pensato di leggerlo quell’articolo, anzi ho scorso la pagina del Corriere verso il basso cercando di dimenticare il piu’ presto possibile di averlo mai visto. Pero’ passavano i giorni e il titolo era sempre li’. Una notte non riuscendo ad addormentarmi, ho dato una rapida scorsa alle notizie e all’improvviso oltre al titolo c’era anche la foto del bambino. Ho chiuso subito tutto, ma non sono piu’ riuscita a prendere sonno. Era un bambino proprio come il mio, della stessa eta’ del mio e rideva e si vedeva che era felice e sicuramente amato come il mio, non riuscivo a togliermelo dagli occhi.

Il punto e’ che prima o poi finisce che ti chiedi con terrore…e’ una cosa che potrebbe succedere anche a me?

Ho cercato in tutti i modi di scacciare questo brutto pensiero e classificare l’accaduto come una tragica fatalita’, ma se ne sentono talmente tanti di questi casi anche qui che stamattina ho deciso che non e’ giusto mettere la testa sotto la sabbia. E’ meglio affrontarle le paure e il modo migliore che conosco per fare questo e’ informarsi. Se dentro, sotto sotto, io e sono sicura tantissimi altri genitori sentiamo questa angoscia o paranoia, bisogna parlarne, non lasciarla li’ come un tabu’ o una fatalita’ o una cosa che succede a persone peggiori delle altre, a persone che non tengono ai loro figli quanto noi perche’ se questi casi si ripetono sempre piu’ spesso in modo praticamente identico fra persone di ogni estrazione sociale e paese un motivo ci sara’, forse abbiamo ritmi troppo frenetici o stiamo sottovalutando il problema, qualcosa ci sara’, ragioniamoci almeno.

Infatti, ho visto che ci sono gia’ moltissimi articoli sul tema. Alcuni parlano di nuovi dispositivi che potrebbero in futuro prevenire questi incidenti, altri si interrogano sul fattore penale (e’ perseguibile il genitore che causa un incidente di questo tipo?), altri ancora cercano di capire cosa succede al cervello che per una manciata di minuti entra in cortocircuito in questo modo cosi’ particolare. 

Tutto molto interessante suppongo, ma quello che a me importa e’: c’e’ qualcosa che si puo’ fare per prevenire questo tipo di tragedie?

1) Il consiglio migliore che ho trovato e’ quello di mettere il telefono e il portafoglio, meglio ancora qualcosa che serva non appena scesi dalla macchina come le chiavi di casa o dell’ufficio sul sedile posteriore accanto al bambino. Sono oggetti che abbiamo costantemente fra le mani ed e’ facile notarne l’assenza nel giro di pochi minuti.

2) Un altro consiglio e’ quello di mantenere un buon dialogo con la scuola o l’asilo dei figli. Qui e’ gia’ prassi consolidata chiamare la scuola per avvertire che il figlio non sara’ presente e se il genitore non chiama, e’ la scuola che si fa viva per avere notizie, anche perche’ qui molti bambini si recano a scuola da soli a piedi, in bicicletta o in autobus e questo doppio controllo e’ piu’ che mai necessario. 

3) C’e’ chi consiglia poi di impostare un allarme sul telefono o il computer, tipo “Dov’e’ il piccolo Joe?” all’ora in cui il bambino dovrebbe essere accompagnato.

4) Qualcuno suggerisce di mettere un adesivo sulla portiera della macchina e sulla porta di casa o dell’ufficio.

5) Poi c’e’ il metodo del pelouche o della borsa dei pannolini. In pratica ci si abitua a mettere un oggetto sul seggiolino quando il bambino non c’e’ e sul sedile del passeggero davanti quando c’e’, cosi’ da creare una sorta di promemoria fotografico.

6) Non ne avevo idea, ma ho scoperto che ci sono gia’ sul mercato dei prodotti destinati a questo tipo di situazione, come ad esempio questo e questo.

Tutti gli articoli che ho letto concordano sul fatto che la cosa piu’ importante sia parlarne e guardarsi intorno, aiutarsi e abituarsi a buttare un occhio anche alle altre macchine. Non costa niente e puo’ essere davvero utile. Dobbiamo ricordarci che un bambino non dovrebbe mai essere lasciato da solo in una macchina, nemmeno per pochi minuti.

Questo e’ quello che ho imparato. Credo che focalizzarsi sulla cronaca particolare di un singolo avvenimento lasci sempre il tempo che trova, ma cercare di usare l’esperienza di qualcun altro per imparare qualcosa di nuovo o per ragionare in modo costruttivo su un qualunque problema sia un’ottima occasione di dare un po’ di senso anche a un evento cosi’ crudele e incomprensibile.

Buona settimana.

venerdì 7 giugno 2013

quanto valgono le fragole

Mi raccontava mia madre prima di aver comprato ben quattro cassette di fragole in una fattoria vicino a casa nostra e di averle congelate per fare i frullati al piccolo Joe. Era proprio entusiasta mentre ne descriveva il sapore e il profumo e li’ per li’ non capivo il motivo di tanta esaltazione. Quando le scongeli non sono piu’ cosi’ buone.

Finche’ non ha aggiunto una cosa:

- …Perche’ quelle ci sono ora, gia’ tra un paio di settimane, quando arriverete voi, il momento sara’ passato.

E’ che qui e’ tutto diverso. Le cassette? E chi se le ricorda piu’ le cassette e poi qui e’ comunissimo usare delle fragole congelate apposta per fare i frullati, i dolci e tutte quelle cose li’, anche se le fragole, comunque qui ci sono tutto l’anno, sono proprio quel frutto che ti viene a noia perche’ c’e’ sempre e ovunque. Eppure un tempo erano il mio frutto preferito, me l’ero dimenticato.

Il periodo brevissimo delle fragole e delle ciliege, proprio verso la fine della scuola. Dalla nostra vecchia casa, ci andavamo a piedi a quella fattoria ed era una cosa speciale perche’ tutto era cosi’ fresco e buono e profumato e vedevi proprio da dove veniva. Una cosa che anche a un bambino faceva felicita’. Alla festicciola del mio compleanno, per esempio, mia madre metteva sempre un cestino di ciliege sul tavolo, erano una cosa speciale. E mi ricordo mio zio mangiare chili di le ciliege e il momento in cui realizzai che non buttava i noccioli da nessuna parte, si spazzolava pure quelli, ma fara’ male? Una cosa stranissima che non ho mai visto fare a nessun altro.

Ancora una volta, mi rendo conto che il privarsi di qualcosa, ha molti piu’ vantaggi dell’averne in eccesso, ma quando si vive nell’eccesso, anche in questo tipo di piccolo eccesso e’ difficile tornare indietro e dare il giusto valore alle cose piu’ semplici.

martedì 4 giugno 2013

egoismo e generosita’

Alla fine dell’ultima riunione prima delle vacanze, una collega ha lanciato un interrogativo scottante: chissa’ chi sara’ incinta alla fine dell’estate?
In effetti, ogni anno, dopo l’estate c’e’ qualche maestra che annuncia di essere incinta e sembra che sia solo una questione di tempo, nessuno si chiede se succedera’, ma semplicemente quando.
Proprio oggi, pero’, una mia amica mi ha fatto un altro tipo di annuncio.
- Finalmente abbiamo deciso, non vogliamo avere figli.
Mi piace quest’idea di annunciarlo perche’ in un modo o nell’altro e’ una decisione fondamentale nella vita, e’ giusto renderne partecipi quelli che sono piu’ vicini, se se ne sente il bisogno. Mi ha colpito il motivo.
Lei dice di essere troppo egoista per dedicarsi completamente a un figlio, ma io questo, conoscendola un po’, non lo credo assolutamente. Mi sembra piu’ una di quelle idee che la societa’ ti mette in testa.
Al limite, a me pare sia da egoisti averli i figli. E’ una convinzione piuttosto profonda che ho maturato a causa della mia esperienza personale, anche se, certo e’ tutto un po’ un paradosso perche’ in fondo non esiste atto di egoismo che produca piu’ generosita’ al mondo.
Forse la chiave del successo in questa impresa e’ essere generosi con se stessi e permettersi il lusso di ascoltarsi molto bene prima fare esattamente quello che ci si sente di fare.

lunedì 3 giugno 2013

aspettative inaspettate

E cosi’ abbiamo comprato i biglietti per tornare in Italia quest’estate e vi avevo gia’ spiegato quanto questi ritorni possano essere stressanti e pericolosi in un certo senso perche’ magari da lontano si idealizza tutto e ci si fanno un sacco di aspettative che non hanno nessun collegamento con la realta’. Allora fin dall’inizio ho pensato, stavolta davvero non mi aspetto niente. Io da questo viaggio non mi aspetto un bel niente, cosi’ sara’ tutto una bella sorpresa.
Ieri notte ho fatto un sogno. Ero in Italia, sotto casa di una mia amica con Mr. Johnson. Credo stessimo aspettando che scendesse quando ci siamo resi conto che si stava avvicinando a noi un piccolo gruppo di persone. Deve essere una festa di paese, una di quelle dove c’e’ l’orchestra di liscio che suona ‘Cielo alto cielo blu’ e gli anziani che ballano e i bambini che giocano. Eh che poesia, l’estate italiana, come si sta bene, altro che il caldo infernale del Texas.
Poi guardo un po’ meglio e mi accorgo che c’e’ un tizio con una maglietta che dice ‘servizio d’ordine’ sul davanti e il mio nome dietro. E poi un altro e un altro ancora con il nome di Mr. Johnson e del piccolo Joe. Incredibile. Avete organizzato tutto questo per noi? Certo, e’ fantastico, ma non dovevate…