lunedì 31 agosto 2009

una delle peggiori

E cosi' ci spiegavano un po' il kashruth, la dieta degli ebrei.

- ... Insomma, e' molto difficile da seguire, ci sono tantissimi precetti, e' estremamente complicato.

- Ma non c'e' una specie di manuale? Qualcosa che ti spiega esattamente cosa puoi mangiare?

- La Bibbia.

venerdì 28 agosto 2009

learning the hard way*

E cosi' stamattina, con un peso sullo stomaco che non vi dico neanche, sono andata a scuola. Lungo il tragitto mi immaginavo le famigerate mamme inferocite. Stop Renaissance art now! No nudes is good nudes! David, get off your pedestale. Per tutto il resto del tempo, ogni volta che bussava qualcuno alla porta sobbalzavo.
Invece, niente. Niente di niente.
I soliti buongiorno buongiornino (per restare in tema) e affettuosita' varie.
Ho fatto le mie lezioni ed era tutto normalissimo. A un certo punto mi sono anche dimenticata di ieri. Mentre mi affrettavo ad uscire, pregustando la gioia dello scampato pericolo, pero' mi sono sentita chiamare.
Era la direttrice che mi rincorreva. Aspetta!
Ecco, lo sapevo. Gocciolina di sudore, semi-arresto cardiaco, salivazione azzerata. Speravo proprio di averla fatta franca.

- Volevo dirti che ho parlato con gli operai e vengono a sistemarti i cassetti lunedi. E poi ho anche ordinato tutto quello che hai chiesto nella lista di stamattina [Oibo'! Di solito ci vogliono settimane...], dovrebbe arrivare tutto fra qualche giorno, si spera. Abbi ancora un po' di pazienza, e' il primo anno, e' tutto da riorganizzare.

- ...Certo, non c'e' problema, grazie. Ci vediamo domani allora.

Ora, non so se prima o poi qualcuno di questi bambini tornera' a casa dicendo alla mamma che la maestra di arte fa vedere gli uomini nudi e questo sit-in ci sara' davvero e non solo nella mia immaginazione, ma mi sa proprio che stavolta mi sono fatta uno di quei film...
E mi sento anche un po' in colpa perche' davvero non ho mai avuto nessun motivo per pensare di lavorare in una scuola di trogloditi, tutt'altro.

Tutta colpa di Mr. Johnson. [Buffo che sia arrivato esattamente mentre scrivevo questa frase]

Dice che altrimenti non lo avrei mai preso sul serio.

E ha ragione.




* Una specie di loro sbagliando si impara

giovedì 27 agosto 2009

"I told you she was soft on full frontal nudity"

Per la prima volta mi viene voglia di cominciare un post con una parolaccia. Calma. E sangue freddo.
Partiamo dall'inizio. Oggi ho fatto una, credevo, molto interessante lezione sul David di Michelangelo. Ho spiegato brevemente cosa rappresenta e perche' e' cosi' importante. Poi abbiamo cominciato a parlare delle ombre e di come si puo' ricreare la tridimensionalita' sul foglio. Gli ho fatto vedere come si faceva e ci abbiamo lavorato su per tutto il resto del tempo. Niente di strano, no? Invece prima, a cena, ho raccontato tutto questo a Mr. Johnson e...


- Non gli avrai mica fatto vedere il ...???

- Beh, scusa se ce l'ha...

- Non mi sorprenderebbe se ti licenziassero.

- COSA?! Licenziare un'insegnante di arte perche' fa vedere il David? Stai scherzando vero?

- Si viene licenziati per molto meno, credimi. Lavori in una scuola cristiana, non puoi fare come ti pare.

- Ma me lo hanno detto loro! E' arte, e' solo arte, una delle opere piu' famose del mondo e poi i bambini hanno anche detto che la conoscevano gia'...ma che cos'e' il medioevo questo??!! [fiumi di parole, fulmini, saette, ecc.] ....e poi tu dico!?


- Io? Io cosa?

- Me lo dovevi dire che era cosi'! Mi devi dire le cose prima che le faccia, non dopo, se no mi spieghi a cosa mi serve?!

- Ma come facevo a prevedere che il secondo giorno gli facevi vedere...quello!

- Io non gli ho fatto vedere quello, gli ho fatto vedere una statua! Non ha senso!

- Tu non sai dove possono arrivare le madri americane...

- Si certo...allora domani mattina mi ritrovo un bel sit-in davanti alla classe, magari con tanto di cartelli...ma fammi il favore, mi stai prendendo in giro...

Allora va di la' e apre il suo bel cofanetto. I Simpson, stagione numero due, mi pare. Episodio intitolato "Itchy and Scratchy and Marge". C'e' un’intera pagina su wikipedia dedicata a questo episodio.

Eccolo qui, solo un piccolo frammento, ma se avete due minuti, guardatelo che' ne vale la pena.


- Ooops.

E' il mio unico commento.

Pero' non e' possibile.
Ditemi che non e' possibile. Che domani mattina vado a scuola, che sara' tutto normale e ripensando a tutto questo mi faro' una sana risata. Ditemi che non sto vivendo in un episodio dei Simpson…

Certo che magari se a un certo punto qualcuno mi chiamava Lisa, un motivo ci sara’ stato...Resta la domanda:

"Is it a masterpiece or just some guy with his pants down?"

mercoledì 26 agosto 2009

dopo una settimana

[La luna di miele lavorativa continua]

Il primo giorno, appena mi hanno detto che gli operai avevano finito, sono andata a vedere la mia classe. Non era ancora proprio perfettamente finita, non lo e' ancora a dire il vero, per niente, ma molto meglio di prima con tutto buttato per terra alla rinfusa. Si' certo, quei tubi rumorosi, lo sporco, i cinque inquietanti centimetri fra il pavimento e la porta che da' sul giardino [sapete qui con tutti i simpatici animalitti che girano...], pero' non ne sono uscita per ore. Volevo renderla migliore possibile. La mia classe. Mia. Si' perche' teoricamente ho un capo certo, il direttore, ma in pratica la' dentro il capo sono io. Responsabilita' completa anche per quanto riguarda le grane ovviamente. E mi sta benissimo perche' per la prima volta sento di fare il mio lavoro. Non ho piu' paura, come prima, di dare piu' di quanto posso ricevere perche' il mio lavoro ora e' un piacere e poi imparo tanto. Tutte quelle classi da gestire, decine di nomi da memorizzare, ma ogni giorno devo trovare qualcosa di nuovo per ognuno, e' questo che mi arricchisce. Non e' semplicissimo, e' vero, ma mentre cerco nuove idee, in fondo faccio per lavoro quello che ho sempre fatto nel tempo libero, scarabocchiare e passare ore in libreria o nei negozi di art supply [scusate, sara' la stanchezza, ma in questo momento non mi viene proprio in mente come si dice questa cosa in italiano].
Ci sono tante cose da mettere a posto, prima di tutto il mio inglese forse, ma non mi sembra di poter chiedere di meglio.
E poi tutti quegli scaffali: ogni tipo di colore, pennarello, tempera, gesso, pennelli, tipi di carta, qualunque cosa.
La' dentro mi sento come un bambino in un negozio di giocattoli.
E invece sono al lavoro.
Pazzesco.

martedì 25 agosto 2009

andiamo a correre al centro commerciale?

Domenica mattina mi trovavo per caso in un centro commerciale. Di domenica, i negozi sono tutti chiusi tranne i ristoranti e i bar. Ero seduta da sola da Starbucks, quando ho notato diverse persone, per lo piu' anziane, in tuta, scarpette da ginnastica e Ipod che correvano o camminavano solitamente in compagnia. A me la cosa ha fatto piuttosto impressione. E' strano. Andare a correre in un centro commerciale invece che in un parco?
L'ho raccontato a un paio di texani e non si sono minimamente stupiti. Pare sia normalissimo. Ogni centro commerciale ha in genere anche il suo piccolo club di sportivi della domenica. Dato il caldo eccessivo [che' a noi viene da ridere quando in Italia ci si lamenta dei 35...], e' molto piu' sano correre nel centro commerciale dove c'e' l'aria condizionata, soprattutto per le persone anziane.
In effetti, non fa una piega. Nonostante le punture di non meglio identificati insetti e svariati incontri faunistici poco rassicuranti, mi ostino ad andare al parco con i bracchetti tutti i fine settimana e benche' ci vada sempre molto presto o molto tardi per evitare il troppo caldo, trovo pochissima gente d'estate. Vanno al centro commerciale!
Ecco, ho scoperto una cosa nuova.

lunedì 24 agosto 2009

un po’ di dietro le quinte

Le cose piu' interessanti legate a questo blog succedono sempre dietro le quinte, soprattutto attraverso le molte lettere che mi arrivano da chi passa di qua. Praticamente tutti, come prima cosa si giustificano che non hanno mai scritto a nessuno cosi', che sono capitati qui per puro caso, che non sono pazzi maniaci. Come se ci fosse qualcosa di male a mandare una mail… Ogni tanto qualcuno mi scrive semplicemente per raccontarmi di un qualche cambiamento nella sua vita, dicendo quasi sempre qualcosa tipo non so perche’ ho voglia di dirtelo visto che non ci conosciamo, ma e’ come se te lo dovessi dopo averti letto per tanto tempo. Qualcuno mi chiede un consiglio se deve prendere qualche decisione. Qualcuno mi scrive che mi ha sognato e mi racconta anche il sogno. Qualcuno mi chiede come sto, se sono felice. Qualcuno pensa di aver colto qualcosa di me che nemmeno io ho colto. Qualche volta considero seriamente la cosa e qualche volta, invece, resto fortemente perplessa. Qualcuno mi ringrazia. Qualcuno scrive che sta leggendo tutto dall’inizio. Qualcuno e’ come se bussasse alla porta. Qualcuno mi chiede consigli legali dietro lauto compenso, figuriamoci. I piu' mi raccontano delle loro grane burocratiche tra richieste di visto e consolati. Qualcuno mi chiede di scrivere di qualcosa in particolare, per esempio di raccontare dello sviluppo del volo in questa zona e di tutti gli italiani che capitano qui per questo motivo.
L'email piu' indimenticabile credo, mi e' arrivata da un anziano avvocato che mi confidava che, preso da un -non sapeva nemmeno lui esattamente quale- impulso, con un inglese stentato studiato al liceo, aveva invitato nella sua villa in Toscana nientemeno che l'ex presidente americano George Bush. Diceva di non averlo detto nemmeno alla moglie, in sostanza si domandava perche' lo avesse fatto. Perchè l'ho fatto? Figurati se poi accetta....Forse e' che mi fa un po' pena, gli tirano anche lo scarpe, mi ricorda il mio vicino di casa.
Per finire ci sono quelli che mi chiedono se sono “vera”. Una signora simpaticissima una volta, azzardo' l'ipotesi, facendomi molto ridere, che dall’altra parte dello schermo ci fosse un qualche cinquantenne russo che finge di essere una ragazza italiana che vive a Dallas. C'e' anche stato qualcuno pero' che, al contrario, ha preso tutto quello che scrivo qui per oro colato. Lo ha estrapolato dal contesto, gli ha dato il significato che ha creduto e poi me lo ha rovesciato addosso citandolo a memoria come nemmeno io potrei mai fare. A una cosa del genere non rispondo per principio. Se qualcuno vuole davvero delle risposte di qualunque tipo da me bisogna che mi faccia delle domande, che mi parli, proprio a me, non a Nonsisamai. Altrimenti e’ troppo comoda, venire qui ipotizzare, decontestualizzare, giudicare. Vorrei dire che si', sono “vera”, pero' anche che questa pagina non e’ un diario. Tanto per cominciare, per come lo intendo io, un diario e’ segreto e qui di segreto non c’e’ proprio nulla, altrimenti non lo renderei pubblico. Io qui racconto una parte della mia realta’ quotidiana e a volte la smonto e ci gioco anche, altrimenti che gusto ci sarebbe? Voglio comunicare delle cose e per farlo, non sento di dover necessariamente fare una cronaca dettagliata dei fatti, non sono mica la cnn. Le sensazioni sono verissime, accontentatevi di questo, per il resto, nomi, date e luoghi, si possono anche mischiare e non ci vedo niente di male o di strano, tanto il messaggio non cambia. Per me l'importante e' la sostanza. E poi il confronto anche. Il tentativo di parlare soprattutto del cambiamento, dello shock culturale, di un'infinita' di aspetti di un'esperienza, quella dell'emigrazione italiana all’estero, che tante persone vivono tutti i giorni come me sulla propria pelle e tante altre reputano interessante e vogliono conoscere meglio.
Se vi siete riconosciuti in questo post, vi mando un saluto affettuoso e vi ringrazio ancora perche' mi avete quasi sempre fatto tanto tanto bene con le vostre parole e per favore, se vi va, continuate a scrivermi, e’ splendido sentire anche di voi. nonsisamai.nonsisamai@gmail.com

sabato 22 agosto 2009

venerdì 21 agosto 2009

vivere al contrario

Il problema e' il senso di spaesamento che viene dal vivere sempre irrimediabilmente al contrario rispetto ad alcune delle persone a tieni di piu'. Per loro e' notte e per te mattino, per loro e' vacanza e per te e' lavoro, tu hai caldo e loro freddo, e cosi' via. Sono cose esteriori e' vero, ma contano moltissimo. Purtroppo dopo un po' ti rendi conto che stranamente sono quelle le cose che allontanano veramente. Ci convivi certo, ci sono tanti trucchi, ma il senso di spaesamento che ti prende certe volte non se ne va.
Anche quello fa parte del gioco.

giovedì 20 agosto 2009

a fuego lento

Da un po' di tempo a questa parte ogni volta che succede qualcosina di vagamente positivo mi viene voglia di festeggiare. Ogni occasione e' buona, aspettando un qualche motivo degno di nota. Allora la dinamica e' sempre grossomodo la stessa. Preparo una cena un po' speciale, magari apparecchio in giardino sperando che lui non faccia il rognoso che fa troppo caldo, ci sono le zanzare e bla bla bla [i texani non capiscono la bellezza del mangiare all'aperto, non c'e' niente da fare] qualche candelina, i fiori...

[- Wow, quanto e' gay tutto questo!

Scusate, quella e' un'altra storia]

E poi, proprio quella sera c'e' un'emergenza al lavoro. E' cosi' impegnato che addirittura, in maniera piuttosto insolita devo dire, non non fa nemmeno in tempo ad avvertirmi. Del resto i miei festeggiamenti sono sempre a sorpresa: nessuno capisce mai cosa ci sia da festeggiare esattamente. A quel punto allora si rimanda e invariabilmente ogni volta, dopo qualche giorno, arriva una brutta notizia e non solo nessuno ha piu' voglia di festeggiare proprio un bel niente, ma il micromotivo di allegria viene completamente dimenticato.

Non vi dico da quanto tempo non azzecco una cena di queste.

Che tristezza.

Vorra' dire che mi faro' un bel brindisi da sola, sperando che non arrivi qualche altra spiacevole telefonata.




Colpo di scena! Questa volta arriva!
E' tardissimo, ho le braccia ricoperte da punture di zanzare, lo stomaco appallottolato dalla fame, i capelli bagnati e la tuta, ma si festeggia! Paella e mousse al cioccolato.
Vuoi vedere che si sta davvero rompendo quel brutto cerchio dei 30? Speriamooo.

mercoledì 19 agosto 2009

il primo giorno di scuola e quelle domande

Domani e' il primo giorno di scuola e mi e' stato chiesto come erano i miei primi giorni di scuola in Italia. Io ho subito cominciato a raccontare che la costante, la cosa che mi ricordo meglio, e' che appena suonava la campana si correva dentro come pazzi perche' chi arrivava prima si sceglieva i banchi migliori e dal banco giusto poteva dipendere il successo dell'intero anno. Era fondamentale stare vicino a un amico/alleato e possibilmente mai in prima fila, ma suppongo che si sia capito a cosa mi riferisco.
A questo punto e' arrivata la domanda, proprio "la domanda", una di quelle che ogni tanto arrivano e che ti fanno riconsiderare interi capitoli della tua vita che davi per archiviati.

- Perche'?

Qui, come si vede nei film non c'e' una classe sola, ma gli studenti si spostano a seconda della materia. Ognuno si siede dove gli pare, quindi il mio racconto risultava completamente assurdo.

- Perche' non potevate spostarvi?

Perche'?
Gia', perche'.

Non ne ho idea.

martedì 18 agosto 2009

ma davvero?

Non lo avevamo notato...

sulla divisa non si scherza

Una cimice piazzata a scuola durante la riunione di questa mattina avrebbe registato queste parole, ma sfortunatamente si sarebbe persa il ghigno sadico-compiaciuto di chi le ha pronunciate.
Menomale che il controllo delle divise non ha nulla a che' vedere con la sottoscritta, o almeno spero.

- Possono usare gli elastici colorati per i capelli? La risposta e' si'.
Possono mettersi le canzettine bianche con i pompom rosa?
La risposta e' no, no, NO!

lunedì 17 agosto 2009

la luna di miele lavorativa

Oggi ho cominciato ufficialmente a lavorare. Ho preparato un paio di progetti per la festa di inizio anno scolastico ed e' stato carino. Confusione, decine di ragazzini indisciplinati, mille persone a cui dare retta e il tipico mal di testa "da asilo" come lo chiamo io, quello che pensi che sia un'emicrania pazzesca e poi invece dopo mezz'ora che sei fuori di li' ti passa da solo. Sentire l'ambiente di lavoro cosi' familiare e quelle persone che oramai conosco da un bel pezzo cosi' vicine, molte quasi emozionate per me, e' splendido. E' che la' dentro chi mi conosce meglio sa, anche se non glielo ho mai detto, che questo lavoro cosi' per come mi viene presentato ora, e' un piccolo sogno che si realizza e soprattutto nel momento in cui ne avevo forse piu' bisogno. Chi l'avrebbe mai detto appena trasferita, quando non spiccicavo una parola di inglese che sarei riuscita a inserirmi cosi' bene. Sono stata molto fortunata, e lo dico anche per tutti gli expat che passano di qui e che magari sono all'inizio e attraversano momenti complicati: ce la si fa, con calma ce la si fa.
Resta il fatto che anche se il direttore in questo periodo si rivolge sempre a me con un gran sorrisone e trova tutte le mie iniziative cosi' intelligenti ed europee, ci sono state decine di imprevisti e problemi. Ho avuto un breve assaggio di quello che sara' insegnare ai ragazzini piu' grandi, per esempio, e so che non sara' assolutamente facile guadagnarmi il loro rispetto (oltre che mantenere un certo distacco quando ti parlano come ti parlano), ma in questo momento non riesco proprio a preoccuparmi, cosa ci devo fare? E' cosi'. Anzi non vedo l'ora che sia domani mattina per ributtarmi nella mischia delle riunioni, della mission impossible della mia classe da rendere presentabile in due giorni e tutto il resto. Ho voglia, ho proprio voglia.
Cerco di fissare questo momento nella mente perche' non riesco a smettere di stupirmene e poi perche' so benissimo che presto ne arriveranno altri in cui magari tutto questo mi sembrera' lontano e irreale. Eppure sono giorni importanti questi, non sono sensazioni che si provano poi tante volte nella vita. Purtroppo ne conosco un po' di persone che hanno seguito la propria passione e poi quando finalmente e' diventata un lavoro hanno cominciato ad odiarla. Mi chiedo come andra' nel mio caso. Immagino che se non funzionasse e se potessi, passerei all'inseguimento della passione numero due e poi della numero tre e cosi' via...ma chissa'.
Ad ogni modo mi sembra un gran privilegio quello di poter provare. E per come la vedo io, e' un privilegio poi anche quello di poter cominciare in generale. Adoro gli inizi. Quando e' tutto nuovo, e pulito. E qualunque cosa sembra ed e', in fondo, possibile.

venerdì 14 agosto 2009

quizás, quizás, quizás

Stasera vado a vedere uno spettacolo teatrale argentino. In questi ultimi mesi, tramite amici, ho cominciato a seguire un po' le attivita' del loro centro culturale e finora mi e' piaciuto molto quello che hanno proposto, e' un mondo affascinante. C'e' stato solo un episodio un po' inquietante, la settimana scorsa. Immaginate un film e una stanza piena di gente che ride e ride e si sbellica dalle risate con le lacrime agli occhi per due ore e voi li', che capite tutto, ci sono anche i sottotitoli, ma niente, proprio non vi sembra divertente e rischiate piu' volte di addormentarvi. E' stato cosi' strano, tutti i film argentini che ho visto finora mi sono sempre piaciuti molto, ma di comici non ne avevo visti mai in effetti. La solita trappola del senso dell'umorismo. Qualcuno ha anche cercato di rispiegarci poi perche' faceva ridere, ma niente. In questi casi fai un po' finta di arrivarci per gentilezza, ma sei nel buio totale e probabilmente ti si legge in faccia. Non ricordo assolutamente il titolo, doveva essere un film di almeno trent'anni fa. Era la storia di questa famiglia con una suocera rompiscatole, che si vedeva benissimo che in realta' era un attore uomo travestito che faceva finta di essere una donna. Vorrei conoscere il make up artist in questione. O forse era questo che faceva ridere? Boh.
Vedremo se andra' meglio con il teatro.
Gli 'italiani' invece, questo weekend mi hanno detto why don't you come to the Ferragosto cena? Mi sono guardata un po' intorno mentre allestivano la cosa fra beach balls e salvagenti e ho detto no grazie.
Forse e' meglio conservare il ricordo dell'originale ancora per un po'.

Buon fine settimana :)

mercoledì 12 agosto 2009

exploring limitations, gaining knowledge

Dopo l'altra volta, avrei davvero giurato di aver chiuso con i personal trainers, invece oggi e' successa una cosa che mi sta quasi facendo riconsiderare la decisione presa.

Nella mia palestra appendono la foto dei vari personal trainers con il loro curriculum e stamattina, uscendo li ho scorsi un po', cosi' per curiosita', visto che li vedo tutti i giorni. Ovviamente ho saltato tutte le robe noiose e sono arrivata subito alla voce fondamentale: hobby.

Qualcuno diceva danza, fotografia, basket, baseball, nulla di strano.
Una persona ha anche scritto famiglia fra gli hobby. E che' ci vuoi fare.
Poi continuando a leggere, sono arrivata al sosia di lui.

Hobby:
Tennis
Esplorare i limiti
Aumentare la conoscenza

Ero senza parole. L'ho anche riletto perche' non mi sembrava possibile.

Secondo me non e' il sosia, e' proprio lui. Si' si'. Tutto materiale per il sequel, altroche'.
Whatchman in Texas, aspettate e vedrete.

martedì 11 agosto 2009

cos'e' e cosa non e'

Comunque, per tornare al discorso di ieri, mi e' successa un'altra cosa.
Sabato al parco sono stata punta da qualcosa sulla pancia, sembrava una zanzara.
Oggi e' martedi e ancora ho un forte prurito e identico gonfiore.

Il pragmatismo texano sostiene che:

- Non e' una zanzara
- Non e' una formica del fuoco
- Non e' un ragno violino (altrimenti saresti gia' all'ospedale)

Quindi sara' una pulce. Non c'e' niente da preoccuparsi.

Una pulce? Una banalissima pulce? Sono quasi delusa...

Un serpente velenoso che mi ha morso nel sonno no, eh? Siamo sicuri.

Speriamo.

lunedì 10 agosto 2009

la lezione del june bug

Il june bug e' un insetto molto poco attraente, come potete vedere da questa foto. Da queste parti di sera d'estate, ce ne sono tantissimi. Le cose fondamentali che ho imparato sui june bugs vivendo in Texas, sono che volano, si possono impigliare fra i capelli per esempio, e quando sono morti hanno la caratteristica di appiccicarsi ai vestiti come feltro e i bambini se li tirano addosso per farsi i dispetti.
A differenza di altri simpatici componenti della fauna locale, i june bugs non mi hanno mai creato grandi problemi, ma l'altra sera mentre eravamo fuori in giardino ne e' arrivato in volo uno gigantesco, veramente troppo piu' grande del normale e brutto. Qualcuno si e' agitato e qualcuno invece ha detto non vi preoccupate e' solo un june bug e tutti si sono tranquillizzati. Io pero' mi sono ribellata:

- Voi texani pensate che basti dare un nome carino a una cosa disgustosa perche' smetta di fare schifo?

Poi pero' ci ho pensato e in effetti mi tocca ammettere che funziona. Insomma, se pensi aiuto! c'e' uno scarafaggio peloso di cinque centimetri che mi sta per volare addosso cominci ad andare in panico, invece se ti abitui a pensare ma si', e' solo un june bug, dopo un secondo te ne dimentichi.
The attitude is everything.

venerdì 7 agosto 2009

come biglie sul pavimento

Nella quotidianita', quando ci occupiamo di qualsiasi cosa, il nostro cervello lavora, si', ma solo in prospettiva del raggiungimento di uno scopo. La mente non puo' divagare pressata dalla contingenza e difficilmente ha lo spazio necessario per creare idee nuove, brillanti. L'intuizione stessa e' ostacolata. Bisogna creare dei momenti in cui non si ragiona in modo arido e automatico, ma si lasciano correre i pensieri liberamente, come biglie sul pavimento.


Credo proprio sia questo il senso di questa lunga estate solitaria.

giovedì 6 agosto 2009

quando il genio musicale e quello letterario si incontrano nasce l'opera d'arte

"Aprimi il tuo cuore, bambino
Io ho il lucchetto e tu la chiave
Aprimi il tuo cuore, bambino
Ti daro' il mio amore, se tu ...se tu girerai la chiave"

Ieri in macchina, ho deciso che fra tutte le canzoni in inglese, che conosco fin da quando ero piccola e di cui solo ora comincio a realizzare il significato questa e' senza dubbio la piu' geniale. Senza dubbio.

E voi che' dite?! Avete qualche esempio migliore?
O siete tutti in vacanza?

mercoledì 5 agosto 2009

jesus camp

Molti di voi, nei mesi scorsi, mi avevano chiesto cosa ne pensavo del documentario Jesus Camp. Finalmente l'ho guardato. Lavoro in una scuola privata cristiana e come ho anche scritto qui, piu' volte sono stata colpita dal particolare modo che hanno di insegnare determinati concetti religiosi ai bambini. Un modo senz’altro piu’ teatrale e immediato di quello che avevo visto in Italia. Insomma, dopo quello che mi era stato raccontato su questo Jesus Camp, avevo quasi paura di scoprire che parlassero della mia scuola! :)

Ma ora sono molto piu' tranquilla. Quello che si vede in Jesus Camp non ha assolutamente nulla a che' vedere con la mia realta' lavorativa. Nella mia scuola c’e’ chi ha rischiato il licenziamento per dire che Babbo Natale vede se sei stato buono o cattivo perche’ i bambini sono tutti buoni, figuriamoci farli soffrire come si vede li’! Non dubito che esistano fanatici di quel tipo, ce ne saranno moltissimi in questo paese, ma per fortuna non li conosco e pur frequentando ambienti cristiani per lavoro, non li ho mai visti in questi tre anni. Dico per fortuna perche' fanno paura.

Suppongo che pero’ guardare il film nell’era Bush, dovesse essere ancora piu’ inquietante.

martedì 4 agosto 2009

dialogo sulla riforma sanitaria

Mentre in Italia tanti vanno in vacanza, qui non si parla d'altro che della riforma del sistema sanitario. Per darvi l'idea dell'aria che gira vi riporto, per come lo ricordo, un dialogo fra due americani [indovinate chi e' Mr. Johnson] a cui ho assistito in questi giorni. I due sono colleghi e la loro azienda ha appena cambiato assicurazione sanitaria.


- La nuova assicurazione non e' il massimo....

- Gia', ma sara' sempre meglio di quando dovremmo metterci in fila per mesi...Obama ci portera' al socialismo...Ci sara' talmente tanta burocrazia che non riusciremo a curarci...

- Invece quello e' un socialismo che vogliamo. Pensaci un attimo: come ti sentiresti se la tua casa andasse a fuoco e i pompieri prima di spegnere l'incendio ti chiedessero tremila dollari? E se ti stessero per ammazzare e la polizia ti facesse pagare per difenderti? Non e' socialismo anche quello, sono servizi che paghiamo tutti, no? E cosa c'e' di sbagliato?


La storia del socialismo l'ho sentita molte volte da quando Obama e' stato eletto. Mi e' stato spiegato che questo pregiudizio negativo sulla sanita' pubblica risale al 1993, quando Hillary Clinton propose una prima riforma del sistema sanitario. In quell'occasione ci fu una vastissima campagna repubblicana incentrata sul fatto che molti sistemi sanitari europei o anche quello canadese, ad esempio, fossero oramai allo sfascio. Venivano presi casi limite di malasanita' per stabilire un principio.
Che' poi e' esattamente quello che viene fatto in Europa quando si racconta del tale che e' morto qui perche' non aveva l'assicurazione senza approfondire i fatti e facendo credere che incidenti del genere, peraltro molto rari, siano la norma.
Evviva il qualunquismo, sia di qua che di la'.

lunedì 3 agosto 2009

il concetto di 'let it go'

Just let it go e' un consiglio che senti dare spesso da queste parti. Significa lascia perdere, sostanzialmente rassegnati. L'idea e' che a un certo punto per quanto forte tu voglia qualcosa, per quanta rabbia possa sentire verso una situazione o una persona, per il tuo stesso bene, devi lasciare stare e andare avanti, prima che quel sentimento negativo di frustrazione o di odio intossichi la tua vita. Non importa se hai ottenuto quello che volevi o se hai davvero compreso quello che e' accaduto e sei riuscito a perdonare, arriva il tempo di lasciare perdere e basta perche' e' giusto cosi'. Certo, pero' quando hai un sogno, quando vuoi tanto qualcosa e non per capriccio, ma perche' ti spetta, perche' ci hai sputato l'anima sopra, come fai a lasciare stare? Anche perche' poi c'e' tutta quell'altra parte di mentalita' americana che ti fara' un testone cosi' con la storia del sogno, del se non credi tu in te stesso nessuno lo fara', del perseverare fino al raggiungimento dell'obiettivo no matter what. Ecco insomma, grazie per tutti questi consigli, ma qui c'e' un problema di fondo piuttosto considerevole: come fai a capire quando e' arrivato il momento di smettere di lottare, di let it go?

Forse quando vedi che quello che insegui comincia a consumarti dentro, che non e' piu' un sogno, ma un'ossessione. Ma come la mettiamo se questo succede proprio quando pensi di essere a tanto cosi' dal raggiungerlo, se allungando la mano puoi perfino sentirlo, immaginare di sfiorarlo?

I'm not good at letting go.


Trouble with dreams is they don't come true
And when they do they can't catch up to you
[...]
Trouble with dreams is you never know
When to hold on and when to let go
[...]
Trouble with dreams is you can't pretend
Something with no beginning has an end

Eels.