mercoledì 31 dicembre 2014

just do right

Vorrei dedicare l'ultimo post del 2014 a Maya Angelou, che e' venuta a mancare qualche mese fa ed e' una delle donne che ammiro di piu' in assoluto. Ogni tanto mi metto ad ascoltare le sue interviste, dice sempre qualcosa di importante e lo dice in un modo che sembra che ti guardi negli occhi, proprio a te, che ti conosca, che sappia quello che hai bisogno di fare e di sentirti dire. Allora, lei che nella sua vita ha passato di tutto, dalla prostituzione all'alta letteratura, in uno di questi video, faceva tutto questo bel discorso sul miglioramento di se stessi, sulle difficoltà' della vita e soprattutto del vivere secondo le regole che ci si e' dati, sul valore della coerenza.
La forza dell'esempio insieme all'impatto positivo che tramite il nostro comportamento possiamo avere sulle vite degli altri, non andrebbe mai sottovalutato, me ne sono accorta in questo periodo. Poco tempo fa purtroppo, un vecchio amico mio coetaneo ha perso una gamba in un incidente e, con immenso coraggio e determinazione, per prima cosa e' andato a studiarsi l'esperienza di Alex Zanardi, quel pilota di Formula Uno che perse entrambe le gambe in un incidente qualche anno fa e che ora e' un grande atleta paralimpico. Immagino che Zanardi si sara' chiesto mille volte perche' gli sia capitata quella cosa terribile e nessuno potra' mai dargli una risposta, ma quello che ho visto e' che di sicuro, con il suo esempio sta aiutando in maniera concreta tante persone in difficoltà'.
Non tutti siamo fatti della sua pasta, ma se nel nostro piccolo, riuscissimo almeno a trasmettere qualcosa di buono a chi ci sta intorno, nel quotidiano, senza strafare, avremmo gia' fatto molto per la società.
Maya Angelou, in quel video, raccontava che quando aveva delle decisioni da prendere pensava a sua nonna che le diceva, e lo ha ripetuto guardando in camera:

You know what's right, just do right, tu sai quello che e' giusto, fallo.

Quale consiglio migliore per il futuro? Basta cercare scuse. Guardare ai fatti, usare la capacita' di giudizio che più o meno tutti abbiamo, e fare quello che c'e' da fare anche quando non e' la cosa più' semplice o conveniente perche', spiegava lei in modo perfetto, farlo soddisfa la nostra anima.

Ma si, in fondo cosa ce ne facciamo di tanti buoni propositi dimenticati il 2 gennaio? Penso che tenere a mente questa sua breve frase -You know what's right, just do right- possa bastare.

E che il 2015 sia un grande anno di crescita per tutti noi.

Auguri.


martedì 30 dicembre 2014

questioni vitali

Ho una domanda un po' strana.
Ma i ragazzini, non si annoiano piu' durante le feste? Voglio dire. Non fa parte delle feste annoiarsi almeno un po'?
No perche' ho invitato degli amici che mi hanno risposto che vengono, ma mi hanno anche chiesto se possono portare degli amichetti per i figli. Dovrei dare un'occhiata al dizionario, ma mi verrebbe da dire ciccia. Fossero stati adulti o al limite una famiglia benissimo, ma altri bambini sconosciuti che contribuiscono a smontarmi casa anche no. Pero' qualcuno mi fa presente che sto dando questo fatto della noia per scontato e che qui non e' cosi', che i ragazzini non seguono i genitori dappertutto annoiandosi durante le feste, ergo bisogna che si divertano. Ma davvero? Che devo fare?

venerdì 26 dicembre 2014

questi sono tutti i sogni che voglio fare

Il giorno della Vigilia di Natale, Joe ha scritto un'altra lettera a Babbo Natale e, con una certa gravita', l'ha definita "l'ultima".

Caro Babbo Natale,
Io ti voglio tanto bene. Babbo Natale, qualche volta io voglio giocare con te. Qualche volta, voglio portarti in un negozio per darti un po' di cibo. Babbo Natale, tu puoi anche avere un telefono per chiamarmi.
Ciao,
Joe  
Che si sia fatto l'idea che Babbo Natale sia una sorta di barbone? Chissà'. Ad ogni modo ero straconvinta che la mattina di Natale sarebbe stato al settimo cielo e soprattutto impaziente di vedere se fosse davvero passato di qui e invece...
Dopo essersi svegliato ogni mattina per più' di un mese chiedendo E' oggi Natale? quando il giorno e' arrivato, era triste, tristissimo. Diceva che c'era troppo sole e non poteva essere Natale.

- Joe, te l'ho spiegato, in Texas non nevica quasi mai.
- Ma quando ero piccolo ha nevicato a Natale...

E' vero. Due anni fa, ha nevicato proprio il giorno di Natale, ma e' stato un evento storico, ancora se ne parla. Lui giustamente ha pensato che quella fosse la norma, anche se non so, in realta' credo che fosse triste semplicemente perche' sapeva che, dopo tutta quell'attesa, Natale stava per finire, e come dargli torto. Ci abbiamo messo un'ora giusta o qualcosa in piu' a convincerlo ad andare a controllare se c'erano dei regali sotto l'albero, ma una volta entrato nell'atmosfera, si e' completamente dimenticato della neve e si e' divertito come un matto. Quando ha finito di aprirli tutti, e' corso in camera sua a prendere un disegno che aveva fatto il giorno prima e a cui mi aveva chiesto di attaccare un fiocco.

- Ecco questo e' per mamma e dada.

- Che bello, grazie! Che cosa hai disegnato?

- Questi sono tutti i sogni che voglio fare.


Questi sono tutti i sogni che voglio fare.

Caro Babbo Natale, 
Posso chiederti anch'io qualcosa? Ma non lo possiamo fare rimanere cosi' ancora per qualche anno questo bambino? No perche' davvero... e' meraviglioso. 

mercoledì 24 dicembre 2014

questo e' perche' non nevica


E cosi', ho spiegato a Joe che molto probabilmente non nevichera' a Natale perche' viviamo in Texas e qui non nevica quasi mai, nemmeno a Natale. Lui non ha detto nulla, deve essere stato un duro colpo. Il giorno dopo, pero', e' arrivato con in mano un pezzo del suo puzzle degli Stati Uniti.

"Ecco guarda. Questo e' perche' non nevica."

Messaggio ricevuto, forse.



Nonostante tutte le lettere, Joe ha sempre rifiutato di andare a incontrare "Babbo Natale" al centro commerciale come si usa qui. Rispondeva di preferire che venisse di notte senza farsi vedere, credo ne fosse un po' intimorito o forse e' solo che ha gia' capito che ce ne sono un po' troppi in giro di Babbi Natale. Ad ogni modo, l'altra sera, siamo stati in questo parco un po' magico e casualmente abbiamo ne abbiamo incontrato uno, da lui subito individuato come "quello vero".
Quando questo bellissimo signore barbuto, gli ha chiesto che cosa volesse per Natale, la sua risposta e' stata...

I love you so much, ti voglio tanto bene.

Dopo averglielo scritto per mesi, finalmente e' riuscito a dirglielo di persona. Babbo Natale lo ha abbracciato e gli ha detto I love you too, you are a very good boy ed e' stato proprio un gran momento per Joe, credo se ne ricordera'.

Buon Natale.

  

martedì 23 dicembre 2014

cereali seriali

Tutti parlavano di questo "cereal", la storia a puntate di un omicidio e io pensavo fra me e me... bello pero' che strano, perche' chiamare la storia di un omicidio a puntate "cereali"? Boh, fara' parte del mistero. 
Dopo un mese ci sono arrivata. 
Era "serial" non "cereal".
Trattasi di parole omofone. 
Che vitaccia.
Poi ieri ho anche conosciuto una tipa francese senza accento. 
Vitaccia, vitaccia.

lunedì 22 dicembre 2014

favori a pagamento

Domani vado dal medico e preferisco non portare Joe. Visto che la mia migliore amica abita proprio li' vicino e non dovrebbe essere una cosa lunga, le ho chiesto se per un'oretta Joe puo' stare da lei. Lei e il marito non ci saranno, ma i suoi figli si' e Joe puo' stare con loro visto che il maggiore ha tredici anni ed e' molto responsabile. I bambini sono cresciuti insieme come e piu' che cugini, passeremo insieme anche questo Natale come tutti gli altri e, per la prima volta, trattandosi di una cosa cosi' breve, mi e' sembrato piu' naturale e semplice rivolgermi a loro invece che cercare una babysitter.  

Ecco, qui arriva il piccolo scoglio. Culturale, suppongo, oppure ditemi voi.

- Fantastico, lo paghero' e sara' contentissimo di fare da baby sitter per Joe!

E' inutile che ve lo spieghi: era chiaramente un modo per dirmi di pagare suo figlio e a me questa cosa non piace. Non e' per i soldi, ma proprio perche' non mi piace il principio. Forse ho sbagliato, ma io gli ho chiesto un favore (che fra l'altro mi viene offerto da anni), non gli ho offerto un lavoro.

Mi sono rivolta a Mr. Johnson per capire un po' meglio la situazione e lui mi ha criticato aspramente per i miei dubbi. Ha detto che forse non e' stato elegantissimo suggerirlo, ma che e' del tutto normale e che si pagano sempre i figli degli amici per tutti i lavoretti. Che si fa per responsabilizzarli e per farli sentire importanti.

Discorso che ci sta e fila perfettamente, ma che vi devo dire? Non sono abituata cosi'. Le cose si fanno anche gratis, soprattutto fra amici. A me sembra che giri sempre tutto intorno ai soldi qui.

sabato 20 dicembre 2014

caro babbo natale...

E' successa una cosa buffa un po' di tempo fa. Vi ho gia' raccontato quanto Joe ami "scrivere" lettere. E' stato abituato a farlo sin da molto piccolo. Per fargli sentire i nonni e gli zii piu' vicini, abbiamo sempre avuto una piccola stazione di biglietti, francobolli e buste pronta in un angolino della cucina, cosi' ogni qualvolta avesse sentito l'esigenza di raccontargli qualcosa avrebbe potuto farlo senza problemi. Come quando ha avuto un piccolo problema a scuola e per prima cosa, ha scritto alla nonna "Cara nonna, oggi ho fatto un incidente...". Oltretutto qui le lettere si imbucano nella propria cassetta della posta, quindi e' proprio un attimo: scrivi, affranchi, corri in giardino e spedisci. Lui ha capito subito il meccanismo e gli e' piaciuto anche.
A un certo punto, pero', l'estate scorsa, ha cominciato, a scrivere anche a Babbo Natale aspettandosi senza nessun dubbio che Babbo Natale -logicamente- rispondesse.
Cosi', quel giorno, ho ragionato per circa dieci secondi su chi potesse essere il miglior candidato a rispondere alle lettere di Babbo Natale e sono arrivata a un unico nome, quello della zia di Joe, mia sorella, che avrebbe subito capito lo spirito dell'idea e che avrebbe fatto questo gioco con noi riempiendolo di divertimento e fantasia come solo lei sa fare.
Ed e' andata proprio cosi'. E' da mesi che va avanti questa bellissima corrispondenza fra Joe e la babba  Babbo Natale. Ed e' stupendo, anche se Babbo Natale e' un po' disperato perche' sembra che per Joe, la cosa piu' ovvia, scrivere che regalo vorrebbe ricevere per Natale, sia una questione del tutto marginale e lasciata al caso. A parte quella volta che ha disegnato e chiesto "una macchinina con il telecomando che dentro si puo' guardare i cartoni", lui a Babbo Natale, ci tiene solo a raccontare delle cose.
Una volta Babbo Natale gli ha detto di aprire un certo cassetto in camera sua e dentro c'era la "palla del sorriso". Ogni tanto quando ne combina una e non sono molto contenta di lui, mi porta la palla del sorriso. Che furbastro.
Tutte le mattine da un mese si sveglia ed esclama:
- Mamma! Oggi e' Natale?!
Poi io gli dico di no e lui mi risponde:
- Aspetta che vado a vedere!
Allora, si precipita alla finestra a controllare se c'e' la neve. Suppongo sia convinto che a Natale nevichi sempre o forse che quando nevica e' Natale. Non ha ancora capito o accettato che non viviamo in Austria, ma in Texas, poverino.
E' bello vedere quanto sia cresciuto in questi pochi mesi attraverso questi suoi pensieri e i disegni. L'ultima lettera, quella che ha scritto ieri sera, mi ha fatto un po' commuovere. Dice:

"Caro Babbo Natale,
Ti voglio tanto bene. Buon compleanno Babbo Natale. Quando sono grande e forte, io vengo con te. Puoi ricevere anche tu i regali. Ma qualche volta devo venire via da te perche' devo essere con la mia mamma e il mio dada. 
Ciao, Joe"   

mercoledì 17 dicembre 2014

lady oscar e le altre

Come forse sapete in inglese e in modo particolare in questo paese, i nomi propri di persona, sono intesi in modo molto diverso che in Europa. La classica domanda 'che cosa significa il tuo nome?' qua suscita un vago senso di sconcerto perche' presuppone un'idea a cui molti non hanno mai pensato e cioè che un nome debba o possa significare qualcosa. La maggior parte delle volte i nomi vengono scelti semplicemente in base al suono. Tanto e' vero che e' del tutto normale inventarli di sana pianta o usare cognomi come nomi (Jackson, Carter, Madison, Addison, Riley,...). Non lasciano mai indifferenti, i nomi tipicamente afroamericani, i cosiddetti 'ghetto names'. Sono nomi particolarissimi, caratterizzati da strani suffissi ('La', 'De', ...) o da segni di punteggiatura piazzati un po' a caso in mezzo alla parola. Qualche esempio. LaTanisha, JaMarcus, DeAndre, Demarco, Shaniqua, D'brickishaw, LaKeisha. Sono buffi, non c'e' niente da fare, ma e' probabilmente molto piu' utile approfondire un po' il discorso e capire da dove nasca e come si sia evoluta questa usanza che fare la solita ironia da quattro soldi. 
Fino agli anni Sessanta, i neri si servivano di nomi classici inglesi, poi con la nascita del movimento per i diritti civili si e' puntato alla differenziazione per superare quello storico senso di inferiorità' che era un riflesso della schiavitù'. Inizialmente si e' fatto ricorso a nomi africani, ma nel giro di qualche decennio, soprattutto dagli anni Ottanta in poi hanno cominciato a spopolare i nomi inventati. I nomi inventati, tra l'altro, sono comuni anche fra i bianchi (Jayden, tanto per citare il primo che mi viene in mente), ma nessuno li ha mai presi in giro per questo e anche questo e' un aspetto controverso della questione.   
Ad ogni modo, in inglese, ci sono anche tantissimi nomi unisex. Ashley, Tyler, Alex, Drew, Cameron, Casey, Harper, Jamie, Joey, Leslie, Robin, Sam, Sidney, Terry, solo per citare i piu' comuni, possono riferirsi a uomini o donne. Mi sono sempre chiesta il perche' e me lo ha spiegato oggi un'amica. Mi ha detto di aver dato alla figlia un nome maschile semplicemente perche' non voleva fosse discriminata, in caso le fosse interessato lavorare in un campo tipicamente maschile. Finalmente una vera spiegazione. Troppo facile dare sempre la colpa alle mode, all'ignoranza e alla poverta'. Tra l'altro, la mia amica e' afroamericana e ci ha pensato davvero bene a questa questione del nome. E' stato dimostrato che lo stesso curriculum firmato con un 'nome del ghetto' ha il 50% di possibilita' in piu' di essere rifiutato. Cosi lei per sua figlia, volendo andare proprio sul sicuro, non solo ha scelto un nome tradizionale, ma anche maschile.  
Sul motivo per cui vengano assegnati nomi femminili a esponenti del sesso opposto, ancora non ho avuto nessuna illuminazione purtroppo. Ma l'argomento mi appassiona sempre e continuero' a indagare.
Per il momento, penso che mi accontentero' della spiegazione data dal padre di Sue, con una pistola puntata in faccia. Ah, cosa farei senza Johnny Cash.


domenica 14 dicembre 2014

negozi di animali che promuovono le adozioni

Qui i negozi di animali non vendono cani e gatti, ma aiutano a far adottare i randagi, atteggiamento di grande civilta', a mio parere. Quindi, ieri passando davanti a uno di questi negozi mentre i volontari del canile cercavano di piazzare un po' di cani stupendi, mi sono ricordata tutta la gioia e l'emozione di incontrare i miei due amici tanti anni fa. A volte dopo tanto tempo, ti abitui talmente tanto a loro che quasi non vedi piu' l'essenza di quello che ti danno. Dai un po' per scontato tutto quell'amore incondizionato, quell'allegria, quella tenerezza. Una cosa che non sapevo all'epoca, e' che poi, tante volte, se i cani sono li', e' perche' hanno subito delle gran brutte cose nella vita e se un cane ha sofferto, purtroppo puo' capitare che le conseguenze se le porti addosso per sempre sia a livello fisico che psicologico. E' una cosa da considerare prima di imbarcarsi in una simile avventura. Vi faccio un esempio pratico. La nostra porta del garage rotta per quattro giorni e' stata una prova durissima per quella povera Ragazzina. Uno ci ride su, ma per lei il fatto che uscissimo e entrassimo da porte diverse era terrorizzante, e' stata molto male in questi giorni. Ogni cambiamento la spaventa a morte. 
Insomma, magari a volte rimangono un po' mattarelli come la Ragazzina, altre, lo vediamo noi con Mr.Bubu, si trasformano nel prototipo del cane perfetto, ma ti amano sempre in una maniera che mai nessuno.
Eh si. Ci siamo fatti un grande favore il giorno che ce li siamo andati a prendere.

venerdì 12 dicembre 2014

il daltonismo degli angeli

Ripenso a una scena che ho visto stamattina a scuola. C'era la recita di Natale e una nonna arrivata in anticipo, curiosava fra i lavoretti dei bambini appesi fuori da una classe.
Io ero li' a fare altro e ho visto che dopo un po' la maestra l'ha notata e le ha indicato il lavoretto della nipote. Tutto qui.
In un secondo momento, ho dato un'occhiata anch'io perche' quella maestra, per la prima volta, aveva preferito appendere questi lavori invece di quelli che avevano fatto con me e volevo capire perche', cosa avessero di migliore. Si tratta di angioletti di Natale con le ali fatte di centrino di plastica. Deve essere un classico perche' li vedo ovunque, li ha fatti anche Joe all'asilo.
Va bene, i miei alberelli alla Andy Warhol non saranno stati impeccabili (anche perche' li hanno fatti i bambini non la maestra) ma questi qui erano...completamente omologati! Una serie di angeli biondi con gli occhi azzurri identici e indistinguibili.
La nonna in questione era afroamericana, la nipote ha la carnagione estremamente scura. Ecco, assistendo a questa scena, mi sono chiesta che cosa le abbia suscitato una rappresentazione del genere. Forse niente, forse e' talmente abituata a queste cose che non ci fa nemmeno caso. Eppure se non ci fa caso lei, dovremmo farci caso noi come insegnanti. Per me queste piccolissime situazioni, in realta' hanno una loro dignita'. Perche' non fare lo sforzo di offrire la possibilita' ai bambini di rappresentarsi come si vedono? Invece di dargli solo i fogli rosa, gli dai anche quelli marroni, ce li abbiamo in un sacco di sfumature, non e' complicato.
Oltretutto la bambina in questione, durante la recita, era vestita da angelo. Come si sara' sentita? Avra' notato di non corrispondere per niente all'idea che la maestra ha degli angeli, a differenza delle altre sue compagne di classe?
Ma poi, scusate, che ne sa la maestra di come sono fatti gli angeli?
A me piacerebbe fare tante cose a scuola in questo senso, ma a volte mi pare che qui la scelta nell'affrontare i discorsi legati alle tematiche multiculturali siano fondamentalmente due: fingere di essere daltonici, mettere a fuoco le citta'.
 

mercoledì 10 dicembre 2014

gioie del bilinguismo

Joe in questo periodo mischia le parole. Parla sempre italiano, ma ogni tanto si incasina. Per dire 'ho dimenticato' dice 'ho forgato' (forget+ dimenticato). Per dire 'oggi' dice 'questo giorno' (sua traduzione letterale di 'today'). A volte mi fa morire al ridere.
- Joe non si dice 'questo giorno' si dice 'oggi'
- Ma questo giorno 'meansica' (mean+significa) oggi!
Lo ammetto, non lo correggo quasi mai.

martedì 2 dicembre 2014

quando la festa finisce

Fra qualche giorno e' il compleanno di Joe e gli sto organizzando una minuscola festa.
Le feste di compleanno dei bambini piccoli qui hanno una serie di caratteristiche comuni. Innanzitutto, coinvolgono tutti i genitori, anche quelli degli invitati, dal momento che purtroppo a quell'eta' non e' consentito accompagnarli e poi tornare dopo un paio d'ore a riprenderseli. I suddetti genitori, perfetti estranei, si ritrovano cosi', con evidente disagio e birignao, a cercare di intavolare debolissime conversazioni per riempire i silenzi. C'e' il genitore tappezzeria e quello che cerca di fare lo splendido, ma tutti in genere manifestano chiaramente sul viso un unico sentimento: quello di trovarsi altrove.
Queste feste, o almeno quelle a cui Joe viene invitato di solito, si svolgono raramente nei giardini delle case, mai dentro le case ho visto, e più' comunemente in qualche locale pubblico. A volte la festa di compleanno e' in un ristorante, altre in un museo, in uno zoo, un parco... c'e' un'enorme varietà' di posti e attività' ricreative a cui abbinare una festa di compleanno.
Le tre feste di compleanno di Joe, sono state molto simili fra loro, ma di tutt'altro segno. Tanto per cominciare, non ho mai invitato i suoi amichetti dell'asilo in blocco, ma solo i bambini con cui so che si trova bene a giocare, cioe' quelli con cui lo vedo giocare, i figli dei miei amici. Le sue, sono sempre state feste molto all'italiana direi. Sempre a casa. I bambini giocavano in una stanza e i genitori si intrattenevano e facevano festa anche loro in un'altra. Poi una bella torta, normale, fatta in casa, e tanti auguri a te.
So che un giorno, Joe arrivera' con un desiderio speciale per la sua festa e se sara' possibile lo accontenterò', ma non ho mai avuto la necessita' di affrettare i tempi. Ho sempre pensato... se anche noi possiamo divertirci con i nostri amici mentre lui si diverte con i suoi perche' andare a complicarsi la vita?
Le feste di compleanno a cui andiamo di solito, hanno quasi sempre un sito, degli inviti postati, stampati, spediti e tante volte anche un biglietto di ringraziamento con relativa foto della festa o del festeggiato che ti arriva a casa dopo un paio di giorni. Ecco, io finora ho chiesto alle persone se volevano venire, tutto qui. A me sembra normalissimo, ma se ti trovi in una realta' in cui non lo e', possono sorgere dei malintesi.
La cosa che mi fa piu' ridere, ad esempio, e' che alcuni non si rassegnino all'idea che alle feste di Joe non ci sia un orario di fine, ma solo di inizio.
C'e' una persona che mi ha sfiancato l'altro giorno.
- A che ora finisce la festa?
- Non lo so.
- Si ma a che ora finisce?
- Non lo so.
- Due ore? Tre? A che ora hai detto agli altri che finisce?
- Facciamo cosi': finisce a mezzanotte e voi tornate a casa quando ne avete voglia.

Alcuni penseranno che sono strana forte, ma io agli orari di fine delle feste non mi rassegno, gli ospiti non li metto alla porta a tempo scaduto. Tra l'altro, le cose piu' belle succedono proprio quando si va avanti e a nessuno sovviene di guardare gli orologi.
Mi e' venuto in mente un ricordo bellissimo. D'estate, al mare, i miei facevano spesso tardi con i loro amici, cosi' tardi che tante volte scattava la mitica spaghettata di mezzanotte. Se chiudo gli occhi posso perfino sentire il sapore di quell'aglio, olio e peperoncino nei piatti di plastica. Sembrava tutto piu' buono a quell'ora perche' era un'eccezione, uno strappo alla regola, un gesto di liberta', una prova di quanto si apprezzasse la compagnia reciproca. Sono anche queste le esperienze che uniscono le persone, no? Casualmente ci e' successo qualcosa di simile proprio lo scorso fine settimana qui, con degli amici americani. Abbiamo fatto talmente tardi che verso le tre abbiamo deciso di concederci una specie di seconda cena. Ed e' stato bellissimo, nessuno si e' lamentato di niente.
Come sempre vivendo all'estero, la cosa piu' difficile, e' mantenere un equilibrio fra chi sei e chi ti fanno credere che tu debba essere per essere accettato.

No, in questo caso, mi rifiuto: l'orario di fine festa per me non esiste.

Relax everybody.