mercoledì 28 febbraio 2007

la scatola nera

Stavo pensando che la maggior parte delle conversazioni durante la giornata riguardano cose superficiali e inutili. Credo che tutti, anche quelli che sembrano piu' seri e razionali, abbiano dentro di se' qualcosa di bello e profondo, ma mi fa un po' ridere che poi quando questo qualcosa si manifesta in qualche modo siamo sempre pronti a sminuirlo, a riderci sopra. Sembra che manifestare le proprie idee profonde faccia paura, che indebolisca, tanto che c'e' qualcuno di mia conoscenza che addirittura cerca di chiudere questo qualcosa di prezioso in una scatola nera, insieme a tutte le sue emozioni piu' controverse e difficili da spiegare solo perche' se le tirasse fuori rischierebbe di uscire dai contorni di quel disegnino che gli altri hanno catalogato in testa e che corrisponde al suo nome . Forse e' per questo che spesso fingiamo con gli altri. Perche' la realta' e' complessa, ma bisogna sempre dare l'idea di avere tutto sotto controllo.
C'e' perfino chi si giustifica: non pensare che sia triste o che sia matto. Perche' mai? Non siamo tutti anche un po' tristi e matti a volte? Anzi no, continuiamo sempre a sbandierare questa idea di efficienza che rassicura noi e gli altri.
Pero' e' anche bello ogni tanto uscire allo scoperto, farsi cogliere impreparati ma sinceri.
Non si puo' essere nella stessa giornata disperati e poi scoppiare di felicita', annoiati e subito dopo pieni di progetti e impazienti?
E' bello a volte lanciare un sassolino sulla superficie delle cose e vedere cosa capita, vedere se qualcosa si smuove.

martedì 27 febbraio 2007

come una pagina bianca

Sono un po' contrariata oggi. Il pericolo e' dietro l'angolo e io ci sono inciampata come una bambina stupida dopo 1000 raccomandazioni. Il pericolo e' non sapere qual e' il pericolo. Mi viene in mente una persona che in un giorno di neve, l'anno scorso, al circolo Arci Corvetto mi raccontava dei cambiamenti di alcuni quartieri di Milano all'inizio degli anni Novanta. Mi e' rimasto molto impresso. Descriveva con poesia e rabbia lo spaesamento degli anziani che non riuscivano piu' a camminare in modo sicuro nel loro stesso quartiere, perche' c'era stata tangentopoli, c'era la convinzione profonda che tutta la classe politica fosse li solo per rubare, le fabbriche chiudevano, i piccoli negozi chiudevano e le banche e gli ipermercati aprivano. Tutto cambiava.
Ovviamente la situazione e' completamente diversa ma anche per me e' tutto cambiato. Ogni passo puo' essere un passo falso, letteralmente, e tutto quello che davo per scontato, che pensavo di avere imparato lo devo reimparare perche' non e' detto che valga anche qui. In un'immagine, diciamo che e' un po' come camminare al buio.
I primi tempi qui non potevo guidare. Allora, un giorno, decisi di fare una passeggiata, di esplorare almeno il mio quartiere. ma a un certo punto il marciapiede fini'. Non avevo mai provato una sensazione del genere. Al di la' del fatto che se vai a piedi ti guardano come un marziano, le macchine sfrecciano e rischi. Le strade semplicemente non sono fatte per camminare a Dallas. Questa, per esempio, e' un'idea che ho imparato forse a 3 anni e che devo riconsiderare. Un altro giorno ho deciso, allora, di prendere l'autobus. Appena sono salita l'autista, una donna, mi ha messo al corrente di tutti i pericoli e raccomandato di non parlare con nessuno, non guardare la cartina, sembrare sicura e tirare dritto. Poi non mi e' successo nulla pero' quella sensazione di essere osservata da 20 persone, non la dimentico. A Dallas non e' cosi' comune prendere i mezzi pubblici. In genere lo fanno solo le persone povere e il tasso di criminalita' in quelle situazioni dicono sia alto.
(Rassicurante anche vedere il segnale di divieto con disegnata dentro la pistola sulla porta dell'autobus)
La notte prima di fare il mio primo giro in macchina da sola, faticai ad addormentarmi. La citta' e' immensa e ci sono zone dove e' meglio non perdersi, dove se ti perdi e' meglio continuare a vagare o chiamare qualcuno piuttosto che fermarsi a guardare la mappa.
Ti senti cosi' piccolo.
Sono talmente tante le cose.
Vai dal medico, fai la tua visita, tutto bene, e poi ti propone di comprare per 50 dollari uno shampoo anti funghi della pelle. Allora dici -Cos'hanno i miei capelli? Nulla. Perche' dovrei comprare questo farmaco? Il medico non puo' cercare di fregarmi.... eh gia' non puo' proprio....
Il professore al college si dilunga nelle lodi di un certo negozio dove puoi comprare in blocco tutto il kit con l'occorrente per il corso con lo sconto del 30 %. Ci dà perfino dei volantini con l'offerta e si segna i nomi di chi dice che lo comprera'. Torno a casa e racconto scandalizzata:
-Secondo me quello li, prende una percentuale...
Risposta: -Probabilmente si. Tu come studente singolo non avresti mai uno sconto cosi' alto, il negozio vende di piu' e anche lui ha la sua parte. E' giusto.
Il ragionamento non fa una piega in effetti. Ma anche questo: c'e' una cosa piu' offensiva da dire a un professore in Italia se non che lucra sulla cultura dei suoi studenti?
Come si fa a fare un bel reset di tutti i dati inseriti nel cervello in precedenza.
Come si fa a essere veramente aperti a ogni opinione e rispettosi nei confronti delle diversita' senza dare sempre giudizi di valore, semplicemente osservare e imparare?

Ecco sto cercando di essere come una pagina bianca.

i miei due idealisti



Living with a dog is messy—like living with an idealist. (H.L. Mencken)

lunedì 26 febbraio 2007

oscar

Ho appena seguito la mia prima notte degli Oscar in America.
Mi era sempre sembrata una cerimonia noiosetta, ma da qui tutto quel mondo patinato sembra piu' vicino, un po' meno artificiale. Certo, sarebbe stato piu' bello se Bush avesse vinto l'Oscar e Al Gore fatto il presidente.
E poi mi spiace che non abbia vinto il mio film preferito, Babel, ma mi sono proprio divertita.
Mi sono anche commossa sul discorso in italiano di Ennio Morricone.
Cosa sono diventata!?

domenica 25 febbraio 2007

prima e dopo



ecco cosa fa il vento del deserto

Ogni volta che guardavo la terrazza della mia vicina ero infastidita perche' non ha mai tolto le sue bruttissime decorazioni di Natale. Quelle cose stupide che ti danno fastidio, io ne ho alcune.
Oggi stavo uscendo di casa e ho fatto caso che le decorazioni non c'erano piu'.
Bene. Finalmente. E' febbraio.
Ho guardato meglio.
L'intera tettoia della terrazza era sul tetto del palazzo con ancora tutte le decorazioni attaccate.
Ecco cosa fa il vento del deserto.

hic et nunc

Ogni tanto in questo periodo ho qualche difficolta' a tenere i contatti con l'Italia, forse e' per questo che ho cominciato a scrivere questo blog. I primi tempi qui, mi rendevo conto che parlare qualche minuto in italiano, sentire la famiglia e gli amici, poteva realmente dare senso a una giornata. Poi pero', ho capito che, per loro, dall'altra parte del mondo non era cosi'. Le loro vite andavano avanti come sempre e io, involontariamente mi stavo ancorando al passato in una maniera che mi impediva di vivere pienamente il mio presente. E' difficile abituarsi ad avere due vite che scorrono parallelamente. C'e' sempre la paura che qualcosa ti sfugga di mano, la paura di essere dimenticati, il pensiero che corre da una parte all'altra senza soluzione di continuita'.
Io adoro il mio passato e soprattutto le persone che ne fanno parte. Il ricordo e la nostalgia sono il mio pane quotidiano e lo sono sempre stato in tutta la loro bellezza. Dopotutto, come diceva qualcuno, bisogna sempre coccolare la tristezza. Ma a un certo punto mi e' venuta in mente quella scena di "Nuovo Cinema Paradiso" di Tornatore in cui Philippe Noiret dice al protagonista che sta lasciando la Sicilia di non voltarsi mai indietro, di non pensare piu' a quello che ha lasciato e di non tornare piu'.
Una scena che vista con gli occhi dell'emigrante spezza il cuore, la capisco davvero solo oggi.
Certo, il concetto e' un po' enfatizzato pero' e' crudelmente vero che bisogna staccarsi dal passato per dare spazio al presente. Anche perche' poi mi viene il dubbio che il passato giorno dopo giorno nella mente di chi e' lontano si sfumi, si idealizzi e che soporattutto accechi. Non e' giusto lasciarsi distogliere dalla bellezza di cio' che ci circonda ora, in questo preciso istante.
Il problema che rimane aperto e': e' possibile vivere intensamente il momento presente e coltivare le amicizie profonte e i sentimenti che ti legano a un luogo e a un tempo che oramai rappresenta un'altra vita?
Se solo potessi comunicare con le persone che amo ogni volta che durante la giornata penso a loro, alle esperienze condivise, alle loro parole...
D'altra parte, si puo' pensare che scrivere un blog sia qualcosa di estremamente narcisistico, anche un po' patetico se vogliamo. E' un mezzo a disposizione di chiunque ma utilizzato da chi sente il bisogno di dare prova della propria esistenza ed evidentemente non trova sistema migliore per farlo.
Pero' alla fin fine, e' giusto dare importanza alla propria vita interiore, al pensiero, al sogno.
Magari non si contribuisce a migliorare il mondo, ma almeno se stessi.

deserto

Questa mattina c'era il sole, poi a un certo punto ha cominciato a soffiare il vento, sempre piu' forte, sempre piu' forte.
Dopo qualche ora il cielo era giallo e emanava una luce innaturale e inquietante.
Mi hanno spiegato che quel colore e' dovuto alla sabbia del deserto che si perde nel vento.

venerdì 23 febbraio 2007

internet

Mamma mia! Due giorni senza internet (o forse uno e mezzo) e sono gia' in crisi di astinenza. Preoccupante. E' che da quando vivo qui internet e' diventato indispensabile.
In Italia mi bastava sfogliare un buon quotidiano o , al limite, dare un'occhiata a un telegiornale per avere un'idea superficiale ma complessiva di quello che succede.
Qui ancora forse non ho capito bene come fuzionano questi strumenti.
Il giornale, "The Dallas morning news", non mi piace per niente, lo trovo superficiale e pieno zeppo di pubblicita'. Potrei leggere magari il "New York Times" ma dovrei andare in libreria a comprarlo. La televisione, poi, mi capita spesso di non accenderla nemmeno durante il giorno. Forse ci sono perfino troppi programmi interessanti, talmente tanti che non so mai quale scegliere e finisco col perdere tempo. Per quanto riguarda l'informazione il discorso non cambia: l'offerta e' talmente varia che mi ci perdo. Avevo un po' il mito della CNN, pensavo fosse la Bibbia dell'informazione mondiale invece, insieme a qualche bel programma, vedo che anche loro riescono a stare un'intera giornata sul caso di Anna Nicole Smith o su qualche altro caso di cronaca americana, come se fossero le cose piu' importanti che stanno succedendo nel mondo. L'altro ieri, alle 2 del pomeriggio, era monitorato in sovrimpressione lo stato di decomposizione del cadavere dell'attrice. Raccapricciante.
Per quello che riguarda l'informazione, pero' qui c'e' davvero una perla rara: NPR, National Public Radio. I programmi sono interessantissimi, i giornalisti preparati e mai presuntuosi e gli ospiti di altissimo livello. Tutti possono dire la loro e nessuno alza mai la voce. Non c'e' nemmeno la pubblicita'.
Ascoltando NPR persino le mucche sono piu' contente e fanno piu' latte o almeno cosi' narra una legenda metropolitana.
Internet pero' e' il mezzo piu' completo.
Trovo tutte le informazioni che voglio e posso comunicare con casa.
Insomma, il fatto di poter parlare gratis e vedere la mia famiglia ogni volta che voglio, mi rende la vita qui estremamente piu' piacevole.
Ci si sente molto piu' vicini, ma chi non ha provato a stare cosi' lontano da casa e cosi' a lungo forse non potra' mai capire fino in fondo l'importanza di questa cosa.

mercoledì 21 febbraio 2007

dallas

Questo pomeriggio ero ferma a un semaforo in macchina, guardavo le nuvole velocissime oltre uno dei soliti grattacieli a specchi quando e' passato un falco. Un falco.

martedì 20 febbraio 2007

amici

Qui a Dallas mi sembra sia abbastanza difficile fare nuove amicizie. Tutti sono estremamente cordiali, ma secondo me anche molto diffidenti quando si tratta di approfondire un pochino le relazioni. In effetti, sto comiciando a diventarlo anch'io. L'idea che magari uno se ne vada in giro armato non e' che faciliti proprio la conoscenza.
Si perche' qui nessuno ci fa caso, ma per me questa cosa delle armi e' ancora scioccante. Quando vado dai nonni che vivono in una remota fattoria dell'Oklahoma mr. Johnson deve chiedergli per favore di mettere via i fucili in mia pressenza perche' mi fanno impressione e loro si stupiscono, ma alla fine posso anche capirlo: due ottantenni che vivono a un'ora di macchina dal mondo civile possono anche aver bisogno di difendersi o di rassicurarsi. Ma l'altro giorno ho scoperto casualmente che una mia amica molto giovane e con un bambino di cinque anni, ha la sua pistola in casa.
Semplicemente allucinante.
Ne stavo parlando con una persona di famiglia che mi ha raccontato una storia piuttosto interessante.
Erano gli anni Ottanta, lei era una giovane mamma divorziata che doveva lavorare tantissimo per mantenere i suoi due figli. Un giorno uno dei due, il piu' grande di dodici anni, la chiama al lavoro.
-Mamma, ci sono dei rumori, qualcuno vuole entrare a casa, ma non ti preoccupare: ho la pistola!
Lei pensava di averla nascosta perfettamente e che lui non sapesse nemmeno che esistesse. Cosi', in preda al panico, chiama la vicina di casa e le chiede di andare a controllare cosa sta succedendo. La buona donna logicamente si rifiuta. Allora, e' costretta a spiegare (!) l'accaduto al suo capo e a correre a casa.
Immaginiamo la stessa scena in un ufficio di Milano.

Credo che in parte sia anche per questo tipo di cose che qui in America, gli europei si sentono cosi' vicini. Mi e' capitato di conoscere tedeschi o svedesi, il cui temperamento in Europa e' in genere certamente fra i meno simili a quello italiano, che quando ti incontrano hanno davvero voglia di parlarti, di confrontarsi. Ci si capisce ed e' bello.
Evidentemente condividiamo una base di valori fondamentali che vanno ben al di la' delle apparenze.

sabato 17 febbraio 2007

mr. boomer

Mr. Boomer e' il nostro bracchetto. Mr. Johnson e io lo conosciamo solo da qualche mese, ma ne siamo follemente innamorati.
Come tutti ho la convinzione che il mio cane sia speciale per varie ragioni. La piu' importante sta senz'altro nella sua faccia triste. Insomma, e' vero che e' stato abbandonato un paio di volte e che e' stato in canile, pero' credo che oggi come oggi la sua vita sia piuttosto soddisfacente: buon cibo, passeggiate, gioco. Ma nonostante tutto ha quell'espressione triste che ti stritola il cuore e soprattutto ti fa riflettere.
E' difficile da spiegare, ma quello sguardo ha qualcosa di estremamente serio e analitico e non ci si puo' passare sopra.
E' un po' come se ti invitasse a guardarti dentro.
Il nostro amico Wes, invece, ha un grosso cane che si chiama Whitedog che sembra sempre sorridere, lui e' speciale per quello, e' un cane che sorride. E allora qualche volta ho anche pensato, ma perche' non mi poteva capitare un cane sorridente invece di uno triste? Ci sara' un perche'.


venerdì 16 febbraio 2007

catching the big fish


"Ideas are like fish.
If you want to catch little fish, you can stay in the shallow water. But if you want to catch the big fish, you've got to go deeper.
Down deep, the fish are more powerful and more pure. They're huge and abstract. And they're very beautiful"
David Lynch



Sto leggendo il nuovo libro di David Lynch "Catching the big fish. Meditation, Consciouness, and Creativity". E' interessante perche' tenta di spiegare come nascono le idee, dove nasce l'ispirazione. Non ho mai letto un libro cosi'.
Come molti, trovo estremamente affascinante questo contrasto fra la cupezza e la complessita' dei film di Lynch e la chiarezza dei suoi scritti, la positivita' del suo messaggio personale al mondo.

La foto in basso si riferisce a una conferenza che
Lynch ha tenuto alla Triennale di Milano lo scorso settembre. La foto in alto invece l'ho scattata a Parigi l'estate scorsa a una mostra al Centre Pompidou.

giovedì 15 febbraio 2007

modus vivendi




Ieri ho accompagnato la mia amica Monica a cercare il suo vestito da sposa. Esperienza interessante. Ovviamente il negozio era grandissimo, come tutto qui, e i vestiti erano tutti appesi in poco spazio e senza nessuna cura tanto che non si riusciva quasi a tirarli fuori. Cosi', per curiosita' ho guardato il prezzo. Pensavo si fossero dimenticati di scrivere qualche zero. Invece, probabilmente Monica avra' il suo vestito per 199 dollari! Non ci potevo credere!
Conosco persone in Italia che non si sposano anche perche' il matrimonio e' costosissimo...
E li', dato il mio stupore, una perla di saggezza americana: "Qui in America, puoi spendere qualunque cifra e, comunque, avere un bel matrimonio".
Queste sono le cose che mi piacciono di questo modo di vivere.
Che le espressioni "bella figura" o "brutta figura" non esistono.
Tra l'altro, Monica si sposera' in un vecchio teatro, sul palco e a officiare la cerimonia ci sara' il nostro caro amico Mike che ho scoperto essere membro di una qualche chiesa a me sconosciuta.
Pazzo pazzo Texas.

addison


Questa e' l'alba dal mio balcone a dicembre. Qui in Texas questi spettacoli li vediamo tutti giorni e, davvero, credo di essere qui anche per questo. Qualcuno da casa cinicamente mi ha chiesto "Si ma a parte guardare il cielo, cosa fai?". Tante cose, pero' credo che la natura in questa mia scelta di cambiamento c'entri molto. Nella citta' in cui vivevo prima non avevo molte possibilita' di vedere uno scoiattolo, un picchio e nemmeno un serpente. La natura qui e' dura. Spesso pericolosa. L'estate e' lunghissima e soffocante e poi la temperatura a volte sale e scende in maniera imprevedibile costringendoci a continue e vaghe conversazioni sul tempo come i vecchietti. In effetti, credo sia l'unico posto al mondo dove nello stesso giorno si puo' accendere il riscaldamento e l'aria condizionata. E ci sono anche tanti animali pericolosi come per esempio ragni velenosi, serpenti a sonagli, puzzole arrabbiate, orsetti lavatori aggressivi e cervi in amore che ti attraversano la strada. Per non parlare poi delle "formiche del fuoco" con cui gli indiani torturavano i cowboy. Pero' c'e' tanta luce tutto l'anno e tutto questo spazio vuoto, questo cielo che ti sembra grandissimo e che ti incanti a guardarlo anche quando fai un salto al supermercato e sei di fretta. Tutte queste cose aiutano l'anima, mi rimettono in pace anche quando magari sento la nostalgia per tante altre cose belle che mi sono lasciata alle spalle.
Il mio stress qui sta raggiungendo i minimi storici. Sto bene. Eh si, finalmente l'ho detto.

primo post

Non si sa mai. Non si sa mai perche' suona bene.
Non e' abbastanza?
Sicuramente il suono delle parole conta, me ne sto accorgendo sempre piu' in questi ultimi tempi.
E poi perche' e' vero. Nella vita tutto puo' succedere. Pensi di avere imparato delle cose e poi all'improvviso ne scopri delle altre che rimettono tutto in discussione. Pensi a come eri da bambino, ai pensieri che avevi, e poi alla vita che stai facendo e hai come un senso di vertigine. Non in negativo, ma...chi l'avrebbe mai detto?
A un certo punto ti capita magari di trovarti in situazioni completamente nuove o di conoscere delle persone che con una naturalezza disarmante affermano il contrario di quello che hai sempre creduto. Li' per li' e' un po' un casino, ma poi si cresce, credo.
E' un po' questo quello che sto vivendo ora. La vita mi ha portato lontano, lontano da casa mia intendo. Lo scombussolamento e' grande, come anche le difficolta', ma anche i vantaggi e le scoperte. Tutte queste cose, in una certa maniera, mi stanno ispirando.

le cose mute


Ieri ho fatto un po' di foto ad alcuni fiori che mi sono stati regalati. Guardandoli pensavo a chi un giorno ci ha parlato del segreto linguaggio dei fiori e delle cose mute.

A volte tutto scorre rapidamente e non penso a queste cose. In fondo, pero', guardando questa foto, credo che qualcosa mi arrivi comunque da quel mondo segreto.