lunedì 30 giugno 2008

eh, signora mia

All'asilo c'era un bambino simpaticissimo e fantasioso che si alzava nel mezzo di qualcosa che non c'entrava nulla per dire che un giorno aveva visto un coccodrillo che passeggiava vicino a casa sua. E' speciale perche' e' misterioso. Si portava a casa di nascosto i giochini che trovava e raccoglieva oggetti magici. Nelle sue tasche o nelle manine chiuse a pugnetto c'erano sempre sassolini, bastoncini, lombrichi e roly polies.
Veniva a scuola tutte le mattine con il padre, con cui oramai si scambiava qualche parola tutti i giorni. Niente di che', una persona come tante altre. Ecco, e' successo che il padre non ha piu' il permesso di fare questo, ne' addirittura di avvicinarsi al figlio. Dice che stava preparando un piano con la sua amante per uccidere la madre, rubarle tutti i soldi e rapire il bambino.
Io sono scioccata, non riesco davvero a crederci.
Qui sento un sacco di storie strampalate e molte le ho anche condivise con voi, ma non riesco proprio ad abituarmi alla teatralita' dei texani.
Mi presentano un tipo una volta, ci stringiamo la mano e mi fa scusa se tremo e' che mia madre si faceva di cocaina quando era incinta.
La sera del mio compleanno, per esempio, facevo due chiacchere con la nuova ragazza di un mio amico, che tra le altre cose a 22 anni e' gia' sposata e divorziata. Mi raccontava in tutta scioltezza che quando aveva tre anni sua madre ha scoperto di essere lesbica e ha lasciato il padre con cui vivevano in una comunita' di mormoni. I mormoni l'hanno scomunicata con la scelta pero' di redimersi pagando a loro per tutta la vita il 15 % dei suoi guadagni. La madre giustamente ha detto ciccia ai mormoni ed e' andata a vivere con la compagna e le due figlie.
Non e' una storia pazzesca? Per favore ditemelo, mi sento cosi' provinciale qui.
Ricordo che appena mi trasferii a Dallas, venne l'idraulico e fra un tubo e l'altro ci racconto' che aveva tre figlie di cui una adottata. La maggiore scopri' di non poter avere figli e cosi' lui ebbe un'idea geniale: andare a cercare la madre dell'altra figlia adottata, che neanche a farlo apposta, era di nuovo incinta. Quindi in pratica lui svelo' a una figlia di essere stata adottata per permettere all'altra di adottarne a sua volta il fratello. Non so se si e' capito, gli sceneggiatori di Beautiful non avrebbero potuto fare di meglio. Ovviamente io all'epoca, con il mio famoso inglese maccheronico, non capii nulla di tutto l'intrigo e me lo dovetti fare spiegare da Mr. Johnson che, neanche a dirlo, non si stupi' piu' di tanto.

la ragazzina pimpante

Un giorno mi sono chiesta come mai fra tanti mi fosse capitato un cane fantastico, ma dalla faccia cosi' irrimediabilmente triste. E' passato del tempo e, come spesso succede, una risposta mi e' arrivata.
La Ragazzina, qualche mese fa era veramente poco graziosa. Magra magra magra e completamente sproporzionata con gli occhi piccoli piccoli e la faccia sottile. Lunga lunga con le orecchie lunghe cosi' era lei. E gracile. La prima volta che l'ho vista non mi ha fatto una grande impressione, era cosi' ossuta che non si sapeva nemmeno accarezzarla, ma lei aveva gia' deciso. Ci guardo' tutti e tre negli occhi. Mi piaci tu, tu e tu e io ora vengo con voi. E infatti, cosi' e' stato e bisogna dire che chi prima chi dopo, ha conquistato davvero tutti. E non era cosi' semplice dovendo confrontarsi lei cosi' sgangherata con l'Acchiappaconiglietti che e' a detta di tutti il prototipo del cane perfetto. Credo che La Ragazzina pero', sia l'unico cane che piu' cresce e piu' e' carino. E furbetto. E soprattutto ride e sorride e pimpa. Allegramente tutto il giorno. E' proprio una ragazzina pimpante. E buffa. Buffissima. E non c'e' nessun brutto pensiero che possa distoglierti dal guardarla fare le sue acrobazie e sorriderle di cuore.
E' un cane complicato e molto molto impegnativo, ma ho soprattutto un sentimento nei suoi confronti, la riconoscenza.

venerdì 27 giugno 2008

ancora sull'aria condizionata e la cervicale

Ho sorpreso Mr. Johnson rinfrescarsi sudato fradicio dopo aver fatto ginnastica sotto il bocchettone dell'aria condizionata. Senza pensarci, sempre per quel discorso che si faceva, gli ho detto di stare attento che si sarebbe ammalato.

[
Attento che ti viene un accidente! Arriva prima o poi un momento in cui ci si ascolta parlare come i propri genitori purtroppo]

Lui mi ha risposto che lo fa da quando era piccolo, insomma e' abituato. Mi ha raccontato che sua nonna invece ha avuto i miei stessi guai con l'aria condizionata. Quando era piccola, l'aria condizionata non c'era e la notte sua madre stava sveglia a rinfrescare lei e i suoi fratelli con qualche goccia d'acqua in faccia. Dovete tenere presente che qui fa davvero caldo la maggior parte dell'anno e non e' un caldo come quello italiano, e' un caldo che non da' tregua a nessuna ora. Poi quando tutti i supermercati e le scuole hanno avuto l'aria condizionata, negli anni Cinquanta o Sessanta immagino, anche lei ha cominciato a prendersi dei grandi raffreddori come me fino a quando non ci si e' abituata.
Si insomma, l'ipotesi della mutazione genetica non era poi cosi' campata per aria.

mercoledì 25 giugno 2008

la vita sociale interculturale e soprattutto il cibo

Ho dei nuovi amici che mi piacciono molto, pero' ho notato che c'e' un problema: il cibo. Cioe' veramente all'inizio sembrava proprio che il cibo fosse una delle cose che piu' avessimo in comune. Il piacere di cucinare per gli amici e' stata la prima cosa di cui abbiamo parlato appena ci siamo conosciuti. Cosi', alla prima occasione, li ho invitati a cena e ho chiesto per cortesia se ci fosse qualcosa che non mangiavano, anche perche' sono israeliani e so che non sono particolarmente religiosi, ma non fino a che punto. Mi e' stato risposto che non seguono la dieta kashrut e che mangiano tutto senza problemi...

- ...cioe' veramente pero' se andassi al ristorante ti dico le melanzane sarebbero l'ultima cosa che ordinerei. E anche i funghi in effetti non mi fanno impazzire. [...] E i carciofi proprio no. [...] E poi i gamberetti e il maiale non e' che non ci piacciano, ma e' che essendo cresciuti in un posto dove nessuno li mangia, mi fa proprio impressione l'idea...mi vengono un po' i brividi a pensarci, insomma non mi verrebbe mai in mente di mangiarli...

Questo e' stato l'inizio. Cosi' dopo mille ipotesi mi sono resa conto che preparando per cena una semplice pizza fatta in casa, andavo sul sicuro e loro sono stati entusiasti all'idea. Quando sono arrivati, pero', ho proposto diversi ingredienti da mettere sulla pizza e tutto e' stato rifiutato.

- Ce l'hai la cipolla?
- Caspita mi spiace, l'ho finita!
- [Con improvvisa serieta'] Questo e' davvero strano.
- [Oddio cosa ho detto...?] Cosa?
- La cipolla va bene con tutto, e' strano che tu non ce l'abbia.
- E' che l'ho finita e poi sai in Italia di solito non e' che si mangi la pizza con la cipolla sopra, non ci ho pensato scusa...se me lo avessi detto...
- Certo, se avessi immaginato che non avessi una cipolla, te ne avrei portata una.

Stranamente avevamo il frigo traboccante quel giorno, cosi' ho offerto da bere birra, vino, dr. Pepper ovviamente, 2 varieta' di the freddo e succhi di frutta vari. Dopo una lunga pausa di riflessione mi e' stato chiesto:

- Hai per caso qualche altro tipo di soda?
- Eh, no. Siamo in Texas!
Fa mr. Johnson quasi scandalizzato.

- Ok allora un bicchiere d'acqua va benissimo.

Insomma, la serata e' stata piacevole, molto, loro sono in gamba, ma questa 'schizzinosaggine' mi da' proprio fastidio, lo ammetto. Il cibo e' una cosa seria, mangiare e bere insieme con allegria e senza problemi rende tutto piu' familiare. Eppure hanno fatto un gesto che mi e' molto piaciuto: nonostante quel giorno avessero mille cose da fare hanno insistito per portare un dolce fatto da loro. Questa cosa mi ha fatto pensare che l'ospitalita' e' importante per loro quanto lo e' per me. Ma evidentemente in modo leggermente diverso e mi dispiace il fatto di non cogliere ancora determinate sfumature.

martedì 24 giugno 2008

la raccomandazione

Una persona mi ha detto di essere stata assunta perche' e' stata raccomandata e me lo ha detto in modo assolutamente normale.
In effetti non c'e' nulla di male.
Un suo superiore ha cambiato lavoro, nella nuova azienda cercavano qualcuno e, conoscendo le capacita' di questa persona, ha suggerito di contattarla per un colloquio.
Dopo di che' c'e' stata una lunga selezione che e' culminata nell'assunzione.

Tutto trasparente.

Niente. E' solo che in Italia la raccomandazione e' vista sempre come un tabu', nessuno nemmeno dice quella parola sul posto di lavoro. Nessuno si sognerebbe di raccontare ai colleghi di essere stato raccomandato. Invece qui la raccomandazione e' vista come una cosa di tutti i giorni, normalissima, mi sembra.

hey, grazie! :)

Grazie a tutti tutti tutti per gli auguri.

Cartoline, email, filmati divertenti, canzoni, poesie...

Mi avete fatto davvero sorridere ieri quando sono tornata a casa.

Non e' che sia stata proprio una grandissima giornata, ma e' andata anche questa.

E non ci pensiamo piu'.

sabato 21 giugno 2008

autoritratto in rosso

Per far capire bene alla parrucchiera il nuovo colore di capelli mi sono fatta un autoscatto.

Mai farsi un autoscatto senza sorriso. Fa proprio effetto pensare che e' quella faccia li' che ci stiamo portando in giro. D'altra parte e' anche un buon esercizio: dopo viene voglia di farne uno con il sorriso fosse anche un po' finto, meglio di niente.

E questo a destra e' il risultato, un po' pastrugnato giusto per confondere un minimo le acque (e poi no, non ho gli occhi chiari anche se qui sembra e il naso invece quello si' che ce l'ho).
Questa foto dice davvero tutto di questo periodo e me la voglio tenere vicina. Quella sono io a 30 anni, a 30 anni. Mamma mia ci siamo quasi, devo cominciare a dirlo per abituarmi.
Tra due giorni sono 30. 30 ok? Ok. L'ho detto.
In Italia facevo sempre delle grandi feste per il mio compleanno, specialmente perche' spesso lo festeggiavo con due fra le mie migliori amiche e veniva tantissima gente. Forse e' anche per questo che il compleanno qui mi mette un po' di malinconia. E poi perche' nessuno dall'altra parte dell'oceano si ricorda di farmi gli auguri al momento giusto per colpa del fuso orario, o almeno cosi' dicono. Avevo chiesto come regalo di andare qualche giorno al mare, ma ho deciso all'ultimo secondo di comincire a comportarmi da persona responsabile e ci ho rinunciato, c'e' qualcosa di piu' importante da fare adesso. Sono sicura che saranno dei bei giorni lo stesso in un altro modo.
Qggi mi sento proprio bene, forse perche' sto finalmente rallentando, mi prendo il mio tempo e comincio a seguire quel buon consiglio.

Vi auguro un buon fine settimana e se passate di qua potete per piacere lasciarmi qualche simpatico messaggio di auguri? Cosi' quando torno ne trovo qualcuno, giusto in caso nessuno si ricordi neanche quest'anno. Patetica che sono.

giovedì 19 giugno 2008

il punto di non ritorno

Gli italiani all'inizio mi avevano avvertito. E, puntualmente, e' successo anche a me.

Credo di essermi abituata alla follia dell'aria condizionata americana.

Ieri mi sono sorpresa al supermercato, dove la temperatura in genere e' polare estate e inverno, vestita praticamente da spiaggia. E la cosa peggiore e' che ero completamente a mio agio. Un anno fa invece, mi dovevo mettere il cappotto in questi casi e comunque mi si congelavano i piedi.

Devo confessare che, nonostante da mesi faccia parecchio caldo, ho ancora in macchina il golfino 'non si sa mai che poi dentro si gela' tipico di noi stranieri, pero' non lo uso quasi mai. E' che sara' una stupidata per carita', pero' questa cosa mi fa impressione. Anni e anni di 'copriti che poi ti viene il torcicollo' e 'attenta alla cervicale' andati via cosi'...puf, via, piu' niente, fine.

Pero' e' strano: qui nessuno si lamenta per la famosa cervicale, non sanno nemmeno cos'e' e se ne vanno in giro con i capelli bagnati anche sotto zero. Magari fra un po' anch'io.

Sto diventando sempre meno 'italiana'. Eh, gia'.

mercoledì 18 giugno 2008

sempre sull'autoboicottaggio

Dovete sapere che in tutta la vita ho cambiato taglio e colore di capelli una sola volta, credo. Ma quella era un'altra vita. Da quando sono venuta qui, in un anno e mezzo si puo' dire che abbia perso il conto. Insomma ho cambiato di nuovo colore di capelli. E' che semplicemente non riesco a spiegarmi. E' una cosa che proprio non riesco a fare in inglese e difatti ogni volta esco con qualcosa di nuovo in testa. L'ultima volta sembravo la Carra' e cosi' ho detto basta e sono tornata al mio colore naturale, o qualcosa del genere.
Ecco, siccome non si sa mai nella vita, questa stessa persona che non e' in grado di comunicare con una parrucchiera, e' riuscita a tenere una lunga conferenza di storia dell'arte in inglese. E' un periodo difficile per me, se avessi cancellato questa cosa (come ho fatto con molte altre) tutti mi avrebbero capito, ma io non ho voluto. Ho deciso di farlo perche' pensavo fosse una di quelle cose che, oltre a distrarmi per bene, mi avrebbero potuto dare un minimo di soddisfazione, mi avrebbero fatto sentire un po' piu' in pace con me stessa. Perche' ultimamente sono piu' che altro in guerra. E in effetti si, mi ha aiutato molto avere la mente occupata in questi giorni, pero' la cosa che mi fa paura e' che non ho avuto nessun senso di sollievo dopo aver raggiunto l'obiettivo. Anzi menefreghismo, indifferenza. Non mi era mai capitata una cosa del genere. Io che sono sempre entusiasta, non capisco cosa mi stia succedendo.
Non mi sono piaciuta, l'avrei fatto mille volte meglio in italiano. Troppe pause e all'inizio ho anche letto per paura di sbagliare la grammatica. Pero' oggettivamente e' andata bene, devo riconoscerlo: ho superato la mia piu' grande insicurezza, quella della lingua, parlando in pubblico per la prima volta e di fronte a sessanta persone paganti. Non so neanch'io come ho fatto, ma mi hanno gia' chiesto di rifarlo. Dovrei essere contenta, si' dovrei. E i complimenti e le persone che venivano a chiedermi

- ma lei insegna all'universita'?
- no all'asilo.

Ecco forse dovrei riconsiderare anche questa pazza idea di tornare all'asilo, ma ora come ora non mi sento in grado di fare grandi cambiamenti. E' stupido perche' in fondo e' lavoro, ma all'asilo sono ricoperta di affetto ed e' questo cio' di cui ho bisogno ora, non di quegli arrampicatori che lavorano spesso nei musei. Ieri mi e' perfino arrivata una letterina scritta a mano dalla direttrice per dirmi quanto mi apprezza e quanto spera che firmi il contratto. Avra' capito che aria tira. Ma quando mi ricapita di lavorare con persone cosi'? Ho anche cominciato a fare i miei laboratori di arte con i bambini per la scuola estiva e quello si' che e' stato divertente. Magari puo' essere un'altra possibilita'...non lo so...me ne vado a fare yoga che e' meglio.

lunedì 16 giugno 2008

ma si, certo che pinocchio e' di walt disney


Lezione di italiano.


- Cosa significa "al volante"?

- Lo so! Lo so! E' il verbo 'volare' come quella famosissima canzone dei Gypsy King!


venerdì 13 giugno 2008

piano piano

In certe situazioni tutti danno dei consigli ma, spesso non si capisce.
Cioe'.
Chi ve lo dice che andra' tutto bene?
Chi ve lo dice che fra un po' di tempo tutto questo sara' solo un brutto ricordo?
Avercele certe certezze.
Ma e' giusto ascoltare sempre con grandissima attenzione perche' penso che prima o poi tutte quelle parole qualche senso lo acquisteranno anche per me. Prima o poi qualcuna di quelle parole mi tornera' in mente e mi suggerira' qualche buona idea per guardare le cose da una prospettiva che ora come ora non riesco a considerare. E infatti ho gia' ricevuto un buon consiglio, credo. Ovviamente dalla persona meno saggia che conosco e non voleva nemmeno essere un consiglio di quelli pretenziosi, ma solo una cosa buttata li' fra le tante, senza darci troppo peso.
Di non pensare in grande, ma di pensare a qualunque cosa mi faccia stare bene ora, anche per pochi istanti e farla.
Non si puo' dire che stia seguendo questo consiglio alla lettera, l'idea di stare cosi' bene non mi attrae molto in questo momento -ci vuole tempo per tutto evidentemente- pero' e' un buon consiglio, non di quelli campati per aria, ma di quelli che volendo puoi anche riproporti di seguire un giorno, un po' di sano pragmatismo, di semplicita'.
Si comincia a intravedere qualcosa di buono.

Piano piano.

Che fatica.

martedì 10 giugno 2008

pensieri e dubbi sparsi

L'altra sera e' venuta a cena una coppia di amici israeliani, che come noi si e' trasferita qui poco tempo fa. A un certo punto , si parlava di politica e lui fa
- In Italia c'e' Silvio Berlusconi, i giornali israeliani parlano sempre di lui.
- Ah si', e cosa dicono? Chiedo io.
- Silvio berlusconi e' un grande amico di Israele.
- Si' ma cosa dicono?
- Silvio berlusconi e' un grande amico di Israele.
- Si' ma cosa dicono?
Sorride paonazzo.
- Che e' un grande amico di Israele.
- E basta? Tutti i giorni? Dai, non mi offendo, parla.
- Che si e' fatto il lifting e poi che sua moglie si e' arrabiata e poi che e' ricchissimo e ha le televisioni e i giornali e poi...

Ci sono diverse persone che ogni tanto mi scrivono in privato. Questo avviene per svariati motivi, ma principalmente lo fanno quando hanno bisogno di un consiglio perche' stanno pensando di trasferirsi da queste parti. Ultimamente me ne sono arrivati diversi di questi messaggi, ma quello che mi ha colpito di piu', e' quello di una persona che sta concludendo un'esperienza all'estero e sta valutando se rimanerci in pianta stabile. Mi chiede cosa ne penso. Io. Gia' questo e' un po' assurdo, ma per quello che puo' contare gli ho risposto, come faccio con tutti. La sua email poi, bisogna dire, era davvero bella e appassionata. Diceva grossomodo che e' felice e soddisfatto li' dov'e' come non era in Italia e che certo ama l'Italia, ma che non ci si riconosce piu', ci vede accadere troppe ingiustizie.

"Me ne sto convincendo sempre di piu', sarebbe frustrante dopo aver studiato cose bellissime qui ritrovarmi in un posto dove si va nella direzione opposta (non leggermente diversa, no, opposta!) a ciò in cui credo"

Io gli ho risposto che capisco ovviamente, ma non credo trovera' mai un paese che lo rappresenti in tutto e per tutto. Nella vita secondo me, e' gia' tanto trovare una persona cosi'. Un paese e' una realta' troppo complessa fatta di troppe cose che sfuggono al nostro controllo. Gli ho risposto che siamo noi purtroppo che dobbiamo adattarci alla realta' che di volta in volta ci troviamo di fronte.
Gli ho risposto che penso che potra' vivere dignitosamente e rimanere chi e' in Italia o da qualunque altra parte. La differenza rispetto ai paesi che lui mi citava come possibili mete, e' che nella vita di tutti i giorni, economicamente, in Italia e' davvero dura. Per me, almeno, era dura, molto piu' che qua. E, trovo che, grandi ideali a parte, in una scelta del genere, la valutazione dei problemi quotidiani abbia un suo peso. Comunque, tutto ha un prezzo, sia rimanere che andare via. E' che vedo sempre piu' persone fra quelle che conosco propendere per la seconda ipotesi.

Voi cosa ne pensate? Cosa avreste consigliato a questa persona?

E' che a volte mi chiedo se davvero da dentro magari le cose non appaiano migliori di quello che si vede da fuori.

Un po' di giorni fa, per esempio, in macchina ascoltavo questo servizio sull'Italia e ho quasi avuto un infarto. E' breve se vi va di ascoltarlo. Parla dell'escalation dei crimini a sfondo raziale, di Alemanno, del cambiamento rispetto ai primi anni Novanta dove la gente andava a portare aiuto agli immigrati che sbarcavano sulle coste pugliesi. L'infarto piu' che altro era dovuto alla domanda finale:
L'Italia sta tornando al fascismo?
E ovviamente la risposta era negativa, ma solo l'idea che ci si ponga una domanda del genere sul mio paese, mi ha fatto accavallare quel famoso nervo che mi aveva dato problemi a meta' aprile.

domenica 8 giugno 2008

booked up, archer city

Qualche mese fa, grazie alla mia insostituibile amica Eli, sono stata in un luogo che mi ha molto colpito. Si tratta della piu' grande libreria di libri usati di tutti gli Stati Uniti. Si chiama Booked Up e si trova a due ore e mezza di strada da qui, ad Archer City, un paesino come ce ne sono tanti qui in Texas letteralmente in mezzo al nulla.
Questa libreria e' speciale per varie ragioni. La piu' importante e' che e' stata voluta dallo scrittore (premio Pulitzer) e sceneggiatore (premio Oscar) Larry McMutry, che ha realizzato cosi' il sogno di portare finalmente la cultura nelle sua sperduta citta' natale. La cittadina con l'albero degli impiccati in bella mostra e la libreria in se' sono un luogo surreale. Quest'ultima e' divisa in ben quattro edifici staccati e, tranne uno, incustoditi. Ci sono milioni di libri ovunque, anche libri molto costosi e rari, ma nessuno sembra aver mai cercato di rovinarli o rubarli. E' tutto silenzioso in modo innaturale, sia la cittadina che le librerie, come dicevo, e' un luogo particolare, unico. Ecco, in questo luogo ho fatto tre incontri. I primi due con "Le citta' invisibili" di Calvino e "Il mestiere di vivere" di Pavese mi hanno affascinato perche' non e' per niente facile trovare libri scritti in italiano da queste parti. Quel giorno guardavo e riguardavo e annusavo quei vecchi libri e mi sentivo fortunata come qualcuno che ha trovato dei soldi dimenticati in un vecchio cappotto. Ero contenta e sentivo con il mio solito spirito naif che quei due libri non erano capitati sulla mia strada per caso, sentivo che erano arrivati fino a me per dirmi qualcosa di importante. E infatti cosi' e' stato, per entrambi. Il terzo, l'avevo invece messo da parte senza dargli molta importanza. Si tratta di un libro che ho gia' letto diverse volte in passato, Henry & June di di Anais Nin. C'e' stato un tempo in cui quel libro ha significato molto per me, probabilmente perche' mi e' capitato di leggerlo nel momento perfetto, credo. Il tempismo e' tutto in questi casi. Poi, l'ho perso o non so cosa sia successo, ma non ci ho piu' pensato in tutti questi anni. E' successo pero' che ad Archer City, nella zona piu' remota dell'ultima delle quattro librerie, quando oramai ero stanca morta, ho trovato un'intero scaffale con tutte le opere di Anais Nin, fra cui molte edizioni di questo libro in inglese e cosi' ho deciso portarne a casa una, senza troppa convinzione, con l'intenzione di rileggerlo prima o poi.
Stasera il caro Stone, mi ha dato una buona scusa per riaprirlo ed e' curioso quello che mi e' subito balzato agli occhi. Cioe' e' curioso ancora una volta il tempismo. Forse farei bene a rileggermi anche questo.

“Ieri sera ho pianto. Ho pianto perché il processo grazie al quale sono divenuta donna è stato doloroso. Ho pianto perché non sono più una bambina, con la fede cieca di una bambina. Ho pianto perché i miei occhi sono aperti sulla realtà: sull’egoismo di Henry, sulla smania di potere di June, sulla mia creatività insaziabile che deve sempre occuparsi degli altri e non sa bastare a se stessa. Ho pianto perché non posso più credere e io amo credere. Posso anche amare senza credere. Questo significa che amo umanamente. Ho pianto perché ho perso il mio dolore e non sono ancora abituata alla sua assenza. Ho pianto perché d’ora in avanti piangerò meno."

giovedì 5 giugno 2008

l'ultimo giorno di scuola e la vittoria di obama. e sex and the city e indiana jones

Ma come si fa a non assecondare "l'ondata polemica" suscitata dalla semplice allusione a "Sex and the city", il film, nel post precedente?
No, no non si puo', anche perche', e' vero che e' solo un film, neanche dei migliori, ma come sempre tutto fa brodo quando si tratta di raccontare le sfumature, le diversita' fra qui e li'.
Allora, come vi dicevo io sono andata a vederlo quasi subito. Giudizio?
Dopo due ore e mezza senza intervallo, quando e' finito io e la mia amica ci siamo guardate in faccia e con il nostro Carrie's Cosmo fra le mani (questa e' un po' inventata, ma mi piaceva) abbiamo esclamato all'unisono Quando ce lo rivediamo?
Magari la prossima volta a casa pero', che appena e' finito il film (due ore e mezza senza intervallo) si sono riversate nel bagno centinaia donne esagitate e siamo dovute scappare.
E lo so MaestroBuitre, che ci sono andati anche i maschietti a vederlo, ma io non ne ho visto nemmeno uno, si saranno giustamente fatti intimidire da tutto quel chiacchericcio.
Non so in Italia, ma dovete sapere che qui ci sono almeno un paio di canali, che io sappia, su cui le puntate della serie hanno sempre continuato a essere trasmesse e c'e' stato un martellamento pubblicitario durato mesi attorno a questo film. Ovunque. In praticamente tutti i programmi televisivi e radiofonici dai piu' seri ai piu' ameni si parlava del film o si intervistava qualcuno dei protagonisti o si faceva gossip. Di solito tutto questo mi fa passare la voglia di vedere un film, ma questa volta mi sono allegramente fatta trascinare anch'io. Quasi tutte le donne che conosco qui sono gia' andate a vederlo e devo dire che ho letto e sentito pochi commenti negativi perfino fra chi non conosceva la serie. Trovate alcune recensioni qui e qui.
Leggendo un po' di cose in italiano, invece, ho percepito un sacco di preoccupazioni intorno alla cosa. La sociologia, la bidimensionalita' dei personaggi, la regia piatta, la solitudine...
Ho sentito il famoso Mereghetti (non aprite il link se non volete sapere tutto il film!!) del Corriere della Sera per esempio, dire che assolutamente Cherrri e' invecchiata male, che il film non funziona perche' cerca di andare oltre il telefilm e di fare evolvere i personaggi. Io, da semplice spettatrice tutta questa evoluzione non l'ho vista e mi sembra che il film funzioni perche' e' nello spirito del telefilm. Ho letto anche altre cose, fra cui una bellissima recensione di Filo, che e' incredibile perche' sostanzialmente parla male del film per tutti i motivi per cui io ne parlerei bene.
Io non sarei andata a vederlo un film cosi' se non fossi stata una grande fan della serie, ed e' per questo che mi e' piaciuto tanto, perche' e' stato come una rimpatriata ha acceso discussioni e riflessioni come succedeva con gli episodi televisivi.
Una bella commedia e non importa che non sia un capolavoro. Non soffermandosi troppo su ogni dettaglio, assicura un paio d'ore simpatiche. Ogni tanto ci vuole.

E voi? Lo avete visto? Lo andrete a vedere? Che ve ne pare?

Ora che ci penso, parlando di film e societa' ci sarebbe tutto il capitolo Indiana Jones, ma non mettiamo troppa carne al fuoco. Ho visto tutti e quattro i film per la prima volta ora da grande ed e' stranissimo che mi siano piaciuti perche' da piccola li trovavo ridicoli e stupidi.
Ero una bambina seria e un po' pesantuccia, e' vero, pero' secondo me e' proprio che in Europa questo tipo di cinematografia viene spesso snobbata. Il mio papa' pontificava contro questi filmoni americani inverosimili dove sai gia' come va a finire dal primo minuto (ed e' anche vero) e poi mi permetteva di vedere i cartoni animati giapponesi dove ne succedevano di tutti i colori (c'e' da dire che non ne ha mai visto uno pero'). Ne ho avuta la riprova anche studiando storia del cinema all'universita'. I corsi in genere, se proprio dovevano trattare un autore americano, erano su Hitchcock o Allen mai su Spielberg o Lucas. E io non voglio assolutamente dire di apprezzare Spielberg piu' di Welles o Kubrick, ma il cinema e' arte e nell'arte c'e' posto per ogni forma espressiva, l'importante e' che ci sia un'idea sotto.

Che post confusionario e sconclusionato, un po' come sono io ora, ma va bene cosi'.

A proposito, dimentico sempre di dirvi che se non trovate nulla di nuovo qui, qualche volta trovate qualcosa qui invece.

lunedì 2 giugno 2008

del tempo fermo. o solo molto molto lento

Quando ti succede qualcosa di brutto, di tragico, la prima cosa che noti e' che e' come se il tempo cambiasse all'improvviso la sua forma. All'improvviso non c'e' piu' il futuro o il passato, ma ieri e oggi. Continui a rivivere quelle stesse scene migliaia di volte, quando stavi bene e quando il peggio e' successo. E speri che sia solo un brutto sogno, ci speri seriamente, aspetti solo che qualcuno venga a svegliarti e che sia ancora "ieri". Ti dicono tutti che il tempo e' l'unica cosa che ti aiutera', ma e' incredibile, quello stesso tempo che fino a pochi giorni prima volava ora non passa mai. Poche settimane che sembrano secoli, i minuti passati a fissare il vuoto, l'aria irrespirabile.
Spero che nessuno qui mi chieda piu' o tiri a indovinare cosa mi sia successo perche' non e' un segreto e so anche che siete in buona fede, ma non e' proprio questo il punto. Ho sentito una maestra all'asilo qualche giorno fa dire a un bambino che piangeva lo so che pensi che non e' giusto, ma la vita non e' giusta, prima lo capisci, prima smetti di piangere. Ecco e' questo il punto, che la vita a volte non e' per niente giusta e ora tocca a me. Tocca a me gestire il mio primo grande dolore e lo faccio a modo mio come sempre. Sto cercando di capirlo, osservarlo e lasciarmelo alle spalle o almeno metterlo in un angolino per poter andare avanti.

[Chissa' se premero' 'pubblica post' questa volta.
Non lo sapete, ma ho una spia qui che comincia a lampeggiare quando supero un certo livello di sincerita'. Si e messa anche a suonare, e' come impazzita]

E poi vedi cosa fanno gli altri. Chi ha paura di avvicinarsi, chi e' visibilmente in imbarazzo e chi invece ti sta addosso, cerca di aiutarti anche quando non hai nessuna voglia di essere aiutato. Chi per disperazione hai il coraggio di chiamare, ma non ti esce la voce perche' hai pianto troppo, perche' non c'e' niente da dire e arriva in dieci minuti e ti abbraccia e piange con te. E scopri di avere davvero un vero amico dalla tua parte. Cosi' e' la vita evidentemente. Il bene e il male, il domani che pian piano arriva, forse, ma troppo lentamente. Chi ti organizza una festa a sorpresa per il tuo compleanno quando decisamente no, non e' il tuo compleanno. Chi ti legge trattati di psicologia via skype. Chi si gioca perfino la carta dell'Happy Happy Joy Joy song e senza volere ti fa capire che sei davvero alla frutta.
Eppure riguardi quelle vecchie foto capitate davanti per caso e realizzi quanto fossi felice prima, quanto la tua vita dopo mille peripezie fosse proprio come l'avevi voluta. E realizzi anche che quella vita in fondo e' ancora li'. Mr. Johnson, per esempio, che e' la cosa piu' importante, non si e' mai mosso. E volendo puoi ancora correre la' fuori a prendere quello che vuoi.
Tutto questo per dire che oggi sono uscita per la prima volta, dico "per divertirmi". Un'amica mi ha portata al cinema a vedere un film da ragazze. Era uno di quei cinema particolarmente fancy che ci sono qui, dove si guarda il film al tavolo come al bar, tutte donne, un'atmosfera simpatica. A un certo punto il personaggio che sta attraversando un brutto periodo chiede alla sua amica qualcosa tipo Ridero' ancora? e quella risponde Si', quando succedera' qualcosa di veramente veramente divertente.

E se andasse proprio cosi'?