tag:blogger.com,1999:blog-27321739789751558322024-03-18T04:03:12.505+01:00Non Si Sa MaiUn'italiana a Dallasnonsisamaihttp://www.blogger.com/profile/08057776033732879180noreply@blogger.comBlogger2305125tag:blogger.com,1999:blog-2732173978975155832.post-83536405436263250102023-12-19T17:44:00.007+01:002023-12-19T19:00:35.010+01:00dove mettere i pensieri<span style="font-size: large;">In uno splendido pomeriggio di ottobre, dopo il lavoro, ho deciso di portare tutti i miei pensieri a fare una passeggiata al lago con Mimì.</span><div><span style="font-size: large;">Non ce le volevo a casa tutte quelle preoccupazioni.</span><div><span style="font-size: large;">Sulla spiaggia ho trovato una statua di terracotta. Era quel famoso dio indiano con la testa di elefante. Mi sono immaginata che qualcuno si fosse messo a pregare in quel bellissimo posto. Solo che oramai la statua giaceva abbandonata e rotta in due pezzi. Trovando triste che qualcuno prima o poi la buttasse in un cassonetto come spazzatura, senza un piano preciso, l'ho portata a casa.</span></div><div><span style="font-size: large;">Il giorno dopo ho chiesto consiglio alla mia simpatica collega indiana. Lei per prima cosa mi ha ringraziato profusamente per la gentilezza e questo mi ha dato un senso di sollievo. Fino a quel momento non ero per niente sicura di aver fatto la cosa giusta. </span><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://www.instagram.com/p/C1CyTbZOJua/?utm_source=ig_web_copy_link" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;" target="_blank"><img border="0" data-original-height="4032" data-original-width="3024" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiS2hQHDzAyPJpFd9eSUbeuZzoTmEssR1ZpwXXEtM-ttCMPdLlG-nBW0KCU59obnqw6AjiEI1a04qK6Dz5Y_DlJr1B_kCaI4876Pue2zbxBVuT4RLKDS636yzyhUpBWHGyicw0_FJRxBRRiFuZYZNdfOYXuD7tBz2sGIq9uk-LG6JBwrvRBGM7zGXXbq-Lx/s320/PXL_20231016_234248944.MP.jpg" width="240" /></a></div></div><div><span style="font-size: large;">Poi mi ha raccontato tutto del dio Ganesha. Quella era una statua idrosolubile. Nella sua città, la tradizione comanda di sciogliere la statua nell'acqua affinché Ganesha nella sua immensa benevolenza assorba e dissolva tutte le nostre preoccupazioni e negatività.</span></div><div><span style="font-size: large;">La sua ipotesi è che le persone che hanno effettuato il rito nella fretta abbiamo lasciato la statua troppo vicino alla riva e che la corrente l'abbia risputata fuori.</span></div><div><span style="font-size: large;">Mi dice "i non indiani non capiscono queste cose, ci prendono per matti...". </span></div><div><span style="font-size: large;">Per questo lei il rito lo fa a casa sua durante una grande festa con tutti gli amici in eleganti abiti tradizionali.</span></div><div><span style="font-size: large;">Ganesha, il Dio dalla testa di elefante, è la Divinità della saggezza e dell'acume. È adorato come colui che rimuove gli ostacoli, difende le buone azioni e semina difficoltà sul cammino dei malvagi.<br /></span></div><div><span style="font-size: large;">La mia collega mi ha spiegato che la statua è fatta per sciogliersi. Mi ha consigliato quindi di metterla nell'acqua e, una volta sciolta, di buttare quell'acqua intorno alla mia casa in modo che Ganesha possa assorbire le mie preoccupazioni e proteggermi.</span></div><div><span style="font-size: large;">Mi colpì questo concetto di qualcosa che "assorbe" le preoccupazioni. Avevo molte preoccupazioni in quel momento. In fondo è per questo che mi ero ritrovata su quella spiaggia.</span></div><div><span style="font-size: large;">Poi è successo che la vita continua e non ci ho più pensato. </span></div><div><span style="font-size: large;">Ieri ho rivisto Ganesha in giardino e ho preso un'altra decisione immediata: la cosa più giusta da fare era riportarlo esattamente lì dove avrebbe dovuto essere, dentro al lago.</span></div><div><span style="font-size: large;">La mia collega mi ha assicurato che queste statue non inquinano e anzi rendono fertile il terreno. Lei usa l'acqua di Ganesha per crescere le verdure.</span></div><div><span style="font-size: large;">Mi ha fatto vedere le foto delle sue strabilianti zucchine. È convinta che Ganesha le faccia diventare così grandi e buone.</span></div><div><span style="font-size: large;">Ovviamente io sono al di fuori di tutto questo sistema religioso, ma mi piace pensare che il mio incontro casuale con questo mondo, un significato ce l'abbia.</span></div><div><span style="font-size: large;">Innanzitutto mi ha fatto approfondire la conoscenza con questa collega, ci ha dato l'occasione di conoscerci meglio. Mi rallegra incontrarla tutte le mattine e scambiare una battuta.</span></div><div><span style="font-size: large;">E poi avevo davvero bisogno di mettere le mie preoccupazioni da qualche parte in quel momento.</span></div><div><span style="font-size: large;"><b>Ci sono periodi in cui senti di dover mettere i pensieri fisicamente da qualche parte, fuori da te. </b></span></div><div><span style="font-size: large;">I pensieri pesano, non puoi portarteli sempre dietro.</span></div><div><span style="font-size: large;">Sono successe tante cose in questi due mesi, ma è vero che mi sento alleggerita, diciamo così.</span></div><div><span style="font-size: large;">A volte abbiamo bisogno di affidarci a qualcosa, raccontarci una storia. </span></div></div>nonsisamaihttp://www.blogger.com/profile/08057776033732879180noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2732173978975155832.post-51348505179521375932023-09-23T21:37:00.002+02:002023-09-25T06:15:16.691+02:00la cosa più segretamente temuta accade sempre<p>Sono quasi 17 anni che vivo in Texas e ho sempre avuto un timore, un timore così vivido da rasentare la visione.</p><p>Un serpente in casa. Mi sono immaginata ogni scenario mille volte.</p><p>Vivendo qui capita spesso di sentire storie anche molto bizzarre di serpenti che trovano il modo di intrufolarsi dove non dovrebbero. </p><p>La mia unica esperienza diretta è stata l'anno scorso. A scuola era entrato un serpentello, nessuno ha fatto una piega. Qualcuno l'ha preso e l'ha portato fuori.</p><p>L'episodio che invece ha alimentato la mia paura è un altro. Degli amici che vivono in uno stato non poi così lontano, un sacco di anni fa, si erano ritrovati un metro di serpente sulla mensola della cucina.</p><p>Ecco quello mi aveva davvero impressionato. Ero appena arrivata, city girl senza nessuna familiarità con la fauna locale, ma con quella casa sì, ci ero stata tantissime volte. Non so come dire, per la prima volta, non era una storia su internet, erano i miei amici, erano posti che conoscevo.</p><p>Arriviamo a ieri sera.</p><p>Diceva Pavese "la cosa più segretamente temuta accade sempre". Woody va a lavarsi i denti prima di andare a dormire e schizza fuori dal bagno urlando:</p><p>- Ho visto una cosa in bagno!</p><p>- Che cosa?</p><p>- Una cosa nera!</p><p>Vado in bagno e vedo una piccola foglia secca incastrata nel tappetino.</p><p>- Hai visto? Era solo una foglia. Vai a letto dai.</p><p>- Non era una foglia, era una cosa nera!</p><p>- Ok, fammi vedere dove l'hai vista esattamente.</p><p>Alza il tappetino del bagno e... effettivamente c'era una "cosa nera", o marrone.</p><p>Lascia andare il tappetino e schizziamo fuori tutti e due strillando.</p><p>Super Mr J entra immediatamente in azione:</p><p>- Qualcuno mi passii delle pinze, presto!</p><p>Usa le pinze per sollevare il tappetino del bagno (non il serpente come si vede nei film) e con destrezza cattura il serpentello con un bicchiere di plastica e un pezzo di cartone. Faccio una foto al volo per cercare di capire di che serpente si tratti mentre lui va fuori a liberarlo.</p><p>Dopo che tutti vanno a letto, mi passano per la mente mille dubbi.</p><p>Il più angosciante: come si fa a capire se un serpente è piccolo o e se è un neonato? E se avesse avuto dei fratelli, una mamma? Non se ne va mica in giro da solo un neonato.</p><p>Google non ha chiarito per niente i miei dubbi, la mia foto non era un granché, quindi sono corsa sulla mia pagina FB preferita.</p><p>Sì, sono tornata a usare FB più di IG. Ho scoperto che ci sono dei gruppi di pazzi che hanno esattamente i miei stessi interessi.</p><p>Ad esempio, c'è questa pagina di naturalisti del mio paese, quasi quartiere, dove sto imparando tantissime cose su flora e fauna locale. Ho scoperto che anche se è difficile vederli, soprattutto per me che vado in giro con un cagnone che mette tutto in fuga, ci sono tantissimi animali qui, dai cervi, ai gufi, ai castori, ecc.</p><p>In un attimo, mi hanno spiegato che si trattava di un rough earth snake, "one of the good guys" (uno dei bravi ragazzi). Probabilmente è riuscito a entrare perché abbiamo fatto dei lavori e abbiamo lasciato la porta del garage aperta per diversi giorni questa settimana. Mi sono subito tranquillizzata. </p><p>Però guardavo quella foto e non capivo. </p><p>Perchè Woody non aveva avuto paura? Perchè se ne era andato a dormire come se niente fosse mentre io ancora ero abbastanza scossa?</p><p>È stato lì che mi sono resa conto che nel mezzo dell'azione, oltre a fare la foto, avevo fatto un breve video. Nel video si capisce che il serpente è piccolissimo e si sente chiaramente Woody dire che all'inizio non sapeva se fosse un serpente o un verme.</p><p>Non avessi avuto il video me lo sarei ricordato enorme! E poi la comunità. Dopo un anno intero di isolamento, ultimamente penso spesso che ho voglia di comunità. Per me da sola era 'un serpente in bagno',il preludio di un'invasione. Quando mi sono confrontata con questi altri invece è diventato un serpentello che si mangia gli insetti e non fa nulla di male, anzi. E poi un'altra cosa. Se è vero che la cosa più segretamente temuta accade sempre, è anche vero che il più delle volte, le paure un po' le coltiviamo. Vale per il serpentello come per tante, tante cose...ti informi, ne parli e passa la paura. Knowledge is power.</p><p>💪🐍</p>nonsisamaihttp://www.blogger.com/profile/08057776033732879180noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2732173978975155832.post-69812548918429430252023-09-16T16:43:00.008+02:002023-09-23T20:32:24.126+02:00una mano sul braccio<p><span style="font-size: large;">E' passato oramai più di un mese dall'inizio della scuola qui in Texas. Non mi sono fatta molto viva su queste pagine. </span></p><p><span style="font-size: large;">Fino a poco tempo fa mi è stato abbastanza difficile mettere in fila i pensieri, dargli una forma linguistica comprensibile. Ultimamente non ho avuto molta voglia di fermarmi a pensare più di tanto o scrivere, mi va semplicemente di essere presente, di gustare ogni cosa che mi succede per quello che è senza distrazioni o elucubrazioni. </span></p><p><span style="font-size: large;">Forse è vero che ci si rende conto di quanto si è sofferto solo quando le cose ritornano in ordine. </span></p><p><span style="font-size: large;">Quella di quest'anno è stata un'estate particolarmente luminosa per me sia in Italia sia poi quando sono tornata qui e ho cominciato di fatto a ricostruire tutta la mia vita riprendendo tante buone abitudini e relazioni che avevo abbandonato per potermi dedicare completamente al <a href="http://www.nonsisamai.com/2023/02/la-palude-della-tristezza.html" target="_blank">lavoro</a> un anno fa.</span></p><p><span style="font-size: large;">Quell'esperienza professionale è stata una parentesi tanto dolorosa quanto arricchente. Ho imparato moltissimo sia come essere umano che come insegnante. E tutto quel dolore di seconda mano paradossalmente ha placato la mia perenne inquietudine, mi ha rinsaldato. </span></p><p><span style="font-size: large;">È stato allo stesso tempo soul crushing e life changing. Scusate l'inglese, ma non saprei come dirlo meglio in questo momento, sono mesi che ho in testa queste due parole.</span></p><p><span style="font-size: large;">Mi verrebbe da dire che quella è una parentesi chiusa e che ho ricominciato a vivere e in un certo senso è così, ma la verità è che certi ricordi non ci abbandonano, certi sguardi rimangono con noi, si fondono con noi, e non è necessariamente un male. E' un passato che non smette di chiamarti e attirarti a sè come tutto quello che rimane irrisolto. I famigerati fantasmi del passato.</span></p><p><span style="font-size: large;">Non ci eravamo ancora presentate, quando una nuova collega mi ha raccontato che il suo ultimo giorno nella scuola precedente a giugno, lo ha passato al funerale di uno studente ucciso da un altro ragazzo. Non credo lo avrebbe raccontato a chiunque, ci si riconosce. C'è chi sa e chi non sa.</span></p><p><span style="font-size: large;">La nostra fortuna ora è di trovarci in un ambiente in cui il nostro vissuto viene apprezzato e rispettato. E' un'opinione piuttosto condivisa che nelle scuole che non funzionano ci lavorino insegnanti incapaci, i peggiori insegnanti nelle scuole peggiori. Ci sono anche quelli, nessuno lo nega, ma la realtà è complessa. Le persone con cui lavoro ora mi pare abbiano un grande rispetto delle competenze che si acquisiscono in quelle condizioni al punto che le ricercano nei nuovi assunti. Non sono l'unica a venire da quel mondo infatti.</span></p><p><span style="font-size: large;">Sono tornata a fare quello che amo in un ambiente che mi supporta. Il non sentirmi più in pericolo, anche fisicamente, mi ha consentito pian piano di recuperare me stessa. E' una specie di miracolo assistere al ritorno di tutto quello che sembrava perso per sempre. Cose tipo il sonno, la calma, i rapporti umani e poi soprattutto la creatività, le idee che sgorgano di nuovo copiose e accendono l'entusiasmo e la voglia di fare mia e di chi mi sta intorno. Quando guardo i lavori dei miei nuovi studenti con quei colori accesi, quei personaggi sorridenti e quelle idee brillanti o buffe, la prima cosa che penso è...questi bambini stanno bene. Non tutti, non sempre è ovvio, ma in generale stanno bene, sono amati, accuditi. E quando c'è qualcosa che non torna, ora ho molti più strumenti per accorgermene e intervenire o metterli in contatto con chi può offrire un aiuto.</span></p><p><span style="font-size: large;">I primi giorni di scuola ho notato qualche viso più disorientato degli altri fra gli studenti. Ho riconosciuto immediatamente lo sguardo timoroso di chi è arrivato dall'estero da poco e non conosce né lingua né consuetudini locali. Ho cercato di tenere d'occhio quei visi da lontano, per capire i bisogni e in caso intervenire. Mi sono preoccupata, ma la sorpresa questa volta è stata vedere la maggior parte di quegli occhi sperduti spalancarsi nel giro di pochissimo tempo e riempirsi di entusiasmo e meraviglia. </span></p><p><span style="font-size: large;">Tutto quello che sto vivendo in queste prime settimane in un certo senso è ritraumatizzante, ma è anche terapeutico. Ti ritrovi nelle stesse identiche situazioni che ti hanno ferito o spaventato a morte, ma questa volta tutto va a buon fine. </span></p><p><span style="font-size: large;">Un giorno il preside ha interrotto le lezioni per fare un annuncio (non un'email, un annuncio) chiedendo a tutti gli insegnanti di fermarsi pochi minuti per una riunione urgente e io ho avuto un momento di sconforto, ho pensato...ci risiamo. L'anno scorso questa cosa succedeva spesso e significava quasi sempre guai. Ricordo una riunione dell'ultimo minuto per discutere di uno studente che aveva cercato di dare fuoco a un computer, ero appena arrivata e mi lasciò piuttosto allibita: era solo la punta dell'iceberg. </span></p><p><span style="font-size: large;">Anche questa riunione è cominciata con il solito preambolo angosciante: "Purtroppo non ci sono buone notizie". Aiuto. La nostra amata segretaria -che lavora lì da tre anni mica trenta- purtroppo è così brava che è stata promossa e ci lascerà presto. Applausi, complimenti, aneddoti, ringraziamenti. Il mio sospiro di sollievo è arrivato su Marte. L'anno scorso ogni giorno qualcuno (preside inclusa) andava via nel silenzio generale. Scomparivano e non venivano mai più nominati, i loro nomi diventavano tabù. </span></p><p><span style="font-size: large;">Nella nuova scuola c'è un clima di solidarietà, ci si aiuta. E non solo questo: ci sono delle figure professionali in sede il cui compito è risolvere situazioni o chiarire dubbi. Non c'è solo il tecnico informatico ad esempio, c'è anche chi ti spiega nello specifico, se ne hai bisogno, che tipo di tecnologia puoi usare per insegnare meglio i tuoi contenuti. Si ride e si scherza anche. Questa cosa l'avevo rimossa. Ci si può fare una sana risata fra colleghi, si può. Non è che nell'altra scuola fossero tutti cattivi e musoni, è che quando stai lottando per arrivare alla fine della giornata non hai voglia di scherzare, non ce la fai. Quanto potere anti stress ha una banale risata invece. Chissà perché sottovalutiamo le valvole di sfogo che sono piú a portata di mano.</span></p><p><span style="font-size: large;">L'impressione è di essere in una comunità. In un posto in cui, al contrario dello scorso anno, la sensazione è che tutti abbiano delle idee politiche diverse, ma sono accomunati da una serie di valori fondamentali. Una lezione che ho imparato molto bene è che l'idealismo puro non sempre paga, ci vuole anche pragmatismo, senso della realtà. Quello che veramente importa per fare funzionare le cose, e anche per aiutare il prossimo, sono le azioni, non le idee astratte, i proclami.</span></p><p><span style="font-size: large;">Il preside, ad esempio, gli studenti li chiama 'kiddos', con un'accezione affettiva. Normalmente chiami 'kiddos' i tuoi figli. Già solo questo dettaglio trasmette un senso di cura e di affetto che si riflette poi nei fatti devo dire.</span></p><p><span style="font-size: large;">Ho notato che i bambini con disabilità, in particolare, vengono trattati con una dolcezza e una pazienza infinite. L'anno scorso, senza che nessuno mi avesse avvertito o preparato in qualche modo, mi sono trovata a gestire, due classi intere di studenti disabili con difficoltà anche molto gravi. C'erano un paio di assistenti, ma si limitavano a intervenire in caso di emergenza. Quest'anno invece gli studenti disabili vengono portati nella mia classe da soli o in gruppi di due o tre a seconda delle difficoltà, solo per pochi minuti o più a lungo in base alla reazione. Sono trattati con attenzione e qualcosa che somiglia all'affetto.</span></p><p><span style="font-size: large;">Torno a casa prima, ma non lavoro meno. Di fatto, la mia giornata lavorativa è più lunga perchè questa scuola è all'avanguardia e ha sia un programma di spagnolo che di ingegneria quindi l'orario va un po' oltre. Quando si finisce però tutti vanno via. I termostati sono programmati apposta, sale la temperatura e si spengono le luci. Tutto ti spinge a uscire, a non rimanere. Il preside ripete continuamente di andare a casa, rilassarci e disattivare le notifiche dai cellulari che non c'è niente che non possa aspettare fino al giorno dopo. Ci viene continuamente ricordato di prenderci cura di noi stessi, non solo degli studenti perchè questo è un lavoro duro e se vogliamo farlo bene a lungo dobbiamo mettere il nostro benessere al primo posto.</span></p><p><span style="font-size: large;">In tutto questo, c'è stato un piccolo colpo di scena. Non l'avrei mai detto, ma mi sono resa conto che questa scuola è nella stessa categoria di quella dell'anno scorso: significa che almeno il 40% degli studenti vengono da famiglie che hanno un reddito basso.</span></p><p><span style="font-size: large;">Quello che mi dà speranza è la stessa cosa che mi spezza il cuore: sapere per certo adesso che esistono sistemi che funzionano ed è difficile ma non impossibile insegnare ad alti livelli e anche allo stesso tempo aiutare e accogliere in un clima di serenità. </span></p><p><span style="font-size: large;">Vi racconto solo un'ultima cosa. In questo nuovo posto di lavoro c'è la mano sul braccio. </span></p><p><span style="font-size: large;">In un ambiente sociale in cui si tende a toccarsi il meno possibile, una mano sul braccio la noti.</span></p><p><span style="font-size: large;">Non so se sia istituzionalizzata, ma ogni volta che ho avuto un momento di dubbio o timore, c'è stato qualcuno che mi ha messo una mano sul braccio. Lo stesso gesto fatto da tante persone diverse e accompagnato più o meno dalle stesse parole. </span></p><p><span style="font-size: large;">"Hey, you are going to be happy here, this is a really good place, you'll see".</span></p><p><span style="font-size: large;">Lo sto vedendo. </span></p><p><span style="font-size: large;">bell hooks in un libro che è un'altra meravigliosa mano sul braccio per me in questa fase dice: "Quando lavori con amore, rinnovi lo spirito".</span></p>nonsisamaihttp://www.blogger.com/profile/08057776033732879180noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-2732173978975155832.post-77492985914874054642023-07-28T02:34:00.032+02:002023-07-28T22:10:05.184+02:00riflessioni su barbie (senza spoiler)<p><span style="font-size: large;">Dato che sta diventando impossibile schivare gli spoiler, sono corsa anch'io a vedere il film di Barbie. </span></p><p><span style="font-size: large;">Una cosa strana che ho notato in questi giorni è che tanti, anche persone serissime, ne hanno parlato ammettendo di non averlo visto. È un po' assurdo, ma anche questo ci dice qualcosa del fenomeno. </span></p><p><span style="font-size: large;">Stima infinita per le menti dietro al lancio del film che sono riuscite a tenere alta l'attenzione e a fare crescere la curiosità per un anno intero.</span></p><p><span style="font-size: large;"><span>L'idea di questo film mi ha entusiasmato fin dal primo momento e non perchè da piccola fossi ossessionata dalle Barbie -ho giocato molto di più con i Lego per dire eppure ho ignorato i vari film- ma perchè avendo amato i film precedenti di Greta Gerwig, ero certa che non potesse essere un prodotto banale. Con Piccole Donne, in particolare, aveva già dimostrato di poter riuscire nell'impresa di rinnovare un classico costruendoci sopra una riflessione contemporanea. In un certo senso, </span><span>con Barbie </span><span>ha fatto lo stesso tipo di operazione.</span></span></p><p><span style="font-size: large;"><span><span>Barbie è sempre stata oggetto di controversie, basti pensare che </span><span>l'ispirazione originaria arriva pari pari da una bambola sexy tedesca. R</span><span>appresenta due cose che come società non siamo abituati a vedere andare di pari passo: la bellezza femminile </span><span>convenzionale</span><span> e l'idea che una donna possa</span></span> riuscire in qualunque impresa professionale. Barbie incapsula tutto.</span></p><p><span style="font-size: large;">Ricordo un pomeriggio di qualche anno fa.</span></p><p><span style="font-size: large;"> Joe ha sette anni. Si spinge sull'altalena anni e si chiede se esista la Barbie giudice della Corte Suprema (<a href="http://nonsisamai.com/2018/11/barbie-ha-fatto-quasi-tutti-i-lavori.html" target="_blank">qui</a>). Non aveva mai giocato con una Barbie, non è il suo genere, eppure Barbie come concetto e simbolo, ha aiutato anche lui a quell'età a porsi tutta una serie di domande sulla società e sul ruolo delle donne.</span></p><p><span style="font-size: large;">In realtà, Barbie non può fare proprio tutto tutto, non può sposarsi. Su questo punto Ruth Handler, la sua creatrice, è sempre stata inamovibile. Barbie può avere questa sorta di fidanzato che va e viene, Ken, ma non sarà mai ingabbiata nel ruolo di moglie e mamma. Altrimenti poi come fa a diventare presidente, astronauta e tutto il resto? </span></p><p><span style="font-size: large;">I vari femminismi hanno amato e odiato Barbie a fasi alterne.</span></p><p><span style="font-size: large;"><span>E' che non si capisce mai davvero quanto anticipi i tempi o si limiti a rappresentarli. Impone un modello, estetico e non, o riflette ciò che va per la maggiore nella società in cui opera? Alla fin fine è un prodotto, deve vendere. C'è un bel documentario che parla proprio di questo. Si intitola Tiny Shoulders: Rethinking Barbie (2018). La domanda che si pone è proprio questa: è giusto caricare le piccole spalle di una bambola di tanti simboli e responsabilità?</span></span></p><p><span style="font-size: large;"><span>Quello che è certo è che prima di Barbie, c'erano i bambolotti e a me i bambolotti non sono mai piaciuti. Il mio istinto materno si è manifestato quasi fuori tempo massimo, quindi l'idea di curare un bambino per gioco o no non mi sfiorava. Verso i tre o quattro anni avevo una bambolona grande quasi quanto me che stava in piedi e che consideravo una mia amica, più avanti tutta la mia devozione andò a una grossa tigre della Trudi. </span></span></p><p><span style="font-size: large;">Con le Barbie ci ho giocato. Stimolavano la mia immaginazione, potevano lanciarsi in qualunque avventura. Ci ho giocato per un po' e poi le ho ripudiate per non essere tacciata di superficialità. Il "troppo femminile" è sempre stato considerato frivolo. Il messaggio mi arrivava forte e chiaro: se vuoi essere presa sul serio allontanati da tutto quello che è *rosa*.</span></p><p><span style="font-size: large;">Si dice sempre che Barbie promuova un ideale di bellezza irraggiungibile, ma non mi ricordo di essermi mai paragonata a lei in questo senso, era una bambola per la miseria. </span></p><p><span style="font-size: large;">Vedere sempre lo stesso tipo di modelli al cinema, in TV e nella pubblicità, dover subire un certo tipo di linguaggio e giudizi nella mia vita quotidiana... queste sono le cose che mi hanno ferito come donna, non Barbie.</span></p><p><span style="font-size: large;"><span>Il film mi è piaciuto. Mi ha fatto ridere molto e sono pochi i film che mi fanno ridere. Una battuta dietro l'altra e anche un paio di momenti da nodo in gola. Mi chiedo come tante battute possano risultare efficaci nelle varie traduzioni e doppiaggi. </span></span></p><p><span style="font-size: large;"><span><span>C'è un Ken, ad esempio, che si chiama </span><span>"Sugar Daddy". Nel linguaggio colloquiale uno "sugar daddy" è un ricco uomo attempato che fa regali in cambio di sesso. </span></span>La storia di questo Ken non viene affrontata nel film, ma è buffa. Mattel all'epoca del lancio di questo Ken aveva specificato che si chiamava così perchè aveva un cagnolino bianco, Sugar, quindi era il papà di Sugar, il cane. <span><span>Niente, dovettero ritirarlo lo stesso. Come si fa a rendere tutto questo con un nome equivalente in un'altra lingua? </span></span></span></p><p><span style="font-size: large;">Il film dei limiti ce li ha, ma non condivido le critiche che sento ripetere più spesso. Quelli che dicono che sembra una pubblicità, che problema hanno? Il film ha un'estetica originale e potente, è vero. E' chiaro che non sarebbe potuto esistere senza la supervisione di Mattel che ha imposto tutta una serie di limitazioni anche alla trama stessa. Mi dà fastidio anche sentir ripetere che il già famoso monologo di America Ferrera è banale: non è colpa del film se essere una donna ancora oggi è "letteralmente impossibile" (cit.). Questo è il tipo di critiche che sento fare da uomini che chiaramente vogliono sminuire e banalizzare il film.</span></p><p><span style="font-size: large;"><span>Mi piacerebbe rivederlo per ragionarci meglio, ma direi che le cose che mi hanno lasciato perplessa sono soprattutto queste due. </span></span></p><p><span style="font-size: large;"><span>- L</span><span>a binarietà: nel film le femmine sono così e i maschi cosà, un po' sorpassato come concetto, no? </span></span></p><p><span style="font-size: large;"><span>- Il fatto che Ken rubi un po' troppo la scena a Barbie. Per essere un film femminista, il protagonista maschile, bravissimo per altro, si prende un sacco di spazio e risate. Si potrebbero dire molte altre cose anche sullo storyline di Ken, ma è impossibile farlo senza spoiler.</span></span></p><p><span style="font-size: large;">Il vero valore del film per me è quello di fare da specchio non solo alla nostra società, ma anche individualmente a tutti quelli che si sono rapportati in un modo o nell'altro a una Barbie.</span></p><p><span style="font-size: large;">Impossibile non tornare al proprio vissuto e alla propria infanzia guardando questo film. Il modo in cui Greta Gerwing mette in scena in ogni suo film il rapporto madre-figlia ha qualcosa di struggente. Quando Barbie con i piedi piatti a un certo punto dice qualcosa tipo "se i miei piedi avessero avuto questa forma non avrei mai messo quelle scarpe", ho sospirato.</span></p>nonsisamaihttp://www.blogger.com/profile/08057776033732879180noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-2732173978975155832.post-62480672342479907692023-06-07T17:17:00.314+02:002023-06-08T16:15:49.890+02:00i postumi di una sbornia emotiva<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><span style="font-size: large;"><span>Non sono di quelli che annunciano che </span><span>prenderanno una pausa dai social. Ogni tanto, se ne ho voglia, lo faccio e basta. S</span><span>icuro che se lo annunciassi cambierei idea immediatamente per puro spirito di contraddizione. </span></span><div><div><span style="font-size: large;">Dove eravamo rimasti?</span></div><div><span style="font-size: large;">L'anno scolastico è finito com'è iniziato, malissimo.</span></div><div><span style="font-size: large;">Per quanto mi riguarda, è stata una catastrofe fino all'ultimo secondo.</span></div><div><span style="font-size: large;"><span>I bambini che vivono in condizioni sociali difficili, temono la fine della scuola. La scuola dà struttura, prevedibilità, protezione e -non dimentichiamolo- cibo. Alcuni di loro vanno come in tilt prima delle vacanze. L'ho visto prima di ogni ponte o festa comandata, perfino i venerdì qualsiasi sono carichi di una tensione ulteriore. Nonostante ciò, tirando le somme ora che è tutto finito, mi è del tutto chiaro che se la situazione era ingestibile in quella scuola non era per colpa degli studenti, ma degli adulti, e in generale del sistema sociale </span><span>intorno a loro.</span></span></div><div><span style="font-size: large;"><span>Avevo pensato di raccontarvi un po' che cosa è successo, anche solo per sommi capi, ma i pensieri ancora non hanno un filo logico o cronologico. </span><span>Non ha senso pensare di spiegare quello che non si è ancora capito o con cui non si è ancora fatto pace fino in fondo.</span><span> </span></span></div><div><span style="font-size: large;"><span>Non credo sia utile nascondere o rimuovere le esperienze negative. Vedo un valore enorme sia nell'elaborazione che nella condivisione. Questi sono fatti personali che in modo diretto o indiretto riguardano tutti noi come società. Ma ogni cosa va affrontata al momento opportuno e a</span><span>lcune esperienze hanno bisogno di sedimentare più a lungo di altre.</span></span></div><div><span style="font-size: large;">Come sto?</span></div><div><span style="font-size: large;">Da un lato, come dopo una sbornia, con quella tipica nebbiolina in testa. Invece dell'alcol, ho esagerato con le emozioni, sia quelle positive che quelle negative. </span></div><div><span style="font-size: large;">Ho i postumi di una sbornia emotiva.</span></div><div><span style="font-size: large;"><span><span>Però m</span><span>i sento bene, davvero bene. </span></span><span>Quest'anno mi sono tolta di dosso tanti orpelli, tante convinzioni, mi sento cambiata, forse più sola, ma paradossalmente anche più forte e ottimista. Non sono più in una situazione di emergenza continua, a</span><span>desso posso tornare a vivere. E' come se il mondo si fosse riaperto davanti ai miei occhi, vedo di nuovo i colori, i <a href="https://www.instagram.com/p/CtNk_DCs917/" target="_blank">dettagli più belli e insignificanti</a>. </span></span></div><div><span style="font-size: large;"><span>Uscire da una situazione estenuante e complicata come quella che ho vissuto quest'anno, porta con e sé tanti sentimenti contrastanti, ma credo sia soprattutto una liberazione e anche una possibilità di crescita, forse di rinascita, dipenderà da me. </span></span></div></div>nonsisamaihttp://www.blogger.com/profile/08057776033732879180noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2732173978975155832.post-2374030222083517992023-05-17T05:19:00.004+02:002023-05-17T06:46:16.676+02:00influenzare, non controllare<p><span style="font-size: large;"><span>E' da un po' che ho smesso di aggiornarvi sulla situazione a scuola. </span><span>Sono diventata molto più intenzionale nel lasciare i problemi di lavoro al lavoro. Quando esco, torno alla mia vita. Mi concentro sulle cose semplici, disegno molto, sto all'aperto. Ho tagliato tutto quello che non mi è di conforto, anche la scrittura.</span></span></p><p><span style="font-size: large;">Tutti quelli che mi conoscono, i pochi con cui ancora parlo regolarmente, per farmi coraggio mi dicono sempre "dai che ci sei quasi, il grosso è fatto". Io annuisco, ma la verità è che ogni mattina mi sento affranta all'idea di dover tornare là dentro senza sapere cosa succederà, ma con la certezza che qualcosa succederà. Vedendo la situazione dall'esterno, non si capisce quanto male vadano le cose.</span></p><p><span style="font-size: large;">Non si capisce perché non lo spiego.</span></p><p><span style="font-size: large;">E non lo spiego perché sono questioni di una gravità che la maggior parte delle persone che ho intorno non può -e di solito non vuole credo- conoscere. </span></p><p><span style="font-size: large;">In autunno, raccontai a un'amica che avevo scoperto che a scuola c'erano dei bambini appena arrivati qui in Texas clandestinamente che non avevano nulla, nulla. Stava per arrivare il freddo, servivano urgentemente dei vestiti. Quest'amica in un secondo ordinò vari cappotti e altre cose per loro dimostrando una grandissima generosità che non mi stupì minimamente, conoscendola.</span></p><p><span style="font-size: large;">Era l'inizio dell'anno. Successivamente realizzai che accogliamo nuovi studenti in quelle condizioni tutti i santi giorni. </span></p><p><span style="font-size: large;">Da allora, le poche volte in cui ho visto e sentito quell'amica non mi ha mai chiesto nulla di quei bambini o del lavoro. Sono episodi come questo che mi fanno sentire sola, in un mondo a parte.</span></p><p><span style="font-size: large;">Non è solo lei. Come ho sempre detto, a scuola non mancano le risorse economiche, mancano le persone. Si staccano assegni, si fanno selfie da postare sui social e poi via di corsa.</span></p><p><span style="font-size: large;">Ho visto anche tanti insegnanti andare via quest'anno e non è normale che gli insegnanti se ne vadano nel bel mezzo dell'attività didattica. Ero abituata alle feste di addio. Buona pensione, buon trasferimento, cose così. Qui niente. Perfino il vincitore del prestigioso premio 'maestro dell'anno' è scomparso dall'oggi all'indomani nel silenzio generale.</span></p><p><span style="font-size: large;"><span>Per dare un'idea dell'abisso in cui siamo sprofondati, qualche settimana fa è successa la stessa cosa nientemeno che con la preside. Un giorno c'era, il giorno dopo non c'era più. Ad oggi, non è </span>chiaro cosa sia successo, sappiamo che non è morta, ma non l'abbiamo mai più vista né sentita. </span></p><p><span style="font-size: large;">Mancano meno di due settimane, ma questo lavoro continua a essere uno stillicidio.</span></p><p><span style="font-size: large;">Ogni giorno è un dramma nuovo, anche per la natura della materia che insegno. Nella classe di arte, specialmente ora che mi conoscono meglio, i bambini esplorano le proprie emozioni. Ci sono dei disegni che sono vere e proprie richieste di attenzione e di aiuto, ma di fatto mi sono resa conto di non avere più strumenti a disposizione per aiutarli, altri adulti a cui indirizzarli. Ci sono io in quel momento, posso solo essere presente e ascoltarli, rassicurarli che hanno tutto il diritto a sentire quello che sentono. </span></p><p><span style="font-size: large;"><span>Quelle dei più grandi sono classi numerose, incontenibili per tanti motivi. Mi fanno sentire- non so come altro spiegarlo- sotto assedio. Un giorno entra una di queste classi e due ragazzi cominciano subito a spingersi petto contro petto in una sorta di rito tribale. Riesco a evitare la rissa convincendo uno dei due a sedersi dall'altra parte della classe. "La accontento, ma guardi che quello lì non mi fa nessuna paura" puntualizza senza spostare lo sguardo dal rivale. L'altro invece è già oltre, ha già trovato un nuovo pretesto per farsi sbattere fuori. Mentre esce mi ringhia addosso una quantità non di insulti, ma di cattiverie che culminano nel classico e poco originale, "ti odio". Non me lo ha mai detto nessuno 'ti odio'. Ho sempre immaginato che me lo avrebbe detto mio figlio in una crisi adolescenziale. Lì per lì ci rido su, è piuttosto ridicolo, che parolone. Ogni volta che lo rincontro nei corridoi però mi fissa sempre con quello sguardo che devo ammetterlo, mi mette soggezione, è carico di qualcosa di molto simile all'odio. Finisce che due notti dopo sogno che entra in classe e mi accoltella. Non chiudo più occhio. Arrivata a scuola ancora scossa dall'incubo, vengo a sapere che avevano già deciso, per ben altri motivi, che</span><span> quello studente non sarebbe più tornato in classe. Ma la mia giornata oramai era rovinata sia per la mancanza di sonno sia perché detesto l'idea di un ragazzino che non sia in grado di stare fra i compagni, la prendo come una sconfitta del sistema educativo tutto.</span></span></p><p><span style="font-size: large;">La stragrande maggioranza dei miei studenti sono divertenti, teneri e assolutamente brillanti. La verità è che la quantità di violenza che li circonda si porta via tutto il resto. Vivo le mie giornate in allarme, mi concentro soprattutto sui potenziali pericoli. La sicurezza di tutti è la mia priorità.</span></p><p><span style="font-size: large;"><span><span>La ciliegina sulla torta è una cosa che forse non dovrebbe, ma brucia più di tutto: il non sentirmi apprezzata. Fortunatamente per me, andrò a insegnare in un'altra scuola il prossimo anno, ma essere venuta a sapere che il mio lavoro è stato offerto a una persona che non ha mai insegnato la mia materia, mi offende. Non stanno nemmeno cercando una persona qualificata. Il motivo per cui ho accettato questo lavoro era portare la stessa qualità di insegnamento delle scuole più prestigiose anche qui. Ora che ci sono dentro però capisco che è un'impresa insostenibile senza l'appoggio dell'amministrazione. L'unica cosa che viene apprezzata alla fin fine è la disciplina. Tanti bei discorsi sulla giustizia sociale all'inizio dell'anno, ma poi di fatto l'unica richiesta è riuscire a farli stare seduti e zitti. </span><span>Io che non ho mai cercato di fare stare i miei studenti zitti e seduti, nemmeno in questa scuola, mi sento isolata. E' una divergenza filosofica irrisolvibile. Credo che sia fondamentale avere un'influenza positiva sulle loro scelte, non tenerli sotto controllo con le minacce. Ho bisogno che imparino come stare al mondo da soli perché fuori dalla classe, tutti, loro e noi in realtà, siamo soli e abbiamo davanti mille bivi.</span></span><span>Nessuno ti viene a dire che strada prendere nella vita. Il mio metodo richiede tempo, non è immediato, ma funziona e può, nei casi che ho visto quest'anno soprattutto, salvare delle vite.</span></span></p><p><span style="font-size: large;"><span>Poco importa oramai. Me ne andrò anch'io. Sono orgogliosa di essere arrivata fino a qui e so di non avere scelta vista la situazione, ma ripensando a quest'esperienza mi addolorerà sempre l'idea di non essere riuscita a fare di più. </span><span> </span></span></p>nonsisamaihttp://www.blogger.com/profile/08057776033732879180noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2732173978975155832.post-32898954574197792282023-03-20T23:37:00.000+01:002023-03-20T23:37:04.095+01:00l'ultimo tramonto hawaiano<span style="font-family: inherit; font-size: large;"><span style="background-color: white; color: #262626;">L'ultima sera, ho preso una pausa dai vari festeggiamenti e saluti per andare a guardare il tramonto dalla spiaggia. Ci tenevo. Guardare il tramonto da una spiaggia di O'ahu è un po' come essere al cinema o a teatro, insomma di fronte a uno spettacolo ben preciso con un inizio e una fine. È un rito collettivo.</span><br style="background-color: white; color: #262626;" /><span style="background-color: white; color: #262626;">Nel giro di pochi minuti si va dalla tipica vita da spiaggia al prendere i posti, mettersi comodi, assicurarsi la vista più scenografica. Chi arriva alla spicciolata quando lo spettacolo sta per cominciare, chi video-chiama casa, chi si mette in posa, chi ordina una cena frugale e romantica.</span><br style="background-color: white; color: #262626;" /><span style="background-color: white; color: #262626;">Mentre mi godevo quell'ultimo tramonto hawaiano, ho avuto un pensiero inconfessabile: mica poi così straordinario <a href="https://www.instagram.com/p/CqBR3E5O6Qo/" target="_blank">questo</a> tramonto.</span><br style="background-color: white; color: #262626;" /><span style="background-color: white; color: #262626;">Voglio dire, in Texas assistiamo quotidianamente a spettacoli meteorologici ben più grandiosi di quel tramonto. Qual è la differenza allora? Perchè ho piantato tutti in asso per essere lì in quel momento e perchè quel momento è stato poi effettivamente così intenso?</span><br style="background-color: white; color: #262626;" /></span><p><span style="font-family: inherit; font-size: large;"><span style="background-color: white; color: #262626;">È che O'ahu è remota. Chi si trova lì in vacanza sa perfettamente che non sarà semplice tornarci e cerca di rendere ogni istante in qualche modo indimenticabile. Quello che rende unico un tramonto guardato da una spiaggia di Honolulu quindi non è il tramonto in sé, ma le persone che lo guardano. Se in Texas un tramonto anche più straordinario passa completamente inosservato, lì c'è un'attesa palpabile e collettiva, un'intenzionalità tutta diversa. La consapevolezza di vivere un momento unico finisce per crearlo quel momento unico. Ma non sono poi tutti unici i momenti della nostra vita? Non c'è un tramonto uguale all'altro ovunque nel mondo. Ecco, questo vorrei portarmi via da questo viaggio, il proposito di essere meno distratta, più presente, più intenzionale nel tentativo di assorbire tutto quello che di bello e buono ho intorno.</span> </span></p>nonsisamaihttp://www.blogger.com/profile/08057776033732879180noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2732173978975155832.post-39188441831385406102023-02-25T23:15:00.009+01:002023-02-26T23:19:02.768+01:00non sei nutella<p style="text-align: left;"><span style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Questa settimana ho comunicato ufficialmente che alla fine dell'anno, me ne vado da scuola.</span></span></p><p style="text-align: left;"><span style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Ho sempre raccontato che lo avrei fatto, ma ho sempre anche continuato a sperare di poter rimanere. </span></span><span style="background-color: white; color: #050505; font-family: inherit; font-size: x-large; white-space: pre-wrap;">A un certo punto bisogna essere realisti.</span></p><div style="background-color: white; color: #050505; text-align: left; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Come mi disse un'amica una volta "non puoi fare felici tutti, non sei un barattolo di Nutella".</span></div><div style="background-color: white; color: #050505; text-align: left; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Anche questa settimana ci sono stati i soliti drammi, eppure ho attraversato la *<a href="http://www.nonsisamai.com/2023/02/la-palude-della-tristezza.html" target="_blank">palude della tristezza</a>* con passo più sicuro. </span></div><div style="background-color: white; color: #050505; text-align: left; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Aver <a style="color: #385898; cursor: pointer;" tabindex="-1"></a>messo nero su bianco la mia intenzione, mi ha spronato.</span></div><div style="background-color: white; color: #050505; text-align: left; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Se pensi che è tutto temporaneo, puoi affrontare difficoltà inimmaginabili. </span></div><div style="background-color: white; color: #050505; text-align: left; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Se prendi in mano la situazione e fai delle scelte tue, ragionate e consapevoli, invece di affidarti a qualcun altro, tutto è più sopportabile.</span></div><div style="background-color: white; color: #050505; text-align: left; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Mi dispiace tanto non poter fare di più, ma so che sto facendo tutto, proprio tutto quello che io da sola, con le mie forze, posso.</span></div>nonsisamaihttp://www.blogger.com/profile/08057776033732879180noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2732173978975155832.post-28948297600887597342023-02-23T23:19:00.001+01:002023-02-26T23:21:24.400+01:00willy wonka e joe<p><span style="font-family: inherit; font-size: large;"><span style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;">Volevo raccontarvi un piccolo episodio di qualche anno fa.</span></span></p><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Una volta in libreria mi sono imbattuta in Willy Wonka e la Fabbrica di Cioccolato di Roald Dahl. Sull'onda della nostalgia, l'ho subito comprato.</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Ero entusiasta di poter leggere una storia che avevo amato da bambina con il mio bambino. Dopo qualche pagina Joe si interruppe. Aveva solo 6 o 7 anni. "This is so mean!"</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Effettivamente, rileggendolo oggi, ci sono parecchie cose che lasciano a desiderare.</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">L'ha mollato lì e non <a style="color: #385898; cursor: pointer;" tabindex="-1"></a>l'ha mai più voluto toccare. Lo abbiamo addirittura lasciato in Italia. Mi fece quasi vergognare di avergli detto che era uno dei miei libri preferiti.</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Cose simili sono successe tantissime volte. </span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">A me e Mr J torna in mente qualcosa che ci era piaciuto da morire da piccoli, lo proponiamo a Joe e Woody e loro rimangono molto, molto perplessi.</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Non si contano le volte in cui ci è toccato spegnere al volo film e cartoni invecchiati malissimo.</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Quello che voglio dire è: censura o non censura, se tiriamo su i nostri bambini con una certa mentalità di inclusione verso il prossimo è ovvio che nel momento in cui si imbattono in un narratore che -in perfetto accordo con la sua epoca- si esprime in modo divergente, se ne sentano respinti.</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Peccato perché credo che quella di Willy Wonka sia una grande storia, ma a ognuno il suo.</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">I tempi cambiano.</span></div>nonsisamaihttp://www.blogger.com/profile/08057776033732879180noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-2732173978975155832.post-8775948634287844722023-02-21T03:11:00.003+01:002023-02-21T03:11:47.532+01:00la palude della tristezza<p><span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit;"><span style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;">Tante persone in questo periodo mi hanno chiesto come sto e io rispondo sempre che sto bene perché sto bene, è la verità. </span></span><span style="background-color: white; color: #050505; font-family: inherit; white-space: pre-wrap;">La verità però è anche che sto bene quando non lavoro.</span></span></p><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Il contrasto fra tutto quello che vivo fuori e dentro le mura di quella scuola è sempre più stridente.</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Non vedo quasi più i miei amici, esco raramente. Cerco di conservare tutte le mie energie per sopravvivere a quelle ore che sono ore drammatiche. Ogni giorno succede qualcosa che non <a style="color: #385898; cursor: pointer;" tabindex="-1"></a>dovrebbe succedere purtroppo.</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Siamo entrati in una spirale così negativa che sempre più persone esasperate si stanno licenziando. Il problema è che non vengono rimpiazzate. </span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Siamo in caduta libera e siamo sempre meno. </span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">I grandi capi rimescolano le classi e spostano gli insegnanti da un grado all'altro in una sorta di lotteria disperata: magari una volta o l'altra azzecchiamo la combinazione vincente. Quella maestra di seconda è brava, facciamole fare il cambio con quell'altro di quinta. Cose così.</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Ogni giorno mi si presentano almeno un paio di studenti nuovi (di solito vengono dall'estero, non parlano inglese e sono visibilmente disorientati). Alcuni si ritirano da scuola all'improvviso, altri vanno via per un periodo e poi tornano, non so perchè succeda questo. Un bambino è stato via vari mesi e mi ha raccontato di non essere andato a scuola in quel periodo. Tutti questi cambiamenti, rendono ogni mio sforzo di stabilire una qualche sorta di normalità pressoché vano.</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Non fraintendetemi, non voglio dire che sia tutto negativo. Lo vedo bene che per certi versi sto facendo tantissimo. Li vedo i progressi, ma sono una goccia nel mare. Nella sostanza purtroppo, se non c'è nessun tipo di continuità, se cambiano le classi, gli studenti e gli insegnanti tutti i giorni, non può cambiare niente.</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Recentemente ho scoperto che ci sono bambini che frequentano quella scuola da vari anni e non parlano una parola di inglese. </span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Come è possibile? Non ha nessun senso. </span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Un insegnante mi ha spiegato che alle elementari gli esami possono essere fatti in spagnolo. Visto che l'obbiettivo è passare gli esami, alcuni preferiscono insegnare solo in spagnolo per aumentare le possibilità.</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Sono successi episodi gravi che sto cercando di dimenticare, ma mi agitano anche avvenimenti piccoli e per me poco comprensibili.</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Per caso un giorno ho realizzato che la classe che mi è stata presentata all'inizio dell'anno come una seconda in realtà è un misto di prima e seconda. Dice che siccome ne avevano troppi in prima e troppo pochi in seconda, hanno preso i migliori di una e i peggiori dell'altra e hanno fatto una classe unica. Mai sentito nulla di simile, ma Google mi spiega che è una cosa possibile e legale. Peccato che nessuno si sia preso la briga di avvertirmi. </span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Qualche volta mi viene in mente la palude della tristezza de La Storia Infinita. </span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Sto attraversando la mia personale palude della tristezza. Non posso fare altro che andare avanti se non voglio fare annegare qualcun altro.</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Non preoccupatevi mi immedesimo con Atreyu e non con Artax. Il mio talismano è la mia vita fuori, i miei affetti e la mia casa verso cui sento una riconoscenza infinita. Sono arrivata alla conclusione che non farsi trascinare giù con le risorse che ho a disposizione è estremamente difficile, ma possibile.</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Sto facendo tanta fatica. Non ho mai fatto così fatica.</span></div>nonsisamaihttp://www.blogger.com/profile/08057776033732879180noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-2732173978975155832.post-83389773216921012582023-01-29T21:08:00.002+01:002023-02-02T19:11:10.924+01:00 un chiarimento<p><span style="background-color: white; color: #050505; font-family: inherit; font-size: large; white-space: pre-wrap;">Tutti i messaggi che ho ricevuto rispetto all'ultimo post (<a href="http://www.nonsisamai.com/2023/01/only-love-can-break-your-heart.html" target="_blank">qui</a>) erano di solidarietà, stima e affetto come sempre e questo è un grande conforto.</span></p><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xdj266r x126k92a" style="background-color: white; color: #050505; margin: 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Ogni volta che racconto della nuova scuola, però viene sempre fuori una certa opinione. </span></div><div dir="auto"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Ogni volta mi riprometto di trovare il tempo di spiegare bene la questione, ma poi il tempo passa.</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Chiarisco un attimo adesso, ci provo.</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: inherit; font-size: large;"><a style="color: #385898; cursor: pointer;" tabindex="-1"></a>Chiedetemi pure se avete dei dubbi.</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">L'opinione sostanzialmente è "incredibile o vergognoso che in uno dei paesi più ricchi del mondo succedano queste cose".</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Ecco, sì però anche no. </span></div><div dir="auto"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Cioè, è complicato.</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Come ho già spiegato in passato, la mia scuola è come sotto una lente di ingrandimento da parte di tutte le autorità. La mobilitazione per migliorare la situazione è reale. </span></div><div dir="auto"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Innanzitutto, la scuola in sé come edificio è nuova e all'avanguardia. Abbiamo tutto e noi insegnanti siamo ben pagati. Durante l'ultima riunione, ad esempio, è stato comunicato che chi vuole lavorare dopo scuola oppure il sabato per fare ripetizioni agli studenti che ne hanno bisogno verrà pagato una certa cifra all'ora. C'è stato un gasp generale, la cifra era alta. Poi però quelli che hanno alzato la mano per dichiararsi interessati alla proposta sono stati pochissimi. La mia sensazione è che non sia una questione di soldi o risorse: il problema è che nessuno vuole fare questo lavoro. Avere a chè fare con un contesto di povertà estrema (si parla di persone traumatizzate e che spesso e volentieri non hanno beni primari come cibo e vestiti) è difficilissimo.</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Perché queste persone sono in una situazione di povertà estrema? Ci sono mille circostanze diverse ovviamente, ma nel caso della nostra scuola, tantissimi studenti sono appena arrivati dai vari paesi del Centro -Sud America. Letteralmente ogni giorno conosco uno o due studenti nuovi che sono appena arrivati da Honduras, Guatemala, Messico, ecc. che non parlano inglese e non hanno niente tranne uno sguardo pieno di domande e paura che non ti fa dormire la notte. </span></div><div dir="auto"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Avete presente i telegiornali? Quelle persone che attraversano il deserto, la giungla, guadano i fiumi per arrivare negli Stati Uniti? I media non raccontano mai cosa succede dopo. Il dopo lo si vede in scuole come la mia. Ognuno con una cultura e un trauma diverso e noi facciamo il possibile per aiutarli. </span></div><div dir="auto"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Per questo non riesco a condividere l'indignazione. Questo paese come tutti gli altri ha mille difetti, ma data la situazione, mette risorse e persone a disposizione dei nuovi arrivati. </span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="background-color: white; color: #050505; margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Tanti mi hanno scritto in questi mesi per raccontarmi di situazioni simili in altri paesi, anche in Italia. </span></div></div><div class="x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x1vvkbs xtlvy1s x126k92a" style="background-color: white; color: #050505; margin: 0.5em 0px 0px; overflow-wrap: break-word; white-space: pre-wrap;"><div dir="auto"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Questa scuola per me è stata come una doccia fredda. Un risveglio improvviso su una realtà di degrado che io non conoscevo, ma che c'è sempre stata qui e io suppongo, in ogni grande città del mondo. Cosa credete? Anche i miei conoscenti americani rimangono basiti dai racconti sulla mia scuola. È che stiamo tutti nel nostro.</span></div><div dir="auto"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Uno dei motivi per cui sto condividendo questa esperienza difficilissima per me è che spero che chi mi legge, possa allargare anche solo di qualche millimetro il proprio orizzonte come ho fatto io. Facendolo si scopre che la povertà, il degrado e il trauma sono lì a portata di mano, ma a volte scegliamo di non vederli perché ci fanno sentire a disagio, impotenti. </span></div><div dir="auto"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Solo quando finalmente vediamo, prendiamo coscienza, possiamo -nei tempi e modi che riteniamo opportuni- scegliere di agire.</span></div></div>nonsisamaihttp://www.blogger.com/profile/08057776033732879180noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2732173978975155832.post-20478439539571390392023-01-28T18:37:00.006+01:002023-01-29T18:36:01.535+01:00only love can break your heart<p><span style="font-size: large;"> A un evento ho incontrato una vicina di casa con cui non avevo mai parlato. Facciamo quattro chiacchiere e si scusa -pensa te- perchè davanti al suo garage c'è sempre una macchina parcheggiata. Non ci avevo mai, ma proprio mai e poi mai, fatto caso. Dice: "E' imbarazzante, ma d'altra parte... ti danno una promozione, ti offrono una macchina, ti pagano tutto, cosa fai? Rifiuti?". Direi proprio di no. Le chiedo che lavoro fa. Lavora nelle risorse umane, la sua specializzazione è licenziare. Mi racconta che i suoi figli, che hanno la stessa età dei miei, l'hanno soprannominata 'the axe', la falce. </span></p><div><span style="font-size: large;"><span>E niente, lei parlava e io pensavo che una</span><span> che di lavoro dà brutte notizie è ben più pimpante della sottoscritta. </span></span></div><div><span style="font-size: large;">Sono così stanca che una mattina ho dimenticato di mettermi le lenti a contatto. Come si fa a dimenticare le lenti a contatto? Sono miope, per la miseria. </span></div><div><div><span style="font-size: large;">Queste ultime settimane a scuola sono state intense, piene fino all'orlo di gioia e dolore. </span></div><div><span style="font-size: large;">Il dolore fa più rumore. Ha un'eco che sembra non finire mai, ma mi costringo sempre a ricordare che ci sono state anche una quantità notevole di progressi e soddisfazioni. Ogni giorno, anche in quelli più drammatici, è successo qualcosa che mi ha riempito almeno per un secondo, non molto di più, di una felicità immensa.</span></div><div><span style="font-size: large;">Mi viene in mente il bambino che aspettava di entrare nella classe di arte con un biscotto mezzo sciolto nella manina per me. L'altro che mi ha lasciato il suo dinosauro. Sarà più contento qui, ha detto, e lo ha piazzato sotto al filodendro che ho portato ad agosto che era un ramoscello e oramai è assurto agli onori di Jurassic Park scolastico. Tutte le letterine, i disegni, i "ti voglio bene", i "mi sei mancata", i "quando vengo qui è il mio giorno preferito". Un'intera parete di messaggi di affetto. Li appendo quasi tutti, ho finito lo spazio, mi danno coraggio e mi rassicurano quanto le foto della mia famiglia che tengo sempre a portata di mano.</span></div><div><div><span style="font-size: large;">Guardavo i piccolini dipingere, lavare diligentemente i loro bicchierini, preparare i materiali per i compagni della classe successiva e sorridevo.</span></div><div><span style="font-size: large;">Siete stati proprio bravi, datevi una bella pacca sulla spalla. Anzi, diamocela tutti quanti, dai. </span></div><div><span style="font-size: large;">Ho imparato a diversificare le mie lezioni. C'è chi dipinge e lava anche i pennelli e c'è chi deve ancora imparare cose tipo chiedere e non strappare di mano, non picchiare, ascoltare. Una grande parte della mia giornata consiste nel facilitare conversazioni ovvie. </span></div><div><span style="font-size: large;">Tu vuoi questo e anche tu vuoi questo, come si fa? Lo dividiamo in due? Lavoriamo insieme? Ci inventiamo un gioco nuovo? Uno dei due rinuncia? </span></div><div><span style="font-size: large;"><span>Dopo tutti questi mesi, mi sento di dire che il problema vero è la violenza. </span><span>Ne ho vista molta all'inizio dell'anno, poi le cose si erano calmate. Subito prima delle vacanze di Natale c'è stata una ripresa che non si è ancora placata. Va a ondate. Recentemente si sono verificati episodi che sto ancora cercando di elaborare.</span></span></div><div><span style="font-size: large;"><span>Vengo da una famiglia non perfetta, ma piena di amore. Non ho mai visto così tanta brutalità nella vita come da quando lavoro in questa scuola. Violenza verbale, fisica, razzismo, bullismo, omofobia, maleducazione, discriminazioni di ogni tipo. È una violenza che non è mai -mai- rivolta verso di me e questo è fondamentale, ma che vedo, sento, mi spaventa, mi traumatizza.</span> </span></div><div><span style="font-size: large; letter-spacing: 0.2px;">Gli studenti più grandi, in particolare, mettono a dura prova la mia speranza. Ogni volta che vengono in classe, non so come altro dirlo: ho paura. </span></div><div><span style="font-size: large; letter-spacing: 0.2px;">Dalla settimana scorsa per loro c'è un metal detector, controlli e zaini trasparenti. Non hanno più nemmeno il permesso di allacciarsi le felpe. </span></div><div><span style="font-size: large;"><span style="letter-spacing: 0.2px;">Un pomeriggio sembrava tutto sotto controllo. A un certo punto vola un aereo di carta coperto di svastiche. Fermo tutto. Non si capisce bene chi sia stato, ma non importa. Parliamo, ragioniamo. Che simbolo è, cosa rappresenta. In fondo sono in prima media, magari non sanno, non capiscono. </span><span style="letter-spacing: 0.2px;">Successivamente lo racconto alla loro maestra e mi risponde con assoluta normalità: "Certo, oggi abbiamo parlato dell'Olocausto". Non sapevo se ridere o piangere. Gli spieghi l'Olocausto e loro parteggiano per Hitler? Allucinante.</span></span></div><div><span style="font-size: large; letter-spacing: 0.2px;">Come facciamo noi insegnanti a insegnare *tutto*? Dall'igiene personale alla matematica. Questa è la domanda che mi assilla ogni giorno.</span></div><div><span style="font-size: large; letter-spacing: 0.2px;">Sono in uno stato di perenne tensione. Da un momento all'altro può succedere -e purtroppo qualche volta è successo- di tutto. Sono così tesa che anche a casa basta un niente, un ritardo, una chiamata senza risposta, per farmi entrare nel panico. </span></div><div><span style="font-size: large; letter-spacing: 0.2px;">Non so più cosa fare per evitare i conflitti in classe. Ho cominciato perfino a sperimentare con qualche tecnica di teatro improv. Ho pensato che magari se riescono a ridere insieme, non gli viene troppo da picchiarsi. </span></div><div><span style="font-size: large; letter-spacing: 0.2px;">Con i più piccoli, diciamo fino alla quarta elementare, più volte mi sono messa fisicamente in mezzo a due litiganti. Nei momenti più drammatici, il mio unico istinto è proteggerli, tutti, quelli che le danno e quelli che le prendono. Voglio solo prevenire. Nel momento in cui qualcuno si fa male, il danno è irreparabile per tutti.</span></div><div><span style="font-size: large; letter-spacing: 0.2px;">Mi metto in mezzo quando sento fiducia nella relazione con la persona infuriata: so che non farebbero mai del male a me. E infatti, si calmano. Tante volte scoppiano a piangere perché poi quei comportamenti violenti sono chiaramente un sintomo del loro dolore. Bisogna solo capire come accidenti farlo uscire senza fare danni quel maledetto dolore che si portano dentro. </span></div><div><span style="font-size: large; letter-spacing: 0.2px;">Tanti dei bambini che mi dicono essere più violenti altrove vedono la classe di arte come la loro oasi felice, al punto che quando hanno dei momenti difficili, i loro maestri a volte li mandano da me. </span></div><div><span style="font-size: large; letter-spacing: 0.2px;">Cerco di non parlare più di tanto con loro, non sono una psicologa. Il bambino che all'inizio dell'anno, lasciato libero di scegliere, aveva dipinto per un'ora sangue, solo sangue, una mattina mi ha preso da parte e mi ha detto solo: "I feel like I don't matter". Sono rimasta senza parole mentre lo guardavo andare via. Ho avvertito la sua insegnante, è importante mettere insieme i pezzi, credo. Il giorno dopo per la prima volta quando mi ha vista mi ha abbracciata e mi ha detto che sono la sua migliore amica. Non sono la tua migliore amica, sono la tua maestra. </span></div><div><span style="font-size: large; letter-spacing: 0.2px;">Ho sempre paura di dire la cosa sbagliata. Comunichiamo attraverso i colori, le linee, il gioco. </span></div><div><span style="font-size: large; letter-spacing: 0.2px;">Dipingendo, disegnando, costruendo, non si può mai sbagliare. </span></div><div><span style="font-size: large;"><span style="letter-spacing: 0.2px;">Ricordo un pomeriggio.</span><span style="letter-spacing: 0.2px;"> </span><span style="letter-spacing: 0.2px;"> Si è presentato alla porta uno studente in difficoltà, occhi lucidi, sguardo pieno di rabbia. Non ho idea di cosa fosse successo. L'ho invitato a sedersi insieme alla classe che era lì in quel momento. Senza dare spiegazioni, si è calmato.</span></span></div><div><span style="font-size: large; letter-spacing: 0.2px;">La sua maestra alla fine della giornata mi ha ringraziata e mi ha abbracciata. Mi ha chiesto il permesso (qui il consenso non viene mai dato per scontato) e mi ha dato un abbraccio vero, non alla texana. Per me quello è stato uno dei momenti più significativi di questo anno scolastico. Sentire di portare il peso insieme, cercare di non farsi schiacciare anche se la fatica è tanta.</span></div><div><span style="font-size: large;"><span style="letter-spacing: 0.2px;">Con i grandi, per tanti, tanti, motivi, tutto questo non funziona.</span></span></div><div><span style="font-size: large;"><span style="letter-spacing: 0.2px;">Non sono capace.</span><span style="letter-spacing: 0.2px;"> </span></span></div><div><span style="font-size: large; letter-spacing: 0.2px;">Canta Neil Young:</span></div><div><span style="font-size: large; letter-spacing: 0.2px;"></span></div><blockquote><div><span style="font-size: large; letter-spacing: 0.2px;">Only love can break your heart. </span></div><div><span style="font-size: large; letter-spacing: 0.2px;">What if your world should fall apart?</span></div></blockquote><div><span style="font-size: large;"><span style="letter-spacing: 0.2px;">Il mio mondo, la mia visione del mondo, quello che credevo fosse il mondo prima di iniziare quest'esperienza, sta cadendo a pezzi, è vero. Non sarò più quella di prima dopo quello che ho visto. </span></span></div><div><span style="font-size: large;"><span style="letter-spacing: 0.2px;">Conto i giorni che mi separano dalla fine dell'anno scolastico. Vorrei scappare via, ma non posso. Non posso</span><span style="letter-spacing: 0.2px;"> avere questo peso sulla coscienza. Ho visto troppi bambini piangere. Quando un insegnante se ne va nel mezzo dell'anno, nella mia scuola non ne arriva un altro. Se ne stanno andando in tanti ultimamente e ogni volta è una valanga di conseguenze negative per tutti.</span></span></div><div><span style="font-size: large; letter-spacing: 0.2px;">Non avevo mai sentito tutta questa sofferenza e tutto questo amore intorno a me. </span></div><div><span style="font-size: large; letter-spacing: 0.2px;">Pura vita.</span></div></div></div><div><span style="font-size: large; letter-spacing: 0.2px;"><br></span></div><div><span style="font-size: large; letter-spacing: 0.2px;"><br></span></div><div><span style="font-size: large; letter-spacing: 0.2px;">P.S. </span><font size="4">Ieri dopo aver postato, ho spento tutto.</font></div><div><font size="4">La situazione che vi ho raccontato richiede tantissima energia. Anche condividere richiede tantissima energia.</font></div><div><font size="4">La cosa fondamentale è mettere il proprio equilibrio al primo posto. È stato bello stamattina svegliarmi e trovare tutti i vostri messaggi. Tutti i messaggi che ho ricevuto erano di solidarietà, stima e affetto come sempre e questo è un grande conforto.</font></div><div><font size="4">Ogni volta che racconto della nuova scuola, però viene sempre fuori una certa opinione. </font></div><div><font size="4">Ogni volta mi riprometto di trovare il tempo di spiegare bene la questione, ma poi il tempo passa.</font></div><div><font size="4">Chiarisco un attimo adesso, ci provo.</font></div><div><font size="4">Chiedetemi pure se avete dei dubbi.</font></div><div><font size="4">L'opinione sostanzialmente è "incredibile o vergognoso che in uno dei paesi più ricchi del mondo succedano queste cose".</font></div><div><font size="4">Ecco, sì però anche no. </font></div><div><font size="4">Cioè, è complicato.</font></div><div><font size="4">Come ho già spiegato in passato, la mia scuola è come sotto una lente di ingrandimento da parte di tutte le autorità. La mobilitazione per migliorare la situazione è reale. Innanzitutto, la scuola in sé come edificio è nuova e all'avanguardia. Abbiamo tutto e noi insegnanti siamo ben pagati. Durante l'ultima riunione, ad esempio, è stato comunicato che chi vuole lavorare dopo scuola oppure il sabato per fare ripetizioni agli studenti che ne hanno bisogno verrà pagato una certa cifra all'ora. C'è stato un gasp generale, la cifra era alta. Poi però quelli che hanno alzato la mano per dichiararsi interessati alla proposta sono stati pochissimi. La mia sensazione è che non sia una questione di soldi o risorse: il problema è che nessuno vuole fare questo lavoro. Avere a chè fare con un contesto di povertà estrema (si parla di persone traumatizzate e che spesso e volentieri non hanno beni primari come cibo e vestiti) è difficilissimo.</font></div><div><font size="4">Perché queste persone sono in una situazione di povertà estrema? Ci sono mille circostanze diverse ovviamente, ma nel caso della nostra scuola, tantissimi studenti sono appena arrivati dai vari paesi del Centro -Sud America. Letteralmente ogni giorno conosco uno o due studenti nuovi che sono appena arrivati da Honduras, Guatemala, Messico, ecc. che non parlano inglese e non hanno niente tranne uno sguardo pieno di domande e paura che non ti fa dormire la notte. Avete presente i telegiornali? Quelle persone che attraversano il deserto, la giungla, guadano i fiumi per arrivare negli Stati Uniti? I media non raccontano mai cosa succede dopo. Il dopo lo si vede in scuole come la mia. Ognuno con una cultura e un trauma diverso e noi facciamo il possibile per aiutarli. </font></div><div><font size="4">Per questo non riesco a condividere l'indignazione. Questo paese come tutti gli altri ha mille difetti, ma data la situazione, mette risorse e persone a disposizione dei nuovi arrivati. </font></div><div><font size="4"><br></font></div><div><font size="4">Tanti mi hanno scritto in questi mesi per raccontarmi di situazioni simili in altri paesi, anche in Italia. </font></div><div><font size="4"><br></font></div><div><font size="4">Questa scuola per me è stata come una doccia fredda. Un risveglio improvviso su una realtà di degrado che io non conoscevo, ma che c'è sempre stata qui e io suppongo, in ogni grande città del mondo. Cosa credete? Anche i miei conoscenti americani rimangono basiti dai racconti sulla mia scuola. È che stiamo tutti nel nostro.</font></div><div><font size="4">Uno dei motivi per cui sto condividendo questa esperienza difficilissima per me è che spero che chi mi legge, possa allargare anche solo di qualche millimetro il proprio orizzonte come ho fatto io. Facendolo si scopre che la povertà, il degrado e il trauma sono lì a portata di mano, ma a volte scegliamo di non vederli perché ci fanno sentire a disagio, impotenti. </font></div><div><font size="4">Solo quando finalmente vediamo, prendiamo coscienza, possiamo -nei tempi e modi che riteniamo opportuni- scegliere di agire.</font></div>nonsisamaihttp://www.blogger.com/profile/08057776033732879180noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2732173978975155832.post-66248696927970806962023-01-20T04:02:00.001+01:002023-01-20T04:02:02.018+01:00crescita accelerataMi sono resa conto in questi mesi che c'è una vera e propria corrente di giovani donne bianche con grandi titoli di studio che si occupano di parlare e scrivere del mio lavoro e che non sanno nulla, che probabilmente in una scuola come la mia non ci hanno nemmeno mai messo piede.<div>Il messaggio è sempre lo stesso: gli insegnanti (bianch*) delle scuole più povere non devono dare per scontato che la scuola sia l'unico posto sicuro e che i genitori non abbiano le migliori intenzioni. In soldoni: se ti aspetti il peggio sei praticamente razzista.</div><div>Nella mia scuola, ci si aspetta il peggio perché purtroppo è quello che vediamo in maniera costante.</div><div>Dare per scontato come avviene in altri contesti, che le famiglie si occupino dei figli (quando i figli arrivano a scuola sporchi, affamati, traumatizzati) può essere molto pericoloso, può significare ignorare dei segni e delle richieste di aiuto che forse solo la scuola può cogliere.</div><div>Suppongo che le vacanze dei miei studenti siano state difficili per prepararmi a livello psicologico. </div><div>Le mie supposizioni non nascono dal "complesso del salvatore bianco. Immagino che le vacanze siano state difficili perché la maggior parte dei miei studenti manifestano il timore delle vacanze o anche solo del suono della campanella. Se non vogliono andare a casa *devo* supporre che forse a casa ci sia qualcosa che non va, mi sembra logico.</div><div>Quest'ultima settimana a scuola è stata un incubo.</div><div>Sono consapevole di stare facendo la famosa differenza, sono consapevole di stare crescendo in modo accelerato come essere umano e insegnante. </div><div>Nonostante ciò soffro.</div><div>Lo accetto e vado avanti.</div><div><br></div>nonsisamaihttp://www.blogger.com/profile/08057776033732879180noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-2732173978975155832.post-85101035837621640892022-12-22T20:45:00.003+01:002022-12-22T20:45:20.859+01:00primo giorno di vacanza<p><span style="font-family: inherit; font-size: large;"><span style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;">Oggi è il mio primo giorno di vacanza. Per quanto la mia intenzione fosse quella di buttarmi subito il lavoro e tutti i suoi problemi alle spalle, lo stress ci porta sempre il conto, no? In questo caso è arrivato sotto forma di incubi notturni e mal di schiena.</span><span style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;">Come prevedevo, l'ultimo giorno di scuola è stato particolarmente sfidante. Non ho sentito la tipica atmosfera pre-natalizia che si respira normalmente in una scuola elementare in questi casi. Ci sono stati tanti </span><span style="color: #050505; white-space: pre-wrap;"><a style="color: #385898; cursor: pointer;" tabindex="-1"></a></span><span style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;">incidenti, alcuni piuttosto gravi. Sono volate parole irripetibili (non verso di me, litigano sempre fra di loro), pezzi di arredamento sono stati presi a calci e ci sono stati anche tanti furti. </span><span style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;">Qualcuno si è portato via perfino un Babbo Natale. </span><span style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;">Se i miei alunni facessero quello che fanno nella mia classe in un qualunque luogo pubblico, si ritroverebbero in un mare di guai. Devono capire questa cosa, ma non la capiscono e io al momento sono a corto di idee. Mi sento abbastanza avvilita. </span><span style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;">Non credo che questa esplosione di rabbia proprio prima </span><span style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;">della pausa sia casuale.</span></span></p><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Qualunque cosa debbano affrontare in queste due settimane, sarò lì per loro quando torneremo ai nostri posti a gennaio.</span></div>nonsisamaihttp://www.blogger.com/profile/08057776033732879180noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2732173978975155832.post-38647526774170675672022-12-20T17:05:00.008+01:002022-12-22T20:47:29.594+01:00una questione di controllo<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://www.instagram.com/nonsisamai/" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;" target="_blank"><img border="0" data-original-height="4032" data-original-width="3024" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSSVQkX_TylXKEKaB9K-Oeu-tVHWGMiixWbJjleXo04Ldju33Pp3ZRTG9U4p_0hdlORnQH5HHRkyfMLED6iQByNWM9-IY4oeoNFDau93iWUm0xeFgXSNhCW4VRaap7MPT2LYCQCwu0J_6icyfKpC1bGCAql1YedqIAEToWvk2YTYCREOteq0ej9cYg2Q/w240-h320/PXL_20221220_212217019.MP.jpg" width="240" /></a></div><span style="font-size: large;"><span style="font-family: inherit; white-space: pre-wrap;">La mia giornata di oggi si riassume grossomodo in queste due immagini: un righello rotto per dispetto e una manina che indica il disegno di due cuori che sorridono e dice "tu y yo". <br /></span><span style="font-family: inherit; white-space: pre-wrap;">La stragrande maggioranza delle mie classi sono composte da alunni con abilità diverse che tante volte non hanno in comune nemmeno la lingua. Per questo sto imparando a diversificare il più possibile. In ogni lezione propongo varie attività che possono svolgere in maniera indipendente più qualcosa </span><span style="font-family: inherit; white-space: pre-wrap;"><a style="cursor: pointer; font-family: inherit;" tabindex="-1"></a></span><span style="font-family: inherit; white-space: pre-wrap;">di nuovo che insegno a piccoli gruppi.</span></span><p></p><div dir="auto" style="font-family: inherit; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Una delle attività che ho introdotto recentemente è il trenino di legno.</span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Devono semplicemente riuscire a comporre i binari usando più pezzi possibili senza litigare.</span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Il "senza litigare" è la cosa più importante.</span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Presuppone un certo uso del pensiero creativo, ma non è un'attività strettamente collegata alla mia materia. Il fatto è che in qualche modo ho bisogno che imparino a risolvere i contrasti normali della vita senza mettersi le mani addosso.</span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Se non riescono a collaborare sposto immediatamente i due litiganti senza sentire spiegazioni.</span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Tutte le classi a cui ho proposto questa attività sono riuscite a costruire i binari e a risolvere i contrasti.</span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Tutti si sono <span style="font-family: inherit;"><span class="x1n2onr6" style="font-family: inherit; position: relative;"><div class="x1i10hfl xjbqb8w x6umtig x1b1mbwd xaqea5y xav7gou x9f619 x1ypdohk xt0psk2 xe8uvvx xdj266r x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r xexx8yu x4uap5 x18d9i69 xkhd6sd x16tdsg8 x1hl2dhg xggy1nq x1a2a7pz" role="button" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; border-color: initial; border-style: initial; border-width: 0px; box-sizing: border-box; cursor: pointer; display: inline; font-family: inherit; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px; text-align: inherit; touch-action: manipulation;" tabindex="0"><span style="font-family: inherit;">divertiti</span></div><div class="x1o1ewxj x3x9cwd x1e5q0jg x13rtm0m x1ey2m1c xds687c xg01cxk x47corl x10l6tqk x17qophe x13vifvy x1ebt8du x19991ni x1dhq9h" data-visualcompletion="ignore" style="border-radius: inherit; font-family: inherit; inset: 0px; opacity: 0; pointer-events: none; position: absolute; transition-duration: var(--fds-duration-extra-extra-short-out); transition-property: opacity; transition-timing-function: var(--fds-animation-fade-out);"></div></span></span> e sono stati molto orgogliosi del proprio lavoro.</span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Oggi mi sono sentita audace e ho proposto questa cosa anche ai grandi, così per vedere cosa succedeva.</span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Hanno tante verifiche in questi giorni, volevo che si distraessero anche loro. </span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Due ragazzi hanno raccolto l'invito solo che invece di costruire, hanno hanno deciso di distruggere. Si sono messi a sbattere i pezzi con violenza sui banchi producendo un rumore assordante. Imbracciando i binarietti di legno a mo' di fucile, facevano finta di sparare. Mai mi sarebbe venuta in mente una somiglianza fra dei binari di legno Ikea e un AR-15. </span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Che cosa hanno in testa?</span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Uno dei due è un soggetto di quelli che a scuola si fanno abbastanza notare, e spesso</span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">non in modo positivo. Nella classe di arte invece, da un certo punto in poi, si è sempre comportato benissimo.</span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Infatti, prima di mettersi a "sparare" i binari, mi aveva fatto vedere la graphic novel che sta scrivendo.</span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Gli avevo fatto dei <span style="font-family: inherit;"><span class="x1n2onr6" style="font-family: inherit; position: relative;"><div class="x1i10hfl xjbqb8w x6umtig x1b1mbwd xaqea5y xav7gou x9f619 x1ypdohk xt0psk2 xe8uvvx xdj266r x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r xexx8yu x4uap5 x18d9i69 xkhd6sd x16tdsg8 x1hl2dhg xggy1nq x1a2a7pz" role="button" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; border-color: initial; border-style: initial; border-width: 0px; box-sizing: border-box; cursor: pointer; display: inline; font-family: inherit; list-style: none; margin: 0px; outline: none; padding: 0px; text-align: inherit; touch-action: manipulation;" tabindex="0"><span style="font-family: inherit;">complimenti</span></div><div class="x1o1ewxj x3x9cwd x1e5q0jg x13rtm0m x1ey2m1c xds687c xg01cxk x47corl x10l6tqk x17qophe x13vifvy x1ebt8du x19991ni x1dhq9h" data-visualcompletion="ignore" style="border-radius: inherit; font-family: inherit; inset: 0px; opacity: 0; pointer-events: none; position: absolute; transition-duration: var(--fds-duration-extra-extra-short-out); transition-property: opacity; transition-timing-function: var(--fds-animation-fade-out);"></div></span></span> molto sinceri.</span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Ero colpita dall'impegno e dal talento. Mi faceva anche piacere che mi avesse reso partecipe di questo suo progetto. C'era una bella atmosfera festiva. </span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Due minuti dopo, quel rumore assordante, quel comportamento distruttivo e inaccettabile.</span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">A volte penso che sia tutta una questione di controllo.</span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Mi comporto male così sono io che ho in mano il gioco. </span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Ferisco te prima che tu ferisca me. </span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Ti deludo io prima che lo faccia tu.</span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Sono stanca.</span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Un giorno ancora. </span></div><div dir="auto" style="font-family: inherit; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Coraggio.</span></div><div style="font-family: inherit;"><div class="x168nmei x13lgxp2 x30kzoy x9jhf4c x6ikm8r x10wlt62" data-visualcompletion="ignore-dynamic" style="border-radius: 0px 0px 8px 8px; font-family: inherit; overflow: hidden;"><div style="font-family: inherit;"><div style="background-color: white; font-family: system-ui, -apple-system, "system-ui", ".SFNSText-Regular", sans-serif;"><div style="font-family: inherit;"><div class="xq8finb x16n37ib x3dsekl x1uuop16" style="font-family: inherit; margin-left: 12px; margin-right: 12px;"><div class="x9f619 x1n2onr6 x1ja2u2z x78zum5 x2lah0s x1qughib x1qjc9v5 xozqiw3 x1q0g3np x150jy0e x1e558r4 xjkvuk6 x1iorvi4 xwrv7xz x8182xy x4cne27 xifccgj" style="align-items: stretch; box-sizing: border-box; display: flex; flex-flow: row nowrap; flex-shrink: 0; font-family: inherit; justify-content: space-between; margin: -6px -2px; padding: 4px; position: relative; z-index: 0;"><div class="x9f619 x1n2onr6 x1ja2u2z x78zum5 xdt5ytf x193iq5w xeuugli x1r8uery x1iyjqo2 xs83m0k xg83lxy x1h0ha7o x10b6aqq x1yrsyyn" style="box-sizing: border-box; display: flex; flex-direction: column; flex: 1 1 0px; font-family: inherit; max-width: 100%; min-width: 0px; padding: 6px 2px; position: relative; z-index: 0;"><div aria-label="Send this to friends or post it on your timeline." class="x1i10hfl x1qjc9v5 xjbqb8w xjqpnuy xa49m3k xqeqjp1 x2hbi6w x13fuv20 xu3j5b3 x1q0q8m5 x26u7qi x972fbf xcfux6l x1qhh985 xm0m39n x9f619 x1ypdohk xdl72j9 x2lah0s xe8uvvx xdj266r x11i5rnm xat24cr x1mh8g0r x2lwn1j xeuugli xexx8yu x4uap5 x18d9i69 xkhd6sd x1n2onr6 x16tdsg8 x1hl2dhg xggy1nq x1ja2u2z x1t137rt x1o1ewxj x3x9cwd x1e5q0jg x13rtm0m x3nfvp2 x1q0g3np x87ps6o x1lku1pv x1a2a7pz" role="button" style="-webkit-tap-highlight-color: transparent; align-items: stretch; background-color: transparent; border-bottom-color: var(--always-dark-overlay); border-left-color: var(--always-dark-overlay); border-radius: inherit; border-right-color: var(--always-dark-overlay); border-style: solid; border-top-color: var(--always-dark-overlay); border-width: 0px; box-sizing: border-box; cursor: pointer; display: inline-flex; flex-basis: auto; flex-direction: row; flex-shrink: 0; font-family: inherit; list-style: none; margin: 0px; min-height: 0px; min-width: 0px; outline: none; padding: 0px; position: relative; text-align: inherit; touch-action: manipulation; user-select: none; z-index: 0;" tabindex="0"><div class="x1o1ewxj x3x9cwd x1e5q0jg x13rtm0m x1ey2m1c xds687c xg01cxk x47corl x10l6tqk x17qophe x13vifvy x1ebt8du x19991ni x1dhq9h" data-visualcompletion="ignore" style="border-radius: inherit; font-family: inherit; inset: 0px; opacity: 0; pointer-events: none; position: absolute; transition-duration: var(--fds-duration-extra-extra-short-out); transition-property: opacity; transition-timing-function: var(--fds-animation-fade-out);"><span style="font-size: large;"> </span></div></div></div></div></div></div></div><div class="x1jx94hy x12nagc" style="color: #1c1e21; font-family: system-ui, -apple-system, "system-ui", ".SFNSText-Regular", sans-serif; font-size: 12px; margin-bottom: 4px;"></div></div></div></div>nonsisamaihttp://www.blogger.com/profile/08057776033732879180noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-2732173978975155832.post-44992101393952367422022-12-01T03:15:00.002+01:002022-12-01T05:36:20.419+01:00cambiamenti <div><span style="font-size: large;">Quando sul tappeto della classe è apparso un arcobaleno, un bambino è corso a prendere un foglio bianco per costringere tutti a provare la sua stessa meraviglia. Poi abbiamo parlato del prisma, della luce e dei colori. Che cambiamenti incredibili in certe classi. Se penso in che situazione eravamo un paio di mesi fa...</span></div><div><span style="font-size: large;">Non lo so come ho fatto a passare da piangere tutti i santi giorni a *quasi* non vedere l'ora di tornare dalle vacanze.</span></div><div><span style="font-size: large;">Sono di nuovo felice di fare quello che faccio, mi diverto, mi sento utile, serena.</span></div><div><span style="font-size: large;">Eppure i drammi sono gli stessi. </span></div><div><span style="font-size: large;">Anzi di più. </span></div><div><span style="font-size: large;">Più li osservo più capisco. Più mi conoscono più mi raccontano.</span></div><div><span style="font-size: large;">Devo essere cambiata io, non c'è altra spiegazione.</span></div>nonsisamaihttp://www.blogger.com/profile/08057776033732879180noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-2732173978975155832.post-73573221514459092082022-11-15T04:49:00.001+01:002022-11-15T04:49:06.134+01:00la voce grossaOggi sono tornati i "nuovi al concetto di scuola". Tutto più o meno bene tranne due che ogni settimana arrivano e corrono. Non si può correre. <div>La classe è grande, ma non è una palestra. Glielo dico una volta, due volte ... Alla fine ero esasperata.</div><div>La loro maestra viene a riprenderseli e dice quasi come per sgridare me:</div><div>- Non è possibile che tutte le settimane li trovi così (esagitati NdR). </div><div>Concordo. "Quali sono le conseguenze per questo comportamento?" le chiedo. </div><div>- Li fai mettere uno in un angolo e uno nell'altro. </div><div>Dico: - Certo, peccato che non lo facciano.</div><div>Sorride con aria di sufficienza: - Guardami!</div><div>Caccia un urlo e per tutta risposta i due monelli corrono a mettersi uno in un angolo e l'altro nell'altro. Lei se ne va soddisfatta come se mi avesse dato una grande lezione di vita e in un attimo i due cominciano a disperarsi. Uno dei due chiama la mamma fra le lacrime e i singhiozzi. </div><div>Quiero mamá 💔</div><div>Cerco di ragionarci con calma. Mi promettono che non lo faranno più e non ci credo neanche per sogno, ma non importa. </div><div>Non voglio che piangano e si spaventino: hanno sei anni per la miseria. </div><div>Non voglio diventare come quella maestra, ma non so più cosa inventarmi. </div><div>Come faccio in un'ora alla settimana a dargli basi comportamentali che dovrebbero avere acquisito lungo tutta la vita?</div><div>Una caratteristica che distingue questi studenti da quelli che ho avuto in passato è che nella grande maggioranza dei casi non fanno quello che gli chiedi. Non è sufficiente dire</div><div>spostati, </div><div>vieni, </div><div>alzati, </div><div>ti metto un brutto voto,</div><div> ti mando in direzione, </div><div>chiamo la mamma, </div><div>la polizia, </div><div>il presidente del Messico, </div><div>niente. O urli o non ottieni niente. </div><div>Io però non ho mai approvato né i metodi coercitivi né i premi (ci sono maestri che ricompensano i buoni risultati con caramelle, gomme, adesivi, ecc). Il bastone e la carota li lascio volentieri ai cavalli. Sono molto montessoriana in questo senso.</div><div>Credo che sia fondamentale per la scuola e per la vita che gli studenti scelgano per propria convinzione di comportarsi in modo corretto. Uso altri espedienti come la gentilezza, la logica, il senso dell'umorismo, il controsenso, cose così. </div><div>Non dico che sia facile, ma una volta che ci si comincia a conoscere di solito, non ho problemi (o almeno non li ho mai avuti prima di quest'anno).</div><div>Forse qualcuno di voi si ricorderà il mio fastidio verso i buongiorno buongiornino ipocriti di tanti ambienti texani: ecco, ora sono diventata io la maestra che dice "grazie per aver detto grazie". Sono talmente rari i <i>grazie</i> e i <i>per favore</i> che mi sembra vadano sottolineati e incoraggiati in tutti i modi. Senza rispetto reciproco e gentilezza non si va da nessuna parte.</div><div>La situazione socio/familiare di questi bambini è disastrosa. I più grandi fanno paura. </div><div>Rubano, vandalizzano la scuola, si menano. </div><div>Non voglio dargli altre scuse per odiare gli adulti e la società. Voglio trattarli come tratto i miei figli, anzi come tratto tutti. </div><div>Non voglio urlare, voglio parlare. Voglio ascoltarli, ma loro a volte si comportano in un modo tale per cui diventa impossibile comunicare. </div><div>Sto provando in tutti i modi a venirgli incontro e ad adattarmi a loro. Ho cambiato il mio metodo di insegnamento, ho imparato a farmi scivolare tutto addosso e vedo molti progressi, ma ci sono anche dei limiti. </div><div>Tutti dicono la stessa cosa: ci vuole la voce grossa, conoscono solo quella. </div><div>Non sono d'accordo. </div><div>Conoscono solo la voce grossa, è vero, quindi devono assolutamente conoscere altre voci. </div><div>Comincio a chiedermi seriamente se un'altra strada, una che sia percorribile in pratica, esista. Non voglio diventare quello che non sono per esasperazione, vorrei trovare un modo di fare quadrare tutto. </div><div>Ma quale?</div><div>Tra l'altro gli studenti sono tantissimi. </div><div>Centinaia e centinaia. Li vedo solo un'ora alla settimana, e vanno e vengono.</div><div>È difficile stabilire una relazione e anche solo ricordare tutti i nomi. Un'altra caratteristica di questi studenti infatti è la mobilità. Ogni giorno arrivano studenti <span style="letter-spacing: 0.2px;">nuovi e altri se ne vanno. Raramente riusciamo a salutarci, succede tutto all'improvviso.</span></div><div>Mi hanno spiegato che molte famiglie cambiano casa in continuazione per usufruire del mese gratis che viene offerto spesso qui quando si inizia il contratto di affitto. Questa cosa dà davvero la misura del disagio.</div><div>Per preferire affrontare un trasloco dietro l'altro e sballottare i bambini da una scuola all'altra a pagare l'affitto, bisogna avere molto poco, credo.</div><div>Per concludere, vorrei chiarire che non ho nulla contro la maestra che ha urlato. Cioè è chiaro che non approvi il metodo.</div><div>Ha traumatizzato anche me urlando così!</div><div>E oltretutto so per certo che fare così non funziona dal momento che la stessa cosa succede ogni settimana agli stessi studenti. Evidentemente non stanno imparando a non correre in classe.</div><div>È innegabile però che da agosto, quando non sapevano sedersi sulla sedia (non è un'esagerazione) questi bambini ne hanno fatta di strada. Io mi concentro più su questo, lei più su quanto ancora siano lontani da un barlume di autocontrollo.</div><div>A volte penso: io cosa farei se dovessi passare intere giornate con una classe di questo tipo, nunerosa e senza il minimo sentore di quello che significa essere a scuola?</div><div>È come se l'avessero messa lì per fallire quella maestra.</div><div>Ci sono insegnanti pessimi e insegnanti che commettono errori, lo sappiamo tutti, ma la maggior parte delle volte quelli che cadono vengono messi in una situazione impossibile dal sistema di cui fanno parte.</div><div>Con tutti i problemi gravi che ci sono nella scuola in cui lavoro, raramente si sente un insegnante perdere la pazienza.</div><div>Non tutti i giorni sono uguali però.</div>nonsisamaihttp://www.blogger.com/profile/08057776033732879180noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2732173978975155832.post-21388030232393621332022-11-06T04:44:00.001+01:002022-11-06T04:44:30.881+01:00opportunità Joe ha cominciato a suonare la tromba. <div>È la sua nuova passione. Passa minimo un'ora al giorno a fare esercizi. Gli esercizi sono molto rumorosi. Dopo tre mesi ancora non riconosco i suoni che emette come musica.</div><div>Abbiamo cercato di bloccare un po' il rumore con dei pannelli insonorizzanti, ma non ha funzionato. Il baccano rimane notevole.</div><div>Però non importa. </div><div>La casa è grande, si chiude in camera sua e nessuno gli dà fastidio. Siamo felici che abbia questo nuovo interesse, lo incoraggiamo.</div><div>A me ovviamente viene sempre spontaneo adesso paragonare i miei due ragazzetti agli 800 e passa che ho a scuola.</div><div>La prima cosa che ho pensato quando Joe ha cominciato a suonare è che la stragrande maggioranza dei miei studenti non potrebbero fare lo stesso. Mettiamo che gli piaccia, che possano permettersi di affittare uno strumento o che la scuola glielo dia, come potrebbero fare tutti quegli esercizi, ore e ore, in una casa piccola e affollata?</div><div>Senza contare che molti non ce l'hanno neanche una casa.</div><div>Joe domani diventa il più grande trombettista del mondo. Fantastico, bravo Joe.</div><div>Ma Joe ha avuto la possibilità di diventare il più grande trombettista del mondo, tanti altri no.</div><div>È tutto qui ed è sempre stato così. </div><div>Mi fa piacere (e impressione) che qualcuno si sia svegliato e se ne sia accorto solo ora.</div>nonsisamaihttp://www.blogger.com/profile/08057776033732879180noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2732173978975155832.post-61475374700028206622022-11-05T04:20:00.002+01:002022-11-07T05:22:44.052+01:00tempeste all'orizzonte <div><span style="font-size: large;">La mia settimana lavorativa in breve.</span></div><div><span style="font-size: large;">Lunedi.</span></div><div><span style="font-size: large;">Viene a trovarmi un'esperta di class management del distretto per controllare che sia tutto in ordine ed eventualmente darmi dei buoni consigli. Dichiara di non aver mai visto nulla di simile e con grande arguzia nota che ci vorrebbero degli psicologi. Dice: "Se hai bisogno, non farti scrupoli a chiudere baracca e burattini e fargli guardare un video, la tua salute mentale prima di tutto". Mi viene quasi da ridere: questi bambini non sono in grado di guardare un video. Lo so che sembra assurdo, ma purtroppo è così, non è che non ci abbia provato. Per finire mi chiede -lei a me- di segnalarle dei libri da leggere per aiutarmi. Noncelasifa.</span></div><div><span style="font-size: large;">Martedi. </span></div><div><span style="font-size: large;">Mi ritrovo con un bambino che piange come una fontana per tutta l'ora. Mi racconta che il maestro è tornato nel suo paese. Ma come? E' vero, all'improvviso si è licenziato uno dei maestri migliori della scuola. Aveva appena ricevuto un premio. Una persona speciale. Ha detto che "era troppo', che ha chiesto aiuto e non lo ha ricevuto. Ha cercato di arrivare almeno fino a Natale, ma non ce l'ha fatta.</span></div><div><span style="font-size: large;">Mercoledi. </span></div><div><span style="font-size: large;">Un bambino si lamenta che il compagnuzzo lo ha chiamato "mamahuevo". Parliamo di bambini di 5-6 anni. Non ho idea di cosa significhi questa parola, ma detta da loro sembra una cosa carina - mama-mamma, huevo-uovo - che sarà mai di tanto grave a quell'età? Niente, vi lascio il piacere di gugolarlo. </span></div><div><span style="font-size: large;">Giovedi. </span></div><div><span style="font-size: large;">Una ragazza, la stessa che si era fatta cogliere in flagrante a rubare qualche settimana fa, lancia una forbice aperta su un compagno, ride e interrogata a riguardo mantiene la necessità di quel gesto. Poi arriva la classe dei "nuovi al concetto di scuola" che dopo settimane di progressi ha una clamorosa ricaduta. Non so cosa gli sia preso. Saltavano sui banchi, correvano da tutte le parti, rompevano cose, si picchiavano. Premo il pulsante verde e arriva "l'autorità". I bambini non la degnano di uno sguardo. Uno addirittura addenta un compagno sotto i suoi occhi. La situazione è decisamente sfuggita di mano. Viene avvertita la preside che fa una cosa molto sensata: chiama l'unica persona in grado di riportare l'ordine. Lavora con i bambini dell'asilo, ma credo che non sia nemmeno un'insegnante. È una sorta di nonna messicana con il dente d'oro che luccica. Li rimette tutti a posto in un secondo. Non tutti gli eroi indossano il mantello.</span></div><div><span style="font-size: large;">Alla fine della giornata arrivano i grandi, quelli di prima media. Cerco di spiegare quello che posso nei due minuti che mi concedono.</span></div><div><span style="font-size: large;">Ultimamente rubano le puntine dai muri. Pare le usino per farsi piercing e tatuaggi. Non c'è verso di farli smettere, quindi forse dovrò smettere io di appendere i disegni.</span></div><div><span style="font-size: large;">Un ragazzino viene da me e con una dolcezza disarmente mi fa questo discorsetto:</span></div><div><span style="font-size: large;">"Come sta? Io penso che non sia giusto che si comportino così. Lei è una persona buona e non lo merita. Anche l'anno scorso c'era un maestro buono. Lei adesso ha bisogno di una vacanza. Deve andare via per un mese. Non si preoccupi, può farlo, lo hanno fatto anche altri maestri. Ha bisogno di riposare. L'importante è che non se ne vada per sempre anche lei".</span></div><div><span style="font-size: large;"><br /></span></div><div><span style="font-size: large;">Oggi è venerdi. Le previsioni danno tempeste.</span></div>nonsisamaihttp://www.blogger.com/profile/08057776033732879180noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2732173978975155832.post-106461010205980952022-10-31T01:38:00.003+01:002022-11-02T01:40:48.319+01:00piccoli bagliori<p><span style="font-family: inherit; font-size: large;"><span style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;">Dato che me lo chiedete in tanti, vi racconto un po' come procede a scuola.</span></span></p><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">In questo periodo non ho molto tempo per scrivere. Sto lavorando tantissimo, ma non come prima, con l'angoscia e quasi con un senso di terrore al pensiero di dover entrare in classe. Sto lavorando in modo sano, come ho sempre fatto in passato.</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">La notizia bomba è che sono tornata ad amare il mio lavoro e anche a divertirmi, ci pensate? Incredibile. Cosa è successo? Assolutamente niente, anzi man mano <a style="color: #385898; cursor: pointer;" tabindex="-1"></a>che i bambini mi conoscono meglio, mi raccontano, disegnano e chiedono aiuto a loro modo (e quanti modi ci sono di chiedere aiuto...). </span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Le situazioni che mi trovo ad affrontare non migliorano, al contrario si fanno più drammatiche con il passare del tempo. Sono cambiata io, tutto qui.</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Ci sarebbero mille riflessioni da fare. Prima o poi, se vi interessa, posso spiegarvi esattamente le strategie che ho utilizzato e come sono uscita dal buco nero in cui ero caduta. Si può parlare di salute mentale come di qualunque altra cosa che faccia parte della vita, soprattutto se può tornare utile ad altri nella stessa condizione. Per ora voglio dirvi solo che domani è lunedì ed è anche Halloween e gli studenti saranno ancora più su di giri, ma la cosa non mi crea nessuno scompenso particolare. È scattato qualcosa. Ho interiorizzato un concetto fondamentale e ovvio: posso fare solo il mio lavoro. Ed è un lavoro difficilissimo se fatto bene. Più di questo non posso chiedere a me stessa. </span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Mi sto scervellando per trovare metodi che vengano incontro alle esigenze diversissime fra loro di centinaia di studenti. Sto comprando libri di tutti i tipi e nonostante ciò non arrivo mai da nessuna parte perché tutto è in perpetuo movimento in quella scuola. I progressi delle varie classi, che non sono mai lineari, e il fatto che ogni giorno ci sono tanti studenti che vanno via e tanti altri che arrivano (prima o poi vi spiegherò anche questo aspetto) mi obbligano a mettere tutto quello che sto facendo continuamente in discussione.</span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Insomma, non è facile. Sto affrontando una grandissima sfida umana e professionale però ho scoperto che si può fare. </span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Non l'avrei mai sospettato, ma sono capace di mettere le mie esigenze e il mio ego un attimo da parte in favore di qualcun altro, e senza soffrirne troppo. </span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">È un equilibrio delicato, a volte non so nemmeno io come possa funzionare, ma sta funzionando. </span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">Mi sento ogni giorno più forte. </span></div><div dir="auto" style="background-color: white; color: #050505; white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: inherit; font-size: large;">All'improvviso, la fine dell'anno non è più una luce in fondo al tunnel perché il tunnel a guardare bene è pieno di crepe e piccoli bagliori. Il tunnel è un tunnel su questo non ci sono dubbi, ma non è poi così orribile come mi era sembrato in un primo momento.</span></div>nonsisamaihttp://www.blogger.com/profile/08057776033732879180noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2732173978975155832.post-12988247068308241062022-10-24T02:02:00.001+02:002022-10-26T02:03:19.491+02:00quella famosa sensazione<p><span style="font-size: large;"><span style="background-color: white; color: #050505; font-family: system-ui, -apple-system, "system-ui", ".SFNSText-Regular", sans-serif; white-space: pre-wrap;">Per la prima volta da quando è iniziata la scuola, è domenica sera e non ho quella famosa sensazione di "patibolo". </span></span></p><p><span style="font-size: large;"><span style="background-color: white; color: #050505; font-family: system-ui, -apple-system, "system-ui", ".SFNSText-Regular", sans-serif; white-space: pre-wrap;">Per la prima volta da due mesi, mi sento tranquilla, mi sento io.</span></span></p>nonsisamaihttp://www.blogger.com/profile/08057776033732879180noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2732173978975155832.post-67981436527630396092022-10-21T02:50:00.004+02:002022-10-22T06:22:20.202+02:00i miei momenti di cinismo<p><span style="font-size: large;"><span style="background-color: white;">La settimana scorsa ho regalato una corona di carta a</span><span style="background-color: white; font-family: Georgia, Utopia, "Palatino Linotype", Palatino, serif;"> un bambino che faceva il compleanno. </span></span></p><p><span style="font-size: large;"><span style="font-family: Georgia, Utopia, Palatino Linotype, Palatino, serif;">Quel bambino ha finito per indossare quella corona di carta tutti i giorni. Ce l'aveva anche quando è tornato nella classe </span><span style="font-family: Georgia, Utopia, "Palatino Linotype", Palatino, serif;">di arte per la sua lezione settimanale.</span></span></p><p><span style="font-family: Georgia, Utopia, Palatino Linotype, Palatino, serif; font-size: large;">Nei miei momenti di cinismo, mi ripeto che in fin dei conti, tutto quello che faccio non serve a niente. In un certo senso è vero. Però è vero anche il contrario.</span></p><p><span style="font-family: Georgia, Utopia, Palatino Linotype, Palatino, serif; font-size: large;">È che è più facile fare i cinici. E' un modo per giustificare il fatto che da questa valle di lacrime in cui lavoro me ne voglio andare il più presto possibile.</span></p><p><span style="font-family: Georgia, Utopia, Palatino Linotype, Palatino, serif; font-size: large;">È facile dire (o dirsi) che si vuole fare del bene, che si vogliono aiutare gli ultimi.</span></p><p><span style="font-size: large;"><span style="font-family: Georgia, Utopia, Palatino Linotype, Palatino, serif;">Il difficile è farlo giorno dopo </span><span style="font-family: Georgia, Utopia, "Palatino Linotype", Palatino, serif;">giorno.</span></span></p><p><span style="font-size: large;"><span style="font-family: Georgia, Utopia, Palatino Linotype, Palatino, serif;">Tutti i giorni, nessuno escluso, nemmeno la domenica.</span></span></p><p><span style="font-size: large;"><span style="font-family: Georgia, Utopia, Palatino Linotype, Palatino, serif;">Aiutare la maggior parte delle </span><span style="font-family: Georgia, Utopia, "Palatino Linotype", Palatino, serif;">volte non è piacevole. Privarsi di un briciolo della propria serenità per regalarla a qualcun altro non è per niente piacevole.</span></span></p><p><span style="font-family: Georgia, Utopia, Palatino Linotype, Palatino, serif; font-size: large;">Lo stesso giorno della corona di carta, infatti, abbiamo anche ricevuto una visita dalla polizia che era venuta a interrogare uno studente che aveva fatto un numero proprio nella mia classe.</span></p><p><span style="font-family: Georgia, Utopia, Palatino Linotype, Palatino, serif; font-size: large;">Anche quello studente dopo sette giorni, è tornato nella classe di arte.</span></p><p><span style="font-family: Georgia, Utopia, Palatino Linotype, Palatino, serif; font-size: large;">Neanche buongiorno.</span></p><p><span style="font-size: large;"><span style="font-family: Georgia, Utopia, Palatino Linotype, Palatino, serif;">Per prima cosa, stacca una puntina dal muro si siede e incide </span><span style="font-family: Georgia, Utopia, "Palatino Linotype", Palatino, serif;">il banco. L'altro adulto che era presente in quel momento corre a chiamare la sua insegnante che si precipita sul posto e si mette a negoziare con lui. Mi dice che le ha promesso che adesso si comporterà bene.</span></span></p><p><span style="font-family: Georgia, Utopia, Palatino Linotype, Palatino, serif; font-size: large;">Sono allibita. Dopo la polizia e il tavolo danneggiato in modo permanente, nessuna conseguenza.</span></p><p><span style="font-family: Georgia, Utopia, Palatino Linotype, Palatino, serif; font-size: large;"></span></p><p><span style="font-family: Georgia, Utopia, Palatino Linotype, Palatino, serif; font-size: large;">La prof esce, tempo di voltare le spalle e lui non dico nemmeno che altra assurdità combina. Vengono a prenderlo e abbandona la classe ridendo ad alta voce. Già che c'è spezza anche la matita che ha in mano.</span></p><p><span style="font-family: Georgia, Utopia, Palatino Linotype, Palatino, serif; font-size: large;">In questo senso definisco il mio posto di lavoro 'una valle di lacrime'.</span></p><p><span style="font-size: large;"><span><span style="font-family: Georgia, Utopia, Palatino Linotype, Palatino, serif;">In questo senso, sono consapevole </span><span style="font-family: Georgia, Utopia, "Palatino Linotype", Palatino, serif;">di poter cambiare ben poco. Si può aiutare solo chi vuole essere aiutato. </span></span><span style="font-family: Georgia, Utopia, Palatino Linotype, Palatino, serif;">Si può insegnare solo a chi vuole </span><span style="font-family: Georgia, Utopia, "Palatino Linotype", Palatino, serif;">imparare.</span></span></p><p><span style="font-family: Georgia, Utopia, Palatino Linotype, Palatino, serif; font-size: large;">Non ci sono dubbi che questi comportamenti siano causati da situazioni inimmaginabili e ingiuste, ma stringi stringi, questo modo di stare al mondo è una sofferenza continua per tutti quelli coinvolti.</span></p><p><span style="font-family: Georgia, Utopia, Palatino Linotype, Palatino, serif; font-size: large;">Se uno a casa ha un inferno, se non manifesta nessun interesse, se non c'è preside o poliziotto che tenga... come lo si aiuta?</span></p><p><span style="font-size: large;"><span style="font-family: Georgia, Utopia, Palatino Linotype, Palatino, serif;">Per questo certi giorni dopo scuola, posso solo sdraiarmi e </span><span style="font-family: Georgia, Utopia, "Palatino Linotype", Palatino, serif;">guardare il soffitto. Rimango attonita di fronte ad alcune cose che vedo.</span></span></p><p><span style="font-size: large;"><span style="font-family: Georgia, Utopia, Palatino Linotype, Palatino, serif;">A volte mi chiedo se gli studenti si rendano conto che gli insegnanti più "cattivi" sono quelli più </span><span style="font-family: Georgia, Utopia, "Palatino Linotype", Palatino, serif;">disperati. </span></span></p><p><span style="font-size: large;"><span style="font-family: Georgia, Utopia, "Palatino Linotype", Palatino, serif;">Non sanno davvero più che pesci pigliare. </span><span style="font-family: Georgia, Utopia, "Palatino Linotype", Palatino, serif;">Io pure non so che pesci pigliare, ma continuo per la mia strada. Piuttosto uso il microfono, ma non </span><span style="font-family: Georgia, Utopia, "Palatino Linotype", Palatino, serif;">urlo e non mi scompongo.</span></span></p><p><span style="font-family: Georgia, Utopia, "Palatino Linotype", Palatino, serif; font-size: large;">Non porto rancore, ogni giorno si ricomincia da capo.</span></p><p><span style="font-size: large;"><span style="font-family: Georgia, Utopia, "Palatino Linotype", Palatino, serif;">Sorrido più che posso. </span><span style="font-family: Georgia, Utopia, "Palatino Linotype", Palatino, serif;">Ci provo.</span></span></p>nonsisamaihttp://www.blogger.com/profile/08057776033732879180noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-2732173978975155832.post-52764666256792823362022-10-20T03:26:00.002+02:002022-10-20T03:27:17.800+02:00l'onda verde<p><span style="font-size: large;"><span>Chiaramente l'onda verde non poteva continuare.</span></span></p><p><span style="font-size: large;"><span></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><span><a href="http://www.nonsisamai.com/" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4032" data-original-width="3024" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYwP8so7sXD6jHJNjuvNTzfZ9V1ayJ_O5LdptENm1m4JK4Y17eULyZomohSYrV22PVTuixHvpZJzaFhqn7r0n9-TMQhyGNMYvXo3ip3cYC7laoZgD1gWANs3nmSW-1NNSpzJFXqDDII8Rcp15RsXyJmlsLRyka61wet_Ux4x8SRjO1j5dugL3bQhRQIw/w150-h200/PXL_20221004_172644150.MP.jpg" width="150" /></a></span></span></div><span style="font-size: large;"><span>Questa mia avventura scolastica di quest'anno non sarà mai una storia<br /> con un lieto fine, o con una fine. </span><span>Posso rallegrarmi dei progressi, ma non sarà mai una passeggiata. </span><span>Questi bambini hanno situazioni troppo tragiche </span><span>alle spalle.</span></span><p></p><p><span style="font-size: large;">Potranno fare dei passi avanti, e poi magari dei passi indietro e poi di nuovo avanti, ma per il resto della loro vita, avranno un bagaglio pesante da portare sulle spalle. E questo anche nel caso che tutto, ma proprio tutto, vada per il meglio. </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><a href="http://www.nonsisamai.com/" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;" target="_blank"><img border="0" data-original-height="4032" data-original-width="3024" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPSzUltvMZJEJlUmBRUVBJ1Upf1cjgSicNtlOqiaJX1pQlrn_xJZQXF87DLtVz5uN_DE9yDmtHA5rVKlaRDkWgoPjcWkgzH0LtcEg0v_xEGbGPXjEwewac_TCpQkdl-x70dQua_nmF5jSxT2_57wmoAderUusixbcgs2Oc_pxKeeYhVPm-pm7hcczYKQ/s320/PXL_20221011_131923166.MP.jpg" width="240" /></a></span></div><p></p><p><span style="font-size: large;"><span>Il mio augurio per loro è di </span><span>incontrare persone comprensive, persone che valutino le circostanze e non solo i comportamenti in sé. I comportamenti che vedo molte volte non hanno niente di "carino' o di infantile.</span></span></p><p></p><p><span style="font-size: large;">Sono comportamenti qualche volta anche al limite dell'illegalità e dell'immoralità, sono modi di agire che allontanano gli altri, ma fanno parte di un determinato contesto.</span></p><p><span style="font-size: large;">Un collega mi ha detto una cosa che mi ha lasciato quasi un senso di sbigottimento.</span></p><p><span style="font-size: large;">Gli raccontavo che le cose vanno meglio e che sono più serena. Lui ha avuto un'esperienza molto simile alla mia appena arrivato lo scorso anno. Dice:</span></p><p><span style="font-size: large;">"Ti rendono la vita un inferno così se rimani capiscono che fai sul serio e possono fidarsi".</span></p><p><span style="font-size: large;">Non so se la sua teoria abbia delle basi, ma a livello empirico, è proprio quello che sto vedendo.</span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://www.instagram.com/p/Cjo0lBpsKr9/" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: large;"><img border="0" data-original-height="3341" data-original-width="2673" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8Vg59-3syNN7JEn10IagYxZibI_9bMph6FypKCxz-ygmDl-QgquQYmUK3cdFa16ZBHfBfA3SH0Fj5I3j6bIKWAgHQm81HMpJk6_P7--2pBDqPNfQR2KgHEKAdXOJ-gDZ8FM8ihQbcDNHzW4GieKiWVKqGxr_PN9juh83f-g8pyoXbLSNte_PG6b5JOw/s320/IMG_20221012_215320_069.jpg" width="256" /></span></a></div><p></p><p><span style="font-size: large;">Oggi ho ricevuto una corona. A un bambino che faceva il compleanno, ho regalato una corona di carta. Qualcun altro ha deciso che dovevo averne una anche io.</span></p><p><span style="font-size: large;">Sempre oggi però abbiamo anche avuto la visita della polizia che è venuta a interrogare uno studente che ha fatto il fenomeno proprio nella mia classe.</span></p><p><span style="font-size: large;"></span></p><p><span style="font-size: large;">A quanto pare questa è una delle armi disciplinari a disposizione degli adulti. Non lo sapevo quando ho riportato quello che aveva combinato.</span></p><p><span style="font-size: large;">Eppure sono serena. Per il momento gli eventi negativi sembrano non travolgermi come i primi tempi.</span></p><p><span style="font-size: large;"></span></p><p><span style="font-size: large;">Forse è perché quelli positivi di eventi sono talmente superiori qualitativamente e quantitativamente che sembrano sorreggermi nelle tempeste.</span></p><p><span style="font-size: large;">Posso fare quello che sto facendo solo perché ricevo tantissimo.<br /></span></p><p><span style="font-size: large;"></span></p><p><span style="font-size: large;">Adesso che mi sono *sbloccata* ricevo forse anche più di quello che do.</span></p><p><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvUG4v690kEleCqm_n7JMT4Op5iZn0gGXNuihxmOawfNn0bQ47a1EqyCtfG-yAq5kXRNyeluJwjcsEkS68KC_PRktOwPxp8p0GiSp3O6p7LCX6Ejn6t0BhHWe7Zbu9BUrJw6_1vnUCahFQmtY0EWapH_CK-gJ6abjCcBUaBbeb7fF6biAIcARs0bJGvQ/s4032/PXL_20221012_201058393.PORTRAIT.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><img border="0" data-original-height="4032" data-original-width="3024" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvUG4v690kEleCqm_n7JMT4Op5iZn0gGXNuihxmOawfNn0bQ47a1EqyCtfG-yAq5kXRNyeluJwjcsEkS68KC_PRktOwPxp8p0GiSp3O6p7LCX6Ejn6t0BhHWe7Zbu9BUrJw6_1vnUCahFQmtY0EWapH_CK-gJ6abjCcBUaBbeb7fF6biAIcARs0bJGvQ/s320/PXL_20221012_201058393.PORTRAIT.jpg" width="240" /></span></a><span style="font-size: large;">In fondo io mi vedo semplicemente come una presenza che dà idee. Spero di offrire un punto di vista nuovo sulle cose, tutto qui.</span></p><p><span style="font-size: large;">Questo pomeriggio mi sono fermata fino a tardi a decorare le pareti della classe, appendere disegni, aggiungere messaggi, traduzioni... Voglio che nessuno si senta escluso. </span></p><p><span style="font-size: large;">Voglio creare un posto sicuro davvero, offrire un modello di adulto che non sbraita e che sceglie di stare con loro perché con loro si sta bene perché sono spiritosi, altruisti, intelligenti e pieni di forza e colpi di genio.</span></p>nonsisamaihttp://www.blogger.com/profile/08057776033732879180noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2732173978975155832.post-33533004278926715462022-10-18T01:37:00.005+02:002022-10-18T01:53:12.015+02:00di lunedi<p><span style="font-size: large;">'Ciao Emanuela, non so bene che ore siano da te, ma oggi è lunedì e ti pensavo... ti abbraccio forte'.</span></p><p><span style="font-size: large;">Ho ricevuto tanti messaggi come questo nelle ultime settimane, anche da persone che non mi avevano mai scritto prima. Mi fa tantissimo piacere che mi pensiate il lunedì perchè il lunedì vado a scuola con lo stato d'animo di chi va al patibolo, almeno non mi sento sola.</span></p><p><span style="font-size: large;">Continuerete a pensarmi anche se vi dico che è il secondo lunedì che fila liscio? Sono felicissima.</span></p><p><span style="font-size: large;">Oggi è arrivata quella classe in cui si è verificato un incidente molto grave che mi ha portato quasi alle dimissioni qualche settimana fa.</span></p><p><span style="font-size: large;">Un ragazzo di quelli grandi e imbronciati, mi ha abbracciato. </span></p><p><span style="font-size: large;"><span>Sono rimasta senza parole. Non me lo sarei mai aspettata da un tipo così. </span><span>È entrato e mi ha abbracciato. E poi niente, hanno lavorato tutti benissimo. Abbiamo anche parlato di tante cose, ma sempre relative alla mia materia. Man mano che creavano nascevano domande o riferimenti a vari artisti.</span></span></p><p><span style="font-size: large;"><span>Per la prima volta in assoluto ho potuto dire qualcosa di buono al loro maestro. </span><span>Sia lui che io avevamo quasi le lacrime agli occhi dalla felicità e dalla sorpresa.</span></span></p><p><span style="font-size: large;"><span>Non mi illudo che sia tutto risolto. </span><span>Data la gravità dell'incidente, la scuola ha preso una misura eccezionale: ha diviso il gruppo problematico in due più piccoli e questo ha cambiato completamente la dinamica. Non c'è più quella tensione </span><span>angosciante di prima e in più ho il tempo materiale di dedicare un po' di attenzione a tutti.</span></span></p><p><span style="font-size: large;">Il problema è che i gruppi dei prossimi giorni, di conseguenza, saranno molto più grandi.</span></p><p><span style="font-size: large;">Le classi grandi sono una ricetta per il disastro in generale e in questa scuola ancora di più, ma devo dire che la settimana scorsa è andato tutto abbastanza bene.</span></p><p><span style="font-size: large;"><span>Domani scoprirò se è stato un </span><span>caso. </span><span>Queste classi grandi sono formate da ragazzi che hanno enormi problemi di auto regolazione e auto controllo, ma che solitamente non sono aggressivi. Anzi sono quasi sempre di una dolcezza infinita.</span></span></p><p><span style="font-size: large;">La settimana scorsa, ad esempio, alcuni di loro mi hanno chiesto come stavo quando sono entrati in classe e chi ha a che fare quotidianamente con i bambini sa quanto una domanda del genere non sia scontata.</span></p><p><span style="font-size: large;">I bambini per loro natura sono molto egocentrici, il fatto che si fermino a chiedere come stai tu, come sta andando la tua giornata è un gran bel segnale.</span></p><p><span style="font-size: large;">Oggi è stata una giornata meravigliosa. Quando i problemi sono così grossi, ogni buon risultato è una gioia immensa.</span></p><p><span style="font-size: large;">Ora che la tensione si è allentata, comincia a emergere la creatività. Non si può creare se non si è sereni, almeno un minimo.</span></p><p><span style="font-size: large;">La mia intuizione si è dimostrata vincente in questo caso.</span></p><p><span style="font-size: large;"><span>Proprio ai gruppi più indisciplinati, ho dato completa libertà. Qualcuno fra gli adulti mi </span><span>guardava come se fossi matta. Eppure quegli studenti per tanto tempo ingestibili, mi stanno dimostrando ora che se hanno più di una scelta davanti e se si sentono ascoltati e presi sul serio, </span><span>(e se hanno dormito, mangiato e a casa non è successo nulla di terribile) </span><span>lavorano.</span></span></p><p><span style="font-size: large;"><span>Chiaramente so che ci saranno </span><span>altre crisi. Ogni giorno c'è qualche crisi in realtà.</span></span></p><p><span style="font-size: large;">Ho visto che in questi casi si fa un passo avanti, poi due indietro, poi uno avanti ancora... insomma, i progressi non sono lineari.</span></p><p></p><p><span style="font-size: large;">Però fatemi godere questo momento, sono davvero contenta e sollevata. Quasi tutti i giorni dopo il lavoro, ho bisogno di sdraiarmi e fissare il soffitto per un tempo che è direttamente proporzionale alla difficoltà della giornata.</span></p><p><span style="font-size: large;"><span>Oggi invece non sono nemmeno </span><span>entrata in casa.</span></span></p><p><span style="font-size: large;">Ho aperto la porta, ho prelevato Joe e Woody e li ho portati al pumpkin patch.</span></p><p><span style="font-size: large;"><span>Ho usato tutte -tutte tutte- </span><span>le mie energie.</span></span></p><p><span style="font-size: large;">Sono stanchissima, ma felice.</span></p><p><span style="font-size: large;"><span>Al pumpkin patch c'era tantissima gente dato che scuole della nostra zona oggi erano chiuse. C'erano un paio di furgoni dove comprare hot dogs, granite e funnel cakes. Le bibite invece, si potevano prendere self service da una serie di borse frigo dove era posizionato un bicchiere traboccante di dollari. Passo da un mondo come questo </span><span>in cui ti prendi la bibita da solo e metti i soldi nel bicchiere, a un mondo in cui devo entrare e uscire da scuola più in fretta possibile perché il quartiere è troppo pericoloso. </span><span>Vivo vite parallele, sul serio.</span></span></p><p></p><p><span style="font-size: large;"><span>Guardavo i bambini al pumpkin patch e pensavo che tutti i bambini dovrebbero potersi divertirsi cosí. Tutti i bambini dovrebbero come minimo potersi </span><span>sentire al sicuro.</span></span></p><p><span style="font-size: large;"><span>Tutti i bambini dovrebbero essere </span><span>lasciati liberi di essere solo </span><span>bambini.</span></span></p>nonsisamaihttp://www.blogger.com/profile/08057776033732879180noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2732173978975155832.post-58159042259260123132022-09-25T18:27:00.011+02:002022-09-25T19:52:06.521+02:00non puoi farcela da solo<p><span style="font-size: large;">L'estate scorsa in Italia, ho comprato delle bellissime tazzine da espresso. Sono fra le poche cose che qui non si trovano. Il fatto è che appena la scuola è iniziata, ho smesso di usarle. Non dormo e la mattina una tazzina non mi basta più.</span></p><p><span style="font-size: large;">Ho cercato su Google 'come smettere di pensare al lavoro di notte'. Sorprendentemente ci sono un sacco di articoli, ma nessuno mi ha aiutato a risolvere questo mio attuale inconveniente professionale. </span></p><p><span style="font-size: large;">Lo scorso fine settimana mi sono rilassata come se me lo avesse ordinato il medico. Un po' di tempo di qualità con la famiglia, un po' con gli amici e un po' nella natura. Avessi potuto sarei stata in pigiama per due giorni, ma avevo come un presentimento. Pensavo al pulsante che abbiamo in classe per chiedere aiuto. Pensavo che era da qualche lunedì che non lo premevo più, pensavo ok, è dura, ma posso farcela a tenerli sotto controllo. Certo, posso farcela solo se sono tranquilla e riposata, ci vuole la mente fresca.</span></p><p><span style="font-size: large;">La preside ci ha spiegato che tutti gli incidenti peggiori a scuola succedono il venerdì e il lunedì. Il venerdì perchè molti studenti non vogliono andare a casa e rimanere magari senza cibo in balia di genitori problematici o abbandonati a se stessi. Il lunedì è un giorno di assestamento dopo i vari drammi familiari del fine settimana.</span></p><p><span style="font-size: large;">Lunedì scorso è stato il giorno peggiore di tutta la mia carriera e, non vorrei esagerare, ma forse anche fra i peggiori di tutta la mia vita. I ragazzi più grandi, quelli che in teoria sarebbero in quinta elementare e prima media, ma chissà quanti anni hanno, erano fuori controllo. Ci sono stati una serie di incidenti che preferisco non descrivere. Ho premuto il pulsante. Sono arrivati i rinforzi e ho avuto un attacco di panico. Sono riuscita a finire la giornata grazie al supporto dei colleghi che facevano la processione per venire a vedere come stavo e darmi coraggio.</span></p><p><span style="font-size: large;">Preciso che le aggressioni non erano rivolte a me. Ho sempre sentito tanto affetto da parte degli studenti.</span></p><p><span style="font-size: large;">I problemi ce li hanno fra di loro o per meglio dire, dentro di loro.</span></p><p><span style="font-size: large;">Per la prima volta mi sono sentita in pericolo a scuola. Credo che tutti noi abbiamo dei limiti, assistere a gravi aggressioni fisiche e verbali nella mia classe deve essere il mio. </span></p><p><span style="font-size: large;">La cosa più devastante è che non faccio questo lavoro per caso. Avevo altre offerte e possibilità. Sto lavorando in questo tipo di scuola perchè l'ho desiderato intensamente e nonostante ciò, non ne posso più. Il carico psicologico per me al momento è insostenibile. Non sono ancora capace a essere distaccata, a non farmi coinvolgere.</span></p><p><span style="font-size: large;">Una collega nella mia stessa situazione mi ha detto 'sento che sto assorbendo il loro trauma'. Assorbendo. Accidenti se ci ha preso.</span></p><p><span style="font-size: large;">L'altro giorno un bambino grande e grosso ha avuto un accesso d'ira. Nessuno in classe ha capito il motivo, ma i compagni mi hanno raccontato che è una cosa che gli succede relativamente spesso. Respirava forte, guardava nel vuoto, pugni chiusi, stava per esplodere. Gli ho messo una mano sulla spalla e l'ho tenuta lì immobile, pesante, mentre gli parlavo piano. Il respiro ha rallentato. Le lacrime hanno cominciato a bagnargli il naso. E' tornato in sè. Si è rimesso a lavorare, stava bene. Io invece ho ripensato alle parole della collega. Quanto aveva ragione, avevo assorbito tutta quella rabbia, quel dolore. Tutta quella roba era passata da lui a me. Difatti a sera ero completamente esausta.</span></p><p><span style="font-size: large;">Neanche quella notte ho dormito.</span></p><p><span style="font-size: large;">In qualche modo sono arrivata a venerdì. Venerdì mattina volevo licenziarmi. Sul serio, stavo per andare a casa lì per lì. avevo raggiunto il limite. Poi non so cosa mi sia passato per la testa. Probabilmente ho pensato a qualcuno che entra in classe e dice, la maestra non torna più. Ho immaginato le facce, la delusione e il senso di colpa anche perchè loro lo conoscono perfettamente il motivo per cui ci sono sempre tutti questi nuovi insegnanti e se ne dispiacciono da morire, anche quelli che provocano i problemi ne soffrono. Non sono capaci di fermarsi in tempo, ma non significa che non lo vogliano. E' un problema di regolazione degli impulsi.</span></p><p><span style="font-size: large;"><span>Non so cosa mi sia scattato. Un colpo di genio forse. E' stato come riemergere dopo essere stati troppo a lungo sott'acqua. Ho ripreso a respirare. All'improvviso mi sono resa conto che avevo io un grosso limite mentale: non riuscivo ad accettare quanto i miei studenti fossero indietro rispetto ai coetanei. Ho semplificato tutto (hanno tantissimo bisogno di sentirsi competenti!) e ho dato anche modo di scegliere a ognuno la propria attività. Dovevano imparare a collaborare prima di qualunque altra cosa. Vedere il presunto bullo e il presunto bullizzato divertirsi insieme è stato surreale. A</span><span>lcuni di questi bambini, non li avevo mai visti sorridere. Li guardavo e mi erano del tutto estranei. Non avevo mai realizzato quanto un sorriso possa cambiare i connotati di una persona. Ero entrata in un universo parallelo dove erano semplicemente dei bambini, come tutti gli altri.</span></span></p><p><span style="font-size: large;">C'era un bambino di nove anni che mi è sempre sembrato clinicamente depresso, che all'improvviso ha cominciato a parlarmi in spagnolo. Non sapevo parlasse spagnolo. E sorrideva, e rideva.</span></p><p><span style="font-size: large;">E' stato il giorno più bello della mia carriera e, non vorrei esagerare, ma forse anche uno dei più belli di tutta la mia vita.</span></p><p><span style="font-size: large;">Per questo, sono rimasta molto sorpresa quando anche quella notte non sono riuscita a dormire.</span></p><p><span style="font-size: large;">Ci sono volute 24 ore buone per uscire da quel tunnel emotivo. Ieri notte ho dormito almeno sette ore e bene, senza aiuti esterni.</span></p><p><span style="font-size: large;">Il fatto è che domani è un'altra volta lunedì e penso di nuovo a quel pulsante.</span></p><p><span style="font-size: large;">Ho ottenuto di avere un altro adulto in classe con me quando il gruppo piú aggressivo arriverà e stavolta ho un piano. Ho fatto dei cambiamenti che venerdì ho sperimentato e hanno dato ottimi risultati. Oltretutto, quello che è successo la settimana scorsa, ha sollevato il velo. Mi ha reso umana ai loro occhi. Ho una quantità di lettere, confessioni, disegni, abbracci, ti voglio bene, sei la migliore, posso aiutarti? Niente niente, la catastrofe sfiorata ci ha unito.</span></p><p><span style="font-size: large;"><span>Un ragazza delle più grandi mi ha regalato un disegno. Da un lato c'è un bel cuore rosso e grande e dall'altra c'è un omino tutto triste e grigio che cerca di legarlo con una corda e tirarlo a sè. L'omino è grigio perchè è solo e senza amore, mi ha spiegato meglio. Lo vuole tanto e cerca di tirarlo verso sé con la forza, ma non funziona. Guardando attentamente si intravede una scritta in bianco; non puoi farcela da solo. La ragazza mi ha spiegato ancora: è che nessuno può </span>amare e essere felice da solo. </span></p><p><span style="font-size: large;">Sarò pazza, ma un po' di speranza, lo confesso, ancora ce l'ho.</span></p><p><span style="font-size: large;">Chissà se riuscirò a dormire questa notte.</span></p>nonsisamaihttp://www.blogger.com/profile/08057776033732879180noreply@blogger.com5