venerdì 27 febbraio 2015

come si fanno i girasoli

I giorni in cui lavoro Joe va all'asilo che c'e' nella mia scuola. E' il terzo anno. Il primo dovevo nascondermi perche' le maestre dicevano che per lui  poteva essere destabilizzante vedermi andare via. Io non ne sono mai stata troppo convinta, ma mi limitavo a seguire gli ordini. Dopo un po' e' stato evidente che la mia presenza non lo turbava minimamente. All'inizio mi sorrideva, ora a volte nemmeno questo. Sembra gia' un'adolescente imbarazzato dalla madre: a quattro anni. E' incredibile. Forse e' perche' i suoi compagnuzzi sono un po' esaltati. Loro sognano di entrare nella classe di arte che gli e' preclusa e che gli e' dato spiare solo attraverso le prese d'aria mentre giocano in palestra e quando mi vedono in giro ad appendere nuovi lavori si agitano tutti. Joe guarda! C'e' la tua mamma! oppure Ma tu sei la mamma di Joe? e lui abbozza un po' a disagio, non si puo' certo scomporre davanti ai suoi amici. L'abbiamo chiamato Joe Cool mica per niente dopo tutto.
Fatto sta che oggi pomeriggio ho appeso dei lavori molto colorati e i suoi amichetti anche questa volta, hanno molto apprezzato. Si tratta di una sorta di coperta di girasoli e casette ispirata a Faith Ringgold e a una delle sue opere piu' famose.
Neanche a farlo apposta, Mr. Johnson mi ha regalato dei girasoli qualche giorno fa, cosi' appena messo piede in casa Joe, vede i girasoli nel vaso e mi fa una richiesta che mi riempie di gioia e di orgoglio.

- Mamma, facciamo i girasoli?

Finalmente anche il mio bambino apprezza il mio lavoro. Felicita'. Stanca morta - che ormai e' la condizione normale figuriamoci dopo aver lavorato tutto il giorno -nemmeno mi tolgo le scarpe e ci mettiamo all'opera prima che passi l'ispirazione. Grembiulino, tovaglia, pennelli, carta, forbici, colla...tutto quello che serve. La cena puo' aspettare.
Lui comincia a dipingere, ma sembra vagamente perplesso e dopo poco smette. Non ne vuole sapere, lui ha finito. Ma come?
Joe ho tirato fuori l'ira di Dio, ho ancora le scarpe ai piedi. Ti rendi conto? Ti faccio pitturare. Io non ho mai pitturato a casa, solo a scuola, non capisci quanto sei fortunato?  E poi soprattutto: me l'hai chiesto tu di fare i girasoli!

- Ma io dicevo in giardino.

Lui li voleva piantare i girasoli.

giovedì 26 febbraio 2015

il franco tiratore texano

Chris Kyle nel suo lavoro, quello di tiratore scelto, era il migliore. Si dice che nel giro di pochi anni abbia ucciso qualcosa come cento sessanta persone, era uno dei piu' decorati soldati americani. Nel 2009 si era ritirato dall'esercito e aveva cominciato a scrivere la sua autobiografia da cui Clint Eastwood ha poi tratto American Sniper il famoso film con Bradley Cooper candidato agli Oscar. Un paio d'anni fa pero', avvenne l'impensabile. Quest'uomo di acciaio, questa sorta di eroe celebrato e stradecorato in tutto il paese, dopo essere sopravvissuto ai territori di guerra piu' pericolosi della terra, ha trovato la morte proprio qui in Texas, a casa sua, per mano di un altro veterano che stava aiutando a uscire dalla sindrome da stress post traumatico.  
Ecco, io il film non l'ho visto e non ho intenzione di vederlo. Non mi interessa vedere rappresentata una storia simile. Ho ascoltato una bellissima intervista a Bradley Cooper in cui spiegava molto bene un po' tutta la parabola umana di quest'uomo e i motivi per cui ha deciso di interpretarlo, ma al di la' di questo, a me sembra assurdo che lo si faccia diventare un eroe nazionale. 
Immaginate che ora in Texas c'e' il Chris Kyle Day. L'idea che lo stesso onore di un giorno commemorativo possa essere riservato a uno come Martin Luther King e a lui, mi fa rabbrividire. Non do giudizi all'uomo, non lo conosco e non potrei mai, ma che razza di esempio dovrebbe rappresentare per la societa' civile un soldato che si e' trasformato in una sorta di macchina infallibile da omicidio? Non c'e' proprio nessun altro da ammirare?
La notizia della sua morte mi fece molta impressione e sperai che si cogliesse l'occasione per fare una riflessione collettiva qui in Texas almeno, come stato, come societa', sulla presenza delle armi fra noi e sul pericolo che comportano per ogni cittadino, per chiunque anche per il piu' addestrato soldato in circolazione. E invece niente, la riflessione se c'e' stata e' andata nella direzione opposta. 
Ieri sera si e' consumato l'ultimo capitolo di questa storia dolorosa. L'assassino di Kyle e' stato condannato al carcere a vita e qui pare non si parli d'altro oggi. Pero' anche in questo caso per me la discussione dovrebbe essere ben piu' ampia. Sembra che nessuno veda una relazione fra questo omicidio e altri avvenuti recentemente qui negli Stati Uniti.
Questo processo e' durato solo due settimane. La giuria ha emesso il verdetto nel giro di un paio d'ore e facendo anche in tempo a cenare a quanto pare. L'imputato giudicato colpevole di doppio omicidio (insieme a Kyle e' stata uccisa un'altra persona) non e' stato ritenuto infermo di mente, ma non e' stato condannato alla pena capitale. Se mi seguite da un po', sapete perfettamente quanto la sottoscritta possa essere contraria alla pena capitale, ma quello che non mi spiego e': perche'? Perche' a parita' di colpevolezza, a un ex soldato bianco viene dato l'ergastolo e a un malato di mente nero, come disgraziatamente e' successo, la pena di morte?     
Nessuno parla di questo qui, ma io penso a Trayvon Martin in Florida, a Michael Brown a Ferguson o a Eric Garner a New York, tanto per citare i casi piu' famosi e recenti. Casi di uomini di colore uccisi da poliziotti che non sono stati non dico condannati, ma nemmeno incriminati. Non so se qualcun altro vede quello che vedo io, ma a me il messaggio sembra piu' che chiaro.    

martedì 24 febbraio 2015

amico babbo

Alcuni bambini si dimenticano di Babbo Natale dopo Natale. Non Joe.

Ieri, ad esempio, ha disegnato un albero pieno di casette, che una sola era un po' poco, e poi mi ha chiesto di scrivere:


Caro Babbo Natale,  
Io ti voglio tanto bene.   
Babbo Natale, puoi avere un telefono e puoi chiamare tutte le persone.  
Tu puoi avere un cavalluccio marino. Puoi avere un regalo anche tu perche' sei molto bravo. Il tuo regalo e' un pennello con gli acquerelli. Puoi avere un bicchiere per bere il caffe'. 
Io ti voglio tanto bene ancora di piu'.  
Tu puoi avere un dudu' e una volpe finta e un orologio che dice cucu'.
Tu puoi avere un pastello a cera. 
Ciao ciao, 
Joe

 

venerdì 20 febbraio 2015

cassandra e il concetto di morte

A volte, quelli che mi conoscono, mi chiedono: perche' nel blog chiami Cassandra Cassandra? 

Ecco vi racconto solo un piccolo aneddoto, anche se ce ne sarebbero di ben piu' gustosi.

Joe dice sempre che lui ha tante nonne. Nonne e bisnonne, le ha quasi tutte, piu' varie putative. E' un bambino molto fortunato e amato. L'altro giorno, in tutta la sua gioia infantile, ha fatto questa affermazione davanti a Cassandra.

Lei lo ha guardato piena di sofferenza.

- Oh amore mio, quanto mi dispiace per te! Oh darling! I'm so sorry for you!

Vedi Joe che per un attimo cambia completamente espressione. Un attimo solo, poi si mette a giocare con qualcosa e se ne dimentica, ma in quel singolo attimo lui...ha capito. Di sicuro, in un angolino della sua mente, lo aveva gia' capito, ma non si era mai posto il problema. Per lui la normalita' e' questa, tante nonne e un solo nonno. Non si e' mai considerato sfortunato o privato di qualcosa, al contrario semmai: i suoi amici mica ce le hanno tutte queste nonne con un solo nonno. Del resto come avrebbe potuto rattristarsi per l'assenza di persone che non ha mai conosciuto?

Insomma, Cassandra, dopo innumerevoli tentativi andati storti, e' riuscita a introdurre mio figlio di quattro anni, completamente ignaro, al concetto di dolore e morte.  

Non dico che sia una cosa sbagliata eh, solo inutile e lievemente crudele secondo me in questo caso. Ce n'e' di tempo per il lutto nella vita, invece il tempo in cui lo ignori e' talmente poco. Boh, io la penso cosi'. Godiamoci un po' la vita. Lei invece e' piu' dell'avviso: aspettiamo la morte.

Dunque, Cassandra si chiama Cassandra perche' e' Cassandra. Prevede (e a volte sembra quasi auspichi) tragedie e per questo e' invisa a molti.

mercoledì 11 febbraio 2015

perche' sanremo e'...

Oggi giornata lunga, lavoro, impegni vari. Leggo di sfuggita che e' iniziato il Festival di Sanremo, me ne dimentico. Poi mi arriva qualche battuta, di Spinoza credo, su quello che penseranno all'estero vedendo il festival. Penso fra me ma tanto chi lo guarda all'estero il festival? Non lo guardiamo nemmeno noi italiani. Non ne conosco uno che lo guardi, altrimenti mi sarei autoinvitata a casa sua, che' il Festival e' da guardare unicamente in compagnia, se si decide di. Prima di andare a dormire mi e' venuta la curiosità e ho dato un'occhiata ai primi due video che sono apparsi sul sito della Rai.
Innanzitutto, quello di Albano e Romina. Mi ha fatto una grande tenerezza, anche se ricordo che quando usci' quel Come va? Come va? Tutto ok? Tutto ok? era una specie di barzelletta perfino fra noi bambini per dire. Ora dopo venti o trent'anni.... standing ovation? Alla faccia del revisionismo storico...
Il video che mi ha colpito e' pero' l'altro. C'era questo tale comico, Siani, non lo conoscevo, che faceva un monologo con battute semplicemente inconcepibili in questa parte di mondo. Da storielle maschiliste (due donne che parlano di economia e si dicono quanto deve guadagnare il fidanzato per mantenerle) a battute idiote sul colore della pelle (Charlize Terron, il Nesquik come phard...), a prendere in giro pubblico e orchestra per il loro aspetto e soprattutto un povero bambino obeso in prima fila. Va bene che il politically correct non vi piace di la', pero' insomma, non si fa. L'umorismo sui difetti fisici e' proprio becero. Non ci potevo credere, anche perche' se questo e' uno dei migliori, siamo messi maluccio. Ma almeno cosi' ho cominciato a collegare e a capire il perche' delle battute che avevo letto sull'immagine dell'Italia all'estero.
Gia'. Che bella immagine. Anche per noi stessi expat che guardiamo con occhio piu' che benevolo. 
Sara' che proprio stasera qui negli States siamo in lutto perche' Jon Stewart ha improvvisamente annunciato di lasciare il Daily Show dopo vent'anni di umorismo intelligente e raffinato e imbattersi in questo monologo cosi' volgarotto e sguaiato, e' stato deprimente. O forse sara' solo che ho perso oramai un po' troppi passaggi e non capisco piu' cosa avete da ridere.
Mi sono fermata ai primi due video.  

lunedì 9 febbraio 2015

esperimenti sociologici casalinghi

Un giorno una mia amica, splendida cuoca, sapendo che a Joe piace molto cucinare e a me cosi' cosi', mi ha dato una ricetta per una torta semplicissima, ma buona da fare con lui. Qualche settimana fa, avevo a cena una coppia di amici e l'ho fatta. E' stata un'esperienza unica. Il giorno dopo ho perfino chiamato l'amica che mi ha passato la ricetta per ringraziarla di avermi fatto provare questa emozione. Per la prima volta mi sono sentita come una specie di genio della cucina. I miei ospiti hanno divorato la torta e mi hanno chiesto la ricetta, insistendo da matti per averla subito per paura che me ne dimenticassi. Complimenti e lodi, un tripudio mai visto. Ho avuto il mio piccolo momento di gloria gastronomica anch'io insomma, ero felice.
L'altro giorno e' venuta un'altra coppia di amici e chiaramente, ho rifatto la stessa torta. Anche questa volta e' stata divorata voracemente. Anche in questo caso ero felice perche' la compagnia era ottima e il cibo e' piaciuto, ma con una differenza che di sicuro ho notato solo io: questi qui non hanno aperto bocca mentre mangiavano. Non hanno nemmeno accennato un commento qualunque, sono andati avanti a chiacchierare d'altro e a spazzolare tutto come se niente fosse. Tanto che a un certo punto gliela ho dovuta letteralmente togliere di bocca perche' mi spiaceva che non ne lasciassero nemmeno una fettina per i bambini.

Ho omesso un dettaglio. La prima coppia e' italiana, l'altra americana.

Generalizzo un po', e ci sta anche credo, dopo tutti questi anni all'estero, ma non sto cercando di dare una connotazione negativa al comportamento dei secondi, noto semplicemente una differenza sostanziale. Gli americani amano mangiare, ma non si esprimono attraverso il cibo come facciamo noi, per loro e' solo cibo. A vederli mangiare cosi' pensavo che per loro che fosse una torta fatta in casa o qualunque altra cosa, non avrebbe fatto nessuna differenza. Noi, non solo italiani, ma anche francesi, tedeschi, spagnoli, nordafricani...tendiamo a dare al cibo connotazioni piu' profonde o meglio ad usarlo in un certo senso, per manifestare un sentimento, un affetto o un apprezzamento che sicuramente vanno oltre quella tale torta o quella tale pietanza. Per loro, non per tutti, ma ripeto, l'ho visto e continuo a vederlo di continuo: e' solo qualcosa da mettere nello stomaco. Che va benissimo, ma forse e' anche un po' un'occasione persa.

venerdì 6 febbraio 2015

povero joe

Vado a prendere Joe all'asilo e assisto a un siparietto niente male. Lui e la maestra non si accorgono che sono li'. Lui spiega mentre disegna, senza alzare la testa dal foglio:

- I have a lot of grandmothers and only one grandfather.
[Ho tante nonne e solo un nonno]

- Really? [Davvero?]

- Yes. [E nomina tutte le nonne e bisnonne, sono tante in effetti]
...

- My grandpa is a potato. [Mio nonno e' una patata]

- Is he a potato, really? [E' una patata, davvero?]

- Yes.

- So he doesn't have legs...? Can he walk? [Allora non ha le gambe...? Cammina?]

- Yes, he can walk. [Si, cammina]

- Do you put him in your pocket? [Te lo metti in tasca?]

Sarebbe stato bello, veramente bello, vedere come andava a finire, ma mi sono sentita in dovere di intervenire prima che la maestra chiamasse uno psicologo o uno psichiatra e di spiegarle che la storia della patata non e' proprio cosi'. Mio padre lo chiama 'patata' in italiano, per dire pasticcione e Joe ha cominciato, piccolissimo, a chiamare lui 'patata' a sua volta, e' uno scherzo fra di loro.
Tu sei un pasticcione! No tu sei un pasticcione! 
Ma in inglese non ha davvero nessun senso.
Povero Joe, chissa' quante volte gli succedono queste cose quando non solo li'.

Che ridere pero'.

martedì 3 febbraio 2015

un autentico piatto di fettuccine alfredo

Mr.J. ha un nuovo giovane collega 'italiano' e orgogliosissimo di esserlo quasi in modo molesto, che parla solo di questo tutto il giorno.

- Eh...ieri sera ci siamo fatti un'ottima Di Giorno (pizza surgelata americana n.d.r)...

- Io invece ho mangiato la pizza che  mi ha fatto mia moglie...

- Sa fare la pizza?

- Sai, mia moglie è italiana...

- Allora devi chiederle se un giorno mi prepara un autentico piatto di fettuccine Alfredo!

lunedì 2 febbraio 2015

l'open carry

Leggevo una notizia locale su due famosi supermercati della zona che si uniranno sotto la stessa società e come sempre, alla fine ho dato un'occhiata ai commenti. Una signora diceva qualcosa tipo "fra il supermercato x e quello y scelgo z perché permette l'open carry" (cioè la possibilità di entrare con una pistola a vista, come i poliziotti. O i criminali).
Facevo un paio di considerazioni.
Numero 1, il supermercato z è il mio amato e super friendly supermercato da quando mi sono trasferita qui, ma guarda te cosa mi tocca scoprire. Numero 2, che qui c'è gente, perfino vecchiette con la mano tremante, che basano la scelta del supermercato sulla possibilità di andare in giro come nel far west.
E niente, buona settimana anche a voi.