giovedì 29 aprile 2010

antirazzismo all’italiana

Leggevo ieri sul Corriere che la Procura della Cassazione dice che e’ illegittimo indicare nella richiesta di adozione l’indisponibilita’ verso bambini di colore. Mi e’ sembrata una di quelle tipiche decisioni apparentemente illuminate, ma che poi a ben guardare lasciano un po’ troppe questioni in sospeso. imageL’impressione e’ che si voglia fare leva sul desiderio delle persone di diventare genitori per costringerle ad accettare situazioni che per vari motivi, non le vedono pienamente a loro agio. L’adozione e’ un concetto meraviglioso sotto tutti i punti di vista, ma in primo luogo, non fa per tutti e secondo poi non fa per tutti allo stesso modo e non c’e’ niente di male, basta capirlo per tempo. Credo che la cosa piu’ importante sia che l’adozione abbia successo per tutta la famiglia e perche’ abbia successo i genitori devono guardarsi attentamente dentro e capire quello che sono in grado di affrontare. C’e’ chi accetta o cerca proprio bambini malati ed e’ stupendo, ma non me la sentirei di condannare chi, esattamente alla stregua di chi ha un figlio naturalmente, vorrebbe invece che il suo bambino fosse sano. Allo stesso modo, dobbiamo riflettere sulla questione del colore della pelle. E’ facile giudicare, accusare di razzismo, ma non e’ sempre appropriato. Una famiglia i cui membri chiaramente appartengono a etnie differenti e’ una famiglia che diventa ‘pubblica’. E’ una famiglia che non dovra’ semplicemente affrontare le tematiche e problematiche relative all’adozione in casa, ma che dovra’ essere pronta a farlo ogni giorno in famiglia e fuori, e con serenita’ si spera per non creare traumi. E’ una famiglia in cui il figlio fara’ esperienza di discriminazioni che i genitori non hanno mai provato in prima persona e i genitori non potranno fare nulla per proteggerlo in ultima istanza. Ora, c’e’ chi non ha nessun problema ad affrontare tutto questo, ma c’e’ anche chi non se la sente. Perche’ metterli alla gogna? Sono cose delicate, ci si puo’ immedesimare un minimo in chi prende questo tipo di decisioni, ma e’ davvero difficile capire fino in fondo, ogni caso e’ diverso, ogni persona ha la sua storia. Sono sicura che la maggior parte delle volte non ci sia nessuna malafede, ma solo un’onesta valutazione di quello che ci si sente in grado di affrontare dando un senso di sicurezza e tranquillita’ al bambino e quello che sconvolgerebbe (per esempio un giudizio completamente negativo della famiglia o della comunita’ in cui si vive). Non si dovrebbero mai forzare le persone, specialmente in ambiti cosi’ privati.

La settimana scorsa, una notte non riuscivo a dormire e cosi’ ho deciso di guardare un po’ di Anno Zero per conciliare il sonno. Ecco, alle cinque di mattina ero ancora li’ con gli occhi spalancati altro che dormire. Ho visto un razzismo, un’ignoranza, un paese che fa davvero paura dove i politici non fanno altro che cavalcare le ansie dovute alla crisi economica per instillare il germe dell’odio fra i cittadini. Posso solo immaginare come puo’ essere per un bambino di colore vivere in una realta’ simile. Anzi sinceramente mi sono immaginata come vivrei io stessa qui da straniera se la gente invece di valorizzarmi perche’ sono italiana come succede, mi insultasse per lo stesso motivo.

mercoledì 28 aprile 2010

fine delle dispute

Conversazione realmente accaduta in un ristorante di Dallas.

- Devi sapere che '”pizza” in italiano significa “torta”, poi quando gli italiani sono arrivati a New York, i tedeschi ci hanno messo sopra i “pepperoni”, che’ loro ci sanno fare con gli insaccati, e cosi’ e’ nata la pizza. La pizza come la conosciamo oggi e’ americana.

 

[E Cristoforo Colombo e’ spagnolo. E Pinocchio e’ di Walt Disney. E Volare e’ dei Gipsy King]

domenica 25 aprile 2010

della mostra

Non ci riesco proprio a sintetizzare, eh? :)

Allora, e’ stata una serata splendida e questo si era capito, credo. La cosa piu’ importante per me e’ stata essere capita come insegnante. Mi e’ stata sempre data carta bianca in questo lavoro e finalmente, l’altra sera, vedendo tutti i progetti insieme tutti hanno capito dove volevo andare a parare.  La mia idea e’ stimolare la creativita’ e insegnare la storia dell’arte ai bambini delle elementari. Si pasticcia perche’ per come la vedo io, il pasticcio e’ sacrosanto, ma imparando sempre qualcosa. Ed e’ questo che ha stupito un po’ tutti, vedere che la cosa funziona. Non sono un medico o un pompiere, il mio lavoro e’ forse uno dei meno utili al mondo, ma io credo sia importante nel suo piccolo, e’ per questo che lo prendo cosi’ seriamente. In una citta’ dove di musei importanti ce ne sono giusto un paio, mi sembra essenziale che i bambini fin da piccoli siano esposti a certi contenuti, che siano guidati attraverso una loro riflessione sulla bellezza e sul significato dell’arte. Mi e’ piaciuto da morire vedere lo stupore, la gente che faceva tantissime foto, i bambini orgogliosi che spiegavano quello che avevano fatto ai loro genitori, l’entusiasmo generale. Mi ha colpito anche l’assenza del mio mecenate. Il mio corso, tutto quello che faccio, e’ finanziato dal nonno di un mio alunno e lui non e’ venuto. A Natale, la moglie mi ha preparato dei biscotti fatti a mano, ma nessuno dei due e’ mai venuto a vedere la classe o a farsi raccontare quello che faccio. E’ strano pensare che per me questo lavoro sia cosi’ prezioso e per questa persona invece, sia solo un vezzo, una cosa fra le tante che si e’ potuto permettere di regalare al nipote. Eh, questi miliardari texani. Ma in fin dei conti, non importa assolutamente. Quello che importa e’ che i sogni, qualche volte si realizzano. Mi sono inventata un lavoro su  misura per me e questo qualche volta ancora mi stupisce perche’ e’ un lavoro che in Italia non avrei mai potuto fare. Sto provando a lavorare un po’ a distanza con mia sorella per cercare di lanciare un progetto per certi versi simile anche la’, chissa’, magari un giorno lei ci riuscira’.

L’altra sera, ho ricevuto parole che cerchero’ di non dimenticare, ma che stanno gia’ lentamente svanendo travolte dalla vita che va avanti a tutta velocita’. E’ sempre cosi’, va male e ti tormenti per tre mesi, va bene e te ne dimentichi dopo tre ore. La mente insegue sempre i prossimi progetti, non quelli passati.

venerdì 23 aprile 2010

quando e’ lavoro ma non e’ proprio lavoro

Domani e’ il grande giorno, anche se qualche mese fa non me lo immaginavo per niente grande come e’ diventato questo giorno. Qualche mese fa pensavo che avrei appeso un po’ di disegni nei corridoi, non che mi sarebbe stata data la possibilita’ di rivoluzionare un intero edificio. Qualcosa e’ successo. Qualcosa di bello. All’inizio dell’anno nessuno si aspettava niente di speciale da me, in fondo sono solo la maestra di arte, e invece fin dalle prime settimane le reazioni al mio lavoro sono state di sorpresa e entusiasmo un po’ da parte di tutti. Quando poi giu’ alle pubbliche relazioni si sono accorti che l’arte aiuta anche a vendere iscrizioni tutto ha cominciato a prendere una piega lievemente diversa. La direttrice, senza nemmeno consultarmi ha, diciamo, fortemente richiesto a tutti i colleghi di rimanere dopo il lavoro per aiutarmi ad allestire la mostra oggi. Non posso certo dire che fossero felici, come non lo sarei stata io al loro posto. Chi e’ venuto da me con improbabili scuse, chi mi ha accuratamente evitato per due giorni e chi si e’ semplicemente rassegnato al proprio destino. Io ho subito pregato quelli che mi sono sembrati poco convinti di andare a casa o di trovare altri modi di dare una mano, che davvero c’e’ sempre un modo per venirsi incontro. Per la prima volta mi e’ toccato fare il capo e non so se mi sia piaciuto. Di sicuro non ci sono portata. A me piace fare da sola e forse questo e’ uno dei motivi per cui sono cosi’ follemente innamorata di questo lavoro, perche’ faccio io, decido io e rispondo io se sbaglio. Evitare sempre il micromanaging, mi ha consigliato qualcuno e quella e’ stata la parte piu’ dura oggi, odio delegare. Il risultato e’ stato che, tranne qualche norma generale, ho lasciato tutti liberi di esprimersi e tutti hanno fatto un buon lavoro credo, hanno creato un insieme armonioso, tutti tranne una persona e come avrebbe potuto essere altrimenti? Questa maestra, che mi ha anche candidamente confessato di essersi divertita come una matta, e’ stata capace di creare una sorta di esplosione proprio su uno dei muri piu’ grandi all’ingresso, non c'e' un lavoro appeso nel verso giusto. Le avevo dato in mano tutti i lavori in ordine con le loro didascalie, ma niente, evidentemente era troppo facile cosi’. E mi sta bene. Non si puo’ controllare tutto, non si puo’ proprio devo accettarlo, e poi sono sicura che qualcuno apprezzera’ l’estrosita’. Pero’ sono stanchissima. Anche oggi sono stata a scuola molte ore, ma mi sento tranquilla e soddisfatta, sia per avere la possibilita’ di fare il lavoro che mi piace sia per l’apertura mentale e l’entusiasmo che mi dimostrano le persone che mi circondano. A pensarci bene e’ proprio questo che rende tutto speciale, il supporto reciproco e’ la chiave di volta come sempre. L’allestimento non e’ ancora finito. Si andra’ avanti fino all’ultimo minuto domani, e speriamo fili tutto liscio. 

giovedì 22 aprile 2010

errore strategico

C’e’ una bambina che si e’ trasferita da un’altra citta’ ed e’ arrivata a scuola da pochissimo. Per questo motivo non avevo abbastanza lavori suoi da esporre e le ho chiesto di fare un bel disegno libero. 

Le bambine delle scuole elementari di solito sono bravissime e adorano disegnare e colorare. Fiori, cuori, casette, arcobaleni, soli che ridono, famiglie felici, cose banali.

Invece no. Il giorno dopo mi porta un Cristo crocefisso sanguinolento e agonizzante, con tanto di chiodi in vista, un tipo sotto alla croce che ride (ha scritto proprio ah ah), Maria che si dispera e le nuvole tempestose sullo sfondo. Per completare il capolavoro ha aggiunto a caratteri cubitali e tremolanti la scritta Jesus died 4 you! in cima al foglio. Un insieme inquietante. E dire che ne vedo tanti di disegni, ma cosi’ brutti… non l’ha nemmeno colorato, un disastro.

Quando tutta orgogliosa mi ha portato il disegno da vedere, in una bella cornicetta fucsia, per rendere il tutto se possibile ancora piu’ incredibile, le ho detto brava bravissima, che non sia mai scoraggiare una futura Artemisia. Poi pero’ l’ho sequestrata e le ho fatto fare un bel lavoro su Klee. Alla fine le ho fatto taaanti complimenti e le ho detto questo sara’ perfetto per la mostra.

Lei ci ha pensato un attimo, poi si e’ voltata e ha detto no grazie, quello per la mostra e’ quello la’, questo lo porto alla mamma.

mercoledì 21 aprile 2010

melodia di gocce di pioggia

Continuo  a essere presissima con la preparazione della mostra di venerdi, speriamo in bene.

Se voi invece avete cinque minuti (e orecchio), provate questo  giochino musicale.

martedì 20 aprile 2010

non solo beach e bitch

Per non fare confusione fra beach e bitch, ho deciso tanto tempo fa, e chi mi ha seguito ne e’ testimone, che per prima cosa, non diro’ mai le parolacce in inglese e secondo poi se proprio dovro’ usare la parola “beach” mi assicurero’ sempre di calcare bene le vocali in modo che non ci siano equivoci. Esattamente come per sheet e shit.

E io mi sarei benissimo fermata qui. Se non che l’altro giorno, decido di fare un lavoro sui faggi di Klimt. Beech forest, si intitola il quadro in inglese.

Bene, un bambino (uno su sedici pero’ e questo mi consola) mi ha disegnato gli alberi sulla spiaggia.

Ricapitolando: beach e bitch per un madrelingua sono parole non fraintendibili a livello sonoro. Beech pero’, faggio, si pronuncia esattamente come beach, spiaggia.  

La prossima volta oltre al dipinto e alla spiegazione, forniro’ anche la foto di un beech, faggio.

lunedì 19 aprile 2010

quello che non ti insegnano alla scuola guida

Torno a casa un filo agitata e racconto che mi hanno appena tagliato malamente la strada. Il tale, si trovava sulla corsia piu’ a sinistra - e nelle autostrade texane ce ne sono un po’ di corsie…- quando ha deciso improvvisamente di prendere la prima uscita disponibile. Con una manovra pericolosissima, ha tagliato la strada a tutti ed e’ uscito. Non mi ha investito solo perche’ ho fatto in tempo a vederlo con la coda dell’occhio e a spostarmi.

- Ah si, ma quello e’ normale, e’ il Texas slide, quando uno si ricorda che deve uscire all’ultimo momento e si butta fuori senza guardare.

E cosi’ ho scoperto il Texas Slide e anche il Two Steps che invece e’ quando uno pensa di uscire, poi cambia idea e fa lo stesso movimento al contrario per raggiungere di nuovo la corsia piu’ veloce a sinistra. I nomi Texas Slide e Two Steps vengono dai balli dei cow boy, che sono piu’ o meno cosi’ credo, ma noi facciamo finta che siano cosi’, che e’ meglio:

venerdì 16 aprile 2010

you can't make an omelet without breaking eggs

Ieri sera ero in classe che lavoravo, giusto quelle tre quattro facciamo anche cinque ore oltre il mio orario, quando ho ricevuto una simpatica visita. Un genitore che passando di li’ si e’ preoccupato vedendo la porta aperta. Ma bando ai convenevoli per carita’! Dalla porta ha subito notato delle macchie di pittura sul pavimento, che e’ grezzo, una semplice colata di cemento.

- […]Ho pagato centinaia di dollari per questo pavimento! Bisogna trovare una soluzione! […]

Una soluzione? In una classe di arte c’e’ casino, punto. E’ per questo che il pavimento e’ grezzo.

Non rispondere.

Non rispondere.

Non rispondere.

Perche’ il problema e’ che in una scuola privata, almeno qui, non sai mai davvero chi ti finanzia. Loro pagano e tu te ne devi stare zitto. Che bel sistema.

Ed e’ cosi’ che ho imparato un altro proverbio americano: you can't make an omelet without breaking eggs ed e’ questo che avrei dovuto rispondere.

giovedì 15 aprile 2010

ecco dove mi trovate

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In questi giorni sono qui, perennemente qui. Venerdi prossimo ci sara’ il mio primo art show a scuola e sto cercando davvero di renderlo speciale.

Ho piu’ di cento studentelli e ognuno deve esporre tassativamente due lavori. Sta a me assicurarmi che questo succeda e che i lavori scelti seguano un filo logico in qualche modo. Devo preparare didascalie per spiegare cosa abbiamo fatto e sto anche facendo dei progetti speciali con i bambini dell’asilo. Tra un’ora vedro’ tredici bambini tra cui molti che non hanno ancora compiuto tre anni, ci sara’ da divertirsi, come sempre.

martedì 13 aprile 2010

just words

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Prima di tutto, Nonsisamai non chiude bottega :)

Forse qui c’e’ stato solo un problema di insicurezza.

Il fatto e’ che alle volte il silenzio puo’ essere assordante, specialmente dopo la confusione. Puo’ essere difficile da interpretare, soprattutto se si e’ fra quelli che pretendono di interpretare sempre tutto e che tutto abbia un perche’.

Finisce che ti senti allo scoperto piu’ di quanto avevi deciso di essere. Cominci a chiederti chi c’e’ dall’altra parte, cosa stia succedendo, cosa sia cambiato.

E poi magari quando ti fai troppe domande, ti dimentichi il motivo vero per cui sei qui, che e’ quello di scrivere e condividere, per il piacere di farlo.

Grazie a tutti per avermelo ricordato in questi giorni.

venerdì 9 aprile 2010

chissa’

Un po’ di tempo fa qualcuno mi ha scritto di essersi commosso leggendo un mio vecchio post. L’ho dovuto rileggere anch’io quel post perche’ non ricordavo esattamente. La cosa positiva e’ che mi e’ piaciuto, ma e’ da un po’ che non scrivo in quel modo, prima lo facevo piu’ spesso, credo, avevo meno filtri forse. Allora, ho cominciato a rileggere un po’ tutto il blog dall’inizio e mi sono resa conto che le cose sono cambiate tanto e tante volte da quando ho aperto questa pagina sia nella mia vita che nella pagina stessa. Ultimamente, ho un po’ di problemi tecnici, ma al di la’ di questo, devo ammettere che, per la prima volta, sono un po’ stufa. Da quando sono nati i vari social network, i blog sono caduti in disgrazia, anche questo qui. Una volta c’era un contatto vero, quotidiano, uno scambio, ora e’ tutto un po’ piu’ asettico. Non che non ci siano lettori, anzi quelli sono sempre aumentati, e’ che passano, leggono e se ne vanno. Non c’e’ discussione, non imparo nulla. Per questo sono un attimo perplessa.

Si va avanti? Come si va avanti?

Di cose da condividere ne avrei sempre, ma se non c’e’ una risposta, se lo scambio non e’ reciproco, forse non ho piu’ voglia. O forse basterebbe ritrovare lo spirito dei primi tempi, in cui davvero scrivevo solo per me. Per di piu’ e’ un periodo molto particolare questo, sono entrata in una delle mie fasi monomaniache e non sono per niente sicura che valga la pena tediarvi con le mie esaltanti scoperte dato che il piu’ delle volte le mie scoperte esaltano solo me.

Mi sento un po’ su un mio piccolo pianeta, felice, molto, ma lontana da (quasi) tutti. Chissa’.

martedì 6 aprile 2010

quello che impara la maestra

Una delle cose che preferisco del mio lavoro e’ l’assoluta imprevedibilita’.

E anche l’irripetibilita’.

Come in questo caso. Gli do gli stessi identici materiali e questi sono i risultati: uno si fa un bell’autoritratto e l’altro una nave dei pirati con catapulta. E sono splendidi entrambi.

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sabato 3 aprile 2010

come un’ascella senza niente dentro

- [….] E’ come un’ascella senza niente dentro

???

[…]

[Shell= ascella]

- Guscio!

Non sono l’unica a spararle per fortuna.

Buon fine settimana :)

giovedì 1 aprile 2010

mistero a dallas

La cantante Erykah Badu un sabato pomeriggio, ha girato un video a Dallas, piu’ precisamente a Dealey Plaza, il posto dove fu ucciso Kennedy. In questo video lei non fa altro che camminare eP1120339 spogliarsi lentamente accompagnata da una bella canzone che non c’entra nulla con quello che sta facendo. Quando e’ completamente nuda si sente uno sparo e lei cade ‘assassinata’ dove JFK fu ucciso. E qui nasce il mistero. Perche’ l’ha fatto? Che senso ha? Che messaggio voleva lanciare? Si e’ bevuta il cervello?

Dovete capire che Dealey Plaza qui a Dallas e’ un luogo in un certo senso sacro, il teatro di uno psicodramma collettivo senza fine, un luogo altamente simbolico e infatti molti non l’hanno presa bene. E’ stato un po’ come quando Ozzy Osbourne travestito da donna ha fatto la pipi’ sull’Alamo ed e’ stato bandito da San Antonio, sempre qui in Texas, per dieci anni. A me invece sembra che a Erykah Badu sia andata molto meglio: niente cella perche’ non c’e’ modo di accertare che il video non sia taroccato e in cambio l’effetto che immagino lei cercasse, un gran casino.

La cosa piu’ comica in questa storia che personalmente trovo molto divertente, comunque, e’ la risposta che la cantante ha dato quando le e’ stato chiesto se non fosse preoccupata della presenza di minori:

“Ho cercato telepaticamente di comunicare a loro le mie buone intenzioni. Questo e' tutto quello che potevo fare e ho sperato che non rimanessero traumatizzati.”

A Dallas non ci si annoia proprio mai.