martedì 27 aprile 2021

il valore delle battaglie perse

La maestra di Woody - che è una donna americana bianca e eterosessuale ça va sans dire- purtroppo quest'anno ha dimostrato più volte una certa insensibilità nei confronti delle differenze culturali. Più volte ha usato materiali problematici che mettevano in ridicolo determinate minoranze.

Qualche esempio.

A Thanksgiving diede a intendere che i nativi americani e i pellegrini fossero grandi amici e facessero delle gran feste insieme. Un'altra volta decise di fare una sorta di giro del mondo immaginario e scelse di raccontare alcune tradizioni di USA, Messico, India, Israele, ben quattro paesi europei (fra cui l'Italia, su cui fece molta confusione) e tutta l'Africa come se l'Africa non fosse un continente, ma una nazione. La sua risorsa preferita, per dire, sono i video di un vecchio uomo bianco che per insegnare concetti basilari di grammatica con più brio spesso e volentieri fa il verso alla cultura hop hop (maggiori informazioni su di lui in questo video ). 

Sono episodi gravi e ripetuti e immagino succedessero anche prima di quest'anno, almeno qui in Texas, ma prima della scuola online, non avrei mai avuto modo di scoprirli. Il fatto è che questo è anche un anno molto particolare (pandemia + scuola ancora oggi inagibile a causa della tempesta Uri) e tante cose sono state fatte passare. 

Questa settimana è toccato agli italiani. Guarda caso un paio di giorni dopo un nostro acceso scambio di opinioni, la maestra ha mostrato un video (questo) pieno zeppo di luoghi comuni sugli italiani. C'è l'alce Fabio (Fabio è il nome tipico delle macchiette italiane nella comicità americana di qualche anno fa) che deve correre dalla zia con un piatto di polpette in mano per non farle raffreddare. Chiaramente ha un fortissimo accento italiano e qualcuno gli sta tirando delle pizze. Del resto, se è italiano ci deve essere per forza di mezzo una pizza, suppongo.

Vedere quel video in ambito didattico mi ha lasciato un senso di sbigottimento. L'ipotesi che questa persona possa aver pensato di colpirmi per via del mio accento e della mia cultura mi lascia allibita di per sé e anche se così non fosse -voglio sperarlo- rimane il fatto che si tratta di un video di cattivo gusto che alimenta pregiudizi razzisti e non dovrebbe in nessun modo trovare spazio in un contesto educativo. Il mio istinto però in questo caso, l'unico in cui la persona discriminata sono proprio io è stato quello di lasciare perdere.

E' strano, in passato non ho esitato a farmi portavoce delle istanze di altri in situazioni simili, ma in questo caso, non so cosa sia scattato. Ho capito perché è così difficile denunciare certe cose. Ti immagini le risposte che ti daranno e non vuoi né che la tua offesa venga sminuita né che venga aggravata e reiterata da ulteriori commenti. Vorresti solo dimenticartene e andare avanti con la tua vita. Ci sono cose ben più piacevoli a cui dedicarsi. 

In questo caso, Mr J di sua iniziativa ha preso in mano la situazione e  ha scritto alla maestra. Lei non ha risposto. Ha girato l'email alla preside che a sua volta non si è scusata, non é minimamente entrata nel merito del problema sollevato, ma si è limitata a dirsi dispiaciuta e ad esprimere quanto la maestra fosse *triste*. L'unica soluzione che ha proposto è stata quella di darci la possibilità di cambiare immediatamente maestra se questa non ci piaceva.

In parole povere: white fragility da manuale. Ci si aspetta che la persona che ha subito l'offesa debba perdonare all'istante e perfino dispiacersi per quella che ha compiuto il gesto discriminatorio e ora é *triste*. Il fatto è che non é *triste* per quello che ha fatto, altrimenti come minimo chiederebbe scusa, ma perché è stata scoperta.

Per quanto sia difficile da credere, da qui la situazione non ha fatto altro che peggiorare come in una spirale senza fine. 

Per prima cosa la maestra ha comunicato a tutta la classe che dato che *qualcuno* si è lamentato avrebbe cancellato l'attività che prevede l'uso di quel video, una delle preferite dai bambini.

Anche questo meccanismo è arcinoto. Il messaggio é: siccome c'è la *dittatura del politicamente corretto*, non possiamo più divertirci. Peccato che ci siano migliaia e migliaia di video analoghi fra cui scegliere, basterebbe non far vedere proprio quello che insulta una parte della popolazione. 

Successivamente ha disdetto tutte le lezioni per il resto della settimana alludendo un'altra volta al fatto che siccome *qualcuno* aveva trovato alcuni materiali da lei usati offensivi, si era dovuta mettere a riconsiderare tutto il suo programma con il team amministrativo. 

A me però questa era sembrata comunque una vittoria. Il mio obiettivo era che la smettesse di mostrare certe cose in classe e lo stava facendo anche se controvoglia e senza dimostrare di averne capito il motivo. Mi andava bene, il risultato era la cosa più importante. 

Purtroppo aveva un'altra brutta sorpresa in serbo per tutti noi.

Alla fine della settimana ha comunicato alla classe che visto che *qualcuno* considera offensivi molti contenuti da lei proposti, *per preservare il suo benessere personale e professionale* (ancora una volta si presenta lei stessa come vittima) sospende tutte le lezioni dal vivo fino alla fine dell'anno. 

Per quanto possa sembrare assurdo, la scuola è dalla sua parte e la partita è chiusa.

Riassumendo la maestra ha mostrato un video che si prende gioco di una minoranza, le è stato fatto notare e lei ha cancellato tutte le lezioni dal vivo fino alla fine dell'anno.

Se una famiglia bianca e piena di privilegi come la nostra viene trattata in questo modo, posso solo immaginare cosa succeda alle persone di colore o a quelle che magari non hanno la completa padronanza della lingua. Si capisce perchè la maggior parte delle volte non denuncino neanche.

Sono una persona che cerca di mettere la giustizia sociale in cima alle proprie preoccupazioni e che queste cose le studia da anni. Tutti i meccanismi che si sono innescati in questa situazione li conosco perfettamente. Il problema è che un conto è studiare il razzismo sui libri principalmente con l'intenzione di non essere mai razzisti verso gli altri, un conto è subire una discriminazione in prima persona.

Quello che ho scoperto è quanto fa male. Non importa quanto tu possa essere preparato, ben equipaggiato a difenderti e a capire quello che sta succedendo, fa male lo stesso.

Adesso che è passato qualche giorno e ho assorbito il colpo mi rimane l'amaro in bocca per tutta questa situazione, certo. Mi dispiace tantissimo che tutti questi bambini che hanno avuto la sfortuna di cominciare il proprio percorso scolastico in questo particolare momento storico, subiscano questo ulteriore danno, ma sono, se possibile, più motivata di prima a dare il mio contributo. 

Anche le battaglie perse hanno il loro valore e ci avvicinano sempre anche se di poco all'obbiettivo finale, ne sono convinta. L'importante è continuare a insistere perché questo modo di trattare le persone é stato accettato per troppo tempo, ma non é giusto.

giovedì 22 aprile 2021

il suo papà ha cambiato il mondo

Il processo per l'omicidio di George Floyd è stata un'esperienza molto pesante per tutti quelli che lo hanno seguito. Ha rinnovato i ricordi di un anno fa, lo sgomento, il senso di ingiustizia. 

Ci hanno sconvolto non solo i terribili video o i pareri tecnici di medici e membri delle forze dell'ordine, ma soprattutto le testimonianze di chi quel giorno passava di là per caso e ha assistito a un atto di una brutalità inaudita. Ha testimoniato perfino un bambino. Il cassiere che non ha superato il senso di colpa per aver chiamato la polizia. Un anziano che ha raccontato fra i singhiozzi che quel giorno si era fermato a dare un'occhiata per pura curiosità. Darnella Frazier, la ragazza minorenne che ha avuto la prontezza di girare quel famigerato video che ha permesso a tutto il mondo di sapere come sono andati i fatti e ancora non ci dorme la notte perchè -dice- potevano esserci suo padre o suo fratello al posto del signor Floyd e lei non è riuscita a fare di più.
Alcuni se ne accorgono, altri no, ma queste cose hanno ripercussioni reali sulla vita di tutti.
Ieri, quando ho saputo che Derek Chauvin era stato giudicato colpevole di tutti e tre i capi di imputazione, ho pianto. Ho spiegato a Joe e Woody che mi guardavano perplessi che forse grazie a questo verdetto il mondo sarà un posto un pochettino più giusto quando loro cresceranno. La mia amica nera giustamente dice 'io non festeggio un bel niente, George Floyd è morto, tanti altri sono morti e i miei figli sono ancora in pericolo'. Vi ho già raccontato dell'amichetto di Joe, dieci anni. Un giorno non è riuscito a uscire a giocare perchè era troppo preoccupato che l'assassino di George Floyd non venisse condannato. E' che i poliziotti non vengono mai condannati in questo paese e lo capisce anche un bambino che in un caso del genere con tutte le prove e le testimonianze che c'erano, sarebbe stato inconcepibile, insopportabile.
E infatti, questa volta, giustizia almeno in parte, è stata fatta.
Riflettiamoci però: per condannare un poliziotto bianco che uccide a sangue freddo un cittadino nero ci vogliono numerosi testimoni oculari e addirittura diversi video che mostrano senza nessun dubbio l'accaduto da più punti di vista. Quanti altri casi sono stati e saranno insabbiati in assenza di queste condizioni processuali ideali?
Quello di George Floyd è stato un caso eccezionale sotto tanti punti di vista, ma la giustizia vera non è questa.
Se ci fosse giustizia innanzitutto il signor Floyd non sarebbe morto per aver cercato di usare un biglietto da venti falso e se ci fosse giustizia, lo stesso giorno in cui il suo assassino è stato condannato la sedicenne Ma’Khia Bryant non sarebbe stata freddata per aver impugnato un coltello durante una rissa dalla polizia che lei stessa aveva chiamato.
L'anno scorso quando è scoppiato il caso Floyd tutti quelli che conosco hanno detto o postato qualcosa a riguardo. Siamo andati alle manifestazioni, abbiamo espresso rabbia e solidarietà, abbiamo discusso fino allo sfinimento. E ricordiamoci che prima di questo caso ben pochi proclamavano di supportare Black Lives Matter ad alta voce, era ancora considerato un movimento estremista. Il cambiamento di rotta fu radicale.
A distanza di un anno, senza essere più in lockdown, l'atmosfera generale è decisamente cambiata. Le persone che l'anno scorso si indignavano sui social e andavano alle manifestazioni, quest'anno postano le foto delle prime vacanze dopo il vaccino. Però io dei timidi cambiamenti li vedo lo stesso.
Ci sono state tante aziende, quasi tutte suppongo, che l'anno scorso hanno annunciato maggiore impegno contro il razzismo e poi di fatto non hanno cambiato nulla del loro modo di fare. Altre però (qualunque sia il motivo) hanno sul serio cominciato ad assumere persone provenienti da culture diverse e a farsene vanto anche. Conosco personalmente qualcuno che trovandosi nella posizione di assumere, ha ricevuto la chiara istruzione, a parità di competenze, di dare la precedenza al candidato appartenente a una qualche minoranza discriminata. Conosco uomini bianchi che hanno perso dei lavori per questo motivo o che sono stati messi dietro le quinte perchè le loro aziende preferivano farsi rappresentare da altri. Questa, in qualunque modo la si voglia valutare, è una novità.
Un mio amico, ad esempio, ha un nuovo collega di colore che sta avendo delle difficoltà. Mi ha raccontato che un paio d'anni fa questa persona sarebbe stata semplicemente licenziata o forse nemmeno assunta, ora no. Ora, dopo aver fatto corsi e laboratori sull'inclusione, si ritiene giusto nella sua azienda dare a questa persona le risorse per migliorare. Non ovunque, ma almeno in questo luogo di lavoro e di sicuro in tanti altri, è passato finalmente il messaggio che il razzismo sistematico si riflette sulla vita delle persone in tantissimi modi impedendo a volte ad alcuni anche di compiere il proprio lavoro al massimo delle proprie abilità. Al giorno d'oggi di fronte a una persona che di sicuro è sempre stata penalizzata dal sistema scolastico e dal pregiudizio culturale in genere, la risposta delle aziende che ambiscono alla leadership nel proprio settore non può essere il licenziamento, ma al contrario la tutela e la solidarietà.
Volevo raccontarvi come io sto vivendo qui la notizia di questo verdetto perchè le cose sono sempre più ramificate e collegate fra loro di quello che può apparire a un primo sguardo. Come al solito, più ci si immerge nelle situazioni e più emergono le contraddizioni e gli elementi di complessità.
Tutto è in rapido divenire in negativo, ma anche in positivo. E' impossibile semplificare, ma trovo che abbia senza dubbio ragione la piccola Gianna, la figlia di George Floyd quando dice che il suo papà ha cambiato il mondo.

martedì 20 aprile 2021

innamorarsi di nuovo del domani

Vi stavo raccontando passo passo e con grande divertimento 

(nelle storie su Instagram --> @nonsisamai --> cerchietto 'house hunting'  e in questo post qua sotto) 

come stava andando la ricerca della nuova casa e poi di colpo, ho smesso. 

E' che da un momento all'altro la vita ha cominciato a correre e non sono più stata capace di tener dietro al racconto. Troppe emozioni e troppi avvenimenti.

Avevamo già perso due case offrendo molto più del prezzo richiesto e cominciavamo a sentire storie di amici e conoscenti che ne avevano perse anche molte di più prima che una loro offerta venisse accettata. Siamo entrati in quell'ottica di tempi lunghi (certo, brevissimi rispetto a quelli italiani) anche noi anche perchè eravamo partiti con una ricerca a tutto campo e invece dopo aver esplorato un po' abbiamo capito di voler andare a vivere in un piccolo quadratino sulla mappa.

Poi è cominciata una settimana molto impegnativa. Brutte notizie dall'Italia e anche da qui, un momento faticoso e complicato che non è affatto finito.

Gli americani hanno un'espressione perfetta in questi casi, emotional roller-coaster, le montagne russe emotive. Ecco, le mie giornate in questo periodo sono un su e giù senza soluzione di continuità.

E' andata così.

Quel pomeriggio ci saremmo dovuti incontrare con il migliore amico di Joe, ma la sua mamma cancellò l'appuntamento per un motivo di quelli che si fanno ricordare: "Mi spiace, ma gli è venuta l'ansia che l'assassino di George Floyd non venga condannato, non se la sente di giocare". E come biasimarlo? Lo capisce anche un bambino di dieci anni che sarebbe inaccettabile. In quei giorni era un bombardamento di notizie scioccanti dal processo, doveva aver sentito qualcosa di troppo, povero piccolo. Per di più quel giorno cadeva anche il primo anniversario della morte della mia adorata Ragazzina Pimpante (il mio cane) non mi dispiaceva l'idea di starmene per conto mio. All'improvviso però sul sito della nostra agenzia immobiliare apparve una casa che sembrava perfetta. Mi colpì tantissimo per vari motivi cosi decidemmo di andare a vederla subito. Amore a prima vista. Abbiamo fatto l'offerta più alta che potevamo immediatamente. Siamo stati un po' folli forse, ma non abbiamo avuto nessun dubbio. Mentre andavamo via abbiamo intravisto, seduti su una panchina nel parco di fronte, i proprietari della casa, una coppia di sessantenni che era uscita in fretta e furia per permetterci quella visita improvvisata all'ultimo momento. Ci siamo scambiati giusto un piccolo un sorriso, ma a noi piace pensare che ci sia stata una simpatia, che ci abbiano osservato da lontano da quella panchina e che forse gli sia andata a genio l'idea che la loro casa andasse proprio a una famiglia come la nostra, una famiglia che doveva somigliare tanto alla loro una ventina di anni prima quando fecero lo stesso passo. E' che hanno preso una decisione che non ha molto senso dal punto di vista economico: la mattina successiva hanno accettato la nostra offerta senza mostrare la casa a nessun altro.

Ci trasferiamo a un quarto d'ora di strada, ma questo sarà comunque un cambio di vita notevole per tutti noi. Abbiamo già cominciato a impacchettare tutto e fra un paio di settimane ci sarà il trasloco vero e proprio.

Non ho foto della nuova casa da mostrarvi, però è tutto terribilmente evocativo, proprio come piace a me. Vado a vivere a Collina di Fiori nella casa di Legno Color Té blu.

Avete presente quella sensazione di quando tutti i pezzi combaciano? E le famose farfalle nello stomaco, anche quelle. E' molto simile all'inizio di una storia d'amore, specialmente in questo momento storico, dopo più di un anno di isolamento, di incertezza. Innamorarsi di nuovo della vita, del domani.

L'unico enorme neo è che oltre alla gioia per una vita, la nostra, che finalmente sta ripartendo c'è la preoccupazione immensa per i miei cari che sono ancora in grande difficoltà dall'altra parte del mondo.

Tanti avvenimenti importanti, tante coincidenze, tante emozioni contrastanti. Siamo a un punto di svolta.

mercoledì 14 aprile 2021

il razzismo televisivo italiano

Ogni volta che torno in Italia vedo episodi di intolleranza di ogni tipo, cose che qui in quello che viene definito universalmente uno dei paesi più razzisti del mondo, non esistono da tantissimi anni. Quando lo faccio notare di solito le persone, anche quelle in teoria più progressiste o quelle più colte

o quelle che mi dicono "ma come fai a vivere in America con il razzismo che c'è?"
si offendono e mi dicono che sono 'diventata americana'. Succede tutte le volte. Pian piano però continuando a ragionarci finiamo puntualmente per essere tutti più o meno d'accordo per fortuna. È che in Italia di tante cose non si è mai parlato.
Siamo cresciuti con l'idea malsana che 'siamo tutti uguali' e solo ora capiamo che questo far finta di essere tutti 'uguali' serviva più che altro a placare i sensi di colpa continuando a ignorare il punto di vista di chi è in minoranza.
Ci sono stati tanti brutti episodi di razzismo sulla televisione italiana in queste ultime settimane. Episodi gravissimi. Ho visto Michelle Hunziker e Gerry Scotti, ad esempio, prendere in giro gli asiatici a Striscia La Notizia (qui). Non ditemi 'ma io quei programmi non li guardo', non è questo il punto.
Mi è capitata davanti agli occhi quella scena e per prima cosa mi sono chiesta chissà quanti fra quelli che guardano quel programma sanno che il gesto di stirarsi la palpebra e parlare con la L è offensivo.
Ho ascoltato un'attivista afrodiscendente dire di non avere mai sentito i propri genitori lamentarsi del razzismo in Italia negli anni Ottanta e Novanta e mi è venuto in mente, fatte le dovute distinzioni, che anche io non ho mai sentito i miei genitori pugliesi emigrati a Milano negli anni Settanta lamentarsi di niente, anzi hanno sempre detto solo cose buone dei milanesi.
Chiaramente il razzismo c'era allora come oggi. Forse i nostri genitori stavano cercando di proteggerci quando ci dicevano quelle cose oppure davvero non vedevano, non saprei.
Non sono gli unici comunque. Sapete cosa mi è venuto in mente anche? Quanto io stessa abbia affermato più volte soprattutto nei miei primi viaggi all'estero tanti anni fa, che non è vero che in Italia ci sia un problema di maschilismo. E come mi infervoravo! Mi sembrava impossibile che delle 'brave persone' come le mie figure maschili di riferimento potessero anche portare avanti comportamenti sessisti. E invece no. In qualche momento tutti abbiamo avuto (e avremo) delle defaillance in questo senso, non si tratta di essere brave o cattive persone.
Le "brave persone" sono semplicemente quelle che non appena capiscono di aver offeso qualcuno, si fermano, riflettono e cambiano rotta.
Tra l'altro ho avuto fantastici esempi in famiglia di persone che hanno cambiato completamente idea su tante cose (dal razzismo all'omofobia) anche in età molto avanzata e senza avere una grande cultura alle spalle. Non mi si dica che non si può cambiare una certa mentalità.
Insomma, tutto questo per dire che quando si vive all'interno di certi meccanismi, certi privilegi e stereotipi per tutta la vita, ci vuole una notevole apertura mentale sia per rendersi conto di avere un qualche comportamento discriminatorio sia di essere vittime di una discriminazione.
L'unica arma che abbiamo è ascoltare chi ci fa notare le problematicità che ci circondano e parlare di tutto questo senza stancarci mai, con calma e possibilmente senza attribuirci giudizi morali, riconoscendo che brucia parecchio essere colti in flagrante (sapeste quante volte mi è successo), ma senza scatenare la propria frustrazione su chi ce lo fa notare. Al contrario, ringraziare sempre chi gentilmente ci fa notare un errore inconsapevole perchè di fatto ci permette di migliorare.
E' così che si cresce come individui e come società.

sabato 3 aprile 2021

del mercato immobiliare texano e dell'amicizia

Quando abbiamo cominciato a cercare casa e tutto ancora sembrava relativamente semplice, si è visto che le case più belle e meno care erano lontano da dove vivono i nostri amici. Loro vivono tutti sparsi nel Metroplex e noi qui al momento siamo un po' nel mezzo. 

Ci piace essere nel mezzo, ma ci piace anche cambiare ogni tanto.

La decisione era di quelle difficili. Una persona me lo ha chiesto direttamente: preferisci una casa più bella lontano o una meno bella vicino ai tuoi amici?
Che domanda!
In realtà, quello che ho cominciato a chiedermi seriamente a quel punto è: ma io ce li ho ancora degli amici? Perché è da un anno che non vedo quasi nessuno. Ho degli amici nuovi, quello sì. Ma non eravamo così vicini prima della pandemia, lo saremo ancora dopo?
Forse ci siamo uniti nella disperazione. O forse è stata solo una buona occasione per conoscerci meglio. Che gran casino. 
Poi sono arrivati i vaccini e tutto si è immediatamente chiarito.
Uno dei primissimi giorni dopo aver ricevuto il vaccino mentre facevo una passeggiata, ho incontrato per caso una cara amica. In questi mesi il suo comportamento mi ha creato grandi perplessità. Ci scambiavamo dei messaggi un po' superficiali, ma affettuosi. Il fatto è che appena accennavo alla possibilità di incontrarci (all'aperto, con la mascherina, per carità) la comunicazione si interrompeva di botto. Poi magari mi lasciava dei dolci davanti alla porta e scappava, ma non ci vedevamo, non parlavamo.
Quando ci siamo riviste da vaccinate, ho capito.
Mi ha raccontato la paura che ha avuto in questi mesi, quanto fosse in pericolo per il tipo di vita che stava facendo. "Non so come non me lo sia preso", mi ha detto. Insomma, credo che stesse semplicemente a modo suo, cercando di proteggermi. Situazioni simili si sono ripetute con altri amici. Grandi sfoghi, grande commozione. 
La pandemia, la tempesta invernale che ha sommato trauma al trauma. Ognuno si è chiuso in se stesso per resistere. Però siamo qua, siamo sopravvissuti, non dobbiamo più avere paura gli uni degli altri. Finalmente.
Ma proprio quando ho capito di avere ancora degli amici, ho capito anche che la decisione sulla casa, non dipende del tutto dalla nostra volontà. Nel senso che le case sono poche, i compratori tantissimi, accaparrarsene una è molto più difficile di quanto avremmo mai potuto immaginare. Certo, abbiamo fatto una selezione geografica e di budget, ma dove andremo in parte lo deciderà il caso.
[---> Il motivo per cui c'è tutta questa richiesta di case è che molte società importanti si sono trasferite in zona, i loro lavoratori hanno deciso di venire a vivere in Texas e il mercato immobiliare ovviamente ne sta risentendo parecchio]
A un certo punto avevamo anche trovato la casa dei sogni, per dire.  Era quella attaccata ai sentieri che portano nei boschi. Ci piaceva così tanto che abbiamo offerto 50 mila dollari oltre il prezzo e nonostante ciò l'abbiamo persa. Hanno ricevuto 34 offerte nel giro di un paio di giorni. Ha vinto chi ha offerto 70 mila dollari in più e tutto in contanti. 
Ma noi non ci scoraggiamo e continuiamo a cercare. Prima o poi ce la faremo. Oppure no e rimarremo dove siamo perché alla fine possiamo anche lasciare tutto com'è. É una fase emozionante e anche (abbastanza) divertente. Una di quelle poche volte in cui sai di essere a una svolta, ma non senti l'ansia.
Insomma, dopo un anno come quello che abbiamo passato, direi che tante preoccupazioni si sono decisamente ridimensionate.



P.S. Ho pubblicato tante storie sulle cose incredibili che troviamo nelle case in vendita. Sono in evidenza su Instagram (qui).