domenica 25 settembre 2022

non puoi farcela da solo

L'estate scorsa in Italia, ho comprato delle bellissime tazzine da espresso. Sono fra le poche cose che qui non si trovano. Il fatto è che appena la scuola è iniziata, ho smesso di usarle. Non dormo e la mattina una tazzina non mi basta più.

Ho cercato su Google 'come smettere di pensare al lavoro di notte'. Sorprendentemente ci sono un sacco di articoli, ma nessuno mi ha aiutato a risolvere questo mio attuale inconveniente professionale. 

Lo scorso fine settimana mi sono rilassata come se me lo avesse ordinato il medico. Un po' di tempo di qualità con la famiglia, un po' con gli amici e un po' nella natura. Avessi potuto sarei stata in pigiama per due giorni, ma avevo come un presentimento. Pensavo al pulsante che abbiamo in classe per chiedere aiuto. Pensavo che era da qualche lunedì che non lo premevo più, pensavo ok, è dura, ma posso farcela a tenerli sotto controllo. Certo, posso farcela solo se sono tranquilla e riposata, ci vuole la mente fresca.

La preside ci ha spiegato che tutti gli incidenti peggiori a scuola succedono il venerdì e il lunedì. Il venerdì perchè molti studenti non vogliono andare a casa e rimanere magari senza cibo in balia di genitori problematici o abbandonati a se stessi. Il lunedì è un giorno di assestamento dopo i vari drammi familiari del fine settimana.

Lunedì scorso è stato il giorno peggiore di tutta la mia carriera e, non vorrei esagerare, ma forse anche fra i peggiori di tutta la mia vita. I ragazzi più grandi, quelli che in teoria sarebbero in quinta elementare e prima media, ma chissà quanti anni hanno, erano fuori controllo. Ci sono stati una serie di incidenti che preferisco non descrivere. Ho premuto il pulsante. Sono arrivati i rinforzi e ho avuto un attacco di panico. Sono riuscita a finire la giornata grazie al supporto dei colleghi che facevano la processione per venire a vedere come stavo e darmi coraggio.

Preciso che le aggressioni non erano rivolte a me. Ho sempre sentito tanto affetto da parte degli studenti.

I problemi ce li hanno fra di loro o per meglio dire, dentro di loro.

Per la prima volta mi sono sentita in pericolo a scuola. Credo che tutti noi abbiamo dei limiti, assistere a gravi aggressioni fisiche e verbali nella mia classe deve essere il mio.  

La cosa più devastante è che non faccio questo lavoro per caso. Avevo altre  offerte e possibilità. Sto lavorando in questo tipo di scuola perchè l'ho desiderato intensamente e nonostante ciò, non ne posso più. Il carico psicologico per me al momento è insostenibile. Non sono ancora capace a essere distaccata, a non farmi coinvolgere.

Una collega nella mia stessa situazione mi ha detto 'sento che sto assorbendo il loro trauma'. Assorbendo. Accidenti se ci ha preso.

L'altro giorno un bambino grande e grosso ha avuto un accesso d'ira. Nessuno in classe ha capito il motivo, ma i compagni mi hanno raccontato che è una cosa che gli succede relativamente spesso. Respirava forte, guardava nel vuoto, pugni chiusi, stava per esplodere. Gli ho messo una mano sulla spalla e l'ho tenuta lì immobile, pesante, mentre gli parlavo piano. Il respiro ha rallentato. Le lacrime hanno cominciato a bagnargli il naso. E' tornato in sè. Si è rimesso a lavorare, stava bene. Io invece ho ripensato alle parole della collega. Quanto aveva ragione, avevo assorbito tutta quella rabbia, quel dolore. Tutta quella roba era passata da lui a me. Difatti a sera ero completamente esausta.

Neanche quella notte ho dormito.

In qualche modo sono arrivata a venerdì. Venerdì mattina volevo licenziarmi. Sul serio, stavo per andare a casa lì per lì. avevo raggiunto il limite. Poi non so cosa mi sia passato per la testa. Probabilmente ho pensato a qualcuno che entra in classe e dice, la maestra non torna più. Ho immaginato le facce, la delusione e il senso di colpa anche perchè loro lo conoscono perfettamente il motivo per cui ci sono sempre tutti questi nuovi insegnanti e se ne dispiacciono da morire, anche quelli che provocano i problemi ne soffrono. Non sono capaci di fermarsi in tempo, ma non significa che non lo vogliano. E' un problema di regolazione degli impulsi.

Non so cosa mi sia scattato. Un colpo di genio forse. E' stato come riemergere dopo essere stati troppo a lungo sott'acqua. Ho ripreso a respirare. All'improvviso mi sono resa conto che avevo io un grosso limite mentale: non riuscivo ad accettare quanto i miei studenti fossero indietro rispetto ai coetanei. Ho semplificato tutto (hanno tantissimo bisogno di sentirsi competenti!) e ho dato anche modo di scegliere a ognuno la propria attività. Dovevano imparare a collaborare prima di qualunque altra cosa. Vedere il presunto bullo e il presunto bullizzato divertirsi insieme è stato surreale. Alcuni di questi bambini, non li avevo mai visti sorridere. Li guardavo e mi erano del tutto estranei. Non avevo mai realizzato quanto un sorriso possa cambiare i connotati di una persona. Ero entrata in un universo parallelo dove erano semplicemente dei bambini, come tutti gli altri.

C'era un bambino di nove anni che mi è sempre sembrato clinicamente depresso, che all'improvviso ha cominciato a parlarmi in spagnolo. Non sapevo parlasse spagnolo. E sorrideva, e rideva.

E' stato il giorno più bello della mia carriera e, non vorrei esagerare, ma forse anche uno dei più belli di tutta la mia vita.

Per questo, sono rimasta molto sorpresa quando anche quella notte non sono riuscita a dormire.

Ci sono volute 24 ore buone per uscire da quel tunnel emotivo. Ieri notte ho dormito almeno sette ore e bene, senza aiuti esterni.

Il fatto è che domani è un'altra volta lunedì e penso di nuovo a quel pulsante.

Ho ottenuto di avere un altro adulto in classe con me quando il gruppo piú aggressivo arriverà e stavolta ho un piano. Ho fatto dei cambiamenti che venerdì ho sperimentato e hanno dato ottimi risultati. Oltretutto, quello che è successo la settimana scorsa, ha sollevato il velo. Mi ha reso umana ai loro occhi. Ho una quantità di lettere, confessioni, disegni, abbracci, ti voglio bene, sei la migliore, posso aiutarti? Niente niente, la catastrofe sfiorata ci ha unito.

Un ragazza delle più grandi mi ha regalato un disegno. Da un lato c'è un bel cuore rosso e grande e dall'altra c'è un omino tutto triste e grigio che cerca di legarlo con una corda e tirarlo a sè. L'omino è grigio perchè è solo e senza amore, mi ha spiegato meglio. Lo vuole tanto e cerca di tirarlo verso sé con la forza, ma non funziona. Guardando attentamente si intravede una scritta in bianco; non puoi farcela da solo. La ragazza mi ha spiegato ancora: è che nessuno può amare e essere felice da solo. 

Sarò pazza, ma un po' di speranza, lo confesso, ancora ce l'ho.

Chissà se riuscirò a dormire questa notte.

giovedì 8 settembre 2022

piccolissimi passi avanti

Una volta, alla fine di una giornata lunghissima, dalla disperazione, ho scritto una sorta di breve lettera per i miei studenti e l'ho appesa fuori dalla porta. È un po' stucchevole forse, ma è quello che penso e volevo aumentare le possibilità che lo sapessero subito in qualsiasi modo, a scanso di equivoci. 
È un messaggio molto semplice:
Cari studenti, siete capaci di grandi cose. Credo in voi. Vi ascolto. Vi rispetto. Sono qui per voi. 
Quando finalmente ho trovato un momento per tradurla anche in spagnolo. L'ho fatta rileggere a una persona madrelingua per sicurezza.

"Vosotros? - mi guarda leggermente inorridita - Cos'è latino?"

Nell'America centro meridionale, nei paesi dei miei studenti almeno, non si usa il voi (vosotros) come in Spagna ma il loro, (ustedes). Io che lo spagnolo l'ho imparato in Spagna, ho sempre detto "vosotros". In realtà, troverei molto difficile sostituire il "voi" con il "loro" anche in italiano, ma devo farlo, devo "riprogrammarmi" anche in questo senso perché adesso so con certezza altrimenti non mi capiscono. Quella persona pensava parlassi latino!
Qualche volta a scuola, soprattutto con quella famigerata classe di "nuovi al concetto di scuola", ho avuto la terrificante sensazione che non capissero non solo l'inglese, ma nemmeno lo spagnolo.
Ecco, è possibile che non fosse solo una sensazione. Mi hanno spiegato che è plausibile.
Abbiamo degli studenti appena arrivati da paesi come il Guatemala ad esempio, che a casa parlano solo dialetti o lingue indigene e stanno imparando entrambe le lingue allo stesso tempo.
+ Il concetto di scuola
+ la vita in un nuovo paese 
+ tutto il resto.
È del tutto naturale che siano confusi e agitati poveri piccoli.
Il primo giorno di scuola per capire un po' chi avevo davanti, ho chiesto a tutte le classi di fare un autoritratto usando solo certi colori. Devo dire che non è andata benissimo, ma i disegni sono comunque fantastici in tutto ciò che raccontano di questi bambini.
Il fatto che li abbia appesi tutti quanti come avevo promesso li ha emozionati molto. In questa scuola purtroppo non c'è (ancora) l'abitudine di esibire i lavori degli studenti.
Uno studente di quelli più grandi, uno di quelli che mi hanno dato più filo da torcere, mi ha ringraziata. Ha cercato il suo disegno e poi mi detto solo: "grazie", non ci potevo credere. Un'altra, una ragazza che durante quella prima lezione era stata portata via a forza perché si era scagliata contro un compagno e aveva urlato, fra le altre cose, che sono un'incompetente, si è fatta dare un foglio perché ora vuole esserci pure lei su quel muro con gli altri.
Tanti piccoli passi avanti che mi riempiono di felicità e speranza.

martedì 6 settembre 2022

di lunedì e ancore

Oggi sono rimasta a casa perché è festa. È il nostro "primo maggio" anche se tutti i negozi sono aperti come sempre.
Il lunedì a scuola è il giorno più delicato, sono davvero sollevata di poterne saltare uno.
La scuola è iniziata un mese fa di lunedì.
Quel lunedì non lo dimenticherò tanto presto. Non credo di essere mai passata dalla felicità alla disperazione più velocemente.
Immaginai che ogni giorno sarebbe stato come quel lunedì e che quindi non ce l'avrei mai fatta a arrivare alla fine dell'anno (o della settimana).
La persona che ha fatto l'orario scolastico mi spiegò solo in un secondo momento di aver pensato di far fare arte a tutte le classi più difficili di lunedì per agevolarmi, in quanto risulta che la scuola sia più spesso chiusa di lunedì rispetto agli altri giorni. Mi avrebbe fatto molto piacere essere avvisata, ecco, per spaventarmi meno.
In classe abbiamo un pulsantone che possiamo premere per chiedere aiuto in caso di emergenza. L'ho premuto tutti i lunedì.
La settimana scorsa c'è stata una classe che ha superato se stessa. 25 piccoletti completamente fuori controllo. 
Non parlano inglese e a un certo punto ho avuto paura che non capissero nemmeno lo spagnolo.
Ho premuto il mitico pulsante senza drammi.
È arrivato qualcuno dall'amministrazione e ha cominciato a sbraitare in inglese. I bambini non avevano idea di cosa dicesse così mi è toccato tradurre anche la sgridata altrui.
Ho capito che forse ce la posso fare a arrivare almeno alla fine dell'anno scolastico perché mi veniva da ridere e non da piangere come i primi giorni. La situazione era abbastanza comica in effetti. Il comportamento di quei bambini, tutti, era semplicemente ridicolo. Era inimmaginable che un solo adulto potesse tenerli a bada tutti quanti. Quel pomeriggio la loro maestra mandó un'email ai colleghi per dire qualcosa tipo "avrete notato che la mia classe è un po' diversa dalle altre. Ho scoperto che quasi tutti i miei studenti sono "nuovi al concetto di scuola". Non sono mai stati in una scuola e non sanno cosa sia la scuola".

Mi succedono cose di questo tipo.
E non era nemmeno un lunedì.

Venerdì scorso si è licenziata la seconda insegnante. Mi è dispiaciuto molto anche perché era la maestra del programma avanzato. Quello in cui i bambini più interessati e curiosi possono fare lezioni lezioni al loro livello, senza essere trascinati indietro dalle proprie classi. Oltretutto se ha avuto problemi lei con gli alunni più bravi, la situazione è abbastanza grigia per tutti noi che rimaniamo.
Venerdì però è anche arrivato un insegnante nuovo.

La classe più difficile in assoluto, credo, da quello che ho visto almeno, è senza un insegnante fisso da più di un anno. Venerdì erano con me quando ha fatto il suo ingresso il nuovo insegnante appena assunto. C'è stato un gasp generale.
È probabilmente l'uomo più bello che abbia mai visto. Una sorta di giovane Idris Elba. Altissimo, muscolosissimo, elegantissimo. Aveva perfino il farfallino al collo, un pesce fuor d'acqua.
Vediamo cosa succede. Spero tanto che riesca a usare questo suo carisma naturale per portare un po' di calma.
Non potendo insegnare come ho sempre fatto, con i ragazzi più grandi sto cercando di fare un lavoro un po' più ampio della tipica lezione di arte. Per ora mi sembra stia funzionando.
Stiamo parlando di quanto riflettere sulle nostre azioni possa aiutarci sia a stabilire relazioni più profonde con gli altri che a trovare la nostra "voce" in senso artistico.
Tutti abbiamo una voce e una storia e tutti abbiamo il diritto di essere ascoltati.
Da qui siamo partiti per ragionare su come si possa migliorare la nostra comunità in concreto. Avevo fatto esempi come cause ambientaliste, avere più biblioteche, scuole migliori...
Mi hanno risposto "menos tiroteos", meno sparatorie, meno rapimenti, meno omicidi, più cibo. 
Anche quando danno il massimo, quando partecipano, la loro realtà gli impedisce di volare con l'immaginazione, come se avessero un'ancora pesantissima attaccata ai piedi.
Quando si parla di meritocrazia oppure quando si dà implicitamente la colpa ai poveri dei propri problemi bisognerebbe considerare sempre la presenza di quell'ancora.

venerdì 2 settembre 2022

abbott elementary e noi

Dato che me lo hanno consigliato o me ne hanno parlato praticamente quasi tutti quelli che conosco ho guardato Abbott Elementary.
Ho guardato i primi due episodi una sera tornata da scuola stanca morta e un po' demoralizzata e li ho trovati carini.
Il resto della serie è simpatico, ma mi ha anche abbastanza "triggerato".
Lavoro in una scuola in teoria simile, ma quello che ho visto non ha quasi nulla a che vedere con la realtà.
È vero che è una commedia, ma quale insegnante ha il tempo di andare a farsi la manicure in pausa pranzo?
A un certo punto si vede un bambino di kindergarten passare da non saper leggere a leggere la biografia di Michelle Obama alla fine dell'episodio. Come no.
Già che ci siamo sfatiamo un paio di miti sulle scuole americane. C'è l'idea, su cui è basata anche la serie, che le scuole dei quartieri poveri siano brutte, vecchie e senza soldi.
Di sicuro ci sono tantissime realtà di questo tipo, ma non è una regola generale.
La mia scuola (ma ce ne sono tante altre simili, le ho visitate lo scorso anno facendo supplenze) è in un quartiere poverissimo eppure mi sembra abbia tutti i mezzi a disposizione.
Non credo che gli insegnanti vengano pagati poco. Potremmo (e sarebbe giusto) essere pagati di più?
Assolutamente. Ma abbiamo uno stipendio dignitoso e ci sono modi di fare una discreta carriera volendo, anche a livello economico.
Abbiamo la tecnologia, abbiamo i materiali, abbiamo tutto.
Il punto è che quando una scuola è immersa in una realtà degradata, quando molti studenti hanno subito traumi che influiscono in modo negativo sull'apprendimento, quello che manca sono le persone. Si può fare quello che si può fare, non i miracoli.
La mia scuola, ad esempio, ha una biblioteca meravigliosa, ma non si trova un bibliotecario. Si cerca qualcuno che sia altamente qualificato e si offre uno stipendio onesto, ma nessuno evidentemente se la sente.
Non vedo dei responsabili diretti. 
La situazione è quella che è. 
Cosa ne pensate?
Non so se mi sono spiegata bene.
È che trovo un po' frustrante il pensiero unico in ogni campo. L'idea che le cose siano in un certo modo e basta.
Le famiglie povere sono abbandonate dalle istituzioni, gli insegnanti martiri fanno fatica a sopravvivere e in più devono anche spendere i propri soldi per gli studenti. 
Certo, ci sono queste situazioni, ma ce ne sono anche di altre. Dico solo questo.
Per l'opinione pubblica in generale è difficile guardare in faccia la realtà e accettare che purtroppo a volte le difficoltà persistono anche quando ce la si mette quasi tutta.