sabato 31 dicembre 2016

il 2016 e il 2017


Abbiamo passato qualche giorno sulle colline (foto qui). Ci voleva questo piccolo stacco. Normalmente dopo Natale, anzi a partire dal giorno di Natale, mi sento piuttosto depressa, e' sempre stato cosi'. Il non avere piu' niente da aspettare, e' questo che mi frega. Perche' il Capodanno non si puo' certo dire che lo abbia mai aspettato, tutt'al piu' ho sempre cercato di farlo passare nel modo piu' indolore possibile, diciamo. Pero' quest'anno sono stata brava anche se ho avuto un brutto momento il pomeriggio di Natale. 
A un certo punto, verso sera, Joe, sei anni, guarda tutti i suoi regali e dice tutto serio they don't make me happy
Io e Mr J ci guardiamo. Gli chiediamo di spiegarsi meglio. Ho tutte queste cose, ma non mi sento felice. Non sono i regali, le cose che ti fanno felice Joe, sono i momenti, le persone. Mr J gli ha fatto un bellissimo discorso, io invece sono rimasta senza parole.
Non so se fosse in overdose da zucchero e adrenalina il nostro bambino centenario, il giorno dopo si era dimenticato tutto. Ci ho dormito sopra anch'io a quel malumore e in qualche modo i pezzi sono ritornati al posto giusto. L'euforia per la fine di questo 2016 ha prevalso. Come tutti ho avuto qualche anno difficile -su due piedi ne ricordo solo uno in realta'- ma e' la prima volta che sembra che le mie difficolta' personali siano allineate con quelle del pianeta. Mi sento meno sola nelle mie angosce in un certo senso. 

Attraversavo il Texas in macchina, ieri, e vedevo il meglio e il peggio, musica ovunque, tanta creativita' e poi quelle piccole citta' fantasma dove ti capita di trovare quasi piu' bandiere confederate che americane. L'ignoranza, la sporcizia. 
Non e' il 2016, non e' Trump, non sono i miei problemi, e' solo la vita che a volte ci scappa di mano e ci fa paura.  
E allora e' vero che l'unica cosa che hai davvero il potere di cambiare, sei tu e lo sguardo che decidi di avere sulle cose. 
Non saro' mai una grande ottimista, ma so profondamente di avere la possibilita' di scegliere una buona percentuale di quello che mi succede e allora quest'anno, ricomincio da li'.
Tanti auguri per un anno migliore anche a voi.

giovedì 29 dicembre 2016

ancora sull'infermiera

Stamattina mi sono svegliata e ho trovato una richiesta di amicizia dell'infermiera di ieri. Sono rimasta sorpresa perché il nostro incontro mi ha lasciato un po' con l'amaro in bocca come vi dicevo. In effetti però, per essere due quasi sconosciute abbiamo fatto dei discorsi piuttosto impegnativi. Avrà apprezzato?
Ripensandoci, non c'è stata solo quella considerazione lì sulle colpe dei malati che non mi è piaciuta e che mi è rimasta impressa.  Abbiamo parlato anche di altre cose. Ad esempio, del fatto che si dice che quasi tutti prima di morire vedano o sognino la madre -che cosa suggestiva...- e anche del fatto che non serve a nulla chiedere perdono sul letto di morte perché la verità è che quando uno arriva a quel punto della sua vita non ha quasi mai la mente lucida. Insomma, a quanto pare tutte quelle storie dei film sull'ultima fondamentale parola prima di spirare, sarebbero leggende metropolitane. La considerazione finale del nostro incontro era: se vuoi dire qualcosa a qualcuno, se questa persona è importante per te, corri e diglielo subito. Mica male.
Mi sembra un'ottima idea da tenere a mente con l'arrivo imminente dell'anno nuovo.

martedì 27 dicembre 2016

ma come fanno gli infermieri?

Facevo due chiacchiere con un'altra mamma. Si parlava dei malanni dei figli e di quanto si soffra a vederli star male specialmente quando sono piccoli piccoli. 
Mi racconta scherzando che suo figlio non trova molta compassione quando sta male.

- Lavoro in terapia intensiva, vedo gente morire tutti i giorni, non mi commuovo certo per un raffreddore!

Ecco, dovete sapere che da quando sono stata ricoverata in ospedale la prima volta qualche anno fa, ho una venerazione e un'ammirazione sconfinata per gli infermieri. Non ho esperienza in Italia, ma qui fanno turni lunghissimi e sono sempre preparati e precisi oltre che umanamente disponibili a una parola di conforto o anche a tenerti un po' la mano se sei davvero a terra. Sono stata ricoverata quattro volte e non credo di avere mai incontrato un infermiere che non fosse eccellente. Mi sono fatta l'idea che siano esseri umani con un qualcosa in piu'.
Pero' mi sono sempre chiesta come facciano sia loro che i medici a sopportare di vedere tanto dolore ogni giorno e a preservare la propria salute mentale.
Siccome sono curiosa da matti e avevo un'infermiera a portata di mano gliel'ho chiesto, cioe' le ho chiesto se avesse ricevuto anche un qualche supporto psicologico prima di entrare in servizio. 

- No, non ti spiegano niente su come gestire le emozioni, ma io non ho problemi. Certo, non potrei mai lavorare con i bambini perche' loro non hanno vissuto abbastanza e non hanno scelto di essere li', ma se ho davanti una persona di quaranta, cinquanta o sessant'anni, mi dico che in fondo hanno vissuto e se sono li' e' per una loro scelta.

- In che senso? 

- Beh, se avessero avuto uno stile di vita piu' sano o se si fossero curati prima tante volte non sarebbero li'.


Una freddezza. Mi sono venute in mente tutte quelle storie delle infermiere serial killer. Come fai a essere tutti i giorni a contatto non solo con i malati, ma anche con i loro cari e a pensare una cosa simile?
Obietto che tanti qui non vanno dal medico perche' non hanno l'assicurazione e anche se ce l'hanno a volte aspettano il piu' possibile perche' costa comunque moltissimo farsi curare quando si ha qualcosa di serio o si deve essere operati. Noto una piccola luce accendersi nel suo sguardo come se l'idea non l'avesse mai sfiorata. Vorrei dirle, ma come fai a fare un lavoro cosi' dentro a un ospedale senza esserti mai fatta una domanda una sul sistema sanitario? 
Sara' un meccanismo di difesa o semplicemente un grande egoismo e un'immensa mancanza di empatia?
Mi ha detto un'unica cosa che ho trovato interessante.
- La gente non pensa mai alla morte. Non si rendono conto che ogni minuto c'e' qualcuno che muore e quando muore qualcuno che conoscono si disperano. Io invece vedo la morte tutti i giorni. Non e' cosi' terribile, l'importante e' aver vissuto almeno un po'.

sabato 24 dicembre 2016

buon natale

Un grande senso di riconoscenza nonostante le sfide che la vita ci obbliga a portare avanti. 
Buon Natale blogamici. 







venerdì 23 dicembre 2016

l'importanza del dialogo e della riconciliazione dopo le elezioni

Ho ascoltato un TED sull'importanza del dialogo e della riconciliazione dopo le elezioni. C'era un esperto di crisi diplomatiche che diceva che e' estremamente pericoloso quando succede quello che sta succedendo qui e cioe' che una parte del paese non capisce e non vede minimamente le ragioni dell'altra. Ho pensato perfetto, e' proprio quello che mi ci vuole. Ma ascoltando, ho cominciato a sentire subito
 un senso di disagio. Sono andata avanti. Sembravano discorsi belli, innegabile, ma un po' campati per aria alla luce dei fatti. Dopo una mezz'ora, hanno dato la parola a una donna. Una voce giovane, molto riflessiva. Diceva che lo scopo della sua vita era il benessere dei suoi pazienti, e' un medico. Ha cominciato a raccontare che le e' successo spesso che dei pazienti rifiutassero le sue cure o che le urlassero insulti davanti a tutti nello studio dove lavora solo perche' la sua testa e' coperta dal velo islamico. Spiegava con tutta la tranquillita' del mondo il suo modo di fronteggiare queste situazioni che sostanzialmente risiede nel cercare di convincere l'aggressore che lei personalmente non gli ha fatto nulla di male e che anzi si preoccupa solo della sua salute. Diceva di aver ottenuto spesso delle scuse in questo modo, che non bisogna mai smettere di mostrarsi per quello che si e', che e' l'unico modo di combattere i pregiudizi. Poi pero' ha raccontato che il suo vicino di casa bianco, americano, in Minnesota credo, qualche anno fa, un giorno ha suonato il campanello e ha ucciso per odio religioso, senza nemmeno una scusa o un pretesto qualsiasi, suo fratello, sua sorella e una loro amica. Ho spento. 
Mi spiace ma io con chi appoggia politiche espressamente razziste per adesso non ho nessuna voglia di parlare.

giovedì 22 dicembre 2016

effetto natale

A me il Natale fa l'effetto montagne russe emotive. A partire da un mesetto prima, mi rende euforica. Non vedo l'ora di fare l'albero, di mangiare il panettone, di sfondarmi i timpani di canzoni natalizie. Fino al 23 dicembre sono ancora mediamente entusiasta. Il 24 mi piace molto, ma e' li' che comincia lo stress vero. Il 25 e' la malinconia. Normalmente per capodanno sono sotto a un treno.
#celasifa

mercoledì 21 dicembre 2016

i ricchi e i poveri

Dallas e' una citta' scintillante e ricca, incredibilmente ricca. Pensate che io, che sono un'insegnante e che rappresento praticamente la definizione stessa di classe media- conosco almeno un paio di persone che si spostano in aereo privato. Non e' poi una cosa cosi' impossibile da queste parti, ma non pensate sia economico o alla portata di tutti. Quando vivi qui, pero' vieni anche sfiorato da storie di poverta' estrema che in Italia non ho mai sentito. 
Dicevano prima alla radio che adesso molte scuole non solo si adoperano a nutrire i ragazzi (alcune provvedendo anche alla colazione e alla cena tutto l'anno e restando aperte durante le vacanze), ma si stanno anche attrezzando con lavatrici e asciugatrici.
Sembra incredibile, ma hanno scoperto che tanti ragazzi finiscono spesso per saltare la scuola perche' non hanno vestiti puliti. In casa non hanno la lavatrice o i genitori per vari motivi non provvedono a questo bisogno e giustamente si sentono umiliati a presentarsi con i vestiti sporchi. Allora perdono giorni, rimangono indietro, magari finiscono per non diplomarsi e mettersi nei guai con la legge portando avanti lo stesso stile di vita in cui sono cresciuti. 
Alla conferenza degli insegnanti di arte texani, a Novembre, ho sentito alcune storie che mi sono rimaste scolpite dentro e a cui continuo a pensare spesso. 
C'e' questa maestra di Houston, insegna arte alle elementari come me, che a un certo punto, e' tornata a studiare per fare almeno un tentativo per aiutare i suoi studenti. Ha preso una specializzazione in arte terapia, ha trovato i fondi e ha messo su una classe pomeridiana per affrontare traumi che non avrei mai immaginato fossero cosi' comuni e diffusi. 
Ci sono ragazzi che si comportano male, che non studiano e che vengono costantemente espulsi o mandati dal preside che a casa hanno situazioni drammatiche. Bambini che magari hanno entrambi i genitori in prigione oppure drogati a cui si chiede semplicemente di comportarsi come tutti gli altri senza nessun supporto psicologico o di altro tipo.
Mi e' rimasta impressa la storia di una bambina che aveva un sogno piccolissimo, conoscere lo zio che era in prigione da tanti anni, ma con cui aveva stabilito un rapporto epistolare. Quando e' uscito di prigione la bambina ha raccontato alla maestra di non stare piu' nella pelle perche' la settimana successiva sarebbe andata a incontrarlo di persona. Ecco, lo zio lo ha visto, si', ma chiuso dentro una bara. Gli hanno sparato appena ha messo piede fuori dalla prigione e lei, a otto anni, vive con questo rimpianto e questo trauma di averlo visto morto e non vivo. Poi dall'esterno magari quello che si traspare e' una bulletta maleducata.
Ieri Joe si e' messo a piangere perche' gli ho detto che andremo a fare un viaggio tutti insieme durante le vacanze e lui vuole stare a casa. Non voglio mettergli il peso del mondo sulle spalle a sei anni, ma non voglio nemmeno che diventi un viziato egoista che non apprezza quello che ha. Quindi mi pongo questo problema di fare capire a lui come funziona il mondo e trovare dei modi anch'io per fare qualcosa di piu' per gli altri. 
Se c'e' una cosa buona, relativamente, nell'elezione di Trump e' che spinge quelli che non sono dalla sua parte ad agire. Ne ho parlato con molti amici e sentiamo tutti questa urgenza. Le comunita' afroamericane povere come quella della bambina che voleva vedere lo zio, ad esempio, che speranza possono avere sotto una presidenza che ha difficolta' a distanziarsi dal Ku Klux Klan? E i figli dei clandestini che vivono nel terrore di essere cacciati via? Bisogna rimboccarsi le maniche per tutti e soprattutto per i bambini che non hanno nessuna colpa e nessuno strumento per proteggersi.    

martedì 20 dicembre 2016

leggere per resistere

Ho la tavola da sparecchiare, ma il libro ancora impacchettato mi sta chiamando e non sono capace di ignorarlo. Annuso un po' le pagine fresche di stampa e trovo quasi subito qualcosa su cui meditare.
“Andarsene, invece. Filare via definitivamente, lontano dalla vita che avevamo sperimentato fin dalla nascita. Insediarsi in territori ben organizzati dove davvero tutto era possibile. Me l’ero battuta, infatti. Ma solo per scoprire, nei decenni a venire, che mi ero sbagliata, che si trattava di una catena con anelli sempre più grandi: il rione rimandava alla città, la città all’Italia, l’Italia all’Europa, l’Europa a tutto il pianeta. E oggi la vedo così: non è il rione a essere malato, non è Napoli, è il globo terrestre, è’ l’universo o gli universi. E l’abilità consiste nel nascondere e nascondersi lo stato vero delle cose”. 
- Elena Ferrante, Storia di chi fugge e di chi resta

venerdì 16 dicembre 2016

aleppo

E' da ieri che cerco sistematicamente di non leggere le notizie da Aleppo e soprattutto di non vedere quei poveri bambini. Lo so, e' sbagliato, ma mi si spezza il cuore, non ce la faccio. Adesso Joe ha acceso la televisione per guardare i cartoni e si e' imbattuto per caso nel telegiornale. Mi ha chiamato subito: 
- Mamma! Questo e' tristissimo!
Gli ho spiegato un po' cosa succede, che c'e' la guerra.
- Ma hanno detto che settanta bambini sono senza genitori!
- Purtroppo la guerra toglie i genitori ai bambini a volte.
- Ma e' successo tanto tempo fa?
- No, sta succedendo adesso.
Anche a un bambino di sei anni sembra assurdo che succedano ancora cose del genere.

giovedì 15 dicembre 2016

Trump e Berlusconi

Parlavo con un'amica americana di Trump. La pensiamo in modo molto simile e in piu' lei mi da' soddisfazione perche' e' agguerrita quanto me, e' arrabbiata e non lo nasconde. Tanti invece qui, per motivi diversi, non hanno piu' voglia di dire nulla o lamentarsi. Credo sia soprattutto una questione di quieto vivere e stanchezza mentale. 
Come me, la mia amica americana invece, non ha nessuna intenzione di cambiare argomento e andare avanti con la sua vita come ripetono tutti ultimamente. Come se l'elezione di Trump, con tutto quello che ne deriva, non fosse un aspetto centrale della nostra vita. Io e lei insieme in questo periodo siamo due dischi rotti, lo ammetto. 
Lei e' nata e cresciuta qua, ma conosce benissimo anche l'Italia e a un certo punto della discussione e' uscito fuori il paragone con Berlusconi, un classico. Io ho sostenuto che la differenza principale fra i due e' che Berlusconi non e' mai stato cosi' razzista. 
Lei e' saltata sulla sedia, e' stato l'unico momento di completo disaccordo.
Mi ha rimbrottato:
- Berlusconi e' un razzista, tu hai rimosso. Non ti ricordi di quella volta che ha chiamato Obama abbronzato?
Cioe' lei per esemplificare il razzismo di Berlusconi cita quell'imbarazzante episodio in cui fece delle battute grevi sul colore della pelle di Obama definendolo abbronzato.
Non sapevo come spiegarle che purtroppo quel modo di esprimersi e' estremamente diffuso in Italia, anche in modo bonario. Qui se fai una battuta del genere ti becchi del razzista, non se ne discute nemmeno, ma in Italia secondo me no. Non prenderei un episodio simile, per quanto di pessimo gusto, come prova inconfutabile di razzismo. Voi che ne pensate?

lunedì 12 dicembre 2016

la piñata

Ieri siamo stati alla festa di compleanno di un'amichetta di Joe e c'era la piñata messicana. Non so se avete presente, qui in Texas e' un classico delle feste di compleanno.
Si tratta di un contenitore a forma di qualcosa, di solito un personaggio che piace ai bambini, che si appende e poi ogni invitato a turno deve prenderlo a bastonate finche' non si apre e escono tutte le caramelle. I bambini impazziscono per questa cosa. Vi dico solo che a me guardando la scena per la prima volta e' tornato in mente Il Signore delle Mosche perche' la piñata tira fuori la violenza piu' selvaggia e ti accorgi subito che questi istinti atavici entrano in campo non tanto per l'acquisizione delle caramelle, ma per la smania di distruzione.
E ancora una volta Joe si e' dimostrato contro corrente.
C'era questa bambina, ieri, vestita di tulle da piccola principessa con i capelli sciolti lunghissimi. Ecco, sembrava Giovanna D'Arco o un qualche arcangelo della vendetta. Ferma, concentrata con la sua mazza in mano, furiosa. Con grande uso della forza bruta riesce, dopo vari tentativi, a fare una piccola breccia nella piñata. Subito dopo tocca a Joe. Ed ecco che invece di colpire l'oggetto con tutta la sua forza, gli si avvicina lentamente e con cautela ficca il bastone proprio dentro a quel piccolo foro in modo da fare uscire altre caramelle. Praticamente stravolge tutto il senso della cosa.
Mi gratto la testa. Non so che dirvi, genitori che guardate me perplessi, lui e' cosi'.
Misurato e riflessivo, quasi sempre.
Tra l'altro, per la prima volta, ha avuto una piñata anche lui per il suo compleanno il giorno prima, a forma di Tirannosauro. Alla fine i bambini volevano infierire e distruggerla completamente. Lui tristissimo. L'abbiamo dovuta mettere da parte perche' vuole farci un trofeo da appendere al muro nella sua cameretta.
Pero' un po' questa cosa mi piace anche, devo ammettere, che creativita', che idee. Spero che questo suo modo di pensare sempre fuori dagli schemi gli sia utile nella vita.

P.S. Aggiungo qui in fondo, il risultato dell'idea balzana di Joe :)

venerdì 9 dicembre 2016

una cosa che mi e' successa

Nella mia scuola ci sono solo due persone di colore, il signore delle pulizie e un'assistente insegnante. La mia scuola e' anche sede di voto come vi raccontavo e un luogo dove la solidarieta' e' un valore centrale o almeno cosi' ho sempre sentito. Mi ha un abbastanza sconvolto, quindi, il silenzio totale riguardo alle elezioni. Vi ho detto del signore delle pulizie. C'e' stato un bel confronto, ma avevamo parlato anche prima delle elezioni delle nostre idee e delle nostre preoccupazioni. Con l'altra insegnante invece non c'e' mai stato nessuno scambio a riguardo, mai, nemmeno in passato. Non avevo idea di quali fossero le sue idee politiche, ma ci conosciamo da tanti anni e ci vogliamo un gran bene. Ci ho pensato molto, ma alla fine mi e' sembrato appropriato avvicinarla e chiederle direttamente come si sentiva dopo la vittoria di Trump, farle sapere che ero dalla sua parte. Non so se certe notizie arrivino in Italia, sembra che la politica interna sia l'unica priorita' al momento, ma qui si e' tornato a parlare di Ku Klux Klan. In poche settimane abbiamo imparato i nomi dei capi dell'estrema destra, neo nazisti che predicano senza nessuna vergogna la spinta verso un'America bianca, aperta solo agli europei. Ci sono state manifestazioni del KKK e altri fatti spiacevoli, sembra di essere di colpo tornati indietro di sessant'anni. E' come se Trump avesse dato il permesso alla gente di tirare fuori i comportamenti piu' selvaggi e incivili.
Eravamo in corridoio. Ho fatto appena in tempo a dirle ehi, riguardo alle elezioni...
Mi ha tirato dentro a una classe vuota e mi ha abbracciato fortissimo. E' stato commuovente. Mi ha raccontato di vivere nella paura, di chiamare sua figlia piu' volte al giorno per sapere come sta da quando un tale le ha gridato il peggior insulto che si possa fare a un afroamericano, una parola che prima di Trump non si poteva quasi nemmeno pensare e che adesso e' stata pressoche' sdoganata, ma che io adesso, francamente, non riesco nemmeno a scrivere in Italiano da quanto mi fa schifo. 
Mi ha raccontato l'umiliazione che ha sentito, l'angoscia. Vari episodi di questo tenore che sono successi dopo le elezioni a lei e alla sua famiglia. E mi ha ringraziato per essermi fatta avanti, per aver detto qualcosa. Non si capacita di come persone che considerava amiche, con cui magari e' cresciuta, possano aver votato per un razzista come Trump, contro lei, contro la sua famiglia. Il suo era un dolore personale piu' che politico e lo capisco bene. 
La situazione e' grave, e' davvero grave.  

giovedì 8 dicembre 2016

un privilegio immenso e un'esperienza esaltante

Domani e' il compleanno di Joe e come ogni anno gli abbiamo riempito la camera di palloncini. Non vedo l'ora di vedere la sua faccia quando si sveglia e li vede. 
Joe e' sempre cosi' nel suo mondo, buffo e imbranato, ma anche profondo e autoironico per la sua eta'. 

- Joe cosa ti piacerebbe per il tuo compleanno?
- Una festa.
- Una festa come?
- Una festa dei dinosauri.
- Di nuovo? E' il terzo anno!
- No ma questa volta sara' una festa T-Rex.
- Ah ecco. Ma cosa vorresti oltre alla festa? 
- Una torta.
- E poi?
- Una torta a forma di T- Rex.


La torta a forma di T-Rex francamente non so dove la recupereremo. Gli ho proposto di comprare delle mascherine dei dinosauri per i suoi amici, lui le ha esaminate bene e poi ha sentenziato. No, non si puo' fare. A quanto pare non sono abbastanza accurate a livello scientifico. Mi ha chiesto se gliele faccio io e ci perdero' del tempo, ma un po' sono stata contenta. La verita' e' che, a costo di rimetterci delle ore di sonno, mi diverto come una pazza a fare queste piccole cose.
Con lui non se ne esce mai facilmente. Non ti da' mai risposte scontate. Prende sempre tutto da un punto di vista lontano dal buon senso comune, ti stupisce e ti obbliga a fermarti a ragionare anche quando gli stai solo chiedendo che regalo vorrebbe per il compleanno. Ti lascia li' a chiederti...ma come? 
E cosi' ci ho pensato a questa cosa e ho capito che lui non vuole nulla in particolare, vuole dei regali. Vuole dei pacchetti da aprire, e piu' di tutto vuole essere sorpreso. E come dargli torto. 
Al momento e' indeciso se fare il paleontologo o il disegnatore di cartoni animati da grande. 
Vederlo diventare grande e' un privilegio immenso e un'esperienza esaltante.

lunedì 5 dicembre 2016

il referendum visto da qui

Come tanti altri non ho amato e forse nemmeno capito fino in fondo questo referendum. Quello che mi colpisce è che dai giornali italiani non si evinceva il respiro internazionale della cosa. Il fatto che perfino Obama si sia spinto a dare un'indicazione di voto, avrebbe dovuto creare interesse e approfondimenti oltre al si preoccupasse delle sue di beghe invece di dire a noi cosa fare. Qui si è parlato relativamente molto del referendum in Italia, considerando tutti i guai ben più gravi che abbiamo. Si è detto soprattutto che la vittoria del no avrebbe potuto spalancare la porta al populismo anche in Italia ed eventualmente nel resto d'Europa. Seguendo i siti italiani invece sembrava più che altro si trattasse del giudizio universale su Renzi. Pur non essendo stato molto amato, ho la sensazione che adesso che ha fatto quello che ha promesso e si è dimesso, si finira' per rimpiangerlo. Non avete idea della gente che si rimpiange quando va al potere un populista, qui rimpiangiamo chiunque, perfino Bush (storia vera).

giovedì 1 dicembre 2016

l'ignoranza

La settimana scorsa, per il giorno del Ringraziamento, abbiamo fatto un bel giro di parenti e amici vari nel far west ovvero nella famigerata America rurale che ha votato in blocco per Trump. Sono state fatte moltissime battute sul fatto che questo sarebbe stato il Thanksgiving piu' imbarazzante della storia per tutte quelle famiglie americane che si sarebbero ritrovate e scoperte piu' divise che mai dopo le elezioni. In parte e' vero, si e' divisi e non si sa bene di che parlare, in parte, nel mio caso almeno, c'e' stato una specie di tacito accordo nel preservare la pace domestica e non tirare mai (mai!) in ballo l'argomento politico. 
Cosi' ho colto l'occasione per osservare la situazione. E' dal nove di novembre che mi sforzo in tutti i modi di capire cosa passi nella testa degli elettori di Trump, gli insospettabili razzisti della porta accanto. 
Ho osservato principalmente due categorie: i bianchi benestanti e i bianchi del ceto medio che fanno fatica ad andare avanti. I primi si sentono affini a Trump e immaginano che verranno tutelati per una questione di interesse comune. I secondi sono arrabbiati. Non sono andati all'universita', fanno lavori che venti o trent'anni fa venivano pagati bene e ora sono sempre piu' a rischio. Hanno figli e nipoti che a loro volta non hanno un livello di istruzione elevato ne' tantomeno un buon lavoro. Con chi sono arrabbiati? Con Obama, lo odiano, e con gli stranieri. Lo stato protegge i clandestini e non i cittadini. Sono convinti in buona fede di essere loro i discriminati, le vittime della societa'. Tra l'altro a me che sono italiana tutto questo suona vagamente familiare. 
Quello che mi fa impazzire e che cerco disperatamente di capire e' se gli elettori di Trump siano davvero razzisti come sembrano. In teoria è semplice: sostieni una persona idolatrata dai neonazisti, che odia e promette di perseguitare intere categorie di esseri umani, allora sei razzista. Hitler ha schedato gli ebrei, lui promette di schedare i musulmani, il principio e' estremamente simile. Ma come sempre le cose non sono lineari come appaiono. Poi questa parola, razzista, la usiamo talmente spesso ultimamente che sta cominciando a perdere significato.
Vi parlo solo di situazioni che conosco personalmente.
Tante volte il conservatore bianco della classe media (ne conosco diversi) ha sposato una latina, ad esempio, e ha figli dalla carnagione scura oppure ha per vie traverse altri stranieri in famiglia e ci va d'accordo, non li odia assolutamente, tutto normale. 
Ma nelle zone sperdute che abbiamo visitato la settimana scorsa si respira una sorta di avvilimento collettivo. L'ignoranza e la poverta' sono piaghe sociali radicatissime, pero' c'e anche tanta solidarieta' mi pare. 
C'e' questo ragazzino, ad esempio che va ancora al liceo, che e' stato abbandonato dai genitori dopo il divorzio. Dei nostri parenti, tipici personaggi ottusi di quelli che credono ai link complottistici di Facebook per intenderci, se lo sono preso a casa e lo trattano come un figlio. L'affido in queste zone e' comunissimo. Abbiamo una cugina che al momento ha in affido ben tre bambini oltre ai suoi tre o quattro. Dice che le dispiace non essere in grado di insegnargli lo spagnolo perche' e' l'unica lingua con cui potrebbero comunicare con i membri piu' anziani della loro famiglia di origine. Non sono discorsi o comportamenti da razzisti questi, al contrario.
C'e' un'altra coppia che ha adottato due fratellini messicani, di cui uno con un problema cognitivo. Adesso hanno scoperto che esiste anche una terza sorellina, per di piu' malata, e stanno cercando di adottare anche lei. Queste sono brave persone e per quanto le semplificazioni siano tentatrici non si possono liquidare banalmente come razzisti
Quindi continuo a non capirne la logica. Mi e' rimasta impressa la testimonianza di una ragazza musulmana su Humans of New York. Diceva che magari quelli che hanno scelto Trump, ti trattano bene e ti invitano anche il giorno del Ringraziamento, ma in fondo al cuore pensano che questo paese appartenga ai bianchi. Chissa' forse e' cosi'. Oppure sono solo profondamente ignoranti e non ne faccio una questione di titoli di studio. Questa e' un'ignoranza infida, di ritorno, che forse comincia ad affacciarsi in Italia solo adesso. Sembra essere contagiosa perche' e' l'atteggiamento piu' semplice. Informarsi, verificare le fonti, costa fatica, parlare con chi non la pensa come te, con chi sembra diverso da te anche, invece odiare, respingere, sentirsi superiori e' facile sulla corta distanza o cosi pensano. Ma si puo' giustificare questo tipo di ignoranza?