venerdì 29 aprile 2016

joe alla scoperta dei diritti civili

Un paio di mesi fa Joe e' tornato a casa dall'asilo con delle grandi perplessita' da risolvere.

- Mamma sai...in un tempo lunghissimo (la sua traduzione di 'a long time ago' ndr) le persone bianche non volevano stare con le persone nere.

Era successo che quel giorno, per la prima volta, qualcuno gli aveva parlato delle battaglie per i diritti civili. La sua maestra, gli aveva letto la storia di Ruby Bridges, la prima bambina di colore ad aver frequentato una scuola desegregata in Louisiana.

Questa cosa mi aveva colpito moltissimo. Provai una tale riconoscenza per la maestra, che il giorno dopo le scrissi un biglietto e le feci un piccolissimo regalo. La mia riconoscenza nasceva dal fatto che avevo visto Joe emozionato, persino sconvolto e questo significava che la maestra aveva fatto un ottimo lavoro e gli aveva insegnato non solo la storia, ma anche l'empatia che e' una cosa che e' in cima alle mie due o tre priorita' di genitore.
Sono un'insegnante anch'io e purtroppo ho sempre avuto la sensazione che di queste cose non si parlasse a sufficienza. Anche se ho una materia tutto sommato marginale, ogni anno dedico tutto il mese di Febbraio a tematiche e artisti afroamericani e questo mi ha dato la conferma che in effetti i bambini di queste cose sanno ben poco nella mia scuola. Mi sbilancio. Nemmeno gli adulti sembrano cosi' ferrati. All'inizio, umilmente, essendo straniera, chiesi dei consigli e nessuno fu in grado di darmi una mano, non perche' non volessero, ma perche' non sapevano. E poi ci si chiede da dove vengano le varie tensioni razziali che ogni tanto esplodono qua e la': se si dimentica la storia, la storia continua a ripetersi e non insegna nulla.

Ad ogni modo, quando mi capito' di incontrare la direttrice dell'asilo, senza raccontarle nulla di specifico, le dissi che aveva una maestra bravissima e che ero molto contenta di quello che stava insegnando a mio figlio. Lei mi stupi' perche' sapeva tutto quello che era successo. Pare che la maestra avesse fatto vedere il mio biglietto un po' a tutti con le lacrime agli occhi. A me invece, non aveva detto assolutamente nulla, nemmeno un grazie, che e' molto strano nel paese delle thank you cards.

Dopo un bel po' di tempo mi capito' casualmente di ascoltare un podcast che parlava di una storia in un certo simile, ma anche opposta a quella di Ruby Bridges. In questo caso, la piccola studentessa di colore, dopo essere stata torturata per anni sia fisicamente che psicologicamente dai compagni bianchi, aveva finito non solo per prendere le distanze dal movimento per i diritti civili, ma anche per sviluppare un vero e proprio razzismo nei confronti dei bianchi e dell'odio nei confronti della madre che l'aveva esposta a un simile rischio solo per affermare un principio e un diritto di uguaglianza.

Era una storia cosi' interessante e sfaccettata, che metteva in campo oltre a tutto questo anche la tematica dei rapporti fra madri e figlie e diverse generazioni che decisi impulsivamente di parlarne con la maestra di Joe.

Il suo commento, mi lascio' di sasso:

- Non pensare che queste cose non succedano piu'.

- Davvero? Ma dove?

- Ovunque.

- Anche nelle scuole?

- Assolutamente!

- E' che insegno da nove anni qui a Dallas, non ho mai visto nulla...e stai sicura che se vedessi qualcosa lo denuncerei immediatamente non ho nessuna tolleranza in questo senso. Pensando alla mia scuola, mi sembra impossibile perche'...

- Perche' non ha senso, vero?

- ...

- Non ha senso che un bambino nero sia trattato diversamente rispetto a un bambino bianco eppure.

Questa volta tornai a casa un po' sconvolta io. In effetti, qualche voce mi era arrivata all'orecchio anni fa, ma non avevo mai creduto, mai visto, avuto l'impressione che...che cosa orribile. Non riuscivo nemmeno a pensarci.

Sono passate varie settimane e in effetti pian piano, ho smesso di pensare a tutto questo, finche' l'altro giorno e' successa una cosa...

Un bambino, bianco, famoso per essere uno dei piu' indisciplinati, mi dice:

- Posso cambiare posto? Mio padre mi ha detto di stare alla larga da questa bambina perche' porta solo guai.

Il fatto e' che la bambina in questione salta all'occhio tutt'al piu' per quanto e' simpatica e bellina, chi potrebbe mai pensare che 'porta solo guai'?

Ma aspetta un minuto...e' l'unica bambina di colore della classe.

Qui non voglio trarre conclusioni affrettate. Possono essere successe varie cose. Che il bambino abbia mentito a me, che abbia mentito al padre o che sia un piccolo razzista come i bambini sanno benissimo essere purtroppo o che il padre sia un razzista (cosa che mi getterebbe nello sconforto dal momento che lo conosco abbastanza bene e non mi ha mai dato questa impressione). Il punto e' un altro: che non bisogna mai abbassare la guardia, che le cose, anche se non sotto il nostro naso, succedono e che immaginarsi la realta' che piu' ci piace e vedere solo quella, significa fare un immenso torto ai bambini e fallire nel tentativo di proteggerli per quanto il nostro ruolo di educatori lo consenta.
Se la maestra, che e' nera e ha piu' o meno la stessa eta' di Ruby Bridges e dell'altra studentessa, ha parlato cosi', significa che conosce l'argomento e gli abusi, tanto piu' che in questa societa' sta crescendo anche un paio di figli.

Ho deciso, dopo averci pensato a lungo, che d'ora in poi portero' avanti la mia piccola affirmative action perche' in questo caso ci vuole della discriminazione positiva per bilanciare lo cose, o almeno io la vedo cosi'.

venerdì 22 aprile 2016

l'oltraggio del bambino nudo

C'e' questa persona che normalmente intesta le sue mail con cura e che ci tiene molto ai vari convenevoli, che mi manda l'email che vi traduco letteralmente. 
Hai notato la scelta di parole che i bambini stavano usando ieri alla fine della lezione di arte? Quando sono arrivata, ho sentito "bambino nudo" e "uomo con i pantaloni giu'" urlati varie volte da tre diversi bambini. Mi chiedo che cosa abbia provocato questa cosa (hai fatto vedere un quadro con un  bambino nudo?). Queste sono parole sinceramente inaccettabili e non dovrebbero essere usate in nessuna classe. Ho parlato ai bambini che ho sentito, ma non mi piace far partire azioni disciplinari per comportamenti avvenuti sotto la responsabilità di un altro insegnante.
Ti sto solo dicendo quello che ho sentito. Mi auguro che non succeda mai piu'.  

Finita cosi', senza nemmeno un preghero' per te, un Dio ti benedica, un ciao, un vaf!@$ niente. Come se ti chiudessero il telefono in faccia. Come.

Respiro. E questa volta parafraso.
Cara stimata collega,
Qualunque cosa i bambini stessero dicendo sulla porta non aveva nulla a che fare con la mia lezione dal momento che avevamo parlato di arte astratta contemporanea. Peraltro hanno lavorato egregiamente, senza provocare nessun problema.
Per quanto riguarda il favore che mi hai chiesto e che non ha assolutamente nulla a che vedere con quello che insegno, sono molto felice di aiutarti. 
Non sono impazzita, ho messo in pratica il famoso killing with kindness, non saprei come tradurlo in italiano...forse qualcosa tipo fare buon viso a cattivo gioco. In altre parole, ho capito per esperienza che con certe persone e' meglio non discuterci perche' e' come se venissimo da due pianeti diversi, e' una totale perdita di tempo e puo' solo complicarmi la vita.
E infatti, ha funzionato tutto come previsto. In un secondo, ha completamente rivoltato la frittata ed era tutta un sorriso e una smanceria unica. Insomma, sono riuscita a farla sentire sia in colpa per avermi accusato che in imbarazzo per aver usato quel tono. Bingo.
Il mio piano prevedeva anche di calare un velo pietoso sulla questione del vocabolario, ma lei evidentemente ci teneva proprio tanto a esplicitare in maniera ancora piu' chiara la sua indignazione o a giustificarsi.

Mi ha fatto sapere anche a voce che quelle parole l'hanno davvero sconvolta e che ci pensava e ci ripensava e che soprattutto questa storia del bambino nudo la tormentava perche' e' inaccettabile, e' inappropriato e proprio non capiva da dove potesse venire.

Caspita che mistero! Gli studenti in questione hanno cinque anni, quasi tutti hanno fratellini piccoli e cuginetti, non mi sembra un tema cosi' lontano dal loro mondo. E poi comunque a quell'eta' sono delle scimmiette, trovano qualcosa che fa ridere i compagni e la ripetono all'infinito. Adesso Joe, ad esempio,  si e' messo in testa di dire pancetta decine di volte al giorno perche' secondo lui fa ridere. Cosa importa? Gli passera', ha cinque anni, il livello di maturità e' quello, non si puo' mica pretendere che facciano la muffa sti bambini.

Poi ha ripetuto di nuovo la domanda su cui piu' di tutto avrei voluto soprassedere: se avevo mostrato opere sconce ("...magari una Madonna con il bambino?"). E allora a quel punto le ho dovuto dire che non lo avevo fatto, ma avrei potuto, ho il permesso per farlo e quando credo lo faccio senza nessun imbarazzo.

Avreste dovuto vedere la sua faccia.

In tutta questa storia comunque, secondo me, c'e' solo una cosa scandalosa: che questa maestra sente parlare di un "bambino nudo" e di un "uomo con i pantaloni giu'" e si sconvolge e indaga per una settimana sul bambino nudo. Ma come?

Tante volte mi sembra davvero di vivere in mezzo al delirio piu' assoluto.

martedì 19 aprile 2016

ciucciati il calzino

Qualche giorno fa Joe ha preso un'abitudine stomachevole, ciucciarsi il colletto delle maglie.

- Ma tu perche' lo fai?
- Perche' certi bambini a scuola lo fanno e allora mi fanno pensare che e' una cosa giusta.

In quel momento ero distrutta, avevo avuto una giornata infinita e non avevo la forza fisica di pensare a niente, volevo solo che smettesse subito perche' mi dava molto fastidio.

- Tu lo sai che non e' una cosa giusta pero'. Se domani lo fai ancora, ci saranno delle conseguenze. E ora vai subito a lavarti i denti e a metterti il pigiama!
Lui ci ha pensato un po' su...

- I wonder what these 'conseguenze' are...
- Le conseguenze sono che ti tolgo delle cose che ti piacciono: tipo i cartoni, la festa di compleanno di sabato...
Lui se ne va con quell'incedere particolare che ha quando sta per spararne una delle sue:

- Pero' a me piace piu' di tutto Babbo Natale e tu non lo puoi prendere!

E sul momento, e' finita cosi', a tarallucci e vino, con una risata.

Oggi quando sono andata a prenderlo all'asilo, pero' la maestra mi ha detto che le e' sembrato triste e che non ha smesso un attimo di ciucciarsi i vestiti, perfino le maniche.

Anche ieri sera ha avuto un momento di tristezza prima di andare a dormire. Pensavo che dormisse e invece dopo un po' e' tornato indietro con i lucciconi negli occhi.

- Mi sento solo e quando mi sento solo io piangio.  

Ho messo insieme un po' i pezzi e, come non averci pensato prima? Era logico: e' cominciato tutto quando Mr. J e' partito per un viaggio di lavoro piu' lungo del solito, probabilmente e' questo che lo scombussola.

Ad ogni modo -meglio tardi che mai- ho iniziato a darmi da fare per cercare qualche soluzione. Quando ho un problema con un bambino, che sia mio figlio o uno studente, la prima cosa che penso e': che cosa avrebbe fatto Mrs. Guorton? 
E lei non avrebbe mai fatto quello che ho fatto io, sgridare, vietare, mettere in imbarazzo. In una varieta' di situazioni, il sistema che le vedevo applicare rimaneva pressoche' invariato: permettere al bambino di fare quello che vuole, ma in modo accettabile. 

In altre parole, mi sono resa conto che Joe non avrebbe smesso di ciucciarsi i vestiti. Per quanto fosse a disagio, non riusciva a smettere nemmeno nel momento stesso in cui gli dicevo di smettere. Sembrava posseduto da una qualche fissa, un classico dei bambini. Gli dici di non toccare una cosa e gli si accende una specie di fuoco negli occhi che non si spegne finche' quella particolare cosa non sono riusciti a toccarla.

Bisognava trovargli qualcosa da mettere in bocca e subito, prima che distruggesse tutti i suoi vestiti. Dopo una rapidissima ricerca ho scoperto che in effetti esistono dei ciondoli e dei braccialetti fatti apposta per i bambini autistici, iperattivi o che soffrono di questa forma di ansia. 
    
Non so se ho fatto bene, ma gli ho parlato apertamente. Gli ho spiegato che a volte capita che alcuni bambini mettano i vestiti in bocca come fa lui e che non e' un problema enorme, basta trovare qualcos'altro da mettere in bocca intanto che si impara a stare senza nulla in bocca.
Abbiamo scelto insieme il ciondolo e sembrava gia' sollevato, semplicemente vedendo il cambio nel mio atteggiamento, non piu' ostile, ma comprensivo.

Pero' continuava senza tregua. La maglietta era ormai tutta bagnata, orribile. Non mi andava di aspettare Amazon, dovevo fare qualcosa subito. Non volevo che andasse a scuola il giorno dopo e la maestra lo sgridasse o i compagni lo prendessero in giro. Cosi' mi sono inventata un ciondolo artigianale, diciamo cosi', ed e' stato incredibile. Appena ha messo quella sorta di collanina che gli ho fatto al collo, ha cambiato espressione. Era in controllo della situazione in qualche modo e difatti ha smesso immediatamente di ciucciarsi la maglia.

Pensavo a tutte le volte che ho sentito dire che una persona morta vive con te, nel ricordo che ti ha lasciato, nelle cose che ti ha insegnato. Mi sono sempre sembrate frasi fatte, ma ecco, per la prima volta, l'ho trovata vera questa cosa. Forse e' solo la mia immaginazione, ma ho sentito che Ms. Guorton era accanto a me in questa piccola difficolta' e che mi ha aiutato. 

mercoledì 6 aprile 2016

il paradiso

Tempo fa ho guardato un bellissimo documentario intitolato "I bambini sanno" di Walter Veltroni. A un bambino molto intelligente, una sorta di genio della matematica o qualcosa del genere, a un certo punto veniva chiesto se secondo lui esiste il paradiso e la sua risposta era perfetta, di una logica stringente.

- Non credo, se esistesse a quest'ora qualcuno lo avrebbe gia' scoperto.

Hanno messo un nuovo distributore di asciugamani di carta nuovo nella mia classe e continuava a incepparsi.