lunedì 25 luglio 2011

in viaggio con slipino

Ho poi evitato di prendere i mezzi pubblici in città con Slipino e credo di aver fatto bene, mi sembra davvero complicato farlo salire e scendere e eventualmente cambiarlo. In questi giorni però abbiamo fatto un piccolo viaggio in macchina ed è andato benissimo. Abbiamo trovato stanze per bambini in ogni area di servizio e in un caso perfino pannolini e salviette profumate.
Una piccola parentesi. Perchè non ci sono gli autogrill in America?? Li adoro!
Per il resto questo soggiorno italiano sta andando alla grande. Anche Slipino sembra andare pazzo per l'Italia. Il tempo è stupendo (= non ci sono 40 gradi come a Dallas, ma neanche 30, fa quasi freschino) e lui non fa altro che mangiare, dormire e sorridere. Si è abituato a tutto e tutti in un nanosecondo, non ci avrei mai creduto.

venerdì 22 luglio 2011

quando si dice perdersi via

Oggi, ho lasciato Baby J a casa con la nonna e sono andata a farmi una passeggiata (dopo quello che mi avete raccontato qualche giorno fa non me la sono proprio sentita di avventurarmi con lui...).
Era da così tanto che non lo facevo che quasi avevo dimenticato la sensazione. Quando si dice perdersi via. In teoria avevo anche un paio di cose da fare, ma poi ho preferito lasciarmi trasportare dall'umore del momento. Ogni tanto si può fare, e si deve, è sano. Ho fatto una lunga passeggiata e ho finalmente visitato il nuovo Museo del Novecento. Mi sono tornate in mente tante cose, gli anni dell'università, i lavoretti alle mostre. Fino all'anno scorso mi sono sempre imbattuta in qualche vecchio collega visistando le mostre a Milano, questa volta no. Funny How Time Slips Away cantava Lyle Lovett stasera in concerto a Villa Arconati, un altro dei miei posti preferiti.
La bellezza di Milano deve essere inversamente proporzionale alla distanza che ti separa da lei.
Più tempo passi lontano e più slende. O così ti pare.

mercoledì 20 luglio 2011

ora lo vedo anch'io

Al supermercato, ieri, osservavo che la gente aveva davvero uno stile interessante, elegante anche senza essere elegante, originale, vario.
Che poi è esattamente quello che dicono tutti i turisti stranieri che visitano l'Italia.
Ora lo vedo anch'io. 
 

martedì 19 luglio 2011

il momento 'eh già, sono in italia'

Quando vivi all'estero e torni in Italia, vivi sempre un momento di epifania. Un momento in cui non importa quanto stanco tu sia, ti guardi intorno e pensi 'eh già, sono in italia'. Questo momento può essere felice o di grande frustrazione e può capitarti perfino quando in Italia non ci sei ancora nemmeno arrivato. Prendete me. Faccio un viaggio perfetto con KLM da Dallas a Amsterdam. Orario perfetto, tutto perfetto, anche il cibo tutto sommato (menu vegetariano, ve lo consiglio). Arrivo ad Amsterdam e continua ad essere tutto perfetto. Aeroporto splendido, il più bello di tutti quelli che abbia mai visto, con museo, centro di meditazione, biblioteca e perfino un'area a luci soffuse con culle e fasciatoi per far riposare i bambini. Poi comincia l'imbarco Alitalia e già questa perfezione comincia a vacillare.
- Lei il seggiolino non lo può usare.
- Come non lo posso usare? E il bambino dove lo metto?
- In braccio.
- No scusi, allora il biglietto cosa l'ho comprato a fare secondo lei?
- Come? Ha comprato il biglietto per il bambino?
- Perchè?E' tanto strano? Ha mai dato un'occhiata alle statistiche?
- Guardi mi dispiace che abbia speso i soldi, ma Alitalia non accetta seggiolini.
- Ma guardi che è omologato, c'è scritto qui, ho appena fatto un viaggio di 9 ore con KLM e poi sul biglietto c'è scritto 'infant'. Mi vendete un biglietto per un bambino per farmelo tenere in braccio?
- Ah, ho capito. Se viene dagli Stati Uniti era su un aereo più grande. Questo è un viaggio piccolo e l'aereo è piccolo, il seggiolino non ci sta.
- Sta dicendo che se l'aereo è piccolo i sedili sono piccoli? Ero in economy, le assicuro che più piccoli di così, non ci si sta. 
- Guardi, io non lo so, quindi niente seggiolino.
Fine del seggiolino. Evabè.
Sono davvero troppo stanca e contenta di stare per arrivare per fare storie in quel momento. Alla fine del volo (pessimo) però chiedo aiuto. Tutti mi avevano detto 'non avere paura di chiedere aiuto, tutte quelle persone sono lì apposta per aiutarti, soprattutto se viaggi con un bambino piccolo'. E visto che mi avevano sequestrato il seggiolino che era anche un passeggino, non potevo portare sia la valigia che il pupo in braccio.
E a quel punto l'hostess cosa fa? L'inimmaginabile.  
Ferma uno di quei diciottenni che vanno ad Amsterdam a farsi le canne (assolutamente niente contro la categoria intendiamoci) e gli chiede se per favore poteva aiutarmi con il bagaglio a mano visto che avevo il bambino in braccio.
Io lì per lì ho un momento di 'eh già, sono in italia' bellissimo.
Penso con commozione da emigrante 'guarda che bello, guarda che gente buona che si fida del prossimo in Italia. Solo in Italia la gente è così, evviva l'Italia'. Peccato che il tipo accetta, ma in un attimo sparisce con la mia valigia. Cosi' parte l'inseguimento, ma non gli sto dietro con il pupo in braccio. Va troppo veloce e si infila su un bus troppo pieno dove io non trovo posto. Fortunatamente scesa dalla mia navetta, ritrovo il tipo e la valigia. Il fatto è che però la molla davanti al nastro e se ne va. Finisce che un'altra persona vede la scena e mi aiuta a recuperare il resto dei bagagli che non avrei mai potuto sollevare al volo con il bambino in braccio.
Quando ho chiesto aiuto, pensavo che un'assistente di volo oppure qualcuno dell'aeroporto mi avrebbe aiutato, non che avrei dovuto seguire un ragazzetto qualunque con un bambino in braccio dopo quasi ventiquattr'ore di veglia.
Ecco, a questo giro, quello è stato il mio momento 'eh già, sono in italia'.

venerdì 15 luglio 2011

fase tarzan

La tenerezza che suscitano i pargoli sui voli intercontinentali e’ proverbiale .

Fate conto che per di piu’ il mio e’ in piena fase Tarzan. Dicono che a quest’eta’ “gli piace ascoltare la propria voce” e soprattutto alle sei del mattino, aggiungo io. Il suo repertorio in questi giorni comprende soprattutto quello che io chiamo il verso della cornacchia, con tutte le sue variazioni sul tema ovviamente. Speriamo non si rompano i vetri a bordo.

(Ci sara’ pure un modo per fargli capire di abbassare il volume, adesso studio un po’ la situazione, devo trovare dei diversivi…)

Insomma, domani partiamo per l’Italia e siamo molto molto emozionati. Le valigie stranamente sono gia’ pronte e sottopeso (!). E c’e’ una strana calma in questo momento. Avro’ mica confuso chili e libre? Ripesiamo le valigie va’.

Mio figlio di sette mesi sta per farsi mezzo giro del mondo e con un passaporto blu (che quello marrone e’ davvero complicato da procurarsi).

Ah. Sempre siccome nella vita non si sa mai. 

mercoledì 13 luglio 2011

l’italia e’ a misura di slipino?

Qualcuno raccontava in un commento di essersi arrabbiato moltissimo con una signora che in Italia cambiava il pannolino tra i tavoli di un bar e lo capisco, non concilia certo l’appetito. Sono piuttosto certa che la stessa signora sarebbe stata addirittura linciata da queste parti, dove la tolleranza nei confronti di mamme e bambini in questi casi e’ piuttosto vicina a zero. Pero’ qui ci sono bagni attrezzati praticamente ovunque, fare una cosa del genere e’ proprio inconcepibile. In Italia invece? Era pazza la signora che cambiava il bambino al bar o semplicemente non aveva altro luogo? Come si fa a girare con un pupo al seguito in Italia? Qui non ci sono davvero problemi di sorta, basta evitare di allattare in pubblico, ma quello e’ un altro discorso.

Tipo. Io a Milano dovro’ prendere i mezzi qualche volta: c’e’ un modo per tirare su il passeggino o devi basarti sull’aiuto del conducente o di qualche passante? Come si fa in metropolitana con tutte quelle scale? Mi ricordo che c’erano degli ascensori, ma dappertutto? E funzionano? E se bisogna cambiare un pannolino sul treno? Non ho mai usato un bagno sulle Ferrovie Nord per esempio. Ci sono I bagni sui treni locali, no? O no? Aiuto.

Ho vissuto a Milano tutta la vita, ma fino a relativamente poco tempo fa non sapevo quasi cosa fosse un bambino e non ho mai fatto caso a queste cose. Ho cominciato a pensarci solo ora che sto per tornare. Non sono questioni da poco.

Allora, che mi dite? Dovro’ starmene a casa? O dovro’ lasciare lui a casa? (Gia’ mi immagino i salti di gioia dei nonni)

martedì 12 luglio 2011

quando cominciano a metterti in imbarazzo

Mi chiedevo quando e’ che i figli cominciano a metterti in imbarazzo. In fondo vivono con te 24 ore al giorno e sono notoriamente privi di filtri.

Ecco, l’altra sera invitiamo una coppia di amici a cena e a un certo punto la figlia treenne esclama tutta infastidita: – Uffa, mamma, smettila con queste puzze!

lunedì 11 luglio 2011

la seconda tappa

E cosi’ finalmente abbiamo una casa.

Dovete sapere che dove andremo per la seconda tappa del nostro viaggio italiano, le case non si prenotano su internet o tramite agenzia. No, bisogna avere una zia, un cugino, qualcuno sul posto che va li’, vede il cartello affittasi, parla, contratta e possibilmente ti trova un alloggio. Devo dire che un po’ questa cosa mi preoccupava, ma mi hanno assicurato che all’ultimo momento si trovano le occasioni migliori e puntualmente cosi’ e’ stato. E’ fondamentale poi che a cercarti la casa sia un’abitante della zona, con forte accento o padronanza del dialetto. Un amico di Milano che era da quelle parti per lavoro ci ha provato a trovarci una sistemazione ma non c’e’ stato verso. Non e’ riuscito a vedere nemmeno una casa. Ogni volta che provava a informarsi, gli dicevano Ma tu che ci vai a fare la’? Vai a Leuca piuttosto! Vai a Porto Cesareo! Perche’ non c’e’ nessuno che sappia denigrare un posto come chi ci e’ sempre vissuto. E un po’ mi spiace per loro, perche’ non capiscono che cosa hanno.

Noi, ancora una volta invece, vogliamo proprio quello che hanno loro. Il Salento vero, non quello dei turisti milanesi.

Non vedo l’ora. E anche di gustarmi l’espressione perennemente stupita barra infastidita sulla faccia del povero Mr. Johnson che non capisce come si possa vivere senza aria condizionata e acqua calda non dipendente dal calore del sole. Ma e’ americano, che ne sa lui delle innumerevoli estati senza televisione, ad arrampicarsi sugli alberi di fico, a raccogliere le pere verdi, a rubare fichi d’india, ad andare sott’acqua e a prendere i granchi con la sabbia finissima, a esplorare le masserie abbandonate. A fare la fila la sera alle cabine del telefono per chiamare il papa’ rimasto a casa che’ di telefoni laggiu’ ce n’erano si e no una decina nel raggio di chilometri. Siamo pazzi forse, ma e’ questo che vogliamo anche se non e’ piu’ cosi’. La terra rossa con i suoi frutti che hanno tutto un altro sapore. I ricci di mare, le cozze. E scambiarsi vestiti, le passeggiate sul lungomare, il baracchino delle crepe, il pasticciotto, la pizza alla rotonda. Manco da troppo tempo, chissa’ se mi aspetto qualcosa che non esiste piu’.

Intanto sogno.

domenica 10 luglio 2011

tra sette giorni

Tra sette giorni, dopo un estenuante tragitto aereo, il primo con Baby J, saro’ a Milano, prima tappa di un lungo e importantissimo viaggio per mille ragioni.

Che emozione.

sabato 9 luglio 2011

il senso dei fiori per la nonna del far west

La nonna del Far West e’ un tipo decisamente poco sentimentale, almeno in apparenza. L’ultima volta che l’ho vista, un paio di settimane fa, abbiamo avuto una conversazione del tipo:

- Lo senti questo odore?

- Eccome. E’ passata una puzzola…tremendo…

- Gia’, e’ morta. Le ho sparato qui e poi ancora laggiu’.

Di fronte alla mia espressione evidentemente turbata o forse disgustata, Cassandra Johnson ha sentito di giustificare il comportamento della nonna spiegandomi che la puzzola di sicuro aveva la rabbia dato che se ne andava in giro di giorno senza paura e che avrebbe potuto attaccare i cani o la nonna stessa. Non so se fosse proprio necessario sparare alla puzzola, non me ne intendo di rabbia, di puzzole e di case nella prateria, pero’ vi assicuro che la nonna questa cosa qui me la raccontava con un certo orgoglio. Mi sembrava un suo modo per farmi capire che e’ in forma e che ce la fa ancora benissimo a prendersi cura di se stessa e guai a chi le si mette di traverso. Del resto la nonna del Far West ha oramai quasi ottant’anni e (per sua cocciutissima scelta) vive completamente da sola in un posto che dire remoto, non rende l’idea. Ricordo che quando mori’ il nonno guidammo mezz’ora (guida veloce ovviamente, niente semafori e strisce pedonali) per arrivare in chiesa. Questa cosa mi impressiono’ molto.

Ad ogni modo, dicevo, la nonna del Far West e’ una dura, ma ha un modo speciale di dimostrare l’affetto, lo fa attraverso le piante. Ogni volta che andiamo da lei ci riempie di bulbi e piantine (e anche letame veramente) di cui Mr. Johnson si prende cura religiosamente e cosi’ il nostro giardino e’ quasi sempre pieno di fiori stupendi. Soprattutto iris e gigli praticamente di ogni colore. E poi ogni fiore che ci da’ ha una storia. Di solito sono fiori di famiglia, come le canne rosse e altri di cui non conosco il nome, che cioe’ sono stati passati di generazione in generazione da cinquanta, cento anni, e lei ci dice, non si possono andare a comprare come dei fiori qualunque.

Due o tre anni fa la nonna del Far West ci regalo’ una pianticella rampicante. Ci racconto’ che faceva dei fiori splendidi e che era molto resistente al caldo come al freddo, ma forse vivendo piu’ a nord, non si rendeva conto che il clima di Dallas in estate e’ davvero micidiale. Infatti, dopo qualche giorno ai soliti quarata gradi all’ombra, mori’. Completamente secca, sembrava bruciata. Dopo molti mesi pero’ inspiegabilmente rispunto’ qualcosa nello stesso vaso. Quando torno’ l’estate quel qualcosa mori’ di nuovo. O cosi’ sembrava. La scorsa primavera la misteriosa piantina rampicante e’ spuntata un’altra volta e piu’ forte di prima.

Qualche giorno fa finalmente quel fiore di cui ci aveva parlato la nonna, e’ sbocciato. Solo uno, splendido. Un gran bel momento, svegliarsi una mattina e vedere il fiore che hai aspettato di vedere per anni e che cominciavi a pensare non avresti mai conosciuto.DSC00302Credere sempre alla nonna e mai perdere la speranza.

venerdì 8 luglio 2011

la finalissima

Devo dire che cercare una scuola per Slipino, non e’ stato cosi’ difficile come mi era parso all’inizio. Certo, ho passato l’intera giornata al telefono e in giro a visitare asili, pero’ sono un minimo piu’ tranquilla.

Ho scoperto che c’e’ davvero di tutto, anche brutti posti purtroppo, ma almeno sul sito dello stato si puo’ controllare ogni cosa. Quante ispezioni hanno avuto, come sono andate, che certificazioni hanno. Infatti, c’era una scuola che sembrava andasse bene e che invece ha avuto dei problemi gravissimi, menomale che abbiamo controllato. Suppongo che in Italia almeno queste cose non succedano con tutte le trafile burocratiche che ci sono per aprire un’attivita’.

Adesso ci sono un paio di asili che ci convincono, il piu’ e’ fatto. Speriamo vada tutto bene. Ovunque ci hanno parlato di mille attivita’ e programmi, ma penso che a un bambino di pochi mesi serva piu’ che altro un po’ di attenzione e qualche sorriso.

mercoledì 6 luglio 2011

a letto senza cena. sono un’ingrata

Tu sei americana, io sono italiana. Ci conosciamo oramai da una vita, abbiamo mangiato insieme infinite volte, ma sempre con un tacito accordo: io ti faccio le cose italiane, tu quelle americane.

Cosa ti e’ saltato in mente di prepararmi per il 4 luglio

(il 4 luglio dico io! la festa piu’ americana che c’e’, che non c’e’ una sola persona in questo paese che non si faccia un barbeque il 4 luglio)

pasta integrale dal nome sconosciuto con filadelfia, tofu, pollo, zucchine gialle e salsetta indecifrabile all’aglio? Mi vuoi male? Dillo e facciamo prima.

domenica 3 luglio 2011

case di nonni

Mi chiedo come sia possibile che a casa dei nonni del far west ci sia lo stesso identico odore che c’era a casa dei miei nonni in Italia.

venerdì 1 luglio 2011

le parole crociate edificanti

Fra un hot dog e un fuoco d’artificio in questo bollente weekend del Quattro luglio. IMG_20110621_133611(Il fatto che questo sia solo il volume 1, induce una serie di riflessioni)