venerdì 31 agosto 2018

di cartelli e bumper stickers e di beto

Qualche giorno fa mi sono ritrovata in coda dietro a questa macchina e l'adesivo mi ha incuriosito. Ho subito voluto vedere chi andasse così fiero dell'attuale presidente degli Stati Uniti. Nessuna sorpresa. Uomo, bianco, anziano, il tipico supporter di Trump, insomma.  
Dovete sapere che qualche anno fa questo tipo di comunicazione, affidata ai cosiddetti bumper stickers, era molto più comune qui. Se ne vedevano tantissimi, anche molto divertenti. Poi pian piano sono spariti e adesso vederne uno, è un piccolo evento. Questo mi è rimasto impresso. 

Era il periodo in cui Trump ha cominciato a infiammare le folle al grido di Build that Wall, messicani stupratori, bad hombres, ecc. Lo trovai tutto sommato temerario, visto il contesto. 
Anche i cartelli da giardino sono pian piano spariti. Nel 2008, questi cartelli pro Obama erano ovunque. Quello che vedete nella foto è il nostro, ma è durato pochissimo. Una mattina, ci siamo affacciati e non c'era più.


Al momento, non diedi nessun peso particolare alla cosa. Pensai - non ridete per favore- che chiaramente ce lo avesse rubato un supporter di Obama invidioso del nostro bellissimo cartello. Logico, no? Che ingenuità. E' una cosa di cui si cominciò presto a discutere fra amici in quel periodo perché questi cartelli sparivano in continuazione. 
Sembra che qualche tifoso del partito opposto li distruggesse per una questione di disprezzo verso il candidato nero con il nome musulmano. 
Sono piccolissimi segni, ma credo che siano importanti per capire come si sia arrivati alla situazione attuale. 
Mi sono sempre chiesta il senso di questi adesivi o questi cartelli. In una società in cui è considerato maleducato parlare di politica con gli estranei perché volersi etichettare pubblicamente senza mezzi termini, senza nessuna sfumatura? 
Molti pensano che la decadenza morale che vediamo oggi sia cominciata proprio con le presidenziali del 2008 e in particolar modo con la sciagurata scelta di John McCain di proporre Sarah Palin come vice presidente. Se ne pentì amaramente poi, povero McCain, non l'ha invitata nemmeno al suo funerale. Certo, lei potrà sempre consolarsi vantandosi di essere stata l'antesignana di Trump, la prima ignorante/razzista famosa della politica americana, è un primato anche quello. 
Ma torniamo a oggi. Nei giardini del mio quartiere, fioriscono di nuovo i cartelli, proprio come ai tempi di Obama. Quasi tutti, dopo la famosa grandinata di giugno, hanno il cartello pubblicitario della società che gli ha riparato il tetto, qua c'è questa usanza. Tanti però hanno anche un altro cartello. Lo riconosci subito. E' l'unico con lo sfondo nero e dice BETO in stampatello, in grande, in bianco.
Beto sta per Beto O'RourkeVi avevo già accennato brevemente a lui qui, all'inizio dell'anno. Sta cercando di prendere il posto di Ted Cruz al senato del Texas. Sembrava un'impresa impossibile invece ora cominciano a vedersi delle possibilità concrete che ci riesca. 
Non so se metteremo un cartello fuori anche noi questa volta. 
Pensavo a cosa succederebbe se in Italia ci fosse questa moda dei cartelli politici. Sarebbe una discussione unica. Credo che un sacco di persone interpreterebbero il cartello come una provocazione o un invito al dibattito. Sai che inferno dover rispondere tutti i giorni. Salvini, Cinque Stelle, PD... Ma qui è perfino peggio. La gente vede il cartello e non dice una parola. Poi magari di notte, mentre non c'è in giro nessuno, qualcuno viene a distruggertelo in mille pezzi perché disprezzano te e le tue idee fino al punto di non sopportare la vista di un cartello. Però non fiatano. E ti sorridono. E ti chiedono sempre come stai e come va la giornata. 
No, lasciamo perdere cartelli e adesivi per adesso, anche se Beto ha tutto il nostro supporto.
E' un'esperienza molto particolare assistere alla sua ascesa, non ho mai sentito tanto entusiasmo nei confronti di un politico locale, che sembra venuto fuori dal nulla come lui. Non è una cosa che capita tutti i giorni. Persone diversissime fra loro, fin dall'inizio della sua campagna, sono venute a parlarmi di lui con grande trasporto, e qui non è che la politica sia l'argomento più normale da tirar fuori fra conoscenti. 
Beto ha un messaggio chiaro e diretto e piace sia ai liberal, ovviamente, sia a chi ha idee diverse, ma è una persona civile e non vuole avere niente a che fare con la retorica razzista di chi è al governo adesso. 
Come la famigerata mamma del compagno di classe di Joe che di fronte al quesito credi ai dinosauri e all'evoluzione? fece una lunga pausa per poi rispondere drammatica: Io credo a Gesù. Beh, almeno su Beto siamo d'accordo.
E' che lui non solo è in gamba e ha carisma, ma lavora anche come un forsennato, lo vedi perché documenta tutto. Con la sua modesta Toyota Tundra ha già visitato tutte e le 254 contee del Texas, un'impresa in sè. Se provate a dare un'occhiata alla sua pagina FB, lo trovate live praticamente a tutte le ore, non si capisce dove prenda l'energia. 
Questo fenomeno di Beto 2018 ha anche un aspetto comico dato dall'atteggiamento del suo antagonista Ted Cruz. Ted Cruz che rischia comunque di vincere per una serie di consuetudini legate alla politica texana, ma che è in palese difficoltà e si capisce che non sa assolutamente più cosa inventarsi. Rivolge a Beto offese stranissime (tipo che da giovane era un figo pazzesco e faceva parte di un gruppo rock punk) che finiscono puntualmente per aumentare la sua popolarità e farlo risaltare anche sui media nazionali. E così qualcuno comincia davvero a parlare ad alta voce di lui per le presidenziali del 2020 indipendentemente che vinca la sua corsa per il senato o no. 
Chissà che il nuovo Obama non venga proprio dal Texas.   

martedì 28 agosto 2018

texani, vegani e anche crudisti

E' da un po' che per curiosità seguo su Instagram una famiglia texana, vegana e anche crudista. Si dice così? Boh. Insomma, loro mangiano solo frutta e verdura cruda e di lavoro vendono i segreti per praticare questa loro dieta. Hanno un seguito enorme. Ho cominciato anch'io a seguirli inizialmente nella speranza di scoprire nuovi modi di mangiare la frutta e la verdura e magari conoscere nuovi prodotti naturali. Ci sono talmente tante cose qui, nei vari supermercati etnici ad esempio, che non so nemmeno come preparare. Ho immaginato che loro fossero più informati. La mia impressione, invece, dopo qualche mese, è che mangino semplicemente quintali di frutta e qualche verdura ogni tanto, sempre le stesse cose, messe insieme un po' a caso. Nulla di illuminante sotto il profilo gastronomico, però ho continuato a seguirli perché mi interessa l'argomento e mi incuriosiscono molto, mi piace cercare di capire chi ha un modo di vivere diverso dal mio. Un giorno lei spiegava che il bello di questa dieta, o per meglio dire, di questo stile di vita, è che non hai nessun tipo di limite: puoi mangiare quanto vuoi senza ingrassare e sei sempre pieno di energia. Spiegava anche che loro non mangiano a orari precisi, ma seguono l'istinto e mangiano quando hanno fame. Hanno tre bambini, di cui una piccola, di circa un anno che ancora viene allattata. Ogni membro della famiglia mangia quando ha fame in modo indipendente a qualunque ora. E' un concetto sicuramente logico, ascoltarsi e mangiare solo quando il corpo lo richiede, solo che in pratica, in questo modo la socialità viene completamente staccata dal cibo e questo per me, da italiana, è abbastanza inconcepibile. Loro dicono: si mangia quando si ha fame, non c'è bisogno di mangiare per stare insieme e in teoria è giusto, ma la realtà è che poi si mangia anche per stare insieme o si sta insieme con la scusa del mangiare. Oltretutto la società ha determinate regole: se lavori o se studi normalmente hai una pausa pranzo a un orario prefissato, non puoi alzarti e andare a mangiare nel mezzo di un lavoro o di un compito in classe. I loro followers li adorano e li difendono a spada tratta. Ieri per caso mi è caduto l'occhio su un commento meno adorante, uno dei pochissimi. Qualcuno chiedeva se avessero un titolo di studio e se avessero una conoscenza professionale della materia dal momento che si guadagnano da vivere dispensando consigli che riguardano l'alimentazione dei bambini piccoli e la salute delle persone in generale.
La risposta è un capolavoro, una sintesi perfetta di questi tempi che stiamo vivendo.
"Abbiamo centinaia e centinaia di ore di studio della nutrizione alle spalle. Tante persone che sono andate a scuola per diventare medici o nutrizionisti, non sanno nulla di alimentazione corretta. A scuola tutto quello che impari è quello che la scuola, l'insegnante e il libro di testo vogliono che tu impari a prescindere che sia vero o no. La maggior parte delle persone non studia nemmeno un'ora per conto proprio oltre a quello che impara a scuola e questo può essere pericoloso e causare danni a chi si rivolge a loro. Noi invece, mettiamo a disposizione il nostro sapere e condividiamo la nostra esperienza diretta. Dato che abbiamo mangiato in questo modo per così tanto tempo, abbiamo così tanta esperienza personale e così tanto studio alle spalle, siamo in grado di aiutare gli altri a ottenere i risultati che vogliono. Per esempio, se imparassi da autodidatta come costruire le case in modo corretto, mi sentirei sicura di poter insegnare agli altri a fare lo stesso, a prescindere dall'aver frequentato la scuola per costruttori di case o meno. Tutti sono liberi di accettare o no il nostro aiuto e la nostra guida, ma è molto pericoloso sostenere che sia giusto ascoltare solo chi ha una laurea visto che molti di quelli che ce l'hanno non sanno nulla di alimentazione sana e seguono ciecamente quello che gli dice il loro insegnante senza fare le proprie ricerche per scoprire se sia vero o no".
Leggendo questo e vedendo le reazioni positive, mi è venuta in mente una cosa che diceva sempre la mia professoressa di lettere del ginnasio quando ci vedeva abbattuti:
- Vedete, magari adesso odiate studiare tutte queste declinazioni a memoria, ma se volete arrivare a capire e gioire di quello che di importante ci hanno lasciato i Greci e i Romani, se volete superarle queste regole noiose, dovete prima conoscerle e farle vostre.
Ecco, credo sia così in ogni campo. Non esistono scorciatoie. Se non ti piace qualcosa e vuoi contestarlo, devi conoscerlo alla perfezione.
L'atteggiamento di rivendicazione dell'ignoranza che vedo sia a destra che a sinistra, sia qui che in Italia in questi ultimi anni, mi lascia esterrefatta.
Quand'è che l'ignoranza ha cominciato a essere un trofeo? Com'è potuto succedere?

domenica 26 agosto 2018

un piccolo orso polare in una tempesta di neve

Woody voleva fare un puzzle.

- Joe vuoi fare un puzzle con noi?
- Sì però facciamo il mio puzzle! - e schizza nell'altra stanza. 
Strano, ma è Joe quindi non tantissimo in realtà.
Dopo cinque minuti torna.
- Ecco, provate a fare QUESTO puzzle!


- Mah?
- È un piccolo orso polare in una tempesta di neve. 
Praticamente ha tagliato un foglio bianco in mille quadratini, ha disegnato un orsetto su un pezzo e si aspettava che io e suo fratello fossimo in grado di rimettere tutto insieme.
- Joe mi spiace, mi sa che il tuo puzzle è un po' troppo difficile per me e Woody.
Sospira.
- Hai ragione, è molto difficile. 
Ci pensa un secondo. 

- Forse è per persone veramente molto molto intelligenti.

Sempre piacevole sentirsi apprezzati.

Va a prendere una bustina e lo mette via. Adesso voglio proprio vedere chi riterrà abbastanza 'intelligente' da poterlo risolvere. 

giovedì 23 agosto 2018

perchè rimangono dalla sua parte

La giornalista serissima della PBS (qui intorno al minuto 7:50) aveva appena spiegato che dopo le rivelazioni del suo avvocato Michael Cohen, Trump potrebbe verosimilmente essere coinvolto in attività illegali. Allora chiedeva all'inviata alla convention di Trump: cosa ne pensano i suoi supporters? Com'è possibile che continuino a sostenerlo nonostante tutto questo?
Risposta.
Fondamentalmente a loro non importa. Ci sono due categorie di supporters: quelli che non credono che il presidente abbia fatto nulla di male e che dicono che a meno che commetta alto tradimento o spari (sì spari) a qualcuno continueranno a stare dalla sua parte e quelli che pensano che tutto questo è una questione fra Trump e Dio.
Un giovane supporter intervistato ha sostenuto che Trump, pagando le amanti, ha solo cercato di proteggere Melania e ha fatto quello che un uomo deve fare.

sabato 18 agosto 2018

gli invisibili

La mattina del 15 agosto mi sono svegliata all'alba con le martellate. Un paio di mesi fa la grandine ci ha distrutto il tetto e finalmente sono venuti ad aggiustarcelo. Appena ho acceso il computer ho realizzato che era anche Ferragosto. 
Oltretutto. 
E' che qui il Ferragosto non si festeggia e rischia di essere una giornata un po' malinconica. Magari non è proprio così, ma da expat spesso la percezione in questi casi è quella di essere dall'altra parte del mondo da soli, mentre tutti gli altri sono insieme a festeggiare in qualche bel posto. Sentirsi, in qualche modo infantile, esclusi, è un attimo. Però come dicono gli americani? Quando la vita ti dà i limoni, fatti una limonata.
A noi ha dato una bella giornata d'estate al posto dei limoni e allora abbiamo puntato su quella. Mentre sembrava che la casa ci crollasse addosso, ho preparato i pupi in fretta e furia e siamo fuggiti in piscina. 
Dato che nessuno qui sapeva che era o che cos'era Ferragosto -tra l'altro una di quelle ricorrenze a cui in Italia non ho mai dato nessun peso, misteri dell'emigrazione e della famosa nostalgia canaglia- la piscina era semi deserta e siamo stati molto, molto bene. 
Tornati a casa nel tardo pomeriggio, stanchissimi e affamati, un'amara scoperta: gli operai erano ancora sul tetto a martellare. Nel frattempo anche Mr. J è tornato a casa e abbiamo deciso di concederci una cenetta fuori per avere un po' di riparo dal baccano. Finiamo la cena e incredibilmente gli operai sono ancora lì. La vicina mi chiama per un consiglio. La settimana prossima tocca a lei riparare il tetto e mi chiede come se la sono cavata gli acchiappaconiglietti. E' molto preoccupata che il martellamento sia uno stress eccessivo per il suo boxer. Sarà il caso di mandarlo un paio di giorni in pensione?
Mentre ragionavamo su questa questione, all'improvviso mi sono resa conto dell'assurdità. Tutte queste cautele per i nostri cani mentre ci sono degli esseri umani da 13 ore su un tetto, senza casco e senza un'imbragatura di sicurezza in una temperatura vicina ai quaranta gradi. 
E io che mi autocommiseravo per il mio Ferragosto in piscina, egocentrismo à gogo.  
La mia vicina di casa condivide il mio pensiero sugli operai, ma mi dice anche che non si sentirà mai in colpa per preoccuparsi del suo cane. E' una sua responsabilità ed è giusto che se ne occupi al meglio. Sacrosanto. Io i miei cani in pensione ce li ho mandati anche solo per una semplice festa di compleanno le volte in cui ho avuto paura che la Ragazzina si spaventasse della confusione e avesse qualche crisi delle sue. 
Però cavolo. Non è giusto. 
Una cosa non esclude l'altra in teoria eppure sì, alla fine è sempre cosí, ci ricordiamo del cane che è lí che dorme tutto il giorno al fresco dell'aria condizionata e diamo per scontato che l'operaio messicano magari illegale e senza assicurazione sanitaria debba lavorare in quelle condizioni. 
Non lo vediamo. E' completamente invisibile ai nostri occhi. Come i coyote che qui girano anche in città in grandi numeri, ma nessuno se ne accorge.
Tra l'altro, tutta la zona ha subito lo stesso danno dalla grandine e ci sono tantissimi lavoratori sui tetti in questo periodo in particolare. Ho cominciato a notare che in effetti nessuno indossa il casco o è attaccato a una fune. Mi dicono sì, ma questi tetti non sono ripidi, ci si cammina benissimo. 
Bah. Io inciampo anche sui miei piedi, non posso immaginare di stare tutto il giorno là sopra e non avere nemmeno un giramento di testa.
Brividi.
Questi poveretti devono essere l'equivalente texano dei raccoglitori di pomodori nel sud Italia, eppure qui nessuno dice niente. E' tragico, ma non siamo nemmeno arrivati a quel becero livello di consapevolezza qui. I diritti dei lavoratori sono abbastanza pochi in generale, poi se questi lavoratori sono anche stranieri e magari clandestini, non c'è niente da fare.
Mi sono chiesta se fosse tutto legale e quello che ho capito è che non è esattamente legale, ma è tollerato al punto da essere la norma. Infatti abbiamo richiesto diversi preventivi per il lavoro e non abbiamo notato differenze fra le varie ditte. Mi hanno spiegato che funziona così: c'è il proprietario che appalta il lavoro a qualcuno che parla spagnolo, gli americani non vogliono farli questi lavori. Questa persona trova la manovalanza. A quel punto, ogni lavoro viene pagato una determinata cifra e quella cifra va divisa fra gli operai. Agli operai conviene essere in pochi e finire presto così possono guadagnare di piú e passare al lavoro successivo.    
Il primo giorno mi sono sentita in imbarazzo a offrirgli dell'acqua fresca. Mi sembrava ovvio che avessero una scorta. Il secondo giorno, per scrupolo, gli ho fatto trovare un frigo da campeggio pieno di acqua, gatorade e altre bevande fresche, lo hanno svuotato. Credo che stessero bevendo l'acqua del rubinetto che usiamo per annaffiare il giardino.  
Ma il tetto è finito. Mi sento ripetere sei contenta? E' bellissimo. Non l'ho nemmeno guardato. Mi fa piacere che nessuno si sia fatto male, quello sì.
A volte me lo dicono quelli che mi sono vicini e me lo dico anche da sola...rilassati, è tutto a posto, non puoi farti carico di ogni ingiustizia, però la verità è che per rilassarsi, ci vogliono i paraocchi e io i paraocchi non li voglio. 

martedì 14 agosto 2018

tu lo sai chi ha inventato gli abbracci?

Joe è in una fase in cui pensa a tutto in termini di
invenzione. L'altro giorno, aveva molta fame, gli ho dato un cracker e invece di dire che buono, ha detto sono felice che qualcuno abbia inventato questo cracker! 
Quando mi ha regalato questo disegno di noi due che ci abbracciamo, mi ha chiesto: 
- Tu lo sai chi ha inventato gli abbracci?

martedì 7 agosto 2018

nuotare o scrivere libri

In Italia, Joe andava al campo estivo in piscina tutti i giorni e tutti i giorni facevamo più o meno la stessa conversazione:
- Joe com'è andata oggi?
- Bene!
- Glielo hai chiesto alla maestra (di insegnarti a nuotare)?
- No.
- Ma guarda che a lei fa piacere, è il suo lavoro...
- Lo so.
- Glielo chiedi domani?
- No.
- Ma perchè?
- Ho deciso che imparo a nuotare da solo.
Facciamo conto che è andata così anche l'estate scorsa e forse anche quella prima. Non si è smosso di un millimetro dal suo proposito di imparare a nuotare da solo. Poi venerdi eravamo in piscina, lui giocava con la sua tavoletta da surf e a un certo punto... è stato un secondo. Ho visto proprio come una scintilla nei suoi occhi e... Mamma guarda!
- Joe lo sai che hai appena imparato a nuotare?










Esaltazione pura. Chiaramente la piscina chiudeva cinque minuti dopo, succede sempre così. Per tutto il fine settimana, non ha parlato d'altro. L'unica cosa che voleva era tornare in piscina. E io invece l'ho portato al museo, ma quella è un'altra storia. In piscina ci siamo tornati ieri, ore e ore di nuoto. Mi aspettavo che oggi volesse andarci di nuovo. Anzi ne ero certa, si è divertito talmente tanto ieri e poi adesso sa finalmente nuotare, o stare a galla che per lui è lo stesso, e in piscina ci sono anche i suoi amichetti. Cosa potrebbe desiderare di più?
- Joe cosa vuoi fare oggi?
- Stare tutto il giorno a casa a scrivere libri.
Mi risponde senza nemmeno alzare la testa dal foglio.
Libri al plurale perché sta scrivendo una saga, mica si accontenta di scrivere un libro solo lui.


P.S. 27 Agosto 2018. Ho scoperto anche che si era fatto le istruzioni. Non lascia niente al caso il nostro Joe.

sabato 4 agosto 2018

una scena bellissima

Una scena bellissima oggi al parco. Un caldo bestiale come sempre d'estate in Texas. A un certo
punto arriva questa signora bardata dalla testa ai piedi in abiti tradizionali di non so che paese che con scatto felino raggiunge la cima della giostra. Per prima cosa ho pensato che non c'è niente da fare, se vedi tuo figlio che penzola a tre metri da terra, te ne freghi del vestito e vai a recuperarlo. Poi ho guardato meglio e no, non c'era nessun figlio. Era lei che aveva solo voglia di giocare e l'ha fatto. Fantastica!

venerdì 3 agosto 2018

negare è stupido

Qualche giorno fa mi è capitato per caso di vedere questo servizio della Tv Svizzera sul problema della mortalità materna negli Stati Uniti. Dura solo cinque minuti ed è in italiano, se potete, per favore guardatelo. 
Pochi sanno che circa 900 donne ogni anno muoiono per patologie legate alla gravidanza, una percentuale altissima per uno dei paesi più ricchi del mondo. 
Mi ha fatto piacere vedere che se ne cominci a parlare all'estero visto che qui paradossalmente sembra che questo argomento interessi sì e no a quattro gatti. E' un problema che mi sta molto a cuore per diversi motivi, anche personali, e dato che dopo tutto ho avuto ben due gravidanze ad alto rischio in questo paese, provo a spiegarvi almeno un po' come possono andare, oppure non andare, le cose in queste situazioni. 
Per uno strano scherzo del destino, ho sofferto entrambe le volte, per puro caso, di una di quelle patologie che in un passato neanche troppo remoto comportavano la morte quasi certa della madre e qualche volta anche del figlio. Persino oggi, con tutti i mezzi tecnici che ci sono, nei casi come il mio, i medici non possono stabilire con esattezza la gravità finché non fanno nascere il bambino. A quel punto però può essere magari troppo tardi. 
Nel mio caso, soprattutto la seconda volta, la situazione sembrava volgere al peggio. 
Il mio medico (che se volete potete visualizzare così) è stato eccezionale. Le sue visite, verso la fine, erano più che altro lezioni universitarie. Mi spiegava tutto. Con infinita pazienza rispondeva a ogni dubbio, tirava fuori il modellino anatomico e mi faceva perfino i disegnini per essere sicuro che capissi esattamente cosa stava succedendo e quali fossero i rischi a cui andavo incontro. Con immensa professionalità, ha fatto tutto quello che poteva per aiutarmi a fare la mia scelta nella maniera più consapevole possibile. Si trattava praticamente di decidere se farsi togliere un organo e sopravvivere di sicuro o tenersi l'organo, ma poi chissà. Non auguro a nessuno di doversi mai trovare a fare una scelta simile, ma dovendola fare augurerei a chiunque di imbattersi in un medico così. Ha programmato il parto in modo che i migliori specialisti potessero essere in sala operatoria con lui. Proprio all'ultimissimo momento, ha mostrato anche la sua tenerezza e mi ha tenuto la mano un attimo per farmi coraggio. E' stato un po' buffo, lui che era sempre stato così austero prima. Quando l'operazione è iniziata si è capito subito che la situazione era molto migliore di quello che si era temuto. Sono qui, sono viva, tutto è andato magari non bene bene, ma nel migliore dei modi possibili e non potrei essere più grata. 
Pochissimi mesi dopo, mentre io ero a casa con il mio pupo insonne, ho saputo che un'altra mamma che aveva appena avuto due gemelli, una collega di Mr. J, non era stata altrettanto fortunata e aveva perso la vita. Certo, altra patologia, altro medico, altra situazione, però guarda caso questa mamma rientra perfettamente nella casistica a cui fa riferimento il breve servizio della televisione svizzera a cui accennavo all'inizio. Era nera e le mamme che muoiono nella maggioranza dei casi qui sono quelle nere. 
Perché le donne di colore muoiono di parto più delle altre negli Stati Uniti?
I motivi sono fondamentalmente due: il primo è che i medici tendono a prenderle meno sul serio quando spiegano i loro sintomi e il secondo è che per tutta la vita soffrono di quello stress particolare che è legato alla discriminazione. 
Sì, ci sono degli studi che hanno dimostrato che essere vittima di discriminazione razziale a lungo andare indebolisce non solo lo spirito, ma anche il corpo, gli organi vitali e riproduttivi (leggete qui per un'idea generale).
Potremmo metterci adesso a dibattere -e so che qualcuno non vede l'ora di farlo- se sarebbe morta lo stesso o no se fosse stata bianca, ma l'unica cosa certa è che non era bianca, ma nera e che a parità di assicurazione sanitaria, età e titolo di studio, lei non è sopravvissuta e io sì.
Quello che voglio dire è che accanirsi nel negare, entrare nei dettagli di ogni singolo episodio di discriminazione e fare il processo a chi denuncia, è stupido e non porta da nessuna parte. 
Denunciare di aver subito un qualunque abuso o una discriminazione non è mai uno scherzo. E' necessario prendere queste denunce molto sul serio e avere rispetto per chi si trova in una condizione di fragilità per vari motivi.  
Tra l'altro, gli studi più recenti dimostrano che non sono le grandi ingiustizie a compromettere la salute, ma lo stress quotidiano, l'essere trattati con sospetto o ostilità dalla cassiera al supermercato o dallo sconosciuto sull'autobus. Queste sono situazioni difficilmente documentabili, bisogna assolutamente ascoltare e riflettere quando qualcuno le denuncia.  
Vi scrivo da un posto notoriamente, leggendariamente razzista, eppure qui una conversazione innovativa e intelligente come questa che traccia una linea fra il razzismo e la salute delle persone, sta cominciando. Da molto tempo si stanno raccogliendo dati e prove e questo è il primo passo, un passo indispensabile per sconfiggere il problema.  
Forse in Italia siamo stati così impegnati e pensarci come brava gente da dimenticare di guardarci allo specchio e vederci per quello che realmente siamo. 
Una volta, qualche anno fa, ho discusso per due ore con un carissimo amico italiano che sosteneva qualcosa tipo che sia giusto fare battute sul colore della pelle, se fanno ridere e se non si esagera, che non c'è niente da offendersi o niente di male. Lui era perfettamente in buona fede, pensava davvero che dal momento che lui non si sarebbe offeso per una battuta sul colore della sua pelle, allora nemmeno un nero. Calma. Le persone e i popoli hanno una storia alle loro spalle, le cose sono un po' più complesse di così e non si equivalgono, infatti poi l'ha capito anche lui credo, semplicemente non ci aveva mai pensato. 
Bisogna allargare lo sguardo, parlarsi.
Ho la sensazione che tanti in Italia siano sulla difensiva perché si stanno confrontando con il problema del razzismo, o meglio del proprio razzismo, forse per la prima volta. 
Ragionare sul razzismo è una delle cose più difficili che possiamo fare perché se siamo onesti con noi stessi, dobbiamo metterci in discussione e fare i conti prima di tutto con il fatto che anche noi abbiamo determinati preconcetti, tutti ce li hanno. 
Stabilito questo, si fa il passo successivo e si cerca di capire come possano sentirsi gli altri, come possa essere la loro esperienza di vita rispetto alla nostra. 
Negare come vedo fare in questi giorni che il razzismo in Italia esista, è stupido e porta solo a un accanimento sempre più acritico di ognuno sulle proprie posizioni iniziali. 
Non è questo che vogliamo.

giovedì 2 agosto 2018

una valigia per tre

Ieri è arrivato l'altro expat della famiglia, il Johnson Giapponese, il fratello di Mr J che vive a Kyoto e non tornava qui da otte anni. 
È venuto da solo con due dei suoi bambini. 
Si fermano tre settimane.
Una valigia in tre.
Gulp.
Com'è andato il viaggio? Benissimo!
Hanno fatto un milione di cose tutto il giorno e sono andati a dormire la sera, come noi. Anzi forse eravamo più stanchi noi.
Dimenticavo, entrambi i bimbi che sono venuti qui solo una volta da piccolissimi, parlano perfettamente giapponese e inglese.
Che cosa non ho capito della vita?