lunedì 31 marzo 2008

il kit dell'elettore

Mi e' finalmente arrivato il kit dell'elettore italiano all'estero. A dire il vero mi ha fatto un po' emozionare vedere le schede. Mi e' venuta in mente la scuola elementare dove andavo a votare nel segreto della cabina elettorale e ora e' stranissimo vedere quelle stesse schede giacere per giorni nella cucina della mia casa dall'altra parte del mondo.
Comunque, il meccanismo e' semplicissimo e votero', si' perche' capisco tutte le perplessita' sulla situazione politica italiana e il senso di ingiustizia che ne deriva, ma per me, nonostante tutto, non votare non e' un'ipotesi contemplata.
Ho ricevuto qualche giorno fa anche il volantino del candidato locale de Il Popolo delle Liberta'. Evidentemente non devo essere riuscita a seminarli. Berlusconi presidente leggo sul simbolo e mi vengono i brividi. Poi leggo meglio e mi sento subito rassicurata. Il candidato in questione ha una moglie e ben due figlie che valgono per quattro, Giulia Nicoletta e Pamela Rosalinda, e si interessa di musica e sport. Perbacco. Scopro anno per anno quello che ha fatto dal diploma in poi. E' un elenco lunghissimo e dettagliato. Scopro che e' per la politica del fare. Dice che bisogna credere in quello che si fa e portare avanti le richieste degli elettori non, cito testualmente, per conservare la 'poltrona' ma per il bene comune. Alla fine uno dei suoi aforismi fra virgolette "Non bisogna essere soltanto Bravi, Bisogna essere i Migliori". Firmato. In conclusione, come se si fosse quasi dimenticato questo dettaglio insignificante, finalmente il programma del suo partito.

Titolo: "Il programma del PDL. Sette Missioni per il Futuro"

1. Rilanciare lo sviluppo [si, ma come?]
2. Sostenere la famiglia [si, ma come?]
3. Piu' sicurezza piu' giustizia [voglio vedere chi dice di no]
4. I servizi ai cittadini [quali? come?]
5. Il sud [si, il sud e anche il nord e il centro, che scoperta]
6. Il federalismo [si o no?]
7. Un piano straordinario per la finanza pubblica [ci sono, non lo spiega perche' un piano segreto]

E con un programma cosi' come si potrebbe essere tentati di non votare?

sabato 29 marzo 2008

calvino e la spazzatura

In questi giorni sto leggendo anche un altro libro Le citta' invisibili di Calvino. I motivi per cui questo libro mi sta dando molto da riflettere sono diversi e mi riguardano molto da vicino. Il tema del viaggio, della scoperta, dell'essere straniero, del non avere padronanza completa di una lingua, per esempio. Pero' quando sono arrivata alla descrizione della citta' di Leonia, sono rimasta sconcertata dalla sua attualita'. Leonia e' la Napoli di oggi senza dubbio e questo libro e' stato pubblicato nel '72 e scritto diversi anni prima. Il problema della spazzatura e delle mozzarelle a Napoli e' tremendo in generale, ma da fuori forse ancora di piu'. Dover sentire qui che le mucche pascolano nella spazzatura e molto altro ancora, scaturisce un moto di rabbia perfino superiore a quello che si prova sentendo le stesse cose in Italia. Ci si sente vittime di un grande malinteso, ma del resto e' difficile tentare una difesa: queste sono le notizie e le immagini che arrivano e tutto il mondo le sta giudicando per quello che appaiono mentre i responsabili sono ancora li' inchiodati alle loro luride poltrone.

"Sui marciapiedi, avviluppati in tersi sacchi di plastica, i resti della Leonia d'ieri aspettano il carro dello spazzaturaio. Non solo tubi di dentifricio schiacciati, lampadine fulminate, giornali, contenitori, materiali d'imballaggio, ma anche scaldabagni, enciclopedie, pianoforti, servizi di porcellana: più che dalle cose che ogni giorno vengono fabbricate vendute comprate, l'opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate via per far posto alle nuove. Tanto che ci si chiede se la vera passione di Leonia sia davvero, come dicono, il godere delle cose nuove e diverse, o non piuttosto l'espellere, l'allontanare da sé, il mondarsi d'una ricorrente impurità.
Certo è che gli spazzaturai sono accolti come angeli, e il loro compito di rimuovere i resti dell'esistenza di ieri è circondato d'un rispetto silenzioso, come un rito che ispira devozione, o forse solo perché una volta buttata via la roba nessuno vuole più averci da pensare.
Dove portino ogni giorno il loro carico gli spazzaturai nessuno se lo chiede: fuori della città, certo; ma ogni anno la città s'espande, e gli immondezzai devono arretrare più lontano; l'imponenza del gettito aumenta e le cataste s'innalzano, si stratificano, si dispiegano su un perimetro più vasto.
[...] Il risultato è questo: che più Leonia espelle roba più ne accumula; le squame del suo passato si saldano in una corazza che non si può togliere; rinnovandosi ogni giorno la città conserva tutta se stessa nella sola forma definitiva: quella delle spazzature d'ieri che s'ammucchiano sulle spazzature dell'altroieri e di tutti i suoi giorni e anni e lustri.
Il pattume di Leonia a poco a poco invaderebbe il mondo, se sullo sterminato immondezzaio non stessero premendo, al di là dell'estremo crinale, immondezzai d'altre città, che anch'esse respingono lontano da sé montagne di rifiuti.
Forse il mondo intero, oltre i confini di Leonia, è ricoperto da crateri di spazzatura, ognuno con al centro una metropoli in eruzione ininterrotta.
I confini tra le città estranee e nemiche sono bastioni infetti in cui i detriti dell'una e dell'altra si puntellano a vicenda, si sovrastano, si mescolano.
Più ne cresce l'altezza, più incombe il pericolo delle frane: basta che un barattolo, un vecchio pneumatico, un fiasco spogliato rotoli dalla parte di Leonia ed una valanga di scarpe spaiate, calendari d'anni trascorsi, fiori secchi, sommergerà la città nel proprio passato che invano tentava di respingere, mescolato con quello delle città limitrofe, finalmente monde: un cataclisma spianerà la sordida catena montuosa, cancellerà ogni traccia della metropoli sempre vestita a nuovo.
Già dalle città vicine sono pronti coi rulli compressori per spianare il suolo, estendersi nel nuovo territorio, ingrandire se stesse, allontanare i nuovi immondezzai". Tratto da "Le città invisibili" di Italo Calvino.


venerdì 28 marzo 2008

e poi c'e' tutto il discorso della traduzione dei gesti

Quando sono arrivata qui, una delle piu' grandi difficolta' fra quelle inaspettate, e' stata orientarmi nella selva dei codici sociali. Mentre in Italia, ero abituata ovviamente a quello che viene considerato educato o scherzoso, qui mi sembrava tutto diverso. Ne e' nata una grande diffidenza, purtroppo. Anche perche' si ha a che fare con tantissimi codici: quello che e' gentile per un asiatico potrebbe non esserlo per un americano o un africano. Si', e' inutile come sempre che facciamo finta che non sia vero: non voglio generalizzare in senso negativo, ma ogni cultura ha i suoi codici, i suoi gesti, i suoi modi di fare, non c'e' nulla di male. Mi sembra giusto e rispettoso cercare di capirli per non offendere mai nessuno.
Gli spagnoli la prima volta che li conosci, ti baciano sulle guance e ti dicono "encantado". Sulle fanciulle italiane la cosa fa molto presa bisogna dire: almeno delle mie parti ne passa un po' prima di arrivare a salutarsi con i baci sulle guance e nessuno si dira' mai incantato di fare la tua conoscenza. Per questo forse sono sempre stata piuttosto reticente a invadere lo spazio vitale altrui oltre che gelosa del mio. Quando tornai dalla Spagna cominciai ad avvertire il bisogno di un contatto con le persone, che pero' a quel punto non era piu' spontaneo e naturale, ma bisognava faticosamente guadagnarselo.
L'abbraccio. In Italia, non succede spessissimo, ma quando ci si abbraccia secondo me, ci si abbraccia davvero, ci si stringe. Qui invece, l'abbraccio e' molto piu' usuale e blando. La signora che viene a lezione da me per dire, la seconda volta mi ha abbracciata prima di andare a casa semplicemente perche' era felice di aver migliorato, per ringraziarmi suppongo. La direttrice una volta mi ha abbracciata perche' sono arrivata al lavoro sana e salva nonostante un brutto temporale. Tutti episodi che hanno suscitato li' per li' stupore e imbarazzo da parte mia, anche se bisogna dire che questi abbracci qui appunto, non sono come i nostri. Sono...come dire laterali e ben distanziati. E' una sorta di sfioramento spalla destra-spalla sinistra, non so se si puo' intuire.
Per non parlare dei baci. Una volta a una festa di compleanno, diedi al festeggiato due baci sulle guance come si usa da noi per fargli gli auguri e calo' il gelo nella stanza. Lui imbarazzato, gli altri sorpresi e io.
Io, parliamone.
Immaginate come mi sono sentita, all'epoca capivo due parole due d'inglese. Non e' stato piacevole. Insomma, i baci sulle guance qui quasi mai da quello che ho visto. Anche i genitori e i figli piccoli si danno spesso piuttosto baci sulle labbra, cosa che in Italia ho visto raramente.

E poi tantissime altre cose.

Un mio amico una volta mi ha chiesto Cosa farai del blog una volta che sara' passato lo shock culturale? Se dopo un anno e mezzo sono ancora a questo punto, ho tempo per pensarci, che ne dite?

giovedì 27 marzo 2008

ci avevi creduto davvero che avremmo parlato esperanto?*

Che poi e' ovvio che la nostra personalita' cambi un minimo a seconda della lingua che parliamo perche' non possiamo esprimere esattamente le stesse cose in ogni lingua. A parte la sensazione diversa che provoca la musicalita' di ogni lingua, ci sono alcune espressioni che sono proprio intraducibili, cioe' le traduciamo ma perdendo sempre qualcosina per strada. Pensavo ad esempio, al concetto del nostro 'ti voglio bene', per quanto mi sforzi non vedo un equivalente ne' in spagnolo ne' in inglese. Anche la parola 'scaramanzia', ad esempio, in inglese praticamente non esiste. Oppure il termine inglese 'enjoy' e lo spagnolo 'disfrutar' che non sono traducibili perfettamente, in italiano c'e' una sfumatura diversa. E' per questo che a volte si finisce per mischiare le lingue, per colmare quei vuoti. In questi giorni, sto leggendo Il mestiere di vivere, il diario di Cesare Pavese e ho visto che lo fa spesso perfino lui. Ricordo che al liceo il professore di greco impiego' un'ora intera a spiegarci il concetto omerico di hubris, che nella nostra cultura non esiste piu'. Vi vengono in mente altri esempi di parole intraducibili?



*De Gregori Rumore di Niente

mercoledì 26 marzo 2008

e fu cosi' che imparo' a dire "bullshit"

Io l'avevo detto che vincono sempre loro. Infatti.

Esco dal lavoro stanchissima e mi ricordo che a casa non c'e' piu' nulla da mangiare. Decido cosi' di fare un salto a quel tale supermercatino dove hanno la frutta e la verdura biologica. Poi arrivo davanti all'immenso Wall Mart (la piu' grande catena di supermercati del mondo) e non resisto, odio quel posto, ma e' proprio di strada e io voglio soprattutto tornare a casa il piu' presto possibile. Tutto sommato riesco ad essere rapida e a comprare in pochi minuti tutto quello che mi serve senza perdermi come spesso accade nella vastita' di quel posto. Arrivo quasi di corsa alla cassa, ma una coppia di anziani che ha fatto la spesa come se stesse per scoppiare una guerra atomica, mi soffia il posto. A causa della lunga attesa, comincio a guardarmi intorno e toh, le riviste sono proprio tutte li' vicino alla cassa apposta per intrattenermi. Ne sanno sempre una piu' del diavolo questi dirigenti del Wall Mart. Comunque l'occhio cade subito su una copertina dove campeggia Jennifer Aniston in forma smagliante, dice:

Jen's MAGIC DIET...that works! 7 lbs in 7 days

Io non compro mai le riviste (in Italia leggevo Vanity Fair sul treno e un po' mi manca, qui non avrei nemmeno il tempo visto che non prendo piu' il treno), ma c'e' scritto in grande in giallo fosforescente $1, cosi' mi dico perche' no e' solo un dollaro.

Al momento di pagare vedo che invece di 1 dollaro ne costa 3, era solo uno dei soliti trucchi per farti mettere la merce nel carrello e fartela comprare per distrazione. Lo prende lo stesso? mi fa la cassiera. Dico si'. A quel punto sono curiosa davvero. Quale sara' la dieta magica che ti fa perdere 7 libre in 7 giorni e che ti fa ritornare al corpo a cui Brad Pitt non potrebbe resistere?

Torno a casa, me ne vado in giardino con gli acchiappaconiglietti, apro la mia rivista e vado dritta alla dieta di Jennifer Aniston.

Numero uno: Fai yoga

Gia' fatto, ma veramente...ok meglio leggere tutto, magari poi si capisce

Numero due: Impara ad accettare te stessa

Va bene, ho gia' capito, ci sono cascata un'altra volta.

martedì 25 marzo 2008

piccolo furto

C'e' qualcuno che sta pubblicando alcune delle cose che ho scritto io qui senza citarmi. La cosa mi dispiace, ma soprattutto mi lascia molto perplessa. Non capisco bene che senso abbia.

Ad ogni modo. Ho visto un bel film, l'ultimo di Wes Anderson, quello dei Tenenbaums. Si intitola in italiano Il treno per Darjeeling ed e' sorprendente.

venerdì 21 marzo 2008

il trilinguismo

Per superare almeno in parte il complesso della lingua, ho preso una decisione drastica: parlare sempre in inglese con Mr. Johnson. E' durissima per me, ma credo sia questa la via da seguire per acquisire naturalezza anche in inglese, parlarlo a casa.
Se davvero riusciremo a portare avanti questa cosa, sara' un grande cambiamento per noi, il terzo.
Ci siamo conosciuti in Spagna, quindi fino a prima di venire a stare qui, abbiamo sempre parlato in spagnolo perfino quando ci siamo trasferiti in Italia. Per noi lo spagnolo era una terra di mezzo, nonostante lui parlasse italiano e io un po' d'inglese quella era la lingua in cui ci eravamo conosciuti, in cui tutti e due ci esprimevamo allo stesso livello, con gli stessi strumenti. Poi quando siamo venuti qui la paura di perdere la mia identita' in un certo senso, ha prevalso e senza nemmeno rendercene conto dopo un paio di mesi abbiamo realizzato che parlavamo in italiano. E' stata una cosa strana perche' a quel punto lo spagnolo, la nostra lingua per anni, e' diventato obsoleto per noi, quasi artificioso se cosi' si puo' dire. E ora chissa' come andra' con l'inglese.
La cosa che da fuori non si puo' capire, credo, e' che e' come parlare con tre persone diverse. Ognuno di noi ha una personalita' in spagnolo, una in italiano e una in inglese. Ogni lingua accentua un lato del nostro carattere, una sfumatura diversa. Non ci si annoia mai insomma. Pero' davvero e' un discorso molto sottile e interessante al confine fra psicologia e antropologia.
Mi chiedo se qualcun altro abbia provato la stessa sensazione o qualcosa di simile.
Se viva fatemi sapere che mi interessa molto.

Buon fine settimana.

giovedì 20 marzo 2008

di come si puo' finire schiacciati dall'ottimismo americano

Succede che hai un'idea, un piccolo progetto, il famoso sogno nel cassetto. Niente di trascendentale comunque. Dopo numerose esitazioni finalmente ti decidi a parlarne con qualcuno a cui quell'idea piace e ti vuole aiutare a realizzarla. Questa persona ne parla con qualcun altro e quest'altro a sua volta con qualcun altro ancora e via dicendo. Sembrerebbero tutti piuttosto entusiasti.
A questo punto pero' la piccola idea e' diventata un gigante che ti sovrasta, una spada di Damocle, un'ansia enorme. Un mostro che sogni la notte e che continua a chiederti ce la fai? ce la fai? ce la fai?
E' inutile che ti arrovelli, ti e' semplicemente sfuggita di mano. In una certo senso non e' nemmeno piu' tua. Come diceva qualcuno che aveva capito come va il mondo, la fatina di Cenerentola, mi pare
attento a quello che desideri, sipotrebbe avverare.

martedì 18 marzo 2008

christian rock band

L'altro giorno e' arrivata a scuola una Christian Rock Band. Qui questo genere e' piuttosto popolare, suppongo. Lo dico perche' girando un po' per le varie radio americane ci si imbatte spesso in questo tipo di musica (qui qualche esempio), ma non mi era mai capitato di ascoltare un'esibizione dal vivo. La band che e' venuta a scuola, una scuola luterana, suonava abbastanza bene, ma se devo dire la verita' a me personalmente faceva piu' che altro sorridere. Capelloni come nella migliore tradizione rock, batterista con la faccia arrabbiata e magliette nere che invece che Megadeth o AC/DC dicevano cose tipo Jesus loves me. La cantante era l'elemento piu' interessante ai miei occhi. Una creatura angelica, una bellissima ragazza. Con i suoi boccoli biondi e i jeans a vita alta cantava rivolgendo lo sguardo sempre lassu' o chiudendo gli occhi in una sorta di estasi mistica. E' stata una scena a dir poco insolita per me.
Dopo un paio di canzoni hanno anche fatto una sorta di predica.
Hanno preso una lavagnetta e si sono fatti dire dai bambini i peccati peggiori che conoscono.

Tirare i capelli
Mettere le dita nel naso

Dire le bugie
Tenere tutti i giocattoli per se'

Cose cosi'. Poi hanno chiesto a un paio di insegnanti di cancellarli e loro hanno fatto finta di non riuscirci. Lo hanno chiesto anche alla direttrice e si e' ripetuta la stessa scena. Alla fine hanno spiegato che e' Gesu' che lava i nostri peccati con il suo sangue . Allora hanno preso un grosso pennarello rosso e hanno ricoperto la lavagna di sangue. Sembrava proprio sangue.
Non so i bambini di tre anni, ma io ho trovato il tutto abbastanza terrificante.

lunedì 17 marzo 2008

una storia dal profondo west

Le loro famiglie si erano trasferite nella contea di Seminole dall'Arkansas e dal Mississippi. Negli anni Venti in quelle pianure sterminate non c'era altro che petrolio, ma era tutto quello che serviva loro per inseguire proprio li' la fortuna. Quando il petrolio fini', qualche decennio piu' tardi, rimase ben poco e la gente comincio' ad emigrare altrove. Ma loro no. Rimasero attaccati al loro pezzo di terra dove ancora oggi non arriva nemmeno il postino e se si viene morsi da un serpente velenoso come ogni tanto accade, mandano l'elicottero. Nessuno lo capisce veramente perche' a ottant'anni suonati si ostinino a rimanere, ma evidentemente li' hanno tutto quello che gli serve. Il loro mondo e' la prateria e quelle infinite strade senza mai una curva. Le mucche, le galline, i cani e soprattutto il trattore John Deer su cui il nonno ha istallato una sorta di ascensore inventato da lui oramai incapace anche di camminare senza sostegno. Dopo un rapido sguardo, individuo ben 3 automobili e due pick up che' loro le vecchie macchine non le buttano mai. In uno dei granai e' ancora parcheggiato, mezzo sepolto, un pick up degli anni Cinquanta che nessuno riesce piu' a tirare fuori dalla terra. Si chiacchera per ore, finalmente ci si capisce ed e' un piacere, un privilegio per me. Quella volta che nell'alveare un'ape gli entro' nella maschera da apicoltore. Quei fiori rossi che dice lei cosi' non si comprano piu' e che si tramandano nella famiglia da generazioni. Il tatuaggio sull'avambraccio del nonno, quello che fece per sfida in gioventu' quella volta che qualcuno gli diede del vigliacco. Si tratta di una donna, originariamente nuda che su richiesta della nonna fece poi rivestire con gonna e camicetta appropriate in occasione del matrimonio. Quando fa il pugno sembra che balli. Le rughe profonde scavate dal sole sulla pelle. L'orologio con tutti i fusi orari del mondo che usava piu' di trent'anni fa quando era radioamatore per ricordarsi a che ora contattare i suoi amici in Nuova Zelanda o alle Hawaii. E pensare che oggi invece basta accendere il computer. E loro lo accendono e lo usano da sempre. Quella volta che sparo' a una puzzola in garage. La casa costruita da loro perennemente in disordine, piena di libri e oggetti di artigianato indiano locale, e tante fotografie. Quella grande stanza sempre chiusa di cui un po' si vergognano perche' non riuscirono mai a finirla. Ma avevano altro da fare, la loro vita e' sempre stata fuori al sole e al freddo, non in casa. Quante storie. Il nonno che sta morendo e non l'ho mai visto cosi' felice, perche' oggi c'e', perche' oggi ha potuto raccontarci tutte queste cose e perche' con la vita che ha fatto -dice- e' gia' tanto, avrebbe dovuto essere gia' morto quella volta nel '74...

martedì 11 marzo 2008

tempo

Bei giorni quelli appena trascorsi, fatti di cose semplici, un piccolo viaggio alla scoperta dell'ennesimo angolino sorprendente del Texas [qualche foto], della preziosa compagnia degli amici, buoni libri e finalmente della scelta degli alberi da piantare in giardino. Era da un po' che ci pensavamo a questa cosa. Alla fine, dopo estenuanti discussioni, abbiamo optato per un fico, un pesco e un pero che sono piccoli ma cresceranno.
A volte mi preoccupo del prossimo compleanno, del tempo che passa troppo in fretta, ma questa eta' e' meravigliosa. Si cambiano continenti, si comprano case, si piantano alberi e si adottano cuccioli. Si costruisce.

domenica 9 marzo 2008

dei litigi e delle parole

Siccome non si sa mai nella vita, dopo tutta quella tirata dell'altro giorno su quanto odi i litigi e i litiganti, ho litigato. La verita' e' che non e' proprio che odi litigare, e' che non posso. Cioe' posso giusto con Mr. Johnson o mia sorella che mi amano pazzamente e mi conoscono bene. Con tutti gli altri e' meglio evitare perche' loro non sanno quanto spesso mi accenda e soprattutto mi spenga. E non sanno nemmeno quanto odi le grane di prima mattina, specialmente di domenica quando sono ancora a letto e sto leggendo un bel libro che mi e' stato appena regalato.
Non ho strillato, ma potrei aver chiuso il telefono in faccia, non sono sicurissima. Forse ho esagerato tanto per cambiare. Piu' che altro perche' alla fine non me ne importa quasi nulla, ma si e' capito che la diplomazia non e' il mio forte.
La cosa peggiore e' che tanto per darmi un tono ho chiuso la telefonata con un termine che mi dicono fare molto Inghilterra anni '50, un termine piuttosto fuori luogo qui e ora. Imbarazzante.

La prossima volta invece di litigare e usare termini desueti sentiti chissa' dove devo ricordarmi della grande possibilita' che mi offre la lingua inglese.

WHATEVER.

Ma perche' non ci ho pensato prima? La parolina magica che vuol dire tutto e niente allo stesso tempo.

Non puoi venire? WHATEVER.

La prossima volta allora. Whatever.

Mi viene un po' da ridere.

giovedì 6 marzo 2008

obama mama

Ieri la direzione voleva che i bambini facessero dei disegni da mandare ai soldati in Iraq, ma Ms. Guorton si e' arrabbiata.
Oh darling, this is ridicolous! Come on, we are from Europe! We know they shouldn't be there!
E cosi' la nostra classe li mandera' ai bambini malati i disegnini.

Sto seguendo con molto interesse la campagna elettorale americana, come un po' tutti quelli che conosco del resto. Sembra di essere a un punto di svolta, c'e' una bella atmosfera in giro.
Eliminato Huckabee (con buona pace di quel geniaccio di Chuck Norris) non ci sono candidati imbarazzanti, anzi. E se poi vincesse un democratico, uno qualunque dei due, sarebbe un grandissimo segnale di cambiamento per il mondo.
Hillary Clinton fa parte dell'ambiente dei poteri forti, ma le sue idee mi piacciono e anche la sua determinazione. Come donna e' stata attaccata su tutti i fronti, spesso anche a livello personale per essere troppo fredda, troppo emotiva e perfino per il suo abbigliamento. Credo ci voglia parecchio coraggio per buttarsi in un'avventura simile e ancora di piu' essendo donna. Da una parte penso che in virtu' dell'esperienza di senatrice e dell'appartenenza al clan Clinton, lei abbia piu' possibilita' di cambiare le cose, una volta vinte le elezioni.
Pero' e' Barack Obama l'uomo nuovo. E io mi auguro che vinca queste primarie e che sia il prossimo presidente di questo paese. E' in grado di creare un'energia pazzesca intorno a se' e smuovere qualcosa dentro le persone. Il carisma unito al buon senso e' una dote piuttosto rara e sta producendo grandi risultati. Le sue posizioni sono simili a quelle di Hillary e ovviamente e in qualunque modo vadano le cose spero continuino a lavorare insieme. Come italiana, abituata a campagne politiche violente e discussioni dove tutti non fanno altro che urlare, mi ha colpito molto seguire alcuni dei loro dibattiti. Non si interrompevano mai e ad alcune domande rispondevano di essere d'accordo con la posizione appena espressa dall'avversario. Ricordo una volta che Hilary alla fine si dichiaro' onorata di aver l'occasione di misurarsi con lui. Ad ogni modo pero', nell'ultima settimana la sua strategia e' cambiata, si e' fatta piu' aggressiva, negative dicono qui, e si pensa che sia stato proprio questo cambio di rotta a farle superare Obama in Ohio e Texas. Se continuera' cosi' pero' si assumera' un grosso rischio, io credo che la gente preferisca i messaggi positivi al gioco al massacro.
Chissa' cosa succedera'. Per ora Obama ha piu' delegati ed e' ancora in testa, ma le cose si possono ribaltare facilmente.

La cosa piu' divertente che mi e' successa oggi riguarda la nostra Obama mama dell'asilo che in queste settimane e' stata a ogni manifestazione possibile e ha cercato di coinvolgere chiunque le capitasse a tiro. Ieri sera pare abbia dato un party per seguire gli exit poll e stamattina la figlia e' stata accompagnata a scuola dal padre con in mano una giustificazione del ritardo che spiegava il motivo:

Brother has become a political activist + mom is out of control

martedì 4 marzo 2008

l'amicizia è amore senza le sue ali *

Due miei amici per la prima volta hanno litigato furiosamente. Di quelle litigate in cui si urla e si piange e ci si dicono cose che in realta' non si pensano. O almeno di questo ero convinta. Pensavo fosse una di quelle cose spiacevoli al momento, ma che poi ci si guarda in faccia quando la rabbia e' passata e al limite ci si fa su anche una bella risata, riconoscendo l'inconsistenza della disputa.
E invece no. E ne rimango delusa. Li facevo piu' leggeri, piu' autoironici i miei amici, pensavo si prendessero meno sul serio.
Dice ma come si fa a non crescere, a non cambiare mai?
Dice va bene era una stupidata, non dovevo fare tutto questo casino ma non provo piu' nulla.
No scusa, non stiamo parlando di fidanzati, come sarebbe a dire? Chiudi con un amico dopo tutti questi anni perche' non provi piu' nulla?
Dice che anche vedendo gli amici bisogna avere un po' le farfalle nello stomaco.
Rispondo d'impulso che e' una follia piu' che altro perche' questa proprio non me l'aspettavo. E poi l'unica cosa che vorrei e' che tornasse tutto come prima visto che questa tensione inevitabilmente coinvolge anche me che odio sia litigare che vedere litigare. Succede qualcosa di grave, qualcosa che non sei piu' disposto a tollerare? Chiudi con dignita' una volta per tutte, senza queste manfrine inutili che poi si sporca anche il buono che c'e' stato prima, e che diamine.

Pero' ci ripenso alla storia delle farfalle nello stomaco e magari non e' cosi' assurda.
Chi ci capisce.



*Lord Byron

lunedì 3 marzo 2008

severgnini

E' arrivato anche a Dallas Beppe Severgnini, il giornalista e scrittore esperto di noi Italians e questioni internazionali. Devo dire che per la nostra piccolissima comunita' italiana e' stato un evento. Qualunque cosa arrivi dall'Italia, che sia un nuovo rivenditore di mozzarelle o un concerto di Laura Pausini, suscita grande emozione da queste parti. Basti dire che la stessa comunita' italiana e' formata per lo piu' da gente che l'italiano non lo parla e non lo capisce.
Insomma, Severgnini ha tenuto una sorta di conferenza in inglese per un paio d'ore. Lo leggo spesso sul Corriere e non e' che normalmente concordi con tutte le sue opinioni, ma stasera e' stato davvero brillante. Si rideva e si rifletteva anche. Io in particolare pensavo al modo in cui si esprimeva in inglese: non da madrelingua, ma completamente a suo agio, in grado di divertire (difficilissimo!) o parlare di argomenti seri, usando parole semplici e frasi corte. Cercavo di imparare gia' che c'ero.
La cosa che mi e' rimasta piu' impressa e' stato il discorso che ha fatto sull'intelligenza degli italiani. Ha annoverato, infatti, l'intelligenza fra i difetti degli italiani perche' -parafraso- arriva un momento in cui si deve, in un certo senso, smettere di ragionare e semplicemente fare quello che ti dicono di fare. Cose come pagare le tasse o non passare col rosso.
Ci sono cose su cui non bisognerebbe discutere. Per il bene di tutti.