martedì 16 dicembre 2008

a vida é pra valer! *

Eccomi qua prima del previsto.
Quando ho scritto l'ultimo post, ero ancora sotto shock, pensavo sul serio che il tempo si sarebbe fermato di nuovo come quell'altra volta e invece indovinate un po'? Va! Va che e' una meraviglia, e' incredibile. Il tempo scorre, la vita continua, sono ancora qui e mi sento bene, e' pazzesco. E' come se mi si fosse smosso qualcosa dentro. Avete presente quando vi dicono che a volte le cose piu' negative che ci capitano, a distanza di tempo si rivelano le migliori? Ecco, per fortuna nessuno ha avuto l'ardire di dirmi una stupidaggine simile, l'avrei picchiato, ma a un certo punto e' venuto in mente a me. E' dura non posso negarlo. E' dura non sentirsi al 100% ed e' dura l'incertezza piu' che altro, ma forse vedermi in una specie di vicolo cieco mi ha fatto bene, mi ha messo a disposizione una qualche energia che non sapevo di avere.
Quando ti senti veramente impotente di fronte a un avvenimento della tua vita, fai di tutto per riprendere il controllo. La bilancia deve per forza pendere dalla tua parte e poi che il destino faccia i suoi astrusi giochetti. Non dovrei dirlo perche' sono scaramantica e poi magari ci rimetto le penne, ma e' cosi' che mi sono sentita in questi giorni, non male.
La vita puo' anche essere una faccenda piacevole, c'e' stato un momento in cui stavo per dimenticarlo. Si puo' scegliere non di essere felici purtroppo, a questo non ci ho mai creduto, ma almeno di stare bene, di viversi tutto, malgrado tutto o quasi. E io sto cercando di farlo adesso. Dopo la sorpresa e il dolore, ho ragionato attentamente e ho preso delle decisioni serie. Voglio tirare fuori da questa situazione incerta e angosciosa il meglio e sono concentratissima per raggiungere questo risultato, per quanto mi e' concesso almeno. E per ora sta funzionando in fondo, lo vedo dentro me e anche riflesso negli altri. Ero approdata a un tale pessimismo che non pensavo piu' di poter contribuire tanto al mio benessere solo con una migliore disposizione mentale. Qui (magari non proprio qui qui...) si va avanti. Sono un piccolo carroarmato pacifico, e avanzo. La mia parte la voglio fare.
E fanculo l'operazione.


*Da una delle mie canzoni preferite in assoluto, che questa volta mi ha proprio rimesso al mondo

** GRAZIE

venerdì 12 dicembre 2008

quando il gioco si fa duro

L'altro giorno ho ricevuto una chiamata al lavoro. Era lo studio del medico che diceva che dovevo andare li' a fare un certo esame due ore dopo. Dico mi spiace ma non posso, sono al lavoro. Dice ma dovrebbe venire. Dico senta io sono al lavoro e e' un po' un casino, se devo proprio proprio proprio arrivo altrimenti... Dice, bene allora ci vediamo piu' tardi. Panico. Vado li' mi fanno l'esame, mi tranquillizzano un minimo e decido che il giorno dopo quando avrei visto il dottore cascasse il mondo, avrei fatto un bel complein, il reclamo, che' non sono tanto il tipo che si lamenta, pero' non mi potete chiamare al lavoro e farmi venire un infarto per niente, o no?
Ecco, il punto e' che quel reclamo non l'ho piu' fatto. Il medico ha detto che c'e' qualcosa che non funziona e che dovrei essere operata il piu' presto possibile. Dico mi spiace ma non posso, i miei vengono a trovarmi qui per la prima volta dopo un anno che non li vedo, dobbiamo andare a Santa Fe, dobbiamo fare un milione di cose, ho anche la casa piena di lucine, facciamo un'altra volta, non si offenda, eh. Allora chiamo a casa e la reazione di mia madre e' stata qualcosa tipo ma ti sei bevuta il cervello? Prima si fa meglio e' e che fortuna, che arriviamo proprio adesso. Gia', proprio una grande fortuna. E io che volevo fargli vedere come stiamo bene qui e com'e' bello. Mai fare piani, tanto non serve a nulla.
Cosi'. Mi opereranno il 23 dicembre, puo' darsi che passero' il Natale in ospedale, spero di no. Non e' che abbia paura del dolore, e' che non mi piace il fatto che mi vengano fatte delle ipotesi. Potrebbe andare in tre modi, vedranno al momento. E' questo che mi fa paura piu' di tutto, non sapere, non avere un appiglio logico vero per pensare che non e' niente di grave.
Il problema e' che non riesco tanto a pensare ad altro in questi giorni e scrivere in stato di crisi, non mi piace, lo trovo terribilmente noioso. Se ti lamenti sei parte del problema e non della soluzione! e cosi' puo' darsi che questa pagina venga abbandonata a se stessa per un po'. Non lo so, magari no, magari mi tranquillizzo e uso questo spazio proprio per pensare ad altro. Ma credo che mi mettero' a dipingere, mi aiuta piu' che scrivere quando sono agitata. Poi a Nonsisamai voglio un sacco di bene, ma non e' che un blog sia nella buona e nella cattiva sorte, giusto? Ci si puo' anche staccare un attimo che non succede niente.
Questo e' quanto. Non e' un granche' come situazione, ma non e' nemmeno la fine del mondo. In fondo sono stata anche fortunata, se non fosse stato per quel mal di schiena di un po' di tempo fa non avrei mai scoperto questa cosa in tempo.
Per di piu' circa un'ora fa ho deciso che faro' di tutto per stare calma e vivermi questa cosa senza fare troppe scene. A occhio e croce mi sembra ci voglia molto piu' coraggio a stare calmi che a fare le scene e a me le scene vengono da dio, quindi non so se ce la faro', ma ci voglio provare, soprattutto per non rendere un inferno la vita a chi mi sta intorno.
Tutto qui per ora. Se vi va di pensarmi vi ringrazio, credo molto nella forza del pensiero positivo, sul serio. A presto.

martedì 9 dicembre 2008

parole, parole

Pensavo oggi che uso tutti i giorni parole che:

1- A volte non ho idea di come si scrivano
2- A volte non ho nemmeno idea di come si pronucino (ma le pronuncio lo stesso)
3- Spesso penso di saperne il significato e invece scopro poi magari di non aver capito un tubo

Che' ci vogliamo fare? Adesso e' cosi'. Eppure le parole sono sempre state importanti per me, in tutti i sensi. E questo poi e' il motivo fondamentale per cui tengo tanto a parlare e scrivere in italiano appena posso. Anche se avere piu' lingue a disposizione vuol dire senza dubbio, anche avere piu' idee a disposizione, per non parlare della confusione.

Mi viene in mente una mia vecchia amica che mi confido' che dopo anni di fidanzamento con un tedesco, perse la testa per un italiano solo perche' ogni tanto infilava parole ad effetto tipo "trascendentale" o "allegorico".

lunedì 8 dicembre 2008

come sono arrivata qui

Facciamo un passo indietro.
A un certo punto Mr. Johnson e io vivevamo in Italia. I nostri lavori ci piacevano, ma la vita era dura, bisogna ammetterlo. Poi quando ci siamo messi a cercare casa a Milano, siamo stati davvero colti dallo sconforto. Lui aveva sempre detto che qui sarebbe stato tutto piu' semplice, ma non mi ha mai chiesto di trasferirmi. Non mi ha mai fatto nessun tipo di pressione, mi conosce troppo bene e sa che se non ho il tempo di decidere da sola e' un disastro. Per anni, infatti, il discorso e' stato fuori questione. L'idea di un cambiamento di quel tipo, in quel momento, mi faceva venire letteralmente le vertigini. Poi a un certo punto, mi sono resa conto che era giusto provare, che era un'esperienza che volevo fortemente fare e che avrei rimpianto. Fra la decisione di partire e la partenza ci sono stati alcuni mesi di mezzo. Mesi in cui abbiamo avuto il tempo di prepararci bene e soprattutto salutare. Certe volte, magari dopo una bella serata fra amici, non riuscivo a dormire pensando di dover presto lasciare tutti e cosi' per tranquillizzarmi gli chiedevo di descrivermi come sarebbe stata la nostra vita qui e lui lo faceva finche' non mi addormentavo. Mi raccontava di una casa con un bel giardino, del nostro cane e di una citta' dove il cielo sembra ancora piu' grande e c'e' quasi sempre il sole. Ecco, qualche mese fa abbiamo avuto un grande dolore, la prova piu' grande che ci e' toccato affrontare insieme, ma la nostra vita e' cosi'. E' proprio come la volevamo, e' quasi difficile da credere quanto tutto assomigli a come lo avevamo immaginato. Lo so che e' stupido e senza senso, e non c'entra nemmeno tanto con il Natale in se', (magari giusto un po' con la cosa che ho per tutto quello che brilla), ma l'ho realizzato di nuovo ieri proprio quando abbiamo acceso le lucine e tutto quello che abbiamo costruito mi si e' presentato nella sua meraviglia. E' facile dimenticare le cose piu' importanti, lasciarle scivolare sotto un dispiacere e smettere di apprezzarle per quello che valgono e soprattutto per la fatica che ci sono costate.

sabato 6 dicembre 2008

i problemi normali

Nella mia classe quest'anno c'e' una bambina che morde. La cosa mi preoccupa perche' non si tratta di un incidente isolato, ma mi sembra che stia peggiorando di giorno in giorno. Ieri ha provato a mordere la testa di un compagno, la gamba di un altro e oggi il braccio di un'altra bambina ancora. In tutti i casi grazie al cielo, complice un paio di jeans o una giacca imbottita ho fatto in tempo a bloccarla, ma non mi sembra sia un problema da sottovalutare. Ms. Whorton o Guorton come la chiamano spesso i bambini, invece minimizza. Con il suo perfetto aplomb inglese dice che e' una cosa perfettamente normale per moltissimi bambini. E se lo dice lei che se ne intende, ci credo. Ma caspita, si tratta di un morso, puo' fare male davvero, puo' lasciare una cicatrice in faccia o non so cosa. Alle mie obiezioni ho ottenuto una sola risposta ripetuta piu' volte: e' una cosa normale, si cerca di arginarla, non e' la fine del mondo, e' inutile preoccuparsi. La frase che mi ha urtato, e' stata precisamente oh darling, e' un problema normale. Problema- normale, sono queste le due parole che mi indispettiscono. Ma cosa accidenti cambia anche se e' una cosa normale? Le guerre sono tutto sommato un problema normale e anche le malattie e la fame nel mondo, ma questo non significa che si debba stare seduti a aspettare che si risolvano da soli. Ho insistito tanto con lei perche' davvero non capisco. Che razza di approccio e'? Il problema resta ed e' di quelli gravi secondo me.
Il fatto e' che questa cosa dei problemi normali mi sta sulle scatole e la sento spesso, non e' solo Ms. Whorton che parla cosi'. Mettiamo me per esempio. A quanto pare ho oppure ho avuto uno di questi presunti, diciamo cosi', problemi normali, o almeno e' quello che tutti continuano a ripetermi, ma che cosa vuol dire? Che senso ha dire cosi'? Cio' che e' normale per una persona non lo e' per un'altra. E poi non cambia nulla, ve lo assicuro.
Il fatto che un problema sia normale, non lo rende piu' piccolo o meno dannoso, questa e' l'unica cosa che so.

mercoledì 3 dicembre 2008

dell'alberello

Il giorno dopo Thanksgiving, secondo la tradizione americana, bisogna preparare l'albero di Natale (che si disfa il 26 mi pare). Noi siamo un po' in ritardo, pero' quest'anno ci stiamo impegnando visto che sara' il nostro primo Natale nella nostra casetta e per di piu' avremo degli ospiti speciali. Abbiamo messo delle lucine bianche sulla grondaia, che di sera illuminano anche un pochino dentro, mi piacciono.
Il nostro primo albero di Natale e' stato un'improbabile piantina di rosmarino a forma di triangolo, ma in due anni abbiamo fatto grandi passi avanti e ora abbiamo un vero albero, cioe' vero finto che poi se no muore. Ci e' stato generosamente regalato ed e' grandissimo. Abbiamo dovuto spostare un po' di mobili per farlo entrare in salotto. Alcuni alberi di Natale hanno un loro stile o un colore predominante, il nostro proprio no. Ci potete trovare sopra qualunque cosa, tanto alla fine l'albero di Natale e' sempre kitsch per definizione e allora tanto vale.
Lui da piccolo metteva la testa sul pavimento e guardava le lucine dal basso fra i rami, io invece socchiudevo gli occhi per vedere i raggetti lunghi. Ogni tanto ci incantiamo a guardarlo, forse perche' e' nuovo e luccica. Per la verita' e' ancora un po' vuotino il nostro alberello, ma la parte piu' bella e' andare in giro a cercare le decorazioni. Mi mette di buon umore il nostro alberello, forse perche' mi piacciono le cose vuote, cioe' le cose da riempire, da iniziare.

martedì 2 dicembre 2008

la nonna del far west

Il giorno del Ringraziamento abbiamo ricevuto una chiamata inaspettata dalla nonna del far west. Lei non chiama mai perche' odia il telefono, ma le serviva un piccolo favore. Se il giorno dopo

[il giorno dopo Thanksgiving c'e' il famoso Black Friday con la gente che fa la fila davanti ai negozi alle cinque del mattino perche' ci sono degli sconti speciali]

potevamo andare a comprarle un fucile. Di fucili ce ne sono parecchi in quella sua casa sperduta nel nulla, ma lei ne voleva uno nuovo per sparare a uno scoiattolo che non riesce a prendere da settimane e che a quanto pare le sta rovinando il sonno. Ha il terrore che lo scoiattolo entri in solaio, mastichi i fili dell'elettricita', causi un incendio e che muoiano tutti. Una possibilita' reale, a quanto pare, ma alquanto remota. Nel mio quartiere per esempio ci sono moltissimi scoiattoli, ma non ho mai sentito di nessun incendio.
Mr. Johnson ha provato a rifiutare, bisogna dargliene atto, ma come si puo'? La nonna ti chiede un favore e tu non glielo fai?
Cosi' siamo andati a comprare questo fucile, ma all'ultimo momento lei si e' ricordata che forse non le serviva piu'. Da una parte e' stato un peccato, avrei voluto proprio vedere come si compra un fucile al supermercato. Pero', una volta arrivati al ranch, a Mr. Johnson e' toccato assicurarsi che quello vecchio funzionasse. E li' ho realizzato una cosa: che per i nonni del far west, per altre cose estremamente gentili e affabili, e' inconcepibile che ci siano persone come me, cioe' persone che non solo non hanno mai visto un'arma, ma ne sono addirittura profondamente impressionate.
Era difficile per loro, a quanto pare realizzare che se avessi sentito degli spari senza essere stata avvertita mentre facevo la mia passeggiata da sola, mi sarebbe venuto un infarto.
Alla fine sono andata a vedere di persona. Ho scoperto come funziona un fucile e nonostante fossi preparata mi sono spaventata lo stesso quando Mr. Johnson ha sparato due colpi a vuoto. A lui piace molto sparare, ma e' contrario alla caccia e ha anche provato a convincere la nonna a lasciare in pace lo scoiattolo. Chissa' chi vincera' fra i due. La nonna e lo scoiattolo intendo.
La mentalita' e' talmente diversa per quanto riguarda le armi. Stamattina ho chiesto a una mia collega, una venticinquenne non un'altra nonna, come erano andate le vacanze e lei mi ha risposto sorridente bene, il mio ragazzo ha sparato a un cervo. Vista la mia espressione, si e' affrettata a precisare che la carne sarebbe andata in beneficienza ai bambini poveri. Non mi ha convinto nemmeno un po'.
Questo e' tutto, o quasi. Nella foto c'e' la porta d'ingresso della fattoria.
Don't mess with Texas.
Uomo avvisato.

lunedì 1 dicembre 2008

fatemici pensare un attimo magari, va'

Come vi accennavo, e' successo che mi sono svegliata la mattina di Thanksgiving e per prima cosa appena ho aperto gli occhi, ho pensato che non mi sentivo per niente riconoscente. Che' poi e' piu' o meno come non sentirsi per niente buoni a Natale, un po' spiazzante per alcuni, ma capita. Proprio strano pero'. In un periodo che sembra non finire mai, uno di quelli che sarebbero direttamente da prendere e archiviare e non pensarci piu' che tanto e' inutile, la mattina dopo una cena di drammi e rivelazioni ed equivoci e danni di quelli che non ti basta nemmeno un tubetto intero di superattak per rimettere insieme tutti i pezzi, il giorno del Ringraziamento non ho avuto nemmeno un po' di voglia di ringraziare. Qualcosa non deve avere funzionato stavolta.
Ma come Ema, non sei felice?
Comunque, mi ha fatto bene staccare, anche da internet, e andarmene un po' via.
Sono stati dei giorni inaspettatamente leggeri e divertenti, pieni di persone belle e pazze, di quelle che ti aprono la testa e il cuore.
Quante cose. Vi raccontero' magari qualcosa piu' avanti.
Buona settimana per ora.