domenica 30 giugno 2019

il nostro primo pride

Non avevo in programma di portare Joe al #milanopride con quel caldo esagerato, ma lui ne ha sentito parlare e ha voluto saperne di più. Glielo ho spiegato più o meno così: hai presente la tua amichetta con due papà o il tuo amichetto con due mamme? Ecco, ci sono alcune persone che pensano che le loro famiglie valgano meno della tua che hai un papà e una mamma.  Manifestiamo per fargli sentire che non sono soli. Lui ha deciso di venire, ha detto che era un ottimo motivo per "marciare". Questo è il suo cartello: let people love who they wanna love. ♥️🌈

sabato 29 giugno 2019

barca nostra

In questi giorni sono stata a Venezia a vedere la Biennale con mia sorella e Joe. Tanto caldo, tanto camminare. Tanto sorridere.
Varie persone mi hanno chiesto come fosse la Biennale e se mi fosse piaciuta. Beh, se il piacere è dato dalla sorpresa e dalla conoscenza, non ricordo una Biennale di Venezia che non mi sia "piaciuta", che non mi abbia insegnato nulla o che non mi abbia lasciato in qualche passaggio a bocca aperta. Certo è che questa è stata speciale. Essere in una delle mie città preferite con due delle mie persone preferite è stato un sogno per molto tempo ed è diventato realtà, quindi difficilmente potrò essere del tutto obiettiva sull'esperienza.
Dopo averci dormito su, l'immagine che  spicca fra tutte nella memoria è quella di "Barca Nostra".
L'artista svizzero-islandese Christoph Büchel ha fatto collocare all'arsenale il relitto del peschereccio libico a bordo del quale nel 2015, circa 700-1000 persone hanno cercato di attraversare il Mediterraneo per giungere qui da noi. È stato il più imponente naufragio di questi anni di emigrazione. Solo 28 i superstiti.
La forza dell'arte. Ti ritrovi davanti a questo oggetto ed è tutto così chiaro: mille persone su quella cosa lì, impossibile. Non ci stanno, non ci possono stare.
Trovi questo barcone rosso-azzurro verso la fine del percorso e barcolli, ti tocca sul serio sederti un attimo. Per quanto fossi preparata e sapessi cosa sarei andata a vedere, la potenza evocativa emanata dall'oggetto in sé mi ha travolto.
E in quel momento il mio Joe si è messo a canticchiare ignaro, nell'allegria sacrosanta dei suoi otto anni. Così paradossale. Ho nascosto la commozione dietro agli occhiali scuri, un cenno a mia sorella e in un secondo abbiamo deciso che no, questa volta la verità non abbiamo il coraggio di raccontargliela. Che su quella nave c'era un bambino come lui che è affogato con la pagella cucita nella giacca, non glielo diremo.
Veniamo dal Texas, dove al confine con il Messico ci sono bambini che in questo momento vengono separati dai genitori e fatti dormire per terra, senza nemmeno la possibilità di togliersi i vestiti del viaggio disperato che li ha portati fino a  lì, che non hanno una copertina o uno spazzolino da denti. Vedendo questo l'unica cosa chiara è che purtroppo da questa parte dell'oceano, in questo momento, regna la medesima mancanza di umanità.
Ci sono anche molti segni di rivolta sia di qua che di là, per il momento possiamo solo fare quello che possiamo e sperare.

martedì 25 giugno 2019

acca nisciuno è fesso

Com'è noto, Woody capisce tutto, ma si rifiuta di parlare italiano. 
Stamattina è andato al mercato con la nonna a comprare un giocattolo.
Il signore che vende i giocattoli ha cercato di dirgli qualcosa in italiano e lui ha risposto in inglese.
- Capisce, ma parla solo in inglese - ha spiegato la nonna.
Il commerciante allora ha avuto un puro lampo di genio napoletano:
- Ascolta: se dici "acca nisciuno è fesso" ti regalo un giocattolo!
Adesso Woody ha tre giochi nuovi, continua a non parlare italiano, ma dice perfettamente una frase in napoletano.
Non so come dire.
Mi sento lievemente sotto ricatto.

domenica 23 giugno 2019

un altro compleanno in italia

Un altro compleanno in Italia. Mi piace essere qui oggi. È un festeggiamento nel festeggiamento. Mentre facevo un giro in bicicletta, pensavo che nell'ultimo anno è davvero cambiato qualcosa dentro di me. Mi sento più equilibrata, più serena, più riconoscente. Finalmente sto bene così, con i miei affetti e difetti. Mi basto, ma lascio anche sempre la porta aperta, non ho perso la curiosità né per la vita né per le persone. Se una novità interessante bussa sono pronta a nuove avventure.
Mi limito a seguire alla lettera le indicazioni di Walt Whitman che più chiaro non avrebbe potuto essere:

"Questo è ciò che dovete fare: Amate la terra e il sole e gli animali, disprezzate le ricchezze, fate l'elemosina a tutti quelli che la chiedono, proteggete gli stupidi e i poveri, destinate il vostro reddito e il vostro lavoro agli altri, odiate i tiranni, non discutete su Dio, mostrate pazienza e indulgenza verso la gente, non toglietevi il cappello dinanzi a nulla, noto o ignoto, a nessun uomo o folla d'uomini – uscite liberamente con gente possente e non istruita, e con i giovani, con le madri di famiglia – riesaminate tutto ciò che vi è stato detto, a scuola o in chiesa o in qualsivoglia libro, e ripudiate quanto insulta l'anima vostra; e la vostra stessa carne diverrà un grande poema, e possederà la più grande fluidità non solo nelle sue parole, ma nel silente disegno delle labbra e del volto, e tra le palpebre degli occhi, e in ogni moto, ogni giuntura del corpo vostro."

In quel "ripudiate quanto insulta l'anima vostra" per me c'è davvero tutto.

❤️

giovedì 20 giugno 2019

il kebabbaro

Una cosa che mi piace molto, ma che non essendoci più abituata, in un certo senso mi debilita quasi un po' quando torno in Italia, è il fatto che qui non c'è mai un momento di silenzio. Si conversa sempre, ovunque. Tutti hanno voglia di parlare degli argomenti più disparati, amici, perfetti sconosciuti, il tizio che ti stacca il biglietto al museo, il panettiere, il postino... Sempre, tranne ora.
Questa è una serata stupenda. Non fa caldo, non fa freddo, i grilli friniscono, i gelsomini profumano. Non ci sono gechi, serpenti, puzzole, ragni velenosi. Non ci sono nemmeno le zanzare stranamente. Per me in questo momento preciso, questo qui è il paradiso terrestre. Pace, silenzio. Così, verso mezzanotte mi sono seduta in giardino a mangiare un mango e a leggere. Non c'era nessuno in giro. Dopo un po' però sulla panchina dei giardinetti di fronte a casa, sono arrivati tre ragazzi. Chiacchieravano abbastanza rumorosamente, ma non mi davano fastidio, pensavo ai fatti miei. Volevo solo stare per i fatti miei. A un certo punto, uno dei tre si alza dalla panchina e viene verso il mio cancello. Non ci posso credere. A quell'ora. Non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello che sia un malintenzionato e questa è una cosa di per sè bellissima. Mi chiedo semplicemente... Non vorrà mica attaccare bottone anche lui?

- Scusi, mi sa dire che indirizzo è questo che altrimenti il kebabbaro non arriva più?

E niente, è proprio il paradiso terrestre.
Arriva anche il kebabbaro.

domenica 16 giugno 2019

tornare a casa

Normalmente quando uno associa un determinato evento a uno stato di grande ansia, si sente dire frasi rassicuranti e intelligenti. Il succo del discorso è: è tutto nella tua testa, ti preoccupi troppo, non succede niente,  sei tu. Nel mio caso, l'ansia arriva per questi viaggi intercontinentali che faccio da sola con i bimbi per tornare in Italia. Dopo diversi anni e diversi viaggi, mi sento di poter affermare con sicurezza che non è tutto nella mia testa. Ogni volta succede qualcosa di imprevisto e generalmente spiacevole. Ma non è questo che mi mette ansia. È il fatto che gli aeroporti e gli aerei sono gli unici posti in cui incontro persone davvero sgradevoli. Certo ce ne sono sempre anche di gentilissime, ma quello dovrebbe essere normale, no? Io mi ostino a pensare che trattare e essere trattati con rispetto e educazione debba essere la norma e mi rifiuto di stupirmene.
Questo preambolo per dire che anche questo viaggio è stato molto più faticoso del previsto. Due aerei dovevamo prendere, due aerei sono arrivati in ritardo. Ti siedi, allacci la cintura, sei convinto di stare per partire e invece passano quattro ore quattro. Joe a un certo punto mi dice:
- Che bello, manca poco ormai!
Non sapevo come spiegargli che... non eravamo ancora partiti.
Però come sempre c'è un però.
Arriviamo a casa ed è una festa. Palloncini, regali e la mamma che senza che glielo chieda mi fa trovare i carciofi, quelli freschi, con le patate, il mio piatto preferito. E poi dormire un paio d'ore e uscire  rimbambita dal fuso orario, incontrare una vecchia amica per caso dopo tantissimi anni (perché qui capita di incontrarsi per caso) e avere conversazioni di questo tipo:
- Ciao! Ma che ci fai qui? Cioè...dove siamo? Cavolo, non so dove sono...
- Mah... stai bene?
E spiegarle che sono arrivata 5 ore prima, mi hanno chiesto se volevo uscire e ho detto sì senza nemmeno chiedere dove si andava o fare caso alla strada.
E poi il temporale estivo e tutti ridono e si preoccupano di non bagnarsi e non che arrivi il tornado. Tornare a casa in punta di piedi come tanti anni fa e dormire con la finestra aperta.
La finestra aperta.
Forse non tutti si  rendono conto del lusso che sia dormire con una finestra aperta dopo un temporale estivo. In Texas questo lusso non ce lo abbiamo.
Fa troppo caldo senza aria condizionata e poi sicuro che ti entra un qualche opossum o chissà che.
Guardavo mio papà che leggeva in giardino e pensavo che si dice sempre che nella vita quello che conta è il viaggio, non la destinazione. Ecco, qualche volta invece no. Qualche volta quello che conta è proprio la destinazione, quello che conta è tornate a casa.

mercoledì 12 giugno 2019

un regalo per tutta la vita

Joe attraversa una fase di ribellione nei confronti dell'italiano. Prima se gli parlavo in italiano, mi rispondeva sempre in italiano, senza nemmeno pensarci. Ora non più. Parla in italiano solo se glielo chiedo esplicitamente e torna all'inglese appena mi distraggo.
L'altro giorno raccontavo questa cosa a un'amica. Le dicevo che lui con l'italiano non ha problemi, ma Woody sì. Capisce tutto perfettamente perchè io cerco di parlare solo italiano, ma sa dire giusto un paio di parole. La conseguenza peggiore del fatto che Joe si rifiuti di parlare in italiano, è che Woody non impara quanto potrebbe. Copia tutto quello che fa il fratello, se il fratello parla inglese, lui fa lo stesso.
Allora la mia amica, chiama Joe e gli dice con grande gravità:
- Se vuoi fare un bel regalo al tuo fratellino, un regalo per tutta la sua vita, devi parlargli in italiano.
In quel momento ho capito. Come non pensarci prima? Vuoi vedere che il rifiutarsi di parlare italiano, è una forma di gelosia?
I mille complimenti per essere così bravo, in questo modo sono tutti per lui. Quando vengono i nonni e c'è da tradurre, è lui l'unico eroe che può aiutarli.
Joe e Woody si adorano. A vederli insieme stringe il cuore. Joe passa ore a leggere per lui, a insegnargli tutto, a giocare con pazienza infinita, ma non significa che non abbia anche lui le sue insicurezze nei confronti del piccoletto così carino a cui nessuno è capace di dire di no.
Vedo tanta voglia di giudicare la capacità dei figli di noi italiani all'estero di parlare la lingua correttamente. Anzi più che altro di giudicare la nostra capacità a insegnargliela.
Una volta, in Italia, Joe parlava al telefono con suo padre in inglese e uscì di corsa la vicina. Non devi fargli parlare inglese, siamo in Italia!
Imparare una lingua ha tante di quelle implicazioni psicologiche per un bambino. A volte non vogliono parlare la lingua dei genitori per sentirsi più simili ai loro amici, a volte per altri motivi. Penso che sia necessario dare loro tutti gli strumenti in modo che la possano apprendere, ma senza forzarli, seguendo i loro tempi e le loro esigenze.

venerdì 7 giugno 2019

il double down

Una cosa a cui penso tutti i giorni più volte al giorno sono le sorti dei migranti alla frontiera con il Messico, sono così vicini.
Il dolore e il trauma inimmaginabile di bambini che scappano da pericoli di tutti i tipi, arrivano qui e vengono sistematicamente strappati dai genitori, continua a tormentarmi.
L'altro giorno è uscita la notizia di un fatto avvenuto nel luglio scorso. Hanno messo su dei camion 37 bambini dai 5 ai 12 anni. Dovevano fare un viaggio di mezz'ora e finalmente riabbracciare i propri genitori. Ecco, arrivati lì per qualche motivo incomprensibile invece di trovare i genitori hanno trovato un parcheggio. Proprio così. Li hanno lasciati ad aspettare senza motivo, alcuni per 39 ore. Immaginate il fastidio immane se doveste andare in vacanza e vi toccasse passare due notti all'aeroporto. E loro non andavano in vacanza e non erano in un aeroporto, erano in un parcheggio in Texas a luglio, dove si toccano e si superano normalmente i 40 gradi.
Una violazione dei diritti umani, una tortura.
Allora, tutti si sono giustamente indignati, passano un paio di giorni e l'amministrazione Trump cosa fa? Annuncia che taglierà i fondi per i corsi di inglese e tutte le attività ricreative riservate ai bambini e ai ragazzi rinchiusi in questi simil-campi di concentramento senza genitori. Crudeltà pura. Non costa niente fare giocare dei bambini.
Ogni volta è la stessa storia infinita.
Il double down: fa qualcosa di inaudito, orribile e disumano, tutti protestano e lui invece di chiedere scusa, raddoppia. Sono già morti 6 bambini detenuti in questi centri in cui i giornalisti non possono entrare e in cui non si capisce cosa succeda.
Tutte queste notizie entrano in qualche modo nella nostra esperienza personale e nella nostra vita quotidiana qui in Texas.
L'altro giorno ero al parco e c'era una signora che stava facendo qualcosa di meraviglioso con i suoi bambini. Ha tagliato delle fette di frutta (mango jicama, agrumi, ananas...) in un certo modo molto bello esteticamente, le ha condite con delle spezie e le stavano mangiando insieme.
Non volevo disturbare, ma mi è venuto spontaneo chiedere cosa fosse, come prepararlo. La signora era messicana e parlava solo spagnolo. Mi ha spiegato tutto e mi ha offerto tutto quello che aveva, anche i suoi bambini hanno offerto i loro biscotti e tutto quello che avevano ai miei.
Abbiamo chiacchierato un'oretta. Mi aveva detto che si trovava qui nella mia zona perchè aveva visto il parco andando al lavoro e aveva voluto portarci i bambini.
Parliamo la stessa lingua, abbiamo più o meno la stessa carnagione, è una mamma come me con dei bambini come i miei. Di solito in questi casi può capitare di scambiarsi i numeri e mettersi d'accordo per rivedersi per un play date. Lei invece mi ha chiesto se poteva venire a pulirmi casa. Cose così.

mercoledì 5 giugno 2019

adulto insomma

Stamattina eravamo in macchina, la radio era accesa in sottofondo, un notiziario o qualcosa. "Circa 40 000 persone decidono di togliersi la vita ogni anno in questo paese". Joe salta sulla sedia.
- Cosa?
- Cosa Cosa?
Non sapevo stesse ascoltando o a cosa si riferisse.
- Ha detto che migliaia di persone... kill themselves? Ma come? Uccidono se stesse?
Per lui era un concetto del tutto inconcepibile.
Ho dovuto sbrogliare una bella matassa.
Adesso sono venuti dei bambini a giocare. Abbiamo dipinto. Chiedo all'amichetta di Woody, 4 anni, di raccontarmi cosa avesse disegnato.
- Questo è il sole. Queste sono le nuvole e questo (una grossa macchia rossa) è sangue.
- Sangue?
- Si perchè qualcuno è morto.
- ...
- E questo è altro sangue. E questo è altro sangue. La mia nonna è morta ma adesso è in paradiso sulle nuvole.
Nuvole e sangue.
Quante domande a cui rispondere, quante paure da gestire.
Diventa ogni giorno più difficile questo lavoro di genitore, insegnante, educatore, adulto insomma.

martedì 4 giugno 2019

i ricchi e poveri?

Nella nuova scuola ci saranno grandi cambiamenti. 
Innanzitutto c'è un altro insegnante di arte, non sarò più l'unica. Non siamo obbligati a collaborare, ma abbiamo tutta l'intenzione di farlo. Lui conosce già il mio lavoro perchè è stato interpellato per la mia assunzione e a quanto pare gli piace molto. Non c'è nessun tipo di competizione fra noi perchè faremo cose diverse e siamo specializzati in ambiti diversi. Ognuno potrà dare nuove idee all'altro, questo sì. A differenza della sottoscritta, lui è un artista vero, serio, che fa mostre in giro per il mondo e conosce ogni tecnica. Imparerò un sacco da lui, anche solo osservando e non vedo l'ora. E poi sembra una persona...normale. Si può dire? Uno che non ti chiede subito dove vai in chiesa per dire, che qui è già tanto. Ho la sensazione che la pensiamo in modo simile su tante cose. Potremmo perfino diventare amici e questa è una novità pazzesca per me perchè alla scuola Flanders non mi sono mai sentita completamente a mio agio con nessuno. Dovevo sempre stare attenta a quello che dicevo, alcuni colleghi erano molto conservatori su tante questioni e io, potevo intuire, ma non sapevo mai quali, un'ansia. Almeno le premesse adesso invece sono ottime.
E poi mi ha portato a vedere la mia nuova classe.
Sospiro.
E' stupenda, grandissima, con due lavandini (due!) e con una finestra che percorre tutta la parete. Una finestra. La mia vecchia classe aveva il portone con il maniglione antipanico ed era in uno scantinato con i tubi a vista sul soffitto che ogni tanto gocciolavano. E però è anche vero che mi piaceva da morire. Aprivi quel portone e c'era una sorta di bosco in pieno centro a Dallas, ogni tanto vedevi un coniglietto o una volpe. Era così messa male quella classe che ti dava un senso di libertà incredibile, non c'era nulla che potesse davvero rompersi o rovinarsi.
Ci sono tante, tante, cose nuove a cui abituarsi.
Però bella questa sensazione di possibilità e di novità. Voglio gustarmela tutta adesso e poi sarà quel che sarà come dicevano i Ricchi e Poveri. I Ricchi e Poveri?

lunedì 3 giugno 2019

il meet and greet/2

Il meet and greet alla fine era una sorta di lunga proiezione delle diapositive delle vacanze abbinate a canzoni altamente motivational e inspirational in sottofondo. Per una buona mezz'ora ci sono stati dei problemi tecnici quindi era tutto un po' imbarazzante. Dove ti siedi, cosa dici, chi conosce chi.
Quel tipo di situazione. Finchè finalmente qualcuno mi rivolge la parola:
- Cosa insegni?
- Arte e tu?
- Spagnolo a quelli del liceo.
- Quale liceo?
- Come? Non c'è anche un liceo qua?
- No.
Insomma.
Quando pensi di non farcela, ricordati che c'è sempre qualcuno che è messo molto peggio di te, ma ce la fa lo stesso.

il meet and greet

Oggi devo andare a fare un "meet and greet" alla nuova scuola. Meet and greet. Boh. Di sicuro dovrebbe essere una cosa rilassante e infatti non ci pensavo nemmeno. Solo che ieri notte ho fatto un sogno. Il direttore durante il meet and greet, qualunque cosa sia, mi chiedeva di indossare sempre una giacca elegante rossa. Io dicevo di sí, ma me ne pentivo subito.
Perchè una giacca rossa? Tutti i giorni? E come faccio a insegnare arte ai bambini con una giacca da sera? E' pazzo? Sono tutti pazzi in questa scuola? Dov'è l'uscita?