venerdì 28 maggio 2010

quella del tree yoga

C’e’ quello che appena trasferito, ha inchiodato una croce di legno alla porta di casa. C’e’ quello che ha sei cani identici a cui fa fare ogni giorno sei brevi passeggiate intorno alla casa uno alla volta (dopo due anni ho realizzato che  non si trattava dello stesso cane). C’e’ quello che ha pensato di dotarsi di una statua della liberta’ di un paio di metri da tenere in giardino e quello che invece si e’ fatto un bel pozzo, finto. Poi ci sono i due ragazzini che si inseguono sul tetto della casa e ti assicurano: non si preoccupi per oggi non ci buttiamo di sotto, per poi precipitarsi giu’ e scusarsi appena in tempo perche’ tu non prema il campanello decretando il definitivo happy ending delle loro goliardiche scampagnate.
E poi c’e’ la creatura piu’ misteriosa. La vedevo, la mattina presto appesa a testa in giu’ all’albero davanti a casa sua. La faccia completamente paonazza. Tutto considerato non ci ho mai trovato molto di strano, ma oggi me l’ha detto, fa lo yoga dell’albero. Lo yoga dell’albero, fico. Mi mancava proprio.

giovedì 27 maggio 2010

because you have a full life, they only have you

La settimana scorsa parlavo con una mia amica italiana evidentemente non molto pratica dell’ambiente cinofilo dallassiano. Mi diceva che vorrebbe tanto prendere un cane, ma le si spezza il cuore pensando di doverlo lasciare in un canile, ha usato proprio questa parola, ogni volta che va fuori citta’. Ecco, questo fine settimana parto e mi tocca portare gli acchiappaconiglietti in un posto che definire canile sarebbe… se non altro impreciso. Si chiama letteralmente “asilo per cagnolini”. Puoi scegliere fra una cuccia di lusso, una confortevole semplice o una suite privata. Questo qui non ha la piscina come l’altro dove sono andati in passato, attualmente al completo, pero’ in compenso garantisce biscottini “olistici” (boh) e il bacio della buonanotte ai suoi ospiti. Me lo immagino. Essendo la prima volta che li porto li’, non ho solo dovuto fornire tutti i documenti che attestano le vaccinazioni necessarie, ma gli ho dovuto anche far fare ‘l’adattamento’ e ‘la valutazione’. Hanno dovuto passare un’intera giornata la’ per vedere se erano sufficientemente socievoli. Quando sono tornata a prenderli, nel pomeriggio erano tutti e due tristi nell’angolino a guardare gli altri cani che giocavano.

Nel frattempo, io ho dovuto rispondere a qualcosa come venti pagine di questionario in cui mi si facevano le domande piu’ improbabili. Tipo:

Qual e’ il punto dove gli piace di piu’ essere accarezzato?

Che trucchetti conosce? [Di sicuro non si mettera’ a fare i numeri da circo a “l’asilo”]

A che giochi sa giocare? [E li’ ti senti un po’ inferiore. Il mio cane non sa giocare a scacchi o a palla prigioniera, sara’ normale?]

Che cosa sai dei genitori dei tuoi cani? [Assolutamente niente perche’?]

Che parola gli dici quando deve fare la pipi’? [Basta, non te lo dico, tutto questo e’ stupido!]

Oltretutto hanno una webcam dove si puo’ controllare sempre cosa succede. Devo proprio chiedergli a che ora partono i baci della buonanotte.  

E adesso, se volete scusarmi, vado a leggere il prezioso opuscolo: “Why should you consider massage treatments for your pet?”

Why? Why?

Non vedo l’ora di saperlo.

mercoledì 26 maggio 2010

hammy

Ad ogni modo quel critico, a ragione o no, definiva la recitazione di Germano hammy e cosi’ ho imparato una parola nuova.

In questo contesto, significa eccessivamente drammatico, una recitazione sopra le righe.

Lo scrivo cosi’ me lo ricordo. Forse.

notizie di qua, notizie di la’

Come tutti ho visto il filmato dell’assegnazione del premio come migliore attore dato a Elio Germano a Cannes e come italiana, sono rimasta abbastanza colpita. Mi e’ sembrato che abbia lanciato un messaggio piuttosto coraggioso, in quel momento preciso, con gli occhi del mondo puntati addosso. Poi tutte le polemiche, la presunta censura del tg1, i commenti, ho seguito tutto a distanza sui media italiani.

Oggi ho sentito anche la campana americana. Non solo, nel mio programma preferito, si diceva che Elio Germano e Javier Bardem facevano parte di ‘due dei film piu’ brutti dell’intero festival’ e si criticava nello specifico lo stile della loro recitazione in entrambi i film, ma non si menzionava minimamente la dedica di Germano.

Una cosa e’ quando una notizia italiana non arriva, cosa che succede tutti i giorni, pero’ quando una notizia italiana arriva fin qui e viene interpretata in modo completamente diverso, fa un po’ specie. In questo caso mi e’ sembrato di nuovo che la nostra inalterabile situazione politica interna non interessasse, anche giustamente per carita’, a nessuno. Ancora una volta un po’ mi e’ spiaciuto.

martedì 25 maggio 2010

supermercati all’europea

Ho visto che ultimamente da queste parti stanno spuntando dei nuovi supermercati appartenenti a una stessa catena. L’altro giorno, incuriosita, sono andata a farci un salto. La prima cosa che ho notato e’ che i carrelli non erano nel parcheggio, ma tenuti insieme all’entrata da quei dispositivi in cui devi inserire una moneta per prenderne uno. Ora, se queste macchinette in Italia sono comunissime, qui non le avevo mai viste da nessuna parte, tanto e’ vero che una persona sostava accanto ai carrelli addetta appositamente a spiegarne l’utilizzo. Dentro, il supermercato mi ricordava molto una sorta di Lidl, ma meno fornito. Ho comprato quello che mi serviva e mi sono diretta alla cassa. Li’ un’altra sorpresa: le buste di plastica non erano gratis. Qui, in alcuni supermercati ti fanno uno sconto se porti le tue da casa, ma non le ho mai viste in vendita (sprecate sempre invece, una pessima abitudine americana, ma non divaghiamo…).  Ne ho comprata una e senza nemmeno pensarci, l’ho messa davanti alla mia spesa, aspettandomi inconsciamente che qualcuno la riempisse. La commessa l’ha presa, l’ha scannerizzata e l’ha piegata, li’ per li’ non ci ho nemmeno fatto caso. Dopo aver pagato pero’ ho notato che la mia spesa non era stata messa nella busta, come si usa qui, ma la commessa mi fissava con le braccia incrociate in attesa che sloggiassi. Altro che how are you today? did you find everything ok? e via dicendo. Ho messo via la mia spesa e me ne sono andata in fretta.

Sono uscita con un vago senso di disagio che ho messo a fuoco solo dopo, quando mi sono resa conto di non essere soddisfatta perche’ non mi aspettavo che non mi venisse offerto un sorriso o un aiuto a mettere via la mia spesa. Non e’ una cosa cosi’ importante, va bene, ma e’ un privilegio che oramai dopo piu’ di tre anni qui, evidentemente davo per scontato. In Italia questa era la norma, invece, la spesa e’ tua e le buste te le riempi tu, non c’e’ niente di male neanche in questo. Se la commessa fosse stata piu’ gioviale, magari le avrei detto che sembrava proprio un supermercato europeo e di sicuro sarebbe suonato come un gran complimento. Un’inezia nella vita di una persona, ma anche un giro al supermercato ti cambia un minimo la quotidianita’. Per un attimo mi sono chiesta come sarebbe tornare indietro, in Italia, riabituarsi a tutto, anche a queste piccolissime cose.

In quel supermercato di sicuro non ci torno pero’. A parita’ di prezzo, meglio un sorriso falso che niente.

lunedì 24 maggio 2010

now I'm forced to get a life - lost

[NO spoiler]
La domenica e’ stata dedicata a Lost. Sono cominciate alle sei le interviste, poi i riassunti e infine il fatale ultimo lunghissimo episodio fino alle dieci e mezza. Fa impressione il fatto che gente di tutto il mondo si sia riunita contemporaneamente davanti alla televisione non per seguire un bombardamento o i mondiali, ma per vedere il finale di una storia. E io c’ero. Non so cosa pensare, sono ancora nella prima fase dell’elaborazione del lutto, l’incredulita’. Devo dire che, l’ultimo episodio, non mi e’ piaciuto, pero’ alla fine cosa importa? Mai piu’ che in questo caso e’ il cammino che conta, non l’arrivo. Ed e’ stato un cammino appassionante, intelligente, mozzafiato: ne valeva la pena, eccome. Chissa’ quando ricapitera’ di assistere a uno spettacolo dello stesso livello.
E ora cosa faremo il martedi sera? Cosa sara’ della nostra vita senza isole, mostri di fumo, orsi polari, buoni cattivi e cattivi buoni? A questo punto saro’ davvero obbligata a crearmi una mia vita.

domenica 23 maggio 2010

serpentelli

Da quando abbiamo avvistato il serpentello la settimana scorsa, sono successe due cose: abbiamo trovato un serpentello piu’ piccolo morto stecchito e una pelle di serpentello attaccata alla rosa, sotto la finestra della cucina. Mi ostino a ripetermi che, per forza, si deve trattare dello stesso serpentello (anche quello piu’ piccolo, si sa che invecchiando ci si rimpicciolisce), mentre in fondo sono convinta che il suddetto si sia trovato cosi’ bene a casa Johnson che ha cambiato pelle e ha pure messo su famiglia. Come si convive con una famiglia di serpentelli? Passino gli scoiattoli dispettosi, i coniglietti, i picchi, i falchi che girano intorno ai bracchetti, gli uccellini che ti attaccano a tradimento, ma si’, passino anche i gechi e gli insetti puzzolenti, ma i serpenti?! Lo so che non mi faranno mai niente di male, ma non voglio vederli, non voglio. Vengo da un paese dove i serpenti si vedono nei documentari e vorrei continuare nello stesso modo. Pero’ non voglio nemmeno ucciderli che’ sono sempre pacifista. Come si convince un rettile a traslocare? Potrei, che ne so, comprargli un biglietto per la foresta pluviale oppure introdurre dei predatori…

Sotto sotto lo so che ce la posso fare anche stavolta.

In fondo mi ci sono voluti solo tre anni ad abituarmi ai gechi texani.

venerdì 21 maggio 2010

il test delle bambole

Anderson Cooper, il giornalista piu’ importante della Cnn, l’altra sera, ha parlato nel suo programma 360 di un test pilota che e’ stato condotto su 133 bambini di diverse scuole a New York e in Georgia. Ai bambini vengono mostrati cinque disegni della stessa bambina che sorride, solo che nel primo la sua pelle e’ chiarissima e nei successivi la sua pelle e’ sempre piu’ scura. Ai bambini vengono fatte diverse domande: fammi vedere la bambina piu’ carina, la bambina piu’ brutta, la bambina piu’ intelligente, la piu’ stupida, e via dicendo. I risultati, sono in alcuni casi, a dir poco deprimenti. Se vedere un bambino bianco avere delle marcate preferenze per la sua razza e delle marcate diffidenze per le altre e’ triste tanto da portare la sua stessa madre alle lacrime, vedere un bambino nero fare esattamente le stesse affermazioni, deve sconvolgere e far riflettere tutti noi adulti che viviamo in questa societa’.

Vedere nell’America di Obama - non che qualcuno ci avesse mai veramente creduto alla favola del post racial - in alcuni casi la totale assenza di autostima dovuta al colore della propria pelle, e’ davvero doloroso. Come spiega la psicologa in un altro video, non c’e’ poi nemmeno cosi’ tanto da parlare di queste cose con i bambini, c’e’ da dare il buon esempio. E lo diamo? Quanti amici di colore ho? Colpa mia? Colpa loro? Chi lo sa, e’ cosi’, ed e’ quasi sempre cosi’. 

Nel video qua sotto viene chiesto alla prima bambina fammi vedere la bambina brutta e lei senza esitazione indica quella piu’ scura. Perche’? Perche’ e’ nera.

giovedì 20 maggio 2010

il mio piccolo basquiat

Non lascio mai che i ragazzini si portino via i loro lavori subito dopo le lezioni perche’ voglio rimanere un minuto da sola ad osservare in silenzio cosa hanno fatto. Ogni tanto mi commuovo. Mi commuovo per l’ironia, la tristezza, le paure che esprimono. Per la prima volta da quando faccio questo lavoro, oggi invece mi sono commossa davanti a un lavoro semplicemente per la sua qualita’ estetica.

Era l’ultima lezione dell’anno per questa classe e il compito era difficilissimo: eseguire un autoritratto. Gli ho spiegato la tecnica che volevo utilizzassero e li ho lasciati lavorare con la loro fotografia davanti. Questo e’ il lavoro a cui accennavo.P1200727

Per apprezzarlo pienamente, bisognerebbe guardare una fotografia di questo ragazzino e soprattutto vedere cosa hanno combinato i suoi compagni di classe, seguendo le stesse identiche istruzioni. Piu’ lo guardo e piu’ mi stupisco. Gli altri bambini giustamente pasticciavano con i gessi, mi chiedevano di andare a lavarsi le mani, sporcavano tutto il foglio e ricominciavano daccapo, questo qui invece ha lavorato in silenzio per un’ora, con lentezza, cura, lunghe pause e fare da artista consumato, non certo da dodicenne.

Quando la loro maestra e’ tornata a riprendersi la classe, alla fine della lezione, ha dato un’occhiata a tutti i ritratti e non ha fatto altro che esaltare, il lavoro di un’altra ragazzina, la prima della classe, che aveva seguito alla lettera le istruzioni, ma creando un viso stranissimo, per niente naturale. Io non sono intervenuta. Cerco sempre di tenere i miei giudizi estetici per me e, a parita’ di impegno, di incoraggiare tutti allo stesso modo, perche’ mi chiedo: ha senso appoggiare sempre quelli che vanno meglio? A volte mi sembra che vadano meglio proprio per questo. Ci aspettiamo tanto da loro e tanto ci danno, da altri ci aspettiamo che cadano e alla fine molto spesso lo fanno.

Penso spesso alla loro vita, a quello che davvero gli stiamo passando e a volte rabbrividisco.  

martedì 18 maggio 2010

heavenly creatures

Da queste parti, non ci sono solo serpentoni e ragnacci velenosi, ci sono anche animaletti simpatici. Ci sono degli uccelli bellissimi ad esempio, come i cardinali, gli uccellini blu e i blue jay che sono fra i miei preferiti. Creature da giardino dell’Eden. Ogni volta che li vedo, mi illumino. Sono talmente belli e perfetti a loro modo, sfuggenti, ma presenti, una meraviglia quotidiana.

Oggi torno a casa in macchina, apro il garage e un blue jay si fionda dentro a tutta velocita’. Mi e’ sempre stato detto di stare attenta ai blue jay, ma non ho mai preso la cosa sul serio. Fino a oggi.

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Sono stata suo ostaggio per circa mezz’ora. Posso solo dire che non sembrava per niente felice di vedermi. E anche che mi e' venuto in mente l’inizio del film Gli Uccelli di Hitchcock. Mentre io in realta’ cercavo solo di chiudere la maledetta botola della soffitta per evitare che rimanesse intrappolato lui mi strillava come un assatanato. Piccolo ingrato, anzi nemmeno poi tanto piccolo. Alla fine e’ volato via. Spero.

La macchina l’ho lasciata fuori.

lunedì 17 maggio 2010

la colazione dei campioni

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Sempre per la serie mai piu’ senza, un fantastico vassoio per cuocere le fette di bacon nel microonde. Tantissime fette, tutte insieme. Volendo si puo’ anche aggiungere un secondo vassoio sopra al primo. Ma pensate quanta pancetta potrete mangiarvi in un paio di minuti! Geniale . O perverso.

La pancetta a dadini per fare la carbonara (altrimenti detta pasta breakfast) pero’ in questo paese non si decide a inventarla nessuno. 

sabato 15 maggio 2010

il fondo

P1140348 Quando abbiamo preso la Ragazzina, ci siamo accorti che evidentemente aveva sofferto la fame. Era ossutissima e mi vergogno un po’ a dire che inizialmente non mi piaceva. Mi faceva troppa pena, non riuscivo nemmeno ad accarezzarla, sembrava che si potesse ‘rompere’ da un momento all’altro. In realta’ mi sbagliavo completamente. Infatti, nel giro di pochi giorni la sua pellicina floscia ha cominciato a riempirsi e lei e’ presto diventata in tutto e per tutto il mio cane. Ricordo che la seconda sera notammo che nella sua magrezza aveva gia’ una bella panciotta rotonda, ma la fame, quella, non le e’ mai passata, come la paura del resto, ma quello e’ un altro discorso. Vedendola mangiare con tale voracita’ ci siamo sempre chiesti, se davanti a un sacco di cibo, si sarebbe mai fermata da sola. Ecco, stamattina lo abbiamo scoperto. Di nascosto, ha aperto la porta della dispensa, ha trascinato fuori un sacchetto di cibo secco, lo ha aperto e ne ha mangiato quasi tutto il contenuto. Da una stima approssimativa risulta che, subito dopo la sua normale ciotola si sia spazzolata qualcosa come ottocento grammi di croccantini. Considerato che parliamo di un cane di dieci dodici chili sono un attimo preoccupata.
E' come se un uomo di cento chili mangiasse dieci chili di cibo!

giovedì 13 maggio 2010

che uomini

Ho scoperto che la moglie dell’amico di Mr. Johnson che mi ha aiutato a preparare la mitica festa a sorpresa di cui vi raccontavo l’altro giorno a casa sua, ha fatto il compleanno anche lei proprio il giorno dopo, stessa eta’ credo.

Lei non e’ tanto simpatica bisogna dire (anche perche’ se no qualcuno si sarebbe ricordato del suo compleanno…) e loro sono una di quelle coppie che le guardi insieme anno dopo anno e ti danno sempre come l’impressione di camminare su un filo, che si assottiglia o si inspessisce a seconda dei periodi, ma che sempre precario rimane. In questo periodo sembra che stiano abbastanza bene, decisamente meglio del solito. Ecco, mi chiedo come abbia fatto lui in tutta la serata e l’organizzazione a non fare nessun riferimento alla cosa. Io a lui voglio molto bene, ma come ha potuto ignorare la moglie cosi’?

Si sarebbero potuti festeggiare insieme i due compleanni, un brindisi almeno, qualcosa, se solo avessi saputo. Che modi. Che insensibilita’. Chissa’ come si e’ sentita lei. Io mi offenderei a morte. E anche lei non mi sembrava particolarmente entusiasta adesso che ci penso. Il problema e’ che nel suo caso non e’ semplicissimo notarlo, ma probabilmente con un uomo cosi’ accanto sarei perennemente imbronciata anch’io.

Mr. Johnson dice che sicuramente lui poi le avra’ fatto un regalo gigantesco o addirittura un’altra festa a sorpresa. Come no. Gli uomini per spalleggiare un vecchio amico arrivano ad arrampicarsi sugli specchi a volte.

mercoledì 12 maggio 2010

prima o poi doveva succedere

Prima o poi doveva succedere, ed e’ successo. Ieri sera abbiamo avvistato un serpente in giardino, anzi sulle mattonelle, proprio a un metro dalla porta di casa. Li’ per li’ non ho avuto enormi scompensi, anche se Mr. Johnson si e’ precipitato  a “confortarmi” dicendo non ti preoccupare, e’ completamente inoffensivo! e per chiarire meglio l’idea mi ha aperto questa pagina qui di Wikipedia, nella quale non ho ancora capito che cosa esattamente ci sia di rassicurante. Cosi’ alle cinque del mattino mi sono sorpresa a fare strane fantasie. E se il serpente si riproduce? E se si e’ gia’ riprodotto? E se entrasse nel tubo dell’asciugatrice come e’ successo a quel tale l’anno scorso? E se invece entrasse nel tubo del bagno come si vede nei film? E poi il serpente: c’e’ sempre stato e non si e’ mai visto o e’ appena arrivato e d’ora in poi sbuchera’ dappertutto?

Appurato che il tubo dell’asciugatrice e’ ben protetto, rimangono un po’ di questioni in sospeso. Ma si, ora come ora sembra impossibile, ma stanotte dormiro’ beata e presto mi abituero’ anche a questo come ho fatto con il resto. In fondo e’ solo un serpentello.

Autoconvizione prima di tutto.  

martedì 11 maggio 2010

a ciascuno il suo. kalashnikov

”Un pomeriggio tornando a casa dal lavoro ho visto una cosa che mi ha sconvolto: i figli dei miei vicini di casa insieme ai loro amichetti, stavano giocando in giardino con un Kalashnikov. Non potevo credere ai miei occhi, cosi’ ho guardato meglio. Era proprio un Kalashnikov, uno di quelli cinesi forse. Ero terrorizzata. Ho cominciato a pensare a cosa fare, dovevo intervenire in qualche modo, ma il panico non mi permetteva di pensare con lucidita’. Allora sono scesa dalla macchina, mi sono avvicinata e ho chiesto gentilmente cosa stessero facendo. Giriamo un film, “Attacco al pianeta”, mi risposero. A quel punto gli chiesi di vedere l’arma. Appena me la passarono, aprii il cofano e ce la buttai dentro. Entrai in macchina e cominciai a guidare senza meta. Era difficile stare calma, ragionare. Avevo un Kalashnikov, non sapevo nemmeno se carico o no, nel cofano. Decisi di andare alla polizia. Raccontai all’agente la mia storia.

- Signora, dov’e’ l’arma in questo momento?

- Nella mia macchina

- A chi appartiene l’arma?

- Al figlio dei miei vicini, ma ci sono un sacco di ragazzini, ci giocavano tutti insieme….

- E’ maggiorenne?

- Frequenta il liceo.

- E’ maggiorenne?

- Ha diciotto anni

- Ecco, allora si riprenda il Kalashnikov, che fra l’altro e’ scarico, e lo riporti al legittimo proprietario prima che sia costretto ad arrestarla per furto e possesso illegale di arma da fuoco. E la prossima volta stia bene attenta a fare una cosa del genere, potrebbe non andarle cosi’ bene.

Decisi comunque di non restituire l’arma al ragazzo, ma alla madre spiegandole l’accaduto. Ero sicura che avrebbe capito e che avrebbe fatto lo stesso al posto mio. Non mi rivolse mai piu’ la parola.”

E’ una storia che  mi e’ stata raccontata da una persona che conosco in questi giorni. E’ successa una decina di anni fa e non in Texas, ma immagino l’idea sia ancora quella qua in giro.

Ad ogni modo, a me l’unico Kalashnikov che piace e’ questo qua

lunedì 10 maggio 2010

surprise surprise

Un mesetto fa ho preso una multa per divieto di sosta a Dallas, che non e’ proprio come prendere una multa del genere nel centro di Milano, ci vuole talento per cosi’ dire, ma non entriamo nei dattagli che e’ meglio. Alquanto irritata, ho pensato di pagarmela e starmene zitta, che non mi andava di sentirmi anche i commenti ironici. Quella sera varco la porta di casa e dopo i saluti, vengo squadrata e interrogata: what have you done? Tada’. Ma dei poteri telepatici di Mr. Johnson si e’ gia’ detto piu’ volte. La novita’ e’ che in questi giorni nonostante cio’, ho avuto l’ardire di cimentarmi nientemeno che nell’organizzazione di una festa a sorpresa per il suo compleanno e posso dire con estrema soddisfazione che questa volta sono davvero riuscita a lasciarlo senza parole. E’ stato uno sforzo immane e collaterale, ma alla fine la missione e’ stata portata a termine con successo da tutta la squadra. Un perfetto garage party all’americana. Si sono radunati tantissimi amici anche quelli che non si vedevano da secoli e si e’ finita la serata strimpellando la chitarra e cantando le canzoni degli anni Novanta. Bei momenti, grandi amici. Consideravamo prima che tutto sommato il fatto di essere molto piu’ felici a trenta che a venti fa ben sperare pe il futuro.

Quando, a caldo, ho chiesto a Mr. Johnson se fosse contento della sorpresa, mi ha risposto:

- Si, sono felice, ma la prossima volta che mi fai una cosa del genere, non e’ che me lo puoi dire una mezz’oretta prima?

E io lo so che non scherzava.

giovedì 6 maggio 2010

bee happy. zzzz

Entro in classe, il tempo di salutare e ho una vespa alle mie spalle. Lo capisco dal fatto che si scatena il panico, le vespe texane non devono essere cosi’ simpatiche. Si precipitano tutti verso la porta, la maggior parte dei ragazzini fanno in tempo a uscire. In quel mentre preciso un tubo dell’acqua che non si e’ ancora capito se collegato al water o al lavandino (ma forse e’ meglio non saperlo), esplode travolgendo in pieno la mia collega con il suo piede ingessato e tutte le pagelle che aveva sul tavolo. Immaginate la scena: gia’ urlava come un’ossessa per la vespa, a quel punto ha cominciato a strillare cosi’ forte che e’ arrivata mezza scuola compresa la direttrice che non si vede mai.
Ah…buongiorno comunque.
Ultimamente mi sento un po’ Agata, attiro strani fenomeni, strane combinazioni di avvenimenti piu’ che altro. Mi succede periodicamente.
Chissa’ cosa bolle in pentola stavolta, vedremo.

mercoledì 5 maggio 2010

belli capelli*

Volevo segnalarvi un bel documentario che ho visto un po’ di tempo fa. Si intitola Good hair e si occupa di un tema davvero particolare e in parte sorprendente: il rapporto delle donne afroamericane con i loro capelli. Non l’avrei mai detto prima di vederlo, ma c’e’ tantissimo da imparare a riguardo e ben poco ha a che vedere con l’apparenza. Il documentario e’ firmato da Chris Rock un comico che qui e’ molto famoso, e si apre proprio con una domanda di una delle due figlie dell’attore di appena tre o quattro anni: papa’ perche’ io non ho i ‘capelli belli’? I capelli della bambina sono ricci naturali, afro, evidentemente qualcuno a scuola le ha gia’ fatto notare che i ‘capelli belli’ sono quelli lisci, morbidi e magari chiari.

Da qui parte un discorso lunghissimo sull’origine di quest’idea cosi’ radicata nelle donne di colore americane. Si spiega che per ottenere un efficace ‘rilassamento’ dei capelli bisogna far ricorso a sostanza chimiche potenzialmente dannose per la salute sui quali i produttori riescono a ottenere un guadagno che arriva fino al centocinquanta per cento data la domanda. Si racconta di donne comuni che volano in un’altra citta’ per un’appuntamento con la parrucchiera di fiducia e di persone, spesso tutt’altro che benestanti, che sono disposte a spendere anche mille dollari al mese per una parrucca come si deve. Quello che mi e’ piaciuto di piu’ e’ stato avere la sensazione di poter entrare per un momento in questa comunita’ per capirla attraverso un ambito estremamente privato, ma anche pubblico in un certo qual modo che nessuno mi avrebbe mai spiegato altrimenti (si tratta di un tabu’ vero e proprio anche fra di loro. Da quanto ho capito perfino agli uomini afroamericani stessi, quest’argomento non risulta particolarmente familiare). E poi mi e’ sembrato bello e importante che non ci sia stato mai un vero giudizio. Il documentario si limita a documentare in questo caso. Si lascia intendere che essendo una cosa cosi’ intimamente importante per tutte le donne, e’ giusto che loro e solo loro decidano quello che e’ giusto fare per sentirsi a proprio agio con i propri capelli.

L’idea che mi sono fatta personalmente e’ che tutto questo sia nato dalla pubblicita’ tanti anni fa, ma se devo dirvi quello che vedo intorno a me qui, non mi sembra che le cose siano cambiate poi cosi’ tanto.  Il messaggio e’ sempre grossomodo quello li’.