lunedì 11 febbraio 2013

l’interprete sentimentale

Puoi studiare le lingue quanto ti pare, ma quando vai a vivere in un altro paese quello di cui hai veramente bisogno per costruirti delle relazioni durature e’ quello che io chiamo ‘l’interprete sentimentale’. L’interprete sentimentale e’ difficile da trovare perche’ deve essere qualcuno del posto ma che conosce bene anche la tua cultura di provenienza.

Ci sono delle cose che hai dato per scontato tutta la vita e che all’improvviso, una volta all’estero, non lo sono piu’ e in certi casi solo l’interprete sentimentale puo’ aiutarti a capire quali sono. Ci sono comportamenti che hai sempre creduto innocui e che invece possono dare molto fastidio cosi’ come anche altri che hai sempre creduto irrazionali e che invece per altri hanno tutti i motivi di esistere.

E’ una vita dura quella dell’expat.

Ne parlavo con una coppia di amici, entrambi italiani, che vivono qui da tanti anni e che dicevano di aver fatto un sacco di errori, di aver perso amici e occasioni lavorative, semplicemente perche’ non sapevano come decodificare e reagire di fronte a determinati comportamenti.

Recentemente anch’io ho avuto una situazione di questo tipo. La mia migliore amica qui, sta attraversando una fase di grande infelicita’ e sta facendo una serie di scelte molto discutibili, anche gravi direi. Tutti gli italiani a cui ho chiesto consiglio mi hanno detto di dirle qualcosa-parla! non puoi star li’ senza dir niente, che amica sei altrimenti? - che era un po’ quello che pensavo anch’io, cosi’ un giorno ho parlato. Con moltissima prudenza, solo riguardo alle cose su cui sono stata interpellata, per la prima volta ho dato in modo aperto la mia opinione di dissenso. Come pensavo, lei mi ha ascoltato bene e non abbiamo assolutamente litigato. Pero’ e’ successo che sono passate tre settimane e non l’ho ancora rivista. Ha cominciato a non rispondermi piu’ al telefono oppure a fare il gioco strano del rispondere dopo giorni con delle frasi a meta’. Messaggi di grande simpatia e normalita’ all’apparenza, ma molto discontinui. Irritante. Un comportamento che non avevo mai visto prima e che mi ha mandato completamente in crisi. In crisi perche’ mi sembra chiaro che ci sia qualcosa che non va, ma cosa? Oppure vista questa grande gentilezza devo pensare che sia tutto a posto e che mi sto solo creando delle paranoie?

L’interprete sentimentale, di fronte al mio dilemma, non si e’ per niente scomposto. Dice lui che gli americani in genere fanno di tutto per evitare il confronto. Secondo lui, cioe’, questa persona ha davvero un problema con me, ma sta prendendo tempo per aspettare che le passi in modo che quando ci rivedremo sembrera’ tutto come prima e non ne parleremo mai piu’.

Una cosa che ora, ripensandoci, ho gia’ visto qui, ma a cui non ero mai riuscita a dare un senso, mi sembrava solo che ogni tanto le persone ‘sparissero’.

Ad ogni modo, questa politica dell’evitare il confronto provoca una valanga di conseguenze.

Da un lato, per una persona come me che odia l’aggressivita’ verbale, puo’ essere positivo non arrivare quasi mai a uno scontro, ma dall’altro si aprono una serie infinita di problemi anche peggiori.

Innanzitutto, come si risolvono le divergenze senza parlarne?

Cosa c’e’ di male a parlarne se si e’ in disaccordo su qualcosa? E poi come posso continuare ad avere un rapporto profondo, intimo, con qualcuno a cui non so cosa posso dire e quanto sia sincero con me?

Per me e’ un’aspirazione avere vicino qualcuno che mi aiuti a capire quando commetto degli errori, e’ una qualita’ rara che apprezzo piu’ di ogni altra cosa, non voglio rinunciarci.

E’ tutto molto fragile mi viene da dire. Ma forse i rapporti fra le persone sono fragili per definizione, soprattutto quelli che sembrano piu’ solidi.

Mi vengono in mente alcuni dei miei parenti in Puglia, quelli che hanno un problema con te e dall’oggi all’indomani non ti guardano piu’ in faccia. Tipo che proprio ti vedono per strada e si girano dall’altra parte, che prima erano zii, cugini, fratelli, sorelle e poi non ti salutano nemmeno piu’. Qui e’ un po’ la stessa cosa al contrario nel senso che invece di essere ignorato dopo un qualsiasi malinteso o disaccordo vieni inspiegabilmente trattato piu’ o meno come prima, ma rimane comunque quel qualcosa sotto sotto, quel nodo, che impedisce alle persone di sentirsi ancora vicine come lo erano un tempo e che pian piano crea un qualche tipo maligno di distanza e di diffidenza a cui non c’e’ nessun rimedio.

E le apparenze sono salve.        

11 commenti:

Silvia Pareschi ha detto...

Adesso che mi ci fai pensare, è proprio vero. Bella l'espressione "interprete sentimentale".

Marica ha detto...

infatti io penso spesso che non riusciro' mai a "integrarmi" nel vero senso, cioe' a capire totalmente le persone.. e ammiro tanto te, silvia e angela che avete dei mariti americani, vuol dire che avete superato determinate barriere che a me sembrano insormontabili.

sempre, puntualmente, quando cerco di approfondire un rapporto devo sbagliare qualcosa perche' anziche' andare "avanti" si torna "indietro" e i rapporti si affievoliscono.

nonsisamai ha detto...

silvia: mi fapiacere non essere l'unica...

marica:ma non c'e' nulla da ammirare, quello e' l'amour, non ci puoi fare nulla :) anch'io non penso mi integrero' mai in questo senso, e' molto triste ma forse e' davvero cosi'. ho la tua stessa impressione.

cowdog ha detto...

interprete sentimentale, bellissima definizione. anch'io negli anni ho collezionato malintesi, soprattutto per me, dato che ormai per paura di urtare non interagisco praticamente con nessuno. cambiando nazione ogni due anni, smettendo di lavorare per via dei pupi, sono diventata l'insicurezza fatta persona. e' una cosa che forse superero' rimanendo nello stesso paese per piu' di tre anni, e forse allora potro' anche cominciare a provare ad integrarmi. per ora e' decisamente fuori questione.
comunque non so voi altre maritate con stranieri, ma io anche con lui all'inizio ho avuto un tot di incomprensioni, soprattutto perche' nessuno dei due aveva una vera conoscenza della cultura altrui.

MarKino ha detto...

questa cosa dell'interprete sentimentale e` talmente vera, che ti diro` che esiste anche una professione apposta, il cosiddetto mediatore culturale; il quale, per esempio, viene utilizzato quando due aziende di differenti culture fanno affari e serve a "capire" la controparte, mettere giu` le cose in modo che non si offendano etc.

nonsisamai ha detto...

cowdog: qualcuna si, ancora oggi, ma nulla di drammatico. io ho sempre trovato le nostre incomprensioni culturali molto divertenti e anche istruttive. poi sulle cose serie siamo sempre stati d'accordo. per fortuna abbiamo gli stessi valori.

markino: e' il mediatore 'sentimentale' che e' difficile da trovare. potrebbe essere la professione del futuro...una specie di terapista specializzato in questi problemi. io ci andrei di corsa :)

Sabina ha detto...

Ci sono distanze che sembrano incolmabili!
Certo è che è davvero strano pensare che il luogo in cui nasci determini anche chi sei e chi sarai...

nonsisamai ha detto...

beh non e' proprio il luogo, e' la cultura che hai intorno, mi sembra naturale che sia cosi'. impari da quello che vedi.

tt ha detto...

quello che ho imparato io è che per gli anglosassoni "confrontational" è l'etichetta peggiore che ti possono affibbiare. Che poi confrontational vuol dire, appunto, che ogni tanto dici la tua in maniera diretta, e che no, non aspetti di sbollire perché sai che poi è peggio, tenerti tutto dentro.

Io! ha detto...

Ma sapete che mi spiazzate? (vi credo, eh, pero'!)

Qui dove sto io gli americani si vantano di essere mooooolto meglio dei locali, perche' loro, dicono, quando c'e' diversita' di vedute si confrontano, finche' non si raggiunge un compromesso e uno disolito ha ragione e l'altro ha torto, e entrambi riconoscono la cosa apertamente.
E criticano i locali perche' i locali litigano con passione, non raggiungono mai un punto in cui uno vince e l'altro perde, ma non importa: per quanto intenso fosse il diverbio, per quanto irrisolto, al pomeriggio bevono il te' insieme come se niente fosse (e il giorno dopo ricominciano!).

Insomma, vi credo eh, io in America non ci sono mai stata, ma mi fa specie sentire gli americani che criticano pensando di essere, loro, aperti al confronto.
(Nota: i locali sono piu' simili agli italiani, con gli amici parlano, mi pare di capire. Pure con me che sono straniera, sembra.)

[Bulut]

ero Lucy ha detto...

Allora la mia amica Italiana superincasinata in realta' e' americana.