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venerdì 5 febbraio 2021

what feeds your soul

Devo confessarvi che in questi giorni sto facendo davvero tanta fatica.

Ci sono alcune cose che non vanno, ma sostanzialmente il problema è piuttosto banale. 

All'improvviso mi sono resa conto che è passato quasi un anno.

Quell'albero fuori dalla finestra era coperto di fiori quando tutto questo è cominciato e ora è sul punto di fiorire di nuovo.  
Sono sicura di non essere la sola.
Ti senti bloccato, immobile, imprigionato in una sorta di realtà parallela. 

Un anno, è passato quasi un anno.

E il bilancio in questi casi è dietro l'angolo.

Mentre tutto -a livello scientifico, personale, organizzativo, professionale - rimane avvolto nell'incertezza, non faccio altro che cercare risposte. E per ogni risposta trovata nascono altre mille domande e avanti così di palo in frasca, anche se a ben vedere c'è sempre un filo rosso a tenere tutto insieme. 

Uno dei primissimi giorni del lockdown, l'anno scorso, sono praticamente inciampata su una frase:
Usa il tuo tempo facendo quello che nutre la tua anima.

Sull'attribuzione a Frida Kahlo ho forti dubbi, ma non importa chi l'abbia detta.  Quella frase è stata la mia stella polare in questi mesi, il mantra che mi aiutava a ritrovare la rotta quando l'esasperazione annebbiava la vista. Non si può sbagliare troppo se si segue questo principio, no?

E allora le cose che nutrono la mia anima, lo sapete ormai, sono sempre piú o meno le stesse e sempre diverse, sono cose come leggere, camminare, ascoltare, disegnare, conversare... le mie piccole scialuppe.

Mi è tornato in mente quel famoso discorso di David Foster Wallace ai neolaureati, quello in cui diceva che l'unica verità con la V maiuscola è che sei tu che decidi che senso dare alla vita e che lo scopo dello studio non è la conoscenza, ma la consapevolezza di tutto quello che è reale ed essenziale, ma anche ben nascosto, proprio lì davanti ai nostri occhi. 
Noi come pesci che non si sono mai chiesti che cosa sia l'acqua. 
Ho trovato una versione ridotta che ha anche i sottotitoli in italiano, se vi interessa è qui. This is water. This is water. This is water...

In questi mesi, mi ha dato un qualche conforto leggere delle pandemie del passato. L'altro giorno per caso mi sono imbattuta in una lezione di Eva Cantarella sulle pandemie nell'antichità (qui). I paralleli con la nostra situazione attuale si sprecano, ma dopo un po' che ascolti ti chiedi... come mai si parla per quasi tutto il tempo del concetto di responsabilità personale più che delle pandemie?
E' che colpevoli o incolpevoli siamo noi, non gli dei. La pestilenza, ci insegna Tucidide, dipende da noi e dal nostro rapporto con tutto quello che ci circonda. Ecco, non so come dire, un'idea di questo tipo adesso, mi aiuta.

Un'altra cosa che mi aiuta è continuare a seguire il meno possibile l'attualità, però ho trovato interessante un podcast di Johnathan Swan (ve lo ricordate qui? Sembra passato un secolo!) che si intitola How it Happened e mette in fila con chiarezza e brevità i fatti della politica americana da novembre in poi.  Sullo stesso argomento, ma con un taglio diverso e soprattutto in italiano, è uscito da poco anche un episodio speciale di Da Costa a Costa.

Come al solito sto leggendo tanti libri contemporaneamente. 
Si tende a giudicare con sospetto questa pratica, ma io la difendo a spada tratta. Se mi ancoro su un libro, ne prendo in mano un altro e così non sento la pressione di doverli finire in fretta o il presunto senso di colpa della pila sul comodino. Cosa ne pensate? Che lettori siete?
Il dopo Trump mi ha lasciato, oltre a una sorta di stress post traumatico nei confronti delle breaking news, tutta una serie di riflessioni e conversazioni molto dense, di cui magari prima poi vi racconterò qualcosa. Non a caso, i libri che mi hanno colpito di più in questo periodo hanno in comune trattandolo in modo del tutto diverso, il concetto di libertà e la lotta dell'individuo sotto le dittature.

- Sapevate che Sympathy for the Devil dei Rolling Stones è ispirato a Il Maestro e Margherita di Bulgakov? Io no, non l'avevo mai letto.
Un libro denso e misterioso e magico, che ho trovato anche abbastanza difficile, devo ammettere. Da una trama multiforme e intricata emergono una quantità personaggi che sono immersi in una cultura e in una geografia che non mi sono minimamente familiari. Scavando dopo averlo letto, ho scoperto tante cose. Ho anche recuperato una conferenza del professor Alessandro Barbero che mi ha dato spunti e chiarito molti dubbi. I manoscritti non bruciano, questo lo ricorderò.

- Il secondo libro è La Collina del Vento di Carmine Abate. E' una saga archeologico-familiare ambientata in Calabria. Scorre via come un film, vivido. La Calabria è uno di quei posti in cui non sono mai stata, ma che ho la sensazione di conoscere.

Per quanto riguarda i podcast, mi sto appassionando a The Happiness Lab in cui Laurie Santos, docente di Yale, usa ricerche scientifiche per spiegare che cosa ci rende davvero felici o per meglio dire, più felici. Mi è piaciuto molto l'episodio intitolato Reconnect with the Moment in cui la famosa psicologa ed esperta di meditazione Tara Brach (che ha un suo podcast di meditazione, qui) spiega il suo metodo RAIN per riconoscere, consentire, investigare e nutrire le nostre emozioni.  

Visto che gennaio è finito e con lui molti dei nostri buoni propositi, vi segnalo un Ted Talk brevissimo che si intitola The 1-Minute Secret to Forming a New Habit e insegna un ottimo trucco per trovare la motivazione quando risulta completamente assente. 

Per quanto riguarda le serie, ce ne sono due che spiccano.
 
- The Wilds (Amazon) che ho trovato per caso e da cui non sono riuscita a staccarmi fino alla fine. Una sorta di Lost femminista con tanti significati nascosti che ho scoperto in un secondo momento ascoltando l'interpretazione di Marina Pierri e Carolina Capria. 

- Il secondo è Search Party (HBO). C'è qualcuno di voi che l'ha visto? Sembra lo guardi solo io. E' appena uscita la quarta stagione. Ogni stagione si ispira a un genere diverso, attori fantastici, storia surreale, adoro!

Per quanto riguarda la musica, in questo periodo ho scoperto Gordon Lightfood. Lo so, lo so, sono in ritardo di qualche decennio, ma meglio tardi che mai. C'è una canzone che più ascolto e più amo. Si intitola Oh, so sweet. 

Back when life was still only a mystery
Wasn't it good, wasn't it bad?
Or the best you ever had?
But sometimes it was, oh, so sweet


Buon ascolto, a presto.

domenica 13 dicembre 2020

piccole scialuppe

Ehi voi, come state? 

Io bene però -non so se succede anche a voi- in questo periodo ho bisogno di non pensarci troppo a come sto. Preferisco pensare a come stanno gli altri, ad aiutare, se posso, in qualche modo e a usare bene il mio tempo.

Per esempio, lo sapete che qui c'è stato il Giving Tuesday? Tutti conoscono il Giorno del Ringraziamento, il Black Friday e perfino il Cyber Monday, ma pochi all'estero credo abbiano mai sentito parlare del Giving Tuesday. Si tratta del martedi dopo Thanksgiving, un giorno in cui l'idea è fare finalmente qualcosa per gli altri dopo essersi rimpinzati per bene. Il Giving Tuesday, spiega il sito ufficialeè un movimento di generosità globale. L'incentivo a donare è dato dal fatto che spesso in questo giorno in particolare ci sono degli sponsor che promettono di raddoppiare tutte le donazioni. Quest'anno l'ho sentito più del solito. Il giorno dopo aver donato, ho trovato 20 dollari. Significherà qualcosa? 

In realtà, passavo da queste parti per condividere come al solito con voi un po' delle mie piccole scialuppe, tutte quelle cose che mi aiutano a stare a galla e che mi migliorano la vita. Voi fate lo stesso se vi va.

- L'ultima scialuppa in ordine di tempo è un corso di acquarello contemporaneo online che mi sta appassionando. Il fascino dell'acquarello per me sta  nell'imprevedibilità degli effetti, ma mi sono resa conto che è necessario imparare a gestire quell'imprevedibilità, altrimenti si trasforma in frustrazione e finisce che lascio perdere. Se per caso ci vedete una qualche metafora in tutto questo non siete soli. Sto passando delle fantastiche serate (e nottate...) a fare i miei esercizi.

Voi fate dei corsi online in questo periodo? Io ne ho seguiti vari dall'inizio della pandemia, ma questo è finora il mio preferito perchè mi costringe anche a fare. Ho bisogno di usare le mani, possibilmente di sporcarmele, e staccarmi dagli schermi.

- A proposito di studio, fra le cose che mi sono segnata per voi, c'è una belliiiissima lezione di Umberto Galimberti su Heidegger. La trovate su YouTube, qui.

Ne ho parlato un po' con Joe. Gli ho raccontato del mondo delle idee di Platone e dal modo in cui ha reagito, mi sono resa conto che la filosofia si adatta perfettamente alla sua forma mentis già da ora a 10 anni. Qui non credo si studi filosofia nemmeno al liceo ed è un peccato. Un filosofo mi ha consigliato di ascoltare con lui il podcast australiano Short and Curly che provoca grandi discussioni e riflessioni sul piano etico. Mi piace molto il modo in cui è impostato. Per farvi un'idea, se avete mini-filosofi a portata di mano, ascoltate l'episodio in cui si discute se si debba fare tutto quello che dicono i genitori. Lo trovate qui, dura 5 minuti, ma vedrete i loro occhi spalancarsi e quale soddisfazione più grande di guardare gli occhi di un bambino spalancarsi?

Per quanto riguarda questioni filosofiche anche molto quotidiane, ho scoperto un altro podcast che si intitola No Stupid Questions. E' condotto da Stephen Dubner, uno degli autori di Freakonomics, e da Angela Duckworth, psicologa e docente universitaria che studia in particolare l'autocontrollo e il coraggio. Uno dei miei episodi preferiti è il n.25 in cui si chiedono se l'edonismo sia da preferire all'autocontrollo e ti fanno riflettere, fra le altre cose, sulla differenza fra quello che vogliamo e quello che vogliamo volere. Temi interessanti affrontati con il sorriso. Tutte le loro opinioni sono supportate da dati scientifici.

- Se vi è piaciuto il film Call Me By Your Name, vi consiglio in modo entusiastico (ohibò) We are Who We Are di Luca Guadagnino. Si parla di adolescenti in cerca di se stessi e adulti spesso in crisi con in sottofondo una sorta di dialogo costante fra Stati Uniti e Italia perchè la vicenda è ambientata in un'immaginaria, ma realistica base militare veneta. Alla fine di ogni episodio ci sono preziosi approfondimenti degli autori Luca Guadagnino, Francesca Manieri e Paolo Giordano e il punto di vista degli attori. We Are Who We Are racconta il sogno di essere accettati e amati in tutto e per tutto per quello che si è.

- Dopo quattro anni di Trump, sono un po' in una fase di disintossicazione politica. Vi segnalo solo un reportage che mi ha colpito. Come forse sapete ho passato qualche giorno di vacanza in Oklahoma recentemente (qui). Impossibile non notare le insegne delle chiese super conservatrici, i manifesti contro l'aborto, le bandiere pro Trump e...i negozi di marijuana ovunque. Stranissimo. Questo reportage spiega come uno degli stati più conservatori sia diventato improvvisamente il più all'avanguardia di tutti nel campo della legalizzazione delle droghe leggere. Se vi interessa l'argomento lo trovate su Politico e si intitola How One of the Reddest States Became the Nation’s Hottest Weed Market.

- Per quanto riguarda la musica, è uscito un Tiny Desk concert di Michael Kiwanuka (qui) che è semplicemente meraviglioso. Da ascoltare in macchina da soli o sdraiati sul divano con un bicchiere di vino o una tazza di té caldo a seconda dei gusti. 

- Il libro che ho amato di più in questo periodo è un super classico che non avevo mai letto. 

“Per quanto brevi, discontinui, spesso penosi, per via delle sue assenze o delle interruzioni, i loro incontri avevano comunque avuto sulla sua vita effetti incommensurabili. C'era un mistero in tutto ciò. Ti veniva dato un seme secco, aguzzo, sgradevole - l'incontro in sé, il più delle volte terribilmente penoso. Eppure nella distanza, nei posti più impensati, sbocciava, fioriva, emanava il suo profumo, ti lasciava toccare, gustare, guardarti intorno, percepirlo e comprenderlo nella sua interezza, dopo che per anni lo si era smarrito.”
- Virginia Woolf, La signora Dalloway

Vi lascio così. 

Buona domenica. 

Alla prossima.

sabato 14 novembre 2020

piccole scialuppe

Adesso che la situazione elettorale si è chiarita, mi sono messa a cercare dei podcast che mi facessero comprendere meglio quello che sta succedendo nella politica americana.

Amo i podcast perchè impari un sacco mentre fai una passeggiata o lavi i piatti, senza doverti sedere a leggere un libro o un articolo. Non so voi, ma io ho bisogno di tempo lontano dagli schermi per stare bene. 

Condivido con voi solo quelli che mi sono piaciuti molto e che davvero mi hanno fatto conoscere nuovi punti di vista.

Ci sono ben 3 episodi di Code Switch sui protagonisti della politica americana attuale:

  1.  Il primo si intitola Is Trump Really That Racist e esamina parole e azioni di vari presidenti per venire a capo di una questione abbastanza spinosa: Trump è davvero più razzista degli altri? Fa un po' male al cuore tutto questo discorso, ma va bene così. E' perfetto per abituarsi a tenere a bada le proprie bias di conferma. 
  2.  Il secondo è su Kamala Harris. Si intitola Let's Talk About Kamala Harris e si pone, fra le altre cose, un dubbio più che legittimo: come fa Kamala a essere considerata a volte quasi di destra da quelli di sinistra e di estrema sinistra da quelli di destra? Lo so sembra un gioco di parole, ma insomma chi è veramente e come è arrivata dov'è? E da che parte sta la vice presidente eletta?
  3.  Il terzo si intitola Claim Us If You're Famous. Parte dall'identità di Kamala Harris (madre indiana, padre giamaicano), ma esplora un tema relativamente nuovo nella cultura americana, quello di chi ha più di un'identità. Barak Obama è un altro esempio. Come si viene percepiti dalla società americana? E da quelle d'origine? Quale delle due identità prende il sopravvento e perchè? Temi molto complessi e molto, molto, appassionanti.

- Poi c'è un episodio di The Ezra Klein Show che si intitola The Joe Biden Experience in cui Ezra esamina aspetti meno noti del percorso e della personalità di Joe Biden con uno dei suoi biografi, Evan Osnos. Biden viene spesso accusato di trasformismo, quindi si cerca di capire come sia arrivato a certi cambi di rotta. E poi si esaminano le differenze filosofiche fra il suo approccio politico e quello di Obama, oltre a un'esplorazione del loro rapporto che va ben oltre i soliti meme divertenti sui due amiconi.

- Se cercate podcast non di politica vi straconsiglio due episodi di Throughline: The United States vs Billie Holiday e James Baldwin's Fire

- Se cercate qualcosa per bambini in inglese, questa volta vi propongo un podcast bellissimo che si intitola Smash Boom Best. Si dibattono argomenti fondamentali e delicatissimi tipo: Avengers o Guerre Stellari? Vampiri o lupi mannari? Cioccolato o formaggio? Alla fine però ridi e scherza, si imparano le regole del dibattito, una materia utilissima nella vita che purtroppo nelle scuole italiane non viene insegnata (o sì? Raccontatemi!). 

- Ho anche un piccola segnalazione in italiano, se amate i documentari: il podcast ispirato al libro Europa, Texas di Luca Nizzoli Toetti, di cui vi ho già parlato. Lo trovate qui

- Nelle settimane in cui, attraverso un lungo processo, è stata confermata Amy Coney Barrett, la giudice della corte suprema che poi ha preso il posto di Ruth Bader Ginsburg (era la famosa cerimonia durante la quale Trump e un sacco di altri suoi si sono beccati il coronavirus), ho letto il romanzo Revolutionary Road di Richard Yates. Sto leggendo molto ultimamente, ma vi parlo di questo libro perchè è senz'altro quello che mi è rimasto più dentro. E' una storia che mi ha fatto rabbia, ma è anche una storia che risulta purtroppo familiare, comune nelle sue linee essenziali. Un romanzo femminista scritto da un uomo e una giudice donna come Amy Coney Barrett che vorrebbe togliere alle donne i diritti già conquistati. Il mondo va alla rovescia. Vorrei che tutti quelli che si professano contrari all'aborto leggessero questo libro.

- Ho guardato una serie stupenda, The Queen's Gambit su Netflix. De La Regina degli Scacchi di Walter Tevis, il romanzo a cui è ispirata, ricordo invece molto poco, soprattutto che mi era piaciuto moltissimo, al punto che avevo cominciato a giocare a scacchi addirittura.

Vi capita mai di dimenticare i libri e i film, ma ricordare perfettamente le sensazioni che vi avevano provocato?     

- Ho guardato anche la famigerata Emily in Paris e l'ho trovata leggera e divertente. E' piena di stereotipi, ma ci azzecca. Mi sono rivista molto nello shock dell'americana di fronte alla scorrettezza politica degli europei. Hanno ragione i miei critici, evidentemente sono diventata americana.

- A proposito di cose leggere e divertenti vi segnalo anche l'account Instagram @Purr.in.ink . Io lo adoro, e sono senza dubbio una dog person. 

 - Questa settimana è uscito il video della nuova canzone degli Eels Are We Alright Again.  C'è il mitico Jon Hamm (Don Draper forever) ed è delizioso.

Il concetto è: assaporiamo il momento, immergiamoci totalmente nella musica e in quello che ci far stare bene senza pensare a tutto quello che ci stanno letteralmente portando via. 

Are we alright again? 
Yeah, I think we're alright.

 

Buon fine settimana  💙

mercoledì 21 ottobre 2020

l'amichetto pescetariano

C'è un grande amichetto di Joe che è pescetariano. Un giorno, a 6 o 7 anni, ha comunicato ai suoi genitori, onnivori, che non voleva più mangiare animali "intelligenti". Secondo lui i pesci e i frutti di mare non sono "intelligenti". A noi adulti questa cosa ha mandato in visibilio. Che bambino sensibile e profondo. Bravo, eh? Per di più mangia un sacco di verdure, perfino i broccoli...vuoi mettere? Benissimo!
Certo, che cambiamento rispetto a qualche anno fa.
Feci una scelta simile anch'io molto più avanti, da liceale, e scoppiò una sorta di crisi familiare. Il medico di famiglia trattò il vegetarianesimo più o meno come il fumo o le droghe pesanti: tutta roba da cui guardarsi. Qualcuno mi prese in giro anche. Non esisteva nel mio ambiente dell'epoca, il concetto di compassione verso gli animali, quelli che si mangiano dico.
Adesso tutto è cambiato. La maestra di Joe gli ha fatto recentemente leggere un breve saggio sui pro e i contro degli zoo, ad esempio. Lui è rimasto molto colpito e ha cominciato a farsi ancora più domande sull'etica rispetto al trattamento degli animali e tante altre cose.
Il concetto stesso di mettere qualcosa in gabbia per ammirarla lo ha portato dopo un po' a illuminarsi...i musei allora? Che tolgono le opere dal loro luogo di origine per metterle nelle grandi città occidentali, sono giusti i musei? Non bisognerebbe lasciare le opere nel proprio paese? Quando si attiva il pensiero, si sa dove si parte e non si sa dove si arriva.
Se siete alle prese anche voi con bambini curiosi (e anglofoni), vi consiglio l'episodio Why Are Some Animals Pets And Others Are Lunch? del podcast "But Why".
Buon ascolto.
🐟

sabato 10 ottobre 2020

cose belle per il tempo libero

Un po' di cose belle che ho scoperto in questo periodo:

- Il romanzo Jules e Jim di Henri-Pierre Roché, sì proprio quello a cui si ispira il film Jules e Jim di François Truffaut. Mi è piaciuto davvero molto. La gioia di vivere, l'amicizia vera e poi quest'idea pericolosissima e affascinante di voler reinventare il concetto di amore. E' uno di quei libri che aprono la porta a infinite riflessioni e scoperte. Tra l'altro non sapevo fosse autobiografico, ma lascio a voi il piacere di approfondire se vorrete. 

- So che molti di voi hanno bambini che parlano inglese e allora vi segnalo l'ultimo episodio del podcast Brains On che parla ai bambini di scienza ed è sempre interessantissimo, ma in questo caso in particolare perchè chiarisce varie cose riguardo alla pandemia. L'episodio si intitola Past, present and future: Using time to understand this pandemic e Joe e Woody erano tutto orecchi. Risponde bene ad alcune domande e sdrammatizza anche un po' la situazione. E' intelligente, ma con leggerezza.

- Viste le reazioni positive di chi l'ha ascoltata dopo la breve segnalazione nelle storie di Instagram, in tema di podcast, aggiungo anche qui l'intervista a Lenny Kravitz su Fresh Air. Una vita interessantissima ed emblematica per molti versi: madre afro-americana, padre ebreo, NY, LA. I temi vanno dal razzismo, al femminismo, alla ricerca del proprio io creativo. Da ascoltare.

- Su Netflix c'è una nuova serie di documentari che si chiama Song Exploder. In ogni episodio raccontano la genesi e il significato di una canzone. Ho guardato solo l'episodio su Loosing My Religion degli R.E.M. e mi è esploso il cervello. 

Finalmente! Finalmente ho capito! 

L'ostacolo fondamentale alla comprensione del testo è l'espressione Loosing my Religion che nel sud degli Stati Uniti -forse anche in Texas, ma non l'ho mai sentito- significa qualcosa tipo "perdere la pazienza o perdere la testa", ma ascoltate la spiegazione dell'ancora fascinosissimo Michael Stipe che è molto meglio. 

- Visto che oggi è la Giornata Mondiale della Salute Mentale, vi segnalo anche queste bellissime vignette di Gemma Correll, che mi piace perchè sembra sempre sapere molto bene di cosa parla.    

- Per finire: Louise Gluck. Non la conoscevo prima del premio Nobel. Scrive:

"Guardiamo il mondo una volta sola, nell’infanzia.

Il resto è ricordo". 

 

 Buon fine settimana, amici. 

sabato 19 settembre 2020

europa, texas

Luca Nizzoli Toetti è un fotografo di Milano che ho conosciuto tramite amici in comune un paio d'anni fa. Veniva in Texas per un suo progetto che mi ha subito incuriosito: un libro fotografico sul rapporto fra l'Europa e il Texas. Il Texas, non gli Stati Uniti, già un ottimo punto di partenza. Si era messo in testa di andare a vedere la versione texana delle stesse città che aveva visitato in Europa: Odessa, London, Lisbon, Paris e tante altre.
Questo suo entusiasmo e questa sua genuina curiosità gli hanno permesso di arrivare qui senza preconcetti, carico solo di tutte le sue domande, e di ficcarsi in tutte quelle situazioni pazzesche da cui uno che ne sa qualcosa in più normalmente cerca di tenersi alla larga. Il suo viaggio è durato molte settimane. Ogni volta che tornava dalle sue spedizioni, ci raccontava quello che aveva visto, guardavamo insieme le foto e ci ragionavamo. Ricordo discussioni lunghissime dopo un piatto di pasta o un guacamole, a spaccarci la testa sulle mille contraddizioni che anche lui come me, notava ovunque.
Qualche tempo fa mi ha mandato una delle ultime stesure del suo libro, non so se fosse quella definitiva. So che ci ho messo qualche giorno ad aprire quel file.
Immaginavo che quelle foto mi avrebbero riportato a un Texas vicinissimo e amato, ma anche un Texas che al momento, a causa della pandemia, non esiste. Tornerà?
Rivedere quelle foto e ricordare quelle storie che avevo già ascoltato a voce, è stato un piccolo colpo al cuore per me che qui in Texas ci vivo.
Come giustamente scrive lui nelle prime pagine, la pandemia ha esacerbato problematiche che già erano presenti e che le sue foto documentano perfettamente. La verità è che però la percezione di questi luoghi per noi che ci viviamo è completamente cambiata in questi ultimi mesi. Fa sempre uno strano effetto ricordare la serenità in tempi abbastanza bui come questi.
So che molti di voi sono qui spinti dall'interesse e dalla curiosità verso il Texas, quindi mi sento di consigliarvi questo libro che vi propone una chiave di lettura singolare e certamente non scontata.

Si intitola Europa,Texas ed è in prevendita ancora per un po' qui:
http://www.europatexas.it/

Il book trailer: https://vimeo.com/lucanizzolitoetti

martedì 8 settembre 2020

nice white parents

Nell'ultimo post, quello del 3 settembre, si parlava del fatto che non esistono i "razzisti" e i "non razzisti".

Tutti abbiamo dei pregiudizi, fa parte della natura umana e riconoscerlo è fondamentale per diventare "antirazzisti".
Gli antirazzisti sono i veri "alleati" delle minoranze, quelli che per tutta la vita continuano un lavoro su se stessi e anche all'interno della società per dare il proprio contributo al crollo di tutte quelle strutture che favoriscono alcuni gruppi rispetto ad altri.
Non ho problemi ad ammettere i miei errori in questo senso. Anzi, sono sempre grata quando mi viene fatto notare che sbaglio o che sto guardando una situazione esclusivamente dal punto di vista del mio privilegio.
Questo non significa che non faccia male.

Fa malissimo.
Quando capisci di aver fatto un errore di questo tipo, soffri molto e ti vergogni anche. La gratitudine nei confronti di chi te lo fa notare nasce dal fatto che però poi cresci e non farai mai più quegli sbagli.
Ecco, ho ascoltato appena due episodi del podcast Nice White Parents e sto soffrendo un bel po'. Mi sto facendo una quantità di domande su me stessa e sulle mie scelte che è quasi ridicola.
Se anche voi aspirate ad essere degli "alleati" e se la conoscenza della lingua ve lo permette, ascoltatelo e se vi va ditemi cosa ne pensate.
Mind-blowing.
🍎

giovedì 3 settembre 2020

mai pensare di aver fatto tutti i compiti

Durante uno dei miei primi viaggi negli Stati Uniti, un sera al cinema notai la locandina di un film di cui non avevo mai sentito parlare. All'epoca ero piuttosto informata sulle nuove uscite, eppure quel film non mi era per niente familiare. C'è da considerare una cosa di quel film: tutti gli attori e anche tutto il pubblico presente fuori dalla sala erano afroamericani. La mia sensazione da italiana in vacanza, ignorante su lingua e cultura americana, una sensazione che non elaborai al momento, fu...non è per me, questo film non si rivolge a me.

Chissà perchè poi. Me lo chiedo ora.

Perchè non mi riconoscevo nel cast oppure perchè non mi riconoscevo nel pubblico?

Non può esistere una storia in cui tutti i personaggi siano neri? Non si può apprezzare una storia in cui tutti i personaggi siano neri? Certo che sì, ma in realtà io non l'avevo mai vista al cinema una storia così.

Ci ho pensato e gli unici cast neri che ricordo sono quelli di produzioni estremamente drammatiche come Radici e Il Colore Viola. Oppure qualche vecchio telefilm come I Robinson o I Jefferson.

All'epoca de I Jefferson, ad esempio, ero molto piccola e non avrei mai potuto cogliere certe sfumature, ma adesso che sono andata a rivedermi la sigla mi sono resa conto di una cosa: non ci avevo capito assolutamente nulla. La canzone fa:

Well we're movin on up,
To the east side.
To a deluxe apartment in the sky.
Movin on up
To the east side.
We finally got a piece of the pie.
Allude al loro trasferimento ai piani alti della società americana in un appartamento di lusso in un grattacielo di New York. Finalmente ci siamo presi anche noi una fetta della torta. Infatti si vedono i due protagonisti che traslocano, lei che si commuove fino alle lacrime e lui che le prende la mano per consolarla. Nella sceneggiatura c'era anche una coppia mista e io da bambina non ci trovai mai nulla di strano. Solo ora mi rendo conto a pieno di quanto tutto questo fosse avanti rispetto ai tempi. Ancora oggi, decenni dopo, alle coppie miste capita di essere guardate con sospetto o curiosità.
Quello che voglio dire è che come sempre: representation matters. L'assenza di modelli positivi nella cultura popolare crea pregiudizi, c'è poco da fare. E poi da adulti, non è semplice liberarsene. Quei modelli sbagliati che ti vengono propinati dalla nascita producono automatismi pericolosi.

Il motivo scatenante di questa riflessione è una piccolissima discussione che ho avuto su una certa serie con una persona che di cultura americana se ne intende parecchio, al punto di basare su questa conoscenza la propria professione. La serie in questione è Little Fires Everywhere.

A me è piaciuta molto. Si basa sulla continua contrapposizione di due madri che fanno scelte diverse, ma poi -ti chiedi- sono loro che fanno scelte diverse? Oppure è la società, in base alle sue strutture, a portarle a comportarsi in un modo o in un altro? Quanto pesa sui figli la vita non vissuta dalle madri? Tutti quei desideri, quelle aspirazioni che in qualche modo devono essere modificati, se non addirittura messi da parte, per far posto a un'altra vita che arriva e al ruolo stesso di madre. Tratta anche di razzismo, immigrazione, omofobia, lotta di classe. L'ho trovata interessante, ben scritta e ben recitata. Dà grandi spunti su cui ragionare e questa è sempre una cosa positiva.

Questo critico invece ha stroncato tutto. Ha affermato di avere odiato la serie a tal punto da non aver potuto andare oltre i primi due o tre episodi. Ho cercato di capire i motivi di tale stroncatura senza appello e sapete cosa ho scoperto? Erano più o meno per gli stessi per cui a me invece era piaciuta.

Ohibò.

A quella persona questa rappresentazione della realtà è sembrata insincera, una carrellata di personaggi tratti dalla stringente attualità: la donna di colore, la Karen, l'immigrata, la lesbica...come un album di figurine -ha detto- per far contenti tutti.

Chi avrà ragione? Entrambi, nessuno dei due, i gusti sono gusti e ognuno ha la sua sensibilità, non importa. Quello che mi ha infastidito è il suo argomentare che il fatto che all'improvviso in tutte le serie e i film degli ultimi anni ci siano personaggi che prima non venivano rappresentati (coppie gay, miste, Karen, donne grasse, ecc.) sia una forzatura. Una forzatura?

Io credo che invece ci sia una grande sete di storie che -finalmente!- rappresentino tutti i personaggi della società e non sempre e solo lo stesso vecchio punto di vista.

Mi viene in mente un film come Call me by your name. Possa piacere o no il film... quando mai abbiamo visto al cinema la storia di un ragazzo che scopre di essere gay negli anni Ottanta e esplora semplicemente i suoi sentimenti? Senza dei genitori antiquati o una società oppressiva nella trama. E' un essere umano con sentimenti universali in cui chiunque può riconoscersi.

E' vero che a volte salta all'occhio la diversità dei personaggi e delle trame negli ultimi anni. Ricordo distintamente, ad esempio, un monologo della terza stagione di Glow in cui ho pensato...questa cosa è stata scritta adesso, nei primi anni Ottanta non si facevano quei discorsi. Era un monologo sulle difficoltà dei figli degli immigrati e su chi scappa dalla guerra e dalla povertà. Ma poi ci ho ripensato meglio. Non si facevano davvero quei discorsi? E chi lo stabilisce? Non è più probabile che io ne fossi esclusa? Che a quella fetta della popolazione non venisse data voce?

Chiariamoci: non è che non ci siano mai stati film sui rifugiati. E' che non c'erano sfumature, non trovavano spazio all'interno di una serie leggera in cui si mostrano tutti gli aspetti della loro vita, quelli divertenti e quotidiani e quelli drammatici.

Quell'episodio di Glow non l'ho visto tantissimo tempo fa eppure, dopo tanti anni di studio e di interesse verso queste tematiche, per un attimo sono cascata ancora nella trappola del pregiudizio.

La differenza è che ora il più delle volte ho gli strumenti per riconoscere da sola i miei pregiudizi.

Insomma, quello che voglio dire è che dobbiamo ricordarci che i pregiudizi ce li abbiamo tutti, fanno parte dell'essere umano e liberarsene è un percorso lungo tutta la vita.

Un senso di fastidio anche solo di fronte a un film, un romanzo o a una serie televisiva può fornirci indizi validi a esplorare quei pregiudizi che non sappiamo nemmeno di possedere e a superarli.

Non esistono razzisti e non razzisti, esistono persone che cercano di capire le proprie reazioni e persone che si affidano alle emozioni del momento. E' probabile che tutti sentano un fastidio nel vedere sovvertito l'ordine a cui sono abituati, ma poi bisogna andare oltre, cercare di capirne le cause profonde.

Mai pensare di aver fatto tutti i compiti.

giovedì 6 agosto 2020

che cos'è una karen e cosa succede quando ne incontri una

Sapete che cos'è una "Karen"?
Una Karen è una donna bianca americana che pensa di essere autorizzata a fare quello che le pare in virtù del privilegio che è convinta di possedere per via del colore della sua pelle e dello stato sociale che ne deriva.
Se volete una spiegazione divertente, cliccate qui. La voce narrante è quella di Sir David Attenborough e fa molto ridere. Se volete una spiegazione seria, anzi serissima perchè questo delle Karen è in realtà un problema vero che ha radici storiche che affondano nella schiavitù e che è costato la vita a molte persone (Emmett Till, il caso più tristemente famoso) vi consiglio questo illuminante episodio di Code Switch.
Karen è un archetipo. Mentre è certamente vero che le generalizzazioni lascino sempre il tempo che trovano, non si può negare che ci sia un qualche problema di fondo in questo caso specifico. Le orribili Karen sono tante, sono ovunque e sono moleste.
Cosa succede quando incontri una Karen?
Ne ho incontrate varie in questi anni e non è mai stata un'esperienza piacevole. A volte le Karen hanno perfino il famoso taglio di capelli alla Karen (qui) e sono ancora più riconoscibili.
Il primo incontro fu molti anni fa quando ancora non credo esistesse il termine "Karen".
Andò così.
Dopo una serie di ritardi, decisi di chiedere a una collega, per favore, di arrivare in orario. Tutto qui, una comunicazione di servizio. Quando feci questa banale richiesta, però la reazione della Proto-Karen, chiamiamola così, mi spiazzò completamente. Scoppiò a piangere in maniera incontrollata. A quel punto io, imbarazzatissima, sdrammatizzai. Ci fu anche un piccolo abbraccio e amiche come prima. Ero convinta che tutto fosse risolto, che magari avesse qualche problema personale, un esaurimento nervoso: qualcosa che non va una cinquantenne che reagisce così sul lavoro ce la deve avere, no? Invece venni a sapere in un secondo momento che subito dopo l'abbraccio, corse a lamentarsi dalla preside e fece richiesta di non avere mai più nulla a che fare con me. Dopo quell'episodio, continuammo a vederci in giro per la scuola per molti anni e lei continuò come se nulla fosse accaduto a farmi mille sorrisi e complimenti ogni volta che mi incontrava. Bless her hearth.
Questo piccolissimo incidente mi lasciò molto perplessa ovviamente. Non avevo mai visto nessuno comportarsi in quel modo e chiesi a diversi amici di aiutarmi a capire. Un'amica di famiglia, una donna di grande cultura e intelligenza, texana, più meno della stessa età di Karen, fece la diagnosi più precisa:
- Devi sapere che c'è una categoria di donne nella società americana che usano il pianto o la rabbia per ottenere ciò che vogliono. Ricorda che è un'arma, non è emozione vera. Non farti commuovere, è una strategia ben collaudata, loro sanno perfettamente che funziona, è una scorciatoia.
Cosí ieri vado al parco e mi imbatto in un'altra Karen, una Karen anti-masker questa volta.
Cerco di portare Joe e Woody al parco giochi tutte le mattine più presto che posso, viste le temperature ridicole dell'estate texana. Le mascherine ce le ho nello zaino (insieme al disinfettante e all'igienizzante e tutto il resto), ma non le mettiamo quasi mai. Anche le volte in cui incontriamo qualcuno, c'è tutto lo spazio necessario a non respirarsi addosso. Ho la sensazione che i bambini il più delle volte sappiano molto bene come comportarsi. Suppongo che gli altri genitori si regolino più o meno come la sottoscritta e spieghino la situazione facendo capire con chiarezza quello che si può fare e quello che non si può fare in questo momento storico.
Normalmente io mi tengo a debita distanza dai loro giochi. Già stiamo insieme giorno e notte da mesi e mesi, al parco ne approfitto per leggere e stare un po' per conto mio. Ogni tanto do un'occhiata, tutto lì. Ieri no. C'era un bambino che faceva il prepotente. Si era messo davanti a Joe e Woody e non solo non li faceva passare, ma urlava e rideva a squarciagola.
In una parola: droplets, miliardi di droplets. Vade retro droplets!
Sono intervenuta senza drammi, sorridendo, semplicemente per ricordare a tutti di mantenere le distanze. Noi stavamo comunque per andarcene via.
La madre del bambino che fino a quel momento aveva assistito a tutta la scena senza alzare un dito, a quel punto è scattata come una molla e ha cominciato a urlare come una matta che se ne andava a cercare un altro parco dove si può giocare e non ci sono persone... come me.
Come me come? Che non apprezzano che si respiri addosso ai propri bambini nel bel mezzo di una pandemia? Va bene, ciao.
Come dicevo, stavamo già per andarcene, ma ho aspettato un attimo perchè non volevo trovarmi da sola con lei nel parcheggio. Era completamente fuori di sè, mi ha fatto leggermente paura. Ha continuato a sbraitare non so cosa, forse ce l'aveva anche con il figlio, poi è entrata in macchina e se n'è andata via sgommando a tutta velocità. Avrebbe potuto investire qualcuno.
C'erano solo un paio di adulti lì che hanno assistito alla scena a bocca aperta. Una mamma è venuta da me a dirmi che le dispiaceva per come ero stata trattata e esprimere la sua solidarietà.
Questo è quello che succede quando le persone pensano di poter mettere una certa forma di arroganza, che loro scambiano per libertà personale, davanti a tutto e tutti.
Mi sono imbattuta in una Karen e anche anti-masker all'opera e mi ritengo quasi fortunata, come quando incontri un orso o qualche altra belva feroce e sopravvivi per raccontarlo.
Mi dispiace tanto per quel povero bambino, questo sì. Chissà come si è spaventato.

venerdì 3 luglio 2020

visto ascoltato letto

Una piccolissima lista di cose interessanti che ho scovato in questi ultimi giorni:
- L'ultimo episodio del podcast NPR Code Switch. Si intitola We Aren't Who We Think We Are e tocca con una delicatezza indescrivibile un argomento scabroso, un vero e proprio tabù della società americana. Se avete degli amici neri, a me è successo, vi avranno raccontato magari di avere antenati nativi. Io ho un carissimo amico che ha raccontato questa storia per tutta la vita. Poi un giorno ha fatto un test del DNA e ha scoperto con sorpresa di essere geneticamente molto più bianco che nero e anche di non avere nessuna parentela con i nativi. Questa è una cosa che ovviamente scuote le persone nel profondo e capita molto spesso. Le famiglie nere tramandano queste storie per nascondere una verità difficile da affrontare e cioè che le varie tonalità della pelle dei membri di una stessa famiglia sono quasi sempre dovuti alla violenza sessuale degli schiavisti bianchi. In questo episodio si racconta la storia di qualcuno che ha deciso di approfondire e rivelare la vera origine della sua famiglia. Si accenna anche a come erano visti gli immigrati italiani rispetto ad altre minoranze. Tutto molto molto interessante. Una parte della questione che non viene toccata dal podcast e che mi suscita molte curiosità è che, non so altrove, ma in questa zona capita altrettanto spesso di sentire bianchi raccontare di essere discendenti dei nativi. Forse ricorderete l'imbarazzo di Elizabeth Warren quando scoprì, attraverso un test genetico, di avere una parentela con gli indiani molto più lontana di quello che le era sempre stato raccontato dalla sua famiglia. Dopo quell'incidente Trump con la sua rinomata finezza, la soprannominò Pocahontas. Ecco, mi chiedo come mai così tante famiglie bianche americane tramandino con grandissimo orgoglio la leggenda di far parte di qualche tribù. Ad ogni modo, è meraviglioso che nel 2020 si possa parlare con dolore, ma apertamente e senza imbarazzi di un argomento come questo.
- Un altro podcast che mi ha fatto riflettere tantissimo, è l'ultimo episodio di Rough Translation che si intitola So Long, Black Pete e spiega la famosa tradizione del blackface in Olanda. E' illuminante vedere come altri paesi si confrontano sul razzismo. Una donna olandese di colore diceva qualcosa tipo "se cerco di fare capire a parole perchè quella tradizione è offensiva non ottengo nulla: i bianchi capiscono solo quando piango e vedono la mia sofferenza". La cosa che mi ha colpito di più è che con tutto il razzismo sistematico e la brutalità della polizia che abbiamo qui, paradossalmente siamo anche avanti anni luce rispetto allo svisceramento di questi problemi, che altrove ci sono sempre stati, ma si cominciano a delineare solo ora.
- Una serie che ho trovato geniale per vari motivi e che ho letteralmente divorato: Search Party con l'indimenticabile Maeby di Arrested Development.
- Ho finalmente visto anche un'altra serie che mi era sfuggita quando è uscita. Mozart in the Jungle con il mio idolo Gael Garcia Bernal. Le prime due stagioni mi sono piaciute davvero molto. La terza stagione ha per protagonista Monica Bellucci ed è tutta ambientata a Venezia, ma da lì in poi è un po' il salto dello squalo secondo me.
- Per la musica, vi consiglio tantissimo il talento locale Leon Bridges. Il Texas che piace a noi.
Questa volta non mi pronuncio sui libri perchè quello che ho letto ultimamente non mi è piaciuto per niente, anzi mi ha lasciato con una brutta sensazione. Stranissimo. Per fortuna che mi hanno appena regalato dei libri nuovi e soprattutto in italiano come piace a me.
Aspetto i vostri giudizi e le vostre segnalazioni come sempre.

P.S. Ho dimenticato un'ultima cosa che ho scoperto in questi giorni: uno strumento che vi permette di conoscere la situazione coronavirus negli States contea per contea. Utilissimo se vivete qui o se state viaggiando.

giovedì 2 gennaio 2020

piccole scoperte di questi giorni

In questi giorni di vacanza, ho fatto tutto tutto quello che mi piace (cose tipo dormire, disegnare o passeggiare senza meta). Viaggiando molto (foto qui), non ho avuto tempo per leggere, ma ho scovato alcune cose che potrebbero interessare a qualcuno di voi. Dopo tutto se siete arrivati fino a questo piccolissimo blog, è perchè abbiamo gusti simili.
(Tutto in inglese, vi avverto)
Mi sono imbattuta in alcuni podcast che sono legati al tema che mi affascina sempre molto dei cosiddetti "buoni propositi" dell'inizio dell'anno.
- Il primo è un episodio di Code Switch, un podcast che ho trovato spesso illuminante. Si occupa dei temi più disparati, ma dal punto di vista della diversità e dell'identità. In questo caso -l'episodio si intitola Beautiful Lies - il tema è la bellezza. All'inizio dell'anno tutti cercano di fare dei cambiamenti per risultare più attraenti, ma da dove vengono le norme di bellezza a cui cerchiamo di conformarci? Si parla, ad esempio, di come è cambiato il concetto di bellezza coreano dopo l'introduzione della chirurgia plastica che 'occidentalizza' la forma degli occhi. Si parla dello stereotipo femminile quasi irraggiungibile delle Latinas da cui ci si aspetta che siano magrissime, ma allo stesso tempo formose come Sofia Vergara o Jennifer Lopez. Le famiglie insistono per farle mangiare, ma poi le bombardano di commenti sul peso e i disturbi alimentari aumentano a vista d'occhio (a un certo punto pensavo parlassero della Puglia). Si scivola così dentro al tema del rapporto fra bellezza e povertà e bellezza e potere.
- Poi c'è un episodio di Hidden Brain, un podcast di psicologia, che mi è piaciuto molto. Si intitola Creatures of Habit: How Habits Shape Who We Are - And Who We Become e spiega come si formano le abitudini.
Ho trovato anche il tempo per guardare (anzi binge-guardare fino alle 2 di notte) due serie belle belle, che parlano di donne:
- Mrs. Fletcher (HBO) che racconta la vita di una madre dopo che l'unico figlio esce di casa per andare all'università.
- Shrill (Hulu) che racconta la vita di una ragazza intelligente, acuta, brillante e...grassa.
Aggiungo alla lista (mi sembra di essere Obama...) anche il primo episodio di The Art of Design Season 2 su Netflix, con Olafur Eliasson che parla del suo lavoro (qui il trailer). Arte e ambientalismo. L'ho guardato ben due volte. Oro.
Ultimamente la politica, cerco di evitarla, ma questo podcast di Vox che spiega tutto quello che Trump ha realizzato finora come presidente, mi è piaciuto moltissimo e mi ha dato da riflettere.
Ci sono ancora tre giorni e mezzo di vacanza, scappo!