Un trentina di anni fa, un artista di Detroit di nome Tyree Guyton torno' da un'esperienza nell'esercito e trovo' il suo quartiere devastato in seguito a delle rivolte razziali. Avrebbe potuto scegliere di andare via e abbandonare quel luogo sfortunato, ma invece decise di restare e lavorare per migliorarlo.
La domanda e': cosa puoi fare per migliorare concretamente una situazione sociale come questa quando l'unico mezzo che hai a disposizione e' la creatività?
Questo e' più o meno il modo in cui ho introdotto questa lezione ai miei studenti dai cinque ai dodici anni. Ne sono nate tante discussioni interessanti a seconda dell'eta' e del grado di maturità e poi abbiamo messo in pratica la soluzione di Tyree: usare materiali di riciclo per decorare e lavorare tutti insieme.
Tyree Guyton comincio' con il dipingere alcune case del quartiere con colori vivaci, partendo da quella di sua madre che ancora vive li'. Era un ghetto, un quartiere povero e pericoloso, eppure la sua idea venne apprezzata. La gente ricomincio' a parlare di nuovo e a lavorare insieme per ricostruire e abbellire usando tutto quello che aveva a disposizione. La creatività divenne un canale per tutta quell'energia che precedentemente si era manifestata in forma distruttiva. Il quartiere oggi e' una sorta di museo a cielo aperto,
The Heidelberg Project, che ospita in continuazione laboratori per la tutta la cittadinanza, dalle scuole alla terza eta', e l'artista che l'ha ideato e' sempre in viaggio da una conferenza all'altra per condividere la sua esperienza.
Oltre a divertirsi molto, gli studenti più grandi mi hanno fatto una lunga serie di domande, a cui a volte non ho potuto rispondere e cosi' ho avuto un'idea: perche' non provare a contattare l'artista in persona? In fondo, potrebbe anche rispondere e infatti, finalmente, ci e' arrivata la sua splendida risposta.
Come vi ho gia' raccontato in passato, a febbraio qui, nelle scuole, si celebra il
Black History Month, un mese in cui bisognerebbe sottolineare le conquiste degli afro americani in ogni campo.
Quando, qualche anno fa, ho scoperto questa cosa, ho fatto diverse considerazioni. Da un lato, non mi piaceva che dovesse esserci un tempo specifico e designato per parlare di questo argomento, dall'altro ho cercato di vederlo come un'opportunità, di fatto l'unica in questo senso. L'ho chiamato
Black Art History Month e si e' in effetti poi rivelato una grandissima opportunità sia per me che per i miei studenti di imparare cose in ambito artistico, ma anche storico e letterario, che nessuno ci avrebbe mai insegnato altrimenti. Il problema e' che purtroppo nonostante il
Black History Month esista formalmente, e' affrontato il piu' delle volte in modo decisamente blando. All'inizio, prima di mettermi a studiare da autodidatta, ho chiesto aiuto a vari colleghi, anche afroamericani, ma non sapevano come aiutarmi, non conoscevano bene l'argomento e si stupivano del mio interesse. Perfino alle varie conferenze degli insegnanti di arte a cui ho partecipato, con mia grande sorpresa, non ho mai sentito nessuno affrontare questo argomento.
Con il passare del tempo, mi sono concentrata su un nucleo di artisti in base al mio gusto personale e a quello che mi sembrava potessero comunicare a dei bambini delle elementari. Quest'anno, a questi ho aggiunto Tyree Guyton. La sua esperienza mi ha colpito piu' di altre per l'unicita' e per la possibilita' che mi faceva intravedere di fare un discorso che andasse oltre l'arte in se' e che toccasse la società, specialmente nel momento storico estremamente delicato che questo paese sta attraversando per quanto riguarda la convivenza pacifica fra bianchi e neri. Ci sono stati dei ragazzini molto polemici durante le varie discussioni che abbiamo fatto in classe, chi sognava di diventare poliziotto e chi si sentiva invece dall'altra parte. La tensione esiste a ogni livello della societa' ed e' palpabile perfino in una scuola privata in un elegante quartiere di una grande citta'. Tutte le proteste violente, i morti da Ferguson in poi, anzi anche prima ad essere precisi... non credo ci sia bisogno di parlarne apertamente nel mio caso durante una lezione di arte, ma mi sembra giusto lanciare un messaggio e un esempio concreto e positivo anche se magari verra' afferrato e digerito solo piu' avanti.
In qualche modo, questa nostra piccolissima esperienza e' arrivata all'orecchio di una giornalista locale che mi ha chiesto un'intervista a proposito. Nonostante la mia ritrosia ad essere in prima fila, mi ha fatto piacere questo interesse, spero che altri insegnanti prendano spunto. Il cambiamento parte da noi, soprattutto noi insegnanti, e qualche volta e' proprio chi viene da fuori che puo' portare una boccata di aria fresca, la' dove tutto era fermo.
Questo e' un piccolo estratto dalla lettera di Tyree Guyton ai miei studenti.
Ciao giovani persone,
La vita e' piena di sorprese, ma voi avete il potere di cambiare il mondo. Mio nonno a nove anni mi ha regalato un pennello ed e' stata come una magia. So per esperienza che se studi tanto e a lungo, la conoscenza ti aprirà le porte del successo. Sognate ragazzi e i vostri sogni si realizzeranno! Puntate alle stelle e ogni volta che cadrete, rialzatevi ancora e ancora fino a raggiungere l'obiettivo. [...] Oggi viviamo in un mondo dove molti di noi hanno paura di vedere la bellezza che esiste in mezzo al caos. In qualità di artista io credo che il mio lavoro sia di trovare soluzioni. Quando sono tornato nel quartiere in cui ero cresciuto e ho visto che le cose erano cambiate, ho vissuto questo fatto come un'opportunità di usare l'immaginazione come uno strumento per creare qualcosa di nuovo e diverso. [...] Certe volte gli oggetti, le persone e perfino i quartieri possono essere buttati via. Se tu puoi raccogliere queste cose, raccogliere queste persone, ripulirle e aggiungerci un po' di colore, puoi respirare aria nuova in una zona che altrimenti sarebbe stata dimenticata. Questo e' il mio modo di aiutare il mondo a vedere che tutte le persone e le cose hanno valore.