martedì 16 giugno 2020

ibram x. kendi

La questione del razzismo negli Stati Uniti è una delle cose più complicate e affascinanti su cui si possa ragionare. Sono molti anni che studio e cerco di capire e ogni tanto mi imbatto in personaggi che mi aprono veramente gli occhi.
Ibram X. Kendi è certamente uno di questi. Più volte ho messo in pausa questo video per prendere appunti.
Quello che lui dice in questa lunga intervista su TED, lo ha scritto anche nei suoi libri, ma purtroppo -lo ammetto tranquillamente- con tutta la mia buona volontà non ho il tempo o l'ambizione di leggere *tutti* i libri che ci sono sull'argomento. Credo che anche da un'intervista come questa si possa imparare parecchio.
Le cose fondamentali che ho imparato io in questo caso, sono due.
Numero uno. Cosa significa esattamente essere 'anti-razzista'. Lui dice: "Essere anti-razzista significa fare errori e riconoscere quando facciamo un errore". Dire o pensare qualcosa di razzista non significa essere razzista, significa aver fatto un errore. Il coraggio sta nell'ammetterlo e andare avanti, è lì che sta l'eventuale crescita. Secondo lui, le scuse televisive della famigerata Amy Cooper (la donna che ha chiamato la polizia perchè un uomo di colore le ha chiesto di mettere il guinzaglio al suo cane in un parco pubblico) non sono sufficienti. Lui spiega che in questi casi la dinamica è sempre la stessa. La persona accusata di razzismo, si difende sempre dichiarando di non essere razzista. Invece, la primissima cosa da fare sarebbe il contrario e cioè dire 'è vero sono stato razzista, adesso che l'ho capito cercherò di fare meglio'.
La seconda cosa che mi sta facendo riflettere tantissimo è il suo pensiero sul valore delle emozioni nella lotta al razzismo. Lui dice che movimenti come quello attuale nascono perchè stiamo male assistendo a quello che è successo, ad esempio, a George Floyd. Allora per sentirci meglio, marciamo, doniamo, facciamo volontariato e poi, quando ci sentiamo meglio, o quando succede qualcos'altro e la nostra attenzione scema, tutto finisce lì ogni volta e non c'è mai un cambiamento reale. Quindi lui dice che bisogna assolutamente spostare il centro dell'attenzione: quello che conta non sono le nostre emozioni di fronte a determinate ingiustizie, ma l'obbiettivo finale di "trasformare" la società in cui viviamo. Se non teniamo bene a mente questo obiettivo, appena ci sentiremo tutti meglio, torneremo alle nostre vite e non cambierà mai nulla. Fino a quando arriverà un nuovo video o una nuova ingiustizia a provocare quelle stesse emozioni nagative e il ciclo ricomincerà.
Se per caso deciderete di ascoltare e vorrete dirmi cosa ne pensate, scrivetemi pure!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie per questo suggerimento, è una posizione che sento mia e voglio approfondire
CJ

nonsisamai ha detto...

Mi fa molto piacere.