giovedì 22 aprile 2021

il suo papà ha cambiato il mondo

Il processo per l'omicidio di George Floyd è stata un'esperienza molto pesante per tutti quelli che lo hanno seguito. Ha rinnovato i ricordi di un anno fa, lo sgomento, il senso di ingiustizia. 

Ci hanno sconvolto non solo i terribili video o i pareri tecnici di medici e membri delle forze dell'ordine, ma soprattutto le testimonianze di chi quel giorno passava di là per caso e ha assistito a un atto di una brutalità inaudita. Ha testimoniato perfino un bambino. Il cassiere che non ha superato il senso di colpa per aver chiamato la polizia. Un anziano che ha raccontato fra i singhiozzi che quel giorno si era fermato a dare un'occhiata per pura curiosità. Darnella Frazier, la ragazza minorenne che ha avuto la prontezza di girare quel famigerato video che ha permesso a tutto il mondo di sapere come sono andati i fatti e ancora non ci dorme la notte perchè -dice- potevano esserci suo padre o suo fratello al posto del signor Floyd e lei non è riuscita a fare di più.
Alcuni se ne accorgono, altri no, ma queste cose hanno ripercussioni reali sulla vita di tutti.
Ieri, quando ho saputo che Derek Chauvin era stato giudicato colpevole di tutti e tre i capi di imputazione, ho pianto. Ho spiegato a Joe e Woody che mi guardavano perplessi che forse grazie a questo verdetto il mondo sarà un posto un pochettino più giusto quando loro cresceranno. La mia amica nera giustamente dice 'io non festeggio un bel niente, George Floyd è morto, tanti altri sono morti e i miei figli sono ancora in pericolo'. Vi ho già raccontato dell'amichetto di Joe, dieci anni. Un giorno non è riuscito a uscire a giocare perchè era troppo preoccupato che l'assassino di George Floyd non venisse condannato. E' che i poliziotti non vengono mai condannati in questo paese e lo capisce anche un bambino che in un caso del genere con tutte le prove e le testimonianze che c'erano, sarebbe stato inconcepibile, insopportabile.
E infatti, questa volta, giustizia almeno in parte, è stata fatta.
Riflettiamoci però: per condannare un poliziotto bianco che uccide a sangue freddo un cittadino nero ci vogliono numerosi testimoni oculari e addirittura diversi video che mostrano senza nessun dubbio l'accaduto da più punti di vista. Quanti altri casi sono stati e saranno insabbiati in assenza di queste condizioni processuali ideali?
Quello di George Floyd è stato un caso eccezionale sotto tanti punti di vista, ma la giustizia vera non è questa.
Se ci fosse giustizia innanzitutto il signor Floyd non sarebbe morto per aver cercato di usare un biglietto da venti falso e se ci fosse giustizia, lo stesso giorno in cui il suo assassino è stato condannato la sedicenne Ma’Khia Bryant non sarebbe stata freddata per aver impugnato un coltello durante una rissa dalla polizia che lei stessa aveva chiamato.
L'anno scorso quando è scoppiato il caso Floyd tutti quelli che conosco hanno detto o postato qualcosa a riguardo. Siamo andati alle manifestazioni, abbiamo espresso rabbia e solidarietà, abbiamo discusso fino allo sfinimento. E ricordiamoci che prima di questo caso ben pochi proclamavano di supportare Black Lives Matter ad alta voce, era ancora considerato un movimento estremista. Il cambiamento di rotta fu radicale.
A distanza di un anno, senza essere più in lockdown, l'atmosfera generale è decisamente cambiata. Le persone che l'anno scorso si indignavano sui social e andavano alle manifestazioni, quest'anno postano le foto delle prime vacanze dopo il vaccino. Però io dei timidi cambiamenti li vedo lo stesso.
Ci sono state tante aziende, quasi tutte suppongo, che l'anno scorso hanno annunciato maggiore impegno contro il razzismo e poi di fatto non hanno cambiato nulla del loro modo di fare. Altre però (qualunque sia il motivo) hanno sul serio cominciato ad assumere persone provenienti da culture diverse e a farsene vanto anche. Conosco personalmente qualcuno che trovandosi nella posizione di assumere, ha ricevuto la chiara istruzione, a parità di competenze, di dare la precedenza al candidato appartenente a una qualche minoranza discriminata. Conosco uomini bianchi che hanno perso dei lavori per questo motivo o che sono stati messi dietro le quinte perchè le loro aziende preferivano farsi rappresentare da altri. Questa, in qualunque modo la si voglia valutare, è una novità.
Un mio amico, ad esempio, ha un nuovo collega di colore che sta avendo delle difficoltà. Mi ha raccontato che un paio d'anni fa questa persona sarebbe stata semplicemente licenziata o forse nemmeno assunta, ora no. Ora, dopo aver fatto corsi e laboratori sull'inclusione, si ritiene giusto nella sua azienda dare a questa persona le risorse per migliorare. Non ovunque, ma almeno in questo luogo di lavoro e di sicuro in tanti altri, è passato finalmente il messaggio che il razzismo sistematico si riflette sulla vita delle persone in tantissimi modi impedendo a volte ad alcuni anche di compiere il proprio lavoro al massimo delle proprie abilità. Al giorno d'oggi di fronte a una persona che di sicuro è sempre stata penalizzata dal sistema scolastico e dal pregiudizio culturale in genere, la risposta delle aziende che ambiscono alla leadership nel proprio settore non può essere il licenziamento, ma al contrario la tutela e la solidarietà.
Volevo raccontarvi come io sto vivendo qui la notizia di questo verdetto perchè le cose sono sempre più ramificate e collegate fra loro di quello che può apparire a un primo sguardo. Come al solito, più ci si immerge nelle situazioni e più emergono le contraddizioni e gli elementi di complessità.
Tutto è in rapido divenire in negativo, ma anche in positivo. E' impossibile semplificare, ma trovo che abbia senza dubbio ragione la piccola Gianna, la figlia di George Floyd quando dice che il suo papà ha cambiato il mondo.

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