martedì 10 luglio 2012

medicina all'italiana

L'altro giorno sono stata da uno specialista. A dire il vero, avrei preferito fare altro nel mio breve soggiorno italiano, ma dall'altra parte dell'oceano ogni tanto hai come l'impressione che i medici tendano a esagerare un tantino su diverse cose. C'è un termine che senti spesso, overmedication, e a volte ti viene come il dubbio che tutta questa leggerezza nel prescrivere farmaci e vere e proprie operazioni non sia del tutto trasparente, cosi' ho chiesto un secondo parere italiano.
Quando mi sono presentata all'appuntamento, per prima cosa ho affrontato la segretaria. Il fatto che il suo modulo non fosse pensato per un indirizzo americano l'ha mandata subito piuttosto in crisi, però scoprire che il mio c.a.p. aveva lo stesso numero di cifre di quelli italiani le ha restituito quel minimo di serenità per poter proseguire senza scoppiare a piangere o avere una crisi isterica.
Una volta dalla dottoressa ho risposto di nuovo piu' o meno alle stesse domande. Mi ha chiesto un numero di telefono e quando le ho spiegato che poteva comunicare tranquillamente a mia madre i risultati dei miei esami (penso che mi potrebbe venire un infarto se un medico mi chiamasse dall'altra parte del mondo...), mi ha riso in faccia come se avessi detto un'ovvietà, ma lei probabilmente non sa che da dove vengo io sono abituata a una precisione quasi maniacale sull'argomento privacy. Ogni volta mi tocca specificare non solo a chi possono comunicare cosa in caso di mia irreperibilità, ma perfino se sono autorizzati o no a lasciarmi un semplice messaggio. 
Poi è cominciata la visita vera e propria. La dottoressa mi ha ispirato subito una grande simpatia e competenza, ma purtroppo, dopo un lungo colloquio, mi ha dato un parere pressochè identico a quello del medico americano. Quello che mi ha colpito di piu' è stato l'uso della termine scientifico 'sfiga'.     

- Figlia mia sei proprio sfigata!
- Eh che sfiga!
- Beh, che sei sfigata te l'ho già detto, no?

I medici americani di solito ti accolgono in una stanza dalle luci basse in questi casi. Ti dicono che ti devi spogliare, ti danno un lenzuolo per coprirti, tirano la tenda del separè ed escono anche dalla stanza per poi rientrare dopo qualche minuto e solo dopo aver bussato per essere sicuri che abbia avuto il tempo di spogliarti e ricoprirti con il lenzuolo. Il medico italiano è rimasto li', ma proprio li' li' continuando a parlare imperterrita senza sessun problema. Niente lenzuolo, niente tendina, luci sparate. Mi ha parlato mezz'ora mentre io ero non solo nuda, ma anche in una posizione che definire scomoda è poco. Quando doveva prendere qualche strumento o segnarsi qualcosa si appoggiava alla mia gamba con una familiarità assurda, quasi fossi una figlia o una parente. Mi sono vergognata da morire e in realtà mi sarei vergognata anche se fossimo state parenti davvero. Mi devo essere abituata troppo bene con il puritanesimo americano, cosi' mi dicono.

A quel punto è successa una cosa piuttosto misteriosa. Quel problemino per cui mi trovavo li', fotografato dal medico americano un mese prima, non c'era piu'. Se fosse confermata, una notizia pazzesca per la sottoscritta, ma come dice una mia collega...quando sembra troppo bello per essere vero, di solito, non è vero. Vedremo, intanto bene cosi', c'è molta speranza.

Alla fine, mi ha accompagnato fuori, ha avvistato subito mia madre che è una sua paziente da tanti anni e le ha spiegato tutto, ma proprio tutto tutto, in una sala d'attesa che era tutta orecchi e, se non si fosse capito, non si parlava di un raffreddore. Ecco perchè le era venuto cosi' da ridere prima, quando parlavamo della privacy...

Sono contenta di aver fatto questa visita e soprattutto che i due medici, quello americano e quello italiano, fossero d'accordo ma l'esperienza complessiva qua e là è davvero diversa e in un modo che per me oramai, dopo sei anni, è sorprendente. 

6 commenti:

Anonimo ha detto...

e' successo anche a me di sentirmi come te.....che dire, meglio prenderla a ridere :)

cmq spero tu stia bene

valescrive

Brunhilde ha detto...

Oltretutto, mi pare d'aver afferrato che ti dava anche del TU.
Vabbè, l'inglese non ha la forma "Lei", ma l'italiano la prevederebbe..
Comunque, speriamo bene.

ero Lucy ha detto...

Oh. Spero davvero che sia sparito tutto.
Sai che ieri durante l'ecografia mi aveva colpito che la tecnica si appoggiasse sulla mia gamba? Chiaro che sarebbe impossibile il contrario, ma e' che mi sto gia' abituando a questo super puritanesimo.

Anonimo ha detto...

Sento che granello dopo granello, verrà fuori un bel post sulle differenze.

Tornando ai medici,ci vuole fortuna,non è solo questione di comportamento ma proprio di fortuna nel trovare quello giusto.

Marica ha detto...

non ho capito proprio bene, perche' prima hai detto che il parere era lo stesso, poi che invece il problema non c'era piu'... anyway, se non c'e' piu' siamo ben contenti :-D

cmq io (e il marito) facendo visite a distanza di 10 mesi circa in italia e poi in america abbiamo avuto esiti totalmente diversi :-/

il termine overmedication non lo conoscevo, ma e' esattamente quello che penso ogni volta che mi prescrivono medicine... poi a volte ne prendo meta', ma altre volte non me la sento di rischiare :-/

nonsisamai ha detto...

Valescrive: grazie

Brunhilde: ma certo, avrei potuto essere sua figlia;)

Lucy: ho letto della bimba! Congratulazioni!

70mm: forse anche a quelli bravi serve 'fortuna ' nell' azzeccare la diagnosi giusta. È un lavoro difficilissimo ma noi chiaramente ci aspettiamo sempre il massimo.

Marica: hai capito bene. Entrambi concordavano su tutto, ma a quanto pare il problema sarebbe andato via da solo.
La mia domanda è: ma se i pareri erano diversi tu di chi ti fidavi?