mercoledì 3 febbraio 2010

the development of a racial consciousness

Un po’ di tempo fa, mi e’ stata fatta una domanda che in qualche maniera, mi ha sconvolto. Mi e’ stato chiesto a che eta’ mi sono resa conto del colore della mia pelle. Mentre altri potrebbero raccontare episodi risalenti all’infanzia, anche brutti ricordi in qualche caso, io che ho continuato a pensare a questa cosa spesso da quando mi e’ stata fatta la domanda, credo proprio di essermene accorta davvero quando sono venuta a vivere qui tre anni fa. Me ne sono accorta perche’ sentivo che il colore della mia pelle, come quello di tutti gli altri, veniva notato in qualche modo. Me ne sono accorta perche’ ho cominciato a compilare moduli, al college per esempio, che prevedevano il campo della “razza” (parola orribile in italiano)*. Me ne sono accorta perche’ non potevo tradurre nessuna espressione italiana, e ce ne sono diverse, che implicasse il colore della pelle.

Da allora sto cercando in tutti i modi di capire. Sto leggendo tanto, e’ una questione che mi interessa per molti motivi. Tutti i giorni ho a che fare con bambini di tutti i colori  e assisto a tante piccole situazioni diverse che non so sempre come affrontare o come spiegarmi. Vorrei capire anche come dare il mio contributo perche’ e’ nelle scuole che si costruisce il futuro della societa’, non bisognerebbe mai dimenticarselo. Mi sembra che ci sia bisogno di esempi. Mi sembra che non basti insegnare che siamo tutti uguali se poi i bambini guardandosi intorno vedono solo esempi di bianchi importanti, studiano la storia fatta dai bianchi e vivono in un mondo gestito dai bianchi.  Per questo – insisto- l’elezione di Barak Obama e’ stata fondamentale e lo rimarra’ qualunque cosa riesca a portare a termine. Il fatto che ci sia un presidente nero in questo paese, pur non cambiando nulla a livello pratico, e’ una dimostrazione evidente del fatto che tutti in teoria possono fare tutto, cosa che in Italia puo’ avere un senso teorico e relativo, ma che qui per i nipoti e pronipoti degli schiavi (schiavi!) ce lo ha a livello di vita quotidiana e aspettative per il futuro. Nella mia scuola si fa tanto in questo senso e vorrei fare anch’io la mia parte attraverso la mia materia. Da quando ho cominciato a insegnare arte mai nessun bambino ha colorato una faccia di rosa, il colore che a me invece veniva a mio tempo insegnato a usare. E’ un’altra delle cose che mi fanno riflettere. Piuttosto usano il giallo o l’arancione, ma una faccia rosa, non me l’hanno mai fatta e siccome molte delle loro facce sono proprio rosa e non certo gialle o arancioni, immagino qualcuno gli abbia spiegato qualcosa in proposito, qualcosa che loro devono aver acquisito perfettamente. Non lo so, forse sono tutte cose irrilevanti, forse sono io che mi affanno a decodificare fatti che purtroppo non si possono chiedere a nessuno, cose che fanno semplicemente parte della societa’ in cui vivo e che ancora non conosco a fondo. Uno dei libri che sto leggendo in proposito parla di sette fasi dello “sviluppo di una consapevolezza raziale”. Non ve lo cito perche’ prima di tutto non l’ho ancora finito e poi perche’ non sono sicura della sua autorevolezza. Ad ogni modo, secondo questa schematizzazione sarei senza dubbio nella terza fase, quella in cui si riconosce che il razzismo esiste e lo si comincia a vedere ovunque. E’ per questo che mi fa cosi’ impressione a volte quello che vedo succedere in Italia, in tv ovviamente, ma anche nella mia famiglia stessa e fra i miei amici. Questo continuare a negare l’esistenza del razzismo come fosse un tabu’ e consequenzialmente questa estrema leggerezza nell’usare espressioni che sono comunissime da noi, ma che sono anche razziste c’e’ poco da fare. Internalized racism lo chiama il mio libro. Una volta un amico, mio coetaneo, nato e cresciuto in Germania da genitori italiani, mi diceva di sentirsi straniero in entrambi i paesi: da una parte era considerato italiano e dall’altra tedesco, ma sempre dalla pate sbagliata. Delle volte ho paura che sia proprio quello che sta cominciando a succedere anche a me.     

 

* Ci sono delle agevolazioni fiscali e di altro genere per tutte le minorities

11 commenti:

Anonimo ha detto...

i quesiti, anche se non obbligatori e 'solo statistici' delle universita' a me hanno fatto morire. define your ethnicity
white british
white irish
irish traveler (?)
white scottish
other white

ho sempre scelto l'other white, ma mi chiedo, da dove arrivano queste definizioni superspecifiche, o superampie? credo dal censo, ma pensate in un contesto italiano fanno abbastanza sorridere

gio (victoria)

Anonimo ha detto...

ecco qua l'equivalente britannico

http://en.wikipedia.org/wiki/Classification_of_ethnicity_in_the_United_Kingdom

gio (victoria)

nonsisamai ha detto...

allora non sono l'unica a perplimersi...ciao gio

Sick Girl ha detto...

è una domanda difficile, non ho idea a che età per la prima volta ho realizzato il colore della pelle. I miei però per portarsi avanti mi avevano regalato il cicciobello nero quindi mi piace pensare che sia anche per quello che non mi sono mai posta troppi problemi in merito.
Di sicuro la prima volta che ho sentito distintamente di fare parte della minoranza è stata la prima volta che sono andata in Africa ed è stato molto istruttivo.

MarKino ha detto...

effettivamente l'elezione di Obama sembra, aldi la` degle ovvi e necessari supporti da parti di lobbies, confermare al mondo le linee guida altamente meritocratiche degli Stati Uniti: se vali, ottieni.
In un'intervista con non mi ricordo piu` chi, pero`, si parlava dell'altra faccia della medaglia: tanto rapidamente puoi salire la china se vali, altrettanto rapidamente vieni accantonato (e senza tanti complimenti) se toppi (mi viene in mente l'esempio dell'inserviente della tua scuola) ...
vabbe` son andato fuori topic ...

nonsisamai ha detto...

ginevra: a me e' successo una volta qua, un po' strano...

markino: assolutamente vero. e' anche vero pero' che di solito se toppi non sei finito, se vuoi cambi e prosegui.

susy ha detto...

ora mi hai messo un quesito in testa , credo di non aver mai pensato al colore della mia pelle e la persona di pelle diversa difronte a me , mi incuriosisce , vorrei sapere tutto di lei e potrebbe essere di qualsiasi colore , mi mette curiosità .... stasera faccio la domanda ai miei figli poi ti dirò ciao ciao

nonsisamai ha detto...

interessante, grazie susy!

Anonimo ha detto...

qui in Francia, invece, è vietata dalla legge ogni inchiesta, anche a fini statistici, sulla razza o il colore della pelle. L'anno scorso hanno provato a proporre di introdurre la domanda nel censimento ed è scoppiato un putiferio...

visto che tutti sono uguali davanti alla legge, si dice qui, non si possono sottolineare le differenze... la cosa, devo dire, non mi convince del tutto e mi pare assai ipocrita...

nonsisamai ha detto...

suibhnel: e' un problema. a me il campo 'razza' fa impressione compilarlo. credo sia un nostro retaggio europeo. d'altra parte come dici tu, e' ipocrita fare finta che siamo tutti uguali mentre ancora oggi i bianchi in genere sono piu' ricchi dei neri o dei nativi ad esempio. questo e' l'unico sistema che per ora e' stato trovato qui per agevolare chi e' stato per tanto tempo maltrattato dalla societa'. e' un tipo di risarcimento tardivo e minimo ma indispensabile. la forma sara' quel che sara', e' vero e' brutto sottolineare queste appartenenze, ma se poi grazie a queste facilitazioni alcuni ragazzi riescono ad esempio a studiare e a migliorare la loro condizione di vita, ben venga.

Anonimo ha detto...

sono perfettamente d'accordo... ad ogni modo breaking news! pare che si sia deciso di introdurre anche qui le statistiques ethniques per introdurre dei sistemi di discrimination positive...

sei sempre sul pezzo ;-)