martedì 27 marzo 2007

sull'ottimismo americano [4]

L'ho detto subito che questa e' una storia esemplare, ma il fatto e' che ho visto anche cose meno ecclatanti realizzarsi per persone che mi sono molto vicine e comincio ad aver voglia di credere a tutto questo ottimismo tipicamente americano. All'idea di cercare di avere sempre un'atteggiamento positivo.
Un giorno appena arrivata, mi sentivo piuttosto spaesata. In un negozio il commesso mi ha rivolto il tipico saluto americano "How are you doing today?" io ho risposto distrattamente "Fine" , tanto lo so che e' una domanda retorica. Ma quella volta no. Lui mi ha guardato e mi ha detto "'cause , you know, you don't look like you are". Li' per li' mi ha anche fatto un po' incazzare l'impertinenza pero' , porca miseria, era vero. Entro, immmersa nei miei pensieri, preoccupata di ritrovare la strada del ritorno, a testa bassa, davvero non andava bene e si vedeva.

Suck it up, si dice da queste parti e vai avanti.
Solo ora capisco quanto conta l'attitudine con cui si fanno le cose, si affronta la vita.
Da quando sono qui, ho avuto degli insegnamenti preziosi che certi giorni ripeto fra me e me come mantra. There are many things to think about, nothing to worry about. Il successo della vita delle persone non si misura dal numero di problemi che uno ha, perche' quelli ce li hanno tutti, ma dalla maniera con cui li si affronta. Anche nei momenti peggiori, guardare sempre almeno per un momento quella piccola luce che c'e' da qualche parte, se guardiamo bene.

Credo di essere stata abbastanza edificante per oggi, me ne vado a fare una nuotata.


8 commenti:

Marco Vozza ha detto...

Beh, un'altra italiana all'estero conosciuta tramite blog...
Buona fortuna per la tua avventura, a presto

Anonimo ha detto...

Anche a te. La Spagna e' proprio un'altra cosa e dopo che l'hai provata, un po' ti manchera' sempre, hasta luego amigo

Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...

Anche secondo me è importante come uno affronta i problemi che ha. Ancora meglio sarebbe riuscire a non piangersi addosso, a vedere tutto un po' meno grigio.
Insomma, lo so che è brutto da dire, ma basterebbe pensare che c'è sempre chi sta peggio, e se ce la fanno loro...
Ok, è una filosofia di vita un pochino contorta, ma quando sono a terra è un modo per rialzare il capino e riprendermi.
Ma come fai a scrivere parole di conforto proprio quando mi servono?Sarà che in fondo tutto il mondo è paese?
Ti abbraccio forte
Bocculus

Pluto ha detto...

bella kuesta tua riflessione! anke se lo shock culturale e' elevato bisogna sapersi ben destreggiare tra mantener la propria identita e anche adattarsi al nuovo ambiente

Anonimo ha detto...

A dire il vero, sono un po' scettica io stessa nei confronti di questa mia inaspettata e tardiva stagione ottimista, pero' mi piace. L'unico problema riscontrato finora e' stato che in questi giorni ero talmente ottimista che pensavo di essere dimagrita un sacco cosi' ho comprato dei pantaloni small, anche larghi.
Ero contentissima.
Ho appena scoperto dall'etichetta che ero finita nel reparto premaman :(
-Bocculus mi fai un sorriso? Anche di scherno va bene!
-Pluto, dimmi pure di farmi gli affari miei, pero' non ho ancora capito come mai sei cosi' dentro a questi temi, sei uno straniero in patria? Un ex shokkato culturale? Che ficcanaso...

Marco Inzitari ha detto...

Questa serie sull'ottimismo ha un che di amaro...e poi hai trovato l'unico che davvero ascolta la risposta di "How are you doing", questa si chiama sfortuna!

nonsisamai ha detto...

La punta di amarezza c'e' sempre.
Fino a ieri ero quel tipo di pessimista che si definisce 'realista'