lunedì 7 marzo 2022

unapologetic

Non so dirvi se l'ultimo film di Paolo Sorrentino mi sia piaciuto o no. Forse no.

Però mi ha smosso un sacco di cose quindi forse sì. Se ti scombussola di sicuro è un'opera d'arte.
Per cercare di capire un po' meglio il film, ho recuperato una lunga intervista al regista (qui).
Ciò che mi ha indotto ad ascoltarla tutta con grande interesse e piacere, non è tanto quello che Sorrentino ha raccontato, ma come.
Mi riferisco al suo inglese.
Un inglese comprensibilissimo credo, ma per niente perfetto. E nonostante ciò esibiva una sicurezza strabiliante. Non si è mai mostrato in difficoltà o in imbarazzo.

Era del tutto "unapologetic".

Non saprei come esprimere lo stesso concetto in italiano. Ho chiesto anche a un'amica traduttrice. Ci sarebbero parole tipo "impenitente", "insolente", "sfacciato", ma hanno una connotazione negativa, esprimono un'altra idea.
Lui era "unapologetic" nel senso che era orgoglioso di sé, non si scusava per la persona che è, la sua origine, la sua lingua, il suo accento.
Mi è venuto in mente che forse in italiano non abbiamo un termine identico perché ci scusiamo molto meno. Ci scusiamo quando facciamo un errore, ci costa scusarci. Nella cultura anglosassone invece espressioni come I'm sorry, I apologize o my bad sono ripetute mille volte al giorno in ogni contesto. Le donne poi si scusano ancora di più. E non va bene.
Voglio essere più *unapologetic*.
Non voglio più chiedere scusa per quello che sono. I'm not sorry for my English or for my accent. I'm not sorry for who I am.
La seconda cosa che mi ha colpito è stata la sua grande fiducia verso l'interlocutore.
Gli ho sentito dire parole colte tipo "vitalistic" o "hagiography" che in italiano sono relativamente comuni, ma in inglese no.
Quando parlo con qualcuno in inglese e cerco di tradurre un pensiero dall'italiano evito di usare ogni termine colto. Semplifico all'osso. Frasi corte, termini quotidiani.
Faccio così perché molte volte ho avuto la sensazione che l'interlocutore perdesse dei pezzi altrimenti.
Invece l'interlocutore di Sorrentino sembrava seguire benissimo, non so se per via della sua cultura cinematografica o perché se costruisci le frasi esattamente come faresti in italiano la gente ti capisce e fai anche bella figura.
Voi come vi regolate in inglese?Costruite le frasi come in italiano o semplificate?
Un'altra considerazione che ho fatto dopo aver ascoltato l'intervista è sul modo in cui la lingua influenza il pensiero.
Non so voi, ma a me l'inglese chiarisce le idee. A volte quando ho un pensiero contorto in italiano, lo traduco in inglese e poi lo ritraduco in italiano e diventa più lineare.
Anche voi?
Non sono questioni interessantissime?
Più passano gli anni più mi affascinano tutti quei concetti intraducibili, tutte quelle sfumature di significato che fanno parte di una cultura e non necessariamente di tutte le altre. Il nostro uso delle lingue è in perenne evoluzione.
Cambiano in continuazione le nostre competenze linguistiche e allo stesso tempo cambia il modo in cui percepiamo e veniamo percepiti.

15 commenti:

Livia ha detto...

Non pratico molto l'inglese, neanche per lavoro, ma cerco di tenermi fresca guardando i video su Youtube coi sottotitoli. Mi accorgo di come vada strutturata una frase, anche nelle forme passiva (I was told to do something...) o in un'altra per cui non mi vengono in mente esempi ma comunque diversa da soggetto-complemento, ma ho difficoltà a ricorrervi quando traduco dall'italiano. I problemi maggiori li ho con la pronuncia e la lettura labiale perché non sento. Ti sono mai capitati alunni sordi?

Anonimo ha detto...

Non ho avito modo di ascoltare l'intervista e non ho neanche visto il film.Sinceramente , nel breve periodo (4 mesi) in cui ho vissuto in un paese anglosassone mi scusavo in continuazione per la lingua e mi sentivo spesso "inferiore" per questo. Perciò non sono d'accordo con il fatto che noi italiani tendiamo a non scusarci.Tuttavia alle mie scuse veniva sempre risposto "Your English is better than my Italian", in modo molto gentile. Lo apprezzavo,così come apprezzavo che la mia padrona di casa mi correggesse gli "strafalcioni".Trovo assolutamente corretto l'atteggiamento di Sorrentino che tu descrivi: lui non deve scuse a nessuno, è un regista italiano,che lavora con artisti italiani, non è tenuto a parlare un buon inglese nè a conoscerlo, non è un politico all'europarlamento, non è un ministro degli esteri, non è un interprete di lingua.Il fatto poi che il suo inglese stentato gli permetta comunque di essere compreso dal suo interlocutore è già di per sè sufficiente perchè lui non debba scusarsi.Quante volte,parliamo con stranieri che parlano inglese stentato? A em capita spessissimo, non ho mai pensato che dovessero scusarsi (e in effetti non lo fanno).

Nonsisamai ha detto...

Anonimo:"non sono d'accordo con il fatto che noi italiani tendiamo a non scusarci"...mah? dove lo hai letto? Non capisco questo commento in relazione a questo post.

Anonimo ha detto...

Mi è venuto in mente che forse in italiano non abbiamo un termine identico perché ci scusiamo molto meno. Ci scusiamo quando facciamo un errore, ci costa scusarci.

lo hai scritto tu, io ho inteso che,secondo te,noi italiani ci scusiamo meno degli americani, probabilmente non ho capito cosa intendi dire.

Nonsisamai ha detto...

Ah! Capito! :) Intendevo in generale. Al contrario, per la lingua ci scusiamo sempre e non solo noi italiani. Questa intervista mi ha colpito perché è stata forse la prima volta che ho sentito tanta sicurezza in una persona con una competenza linguistica così imperfetta.

Nonsisamai ha detto...

E sono d'accordo che abbia fatto bene a non agitarsi per un inglese imperfetto ma comprensibilissimo. Mi spinge a fare lo stesso.

Anonimo ha detto...

Sicuramnete il fatto ceh sia un regista pluripremiato, molto amato in america e anche abbastanza "avanti" con l'età gli consente un'autostima che io e te ancora non abbiamo ;-)

nonsisamai ha detto...

Esatto. Sentire una persona con un inglese peggiore del mio così sicura mi ha aperto gli occhi. Oggi poi è il cosiddetto giorno della donna e davvero credo ci sia anche questo da considerare: il fatto che come donne siamo portate molto più degli uomini alle scuse, agli imbarazzi. La consapevolezza è ottima, ma non può riguardare solo i miei limiti, devo riconoscere anche il mio valore altrimenti ci sarà sempre un uomo più incompetente di me pronto a superarmi.

Anonimo ha detto...

Noi donne siamo portate , socialmente, a considerarci in difetto, sempre e comunque.
Io per prima :-(
Siamo più inclini a giudicarci e a trovarci difetti di quanto non lo siano gli uomini.
Il problema è che io stessa sto prendendo conscienza del mio "valore" solo adesso che ho superato i 40 anni.

nonsisamai ha detto...

Anch'io e praticamente tutte le mie amiche. Dopo i 40 scatta qualcosa, una prospettiva nuova sul passato.

Anonimo ha detto...

Non lo so..anni fa a Dublino un vecchio signore conosoiuto in un pub il giorno del mio compleanno (avevo 30 anni) mi disse che ero giovanissima, e solo dopo i 40 anni non solo non mi sarei sentita inesorabilmente più vecchia ad aogni compleanno, ma non mi sarebbe neanche più interessato il giusizio degli altri e non avrei preso più decisioni in base al comune pensare ma a quello che volevo davvero io.
Devo ammettere che, dpo tanti anni, aveva proprio ragione

Antonella ha detto...

Mi astengo dal commentare sull'ultimo film di Paolo Sorrentino in quanto sono di parte - ritengo che tutti i suoi films siano opere d'arte. Concordo con tutto quello che hai scritto, anche nei commenti. Ho pensato alla mia e a quella che credo sia la tua esperienze lavorativa e, nello specifico, al modo in cui usiamo l'inglese per lavorare. Credo che anch'io potrei suonare 'unapologetic' se rilasciassi una intervista in inglese e poi tornassi a fare il mio lavoro in italiano. Ma per noi che tutti i giorni usiamo l'inglese? E con inglese intendo quello parlato. E con parlato intendo non quello che potrebbe essere sufficiente a fare un ordine o far ripartire una stampante.
Sicuramente quando parlo inglese quello che più mi interessa e preoccupa é di non causare affaticamento in chi mi ascolta. E cosí anch'io spesso ricorro alla semplificazione ma altrettanto spesso, in modo piú o meno educato, faccio notare che il problema é il vacabolario ristretto degli ascoltatori e non la mia intonazione!

Nonsisamai ha detto...

Antonella: stay tuned perchè sta per arrivare il seguito di questo post. Domani vi racconto cosa è successo quando ho provato a fare come Sorrentino lol

nonsisamai ha detto...

Antonella: anch'io comunque stimo molto Sorrentino. Mi sono piaciuto particolarmente La Grande Bellezza e le serie sul papato. Grande regista.

Asa_Ashel ha detto...

Come sempre trovo i tuoi post stimolanti intellettualmente.
Premetto che il mio inglese è piuttosto basico, o almeno così sembra a me, e il mio cruccio è che non potrò mai andare oltre un certo livello a causa di limiti uditivi che non mi permettono di cogliere tutte le sfumature di intonazione e pronuncia in una lingua straniera.
Però uso l'inglese in forma scritta praticamente ogni giorno e su quel versante mi sento un po' più sicuro ma anche più critico rispetto ai miei limiti.
Nella mia esperienza personale ho notato che gli americani sono un po' più rilassati verso l'inglese non perfetto degli stranieri, mentre i cittadini dell'UK a volte sono un po' più rigidi fino a sfiorare l'ottusità, ma dipende molto da persona a persona.
In entrambi i casi però ho notato che scusarsi troppo per non parlare perfettamente la loro lingua rischia di infastidirli, perchè in qualche modo queste scuse di mezzo in una frase tolgono fluidità alla comprensione, siamo stranieri, è palese dal nostro accento o dalla costruzione di una frase che parliamo un'altra lingua, non serve ricordarglielo in continuazione, vale in tutte le lingue, è molto più utile cercare di farsi capire, e quando hai in viso quell'espressione da "impenitente" detta anche, "posso fare e dire le peggiori cose ma so che mi perdonerai sempre", diventa tutto più facile.
A proposito delle parole colte, per ampliare il mio vocabolario e la fluidità nella lettura e allo stesso tempo leggere di argomenti di cui sono interessato, un paio di anni fa mi sono iscritto alla piattaforma Wattpad, un sito dove chiunque può pubblicare opere scritte di qualsiasi genere e in qualsiasi lingua, ma dove trovi veramente di tutto e di più e quindi bisogna fare un po' di selezione.
Americani e adolescenti presenti in massa e con loro la difficoltà era districarsi tra slag e acronimi a non finire.
Un giorno incrocio un lavoro di un autore su un tema a cui ero interessato in quel momento, inizio a leggere e noto subito una fluidità nella scrittura e un lessico che mi sembrava molto più facile da capire rispetto a quello che leggevo di solito su quel sito, la cosa divertente è stato leggere nei commenti i madrelingua che scrivevano come stessero imparando espressioni e parole di uso non comune e tipici di una cultura più "colta", da quel che ho capito era dovuta al fatto che erano presenti molte più parole derivate da latino e per questo più facili per me da capire probabilmente.
Mi sono ritrovato anche quando accenni alle difficoltà di tradurre una frase o un concetto complesso dall'italiano all'inglese, quando non riesco più a districarmi ho imparato anch'io a ridurre all'osso la questione e, ora ti metterai a ridere, per essere sicuro che il tutto suoni fulido in inglese faccio anche un controllo con il traduttore automatico, ma scrivendo le frasi non con la costruzione italiana ma con quella inglese, a volte mi faccio delle risate pazzesche, perchè certe espressioni viste scritte in italiano sono proprio buffe.