sabato 22 agosto 2020

la vita continua

Quest'estate è stata dura.

Parlo al passato non perchè sia finita, ma perchè è da qualche giorno che dormo, rido e mi sento di nuovo me stessa. Penso di avere avuto una leggera depressione. Mai nella vita mi sono sentita così priva di speranza e così in balia degli eventi. Almeno, mai così a lungo. Avevo retto bene al lockdown, alla cancellazione del volo per l'Italia, alla solitudine del distanziamento sociale prolungato, ma l'annuncio di Trump di riaprire immediatamente le scuole, mi ha completamente stroncato. In quel periodo i contagi stavano salendo a dismisura in molti stati, soprattutto quaggiù al sud e pochi lo presero sul serio. Ci fu il solito coro di 'non può farlo, non è di sua competenza, è ridicolo'. Un paio di giorni dopo, guarda caso, la mia scuola come tante altre, annunciò la riapertura. Non un comunicato ambiguo del tipo vediamo cosa succede, il messaggio era forte e chiaro, spavaldo anche: si riapre, e non vediamo l'ora. Allora mi sono messa a studiare per cercare di capire come fosse possibile. Avevo letto chiaramente che le chiese, i bar, i ristoranti e tutti gli eventi al chiuso in generale avevano generato quantità sorprendenti di contagi. Non capivo come potessero pensare che mettere un sacco di bambini in una stanza potesse funzionare. Non hanno cancellato nemmeno il coro.

Ho fatto ricerche abbastanza approfondite per comprendere i successi e i fallimenti di altri paesi, ma una differenza mi è saltata immediatamente agli occhi: mai nessun paese ha provato a riaprire le scuole con queste percentuali di positività al virus, senza nessuna intenzione di condurre test o tracciare i contatti e addirittura abbassando o annullando i giorni di quarantena in assenza di sintomi.

Non riuscivo a staccarmi dalle notizie, non dormivo più. Aspettavo ogni minuto che qualcuno cancellasse questo piano incomprensibile perchè era ovvio che non ci avrebbero messo in questa situazione, no? No.

All'inizio di questa settimana il Texas ha superato i 10.000 decessi (quieppure la maggior parte delle scuole per ora continua con i piani di riapertura, piani che paradossalmente, in molti casi, si fanno sempre meno restrittivi.

La scienza è una, ma ogni scuola negli Stati Uniti prende decisioni in maniera del tutto indipendente. Ogni distretto intorno a casa mia apre o non apre come e quando vuole, in alcuni casi le maschere sono obbligatorie in altri no. Parliamo della vita di milioni di persone, ma qui non c'è nessuna autorità sanitaria che controlli o sanzioni: le decisioni sono lasciate agli amministratori e ai politici che, a giudicare dalla disinvoltura, non credo abbiano responsabilità penali. Da due o tre settimane stranamente proprio gli stati più colpiti dalla pandemia hanno cominciato a riaprire le scuole. E chiuderle. Aprono e chiudono.

C'è stata una studentessa in Georgia (qui) che ha postato delle foto del primo giorno di scuola dove si vedono corridoi pieni di ragazzi e molti sono anche a viso scoperto. La foto è diventata virale e la scuola invece di scusarsi ha sospeso la studentessa che ha postato la foto. Poi anche la notizia della sospensione è diventata virale e allora la sospensione è stata ritirata. Subito dopo hanno dovuto chiudere per via dei numerosi contagi.

A scanso di equivoci, il primo punto della mia lettera di inizio anno scolastico recitava: richiediamo che a scuola non venga scattata o postata nessuna foto in nessun caso e su nessun social media. 

Gli insegnanti di arte come del resto quelli di musica, teatro, spagnolo, ecc. vedono centinaia di studenti alla settimana e spesso continueranno a farlo. Per noi è impossibile rimanere all'interno di piccoli gruppi. Ho analizzato la questione per settimane da tutti i punti di vista. Non penso che sia impossibile riaprire le scuole, penso solo che si debba seguire la scienza e la logica. Ho chiesto chiarimenti molto precisi fornendo dati scientifici. Ho considerato le classi con 20 bambini di 5 anni che a volte ancora si fanno la pipì addosso e da cui ci si aspetta che rimangano immobili al proprio banco con la mascherina per tutta la giornata. Ho considerato le finestre che nella mia scuola non si aprono e l'aria condizionata che non ha mai funzionato alla perfezione. Insegnare all'aperto? E' l'unica idea che per un attimo mi aveva dato fiducia, ma ci sono 40 gradi, oltre ai mass shootings ovviamente. La risposta che ho ricevuto è stata qualcosa tipo non preoccuparti, andrà tutto bene.

Ho letto i racconti di chi ha iniziato, la maschera bagnata di saliva dopo due ore di lezione, spogliarsi in garage al ritorno dal lavoro, mettere tutto in lavatrice e andare direttamente nella doccia tutti i giorni. Ho pensato alla possibilità di contagiare Joe e Woody che soffrono di asma, di non poterli abbracciare. Mi sono ritrovata alle tre del mattino a piangere riguardando le foto della mia meravigliosa classe di arte e ricordando tutte le cose incredibili che là dentro succedevano. La mia classe era il mio posto felice, era una parte enorme della mia vita, era un sogno che avevo faticato tantissimo per riuscire ad avverare.

Mi rendo conto di essere estremamente fortunata e privilegiata ad avere un'alternativa, ma la scelta di lasciare questo lavoro oppure no, avrà delle ripercussioni enormi e mi ha logorato l'anima. 

A un certo punto, ho pensato di rivolgermi a uno psicologo. Ne ho trovata una qua vicino, ben 17 anni di esperienza. Le spiego il mio dilemma e mi dice: "Ma guardi che basta prendere l'idrossiclorochina e un altro paio di medicinali da banco. Le compagnie farmaceutiche impediscono alla notizia di uscire per non perdere milioni di dollari. Il covid è poco più di un raffreddore". Dalla padella alla brace. Non potevo credere di essermi imbattuta in un personaggio simile al primo colpo. E' stata un'esperienza tragicomica. Non so se troverò mai il coraggio di riprovarci.

E' un periodo difficile. E non solo per la pandemia e questa scelta crudele fra il lavoro e la salute che come tanti mi sono trovata davanti, ma anche per tutto quello che stanno significando questi ultimi mesi nel mondo di Trump. Le sue tendenze autoritarie oramai si manifestano di continuo, senza più nessun ritegno e in modi che condizionano direttamente la nostra vita. Continua ad alludere al fatto che potrebbe non accettare il risultato delle elezioni. Negli ultimi giorni finalmente ha detto ad alta voce che il motivo vero per cui sta boicottando le poste è restringere il diritto di voto (ci si aspetta che a causa della pandemia molti più americani votino via posta, qui). Impedire alla gente di votare è criminale di per sè, ma qui si parla anche di mera sopravvivenza: soprattutto nelle località più remote, è la posta che recapita i farmaci.

Poi ci sono le proteste contro il razzismo. A Portland e altrove si sono visti soldati in tuta mimetica arrestare, o sarebbe meglio dire sequestrare, manifestanti pacifici senza qualificarsi o dire una sola parola. Lo avete visto il video della manifestante caricata su un'automobile civile da due soldati in assetto da guerra? Adesso ti può succedere una cosa del genere alla luce del sole con prove filmate e testimoni senza nessuna conseguenza. Il senso di angoscia di chi presta attenzione a tutto questo, è profondo. 

C'è stato qualche segnale positivo negli ultimi giorni, ma in generale la sensazione è quella di vivere in uno di quei film, quelli che non finiscono bene.

In tutto questo, è ricominciata la scuola. Ho cercato di capire ancora meglio quali fossero i piani per contenere la pandemia e se ci fosse una possibilità di continuare a lavorare senza assumere dei rischi che io reputo eccessivi. Dopo un paio d'ore ho deciso di dare le dimissioni.

E' stata una delle decisioni più sofferte della mia vita, ma ho sentito di essere davvero con le spalle al muro.

La cosa sorprendente è che appena l'ho fatto, mi sono sentita sollevata, anzi mi sono sentita bene.

E' stato come se mi avessero tolto un macigno dalle spalle. Immediatamente ho cominciato a pensare a come rendere quest'anno scolastico piacevole per Joe e Woody, a come organizzarmi per dare lezioni private in giardino, via Zoom...insomma ho ricominciato a immaginare il futuro.

E' successo immediatamente.

Ho capito che se sia il tuo istinto che la tua razionalità ti suggeriscono la stessa cosa, non ha senso opporre resistenza, aggrapparsi alla speranza, ai ricordi. A un certo punto, bisogna rassegnarsi alla realtà e io mi sono rassegnata: la situazione adesso e chissà per quanto tempo ancora, è questa. Il passato è passato. 

Però il futuro c'è. C'è stato un momento in cui l'avevo perso di vista. Lo avevo messo nelle mani di altri, ma ora me lo sono ripreso.

Una mia amica, mi ha sentito così contenta e alleggerita all'improvviso che mi ha fatto le congratulazioni. Congratulazioni per essere riuscita a licenziarmi? Sì perchè quello che è successo è buffo anche, ora lo vedo.

La vita continua.  

12 commenti:

nonsisamai ha detto...

Se decidete di lasciare un commento, ricordate che questo post non parla dell'Italia e della riapertura delle scuole in Italia ;)

Bulut/Nuvola ha detto...

Cara Nonsisamai,

non ti parlerò delle scuole in Italia né mi permetto di saperne più di te riguardo il pericolo che corrono i tuoi figli, che soffrono di asma.

Però ti dico quello che vedo io qui dove vivo, da un anno, in Svezia.

In Svezia non usiamo mascherine. Non sono obbligatorie, e se puoi non metterle non le metti.
Nessuno qui nega il virus, ma tutti, o meglio gli svedesi e gli immigrati coscienziosi (come me per esempio), tengono la distanza e STANNO A CASA SE MALATI PER QUALSIASI MOTIVO. Diciamo che la Svezia è uno stato sociale con tanto di cappello: quando è arrivato il coronavirus ha implementato il possibile per permettere alla gente la maggiore flessibilità immaginabile, per lasciarli lavorare da casa, per evitare che le persone più deboli (anziani, malati cronici, ...) fossero esposte.

Qui, nonostante la propaganda estremamente parziale e volutamente ingannevole (ovvero: le notizie italiane sulla Svezia erano lontanissime dalla verità), hanno fatto la scelta di lasciare le scuole aperte. La percentuale di bambini nelle categorie a rischio è bassa, e lo stato ha scelto di lasciare i bambini andare a scuola da asilo fino a grade 9. Mai scelta è stata più felice e azzeccata.

Quando ho potuto, sono andata a trovare mia madre in Italia e i miei bambini, che non vivono con me, nel paese che li ospita fino a oggi. Ovviamente mi sono adeguata alle regole e ho tenuto la distanza (madre anziana).
I miei bambini, chiusi in casa per mesi, con l'istruzione a distanza, hanno tenuto botta. Ma se ricapita un lock down, i miei bambini mi seguiranno in Svezia, e faranno istruzione a distanza da qui, se l'alternativa è stare chiusi in casa.
Perché i bambini svedesi, la maggioranza, hanno potuto avere una vita grosso modo normale e migliore di quella dei miei bambini.

La Svezia si può permettere di fare una cosa del genere, perché qui le persone non sono obbligate a obbedire con la pistola alla schiena. Gli svedesi, che sono magari antipatici e taciturni e vengono presi in giro perché non sono questo gran che di popolo "caldo" e accogliente, sono invece da prendere ad esempio.
Non c'è bisogno che lo stato li forzi. Gli si spiega la situazione e si adeguano. La maggioranza delle persone non deve essere minacciata per sapere che deve mantenere la distanza, essere considerata perso gli altri, e non mettere a rischio sè stessi e gli altri.

C'è da dire che qui sono pochi e ci sono ampi spazi.
Però sono davvero persone molto civili e rispettose.

Scusa questa tirata. Lo so che non è la stessa situazione, Svezia e Texas. Ma che le scuole siano aperte per la maggioranza dei bambini secondo me è da auspicare.

Però, capisco la tua situazione e capisco i motivi della tua scelta. L'avrei fatto anche io.

Però sono pienamente a favore della presa di posizione svedese in Svezia.

I problemi stanno proprio dove le persone sono abituate a mentire e per farle obbedire bisogna usare il bastone invece di una spiegazione razionale.
Perché alla fine i contagi si hanno per la condotta sconsiderata di poche persone egoiste, che sanno di essere malate (o addirittura positive) e evitano di isolarsi per il tempo necessario.
Perché se uno è malato non c'è maschera che tenga: se ne deve stare lontano, a casa.

nonsisamai ha detto...

Bulut: c'è un commento sul blog si un'italiana in Svezia che invece è scandalizzata per la gestione della pandemia. Forse siete in zone diverse? O forse avete solo situazioni personali diverse. Ognuno di noi ha i suoi motivi. Nel mio caso, c'è il discorso dell'asma assolutamente e poi anche il fatto che non avrei nessun tipo di aiuto se mi ammalassi. Non abbiamo nessun familiare qui. Sono decisioni molto molto delicate e personali.

Bulut/Nuvola ha detto...

Sì, quello conta. Non avere nessuno se ti ammali, e i bambini che sono in una categoria a rischio. Poi non so come sia il servizio sanitario da voi, quindi non mi pronuncio.

Non so risalire al commento che citi.

Io qui so che posso lavorare da casa (e lo faccio, proprio per permettere a chi deve andare al lavoro di andarci senza che ci sia la folla). Mi pesa molto lavorare da casa e limito le mie presenze in ufficio. Ma lo faccio. E tengo la distanza, etc etc etc.
Qui, per quando vedo, lo fanno tutti. Gli svedesi, a dire il vero, tenevano le distanze anche prima del coronavirus! E venivano ampiamente presi in giro da tutti gli italiani di turno, anche in modo estremamente fastidioso e pesante.

Chi non tiene le distanze qui sono semmai gli immigrati che pensano di essere meglio degli svedesi, perché loro "sono persone calorose, che si abbracciano, mica come questi freddi nordici" (ho sentito anche questo). Infatti la situazione peggiore si è avuta nei quartieri con un'alta percentuale di immigrati/svedesi di origine straniera (ci sono molti rifugiati, il 10% della popolazione).

Ovviamente, la Svezia è un paese libero è c'è un dibattito sulla strategia del Folkhälsomyndigheten (l'autority per la salute). C'è chi è a favore e chi è contro.
Io trovo che la coerenza (e la lungimiranza) con cui la Svezia ha affrontato la cosa è preferibile allo stato di polizia instaurato in Italia. La differenza è proprio negli Svedesi, abituati a essere convinti con la ragionevolezza anziché con le bastonate.

Comunque: sono in Svezia da circa un anno, ho visto quello che ho visto, non posso dire di conoscere la Svezia bene.
Inoltre non sono a Stoccolma, dove c'è stata la maggior parte dei contagi svedesi.

MAQu ha detto...

Anche se non ci conosciamo personalmente, sono molto felice di sentirti così sollevata. È stata sicuramente la miglior decisione possibile, viste le energie che ha liberato.
Grazie per la generosità con cui racconti le tue esperienze: ti auguro un autunno un po’ più sereno (e fresco?)
maq :)

nonsisamai ha detto...

Bulut: credo che il servizio sanitario qui sia ottimo. Ti curano benissimo, il problema è quando arriva la parcella...

nonsisamai ha detto...

MAQu: grazie di cuore.

Laste268 ha detto...

Sono davvero rimasta colpita dalla tua decisione...ricordo cosa è stato per te arrivare in quella scuola... sei stata molto coraggiosa e il tuo stato d'animo ti ha subito fatto capire che hai preso la decisione giusta!
In Italia abbiamo vissuto un periodo drammatico e tragico che segnerà le nostre vite per sempre... penso che anche i nostri governanti siano stati travolti ed abbiano preso delle decisioni, criticabili, ma che alla lunga hanno salvato delle vite... lo dico al di là del credo politico! Probabilmente chi ha perso il lavoro non sarà d'accordo ma io la penso così... e non riesco a capacitarmi che un.paese che vive un dramma come il nostro, peggiore, possa continuare a correre rischi così grandi... Stefania

nonsisamai ha detto...

Stefania: grazie per la tua solidarietà La penso come te. Qui purtroppo in questo momento sembra che la vita umana in generale (incidenti razziali che continuano, bambini che continuano a rimanere detenuti, pandemia, ecc) non valga più di tanto. In Italia non posso immaginare una vita del genere.

Paola Bonavolontà ha detto...

Non so più quando ti ho incontrata. Forse ho considerato te come la mia me se fossi rimasta a vivere in Usa, invece di seguire il mio istinto e tornare qui in italï. Mentre leggevo empatizzavo e mi è dispiaciuto un sacco che tu abbia incontrato una psi tanto sconsiderata. Sia nei contenuti che nella sostanza, perché soluzionare è uno degli errori rossi in quella professione. Comunque è stato bellissimo leggere come hai seguito te stessa e sentito che è stato giusto per te e voi. Ho immaginato il dolore di lasciare il lavoro per come te ne ho sempre sentito parlare. Forza ragazza, non vedo l'ora di leggere il seguito.

nonsisamai ha detto...

Energia Creativa: grazie!

Anonimo ha detto...

in bocca al lupo :)