lunedì 8 giugno 2020

24 ore fuori casa

Questo weekend appena trascorso, siamo andati al fiume. Eravamo a un'ora e mezza da casa, ma abbiamo passato 24 ore fuori per la prima volta in tre mesi. 
Mi sono accorta di varie cose.
Pensavo che avrei potuto semplicemente godermi il viaggio, invece, mi sono presto accorta che il lockdown, almeno su di me, ha avuto delle conseguenze psicologiche notevoli.
Nella contea in cui ci trovavamo il coronavirus non è mai arrivato. Stando ai dati ufficiali non ci sono stati nè contagi, nè morti. Nonostante ciò non sono mai riuscita ad abbassare la guardia e a rilassarmi completamente. 
Appena arrivati in hotel, per prima cosa ho passato il disinfettante ovunque. Ho imposto il divieto tassativo di non fermarci alle stazioni di servizio. La pipì si fa prima o dopo il viaggio. Niente colazione (già pagata) in hotel. Abbiamo fatto due dei tre pasti al fast food, quello in cui non bisogna nemmeno scendere dalla macchina. Abbiamo visitato solo posti all'aperto in cui era possibile stare a distanza. Qui di spazio ce n'è quanto se ne vuole, ma il parco in cui avremmo voluto andare, ad esempio, è prenotato per i prossimi dieci giorni per evitare assembramenti. E va benissimo così. Ho rotto le scatole per tutto il tempo e mi dispiace. Ho ceduto sulla cena almeno. Finalmente al ristorante, uno dei miei preferiti. Ha un patio abbastanza grande. C'eravamo solo noi e un'adorabile coppia di anzianissime signore. Avevo chiamato in anticipo per prenotare e per assicurarmi che rispettassero le norme di sicurezza (tanta precisione non è da me, giuro). Una volta lì, però la cameriera era senza maschera: aiuto. Volevo andarmene poi, rendendomi conto di avere già rotto abbastanza, mi sono fatta portare una fantastica margarita al fico d'india (specialità della casa), tablet ai pupi e mi sono goduta la prima serata fuori. Eravamo sui quaranta gradi, all'aperto, senza contagi, calma, mi sono detta. 
In generale, mi sono resa conto che la via di mezzo, è davvero difficile da praticare. Una volta che sei fuori, è quasi impossibile rispettare tutte le norme di sicurezza.
Paradossalmente, per quanto abbia odiato rimanere bloccata in casa per mesi, il ritorno è stato forse la parte migliore di questo piccolo viaggio. Mi sono sentita così al sicuro, così tranquilla a casa...non avrei potuto stare fuori più a lungo in questo momento. 
L'intenzione è di fare un qualche tipo di vacanza quest'estate, ma probabilmente, almeno io, con i contagi che qui comunque non scendono, ci dovrò arrivare per gradi. Per ora sono riuscita a passare 24 ore fuori di casa. Un passo per volta.

Voi come ve la state cavando con la fase due o tre (ho perso il conto)? State tornando davvero a una sorta di normalità? 

Sapete qual è stata la parte più bella di questo weekend? Il viaggio in sè. Ho sentito stranieri odiarlo in maniera viscerale nel corso degli anni, ma se chiedete a me il Texas è semplicemente stupendo. Gli spazi immensi, i cieli nuvolosi. Una sensazione di libertà che ti fa dimenticare davvero di tutto. Almeno per un po'. 

6 commenti:

francescabianca ha detto...

Ah! Che domanda! Io non lo so, se sto tornando a una sorta di normalità. Mi sembra di vivere in un mondo assurdo, perché le misure sono state allentate (in Belgio), ma il virus in giro c'è ancora, ma la gente è tutta di nuovo in giro appiccicata come se non fosse mai esistito! E intanto solo la settimana scorsa il suocero di una mia collega è morto per complicazioni legate al virus. Da un lato mi sento come il soldato giapponese di qualche post sotto, dall'altro a volte mi sembra, onestamente, di essere l'unica con un po' di cervello! È una situazione un po' frustrante, perché se la gente rispettasse un po' di più le misure di sicurezza uscirei tranquillamente, invece così non mi sento serena ad uscire! E anch'io mi sento così più tranquilla quando rientro! Il margarita al fico d'india dev'essere buonissimo, però :-) In Texas sono stata un po' d'anni fa per lavoro, ma a Houston non a Dallas. Ero da sola e ho fatto tanti bei giretti (e una grossa figura di merda che se vorrai un giorno ti racconterò) e mi ricordo dei bei parchi verdi!

Anonimo ha detto...

Ciao da Bergamo!
qui stiamo ripartendo MOOOLTO cautamente, c'è proprio in tutti quel senso di ansia che hai tu, quando vediamo qualcosa che stona (non dico mascherine mancanti perchè qui non esiste, diciamo mascherima messa male, col naso fuori, per esempio) sobbalziamo tutti e andiamo in panico
Sabato sera abbiamo provato ad andare in pizzeria,io e mio marito siamo stati accomodati talmente lontani che quasi non ci sentivamo parlando normalmente...
I centri commerciali sono ancora come mausolei vuoti, fanno impressione, e le regole per entrare nei singoli negozi sono un tantino isteriche : disinfettare mani , mettere guanti, disinfettare guanti, aggiustare mascherina, entrata scaglionata...manca solo che ci diano il tutone bianco stile Cernobyl.
Non date retta alle immagini della movida, qua è tutto ancora molto...post-atomico diciamo: il figlio medio è andato in un pub sabato sera ed ha visto un locale affollato ma tutti i giovani stavano ai loro posti distanziati ed attenti, con i carabinieri che sono entrati più volte per controllare attentamente che tutti avessero a portata di mano le mascherine (quando sei seduto ai tavoli non è obbligatorio indossarla)
D'alta parte c'è da dire che qui ci siamo ammalati TUTTI, proprio tutti, chiunque ha avuto un pò di febbricola e qualche sintomo (soprattutto perdita di gusto e olfatto)e moltissimi hanno uno o due parenti deceduti..

Massima cautela quidi, in quel di Bergamo, nella ormai famigerata Valle Seriana

Ciao
Betty

nonsisamai ha detto...

Betty: grazie per la tua testimonianza. Anche qui negli Usa si è parlato tantissimo di Bergamo. Che tragedia immensa. Immagina che qui tanti non credono nemmeno al virus. Come sempre ci si sveglia solo quando si è toccati personalmente. Un abbraccio e speriamo finisca tutto presto.

nonsisamai ha detto...

Francesca Bianca: racconta, racconta! :)
Comunque ti capisco. Idem anche qui. L'unico vantaggio è che gli spazi sono talmente grandi e la mentalità è tale per cui il distanziamento sociale in fondo c'è sempre stato.

francescabianca ha detto...

Racconto!
Ero a Houston per lavorare con i colleghi dell'MD Anderson e ero giovane e un po' citrulla (non che l'ultima sia cambiata molto, la prima sì purtroppo). Mi piace camminare e andavo sempre in giro a piedi, e spesso ero l'unica che camminava, potrai immaginartelo. Un giorno mi hanno invitato a presentare. Ho preparato la presentazione e poi ho pensato, E ora che cavolo mi metto?, perché non mi ero portata vestiti eleganti. Avevo con me una gonna e dei sandaletti coi brillantini, adatti più a un'uscita serale che a una presentazione, ma l'alternativa erano le Converse. Quindi mi sono messa gonna e sandaletti, ho infilato il laptop nello zaino e tutta felice mi sono avviata a piedi. Lungo la via ben due donne in macchina hanno accostato per urlarmi qualcosa, ma il mio inglese era troppo scarso per capire cosa stessero dicendo, e ho pensato, figurati te, che volessero un'informazione (da una a piedi, what are the chances?!).
Invece quello che stavano cercando di dirmi era che lo zaino mi aveva agganciato la gonna e che stavo andando in giro per Houston in sandaletti coi brillantini... e mutande!

OK questo per la parte divertente. Ma ti volevo dire anche un'altra cosa. Avevo lasciato un commento piuttosto lungo al post "adesso" ma non me l'ha pubblicato. Ce l'ho salvato (ho preso l'abitudine di fare copia&incolla quando scrivo un commento lungo perché coi captcha capita spesso che vadano persi) e in teoria potrei ripubblicarlo. Ma forse quel post, essendo un po' delicato, ha la moderazione ai commenti? Possibile?

Buona giornata!

nonsisamai ha detto...

Fantastico l'aneddoto...che ridere! Sai che nessuno mai chiede informazioni stradali, neanche prima del gps, proprio per orgoglio! :)

Sì, c'è la moderazione, adesso vado a sbloccarlo, grazie!