sabato 21 marzo 2020

there's still another game to play

Una volta, almeno tre o quattro anni fa, parlavo con una mia amica che ha due bambine più o meno dell'età di Joe e Woody di come si fa a insegnare ai figli il senso di riconoscenza.
Era passato da poco Natale e mi aveva infastidito vedere i giocattoli nuovi messi subito in un angolo per desiderare qualcos'altro. Come si fa a fargli capire che non tutti i bambini sono così fortunati, che dovrebbero ringraziare più spesso e soprattutto apprezzare quello che hanno invece di tendere sempre verso quello che non hanno e che nemmeno gli serve? 
Come genitore, e anche come insegnante devo dire, una delle cose che ti preoccupano di più, è che i tuoi figli o studenti diventino delle persone per bene, ma come glielo insegni?
La mia amica mi disse una cosa che non ho mai dimenticato e che mi è tornata in mente in questi giorni. Mi disse che lei ci andava molto piano con questi discorsi con le sue figlie. Non voleva rattristarle, voleva che vivessero l'illusione di quella loro infanzia spensierata e sicura il più a lungo possibile.
Mi disse: "Sai, nella vita a volte c'è un momento, e può succedere anche all'improvviso, in cui scopri la sofferenza, tua e quella degli altri, e l'infanzia finisce". 
La sua era finita con la guerra. Lei è nata in una di quelle repubbliche che nessuno sa trovare sulla mappa, quelle che finiscono per -Stan e che facevano parte dell'Unione Sovietica. Quando scoppiò la guerra civile da un momento all'altro lei e la sua famiglia dovettero lasciare tutto e tutti per fuggire in Israele. Quella fu la fine della sua infanzia. In un secondo passò da una vita simile a quella delle sue figlie alla persecuzione, alla paura, alla solitudine. E anche dopo, quando le cose piano piano si sistemarono, l'infanzia, intesa come fiducia nel prossimo, serenità e senso di sicurezza, chiaramente non tornò mai più. 
A volte mi chiedo se la tragedia del coronavirus sarà la fine dell'infanzia dei miei figli. Poi li guardo -tutti e due- e vedo che stanno bene, sorridono. Per ora stanno prendendo tutto come un gioco. 
Ho capito che la fine della loro infanzia adesso dipende quasi interamente da me. Io sono al centro della loro vita ancora più di prima. Se sarò in grado di sorridere, di mantenere la calma e di continuare a giocare -ma sul serio, non per finta, altrimenti se ne accorgono e non serve a niente- loro rimarranno bambini. Se mi farò prendere dallo sconforto, li trascinerò con me.
Noi genitori in questo momento, con tutte le nostre ansie e i nostri nervosismi -con le dovute proporzioni, ci mancherebbe- ci sentiamo spesso come il personaggio di Benigni ne La Vita è Bella. 
Tutti i miei dubbi, il mio sarcasmo e la mia angoscia li terrò in caldo per i meravigliosi adulti che fanno parte della mia vita e spero che loro faranno lo stesso con me. Per i bambini, sia Joe e Woody che i miei piccoli studenti appena comincerò a insegnare online, solo un sorriso testardo e rassicurante a dispetto di tutto.

Smile, without a reason why
Love, as if you were a child
Smile, no matter what they tell you
Don't listen to a word they say
'Cause life is beautiful that way
Tears, a tidal-wave of tears
Light that slowly disappears
Wait, before you close the curtain
There's still another game to play
And life is beautiful that way
Here, in his eyes forever more
I will always be as close as you remember from before.
Now, that you're out there on your own
Remember, what is real and what we dream is love alone.
Keep the laughter in your eyes
Soon, your long awaited prize
Well forget about our sorrow
And think about a brighter day
'Cause life is beautiful that way

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