domenica 3 novembre 2019

un circolo virtuoso che non si ferma mai

Prima dell'inizio della scuola, ad agosto, ci fu una serata a porte aperte in cui genitori e studenti potevano venire a fare quattro chiacchiere con gli insegnanti e guardarsi intorno. Quella sera mi resi conto che ci sarebbero stati dei grandi cambiamenti rispetto alla scuola Flanders, che era una scuola privata, cristiana, in uno dei quartieri più ricchi di Dallas. La scuola Wonka è una scuola pubblica, gratuita, ma charter (significa che abbiamo più autonomia nei metodi usati per raggiungere gli stessi risultati) e c'è davvero di tutto. Dalle famiglie che sono lì perchè hanno fatto le loro ricerche e credono nella filosofia della nostra scuola ad altre che mi pare siano capitate un po' per caso.
Quella prima sera una studentessa di otto anni mi chiese se facessi delle lezioni sul Natale. Io le lezioni sul Natale non le ho mai fatte nemmeno nell'altra scuola che era cristiana. Non è il mio campo e francamente non è quello che voglio insegnare, ma so quanta aspettativa si crei che la maestra di arte faccia fare il lavoretto di Natale. Così ho cercato di mediare:
- Non faccio lezioni sul Natale, ma qualche volta faccio vedere un'opera astratta di Matisse che si chiama "La vigilia di Natale" o qualcosa a tema di Andy Warhol. Mi dispiace non facciamo lavoretti.
E lì è arrivata la doccia fredda:
- Va bene allora, in quei casi dovrò uscire dalla classe oppure fare un lavoro alternativo perchè non festeggio il Natale.
Di episodi come questo ne sono successi parecchi. L'altro giorno era Halloween e tenevo l'incontro settimanale con il mio art club. Una bambina era arrivata in anticipo. Quel giorno erano quasi tutti travestiti a scuola e usciti da lì sarebbero andati a fare dolcetto o scherzetto. Mi è venuto spontaneo chiederle se avesse dei piani, dopo il club, così per spezzare il silenzio.
- Vado a casa, non festeggio Halloween.
Gelo.
Ho degli studenti a cui non puoi dire 'buon compleanno' perchè non lo festeggiano o altri che si indignano perchè sentono parlare degli dei egizi, per dire.
Il tessuto culturale è decisamente variegato. Cercare di venire incontro a tutte le esigenze per me è la sfida più grande di questo lavoro.
Quando, pensando ai greci, dici "E ora parliamo di un'altra importante civiltà del passato" e tre bambini in coro esclamano "India?" e altri due "Cina?" capisci che è arrivato il momento di introdurre dei cambiamenti nel tuo programma. 
I bambini indiani, per ora, sono quelli che mi hanno fatto le richieste più dirette e si sono dimostrati più entusiasti di condividere le proprie tradizioni. Così mi sono messa a studiare e ora tutte le classi sono impegnate in progetti legati all'arte indiana. Fra qualche settimana avremo una grande mostra di arte indiana così come abbiamo fatto con l'arte egizia e greca. Poi faremo lo stesso per la Cina, per l'Africa e tutto ciò che i bambini mi chiederanno di approfondire. 
Stiamo parlando molto in classe di quanto siamo fortunati a venire da esperienze diverse, così possiamo tutti imparare gli uni dagli altri. Voglio fargli capire che viaggiare e soprattutto viaggiare con qualcuno del posto, è un fenomenale strumento di apprendimento, più che stare seduti a scuola. Ma se proprio dobbiamo stare in classe e non possiamo muoverci, possiamo prima di tutto parlare fra noi e poi usare la tecnologia per esplorare i luoghi in cui non possiamo recarci di persona. Basta un semplice street view del Taj Mahal per lasciarli a bocca aperta.
E' tutto assolutamente meraviglioso.
L'altro giorno seguendo i ragionamenti e le domande di una classe di quarta elementare siamo arrivati a paragonare le opere astratte del pittore indiano S. H. Raza all'Ultima Cena di Leonardo da Vinci. Se abbiamo studiato i capitelli greci perchè non dare un'occhiata anche quelli indiani che sono stati influenzati da quelli greci?
Le possibilità sono infinite.
Mentre si parlava di tutto questo, è venuta da me una bambina un po' timida e mi ha detto che i suoi nonni vengono qui dall'India la settimana prossima. Non parlano inglese, ma lei potrebbe tradurre, potrebbero raccontare com'è la vita in India, ha azzardato. 
Idea splendida! Ho chiesto un parere ai grandi capi per sapere se fosse fattibile e in un minuto è diventato un vero e proprio evento in cui i bambini potranno vedere i sari indiani, mangiare qualcosa di tradizionale e fare delle domande.  
Ai bambini vengono delle idee e io li seguo. A me vengono delle idee e la scuola per ora mi segue. Siamo in un circolo virtuoso che spero non si spezzi mai.
Nel frattempo sto già pensando al bambino che mi ha raccontato che il suo papà in Nepal vedeva gli elefanti e la bambina russa, l'altra pakistana, il piccolo coreano... 
E il circolo è sempre in movimento.

P.S. Se volete vedere quello che facciamo in classe, trovate qualcosa qui

3 commenti:

Bulut ha detto...

Ma che bellezza!

Il lavoro tuo e i bambini propongono e tu che cogli l'occasione e via e via...

Molto bello, e molto impegnativo. Ma sono sicura che ce la farete e i risultati si vedranno :)

Un abbraccio,

nonsisamai ha detto...

Grazie Bulut! Non so loro, io mi sto arricchendo tantissimo :)

Anonimo ha detto...

a proposito di collegamenti con il Taj Mahal, le suggerisco un confronto con la piccola Cappella Emilia di San Michele all'Isola a Venezia, un'architettura precedente al Taj Mahal, ma sorprendemente simile (anche se di dimensione piu' ridotta)