mercoledì 27 marzo 2019

la rupe di sparta texana

Un po' di tempo fa vi raccontavo (qui) di una mamma che aveva costretto il figlio piangente a saltare dalla roccia che vedete nella foto per insegnargli che non bisogna avere paura di niente e che se ci si fa male si va dal dottore che ci riaggiusta (parole sue). Sinceramente pensavo fosse matta. Cosa preoccupante anche perchè la mamma in questione è la maestra di Woody. La settimana scorsa, quando le ho chiesto com'era andato lo spring break, mi ha risposto desolata: "Così così, mio figlio si è rotto il braccio, ma cosa ci vuoi fare? Doveva succedere, lui è cosí atletico, non ha paura di niente".

Che prima o poi dovesse succedere, non avevo dubbi nemmeno io in effetti.
Sarà matta? O sarò matta io?
Perchè ieri ho assistito alla stessa identica scena.
C'era una bambina, questa volta un po' più grande che piangeva disperata sulla roccia. Piangeva così forte che sono subito corsa a vedere cosa stesse succedendo. E chi trovo sotto alla roccia? La madre tutta incavolata, forse anche con me che ho osato avvicinarmi.
"E' capace, deve smetterla di piangere e saltare giù subito".
Tutto uguale. I lacrimoni bagnano le guance paffute della bambina che continua a chiedere aiuto. La madre insiste, la bambina alla fine salta e sembra prendere una storta alla caviglia. La madre apparentemente molto infastidita, la porta subito via sorreggendola, zoppicante e piangente.
Mah? Mi spiegate questa cosa? Sono le famose mamme tigre? Sono io o sono loro? E' una cosa americana o anche in Italia i genitori sono così severi?
Indipendentemente dall'età, per me se uno, una cosa come questa non la vuole fare, non dovrebbe farla. Sono perplessa.
Mi torna in mente un pomeriggio invernale in cui ero andata al cinema con una mia amica e sua figlia quindicenne a cui avevo chiesto banalmente come va. Mi risponde con un filo di voce:
- Così così, questa settimana ho perso 8 libbre in tre giorni. E mi sono anche allenata ogni giorno.
Sono un po' turbata, la madre mi aveva raccontato che in passato questa ragazzina, ha avuto dei disturbi alimentari, aveva anche visto un medico per questo motivo. La matematica non è il mio forte, ma insomma...otto libbre sono quasi 4 Kg, non credo di aver mai perso tutto quel peso in tre giorni, e sono molto più robusta di lei. Sono quasi tentata di chiederle come abbia fatto. Scherzi a parte, quest'anno ha cominciato a fare un certo sport a livello agonistico e bisogna seguire una dieta molto ferrea per rientrare nella categoria giusta. Dice talmente ferrea che le viene più facile digiunare che mangiare così poco. Non mi sembra molto entusiasta del suo sport, mi sento quasi come se in un certo senso mi abbia chiesto aiuto o abbia voluto chiederlo a sua madre attraverso me. La mia amica sorride un sorriso preoccupato mentre parliamo di tutto questo e tace.
D'altra parte i risultati nelle gare sono molto buoni, le amicizie sempre di più, in teoria tutto bene. Per arrivare in alto bisogna soffrire, lo sanno tutti.
Con il mio atteggiamento 'morbido' sto togliendo delle possibilità di successo ai miei figli, non ci sono dubbi, ma tutto questo stoicismo nel mio caso è fuori discussione, non esiste.
Non c'è una via di mezzo?
Ci sono delle cose, poche, su cui non transigo (non si mettono le dita nel naso, bisogna fare i compiti, cose così), per il resto come si fa a obbligare o a spingere qualcuno a fare qualcosa che o non vuole fare o in qualche modo gli fa male, fisicamente o psicologicamente, per raggiungere un certo obbiettivo? A cosa serve poi?
Voi cosa ne pensate? Che genitori siete?

10 commenti:

La perfezione stanca ha detto...

Quasi quasi mi sono spaventata. Incoraggiare si, spesso ho incoraggiato la mia patata, bimbetto un pochino grassoccio e facilmente rinunciatario. Piano piano si è lanciato, si arrampica, nuota per ore, fa pesca subacquea, va in moto. E dunque obbligare non serve a nulla, i bimbi sereni, che sono sostenuti e non obbligati, vanno ben lontano. E le opportunità le scelgono loro, non i genitori squali. Ah, anche nello studio il mio campione va forte. E non è più grassoccio, a 15 anni ha deciso da solo che voleva dimagrire e si è impegnato con giudizio. Ora è uno splendido ragazzo. Fai bene tu, amica mia. Lasciale perdere ste mamme matte.

Nonsnonsisamai ha detto...

Anch'io mi sono spaventata in tutti e tre i casi, soprattutto l'ultimo. Spero di poter dire un giorno quello che dici tu di tuo figlio dei miei bambini, lo considererei un grande successo :)

Bulut ha detto...

Secondo me queste tipe (madri) hanno un problema grosso.
Probabilmente loro hanno complessi di inferiorità, e li vogliono superare attraverso i figli, obbligandoli a seguire un successo che loro avrebbero voluto conseguire ma non ne sono state capaci...

...ecco, devo dire che tali madri/genitori mi fanno ribrezzo. Schifo, insomma. Lo so, sono molto drastica, ma tra tutte le cose, questa è quella che mi ributta di più, perché secondo me fa danni pesanti ai bambini.

Che si mettano loro a fare ginnastica e dieta ferrea, e a saltare giù dalla rupe! Che senso ha obbligare i loro figli? Semmai, devono incoraggiarli a superare le paure ed ESSERE INDIPENDENTI, scegliere bene, avere in testa un progetto e un filo conduttore di dove vogliono arrivare in futuro, non volere che i loro figli siano dei piccoli robot che devono fare ciò che loro stessi non hanno saputo fare... e che cavolo!

Io sono lungi dall'essere madre perfetta, cerco di fare il mio meglio ma ci sono stati anche errori di valutazione, etc.
Finora ho raccolto le varie critiche che ci sono state in diverse occasioni, e che spesso sono fatte tenendo conto il benessere dei bambini.

Ci sono state volte in cui mi sono chiesta se io stessa ho un atteggiamento coercitivo come queste madri, o se altre persone coinvolte nell'educazione hanno questo in testa, ovvero il vivere i propri sogni obbligando il figlio/a, invece che il sostenere il figlio e guidarlo all'indipendenza.

Io penso che è più utile qualcuno che non obbliga, ma invoglia e sostiene, e mostra come fare da sè. E che anche rispetta le paure... pensa che io da piccola avevo paura dell'acqua, l'istruttore di nuoto mi obbligava a saltare in acqua e io mi sentivo totalmente insicura e piangevo, ma lui niente, dovevo saltare. Un tipo che non capiva nulla di bambini (l'altro istruttore, invece, che avevo avuto prima, era un tipo che coi bimbi era bravissimo, con lui mi sentivo sicura).

Risultato? non sono mai più voluta andare a nuoto, e fino ai 26 anni non ho saputo nuotare, una paura folle del mettere la testa sott'acqua. Poi, ho voluto imparare io, da sola. Ora non nuoto bene ma NUOTO! e non ho paura!
Quindi, mi ha rovinato quell'imposizione di farmi fare una cosa che mi terrorizzava.

Mi spiace tanto per quei bambini, cresceranno con la paura dentro, si bloccheranno in situazioni normalissime, si perderanno in un bicchier d'acqua, perché le loro madri non capiscono un accidente di bambini. È triste.

Scusa se sono così drastica, e poco diplomatica, ma bisogna andare piano e con dolcezza. Rispettare le paure, e aiutare a superarle. È difficile, ma paga tantissimo. I bambini possono affrontare la durezza solo se abituati, ma con criterio. Se uno va troppo duro all'inizio, li spezza.




Anonimo ha detto...

Io sono d'accordo con te.alle medie ero mkolto amica di uan mia compagna di scuola, bravissima studentessa e promessa di ginnastica ritmica.Lei era tutto: bellissima,magrissima , brillante.
D'estate la sua squadra partecipò ad un ritiro in vista di gare regionali o nazionali..e telefonò alla mamma dicendo che l'avevano messa a dieta.Non poteva mangiare la mozzarella (vi giuro che non non pesava neanche 40 kg e aveva 13-14 anni).
Cosa fece la mamma? la andò a prendere subito e la sua carriera di ginnasta finì lì.
Sinceramente credo abbia fatto bene.
Ora è un avvocato affermato e ha una bella famiglia.Magari sarebbe andata alle olimpiadi se avesse continuato, ma a che prezzo?
simona

nonsisamai ha detto...

Bulut: il famoso metodo del "lo butto e vedo se galleggia" deve aver fatto un sacco di vittime. Che peccato, quanta sofferenza inutile. Sei stata brava ad ascoltarti e a superare la tua paura secondo i tuoi tempi.

nonsisamai ha detto...

simona: mi ha fatto sorridere la mamma che si è indignata per la mozzarella negata...proprio italiana :) ecco, io ho sempre tanti dubbi. Forse avrei fatto lo stesso, ma chissà se ha fatto bene. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa la figlia, se le è rimasto il rimpianto. Che mestiere complicato quello del genitore...

Anonimo ha detto...

Direi ceh la decisione sia stata condivisa.
La mia amica aveva già la giornata piena a 13 anni: 2-3 ore di allenamenti quasi quotidianamente, la scuola e le gare la domenica pomeriggio.Ed era bravissima a scuola,una che,dopo 3 ore di allenamento faceva 2-3 ore di compiti, la nostra scuola media era molto impegnativa.Voleva iscriversi al liceo classico.Un'età in cui hai voglia di uscire e farti degli amici...secondo me non aveva velleità da super sportiva, anche se ne aveva tutti i presupposti.

Altra conoscente, più giovane è andata a Sidney nel 2000.Stesso sport. Dieta e trasferimento a 14 anni vicino Roma, in collegio sportivo.A natale chiedeva in regalo il prosciutto e, compiuti 19 anni abbandonata la ginanstica si è iscritta all'università .Credo lo avesse atto solo per compiacere la madre.
Una mia collega, alla bimba di 7 anni cui è stato chiesto, per agonismo, allenamento intensivo di 3 ore al giorno per l'agonistica ha cancellato l'iscrizioen della figlia in palestra.
Dice che i bambini devono giocare e fare i compiti.Non passare le giornate in palestra e trovarsi a 15 anni con le ginocchia rotte e analfabeti.
simona

nonsisamai ha detto...

3 ore a 7 anni mi sembra davvero una follia, avrei fatto lo stesso!

Anonimo ha detto...

Anche per me è una follia.Hai mai visto il reality "ginnaste ,vite parallele" trasmesso tempo fa da MTV?
Io credo che, per fare una vita così a 14-15 anni la motivazione deve essere alle stelle.
E la motivazioe deve nascere dal ragazzo, non dai genitori.
Far fare diete drastiche a ragazzi sani e normopeso per motivi sportivi è ,per me, totalmente sbagliato.
Lo sport è gioco e salute, non imposizione e competizione.E anche lo studio non deve essere un'ossessione.
simona

Gufo a molla ha detto...

Mi sa che più che spring break era il break di qualcos'altro.
Certa gente è veramente fuori, non hanno il minimo senso della misura. Ma perché loro allora non si tuffano da una roccia alta 50 metri? La frase che tanto poi il dottore ci aggiusta vince il premio idiozia del mese.