martedì 26 marzo 2019

quelle storie belle che non fanno altro che migliorare

Sapete quelle storie edificanti che più vanno avanti e più migliorano? Non ce ne sono molte, eh?
Ve ne racconto una a cui non riesco a smettere di pensare.
C'era una volta un bambino di otto anni di nome Tanitoluwa Adewumi, detto Tani, che nel 2017 insieme ai genitori e al fratello maggiore, è dovuto fuggire dal suo paese, la Nigeria. Tani, senza casa, ha vissuto per due anni in un centro di accoglienza per rifugiati di Manhattan. Un giorno a scuola, ha imparato a giocare a scacchi e gli è piaciuto cosí tanto che ha chiesto ai genitori di frequentare un corso per migliorare. La madre non potendo pagare l'iscrizione, ha deciso di provare a chiedere con il suo misero inglese se data la situazione Tani avrebbe potuto partecipare gratuitamente. La scuola ha accettato e Tani ha cominciato a migliorare rapidamente e a vincere un torneo dietro l'altro finchè un paio di settimane fa, ha vinto il più prestigioso di tutti.
Fra tutti i bambini dello stato di New York, compresi quelli delle scuole private e quelli che giocano dall'asilo con i tutor personali al seguito, ha vinto lui.
Qui è dove la storia già bellissima di per sè tocca vette di meraviglia notevoli.
Dopo la vittoria, e soprattutto un articolo di Nicholas Kristof sul New York Times, qualcuno ha aperto un GoFundMe che ha già raccolto più di duecentomila dollari. Le più prestigiose scuole si sono fatte avanti offrendogli numerose borse di studio e un avvocato ha offerto di occuparsi della causa di cittadinanza della sua famiglia gratuitamente. Diverse persone gli hanno offerto anche alloggio. La famiglia ha optato per uno degli appartamenti più modesti. Gli hanno regalato dei mobili e tutto il necessario. Hanno regalato perfino un'automobile al padre che fa l'autista Uber. Qualcun altro ancora ha spedito più di cento libri sugli scacchi e la madre ha ricevuto un'offerta di lavoro.
Scusate, mi sono sbagliata, è qui che la storia comincia davvero a prendere il volo.
La famiglia, dopo tutto quello che ha passato, ha deciso di non toccare un centesimo dei duecentomila dollari. Hanno donato il 10% alla chiesa che li ha aiutati quando sono arrivati e hanno usato il resto per aprire una fondazione destinata ad aiutare altri rifugiati africani. Hanno rifiutato anche le borse di studio per dimostrare tutta la loro gratitudine alla scuola che ha accolto Tani appena arrivato e gli ha insegnato a giocare a scacchi. Il resto lo scopriremo probabilmente al cinema visto che ben tre compagnie cinematografiche stanno facendo a gara per accaparrarsi i diritti della storia.
Succedono anche queste cose. La stragrande maggior parte dei rifugiati non sono criminali come qualcuno vuol farci credere, sono persone per bene che come tutti, aspirano a una vita migliore, e non solo per se stessi.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

riusciremo a farlo capire anche agli Italiani, secondo te?
simona

nonsisamai ha detto...

è più meno lo stesso anche qui purtroppo :(