venerdì 31 agosto 2018

di cartelli e bumper stickers e di beto

Qualche giorno fa mi sono ritrovata in coda dietro a questa macchina e l'adesivo mi ha incuriosito. Ho subito voluto vedere chi andasse così fiero dell'attuale presidente degli Stati Uniti. Nessuna sorpresa. Uomo, bianco, anziano, il tipico supporter di Trump, insomma.  
Dovete sapere che qualche anno fa questo tipo di comunicazione, affidata ai cosiddetti bumper stickers, era molto più comune qui. Se ne vedevano tantissimi, anche molto divertenti. Poi pian piano sono spariti e adesso vederne uno, è un piccolo evento. Questo mi è rimasto impresso. 

Era il periodo in cui Trump ha cominciato a infiammare le folle al grido di Build that Wall, messicani stupratori, bad hombres, ecc. Lo trovai tutto sommato temerario, visto il contesto. 
Anche i cartelli da giardino sono pian piano spariti. Nel 2008, questi cartelli pro Obama erano ovunque. Quello che vedete nella foto è il nostro, ma è durato pochissimo. Una mattina, ci siamo affacciati e non c'era più.


Al momento, non diedi nessun peso particolare alla cosa. Pensai - non ridete per favore- che chiaramente ce lo avesse rubato un supporter di Obama invidioso del nostro bellissimo cartello. Logico, no? Che ingenuità. E' una cosa di cui si cominciò presto a discutere fra amici in quel periodo perché questi cartelli sparivano in continuazione. 
Sembra che qualche tifoso del partito opposto li distruggesse per una questione di disprezzo verso il candidato nero con il nome musulmano. 
Sono piccolissimi segni, ma credo che siano importanti per capire come si sia arrivati alla situazione attuale. 
Mi sono sempre chiesta il senso di questi adesivi o questi cartelli. In una società in cui è considerato maleducato parlare di politica con gli estranei perché volersi etichettare pubblicamente senza mezzi termini, senza nessuna sfumatura? 
Molti pensano che la decadenza morale che vediamo oggi sia cominciata proprio con le presidenziali del 2008 e in particolar modo con la sciagurata scelta di John McCain di proporre Sarah Palin come vice presidente. Se ne pentì amaramente poi, povero McCain, non l'ha invitata nemmeno al suo funerale. Certo, lei potrà sempre consolarsi vantandosi di essere stata l'antesignana di Trump, la prima ignorante/razzista famosa della politica americana, è un primato anche quello. 
Ma torniamo a oggi. Nei giardini del mio quartiere, fioriscono di nuovo i cartelli, proprio come ai tempi di Obama. Quasi tutti, dopo la famosa grandinata di giugno, hanno il cartello pubblicitario della società che gli ha riparato il tetto, qua c'è questa usanza. Tanti però hanno anche un altro cartello. Lo riconosci subito. E' l'unico con lo sfondo nero e dice BETO in stampatello, in grande, in bianco.
Beto sta per Beto O'RourkeVi avevo già accennato brevemente a lui qui, all'inizio dell'anno. Sta cercando di prendere il posto di Ted Cruz al senato del Texas. Sembrava un'impresa impossibile invece ora cominciano a vedersi delle possibilità concrete che ci riesca. 
Non so se metteremo un cartello fuori anche noi questa volta. 
Pensavo a cosa succederebbe se in Italia ci fosse questa moda dei cartelli politici. Sarebbe una discussione unica. Credo che un sacco di persone interpreterebbero il cartello come una provocazione o un invito al dibattito. Sai che inferno dover rispondere tutti i giorni. Salvini, Cinque Stelle, PD... Ma qui è perfino peggio. La gente vede il cartello e non dice una parola. Poi magari di notte, mentre non c'è in giro nessuno, qualcuno viene a distruggertelo in mille pezzi perché disprezzano te e le tue idee fino al punto di non sopportare la vista di un cartello. Però non fiatano. E ti sorridono. E ti chiedono sempre come stai e come va la giornata. 
No, lasciamo perdere cartelli e adesivi per adesso, anche se Beto ha tutto il nostro supporto.
E' un'esperienza molto particolare assistere alla sua ascesa, non ho mai sentito tanto entusiasmo nei confronti di un politico locale, che sembra venuto fuori dal nulla come lui. Non è una cosa che capita tutti i giorni. Persone diversissime fra loro, fin dall'inizio della sua campagna, sono venute a parlarmi di lui con grande trasporto, e qui non è che la politica sia l'argomento più normale da tirar fuori fra conoscenti. 
Beto ha un messaggio chiaro e diretto e piace sia ai liberal, ovviamente, sia a chi ha idee diverse, ma è una persona civile e non vuole avere niente a che fare con la retorica razzista di chi è al governo adesso. 
Come la famigerata mamma del compagno di classe di Joe che di fronte al quesito credi ai dinosauri e all'evoluzione? fece una lunga pausa per poi rispondere drammatica: Io credo a Gesù. Beh, almeno su Beto siamo d'accordo.
E' che lui non solo è in gamba e ha carisma, ma lavora anche come un forsennato, lo vedi perché documenta tutto. Con la sua modesta Toyota Tundra ha già visitato tutte e le 254 contee del Texas, un'impresa in sè. Se provate a dare un'occhiata alla sua pagina FB, lo trovate live praticamente a tutte le ore, non si capisce dove prenda l'energia. 
Questo fenomeno di Beto 2018 ha anche un aspetto comico dato dall'atteggiamento del suo antagonista Ted Cruz. Ted Cruz che rischia comunque di vincere per una serie di consuetudini legate alla politica texana, ma che è in palese difficoltà e si capisce che non sa assolutamente più cosa inventarsi. Rivolge a Beto offese stranissime (tipo che da giovane era un figo pazzesco e faceva parte di un gruppo rock punk) che finiscono puntualmente per aumentare la sua popolarità e farlo risaltare anche sui media nazionali. E così qualcuno comincia davvero a parlare ad alta voce di lui per le presidenziali del 2020 indipendentemente che vinca la sua corsa per il senato o no. 
Chissà che il nuovo Obama non venga proprio dal Texas.   

3 commenti:

Federica ha detto...

Forse in Italia l'unica cosa lontanamente simile è quando si mettevano le bandiere arcobaleno alle finestre: è qualcosa di paragonabile?

nonsisamai ha detto...

E' venuto in mente anche a me il paragone con le bandiere arcobaleno. Non so se sia paragonabile però, questa è un'abitudine più radicata.

Anonimo ha detto...

Cultura completamente diversa.In Italia ci si manda "a cagare" con molta facilità, anche per questioni meno importanti che le preferenze politiche.In America probabilmente è diverso.
In generale è n qualcosa che io lego alla cultura anglosassone...per quel poco che ho vissuto gli italiani tendono a dire più facilmente quello che pensano,anche a costo di offendere.
Io adesso, se volessi mettere dei cartelli mi troverei in difficoltà: aborro Salvini e Di Maio entrambi,e sono certa che questo governo non migliorerà nulla, mentre sono attorniata da amici e familiari che li appoggiano.Gente sempre antileghista che invece appoggia la sua politica sui migranti.
Senza capire che i migranti non sono assolutamente il male primo del nostro paese e che è tutto un urlare per prendere voti e non risolvere assolutamente niente.
simona