giovedì 26 luglio 2018

quel famoso ufficio all'aeroporto

Durante il viaggio di ritorno sono successe due cose degne di nota.
La seconda è che i bimbi a New York, ormai stanchissimi, sono stati invitati a visitare la cabina di pilotaggio. Bellissima esperienza.
La prima è che per la prima volta ho fatto una visita al famigerato ufficio di cui tutti favoleggiano, quello in cui ti interrogano dopo che vieni bloccato alla dogana. Il mio problema, che non è nemmeno un problema, è semplicissimo: ho perso la green card ad aprile, ho seguito tutte le istruzioni per la sostituzione, ma la carta vera e propria, il rettangolo di plastica, dovrebbe arrivarmi secondo la prassi fra 12-18 mesi (così tanto a causa dell'aumento esponenziale di richieste causato dai vari ban di Trump, mi hanno detto all'ufficio passaporti). Per poter viaggiare finchè non mi arriva il documento, devo mostrare un certo timbro che mi hanno fatto sul passaporto. Questa cosa dev'essere forse una novità perché l'ho dovuta spiegare davvero a tutti quelli che mi hanno controllato il passaporto sia in Italia che qui.
A New York non si sono accontentati delle mie spiegazioni sommarie e mi hanno fatto un vero e proprio interrogatorio. Mi ha fatto molta impressione, sembrava un film, un dramma poliziesco o qualcosa del genere, avrei preferito una bella commedia.
Niente convenevoli.
- Dov'è la sua green card?
- L'ho persa.
- Dove l'ha persa?
- Non lo so.
- Quando l'ha persa.
- Non lo so.
- Possibile che non abbia idea?
- ...
L'ha persa a casa o durante un viaggio?
- Non lo so, non la uso spesso, quando l'ho cercata non c'era.
- Come è possibile?
E via così. Dopo una decina di minuti, con i bambini che oramai dopo otto ore di volo e tutte le varie code e attese erano esausti, l'ho fermata e le ho spiegato passo per passo cosa ho fatto, tutte le istruzioni che ho trovato sul loro sito e che ho seguito alla lettera. Lei allora, con una certa irritazione, mi ha mandato via senza nemmeno alzare la testa dell'incartamento che stava compilando.
Per dire. Così vengono trattati quelli che non hanno fatto niente, chissà gli altri.

2 commenti:

Slicing Potatoes ha detto...

Era capitato anche a noi. A mio marito si era staccata la copertina del passaporto mentre eravamo in coda per l'immigrazione. Lui, abituato ai Canadesi, molto innocentemente l'ha ammesso: "Sa, mi si e' staccata un secondo fa...". L'hanno portato via, nelle famose stanze dietro la dogana. Io ero in coda ad un altro sportello e l'ho visto andare via con due agenti. Ho chiesto spiegazioni e un agente mi ha detto, testualmente: "You better go taking your flight, Ma'am. Your husband is not going anywhere". What?!?! Al che ho risposto: se lui resta, resto anch'io. Ma ti pare?! Lo lascio li' senza sapere cosa capita e senza neppure avergli parlato?!
E' uscito dopo un quarto d'ora, dopo essere stato interrogato senza essere neppure guardato in faccia. E il volo non l'abbiamo preso.

nonsisamai ha detto...

Che brutta esperienza, peggiore della nostra. Mi spiace :(