lunedì 23 aprile 2018

c'erano un'italiana, una coreana e un cubano

Era una bella giornata, così dopo scuola, siamo andati a fare merenda al parco insieme a un compagno di classe di Joe. Chiacchieravo amabilmente con la mamma di questo bambino quando è arrivato il nonno di un'altra compagna di classe. Un nonno che vedo sempre fuori da scuola, molto sprint per la sua età, cubano, all'apparenza molto simpatico. Non faccio in tempo a salutarlo che si rivolge all'altra mamma:
- Sei giapponese?
E già lì ho capito che ne avremmo viste delle belle. 
Non bisogna essere fanatici del politicamente corretto per capire che NON si va da una sconosciuta con gli occhi a mandorla a chiedere sei giapponese?
Lei risponde senza nessun problema:
- No, sono coreana.
Apriti cielo. 
- Adesso - comincia il vecchio- ti dirò una cosa che forse non sai della Corea e quindi apri bene le orecchie e ricorda: la Corea diventerà un unico paese. Il Sud verrà risucchiato dal Nord. E sai perché? Perché voi del sud siete deboli, è il benessere che vi rende deboli. Voi del sud verrete inghiottiti dal nord, ricordati queste parole!
Comincio a sentirmi leggermente a disagio. Stavamo così bene a goderci il bel tempo e a parlare delle nostre piccole cose e questo non solo ci interrompe, ma si mette pure a fare il Nostradamus dell'Havana con il ditino puntato. Che fastidio, che cafone.
La mia conoscente invece non si scompone per niente, ascolta con attenzione e risponde a tutto educatamente. Io mi allontano con una scusa sperando che la cosa finisca lì. Quando torno però stanno ancora parlando di politica. Mi metto in disparte, l'intera situazione mi risulta decisamente sgradevole, ma non voglio fare una scena. Cerco per quanto posso di non ascoltare perché davvero: non voglio fare una scena. 
- E sai cos'altro ti dico cara mia? - continua il nonno- Ti dico che fin dalla prima volta che ho sentito parlare Obama non mi è piaciuto. Obama ha due difetti: è socialista ed è nero e i neri sono il problema numero uno di questo paese.
- CHE COSA? - lo interrompo io facendo del mio meglio per non fare una scena senza riuscirci.
- Sì, i neri sono il problema più grande di questo paese. Devi pensare che la schiavitù...
- No guardi, qualunque cosa voglia dire sulla schiavitù non può partire da un'affermazione razzista di questo tipo, squalifica tutto il suo ragionamento.
Allora interviene la coreana cercando di mediare:
- Ma no, il signore non è razzista, c'è stato un malinteso. Chiaramente fra di noi ci sono delle barriere linguistiche, tu parli italiano, io il coreano, lui non so che lingua parli...
Ha fatto davvero i salti mortali per cercare di metterci d'accordo, ma io lo so cosa ho sentito, (anche perché la medesima frase é stata ripetuta almeno tre volte: i neri sono il problema numero uno di questo paese) non c'era nessuna barriera linguistica, tanto più che io e il signore abbiamo ben due lingue in comune. 
Dopo un po', cerco di stemperare la tensione anch'io perché davvero a me di discutere con uno che ha certe idee, non può importare di meno. 
- Guardi, va bene, la pensiamo diversamente, magari possiamo parlare di qualcos'altro la prossima volta che ci incontriamo al parco giochi, va bene? 
Allora lui mi chiede scusa (di che cosa non si capisce, forse di aver cominciato un discorso simile) e, come tutti i razzisti che ho incontrato nella vita, mi assicura due cose: di non essere razzista e di avere tanti amici neri. Ma, aggiunge, è così: i neri sono il problema principale della società americana. 
Sono sul punto di girare i tacchi e andarmene quando fa un ultimo tentativo:
- Va bene, non siamo d'accordo su questo, ma ti faccio una domanda: secondo te è giusto che un'attrice pornografica [usa proprio queste parole, si riferisce a Stormy Daniels, la donna che è stata pagata sottobanco da un avvocato di Trump, al momento indagato, centinaia di migliaia di dollari per mantenere il silenzio su una relazione che i due avrebbero avuto mentre Melania era incinta] si presenti davanti ai giornalisti dopo un sacco di anni per mettere in imbarazzo il presidente degli Stati Uniti? 
Vi risparmio il resto della brevissima conversazione, aggiungo solo che in quel momento indossavo una maglietta con la scritta Girls just wanna have fundamental rights, il mio interlocutore avrebbe decisamente potuto immaginare chi aveva di fronte.
Quando finalmente se n'è andato io e la coreana ci siamo confrontate un attimo su quello che era successo.
Lei non era minimamente offesa da nulla. Nè dal sei giapponese? iniziale né dal fatto che ci avesse brutalmente interrotte e si fosse messo a fare profezie nefaste sul suo paese. Mi è piaciuto questo suo modo di fare, soprattutto l'ironia. L'unica cosa che le ha dato fastidio, ha detto ridendo, è che il tipo tendeva a sputare mentre parlava. Per il resto per lei, in quanto anziano, aveva come una sorta di lasciapassare per poter dire qualunque cosa gli passasse per la testa. Per me invece, non è così: un anziano se non manifesta segni di demenza, è una persona adulta che deve fare i conti con le conseguenze delle sue azioni come chiunque altro. 
A parte questo, a lei sembra che gli americani siano troppo permalosi e poco riconoscenti per quello che hanno. Mi ha detto:
- Noi coreani siamo dei gran lavoratori. Ci chiamano yes man.
E lo diceva come se fosse una cosa positiva, un complimento, mentre in realtà non lo è assolutamente. Ecco mi ha colpito che una persona intelligente come lei, con un'ottima padronanza della lingua e che ha vissuto qui per moltissimi anni, non capisca questa cosa. Yes man si riferisce a un arrivista, un leccapiedi, qualcuno che si fa calpestare pur di rimanere nelle grazie dei superiori. Di sicuro in Corea la società è organizzata in modo diverso se lei ha questa impressione, ma ho preferito non cominciare altri discorsi in quel momento. 
Insomma, alla fine di tutta questa diatriba, mi sono resa conto che le barriere fra noi ci sono e sarebbe interessantissimo esplorarle meglio, ma non sono linguistiche, sono squisitamente culturali. 

2 commenti:

Anonimo ha detto...

il problema è solo ed esclusivamente culturale, poi ovviamente c'è dall'alto una manovra ad hoc di certi processi culturali.Io non concosco bene la storia della Corea, di Cuba nè degli stati Uniti.Quindi non mi pronuncio.Ma proprio ieri sera , a cena con il mio compagno ,suo fratello e la cognata mi sono dovuta sopportare i soliti luoghi comuni sui meridionali.Io, oltre a dire apertamente che non condivido assolutamente nulla di quanto dicono, non vado avanti nè li ascolto perchè mi fanno semplicemente girare le scatole.Chiaramente anche qui il discorso è partito con" L'Italia è messa così perchè deve trainare il meridione".
simona

Bean far away ha detto...

Cara, la prepotenza e l'arroganza viste come forza spiegano il comportamento di questo tipo, la sua teoria su North Korea e la scelta del presidente. Voilà.