sabato 13 gennaio 2018

il compleanno di dr. king

Lunedì non c'è scuola perché qui per ora si festeggia il compleanno di Martin Luther King così stamattina abbiamo fatto vedere a Joe un bel video educativo su di lui (a scuola non credo ne abbiamo parlato molto...) e poi l'abbiamo portato a visitare il museo afro-americano di Dallas. Tutti, sia i visitatori che gli impiegati del museo erano di colore, tranne noi. Joe, lo nota subito ed esprime tutta la sua sorpresa esclamando ad alta voce e in inglese: 
- Mamma, in questo posto assomigliano tutti a Dr. King!
 
Il museo è in un bell'edificio. Non ha una grande collezione di arte afroamericana purtroppo, però abbiamo visto alcune opere interessanti e soprattutto abbiamo imparato molto. 
La visita che era partita come un semplice omaggio a Martin Luther King per ricordarlo nel giorno del suo compleanno, si è trasformata presto in un'esperienza emotiva piuttosto forte. Non avevo mai visto un'uniforme del KKK dal vivo, è un oggetto che sprigiona un'energia negativa pazzesca. Sono dovuta uscire dalla stanza, mi si è fermato il fiato. 
La storia è così tragica che sembra essere successa ieri, a un tuo amico, ai tuoi vicini di casa...Ma aspetta, forse è proprio così.


p.s Un piccolo aggiornamento. 
Sono una pazza. 
Ero così emozionata oggi dopo la visita al museo che prima di andarmene ho chiesto se avevano un guest book. Volevo solo lasciare un ringraziamento. Quel museo (completamente gratuito tra l'altro) è l'unico posto dove qui a Dallas puoi imparare qualcosa sull'arte e la storia afro-americana. Non avevano un guest book, ma un modulo con diverse domande.
Una delle quali era: cosa ti piacerebbe vedere in questo museo nel futuro? E io senza nemmeno pensarci ho scritto il nome di due dei miei artisti afroamericani preferiti, uno morto da molti anni e una molto anziana, ma viva e vegeta.
Tornando a casa, dicevo a Mr J quanto sarebbe bello se questa artista, così rappresentativa dell'arte nera americana contemporanea, una legenda vivente, regalasse un'opera a questo povero piccolo museo dallasiano.
Appena arrivata a casa, senza fare nessun ragionamento serio, le ho scritto, così di getto.
Avete presente, no? Quando sei convinto che non serva a nulla, ma... ci devi provare.
Ecco, dopo un paio d'ore, mi ha risposto una persona a lei molto vicina e mi ha spiegato come rintracciarla.
Gulp.
Chissà se mi risponderà e cosa mi risponderà. Chissà se un'artista importante come lei sarebbe davvero disposta a fare un gesto simile per un piccolo museo texano.
Steve Jobs diceva che per ottenere i più grandi risultati, a volte, tutto quello che devi fare è chiedere.
Vedremo se è vero anche in questo caso.

6 commenti:

viviana ha detto...

Ne avevo il sentore, ma pensavo di essere influenzata da film e letteratura, ma più leggo i tuoi post e più mi angoscio e rimango basita.

Anonimo ha detto...

Io vivo nella Bay Area da quasi nove anni; qui la diversità e' ricchezza ma forse perché di americani ce ne sono pochi! Sono angosciata da quel che sta succedendo nel resto del paese, quando ti leggo mi sembra di leggere i miei pensieri... brava, continua così, l'impegno che ci metti e' ammirevole.

Nonsisamai ha detto...

Viviana: basta seguire la cronaca. Onestamente mi sento un po'scena ad averci messo una decina d'anni ad accorgermi di tante cose. Il fatto è che quando sei bianco e sei abituato a una mentalità diversa, è difficile interpretare la realtà.

Nonsisamai ha detto...

Anonimo: immagina che qui siamo in città e che il sindaco è di sinistra e siamo messi così. Ogni volta che vado giù nell'Hill Country e attraverso tutti quei paesotti con le bandiere confederate appese alle finestre mi spavento veramente.

Bean far away ha detto...

And so you single handedly change the world. È così che si fa.

Anonimo ha detto...

Mammamia questa non la sapevo, le bandiere confederate! Pero' e' un aspetto di questo paese - che oramai e' anche il mio dato che siamo diventati cittadini l'anno scorso - che non conosco affatto. Devo assolutamente visitarle quelle terre.
Buona giornata!
Lina