giovedì 17 agosto 2017

se non siete indignati, non state prestando attenzione

Riassumendo. Sabato i suprematisti hanno marciato, armati fino ai denti e numerosi come non mai su Charlottesville, in Virginia, per protestare contro l'abbattimento di alcuni monumenti dedicati a generali e caduti sudisti della guerra civile. Un gruppo di cittadini ha deciso di essere presente e di dare vita così a una contro-manifestazione spontanea.
Questo è importante perché uno dei noccioli della questione secondo Trump è che i nazionalisti avevano il permesso della città a manifestare e gli altri no.
Uno dei nazi ha allora preso la sua macchina e li ha investiti come fanno quelli dell'Isis, ferendone molti e uccidendone una, Heather Heyer, un'assistente legale di trentadue anni che sulla sua copertina di Facebook aveva scritto se non siete indignati, non state prestando attenzione. Quel giorno Trump ha affermato che la violenza c'è su entrambi i fronti evitando anche solo di nominare il potere bianco, i nazionalisti o l'Alt- Right. Lunedì, dopo due giorni e dopo aver ricevuto critiche da tutti sia in patria che all'estero, Trump ha letto un secondo comunicato, molto stringato, in cui specificamente nominava i suprematisti e le altre organizzazioni responsabili della morte di Heather.
Ieri a una conferenza stampa sulle infrastrutture in cui non avrebbe nemmeno dovuto ricevere domande, però si è lasciato andare a una serie di dichiarazioni spontanee. Ha chiarito che quello che aveva detto sabato era quello che pensava davvero e che le responsabilità sono della destra come della sinistra, che la maggior parte dei suprematisti che gridavano gli ebrei non prenderanno il nostro posto sono fine people, brave persone, e tante altre cose discutibili come la comparazione casuale di personaggi storici o la pubblicità (sul serio!) all'azienda vinicola che possiede a Charlottesville, dove tutto è successo.
Stamattina, vedendo i commenti ad alcuni post di miei amici, mi sono ulteriormente cascate le braccia. Non pensavo così tanti, anche gente che non l'ha votato, fossero d'accordo con Trump in questo caso. Deve essere una cosa americana: la libertà prima di tutto -non importa che sia la libertà dei nazi di ottenere il permesso per fare una manifestazioni del genere- ognuno deve poter dire quello che gli pare. Che poi si può anche al limite accettare questa idea, viva la libertà, ma il problema, quello che i bianchi, tante volte anche quelli di sinistra, non riescono ad ammettere, è che non è affatto vera: non avrebbero mai dato il permetto a Black Lives Matters o a un gruppo di musulmani per esempio, di fare una manifestazione di quel tipo, con quelle armi e quelle intenzioni. Ma un sacco di gente qua dice se non avessero fatto la contro-manifestazione non sarebbe successo nulla, se la sono cercata.
Joe ha sentito qualcosa alla radio prima in macchina. Era la radio pubblica, rinomata per la pacatezza e l'equilibrio. In modo molto fermo si affermava che Trump non è capace di accettare le critiche e che se si sente lodato stabilisce alleanze (che siano con Putin o con David Duke, famoso cospiratore, antisemita, suprematista, ecc.) ma se si sente criticato, picchia dieci volte più forte, come lui stesso ha dichiarato. Picchia però per difendere se stesso, non è capace di parlare a nome di un'intera nazione, pensa solo a solo se stesso. Questo dicevano. E che non c'è presidente nella storia moderna che si sia mai comportato in questo modo. Joe ha percepito qualcosa e mi ha fatto delle domande. Prima di rispondere gli ho chiesto di spiegarmi cosa avesse capito (molto poco in realtà) e adesso tocca a me. Mi sono resa subito conto che la questione non era semplice. Se gli dicevo delle manifestazioni di Charlottesville dovevo spiegargli un sacco di altre cose a partire dalla guerra civile, di cui non mi risulta lui abbia nessuna nozione. Così ho preso tempo perché sono discorsi importanti che possono segnarlo profondamente ed è giusto parlarne a ragion veduta, anche con suo padre. Quindi più tardi mi aspetta questo compito ingrato.
E' tutto molto deprimente dal mio punto di vista, soprattutto, devo dire, il silenzio di tanti che conosco. Il silenzio è complice e per questo ferisce, è meschino.
Però c'è una cosa, un'unica cosa che mi é piaciuta molto oggi e mi ha fatto sorridere.
Ieri notte, dopo che Trump ha rafforzato la sua difesa dei suprematisti la città di Baltimora dove c'erano stati dei gravi scontri razziali nel 2015, zitta zitta ha rimosso le statue dei confederati che erano all'origine di tutto quello che è successo a Charlottesville lo scorso fine settimana. Adesso si sta concretizzando ovunque, anche qui a Dallas, questo vecchio dibattito sulla necessità di eliminare finalmente dalle strade quei monumenti che erano stati eretti soprattutto per intimidire i neri durante l'epoca delle leggi Jim Crow e cambiare i nomi a diverse scuole e istituzioni. C'è una parte di me che crede fermamente che nonostante i tempi siano bui, indietro non si torna. Forse in fondo anche questa regressione culturale fa parte del progresso che si è interrotto bruscamente, ma che ci aspetta poco più avanti.

2 commenti:

Napee ha detto...

All'università ho fatto un interessante corso di diritto comparato, abbiamo comparato diverse leggi Americane e dell'UE. Un caso si ricollega al fatto che stai raccontando è il "Village of Skokie vs National Socialist party", a noi la vicenda ci è sembrata surreale. Gli Americani tutelano di più la libertà piuttosto che il benessere dell'individuo.

nonsisamai ha detto...

Interessante, dopo cerco, grazie per il commento Napee.