martedì 3 novembre 2015

tutte le cose del mondo sono bellissime

L'altro giorno mi ha telefonato mia nonna. Non la sento spesso. E' che non sono una grande appassionata di conversazioni telefoniche, poi con lei, non so, non e' un rapporto di parole, e' affetto puro, dolcezza, cibo, abbracci, piccoli gesti. Qualcosa che non si puo' spiegare, che e' assenza di parole, silenzio, piuttosto che rumore. Ad ogni modo, mi chiamava perche' voleva sentire la mia voce, tutto qui. Ha addirittura cambiato il suo piano telefonico per chiamarmi. E' andata in uno di quegli orribili negozi di telefonia dove ti fanno aspettare un'ora e ti trattano con sufficienza e ha spiegato che sua nipote vive in America e lei la deve chiamare piu' spesso, o almeno cosi' immagino.

E io che la posso chiamare quando voglio, non lo faccio mai, che vergogna. Prima le mandavo delle foto quando potevo, da un po' nemmeno quello. Le giornate mi scappano di mano da un anno a questa parte, vivo in un vortice.

Pero' pensavo. Non trovo il tempo di chiamare la mia unica nonna che mi adora e sento quasi tutti i giorni Ms. Guorton, ad esempio. La vita dell'emigrante e' un po' cosi'. Quando vai lontano a un certo punto, devi staccarti da quello che hai lasciato. E' una cosa che ho capito a mie spese, dopo i primi anni qui. Non puoi occuparti di tutto quello che hai lasciato e allo stesso modo ricostruirti una vita nuova, semplicemente non e' possibile. Il tuo pensiero e' qua ed e' la' in ogni momento, ogni giorno, ma la contingenza ti chiama, c'e' poco da fare. Le cose e le persone vicine sono pressanti, inevitabili, non e' una questione di importanza, ti devi occupare prima di quello che ti passa accanto, non hai altra scelta.

Ms. Guorton sta molto male adesso. Non parliamo mai della sua situazione medica e sono molto fiera di essere una distrazione dai suoi problemi e non una spalla su cui piangere, ma l'altro giorno l'ho vista e per la prima volta e' stato difficile far finta di niente, ho pensato qualcosa tipo... e' morta. All'improvviso, non era piu' lei, questo. Si trova in una situazione atroce di sofferenza fisica e solitudine costante e sembra si preoccupi soprattutto di una cosa: dei materiali didattici che ha lasciato a scuola per l'insegnante che ha preso il suo posto. Sono materiali che ha accumulato e collezionato e comprato con i suoi soldi personali nell'arco di trent'anni di carriera. Ci sono oggetti che anche volendo non saprei dove ricomprare. C'e' il modello di un cuore grande come quello di un bambino per spiegare ai bambini stessi come funziona il loro corpo. Tante di quelle cose, di quei ricordi. E lei prima ha lasciato tutto li' perche' le e' stato chiesto e forse se ne e' sentita in un certo senso lusingata e ora invece ci pensa e ci ripensa e si logora. Qualcuno li stara' usando? Qualcuno avra' capito il mio lavoro, i miei sacrifici, il mio messaggio?
A quanto pare tutti coloro a cui si e' rivolta sono riusciti a evitare accuratamente di darle una risposta in merito, cosi' lei ha dato alla sottoscritta il compito ingrato di investigare. Ho dovuto scavare un bel po', ma alla fine e' uscito fuori quello che temevo. Quei materiali sono stati in maggioranza buttati via dalla nuova insegnante, che probabilmente non conoscendola e non sapendo nulla, ha pensato bene di fare tabula rasa prima di insediarsi. E' strano come uno stia morendo e si fissi su un piccolo dettaglio della sua vita -ricordo che successe qualcosa di simile anche al nonno del Far West...- una piccola cosa che a qualcuno potrebbe sembrare di poca importanza nel quadro generale e invece non lo e'. Si da' importanza a quello a cui si da' importanza per tanti motivi e nessuno dovrebbe permettersi di giudicare i sentimenti altrui. Non ho il coraggio di dire a Ms. Guorton la verita' sulle sue scatole e ho deciso che non lo faro' perche' non ne vedo l'utilita'. La portero' avanti io la sua "filosofia", come la chiama lei, glielo ho detto l'altro giorno. Anzi la sto gia' portando avanti, mi ha insegnato talmente tanto. I materiali in fondo non servono a niente se non si ha avuto la possibilita' di vedere e osservare a lungo come ho avuto il privilegio di fare io, il modo in cui sono stati usati.
E' un periodo particolare questo, sono toccata tutti i giorni da cose grandi, troppo grandi forse, e la verita' e' che non mi sento piu' la stessa. Non si puo' rimanere indifferenti al contatto diretto di una materia cosi' incandescente, la vita che cresce gioiosa sotto i tuoi occhi e la vita che finisce lentamente sempre sotto i tuoi occhi. La settimana scorsa una collega di Mr. J e' morta. Un mese fa ha avuto due stupende gemelle e poi e' morta, non so nient'altro. Ho pianto davvero tanto e non l'ho mai nemmeno vista questa donna, ma non importa. Credo di aver pianto soprattutto perche' so che cosa si e' persa e cosa si sono perse le sue bambine e forse ho anche una vaga idea di cosa deve avere provato. Potevo esserci io al suo posto. Ho vissuto tanti mesi con il terrore che qualcosa di simile succedesse a me. Ci pensavo spesso, ma nessuno mi dava retta, nessuno voleva ascoltarmi perché non bisogna nemmeno dirle certe cose. Tutti, tranne alcuni medici, dicevano andra' tutto bene e in effetti, contro ogni previsione, e' andato tutto bene alla fine, ma adesso e' arrivato il momento di fare i conti con il fatto che poteva anche non. Dopo che e' nato Woody ho sentito un forte disturbo interiore, per diverse settimane non riuscivo ad essere del tutto felice. Insomma, un po' era la sofferenza fisica perche' ad ogni modo non e' stata una passeggiata, un po' era che non e' come si vede nei film che ti salvi e poi assapori la vita in ogni suo istante e diventi immediatamente una persona molto migliore e tutti vivono felici e contenti. E' dura ed e' dura per tutti quelli coinvolti. Certe esperienze segnano. La tensione accumulata non ti abbandona da un secondo all'altro. Ma quando ho saputo di questa tragedia, cosi' vicina a noi, forse in quel momento si', la tensione e l'angoscia si sono davvero dileguate. Mi ha costretto a fare finalmente i conti con quello che e' successo e che non e' successo e mi sono scrollata un grosso peso dalle spalle. Che poi la prima cosa e' chiedersi perche' lei si' e io no? Allora sono qui per un motivo, forse sono qui per fare qualcosa di importante. Gia', ma lo sto facendo? Cosa sto facendo esattamente con la mia vita? La sto usando bene?

Ho chiamato questa cosa qui la sindrome del sopravvissuto fra me e me, poi ho visto che esiste davvero la sindrome del sopravvissuto, non si inventa mai nulla. Accidenti, e' un periodo un po' cosi'. Poi magari fra un po' si tornera' a pensare alle solite stupidate, ma ora e' tutto estremamente forte, profondo, intenso.

Mi perdo negli occhi di Woody, questi occhi che sono di un colore

indefinibile - il colore delle galassie ha detto qualcuno con grande poesia- questi occhi cosi' scuri e unici che nessuno capisce da chi li abbia presi- che ti scrutano sorridendo in ogni momento. Vivo di contrasti e sento che adesso si', adesso comincio a essere davvero presente e con un senso di gratitudine per tutto, perfino per le notti in bianco che mi tormentano. Una mia amica l'altro giorno mi ha detto resisti, e' solo una fase, fra un po' tornerai a riposarti. Ecco in realta' e' piu' che altro questo che mi da' fastidio. Il sonno e' fondamentale e quanto mai agognato e paradisiaco, ma ci sono cose perfino piu' appaganti nella mia vita di adesso.

Ad esempio ascoltare cio' che puo' tirare fuori un bambino di cinque anni. Stamattina Joe appena sveglio e' corso da me.

- Mamma ti devo dire una cosa. 

- Dimmi.
- Tutte le cose del mondo sono bellissime.
- Che bel pensiero, amore, come ti e' venuto in mente?
- Perche' ti voglio tanto bene.

7 commenti:

Crazy time ha detto...

quando tuo figlio riesce a mettere in parole l'amore che prova per te e tu nemmeno ti aspetti questa capacita' di astrazione, ti coglie di sorpresa ed e' una sorpresa di felicita'.

il fatto che tutto ti colpisce con tanta forza dipende anche e ancora dagli ormoni, io ho pianto tantissimo dopo la nascita di mia figlia e per parecchi mesi, In fondo, se ci penso, la sofferenza, sopratutto se di un bambino, mi afferra le viscere, non riesco a non piangere, a non sentirla sulla mia pelle. Prima mi difendevo molto meglio, ero meno sensibile, meno capace di sentire.

La storia della mamma morta a un mese dal parto e' di una atrocita' terribile che non riesco nemmeno a commentare.

valeriascrive

bulutn ha detto...

Mi hai fatto riflettere, tanto.

Cosa sto facendo esattamente con la mia vita? La sto usando bene?: questo vale anche per chi come me non ha in verita' rischiato niente, ma a leggere queste cose, viene da chiederselo.

E si', i bambini sono meravigliosi, non mi capacito di cosa possano arrivare a pensare.

Anonimo ha detto...

mi sento così anch'io. due figli e diversi terremoti alle spalle. cose che credevo di aver elaborato e invece quasi ogni giorno tornano a chiedermi il conto. mi hai fatto piangere, anzi: joe mi ha fatto piangere.

Anonimo ha detto...

se hai voglia leggi qui:
http://mardin.blogs.com/manu/2015/05/quodmedestruitmenutrit.html#more

(ti abbraccio)

nonsisamai ha detto...

non so cosa dire, qui purtroppo la situazione si fa sempre piu' complicata. grazie per le vostre parole.

Valentina VK ha detto...

mi chiedo se mai riusciro' a pensare alla nascita del mio bimbo con pura gioia, senza esser sempre dilaniata dalla rabbia, dalla paura, dal dolore che in quelle stesse ore mi hanno attraversato mentre mio padre scopriva di avere dentro il suo corpo il cancro che lo avrebbe ucciso poche settimane dopo. mi chiedo se mai riusciro' a perdonarmi di aver pianto cosi tanto e sorriso cosi poco mentre lui mi guardava e scopriva il mondo dal mio viso in quelle prime settimane.
e come dici tu, non e' che poi dopo si diventa super eroi e non passa sprecato neanche un minuto, anche se ci provo

nonsisamai ha detto...

valentina vk quanto mi dispiace, non posso fare altro che mandarti un inutile abbraccio virtuale.