lunedì 9 settembre 2013

questo blog <3 dallas

Ho passato la giornata con un’amica appena tornata da una splendida estate in Italia. Chiaramente era depressa, come succede a tutti noi expat quando torniamo e non ha fatto altro che meditare improbabili trasferimenti e lamentarsi per tutto il giorno di qualunque cosa, dal tempo alla mentalita’ all’assenza di cose da fare e posti dove andare. Ad ogni proposta rispondeva con una critica.
Lo so che e’ una fase passeggera, succede davvero a tutti, ma diciamocelo: un conto e’ essere quello che si lamenta e che prova pur sempre una qualche forma di soddisfazione e beneficio nella sua attivita’ di lamento e un conto e’ essere quello che ascolta.
A un certo punto, mi sono sentita come Carrie Bradshaw in quell’episodio in cui molla un bell’imbusto solo perche’ parla male di New York.

Dallas a volte fa arrabbiare anche me, e’ vero, ma mi ha accolto a braccia aperte e le voglio un gran bene e mi da’ fastidio quando me la maltrattano. E poi soprattutto credo che, si parli di Dallas o di qualunque altro posto, a un certo punto le cose sono due: o vogliamo passare la vita a demolire tutto quello che abbiamo intorno o proviamo anche un po’ ad apprezzarlo, no?


6 commenti:

LordRevan ha detto...

A pari costo della vita. Me ne andrei in California a NY a Boston o a Miami

Lara Rizzotto @craft.and.shine ha detto...

Succede la stessa cosa a me quando trovo quelle persone che criticano tutto di Cbus. Insomma, questa città ci ha dato un buon lavoro, una qualità della vita migliore e ha tanti pregi, vogliamo vedere anche quelli invece dei soli difetti??

Luciano ha detto...

Ho vissuto in diversi posti. Ci sono stati quelli che mi hanno accolto e quelli che mi hanno maltrattato dal primo all'ultimo giorno. Quelli, altro che apprezzarli, ci sono stato finchè ho dovuto ed ho passato ogni momento libero a cercare il modo di andare via. Oggi dove vivo non è così, anche se penso di andarmene da qui, ma un paio di città vorrei solo dimenticarle e sto rimuovendo tanti anni di non vita passati in quei luoghi.
Il posto dove si vive è come il partner che si sceglie, o ti piace da esserne innamorato ogni giorno o è meglio cambiare, adattarsi no, la vedo come una forma di rassegnazione che fa tanto male

Anonimo ha detto...

D'impulso ed in generale, direi che sono d'accordo con Luciano.
Capisco la nostalgia da rientro, ma immagino bene la fatica che si prova a dover subire una lamentazione continua.
Tu pensa che qua in Italia molti si lamentano come la tua amica, lo fanno dell'Italia, stando in Italia e, spesso, non muovono un dito nè per andare, nè per migliorare ciò che non piace loro di quello che hanno qua.
Una roba un filino irritante ecco
Ciacco

framant ha detto...

Io sono una di quelle che sta in Italia e si lamenta dell'Italia. Ho provato, cercato, azzardato, sperato di migliorare la mia situazione lavorativa e personale ma mi hanno preso sempre sempre a calci nelle terga, e più cercavo di farmi valere con le mie sole forze e con la mia testa più mi sprangavano. Non posso certo parlare bene di un paese che calpesta i diritti, le aspirazioni e i sogni dei propri cittadini. Detto questo, capisco la tua amica che rimpiange l'Italia, ma trovo più onesta e corretta la tua considerazione finale segno che nonostante le difficoltà incontrate e i momenti no, ti rendi conto che Dallas ti ha dato forse in parte, quello che stavi cercando. E non è cosa da poco.
Baci.

Anonimo ha detto...

@framant: ognuno fa le sue considerazioni e certo non sarò io a dare giudizi su qualcosa di cui non so niente come le tue esperienza di vita. Sinceramente, non era nemmeno mia intenzione dire che qua va tutto bene e che chi si lamenta, lo fa del nulla. Ciò che volevo dire, e che ribadisco, è che le lamentele continue e senza costrutto sono noiose per chi le ascolta ed alla lunga controproducenti per chi le pronuncia.
E questo in generale
ciacco