martedì 19 marzo 2013

cos’e’ un lockdown

A scuola in questi anni, ho partecipato a tantissime esercitazioni anti-incendio e anti-tornado. Ultimamente ci siamo esercitati anche in un cosiddetto ‘lockdown’, la procedura di emergenza in caso un personaggio potenzialmente pericoloso si introduca nell’area della scuola. La strage di Newtown ha provocato un’immediata reazione della direzione della mia scuola. Un esperto e’ venuto a fare un’ispezione subito dopo e ha dato dei suggerimenti e delle direttive da seguire per rendere la scuola piu’ sicura possibile.

E’ stato desolante da parte di tutti constatare come, tuttavia, non importi quanto si possa spendere in telecamere e dispositivi di sicurezza, in questi casi non si e’ mai al sicuro. Tutti sanno che ben poco si puo’ fare contro la mente criminale di uno squilibrato deciso a commettere qualcosa di impensabile contro di noi o i bambini, si cerca solo di non peggiorare la situazione con il proprio comportamento.

Il ‘lockdown’ funziona piu’ o meno cosi’.

Viene fatto un annuncio in codice.

Qualcosa tipo: insegnanti, andate in giardino a prendere i giocattoli rossi (o di un paio di altri colori).

A seconda del colore si capisce la gravita’ della situazione. Sta succedendo qualcosa nel quartiere, c’e’ un estraneo sospetto sul campus o c’e’ una persona armata sul campus.

A quel punto ogni insegnante deve chiudere a chiave la propria classe, spegnere le luci, abbassare le tende se c’e’ una finestra e portare tutti i bambini nell’area che e’ stata designata come ‘sicura’. I bambini devono essere piu’ silenziosi possibile, magari leggere un libro. Nessuno per nessun motivo puo’ entrare o uscire dalla classe. Se al momento dell’allarme un bambino e’ rimasto fuori perche’ magari era in bagno nessuno puo’ andare a prenderlo o farlo rientrare in classe. E questa e’ la cosa piu’ allucinante anche solo da immaginare.  Il lockdown e’ un argomento che fa letteralmente venire il mal di stomaco.

Se ci aggiungiamo che poi nel mio caso: non sono solo un’insegnante in quella scuola, ma anche un genitore e che comunque, dalla mia classe che e’ del tutto diversa dalle altre, non ho sentito nemmeno l’allarme, immaginate quanto possa stare tranquilla.

Mi e’ capitato un po’ di tempo fa di leggere un post di una madre italiana che vive qui e che era arrabiatissima perche’ i figli dovevano essere traumatizzati da questo tipo di esercitazioni. A me di questo non importa nulla invece. Purtroppo la situazione e’ questa, meglio che comincino a farci i conti: meglio che gliele spieghiamo noi le cose, piuttosto che le apprendano in modo distorto da altri, no? Anzi, spero che possa dargli magari un minimo senso di sicurezza, sapere che non siamo del tutto impreparati e che ci sono delle cose che si possono fare per superare anche questo tipo di avvenimenti. Queste cose, anche se qui succedono di piu’, possono succedere e sono successe ovunque, a questo punto meglio non lasciare nulla al caso, io la vedo cosi’ almeno.

Quello che fa venire il mal di stomaco e l’arrabiatura a me e’ che queste cose, in generale, esistano. 

11 commenti:

alinipe ha detto...

In un certo senso capisco l'arrabbiatura dell'altra mamma: qui vivono aspettandosi sempre una tegola in testa, convinti di poter anticipare, controllare e preparare tutto e di essere pronti a qualsiasi evenienza.
Noi facciamo le prove anti-incendio, ogni anno ci sono tantissimi casi di evacuazione, è un rischio statisticamente importante, ed è bene preparare i bambini a non aver paura (partono le luci, le sirene, tocca interrompere tutto subito, si esce fuori senza giacca o scarpe etc...). Come risultato tantissimo dramatic play ruota attorno ai pompieri, al fuoco e a case che bruciano. Non è nulla di male, eh, anzi, meno male che le paure si esorcizzano e si affrontano grazie ad un elmetto di plastica e un po' di corda :)

Il caso che un intruso psicopatico armato irrompa nella scuoletta (come in ogni scuola, l'altro canto) è statisticamente bassissimo. Fare un drill per questa evenienza introduce la paura verso l'altro, l'idea che c'è qualcuno armato intenzionato a farti del male senza motivo. Quale è la probabilità che davvero questo capiti? Quale è il confine tra paura oggettiva e paura preventiva?

E' un po' come fare le prove per prepararsi alla caduta di un meteorite. O se preferiamo qualcosa di statisticamente più alto, alla morte di un genitore. Certo che succede, certo che è possibile, certo che quando succede è qualcosa di terribile e devastante... ma davvero pensiamo di poterli "preparare" e proteggere blindandoli dietro una porta? Non è un po' un illusione, che ci diamo noi adulti, di poter controllare ANCHE questo?
E' un paese per folli, dove forse sarebbe bene avere meno paura e più assistenza e servizi per la malattia mentale... ci sono modi per evitare gli shooting nelle scuole, ma non credo sia blindandole e insegnando ai bambini che quella è una possibilità reale e concreta, qualcosa di "normale" a cui dobbiamo fare fronte. Perchè normale non è. E tra quei nani nell'angolo forse c'è anche quello che tra 20 anni, nel dolore e nella rabbia, penserà che pigliare un fucile e andare a giocare al tiro al bersaglio possa essere una soluzione.

Scusa il commento chilometrico... ma il post era proprio interessante :)
Alice allarmatrice

nonsisamai ha detto...

mah alice...non sono d'accordo. soprattutto sulla storia del meteorite. allora quante possibilita' ci sono che caschi un aereo o che ti passi sopra un tornado o che ti trovi a praticare e soprattutto a salvare qualcuno con il cpr? ho parlato con gente che insegna da 40 anni e non ha mai dovuto rianimare un singolo bambino. cosa significa? che non siamo tenute a fare un corso per sapere come farlo? bisogna valutare i rischi e i benefici. abbiamo una responsabilita' immensa, dobbiamo fare tutto quello che possiamo per proteggere i bambini, anche un drill per lockdown se serve a qualcosa. (per di piu' noi un lockdown lo abbiamo gia' avuto, da quando lavoro io li' dico. non e' una possibilita' cosi' campata per aria purtroppo, ma non e' detto che ogni volta sia una strage, basta un brutto divorzio o un esaurimento nervoso). la realta' e' questa, il mondo e' pericoloso e non voglio che mio figlio viva sotto una campanba di vetro. cosi' come quando muore qualcuno glielo spieghi, bisogna spiegargli tutto e se fanno i conti con la realta' attraverso il gioco, che sia firefighters o bad guys, ben venga, mi sembra sanissimo.

spero di non essere stata troppo polemica e' prestissimo quaggiu' e non sono esattamente una 'morning person' ;)

Ciacco ha detto...

Anch'io sono in generale per spiegare ai bambini come stanno le cose e non crescerli in una campana di vetro. Sono anche per lasciare che corrano dei rischi (calcolati, si spera) ed imparino a cavarsela da soli. Sono per la paura, persino, perchè una bella strizza ogni tanto esorcizza un falso senso di sicurezza ed aiuta a diventare coraggiosi secondo me.
Però non trovo giusto terrorizzare i bambini mettendoli in condizione di temere il prossimo.
Quindi, se lì dove sei tu un'esercitazione come quella che descrivi, ha un senso vero e concreto (che io non so giudicare)e se è possibile metterla in atto in modo che i bimbi, pur nella consapevolezza di poter essere in pericolo, non ne siano terrorizzati, fate bene.
Qui da me, sarebbe semplicemente follia e come tale la vivrei se me la proponessero.
Peggio, ma parecchio peggio, che se mi dicessero che fanno fare ai miei figli una simulazione da "impatto di meteorite".
Su quella, almeno, riderei.
Credo dipenda dalle diverse sensibilità di ognuno

Lara Rizzotto @craft.and.shine ha detto...

Anch'io sono d'accordo con l'esercitazione al lockdown. Citando quello che dice Alice, prepararsi ad eventi come la morte di un genitore, che è statisticamente più probabile di un lockdown, è vero, non ha una utilità pratica, perchè se dovesse succedere, non c'è esercitazione che tenga. Si soffre uguale. Saper seguire il protocollo del lockdown invece potrebbe potenzialmente salvare o proteggere qualcuno, e quindi anche solo per questo per me vale la pena farlo.
E' stato come per il terremoto in Emilia, non eravamo zona sismica e nessuno ci aveva mai preparato, ma sapere dove metterci per essere più al sicuro sarebbe stato utile!!

di Gino Attaianese: ha detto...

http://www.ilmattino.it/napoli/cronaca/napoli_muore_bimbo_soffocato_a_scuola/notizie/259426.shtml
Magari se le maestre avessero imparato la manovra di Heimlich........

Anonimo ha detto...

Mi sembra utile copiare questo articolo,purtroppo non positivo:

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-03-19/democratici-rinunciano-messa-bando-210647.shtml?uuid=AbRl1hfH

alinipe ha detto...

@ a nonsi: ma infatti che rielaborino attraverso il dramatic play a me pare sano, bellissimo e molto importante! Così come è importante parlare di morte, malattia, dolore etc. Quel che mi chiedo è come rielaborano un lockdown, cioè cosa gli si dice? C'è un uomo cattivo e-o armato che vuole farti del male senza motivo? Gli si spiega cosa succede o lo si fa passare per un gioco? Che messaggio manda? Quanta paura nel prossimo instilla un drill per un'eventualità del genere? Forse si può fare senza bambini? in fondo il corso di CPR non lo facciamo con i nani in classe, serve a noi adulti per gestire ua situazione difficile in maniera efficiente :)

A me lascia perplessa perchè mi pare un po' come fare delle esercitazioni per un eventualità talmente remota da essere vicina allo 0.
E non parlo dell'eventualità che capiti a ME, ma che capiti a qualcuno.
Ci sono numerosi casi di nani che finiscono in E.R. per rischio soffocamento, ed è quindi giusto che le insegnanti siano preparate, e che ci siano corsi di formazione obbligatori.
In zone ad alto rischio sismico ci sono esercitazioni apposta, in zone soggette a tornadi idem... ma è relativo alla probabilità statistica, e la probabilità statistica che un uomo armato entri in una scuola elementare mi pare bassissima.
D'altro canto, una mia collega che ha lavorato in un quartiere difficile raccontava di nani di 5-6 anni già esposti ad armi e sparatorie, e perfettamente in grado di capire cosa fosse un lockdown quando è stato fatto il drill. Quindi probabilmente sono io che vivo nel mondo delle fate e non mi rendo conto dei rischi reali ed effettivi che un'eventualità del genera capiti davvero.
E' triste secondo me che sin da piccoli si debba aver paura dell'altro, essere preparati a difendersi alla violenza gratuita. Mi pare in generale che qui si cresca con tanta diffidenza, pronti ad aspettarsi il peggio da chi ci sta attorno.

E no, non mi pare tu sia stata polemica... spero di non esserlo stata io, non era mia intenzione!
Mi sembra davvero una discussione interessante, ma non volevo innervosirti di prima mattina con i miei deliri!
:)

Scusa ancora, son logorroia e 'mo la smetto! :)

Alice allarmatrice

Georgia Peach ha detto...

Io penso che le esercitazioni, lockdown incluse, siano fondamentali.
Si ha spesso l'idea che i bambini vivano in un loro mondo incantato e si dimentica che anche loro hanno le loro ansie e paure.
I bambini vanno rassicurati, come si insegna loro che in caso di tornado ci si deve spostare in una zona sicura della scuola, e' giusto che sappiano che in caso di bad guys on campus o a casa, e' meglio stare nascosti e zitti finche' non arrivano i good guys a toglierli dal pericolo. Non ci vedo niente di traumatico, anzi!
Sarebbe peggio avere una classe di bambini urlanti, in preda al panico che corrono da una parte all'altra.
Non vedo differenza tra una esercitazione anti tornado e una anti intruso, se una crea paura "preventiva," cosi' fa l'altra.

nonsisamai ha detto...

caspita che commenti interessanti, vi ringrazio!

vorrei solo aggiungere che ai bambini e' molto familiare il concetto di 'drill', di esercitazione. magari se sono piu' grandi sanno se e' un anti incendio, o tornado o un lockdown, ma piu' che sul perche' si punta l'attenzione sul fatto che in questi casi c'e' bisogno che ognuno faccia la sua parte. se hanno delle domande si cerca di rispondere a tutto, ma loro non sono a conoscenza dei dettagli descritti nel post. per loro e' un po' un diversivo al momento, sono li' che scherzano, non percepiscono pericolo mi pare, pero' se si presenta la necessita' sanno perfettamente come comportarsi. e l'ho visto quando abbiamo avuto dei tornado vicino.

Marica ha detto...

qui in california fanno invece anti-incendio e anti-terremoto.... del lockdown non ho osato chiedere.
Non so, mi lascia perplessa come cosa... prob mi comporto come lo struzzo che mette la testa sotto terra per non vedere il problema.
Quando lessi il post di palme&spaghetti pensai subito "perdindirindina, allora io all'asilo non ce lo mando", poi pero' ho razionalizzato e ho pensato che e' piu' probabile precipitare in aereo durante uno dei nostri viaggi che non un matto entri in un asilo di san diego.
Pero' certo, poi se succede sono "cavoli amari".

Unknown ha detto...

Ciao:) io condivido il tuo pensiero. non si può vivere in una campana di vetro. io vivo queste cose attraverso le notizie sul web o in tv, e la realtà italiana è diversa da quella americana. Però questi fatti sono troppo frequenti, e la cosa è allarmante. E' giusto preparare tutto il personale al peggio, in fondo questo può esser solo che d'aiuto in caso di vera emergenza.
Serve comunque sempre un certo tatto se si è a contatto con bambini o minori.

http://blogpercomunicare.blogspot.it/