martedì 29 gennaio 2013

di madri aperte e meno

Lei e’ una mia collega, una delle ultime arrivate. La prima volta che ci siamo viste da sole, l’anno scorso, mi ha raccontando davanti a un panino che, prima dei due bambini che mi aveva fatto conoscere, a sedici anni, sempre con lo stesso compagno, ha avuto un’altra bambina e che l’hanno data in adozione. La cosa mi stupi’ non poco devo dire, mi chiesi perfino se non se lo fosse inventata, ma l’argomento mi interessava moltissimo perche’ mentre mi preparavo all’adozione il nodo piu’ grande per me era sempre quello: come avrebbe reagito la madre naturale? Come avrebbe potuto continuare a vivere normalmente dopo un’esperienza che per una persona che un figlio invece lo vuole disperatamente, da qualunque punto di vista lo si guardi, sembra un dolore inimmaginabile?

Avrei voluto farle mille domande, ma non ne fui capace e la cosa fini’ li’ davanti al panino.

Poi conoscendoci meglio, l’argomento e’ tornato fuori molte volte, cioe’ e’ lei che lo tira spesso fuori. Mi ha fatto vedere dei video e delle foto di questa bambina e mi ha raccontato tante cose di lei. Mi e’ sempre sembrata molto serena a riguardo.

Stiamo parlando della cosiddetta ‘adozione aperta’, che non so nemmeno se in Italia esista, ma che qui va per la maggiore. Nell’adozione aperta, si parte dal presupposto che per il bambino sia meglio conoscere la sua storia e possibilmente anche continuare a rimanere in contatto con i genitori naturali. Si concordano degli incontri, all’inizio, attraverso l’agenzia di adozioni e poi se tutto va bene le famiglie cominciano a gestirsi da sole. E’ un concetto un po’ difficile da digerire all’inizio per noi venuti su con l’idea che ‘di mamma ce n’e’ una sola’, ma che mi ha conquistato subito per mille motivi che sarebbe lungo spiegare ora. Questa mia conoscente ogni estate passa alcune settimane con la figlia naturale e la famiglia adottiva e tutto funziona alla perfezione da quanto mi racconta.

Forse ho sbagliato, ma una volta mi e’ venuto spontaneo chiederglielo…ma… ti manca?

Mi ha detto che quando era incinta, tutti pensavano di sapere come si sentisse e la riempivano di consigli, ma nessuno capiva che lei non aveva bisogno di consigli perche’ sapeva perfettamente cosa fare. Non ha mai avuto ripensamenti e non ha mai sentito quella bambina come ‘sua’, per quanto l’amasse. Un po’ come Juno.

Mentre mi raccontava dei genitori adottivi, una volta, involontariamente, ha detto una cosa che mi ha dato fastidio e che ho trovato volgare.

- I don’t know why but it looks like they just don’t know how to make good babies.(Non so perche’ ma sembra che non siano capaci di fare bambini ‘fatti bene’)

Recentemente mi ha raccontato che purtroppo hanno appena diagnosticato a uno dei suoi figli un brutto problema. La vita.

Tornando all’Italia. Qualche giorno fa, ho guardato un film di De Sica del 1972 con Mariangela Melato e Nino Manfredi che si intitola ‘Lo chiameremo Andrea’.

E’ divertente, ma anche commovente per mille motivi. Racconta le avventure di una coppia ossessionata dall’idea del figlio che non puo’ avere. A un certo punto i due tentano anche la via dell’adozione. Cosi’ vanno in un brefotrofio e le suore li fanno mettere dietro a un vetro a osservare i bambini che giocano e a sceglierne uno, un po’ come si fa con i cani al canile. Mi ha fatto molta impressione. Chissa’ se le cose stavano davvero cosi’ in Italia negli Settanta e chissa’ come si e’ passato da un procedimento del genere all’opposto speculare di oggi nel giro di pochi anni.

7 commenti:

ero Lucy ha detto...

No, in Italia si possono conoscere i genitori biologici dopo novantanni. Cioe', mai.
Argomento delicato. E sembra come se la vita viene, e va.

nonsisamai ha detto...

argomento delicatissimo anche per me, lucy. per questo ci ho pensato molto a questo post, spero di aver reso la mia impressione in maniera corretta...

Marica ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Marica ha detto...

non posso non commentare :-)

come prima cosa, una precisazione.
so che sei in buona fede e non te lo dico affinche' tu "corregga", ma solo perche' nel mondo dell'adozione si sottolinea sempre l'importanza del Positive Adoption Language, cioe' del linguaggio politicamente corretto.
anziche' dire madre naturale o figlia naturale sarebbe opportuno dire madre biologica o figlia biologica.
so che molti dicono "naturale", senza cattiveria eh, ma cosi' facendo i genitori adottivi diventano "non naturali" :-/
certo sempre meglio di dire "madre reale" (il perche' vien da se').
[un po' come dire "negro" anziche' "nero" o "handicappato" anziche' "disabile" etc]

e' un argomento delicato ma secondo me molto importante.

non ho capito pero' una cosa.... cosa intende quando dice che i genitori adottivi non sono in grado di fare dei buoni bambini?
nel senso che non sono in grado di procreare o nel senso che non sono in grado di crescerli bene?
in ogni caso mi sembra una mancanza di stima verso di loro, e mi rattrista :-(

ma quanti anni ha ora la bimba in questione?
mi fa piacere leggere che lei sia sempre stata serena sull'argomento e senza ripensamenti :-)

[vado di fretta, domani ci torno]

nonsisamai ha detto...

hai visto? ne e' passato del tempo! :)
grazie per la precisazione!!
sono talmente terrorizzata dal 'politicamente corretto' in inglese che in italiano, vado un po' a naso.

si, dato che avevano avuto poi una bambina che era semplicemente nata prematura e aveva avuto un po' di problemi fisici, a lei sembrava che non 'sapessero' come si fanno i figli fatti bene. ma si puo'? eppure in toni e contesti diversi e' una cosa che mi e' capitato di sentire diverse volte. provando sempre lo stesso fastidio.

Marica ha detto...

cmq hai ragione, all'inizio e' molto difficile da digerire questo tipo di adozione, perche' in italia non esiste... e molti spesso vedono la madre biologica come una minaccia.
soltando standoci dentro e conoscendo le persone si puo' capire realmente...

mi piacerebbe molto conoscere qualche birthmom e poterle fare tante tante domande :-)

nonsisamai ha detto...

anch'io avevo questa curiosita'. conosco diversi figli e genitori adottivi, ma lei e' l'unica birthmother. mi ha tolto un bel po' di dubbi. soprattutto il fatto che si sentisse cosi' sicura, questo mi e' sembrato molto comprensibile, ha reso quello che mi diceva 'credibile' ai miei occhi. io non ho mai avuto sensazioni cosi' forti e precise come da quando sono diventata mamma. quasi sempre le mamme sanno cos'e' meglio per il loro bambino ed evidentemente lei lo sapeva talmente bene che e' riuscita a continuare la sua vita senza rimpianti. tante scelte nella vita del resto, sembrano difficilissime dall'esterno, poi invece trovandosi nella situazione vengono quasi naturali.