martedì 16 ottobre 2012

la signora di ieri aveva ragione

Qualcuno ieri mi ha dato quasi dell’esagerata per la mia opposizione a qualunque tipo di pena corporale, pero’ io rimango convinta della mia idea.

Principalmente per i seguenti motivi (in ordine sparso).

1. Mr. Johnson mi ha raccontato che quand’era piccolo, le pene corporali erano ancora legali nelle scuole texane, anzi proprio ora, mentre parlavamo del post abbiamo scoperto che incredibilmente in molte contee lo sono ancora. Questa

e’ una mappa dei distretti di quest’area dove e’ legale picchiare i bambini nelle scuole e fra parentesi trovate il numero dei casi verificatisi negli anni 2005-2006. Lui era un bambino piuttosto ribelle quindi, l’argomento lo conosce abbastanza bene. Quando combinava qualcosa chiamavano sua madre nell’ufficio del preside, lei doveva lasciare il lavoro e precipitarsi li’. Poi il preside le spiegava cosa aveva fatto il figlio e a turno procedevano a picchiarlo con questo aggeggio fatto apposta, lo spanking paddle. La prima volta che me lo ha raccontato ho pensato ‘questo e’ proprio il far west’. Ad ogni modo. Successivamente la famiglia si trasferi’ in uno stato dove le maniere forti erano illegali e indovinate come ando’? A quel punto divento’ davvero un bulletto. Dice che dopo che ti picchiano, nulla funziona, nessun discorso. Le parole ti scivolano addosso come acqua fresca, anzi ti fai anche una bella risata. Non hai piu’ limiti perche’ i limiti che avevi prima erano imposti, non autoimposti.

2. I miei non hanno mai picchiato ne’ me e ne’ mia sorella. E’ una cosa che quasi un po’ mi sorprende, pensando a quanto erano giovani e agli esempi che avevano avuto loro crescendo, eppure questa e’ stata la loro strategia educativa, niente botte. Mi ricordo grandi chiaccherate, soprattutto con mio padre fin da molto piccola, su qualunque argomento. Mi sono sempre state spiegate le cose e anche se non le capivo immediatamente, mi tornavano in mente al momento opportuno. Non ho mai avuto una punizione, un limite di orario, un ‘vai a fare i compiti’. Sapevamo cosa bisognava fare e di solito, con i nostri tempi e i nostri modi, lo facevamo. Qualche volta no, certo, ma nessuna delle due ha mai combinato grossi disastri perche’ ci erano state insegnate non delle regole specifiche, ma un modo di ragionare generale credo.

3. Appena arrivata qui ho avuto la fortuna di imbattermi in Mrs. Guorton. Proprio l’altro giorno sentivo una storia su una maestra che conosco molto molto piu’ giovane e fresca in teoria, che in preda alla frustrazione, ha scotchato le scarpe di un bambino che proprio non voleva saperne di tenerle su. Sapete cosa ha fatto il bambino? Ha tolto lo scotch e ha ricominciato daccapo a togliersi e scarpe. Ho visto succedere la stessa cosa quando lavoravo con Mrs. Guorton, e’ un comportamento molto tipico quello di non voler tenere le scarpe, ma il suo sistema e’ molto piu’ efficace. Per prima cosa si assicura che banalmente le scarpe siano comode. Se non lo sono, ne parla con i genitori in modo che lo mandino a scuola con un paio di scarpe piu’ adatte, altrimenti asseconda il bambino. Va bene, stai pure scalzo. Dopo un po’ puntualmente e’ il bambino a chiedere le sue scarpe indietro perche’ ha capito a cosa gli servono. A quel punto non togliersi piu’ le scarpe diventa una sua scelta, non un’imposizione incomprensibile. E questo e’ lo schema che lei segue in ogni situazione, potrei fare altri mille esempi. Ho visto tante persone scettiche, tantissime criticarla ancora oggi perche’ il caos iniziale sembra una sconfitta dell’educatore, ma alla lunga per me e’ questo il sistema che paga: fare in modo che sia il bambino a scegliere. 

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Il termine picchiare si presta a molte interpretazioni,cosi come pene corporali.
Quale è il confine tra lo schiaffo o lo scappellotto e le botte?
Oggi un insegnante in Italia non può nemmeno pensare di sfiorare un alunno,si ritroverebbe tutti contro dai genitori fino alla scuola,eppur in alcuni casi e con la giusta moderazione sarebbero opportuni,ma oggi non si può, viceversa (basta spulciare internet) il contrario tra alunno e insegnante o tra alunno e alunno è diventato fonte di notizia sulla perdita dei valori ,la mancanza di una famiglia che allevi i figli etc etc.
Ho l'impressione che per essere eccessivamente moderati si sia perso di vista il motivo della moderazione.
Come ho già detto,non ho figli e ho 33 anni, però guardando i "giovani di oggi" (frase da nonno) io non mi ci riconosco alcune cose "ai miei tempi" sarebbero state impensabili e irrealizzabili.

P.s.
Il paddle spanking oggi viene usato per altre situazioni ;)

mariantonietta ha detto...

fermo restando che per come la vedo io non si dovrebbero mai alzare le mani, a maggior ragione sui bambini (altrimenti cosa gli insegnamo? che le dispute si risolvono facendo a botte?), il caso che citi, quello delle scarpe, mi sembrerebbe altrettanto dannoso. cioè, viviamo in una società in cui ci sono delle regole, le leggi, e anche se le riteniamo ingiuste, sappiamo che dobbiamo rispettarle per un fine superiore. va bene far capire il perché delle cose ai bambini, ma qualche volta forse è meglio imporre delle regole, perché è così che sarà dopo, nella società.

MaEstro-Buitre ha detto...

Sono d'accordo con 70millimetri ma cambierei una cosa: oggi un insegnante non può nemmeno SGRIDARE un alunno che viene PESTATO da tutta la sagrada famiglia. Ecco.
Vero che da violenza nasca violenza eccetera eccetera.
Vero che con un bambino molto molto piccolo bastano un NO e il distrarlo dalla situazione del capriccio allontanandolo semplicemente da essa e "ignorando" le (quasi) immotivate urla che fa (in)consciamente apposta per sfidarci, metterci alla prova, tentaare di averla vinta. Poi si passa alla ragione, ma almeno dopo qualche buona manciata di mesi.
Esempio stupido per farmi capire: se un bambino si arrampica su uno sgabello instabile ci sono tanti genitori che per mezzora tipo litania gli ripetono "scendi da lì che ti fai male"... e però a gesti gli fanno capire il contrario, lasciando che rimanga lì sopra e rischiando per altro che male si faccia per davvero. In questo caso bisogna assolutamente, dopo il secondo richiamo non ascoltato, prenderlo fisicamente e farlo scendere dicendogli che non deve farlo perché si può fare male eccetera.
Insomma, è un campo delicato e difficile, ma bisogna cercare di distaccarsi un attimo e ragionare sulla "via di mezzo". Cosa difficilissima nell'immediato (vedi la frustrazione e la "furibondosità" di NonSiSaMai davanti alla scena della mamma pestatrice...)
Beh, sarebbe molto bello poterci vedere per parlarne e scambiarci idee che arricchiscano e facciano crescere ognuno di noi, come individui e come educatori, perché i commenti, come ho già scritto nel precedente post, sono troppo stretti. E io mi allargo così tanto che di sicuro mi legge solo la padrona di casa. Forse. Però è già qualcosa potersi confrontare così. Anche perché se è vero che scripta manet...
Ciao a tutti e Onnea!

Anonimo ha detto...

Grazie MaEstro-Buitre! Come vedi ti leggono con interesse anche altri che non sono la padrona di casa!

nonsisamai ha detto...

70mm: siamo coetanei, io invece un figlio ce l'ho e di bambini ne vedo tantissimi a causa del mio lavoro. non so. a me me sembra che i bambini siano sempre gli stessi.

mariantonietta e maestro buitre: sono d'accordo con voi, pero' io le imposizioni le tengo per le cose pericolose. se si arrampica sullo sgabello, sono la prima a tirarlo giu' di peso e togliergli lo sgabello, ma il caso delle scarpe ad esempio, mi sembra perfetto per fargli capire il perche' di una regola sociale.

maestro: si, sarebbe davvero bello farsi una chiaccherata e chissa' che non succeda prima o poi da qualche parte, comunque ti ringrazio anch'io per i tuoi commenti, sempre molto interessanti.

MaEstro-Buitre ha detto...

Si, sulla cosa delle scarpe sono d'accordo. Avevo tralasciato la cosa perché mi concentravo sulla "semina dell'educazione", cioè bambini molto piccoli, quelli che di scarpe ne perdono una al giorno e le mettono e tolgono a caso appena imparano a farlo. Per quelli più grandicelli della storiella delle scarpe concordo. Già al nido facciamo le "ragioni", ma dai 2 in su. Prima si spiega sempre tutto, già dal cambio pannolino a tre giorni di vita è bello dire al pupattolo cosa gli stiamo per fare, come starà dopo..., si stimola di più ed è una buona forma di rispetto che aiuta ad abituarsi a questo comportamento anche dopo. E aiuta il genitore/educatore, in primis!
Ma ci vuole anche l'intervento fisico, che può essere anche di affetto, ben inteso, non solo da gru. Si, nel senso: ti sollevo, ti sposto, ti levo il pericolo o la fonte di capriccio eccetera.
Ciao!

Rabb-it ha detto...

Mi sono venuti in mente i tuoi post sull'argomento a leggere i commenti da Elasti stasera.
Specialmente quello che è seguito a questo:
http://www.nonsolomamma.com/2410/quando-il-gatto-non-ce/#comment-96187

nonsisamai ha detto...

rabb-it: grazie per la segnalazione! e' praticamente quello che e' successo a me. interessante quello che scrive 'fefo'. sarebbe giusto per me considerare chi picchia un bambino come chi picchia un adulto. siamo tutti esseri umani o no?

Selena ha detto...

Ti rispondo qui:
http://nopasanadamama.blogspot.com.es/2013/10/le-sculacciate-no.html

Parlando dei genitori o troppo "violenti" o troppo permissivi, anche lí c'è sempre bisogno di un equilibrio. Non gli si puó dare tutto ai bambini ma neanche negargli tutto. Sempre parlargli allo sfinimento affinché capiscano perché le cose non si devono fare. E giusto il comportamento della maestra che non vuoi le scarpe? ok, togliele, poi il bimbo apprende che servono. Mi fa arrabbiare quando dicono che son troppo piccoli per non capire, invece capiscono eccome, e ascoltano tutto quel che dici, anche quando non te ne accorgi. solo che da piccoli lo rielaborano a loro maniera, e per quello ci vogliono le spiegazioni. colpevole di uno schiaffo mi son detta che mai piú, ma neanche strattonare, spingere, perché al parco ne vedo di madri che lo fanno e le critico, per quello non voglio ripetere quei comportamenti.

Anonimo ha detto...

senti Ema, io inorridisco all'idea di mettere le mani addosso a mia figlia, fosse pure per uno scappellotto. In viso poi, per carita'. A volte mi ha fatta uscire di testa e la tentazione di mollarle uno schiaffo l'ho avuta, ci sono andata vicino, ma fino ad ora hanno vinto la tenerezza, il suo essere indifesa, i suoi due anni e mezzo. Non so se sara' sempre cosi', vorrei lo fosse, non mi piace il messaggio, fosse anche uno sculaccione sul sedere, mi fa stare male. so che potra' succedere, forse mi autoassolvero', ma spero di resistere perche' sono convinta che non serve a nulla. Restano solo la frustrazione e l'umiliazione del bambino e anche no grazie. Preferisco sentirmi io frustrata perche' mia figlia non fa quello che le dico piuttosto che furstrare io lei. Per me e' cosi', e' giusto cosi', sento di fare cosi'. Gli schiaffi non sono mai educativi, o meglio, insegnano che la violenza serve. Non mi piace. Io la vedo cosi'.

valescrive